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Full text of "Historia del valorosissimo et invittissimo cavalier Tirante il Bianco. Parte prima [-terza]. Di nuovo tradotta di lingua spagnuola nella italiana per messer Lelio Manfredi"

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ALLA VI R T VOSIS* 

SIM A SIGNORA,' L A 

SIGNORA LODOVICA_ 

SO L F A N E L L A. - ' f-- 


LLI giornipa(Ta 
ti uennea uifitar- 
mi (per fua grada) 
il fignor Pietro A n 
tonio Solfanello, 
padre di V.S.& do 
po molti ragiona, 
menti hauuti inlìe 
me > uenislìmo in 
un particolare, & 
quefto fu che fua Signoria diflc» che doppo 
infinite uertù che quella posfiedc,che quel, 
la molta fi dilettaua di legger libri, fi di hi. 
ftorie.comedi Romanzi, & altre forte let- 
tioni^4o tal ragionamento non me l’ho pun 
to fcordato,anzi Tempre ftauo attéto, afpet 
tandodccafione di fcoprire in parte la* 
mor ch’io tengo uerfo V. S. & il fignor uo- 
ftropadre, qual neramente perlefuerare 
qualità,# amore uol naturanio me li fon tao 

A a 




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to affettfonato.che piu nó fon niio.chefuo, 
chedTcn^omi porta urgentisfima occafio 
ne di manifeftar al mondo il grande amor 
ch’io porto al Signor uoftro pad rc> Se a uoi, 
inficine col fignor conforte di V. S. che ha. 
uendo noi dato alle (lampe la bella.&dilet— 
teuolc Hiftoria del ualorofisfimo & inuit- 
tisfimo Cauallier Tirante il Bianco,doue fi 
nede ampiamente quanto in un Caualliere 
polla il valore.la cortefia & la beltà nelle dó 
lelle.lafplendidezza, & magnanimità ne i 
Re,& Imperatori, fra me medefìmo ho giu 
dicato fra molti mici amici, & patroni fin- 
gu!ari,che mi erouohauere.chea V.S.piu 
che ad alcun’altro un tal dono fi conuenga, 
fi per le rare doti che uoftrafignoriaposlie 
de, fi anche per che leggendo una tal Hifto¬ 
ria che altro non tratta, che ualore,& corte 
fia, quella uenirà a folleuarfi da diuerli d i- 
fturbi,&fuggendol’otio , uenirà pattando 
il tempo in gaudio, & allegrezza grande. 
Fra tantoV.S goderà quella prima parte, 
chefequella gli piacerà, non men piacere 
quella ha u era nella feconda parte, cifoli ua 
tuttauia apparecchiando, per efter molto 
piu bella,e piu grande della prima V-S.notv 
fi ammiri cheiohabbia hauuto tanta prc- 
fontionedi mandar in luce la prefenteHi- 
iloria fotto all’honorato nome di V.S. per- 


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» 

che la feconda parte di detta Hiforia, (pe¬ 
ro farne un dono all’h'onorato Signor uo- 
ftro confortc.Et con quello farò fine bacii 
do 1 honorate mani di V. S. pregando fem 
preil Signor Dio>che da mal ui guardi, & 
di ogni uoftro defiderio felice fine ricfchi. 


DiV.S. 


Humiliff. feruitore 


Domenico Farri. 


A i 


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TAVOLA DE 1 C A TITO LI 

< della prima parte dell fattoria di Ti- 
■ tante il Bianco. 

O Vello che amenne al Conte Guglielmo di 
Varo 'u ballando uolje andar in ptlegrinag- 
gio in Gierufaleni, con la Contcjfa}na moglie. 
Cap .I carte. I. 

Quelli) che riffufi fi Conte Guglielmo di Varoich, 
alla Contejfa fua moglie & tolfe l'ultima lii etìa, 
gr imbarcesfi,e quello che gli auuenne. C. i. 4 
tome il Conte Guglielmo doppo molto tempo tornò 
nella fua propria terra uefiito da frate. Ca. j j 
Come U He di Canaria uenne con potenùsfima ar¬ 
mata /opral’lfoladInghilterra &uifece mol¬ 
te battaglie ,& il He fi fuggì nella città di Va- 
roich.Cap. 4 6 

Quello che al t{e d'Inghilterra auenne doppo chel 
fi hebbe un peg^o lamentato della fuafortuna 
> aduerJa.Cap.j i 

Quello che rijpqfe l'Eremita al I{e d'Inghilterra . 

Cap. 6 io 

Conte l’Eremita fabricò certe palle artificiate, per 
leqmHil.t{e d'Inghilterra hebbe la fattoria dei 
fuoin'mùci.Cap.j 1 ? 

Quello che dijjè l’Eremita nel gran configlio in ri- 
fl>ofia duna letteradi disfida. Ca.8 j6 

Cofne il ]\e d’Inghilterra fi fpogliò il manto, & la 
1 corona regalct& ne imeftì » & coronò tEremi- 

p*. 


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TUVQLU. 

fa.Cap.9 18 

Cerne l'Eremi tafece la crudel battaglia col f(e Mo 
ro>& la fattoria che nbebbe,& la crudeltà che 
il mouo %e Moro usò aUi ambafciatori Cbriflia- 
ni.Cap. i o io 

Come il Re Eremita ft palesò alla Signora di Fa- 
roichy fua moglie * & la grande allegrezza che 
tUanehebbe.Cap.il 31 

jCome il He Eremitaft Jpogliò del manto, e della Ce 
ronaregale,&ne inuejlì, & coronò U nero l\e 
d'Inghilterra,et tornofli alfuo Erem.Ca. 11.3$ 
Di quanta dignità fta il grado di caualleria > et qui 
- to importa ejfer Caualliere.Cap. 1 3 jp 

Ter qual auentura capitajfe Tirante il Bianco auan 
ti l’Eremita,& il ragionamento che bebbero in 
fteme.Cap.1% tf 

•Quél che fece un Cauallier Bimano inCaflantino- 
poli,& che(ignificanolearmedefenfinedel c$ 
uaHiero.Cap.iq > 4 * 

Come Tirante il Bianco ragionando con VEremita» 
recitò molte prodezze del Conte Guglielmo di 
Faroich.Cap. 15 40 

la gran pompa con cui comparfe il Bg»& H em * 

. d?Inghilterra al lor fponfalitio.Cap. 1 f* 5 $ 

Quello che ftdouea fare ciafcun giorno della[etti- 
manager fin che durammo le fette. Cap. 18. 5 6 
Come Diofebo ragionando con tEremita recitò le 
gran cauaUerie che fece Tirante nelle gran fe&e 
del He d’Inghilterra. Cap. 19 66 


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T A V 0 L M 

la gran quiHione che il Signor di FOT Ermes fece 
con Tirante & fuoi parénti, & d'alcune lettere 
di disfida che fi madarono l'un l'altro.C. io. 7* 
La terribile,& fiera battaglia che fu fra Tirante,e 
il Signor di r ii?Ermes, & quel che ne figud. ■ 

■ Cap.i 1 7S 

La fiera battaglia che Tirarne hebbe con un cane 

v/ ilamxap.ii $4 

Cóme uenne alla corte delRe d'inghiktrrail Redi 
Fri]a, il ES di Apollonia, il Dncadi Bamera,e 
U Duca di Sterlkh,con grandisfima pompa, 
cap. 15 87 

'Come Tirante con bellisfima pompa andò a toccar 
tutù quattro i feudi dei cauallieri incogniti, & 
■di tutti quattro ne hebbe honorata vittoria. 

■ cap.ì+ 94 

Come Tirante ninfe, & uccifegU altri tre cauollie- 

ri incogniùy&comc l'ultimo gli diede piu che fa 
' re de gli altri, cap. 24 104 

Come giurie incerte del Re d'Inghilterra una don- 
%eUa conma lettera di disfida a Tirante, incol¬ 
pandolo di tradimento nellamorte del Eedi Fri 
fa,& compagni, cap. 25 104 

Coméithuatiier Kirkleìfitn ueme per combatter 
con Tirantefopra la querela della morte del Bg 
di Frifa,e compagni,e comeuededo leftpolture 
dei due re,e copagni,di dolor mort.c.26. 108 
ComeTomafo da Mont'jllbam uenne a colattere 
coTirdteJopra la morte del re di Fri.c. 17. u 1 


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T ^ V O L jt. 

Come il Fp d'Inghilterra,per un bellisfimo cafi hi 
lìituì un nuouo ordite di Caua lier indetto l’or di 
ne della Ganotera,& quel che i cauallicri di tal 
ordine doueuano ofieruare.Cap.iq 119 
Come Tirante & compagnigiunfe in corte del Du¬ 
ca di Bertagna,&come iui intefe il gran tradi- 
• Mento che fifaceua ned'ifila di Hpdi dalli Geno 
. ue(ì,& come per una donna il tradimentofu fio 
perto.Cap.18 12 6 

■Come il l{e di Sicilia uolfi ejfer infume con Tirati 
te,e Filippo figliuolo del re di Francia a foccor - 
' t er tifila di I\odi,& come la infanta Incornami 
s‘innamorò di Filippo & egli di lei, & quel che 
diloroJkcc1ffe.Cap.29 141 

Come Tirante mandò ambàfiiatori da parte del t\e 
di Sicilia al re di Francia, & come imbarcato 
no il re di Sicilia, Filippo,& Tirante, con tutti 
gli al tri,e conte ficcar feto i l{odiani.Ca. 3 o 146 
Come il marinaio diTirante con bellisfimo modo ab 
brufcìò la bilia nane del Capitano de Genouefi,et 
come il Soldano leuò campo,et tornosfi nellaJua 
terra. Cap.3 1. 15* 

Come il Soldano che poj'el'afiedioaìl’lfila di Rodi 
fu ammainatoci pagani ne creorntifèùaltro» 
qual fece uno inmmerabile effirt ito &. andò fo 
pra l’imperio di Colìantinopoli, & quelcte «i 
pafio.Cap.31 156 

Come il gran maeflro di Bgdi uolje cheTirante fipa 
gaffe della uett<mglia,& della natte conche gli 


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r jl r o l a. 

' baueafoccorfi,& egli tuttogli donò,& come gì 
unfero iu Gierufalem,<& come nel ritorno Tirar» 
te rifcojfe grS moltitudine di fchiaui.C.33 158 
Come il re diSicilìa,Filìppo>& Tirante ginn fero in 
Sicilia,et trouomocbe il He di Francia hauea 
mandatoambafciatori al He di Sicilia,per il ma 
' titaggio dell'Infanta con Filippo,e quelche poi 
‘ nejiguì. Cap.34 161 

Come Tiranteper Juagran prudentia fece che l'In- 

• fanta Hjcomana saccafaffc con Filippo figliuolo 

del redi Francia,& le gioJlre,egranf(Jìe che fa 
ron fatte àifponjalitio. Cap.3 5. 1 a y 

Come il re di Francia congrandisfima amata arri- 
’• uba Tripoli di Barbar ia,& come Tirante,& al 
tri gran cauallierifecero diuerfiuoti,equelche ' 
( tieJuccefJe.Cap.36 ijq 

Come il re di Francia giunfe ia Sicilia con Carnata 
& uifitò il re,& fece grandi accogliente alla In 
fanta Hjcomana fua nuora , & come Tirante fi 
partì per andar in CoJiantincpoli.Cap.37 179 
la grande allegretti c ^ ,e belle l'imperator di 
Coftantinopoli dell a uenuta di Tir ante,& come 

• per honorarlo lo fece fico Capitan Generale,con 

■ quefWfiiefegui.Cap.3S 18 g 

Come Tirante uifitò la infanta Carmefina,& come 

di lei fieramenteJè innamorò,con quel che poi ne 
fcguì.Cap.39 i8i 

Come Tirante battendo accompagnato la Impera - 
- Orice, e la Infanta a meJfa,doppo belbcro molti 


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r u y o l j(. 

■ intertenìmenti, & come Tirante li donò un tei 
. officio lo>e quel che poi fra loroftgut.c.qo. ip* 
Che Tirantepofe ItlìUfimo ordine nella città di Cp 
JlantinopoUt& .laprouidde di tutte le cofe ne y 
ccfjàrie,&il ragionamento che la infanta Carme 
ftnahebhecon-Timte.pap.qi aoi 

Come la Tret;i%iJJ*'ca> me fina con la Imperatri¬ 
ce mirarono a Tirante ilgrantcforo dell’lmpe 
raiore,e l’apparecchio che Tirate fece $ laguer 
raxon qntithe domandò all’Imperatrice, c.43. 
cartel io£ 

Che la Tyencipeffa Camefma ragionò con Tirante , 
& come Tirante con un jpccchio gli feoperfe chi 
era la Signora che lui tanto amaua , & come la 
Vedoua ripofata tipreje affai la Trenàpeffa. 
cap.q 4. 

Come Tirante mandò Diofebo a {piare fe la Trencir 
peffa hauea intefa la cof 'a dello jpecchio, & come 
la ttouò in grande altcratione, con quelcbehifìe 
> meragionaronoxap. 45 ai? 

ChelaTrencipejfa Camefma andò allo alloggia¬ 
mento di Tirante per paura che’l non fi uccide/ 
fe,Creonte lì mperator lo uidde nel giardino con 
effo lei,& la rotta che i Mori died&dG&Jrifiia- 
ni.eap.q 6 

Come Tirante usò un bel Stratagemma , &po{e in 
ordine lef quadre, & inuiolle al campo , & ilra 
gionamento che hebbe con la TrencipeJfa Carme 
'fina nel uoler partirfi.cap.q r j ai» 


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T u r 0 L JL • 

Come Tirantegiunfe alta Città di Tellidas,qud e - 
va inpericoloniper4erfi,& come diede un fiero 
affatto al campo nimico, glabella uittoriachi 
- rihtbbff.cnp.4% 3 s j 

Come Tirante Uberò ilpuca di Macedonia dall af 
Jèdio, ilquale ufcì delta città, & predò tutto il 
campo nimico > qual non uolje parteciparne con 
Tir ante,& come ttemtero a tirane parole infie- 
me.cap.49 

Come Diofcbo,& Tirante mandorono un meljò allo 
Imperatore con nuoue della uittoria ritenuta fb 
pra i Turchi, cap. 50 3 j £ 

Come il gran Soldano mandò a domandar tregua a 
Tir ante per Jei me fi, & un prigionerofratello 
difua moglie,&quelchediciòfeguìx. 51.2 3$ 
Sjtel che rifpofe Tir ante alli ambafciatori del Sol - 
dano, & del Turco fopradella tregua.c.5 * .54* 
Come Diofebogiunfe in Cofìantinopolii prejentò 
• all’Imperatore gran moltitudine di prigioni, & 
comeparlò alla TrencipeJ]a,perparte di Tirati 
te.cap.H 244 

Come tarmata del gran Maeflro di Hpdigiunfe in 
CoHantinopolì,&uìfitò l Imperatòri come in 
fienì^Jiofebogiufero al capoi pigliorotmtt 
groffacittà,ch'erainmade Turchi, c.54. 247 
Che giunfe granfoccorfo al campo de Turchi et quet 
cbefuccefle.cap.i6 • 24* 

Che il DecadiMacedonia mandò un meffo alti m- 
\ peratore dicendogli come i Chrifliani cranoflati 


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TAVOLA. 

■ uinti>& il gran duolo che in tutta la corte fi fa 
, ce.Cap.56 251 

Come Tirante abbrucciò.ilponte,et dette un [caco* 
matto alli Turchia come Tir amo portò la nuoua 
all'Imperatore di che n’hebbegrande allegre^ 
%3'Cap.^’j 153 

Cbei Turchi manioronoimbafciadore a Tirante,et 
fi diedero tutti prigionì.Cap. 5 8 257 

Le gran cofe che diffe lo Imbafciator moro a Tiran 

te,eatuttiifuoi.Cap. 5 <) 25.9 

Che 1 ‘imbafciator moro infieme con uinti altri fur 
fatti liberi,etgiunfe uittouaglie al campo di Ti- 
rante,& come Tirante mandò Diofebo con tutti 
sprigioni all’Imperatore.Cap.60 . 167 

Come l'Imperator dì Cofiantinopoli dijgradò i pri¬ 
gioni Chriftiani dell ordine di cauaUeriai& che 
tl Duca d'Andria morì di dolore,& Diofebo li¬ 
berò da morte il fcudiero del Duca di Maccdou 
ma.Cap.6l 272 

Come Diofebo ragionò conlaTrencipeJfa ,& con 
Stefania di Macedonia,& come Stefania fi ac - 
tato con Diofebo,& la Trencìpeffa mandò à Ti 
rante per Diofebo molto oro in dono.C.62.2 74 
Che U Rg d’Egitto f abboccò con Tiraù 0 tqualegli 
fece molto accetto, & quel che fra loro feguì 
Cap.63. *8* 

Che il re £ Egitto mandò a disfidar Tir ante,et quel 
che fopra tal disfida da quelli di Tirantefu ragù 
iyitO.Cap. 6 i 285 


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TAVOLA. 

/ Quel che rijpofè Tirante alia lettera didisfida 
** redi EgittQ.Cap.6i st.i 

Quclche èffe il Duca di Macedonia* Tirante 
quelclx neJegut.Cap.66 2pr> 

Che Filippo figliuol del re di Frondose? re di St- 
lia,mandò un btlfoccorfo a Tir ante, c 'T come . 
Jecretario prefentò le lettere aW imperatore <■« 
partedelfuoCapitano,& quelcheClmpcrat-v.z 
[opra ciò terminaffe. Cap.6 ~j 2 9 :< 

Che il Signor della Tantaùuea uìfito la Trenciptf 
fa,& come (Imperatore andò al campo , cr la 
Trencipefla Carmeftnaarmata cóiufse teg > ri 
della Èpina di Sicilia aTirante,& quel che f u 
loropafiò.Cap.68 jc t 

Che Tirantefece una bella oratione ai fuoi t inatta 
mandali aìlagran battaglia,& quel che in ejjà 
feguì. Cap.79 3 c5 

La horrcnda, e Jpauentemle battaglia che fu fra 
Chr&ianiyeMor^&quclche nefegtà. Cap. 7 o 
#07 


tL flUE DELLA TUFO LU, 

, 


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DELLA 

HISTORIA DEL VALO 

^OSISSIMO CAVALLIIR 

■ TIRANTE IL BIANCO. 

parte prima. 


oac^” 


AVELLO c H E jlVrEXK* Al 
Conte Guglielmo di Faroicb , quando uolfe an¬ 
dar inpelegrinaggioinGierufilem, conia Con¬ 
tesa fiamoglie,. Cap, I, 


ELLA fertile,ricca, 
& diletteuol lfola din 
ghilterra habitaua un 
mlentisfìmo Cauaìlic- 
re , nobile di progenie » 
& molto piu di uertàùl 
qualeperjuafittilefa - 
pientia, et alto ingegno 
haueua feruito per lun¬ 
go tempo all’arte di ca 
ualleria con grandisfimo honere, per cuilafuafa «? 











ttJST. DlL eAVoiLlE\ 
manti mondo molto trionfano , nominato il Con* 
te Guglielmo di Varncb. QueHo era unofortif- 
fimo Canapiere ,, che nella fua uirilegiouentù m ll’ef 
/ercitio dell’ami feguendo guerre cofi in mare co¬ 
me in terra la fua nobile perfino efrerimentato ba¬ 
tta, conducendo molte battaglie adhonoratofine. 
£t era fi ritrouato infette campi militari, nelliqua 
li era %e,o figliuolo di J{e, e piu di dieci mila com¬ 
battenti . Et eraentrato in cinque Beccatidi cam¬ 
pofranco a corpo a corpo > & di tutti hauea otte- 
tmtogloriofa uittoria . EteJJendoiluirtuofo Conte 
in età declinante alla vecchiezza de cinquantacm- 
que armi ,moffo da diuina injpirationc propofedi- 
borfi dalle armi t & andar einperegrimtione,&di 

fallare alla cafafiotta di Cierufalem , doue ciafcu- 
nofedel CbriBiano>fegli ìposfibile,per fare peto- 
tentia de mancamenti Juoi è obligato andare . Cofi 
quel uirtuofo Conte battendo dolore , & contritione 
di molti homicidij che fatto hauea neUagiouentu 



lUaijeguenavYucrrcicr ;-v f 

nato , andare gli uolfe . £ fatta la deliberatione la 
tegnente notte alla Conteffa moglie Jua , m/im bre- 
ne partita mamfeBò,la quale quaqr-'ow\fufie niol 
to uertuofa & Jàuia,con non poca pu.xiftia lo ajcol 
tò, &per ilgrande amore che gli portava , pronta 
mente non poti refi fiere la feminil conditionecbe 
tmfidimoBraJfe effere fommamente aggrottata , 
lamattinail Conte fattofi uemre manzi tuttigU 
fiim fornitori » qneBe parole a loro diffe . %AUa di- 


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Tlt^AT^TE JL BIACCO. % 
tibia maeftà piacefiedelisfìmifornitori e figlioli mìei» 
da uoi altri m'habbiaa partire,& la ritornata mia 
è incerta,effendo il maggio di grandisfimo pericolo * 
perche bora diprefiente a ciafcuno di uoi fatisfare un 
glio il tempo che in ben feruire mi haffiefio, & fiat- 
lofi portare una gran cafla di moneta a qualunque 
defuoi fruitori diede molto piu che non era debite 
re,in modo che contentisfimi ne reiiorono-^ipprefi- 
fio fece alla Contejfa donatone di tutto il fino Conta - 
to,benché hauejje uno figliuolo di molta poca età . 
Et haucuafiotto,fiate uno anello d'oro con le arme 
fine e iella Conteffia, il quale era con tal maglierie- 
fabricato, che fi dipartimi pel meggo refiondo eia 
fama delie parti con la mota deiformi loro integre 
anello, & quando erano aggiunte infierite tutte l’or 
mi compiutamente in quello fi uedeuano, & tutte 
quello che fiopra è detto. uoltatofi alla Contejfa con 
lietisfirma facciagli dijfie . La manifefla ejfierientie 
ch’io ho deluojlro uero amore & conditione affa¬ 
bile,(ignora mia, mi fa fientire maggior dolore , 
ch’io nonJèntirei, che di efìremo amore ui amo per 
la molta uertù uosìra,& la pena,& il dolore, che 
la mia anm'^ Jfe penfiando nella abfientiauofba . 
Ma la gran fperatrga ch’io ho per hauer cogniùone 
delle uofìreuertuofie opere, mifia conformare effien^ 
do certo che co amore epatientiala mia partita prt 
derete, & udendo Iddio mediante i uofìri preghi» 
& oratiomfil maggio mio prefiamentefiarà compita 
t0,&fcaugumenfarà fallegrezzandìra. lo uiU 

A % 


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HIST. DEL C jf V jtLTEli 
feto Signora di tutto quelle ch'io bo,prcgandoui cioè 
babbiate per rìcomadati il figliuolo e fruitori, i ua 
falli & la cala, & uedete qui una parte dell’aneli» 
ch'io ho fatto fiare,prcgoui caramente che in luogo 
della miaperjona lo teniate,& quello guardiate fi 
no alla tornata mia. % Ahi trilla me dific la addolora 
ta Conte/fa,Jerà aero Signore ebe la partita uoflra 
facciatefengameialmeno fatemi gratia ch’io uen- 
ga conuoi,percheferuire uipojfa,chepiu cara ho la 
morte,che uiuere f'enga uoflra signoria,& fe fare¬ 
te il contrario,il dì ch’io finirògli miei ultimi gior¬ 
ni, nonfentirò maggior dolore di quello che bora io 
prouo,& in tutti lifentimenti miei pormi Cernire la 
eftremapena che’l mio addolorato cuorfòftiene qui 
do penfo nella affentia uoflra, Dicetimi Signore > i 
queflo il gaudio & confolatione che da uoflra Signo 
ria io mi afpettauo t è queflo il conforto dell'amore 
&fede coniugale che in uoi haueuotche il reflo > ò 
mifera me, doue blagrandisfima ff>eran%a ch’io ha 
ueuo che il refio di mia uita uoflra Signoria con me 
dimorale?Tslpn era Hata lunga affai la mia addolo¬ 
rata uiduitàìO trifia me che ogni mia fperangaper 
duta io uedo. Venga la morte poi cfg^fjma cofa no 
mi può ualere. Vengano tuoni,lampi, e gran tempe 
ila, accioche il Signor mio reHi che da me partire 
non ftpoffa.O Contefia & Signora mia fio ben cono 
fio che il uoflro eflremo amore ui fa paffarcgli ter 
mini della uoHra gran prudentia diffe il Conte, & 
douett confi dorare che quando il noHro Signor DÌO 


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Tl^T^TE IL BIOTICO } 
fu gratin al peccatore che'l uiene a notata de pec¬ 
cati & mancamenti faci, & uuolfarepenitentia di 
quelli, che la moglie chetahto ama il corpo fuo de¬ 
tte amare maggiormente l’anima,& nongli diè eoa 
traBarc, anif douerìa rendere gratta alnoflro Si- 
'gnor Dio che illuminare ha uoluto, e tanto più me 
che fon grandisftmo peccatore, che nel tempo delle 
guerre hofatto affai mali & danni a molte genti,et 
non èmegliOipoi che mi fon tolto dalle granguerre 
et battaglie che mi dia tutto al feruigio di Dio,e fac 
eia penit etnia di miei peccati,che uiuer ne lacci del 
mondo inuolto?Buona cofa feria quefia,difjc la Con 
tejfa, o però io uedo che quetìo calice di dolore che 
itanto amaro,ft ha a bere per me, laquale fon fiata 
tanto tempo che recitare non ftpotria,dipadre,e di 
madre orfana, & di Signore e marito uiuo uedo- 
ua, & horach'iopenfauo chela mia fortuna paffuta 
fuffe* tuttigli preteriti mali rimedio haueJJero,ue- 
do che gli mieitrifli dolori augumentano. Ver che 
dir potrei, chefolo queflo miferabile figliuolopegno 
di fuo padre mi refìa & latrifla madre con quello 
fthauràa confortare: prefe il picciolo figliuolo per i 
capelli, & tifag li ffa do: figliuolo mio piangi la 
dolor ofa partita di tuo padre, e farai compagnia al 
la tua trifia madre,& il picciolo figliuolo che no ha 
neapiu di tre mefi commincib a piangere . il Conte 
nedendopiangere la madre & il figliuolo , pre¬ 
fe in Je grandiflimo affanno,& uolendola conforta 
re non potèretenir le lagrime d’amor naturale ma 

A 3 


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BIST. DEL CAVULLlEt^ 
fife fiondo il dolore e la compafiione che hauea del » 
la madre e del figliuolo,& per buon (patio parlar* 
non pothje non che tutti trepiangeuam infieme. 
dittandole donne & le domatile della Contesagli 
ridderòfar pianto tanto tfremo,mafie da grS cova 
pa sfione tutte a piangere comincìorno,et afare giri 
lamenti per il cordini amor e che elleno alla Contef- 
faportavano. Le dome di honore della città fapeh* 
do che il Conte fi douea partire, andorno tutte al cé 
flelhperprendere da lui commiato,e quando furo* 
no entrate nella camera, trouorono che il Conte Sìa 
ua confortando la Conteffa,laqualepoi che ridde eri 
trare le nobili donne hebbe patientia fin chefusftno 
fofte a federe,poiuoltosfi alar odicendo.Veri trar 
vaglio fi futuri ajfalti che nel core femimleelettioni 
fevjgffieramtae molefìiagranditfima confando in. 
fondono,grande è il dolore , che tormenta ilfinrito 
mio. Ter il quale le mie afflittioririgirileper uoi al 
tre dorme d honore conofciute e/Jèrpomo,& accom 
pagnando le mie dolorofe lagrime & ajpri fofpiri% 
vinti per la miagiufta querela l 'anfietà & opraper 
la ejjecutione che talprorifìonegli manifeflajriap 
prefetto. uoi altren,f?fapoi cgrie maritate gli 

miei pianti ridrico, & le nìiégrauipasftonifigri 
fico , accioche gli miei mali facendo uoflri meco ri 
dogliate confiderando,che facilmente fìmilcafo co¬ 
pte è il mio feguire ri puote, et dolendovi del uofirot 
che ri patria fuccedere,compasftone del trio prefen 
tthaurete,e l’ orecchie di quelle che il mio doloreo* 


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TJJ^JiT E IL ttJtmeO. 4 
dottorai fignalfacciano , per il quale conofca che il 
mio mal futuro piangano, poiché fermerà negli 
Immini non fi troua. 0 morte crudele perche idem 
4 quelli che non ti vogliono, & fuggi quelli che ti de 
fideranoi Tutte quelle matrone fi lemma efuppti- 
tomo di gratta alla Contejfa , che uolejjè dar {patio 
al dolor juo infieme col Co nte confortandola al me¬ 
glio? modo chepoteano*Uequali ella rijpofe. A me 
non è nuoua cofa ahondare in lagrime , ej {fendo que- 
fio mio celiarne , che in molti tempi & armi che il 
Signore mio è fiato nelle guerre di Fracia,maigior 
no alcuno fenici lagrime non ho paffuto, & a quello 
th’iouedo in nuoui lamenti haurò ad ufare il rima¬ 
nente della mia uita,& meglio afiai/aria per me» 
che dormendo io tduesfi quello che mi refta,percbe 
nonfentirei le crudeli pene, che mi tormentano,!»* 
come appafiionatada tal penofauita fuor ad’ogni 
fperan\a di confàlatione dirò i glorio fi Santi prefe 
ro martirio per il Signor nofiro Gicfu ChriBo,etio 
per uoBra Signoriaprendere iluoglio,& da qui in 
nan^i fate tutto quello che ut piace,poi che la for¬ 
tuna per efìermi uoi^Sknoree marito altro nonni 
conferite. Maber t ~ ~ 1 heuofira Signoria,fia cer¬ 
ta,che e fendo io iatCnfientefimin Inferno,&ap- 
prefio a lei in Taradifo. Finendo la Contefia le/ite 
dolorofelamentationi nelfequente modo il ContegG . 
rìjpofi. 


e 

I 


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HJST. DEL CAV ALLIEE^ 


Q^V ELIO CHE EJSTOSE IL COTf- 
te Guglielmo di Haroich,alla Contcffafua mo¬ 
glie &tolfelultima licentia , & imbarcosfh c 
quello che gii amarne. Cap. lì, 

G randetta contentione Conte(ìache di uoihd 
l'anima mia per gli ultimi acuti delle parole 
thè bora detto mi bauete , & piacendo alla diurna 
Maefla in augumento della allegrezza noSlra, & à 
falutedeWanima mia moltoprefta laritornatamia 
ferà,ed otte fi uoglia ch’io mi ritroui continuamente 
quella con uoi haurete. Qual cofolationcpofioioha 
ner e iella uoflra anima Jbnza il corpo,dific la Con- 
tefla;Ma ben fon certa che per amore del figliuolo» 
alcuna uolta di me ui ricordarete,che amore tonta - 
no &fumo di Stoppa è tutto uno.?olete ch’io ui di¬ 
ca Signore?piu è il dolor mio che non è l'amor uo- 
(Irò, chefèl fufie come la Signoria uoSira dice , 
credo che per me refiareSti * Ma chi uale all'in¬ 
fedele la Crefmafelo errorfuo non conofcetche un¬ 
icorne l’amor de marita - ■'afa alcuna preualere 

non me ne pofioSContefi,^ il Conte,tem 

pofariadiponerfine à queste parole,che a me ifor 
%a di partire,ma tandare,& ilflare incile man uo 
ftre.Toi che piu fare non pofjo,dijfe la Contefia, en- 
trarommene nella camera mia,piangedo la mia tri 
fla dijgratia.il Conte baciandola molte uolte,prefe 
ia Ui doloroj'a licentia dijiillando da gli occhi fuei ui 


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Tl^V.TE IL ìlot^CO. i 
Uc lagrime,e da tutte le altre dame con ineffabile 
affanno commiato tolfe,spartendo/} dalla cittàfua 
È Varoich con uno fol fcudiere in Una nane fi raccol 
fe,& con prò [pero uento muigando per dijcorjò di 
tempo in Jilé(landria armò,e dijmontató interra» 
con buona compagnia feccia uia di Gierufatem * & 
giunto nella/anta terra confefiò berte &• diligente- 
mente gli peccatifuoi , e ricettato con grandisfima 
deuotionè il pretiofo Corpo di Giefu ChriHo , entrò 
per uifitare il Santo Sepòlcbro,e quitti con molte la 
grime e grande contritione defuoi peccatifece fer- 
uentisfima óràtione,per cui lafantaperdonando d’ 
ottenere meritò , Et battendo uifitato tutti gli altri 
/antitarmiche fon in Gierufalem,e tornato in Meffan 
dria,d’indi raccolto in una naucperuene a Vinegta» 
douedonò tutti i danari f begli era rimàHi alfcudie 
fe,pche baueUa ben (eruito,&perche non fi curaffe 
di ritornare in Inghilterra,a Vintgia in matrimo¬ 
nio lo collocò,poi fece leuarfama aljcudiere » come 
egli era morto, & co aflutia fecefimere a menata 
tiin Inghilterra, come il Conte Guglielmo di fa- 
)rOÌcb ritornando dalla cafa Santa di GierufJtm di 
queflapreferite ulta exApa/'ato.intendendo latter- 
itiojà ConteffatalnuouaniotJ) attribuita fece im- 
tnoieratisfmo p ianto,ór fecelì fare quelle belle efi 
fiquie ch'uno Catialiere di tanta uirtù meritano, 


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HI ST. DEL CAVULL1E\ 


COME IL COISTE GVGL1ELM O 
doppo molto tempo t ornò nella fan propria terrà 
mjlito da frate. Cap. 111. 

A Tprefioper difiorfo di tempo il Conte con 
i capelli lunghi fino alle [palle, & la barba 
alla cintura tutta bianca uefiito dell habito delglo- 
riojo Santo Franccfio,uiuendo di e lento fine tutto fa 
lo nellafua propria terra ritornò , & fecr et amente 
fipofe in uno diuoto Eremitorio dellagloriofa Ver¬ 
gine Maria Signora nofira,il quale molto poco difla 
ua dalla città fua di Varoich.Erv quejìo eremitorio 
in una alta montagna diletteuole per molti arbori , 
& per uno lucidisfimo fonte che gli correa ,& co- 
fi m quefla dijertahabitatione fi era ridotto il uir- 
tuofo Conte a fare[elitaria uitaper fuggire le mon 
danecurtìà fine che de mancamenti fuoi condegna 
penit enfia fare pot(J]e,&perjcuerando'mfua uer- 
tuofa uitaydi elemofineuiuendo , dfioncfiiuto dalle 
gentipt r la gran barba & capelli longbi che porta¬ 
mi,una uolta ognifiumana fi riduce a alla cittàfua 
di Varoich per impur are charità,e ueaendo la uhr 
tuoja Conteffa mc&fifo* con bumilità tanto profon 
dagliaddimandaua elemofina,Creila molto piu che 
agli altri poueri dare gli nefacea,& cofi per alcun 
tempo lapouera & mifirabil uitafoftemc. 


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Tl^HTE IL BIOTICO. § 


COME IL ILE DI 

ne conpotentisftma armate Jopra l'ifola £ ln- 
| ■ ghilierra&mfece molte battaglie,#ilHeft 

foggi nella città di f'aroicb. Cap.lIU. 

N On àoppo molto, fuctefle che H gran He di 
Canariagionenefortitfimo connirilegmen- 
tù mepòeta;& di nobile Jfieranga guarnito,fcmpre 
m forando agloriofa mttoria fece grande adunati »» 
ne di nati &galee,con infinita moltitudine di gen¬ 
ti,perche certi cotfari con futile un luogo fuo rubba 
tegli haueuano,&prefo in fé molta ira, & infiam¬ 
mato d’intoleróbilfùperbia, perche alcuno hauejjè 
bauuto ardire di moleftarla.Con potenti!finta arma 
tapartì dada terra fua,<& nauigando con projpeto 
vento arriuò nelle fertili, & pacifiche riue dell In¬ 
ghilterra, & nella ofiuranotte aggiuntoli raccolto 
efferato al porto d\Antona,t con grande aflutia de 
fimbarcata lamorifma ttfcì inficca terra,per modo 
che quelli dell lfola,m lapentirono,et arriuati in ter 
ragli Mori ordinarono le battaglie loro,& per tut 
tali fola afcorrere cominciarono. 11 pacifico Re Ja 
futa la mala nuouà&dtutate ffigéte chepuoteper 
refifierli,# fece uno gran fatto d armi congli Mo 
ri,douefu fatto un gran confiitto,che d'ambe le par 
ti moriinfinitagente,mapiu de Cbritiliani, & per¬ 
che gli infideli erano molto piu leuorono il campo, » 
WlngltfePf rotto per far coriucnne ntirarft,& 




H1ST. DEL CJLV.ALLìE’K 

con Ingente che rima fagli era fi raccolfi detto km 
città,che fi nominaua. S.Tomafo di Cantuaria,pe?- 
chein quel luogo il fuo Jantisfimo corpo giace, il He 
dtInghilterra torvo a corg, cgare maggiorgete,'^ 
Seppe che gli Mori andavano conquijlando l'ifola , 
facendo morire molti Chrifiiani , sformando donne 
& donzelleponendole tutte in cattività, il Chri - 
ftiamsfimo He intendedo che i Mori bave ano da paf 
fare apprejjò a una riviera d acqua , all’bora della» 
tncgga notte al pajjò fìpofe,ma tanto Jccretamente 
noi potè fare che l’infi deli non ne hauefiero notitia,li 
quali afrettarono fin che fu chiarito ilgjorno,&al- 
Ibora battaglia molto crudele gli dicdero,nella qua 
le afiai Chrittiani morirono,&quelli che reHorno ui 
uiconilsfortunato He fuggirono, & il He Moro ri- 
ma/e in campo vincitore.Grande fu la difgratia di 
queflo fie Chrifiiano,che nove battaglie l’una dietro 
l’altra perfe, e dentro la città di Londre»fu co fret¬ 
to a ritir or fi,& li fifece forte,mafubito che i Mori 
ilfepperOipoferol'a ficàio intorno alla città, & una 
gran battaglia prettamente gli diedero in modo che 
intrarono,& fino alla metà del fonte prejero,e fa -* 
ceanfi ciajcun giorno dì molte ftarammge. Ma fu 
forza alla fine allo Jflìtto He ujeir di Londre»per la 
grande careflia che gli era, sfacendo lauta delle 
montagne di Gales,pafiò per la città di Varoich. 
Quando la uertuofa ConteJJa feppe cheto fie molto 
difuenturato ueviua fuggendole e per quella notte 
appàmebiareuiuandei e tutto quello che mestiere. 


ed by CjOO^lC 




\ 

nHyt^TE IL XIJIXCO. 7 
gli era,e come donna digran prudenti* pensò conte 
f otrebbe difendere la città fua, che tanto pretto rio 
fufieprefa,& uedendo il t{e gli difie quefteparole, 
Vertuofo Signor ingrande afflimene vedo la Signo 
ria uofira efier pofla infìeme con tutti noi,cbe que¬ 
lla ifola babitiamo.Onde Signorefc l'altera uo¬ 
fira uorrà affirmarfiin qutftafuacittà & mia, la 
frouarà abondante di uettouaglia,& di tutte le co- 
fe necefiarkt& pertinenti aUaguerrajchc Gugliel¬ 
mo di raroicbgia S.e marito mìo- J & Conte di que 
■Ha terra fornì la città,& il cattello cofidi arme» co 
me di baleflre,bombarde, colubrine,&fi>ingafde»et 
molte altre artegliarie. Et la diurna bontà ci ha da 
io per fua clementi* quattro anni figuenti molto, 
grande abondarttia delli frutti de Ila terra > perche 
da.S.f.puo fecuramenteflar qm.Difie tire, Conte/ 
fa a me pare che uoi mi diate buon configlio,poi che 
la città è tanto forte,& ben prouiftadituttele co - 
fe necefiarie alla guerra, & ogyi uolta ch'io me ne 
voglio andar e,lo potrò benfare fi.Santa Maria Si¬ 
gnore,difie la Contefla,poflo cajochegli Morifujfe 
ro molto piu di quel che fono,per forga hanno da ue 
ture per il piano,che per l'abradane per il gran fin 
me che gli è,it quale ha per ripili monti di Gales > 
nonpotriano umre.lofon contentisfìmo difie U fie, 
di rettarli,& ui prego Contefia,che uoi pomate tal 
crdine,che'l mio campo per lijuoi danari fia ben prò 
uifto delle cofenecefiarie. incontinentelauertuofa 
Conte]]a con due donzelle fi partì dal {{eie andò co 


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tnsr. DEL CAVALLìE\ 

li Vittori dell* città per le cafe facendo portar fòt 
menta,& biada,& tutto quello che era medierò in 
pia^a.quando il He>& tutti li altri uiddero tanti 
grande abondantia furono content 'tifmi,&Jpecial - 
mente della diligentia della uertuofa Contefia. Qui 
do li Mori fepperotcheil Ut della città di Londre* 
{era partito,lofeguirono fin che intefero che dentri 
della città di Farmch {era raccolto,& jeguitando % 
combattendoprefitre un caRello nominato J.lim» 
buch,che era due leghe lungi da Faroich, & hauen 
do già eonquiflato una gran parte del ttfgnojtolen» 
do il l{e Moro far allegrezza il giorno della natiuir 
tàdel gloriofo S.Giouauni Battifla uenne con tutto 
ilpoter fuodinanzi alla città doue fi riftorauail t{e 
Chrifiianotil quale addolorato fuor di modo ueden • 
dofifewz*jptranza alcuna,nefapendo che far fi, mi 
to alto fopra una torre del caRello mirando la gran 
moltitudine d’infideli,che facendo morire tanti Chri 
ffiani quanto poteuanoycofihuomini come donne » 
uille,ér cafe,& cafielli deSìruggeuano,& abbruci 
ciauano.quelli chepoteuanojcampar con urlati & 
Rridi ueniuano ucrjo la città correndole di buona 
mezza lega potè am ejjer uditi gli comenia morire » 
ò in man de Mori rifar cat tini. Et Slando in tal ma 
mera il Re à uedere la crudeltà,&gran danno,che 
faccano,di pasfione eftrema morire fi penfima ,& 
non potendo piu mirare la de/òlatiòne fua difeefe del 
la torre doue egli era, &entratofenein unapicciola 
camera fecreta,cominciò a Riandare dolorofijofòm 


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rn^^TE IL BIOTICO. $ 
éìHìUandoglì occhifuoi mue lagrimefacedo lémag 
giori lamentationì,che buono giamai far potefìe fi 
camerieri eh'erano fuoriflottano ad afcoltare il duo 
lo che’l Uefacea,/? quando bebb» affai pianto afi- 
milparole principio fece. 


QUELLO CHE Ut \E D’IOGHIL 
terra auenne doppo che’lfi htbbe un pe^go la¬ 
mentato della fua fortuna aduerja. Cap. FI. 

S E.glib uolontà d’iddio ch’io miferofopra tutti 
iuiuentifiauergognatotuenga a me la morte 
che b l’ultimo rimedio de tutti i mali,perche a me 
crefcono infiniti affanni & fofpiritanti,& tali, che 
fe la uirtà mia non gli refifle, breui i miei giortù fa 
ranno. Omedi/gratiato t{e, chei miei danni tutto 
il mondo a pietà commouono, & alcuno aduocato 
nella maghila confa non trono.0fupernof{e diglo 
ria,fi lapasftone,& ilpocojaper mio non mi conce 
donluogo che mamenteposfi dire le mie fatiche,tu 
Signore lidefetti dell’ignorantia mia fupplifci poi 
che tato ampio e chiaro la mia giuftitia il camin ti 
moftra,& no uoler signore f la tua pietà abbaiano 
re quello tuo popolo Cbriftiano anchora ch’io flagri 
peccatotene permetta la clemetia tua chel fio afflit 
to p l’infideliMori,ma defedilo,et cof ruolo che fi ri 
duca al tuojantoferuigio,acciò che’l ti poffafruir et 


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>ogle 



HIST. DEL CUVjtLLlE\ 
dar laude & gloria,& io che fio in tal punto; qual 
trauagliato marinaro, che macandoli quel porto da 
ucprejumcua lajua jperanga,ricorro a teJacratisfi 
ma madre di quel Diogloriofo Ginfu che uogli f tua 
pietà & mifericordiafoccorrere,aÌHtare,<& liberar 
mi diqueftagrande jmprejà & pasfione,nella quale 
foupoflo,a fine che nel mio l{egno fia glorificata il 
Janto nome deltuogloriofo figliuolo.Et e/fendo l'af¬ 
flitto I\e in quelli lamenti pofe il capo fopra il letto» 
& un lieue fanno l'occupò, neiquale gli parue uede- 
ve una bellisfìma donala uett ita di damajco bian¬ 
co,con un picciolo figliuolo nelle braccia entrarla 
porta della picchia camera, & molte altre dongel - 
le cantando ti Magnificat,dietro lafeguiuano . 
Quando il canto fu finito, lafignora fi accollò al 
ne , &pofigli la mano fopra il capo dicendo , non 
dubitare re ualorofo di coja alcuna, babbi buona co 
fidentia ch'in qui flagra tribulatione in cuiftipofto > 
il figliuolo &la madre te aiuteranno; il primo buo- 
mo che uedm con lunga barba che per amore d'id 
dio elemofinati addimatidijnJegno dipace nella boc 
ca bacialo,&pregalogratio/amente che lafci l'ha- 
bito che l porta,& fallo Capitano di tutta ]agente . 
Lo addolorato re ffuegliò, & non uide co fa alcuna , 
retto admirato delJogno,che fatto hauea, & pensò 
molto a quello fiduceniofi a memoria quanto ha¬ 
uea uitto t & ufctfuori della picchia camera, & hi 
furono de imagghri Cauallieri che gli difièro. Signo 
Té,gli infideltfijòno Attendati intorno alla città-il. 


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I 



I 


T l^A'b{TE 1L Él^n^CO p 
%e fece affai buon sformo nel modo che poti, facen¬ 
do malto ben quella notte guardar la città.La mat¬ 
tina feguente il Conte Eremita era afceja ned alta 
montagna per accogliere herbe perfomentare lafua 
pouera uita,& uidde lagran moltitudine delti infi" 
delitbetrafcorrevano tuttala terra, allhorafgom- 
brando la lua habitatione deferta fi raccolfe dentro 
la città, laquale moka addolorata ritrovò,il pouf* 
vecchio che molti dì erano paffuti ehe nonhauea nA 
glate fe no herbe, uedendo la tributata città andofjè 
pe al camello per addimàdar alla Còteffa che gli pia 
coffefar dare elenio fina. Quandofu dìtrofì rifcotrb 
pei He che veniva da udir meffa,& uedendolo mol 
to preffo di fe mginoccHosfi innari a lui fvpplicando 
lo che per riuerentia di l ddiogli uolefje dar demo- 
fina.il He hauendoin memoria il uedutofogno ain 
tallo a leuare baciandolo nella bocca,&prejoloper 
la mano dentro una camera fece lo condufjè, ne/la¬ 
quale affettati alle Jequcnti parole principio diede» 
La fperan^a gloriojk chè hauemo della grandeuer 
tàtua,Vadre Rguerendiffimo, ci dona animo dipre 
gatti , che neuogli prtfiore aiuto & configlio nella 
immenfa necerftà nofira, vedendoti intorno diJan¬ 
ta mta,&amca di Giefu Cbrijb,dei confi derare & 
dolerti del grati danno &dcBruttione» che queBi 
tnaluagi infideU fanno,&bannofattanel regno tur 
Bro,chela maggiorpartedeKifola bornio dcBm* 
ta,battendoci juperatommolti &diuerfifatti d'or 
! pi» & morto la miglior cavalleria tbefujfenel re* 

H 


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NIST.DEC C AV ALIEV^ 
gno noflro» & fenohai dolore di noi,babbi compaf 
/ione di tanto popolo Chrifiiano che è continuo & 
giudicato aperpetua cattiuità,& donnc,& donnei 
le che /ono t drferannofuergog nate, & polle infer- 
fdtà, et cotempia cb’anbora che quefia citta fia ben 
promfla diuettouaglie & d’altre cofe pertinenti al¬ 
la guerra» che per effèr infinita la moltitudine delti 
Mori lìqualigia hanno coquifiatola maggior parte 
deU'ifola,mn fi potremo lungametefotknere,pero- 
cbefolamente attendeno alla ruma notÌra,& mag- 
gkrmSte chi da alcuno foccorjo no ajpettiamo,fe no 
dalla madre del nofiro fignor Dio»e f meggo di tua 
Hiuerentia.Onde caramite ti preghiamoleJe hai 
amore a Dio,&fe nera carità b locatain tee babbi 
eompasfionedi quitto afflitto regno » & defolation 
di quello, per tua uertù tu ti uogli difpogliar quelli 
panni che porti di penitentia,et ti uogli ueftire quei 
li di carità,chefono l'armi» che mediante l'aiuto di¬ 
urno,& la fouention tua noi altri delli nemici noflri 
glorio/a uittoria otteneremo. Finito c'hebbe 
parole da tata compasfione accompagnate,lEremi 
tain itilo di fimil parlare gli rijpoje. La celfitudine 
. diuotlra Signoria, & eccellentia Signor mio mi fa 
fiore molto ammirato,come confederata la couditio 
ne tir difpofitionedi mepouero & debole chèla Si- ' 
gnoriauoftra configlìo & aiuto m'addmandijaptn 
do uoftra Eccellentia ta mia debole & antiqua per 
fona efferpolla ingrandedecrepità» co fi per bauer 
molti anni »comeper l'azera uitatche per lungo tent 


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T1^X te 1L Bl'J'KCO. IO 
po ho Joftenuta nella montagna uiuendo fotoitherbe 
et di pane.La mia uertù non patria effer tale chefuf 
fiJofficiente afopportare l'armi,maggiormente non . 
gli offendo ufato,et uoBra Signoria che ha nel regna 
fuo tanti Baroni & Cauallieriualentisfimi » atti & 
molto deflri nell'armi,che meglio di melapSno con 
'figliare et aiutare >a me configlio addimanda. ben tà 
fi dire Signor mio che siofusfi Bato Canottiere uer 
tuofo, ò fapesfi cofa alcuna nell'arte di cauaUeria » à 
fitsfi dehro nell’armi, uolontieri & di buon animo 
Jèruirei la Maefiàuoflraponendo la mia debole per 
fina a ciafcun pericolo di morte per liberare tanta 
popolo Chrifliano,mapiu la Maeftauofira dellaqm 
leJarà gran ditto, che nel fiore dellagiouitàfua imi» 
bina effer depofiadalla Realfedia, perchejupplica 
alla Eccellenza uoBra che mihabbiaperefiufato .• 
Lo addolorato Re molto difionfortato di tal rijfo- 
ftanellajequenteforma a dkeinCommdb'. Tqpnò 
da accettarefeufa alcuna di dimanda tanto giufia, 
fe pietà & mifericordia in te fi trouano, che ben fa 
la Reuerentiatua che Usanti buoni & auentura- 
ti,& li marttripcr augumentare, & difendere la 
finta fède catholicaJianno combattuto coni’infide- 
li » &gloriofa corona di martirio & triomphan - 
te gloria » confortato il loro uertuofo animo iel¬ 
la diurna potentini ,hanno ottenuto . Teroche 
padre Reuerendo atti tuoi piedi mi inginoc¬ 
chio , con queBe mie dolorofe lagrime a /ap¬ 
plicare ti tomo, che fe Jet fideUsfimo Cbri- 


I 


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H1ST. DEL CAVALIERE 
Kant,par reuerentia di quella.facratisfimapasfio- 
ne che ilneflro maejiro & Signore Dio Cieju uolfe 
fiBcnere nell'arbore della Mera Croce per redime - 
refhumana natura,che di me afflitto Re,& di tue 
So il popolo ChrtBiano babbi compaflione,che tutta 
la mia & loro fperanxa, è nella mifericordia d’Id¬ 
dio,& nella molta tua uertù,non mi uolere dunque 
negare quefloper la tua infinita bontà. Le affettio- 
nate lagrime dello attriilato Rf moffero a pietà lo 
Eremita, & mollificato il Juo pietofo core di gran 
eompasfione mandò da gli occhi fitoi lagrime uiue» 
& benché il propofitofuo fuffejempre di [oneràrio% 
furia conBantiafua efperimentar uolfe,& appref. 
fi poco $atia che l’Eremita bebbefatto leuaril Re 
di ginocchioni, & rafciugate lefue lagrime in riffe 
ila cofiprefeà dirgli. 

Q^VELLO CHE EJSVOSE V HE- 
remila al Re d’Inghilterra. Cap. VI, 

A Te Reprudentisfimo gioitene , che in tuta 
felice ràffi fei, meritamente fi appartiene 
riguardarli nella effecutione delle opere uertuofe cS 
grandiligentia, & amenocchiofiguentele regole 
di cavallerìa con granpericeloperuetnre agloriofa 
fama, perche aiti uecchi animafi ferrea far atto al¬ 
cuno di wtajbafta mantenerft in credito > che nella 
gioventù loro con efperientia di trauagìiofe fatiche 
fi guadagnarono.Qnde confidaraudothe le tue pie- 


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T1^%TE IL Sierico, il 
tofe parole addimadano coja giufta, ragioneuolmeif 
te le tue dolorofe lagrime in me bario hauutofor^a» 
in modo che giuftamZte me ceflringefii aU’effecutio 
ne di quefi’imprefa innari che la deliberation mia ti 
fuffe manifefla. 0 attrifiato He che tanta poca ff e- 
rmjphai nella uba tua a difgratia maggior di qui 
Sia le tue lagrime riferirà» poi ch'io uedo che li tuoi 
preghi fono tanto humili etgiuflhper amore di quel 
lojper cui m'hai congiurato » tir per amore di te che 
mi fei Signore naturale, io fon contento di ubbidire 
aUi commandamenti tuoi, & attendere cpnjòmma 
diligentia alla liberatione dite & del tuo regno,& 
dijfonermifelferà bifogno, coft uecchio come io fo¬ 
no per difendere la ChriHianitài & augumentare 
la fatila fede Catholica, &r per abbacare la fupcr - 
Via della Macometica fetta di entrare in battaglia 
contai patto & conuentione, che tua Eccellentia al 
mio coniglio fi gouerni, cheeoi diuino aiuto ti darà 
gloriofo honore ] facendoti de tutti li nomici tuoi um 
citore.Hjjpofe il He,Heuerendopadre,poi che tanta 
gratin mi concedete di non ufeire un punto dell’or- 
dination uoHra a fede di promettoydiffe lEre 

mita,quando farai fuor a nella granfata alli Canai - 
ìievit&à tutto il popolo in Molto allegro, & molta 
contento ti dimoHra,dr con grande affabilità a eia 
fcunoparlerai:& al dif nave mangia bene,& datti 
piacere,& moftra maggior letitia di quello che per 
coftumehaueui, acciò che tutti che hanno perduta la 
foranea la poffuiQ recuperar e t che’l signore Idea 

* l 


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H1ST. DEL CAVULL1 EH, 
tastano per nonfmarrir la gente (ua, non debbe fnù 
ftrarlafacciafua triHa per gride aduerfità che gli 
fopragbtnga,et fammi dare uno hab'tto da Moro, et 
uedrai quello ch'io farò, ch'andando allacafa Santa 
di Gierujàlemfui in M.leffandria,&in Baruth mi fu 
infegnata la lingua Morcfca,perche moltigiorniftet 
ti con loro, gir dentro Baruth imparai a far palle di 
' certi materiali compofle che fei hore ad accenderli 
JlÌno,poi quadofono accefe fariano /ufficienti ad ab 
brucciare tutto il modojbe quanto piu acquafopra 
gli fi getti piuJe accedono,inmodo che tutte i acque 
del mare notile potriaeHtnguere,eccettofe con olio 
tir refa di pino non fi jfegneffero.Cofa è di gride ad 
miratione,diffe il He, che co olio & rafa di pino & 
non con altra coja fi Jpengano , ch'io mi credeuo che 
l’acqua tutti li fuochi del mondo efmor%aifmo, non 
Signore difie l’Eremita,fé la V.S.mi da licentia che 
io uadi fino alla porta del caHello io portaròfolo un 
materiale colquale con acqua chìara,& con uino ac 
cendereté una tor%a.Ter la mia fede diffe il Be mol 
to hauerò fingular appiacere di uederlo,& l'Èremi 
tapreflamente ua alla porta del creilo per che alt 
entrar gl’hauea uifto calcina uiua, & ne prefe un po 
C0,& tornò doue il B£ Pafpettaua, poi tolfe alquan¬ 
to d’acqua & gettagliela fopra & con una picchia 
faglia una cadela accefe. diffe il He mai non haurei 
potuto credere efperietia tale,fé con li occhi miei ui 
fta non bauefi.Hora no ho per imponibile co fa alcu 
. sa che gl'Immini far non lafappino, & ffecialmen 


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I 


1 


I 

\ 

( 

\ 


Tlì^jiìiTE IL BI.ei.tyCO i* 
te quelli che ferii moie uomo, & prtgoti {{eueren 
disfimo padre mi facci gratta di dirmi tutte le cefi 
neceffaric che a far quefiepalle bifognam.lofignor t 
diffe 1‘ Eremita fi andrò a cifrare , perche baucdole. 
molte uolte fatte di mia mano fo meglio conojcere li 
materialifefon bora.Ma quando fattefaranno io Si 
gnore anderò tutto fido uerfit il campo de Mori » & 
frejjo al padiglione delire poneroUe,& quando fa¬ 
rà qua fi mexja notte le palleJarano acce/è, e tutti i 
Mori correr ano uerfo quella parte per eflinguere il 
foco.lAllhora la gente, uedendoilgran focoujcirai 
a ferirefopra loro, &faccio certo tua Signoria,cbe 
diece mila delti tuoifonoJufficienti a feonfingere ci 
to mila delti altri, che alla Eccellentiatua conueri 
' ' tà dir po/Jo,che trottandomi in Baratti uno fimil co- 
fo uiddi dun I\e contro un altro>& con aiuto del no 
firofignor Dio spermio con figlio la città dalli ne¬ 
micifu liberata, ll^e ch’era detrofu uincitore^r 
tialtro che di fiorigli tenta tafjèdio fu uinto,et non 
Jolaméte tatua Signoria, ma qualunque altro Cerna 
liere dette alpoterfuo faper coje da offendere li ne¬ 
mici > & de fender li amici. Le amfateparole del¬ 
ti Eremita allo addolorato B^e molto piacquero > & 
della gratto fa prof erta Jua infinitegrotte gli refe % 
& conofeendo che’lconfiglioche eglidato gli beute 
ua era di Caualiere uertuofo lo accettò con benigni 
fammela,et allegrezza ineftimabileinfe neprefe» 
et previamente fece fare tutto quello,che l'Eremita 
banca ordinato, Et quando btbbero dato fine al ra¬ 


ti 


4 


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HIST. t>EL C JtV jUAÉt^ 
gmamento loro, ilEeufi ì nella ampia fala dime » 
Sbando con allegro Molto a tutta lagóne bauerc 
grande y& ualorófo animo. Tutti li Caualieti reSìa 
Mio admirati > uedendo il ÈS bautte tanta letitia, 
thè molti giorni eranpajfati t che non l’bàutano ui* 
fio ridere» ne con allegra faceta. l'Eremita che dal 
9S s'era partjtonon flette molto che fu ritornato 
da comprare lecofe necejjarieper far le palla & 
differii Ee,Signore unfol material cìmanta, ma io 
io fo che la Conteffa ne hayche quando fuo marito Gd 
glieimo di Varoìcb tra uiuo affai ne teneà ypercuh 
che a 'molte cofefirue.diffe il Et bora uoglio che noi 
due gli andiamo per baderne. Il E e gH mandò a di 
te che uolea andare per parlare coniti, & ufcertdd 
della camera fuailEp con l’Eremita all'incontro fi 
tiidde la Conteffa , dijfe il Ee, per uolìragentileggd 
et uertà fatemi gratin che mi donate un poco di gpl 
fo uiuo di quello che tien focofenga confumar fi y di 
quel che'l Conte uoftro marito facea mettere nelle 
torgcylequali per gran uenio che jpiraffé tftinguere 
non f/poteano.nijpofe la Conteffa t cbi ha detto a V* 
S.chemiomarito Guglielmo di Varoich fapeafat 
tal farge con (imillume?Contesa il Eg diffe» quello 
fremita che quii .la Conteffafubitamentc andò 
alla monitionei& portome tanto chel contenti/ 
fimo ne reflò.Quando il ESfu tornato nella granfa 
la ildijnare era apparecchiato « Il Eeprefe l’Ere * 
tutta per la mano & fi poje a tauola % & appreffo 
a lni jfedtfa Hfece.t dandogli quello bomrt che gfi 


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TlR^iT^TE IL BltAT^CÓ. . f 
tra degno .Tfon poca admirottone baueano li fornita 
Videi He del grande honore eh'el facea all' Eremita , 
«jr fimilmente la uertuoja Conttffa ricordandoli 
quando gli folca dare ebarità, ebe venendogli a di¬ 
mandare elemoftna prendea tanto piacere& confo 
lattone di parlare con lui,chc delle parole fue reflu¬ 
ita confolatisfima , & doleuafi molto per il gran* 
de honore,che'l Re gli facea, che maggior dioriti 
non gli haueàfattOitabnente banca di lui la natu¬ 
rai tognitione perfa,& diffe alle fue donzelle.Quan 
to reftofaflidita della mia intolerabil ignorarnia > 
quando non ho fatto piu honore aquetto pouero Ere 
mita,ch'io credo ch’eglidebba rflirhuomo di fantif 
fimo uita,&tanto tempo Iho tenuto nella mia ter¬ 
ra negli hò faputofare l honore che lui meritano ,et 
Vedendo bora che monfignor il Re che è tanto beni¬ 
gnò Ut pietofo il fa mangiare al latofuo. Onde del 
poco honore eh'io gli ho fatto tutto il tempo della 
mia ulta mi dorrà>0 Re uertuofopadre di mifericot 
dia fati*fa bora a quello ch'io bòfallito* I 

COME VtìE\EMlTjt PiAÈfltCO 
torte palle artificiate, perlequali il Rcd'lngbil 
terra bebbe la uittorìade i funi nimici. 

Cap t Vlh 

i 

L Éuatofida tavola il confortato Re d'ivghil* 
tetra diede licentia all’Eremita che a fare ti 
palle andafieflequalì in pochi giorni fece > & finiti 


_ 


.OO' 


r 


HIST. DEL CUVUELIEI^ 
che furori l’Eremitafi ne tornò al fe& difigli,Si -- 
gnor e fi Vlà.mi da licentia io anderò per dar com ■ 
pimento a quello che è fiato deliberato.la Eccellen¬ 
ti® uoftra faccia mettere in ordine tutta la gente 
che ha adufiirfuori.ll fe diffi effer contenti!fimo. 
Et nella ojcura notte il uertuofi Eremita mutato fi 
delle uefle che hauea apparecchiato da Moro,&per 
la falfa porta del came llo ficretamente ufiì, che da 
niunofuuiflo ne conofciuto,&entrò dentro il cam 
po dilli infideli, & quando bora gliparue buttò le 
palle à una parte del campo prejjo al padiglione del 
gran Capitano parente del fe Moro , & quando la 
mez^a notte qua fi fu pafiata,tanto grande & jj>a- 
uenteuolefu il foco, che tutti ne fiatano admirati 
delle granfiamme che mettea.il fé & lialtriinfi- 
deli difarmati co fi come erano corfiro in quella par 
te doue maggior era tifico per ifiingucrlo , & per 
molta acqua che gligi ttafkro fipragiamai noi potè 
ro ammorbare,anzi quanto piu acqua gli gittauano 
tatopiufi accended.il uertuofi fe d'Inghilterra ut 
dendo il gran foco efieudo in ordine & armato con 
quella poca gente che rimaflagli era ufiì delta città 
& con grande animo aflaltò ti Mori con tantagran 
defìruttione di loro ch'era coja di gran fiauento,per 
che nonprendeuatio rimo a tnercò,ne a prigione . 
Quando il fg Moro uidde il granìisfimofoco & 
tanta fua gente morta montò fipra un canalleggie- 
ri,&fuggendofiraccolfi dtntroun caflelloche ha- 
ueaprejo nominato Mlimbucb,& itti con tutti quel 


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TJK^ATiTE ILtJjTìqtXl. 14 
li che della battaglia erano /campati fi fece forte fìt 
admiratisfimoegli & tutti gli altri infidelhcomeco 
fi crono-flati rotti,che nonpoteano imaginarelacau 
fa-delia loro deHruttione,perocbe erano cinquanta 
volte piu che i Chrifliani,quando li Mori furono fug 
giti, li Chrifliani rubbarono tutto U campo loro , flr 
effendoil dì chiaro congrandisfinta vittoria dentro 
ia città entrorono.il He Moro apprefjò pafiatiquat 
trogiorni mandofuoi ambafdatori con una lettera 
di battaglia dRef Ingbikerraja qual era del teno 
refeguete.^4 te HeCbrifliam chegiafignoreggiaui 
l'ifola d'inghìkerratfh’io ^tbraym He & Signore 
de Uà pan Canaria,chefetuvuoi che quella guerra 
fra te&me babbi fine,&fra il tuo popolo &ilmio 
-cesfila mortalità,bench'io in quella lfela d'InghiU 
terrOìCofiidi utile,& ditaflella, comedi gente & 
afor^o di cauatleriafia piu pot ete di te,chefe ilgri 
Dio t’bastonato uhtoriafopra dime yiotartte mite 
fopra dite i’bo bauuta. Ondefe tuvorrai che non fi 
-Jparga piufangue entriamo in campo chiu{o He per 
He fótte comedone, che ì’io vinco tener ai tutta In 
ghilterrafolto ta mia podefta > & ciafcun anrto.ee , 
mia doble di tributo mi reniederai, & nellaftfla 
del gran s.GiouSni ueflirai una mia uefte ch’io ti mi 
derò, e in quel dì farai obligato à trovarti in una di 
qutfle quattro citta , ciò è nella città di Lmdres, o di 
Càtuoria,odiSelesberi,o in quefla città dìFaroicb. 
Terche qui farai flatofeonfitto, et qui uoglio che fi 
faccia la prima fefia^t quefiofarà in memoria t( re 


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BIST. DEL CAVULLIEU. 
tordatione della uittoria,ch’io di te barò battuta . 
Mafe la fortuna admimfbrafbe tufiauincitore , Ì 9 
me nc ritornato nella mia propri a terra , & tu con 
face & ripofo,& tranquillità con tutti ti tuoi nella 
tua refiataii& pinati reHituirò tutte le iti He y & cu 
flellaycbe conta mia uertuofa mano ho guadagnato 
etf eonqtùfiate.qutfìe parole non Jonoper uanaglo 
riajieper manco eHimare la Hpal coronaria come 
Dio è grande darà à ciafcuno lapartedi cuifara de 
gno per li meriti fuoi.Tartironfi duegran Caualieri 
Mori dal Cétfiello d’^dlimbucbjiqualilo l{e di Cane 
ria mandaua alla città di Faroichper amba/datori 
al Hed’ Inghilterra>& innanzi la partita loro moti 
domo un trombetta atta città per addimandarefai 
uo conduttori qual quando atte porte fu giunto lega 
ardicgli difieri cb'ajpettajfe un poco, che gli toma - 
rianorijpofia>&un diloroloandòjubito ad anrnm 
t tarai He,il quale tenuto configlio difie alla guardia 
che'l lajciajfeentrare.quando ii trombetta fu dentro 
della città il Conte di Salesberi parlò con lui & dif 
fegli,trombetta io ui dico da parte della maefià del 
fignor 1{e che li ambafciatorifalui & fecuri ponm 
venir e f c he damo & mtdefiia alcuna non giiferà fat 
ta,& donogliuna robba difeta & ceto doble.il tro 
betta contentisfimo fe ne tornò , & innanzi che li 
ambafciatoriuemfiero difie l'Eremita al 1\e.Sign<b 
re Jpauentiamo quelli con uilìa^rdini uofira alte 
%a due gran Signori che efcano fuori della porta per 
ricettar li amb4cioton,& uadine con motta gente 


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! 


TI^ot 7 {TE IL BljtUCO. jq 

dSr ben armati##tutti in bianco,ma che non i forti¬ 
no w elmo ne bacinetto in capo# alla porta pergn¬ 
or diafano.ccc.buomim co fi armati come li <dtri#t 
fuccial’EcceUentia uofira apparare tutte le Orato 
per legnali debbono poffare,# tutte le dorme,# dS 
oselle cofi uedone,conie giouenuche comportar ilpo 
tramo per le finefire# per li tettipongano drappi 
adii intorno tanto alto,che fina al petto gli giungano, 
4# cìafama di lorocelata,elmo># bacinetto terghi 
incapo*# quando li amba filatoripafierannouedcn 
do il lucente amefeferrea dubbio che filano gente £ 
armi creder anno,# li ccc.cheguardaranno la por¬ 
ta per altre Sìrate piu carte gli partiranno innanzi 
thè per cantoni # piagge & nuouo li uederanno,# 
quando li ambafdatori faran pacatigli vengano 
tante volt e ali incontro con firmi ordine fin che loro 
peruenghino dinanzi alla altera uoSìra,& certa¬ 
mente cofi per la battaglia che homo perfa,nonfa¬ 
tando come ne in qual modo,come anchora per ue- 
der tantagente darmi intolerabil timore prenderan 
Ho,# cbe foccorfo da moleagente di Francia,diSpa 
gfla,# di udkmagtia ci firn venuto finga dubbio ere 
deramto.il Bg # tutti quelli del configlio per otti¬ 
mo laudorno quello che l’Eremita haueadetto,# 
*ofifu fatto.Eie fiero il Duca diLinc.firo, # il Con 
te di Stdesberiche receuesfino lì ambafdatori,e co 
queUiandafièro quattro mia huomini, # ciafcun 
di loro portafie una ghirlanda di fiori in capo, #.co 
fi ricetter li ambafàaxori un buon miglio fuori del• 


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BIST* DEL CAV ALLIETA 
Ucittà ufcirono. difle il Duca di Betaforth, dicett 
T.Eremita poi che tante cerimonie fe hanno a fare 
in qual modo trotteranno li ambasciatori il Re,uettt 
tOyO dispogliato, t armato,o deformato ? Se pasftone. 
non mefiolate nel parlare buona dimanda hauete 
fntto,difiel’Ermita.Ma ui dirò quello che Significa 
no le uottre parole,quali piupretto fono inclinatio- 
ne di male che ai bene,&perche fon uecchio &Ere 
mitanel configlio & alla prefentiadel Rf &fignor 
mio,uituperare mi uolete, & però, regolatine neh. 
palar uottro,Jè non ch'io ui porrò un freno in boccai 
che ui farà affermano ciaficunpafJò.Allhora ilDU> 
ea fi lieuò in piedi e mifie mano alla fpada dicendo y 
fe uoimnfuHitaniouecebiOy& nonportafìi l'habi - 
todi s.FrancefcOyCon quella Spada laqual è uendica 
trite di parole ingiuriofe fin alla correggia Ihabito 
ni afcortarei.il Refubito con feruente ira fileno in 
piedi, & prefe il Duca & leuogli la fpada di mano 
&in una gran tórre inprigioneponete il fece.Tutti 
ti alti Signori che iui erano l'Eremita pacificamo » 
ilquale perla età Sitaci per l'habito che portauafa 
cihnente douea perdonar e,&egli fu contento. Ma 
giamai il Re non lo uoje liberar per molti pregin & 
fupplicationi che li Signori & li altri magnati con 
l’Eremita gli fecero,il qual con certa aflutia uolea 
no cauare di prigione,percheandajfè a riceuere li 
ambafciatori Móri.Gia quelli uemuano, & pretta¬ 
mente ufciron quelli eh'erano flati eletti con tutto 1? 
ordintiCbe di fiopra è dettoci fiuti li ambafàatm . 


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TU*yfXTE IL BljiTiCO. 16 
dinari al negli diedero la lettera di battaglia infine 
me co quella di credega,et inprcfentia di tutti,il f{e 
leggere lafece,& l’Eremita fi accofiò al l{e et dijfe- 
li.S.uoflra altera accetti la battaglia,allbora il re 
diffè alliambafdatori.lo accetto la battaglia fccodo 
la coditione cbe’l uoflro Re addhnada,poi pregolli 
che refiafiero fino al fcquetegiorno che rifpofla piu 
ampia gli darla, et molto ben gli fece alloggiare da 
do li tutte le coj'e pl’humanamta necejfarie.il I{e fe 
ce cogregare il generai cofiglio,<t in quel jpatio che 
fi admauano lo Eremita co molti altri Signori ingi 
noccbiosfi innari alli fuoi piedi e baciolli la mano & 
il piede,fupplicddolo co gradiifmahumiltà che per 
fua gratta jì degnaffe dargli le chiaui della torre , le 
quali tenea ingra cufiodia,accioche ne potefletrar 
il Duca, e tato furono lefupplicatiom dell'Eremita, 
et dellialtriSignori che laintorno,che il re uinto da 
preghi loro fu sfo rgato dargliele,et (Eremita et gli 
altri andorono alla pregione doue era il Duca , & 
quitti era uno frate che lo cofejjaua che certametee~ 
gli fi teneaper morto,et quado finti aprire la porta 
prefe alteratane tatograde,ehe'l plsòufcire del sé 
no,credÌdo che'lUokfiero trar fuori per farne giu- 
fiitia.Ma come l'Eremita il uiddegli dijfe. S. Duca » 
fi uoi mi bautte detto alcune parole ingiurieje,&io 
a uoi in gratta & merci uidimado mi perdonate, 
eh io Sottima uolotà ui pdonorfuàdo la pace fu fot 
ta tornarono tutti al configlio,& rilejkro la lette~ 
tra del l\e Moro,c perche l He et li altri amauano e 


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HI$T, DEL CjtF^iLLlER 
fedicauaUeria & elettro fecondo ilparlar fuo neV 
ermi per tutti furo» date le noci,che egli diceffepri 
tHajlqual a ftmilparlar principio fece, 

SPELLO CHE DISSE L'HEBJZMi 
fa nel gran coniglio in rifpotta duna lettera di 
diffida del He Moro, Cap. Vili, 

P Oi che condritto naturale la ragion forza ub¬ 
bidire aU,i commandamenti diuqttra.S. M.in 
ottentatione del mio poca Jhper,& non acuto infen 
dere,nonpreiudicanio alleSignorie di quefti magnai 
timi Signori,mi cotnnfandate ch’io parli prima in 
quello negocio. Io ui dirò ilparer mio,benché co - 
nofea non ejfer degno di parlare in ftmil fatti per eP 
jer huomo (Ite molto poca s'infide ncll'cfiercitio del 
Tarmi,an^i non mifiordo di protettare & dimane 
dar perdono cofì al %efignor mie,come a tattili al¬ 
tri,che sio diròalcuna cofa che ronfia ben detta, ui 
piaccia correggerla,^ non fia petto in alcun compu 
locante cofiebe efeono da huomo nutrito nelfere- 
ftajhauéda piu. nofitia. di befìiefere, che d’armi,Qtt 
de dicq a uofira ^dltei^a,per Jatùfare alla lettera 
del gran M.orO,ilqua\ dice chea tutta fua xichiefia, 
conia.S-V .4 corpo 4 corpo combatter vuole, & ha 
Vendo accettata la battaglia co fi come buonEp & 
dertuofofar deue, non temendoi liperkoli della mor 
teJòn di parere che meglio fia ualerofimente morir 
.fesche rtttar He(vergogKato,& confideranda cbel 


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TTUfAXr* 11 17 

|{e Moro fia huomofornir di grande armo te di* 
ce ne Ufi lettera fua che ({e per Re uuolfar la batta* 
gliajàudarei che la S.V.per feruar lapromeffafe* 
de ì& per ii $. noBro Dio giudice & conofiitore del 
laucritàjperche a Ita non è occulto alcunfecrtto.,&‘ 
acciò che habbiamo ogni ragion dalla parte noBra 
non facciamo cofa alcuna con inganno fé delti itemi 
ci noBri uittoria ottenir uolemo,perche ftamo cer- 
ti deli'indijpcfittone del Re S. mio > ilqualeb molto 
gioitane di debole complesfione & infermo yanchora 
chabbia Vattimo di uertuofo caualiere non faria cofa 
condecente ne giufia, ch'egli entraffe in campo chiù 
fo contrahuomo fortisfimo tanto come il He Moro» 
ma il Duca de Lincaflro pigli l'imprefa difare que 
fta battaglia » & il Signore fi jpogli del fcettro , & 
della Reai coronatacelo che'lgran Moro non fi a in* 
gaimato del combattere contra Re. Finito chebbe F 
Eremita Vultime fiUabe dellefue parole di Duca di 
lincaflro, il Duca di Betaforth, il Duca di Tretra 
mosfi da ira eflrema fi leuomo,&con gran gridici 
minciornoadire che non uoleano conjentire che il 
Duca de lincatlro entraffe in battaglia , nefujjèfu* 
blimato al Regno, q (fendo ciaf curi di loro pitf al R§ 
parente prosfimo,allattali piu che al Duca de Lin- 
cafìrotera lecito di fare la battagliaci Re non con» 
portò che piu parlaffero , ma con alta noce diffe a lo 
ro. Giufia cofa è che la dimanda che tanto èfuor a 
di ordine non fi a udita,megliofaria flato per uoi cht 
«m dubbiofeparole tentato hauefti la uolontà mia, 

C 

t 


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H 1 ST. DEL CMVJtLLlE^ 
perche no» mi piace, ne voglio, che alcuno de rutti 
noi altri entri per me in campo ,poi ch'io ho accetta 
ta la battaglialo fola la uoglio condurre a fine . Le- 
uosfiungran barone & dijje finiil parole. Signore 
perdonimi la Eccettentia uofira di quello ch'io dirà 
che quello che uofira altera dice,giamai ccfentìto 
uifarà,perchefe ben il noftro S.Dio ui ha dato il ho 
lere, non ui haperò conceffo ilpotere per quanto co, 
nofcemo tutti noi altri,che la fublimitàupfiranonb 
habileper battaglia tanto dura &•forte come l quo 
fia>gouemift la.S.V.a configlio & a volontà no(ira y 
thèfi: noi conofcefiimo la uofira uirtuofa per firn ef-, 
fer dijfrofia a tal meftiero,di buona volontà batter ef- 
fimoadberito a quello che l’altezza uofira hautjje 
commandato, & allhora tutti li altr i baroni & ca¬ 
valieri lodorono quello che quel barone hauea det-, 
to. "Poi che coft a uoi altri uafialli &fudditi miei,dif 
fe il re,non piace, e conofcete l’indijfrofitione mia di 
combattere col re Moro, io ui ringratio del rnflro 
amore che dimoflrate diportami, & mi diffrango 
di feguir la uolontà uofira, &però io uoglio & co 
mando che rumo fta tanto ardito fiotto pena detta ui 
ta, che dica di far per me la battaglia fie non quello 
ch'io eleggerà,& quello uoglio che fta per me, & in 
luogo mio,& a quello la corona > il regno,& il reai 
feettro renontterò. Bjffrofom tutti eh'erano cotenti, 
dafoi egli difife. 


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n^VTE IL BILUCI).’ iS 

t 

COME IL B^E D'i'EfGHI LT EBJt^jl 
fi fogliò il manto, &la corona regale,& ne in- 
uefi\,& coronò Ghermita. Cap. IX. 

C Qft acctìfluma di accarezzare l'iniqua forti* 
na quando del tutto uuole dcSlruggere quello 
ch’ella inganna, & che della aducrfità fua alcuna 
parte non dimcftra, acciò che non s’armi contro di 
tèi quello che èpofto in felicità . 0 grande infortu¬ 
nio &difgratia y quelli che molto fono prefferati nel 
là piu alta fortuna accompagna, che non battendo 
ejperientia d’alcuna cofa contraria li piccioli danni 
maggiori esimano, & li gridifoflenere non pomo» 
e però Duchi,Marchefi,Conti, et tutti uoi altri miei 
fidelisfimifudditi uoglio manifestare,poi che alla di 
uinaprouidentia della forza & corporal fanità è 
piacciutopriuarmi, & tutti uoi altri me dite,& af 
fermate ch’io non fonoEfficiente per entrare in ca¬ 
po di duello,mlenio confentire al grande amore, & 
buona uolotità di tutti uoi altri dijpogliomi di tutta 
la mia Signoria ,&la dono infieme col luogo mio t 
colfcettro, & con la reai corona di buona voglia no 
conSlretto,non sformato, ne con patti o comentioni 
al mio amato padre Eremita, ilquale è qmprefen- 
te,& di^cgliandofili pannifuoi Uff e, co fi come io 
mi dijpoglio quelle ueìle reali,cofi mi difpoglio tut 
to il mioregno, &. Signoria donando & riueSledq 
/oprati quello jl padre Eremita, & pregolo (begli 

C % 


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H 1 ST. D EL C JtryfLlE^ 
piaccia di accettati lo,et che faccia p me la battaglia 
col re Moro. Etpo e le uejlefit: fopra al padre Ete¬ 
rnit a,ilcjual udendo il re dir fitmil parole >leuosfi mol 
toprefiopuoler plare,ettuttiigra Signori che qui 
ni eran di un accordo fi leuorono, & tato prejfo fi te 
nero all’Eremita che maiillafiiorno parlar. 
glilpogtiorno Ihabito che ueflia, egliferno ueflir le 
robbe reatine il re in prejèntia di tutt’il cofeg!io,c co 
cifentimento di tutti i Baroni conattodi Votaiol* 
fua Signoria renuntiò all’Eremita,e uìilipl’ Eremi 
faipreghi di tutti quelli del configlio accetto il Re 
gno,& la battaglia, &prefiamente domandò che 
gli portaffèro una armatura, che gli (lcffebene f & 
molte ne arrecarono, ma di quante fe neprouò,non 
neritrouò alcuna che fe gli confacele a piacer fuo. 
per mia fede,diff'e il Re Eremita, perqueHo nonre 
fiora la battaglia fe ben douefii entrar in campo in 
camifcia: &pregoui Signori un piaccia andare alla 
Conteffaepregatila carifiimamente che per la fua 
molta uertù & bontà mi unglia dare quelle armi 
di Juo marito Guglielmo di Varoich, con lequali 
era confueto entrare nella battaglia. Quando la Co 
tejfauidde uenire tanti Duchi,Marchefi,& Conti » 
eSr tutto il configlio del Re , udita la cagione perche 
ueniuano , rifilili eh'era contentisftma, e dettegli 
certe armi che non erano di molta ualuta. Quando 
il Re leuiddédìffe, non fono quefte quelle cha addi - 
mando,che altre ne ha che fino miglior affili, & tut 
tigli Barerà tornorno alla Conteffa, & le domando 


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Tl^yiTiTE IL BlUTfCO. 19 
rono altre armi, & la ConteJJa gli rijpofe che altre 
non ne hauea. lntefa il j$e la rijpojla dijfe, Signori 
& fratelli miei andiamogli tutti di compagnia, & 
prouaremola uentura noftra, quando furono dinoti 
-fi a lei,il He le diffe, Signor a Contesa ut prego per 
lagrande bontà & gentilezza, uoftra miuogliate 
prifiare /’armi eh'erano di uoflro marito Gugliel¬ 
mo di Faroicb. Signore, dijfe la Contefia » cojì Id¬ 
dio mi conferai quello figliuolo che altro ben non 
bo al mondo,come già uè le ho mandate.? ero è dif 
fé il Hje^ma non fono quelle ch'io uiaddimando,pre 
piamente predatone quelle che fono nella picchia 
guardarobba della camera uoftra, lequali fono co¬ 
perte di damafio uerde & bianco.Dijfe la Contefla 
poi che fu inginocchiata in terra. Signor He.grafia 
& merci addottando alla Signoria uoftra, mi vo¬ 
gliate far certa del nome fuo,& come del Conte 
Guglielmo di Varoich, Signore e maritomio haue 
te cognitione.Contefladifie il He Eremita, non Iho 
ra tempo per poterai maniftflar il mio nome per¬ 
che egli mi conuien attendere ad altre cofepiune- 
ceflarie e utili per tutti: &però uiprego mi voglia 
tepreflar l’armi,ch’io ui ho addimandato,& ne ri- 
cenerò ftngular gratta. Signor e,difie la Contesa, di 
buona gratta fon contenta di prejiarle a uoftra al- 
tegzp, ma fl Dio ui doni buona vittoria del He MO 
ro, fatemigratia poi ch’io non pofio fapere il nome 
uoslro,almeno mi dicalas,F.qualcagione & ami 
cim ba homo col mo marito . Signora poi che tau 

C 3 


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HTST. DEL CUr^lLLIETt 
tomi sforzate,& miete eh io ue lo dicalo fon con» 
tentorilpofe il Re, per il molto meritar uojlro, ben 
douete batter in memoria quella gran battaglimi 
laquale uojlro marito uinjè il l{e di Francia alla cit 
tà di t{oan. Egli era Capitano maggiore della cit» 
tà,& uennegli il Ut di Frati. i.t a campo con Ix. mi» 
la combattenti fra da piedi e da cauailo. Et uojlro 
marito Guglielmo di Varoicbufàcon poca gente 
della città lajciando le porte molto ben prouifle,et 
ni capo del ponte fi fece un bel fatto d'arme , Onde 
de Ili France fi fra quelli che fopra il ponte fi fece,fa 
ronmorti,& checafeornonellariuierapafiaticiti» 
que milahuomini morirmi & uoHro marito ritirqf 
fiuerfo la città, & tutti quelli di Ticcardia pajìar 
nompajlo,epenforono pigliare la città,&l‘haue» 
rian fatto,fe Guglielmo di Varoick,nonfìfuflefat» 
to forte alla porta, allaquale con tutto il Juo potere 
nggiunje il re di Francia, & iui ftftce unojingular 
fatto d'armi, in tanto che uoHro marito fe ne entrò 
con lui infieme motti Francefi,quelli cheguar da 
nano la torre della porta della citta,quandouiddt» 
ro che ajiai Francefi erano entrati dentro lafciorno 
calare lafaracinefca,ci il Re rejlòfuori.quando Ga 
glieimo hebbe desinato tuttala gente de Francefi 
che era nella terra, e posta in forte prigione, mdde 
che’l Re di Fracia cóbattea Li città co gran sforza 
per pigliarla,il Conte ufi ì per un'altra porta e ferì 
in quel luogo oue era il Re di Franca, & quelli deir 
la città fimilmente ujcironjmra. il Re fu ferito Ai 


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TIIfaAyjTE IL BT^AVCO 20 
due ferite,&gli lucifero fatto il cornilo, & uno Ca 
ualiere dfÙijmi che mdde il Epa piedi,et tanto ma. 
tornente ferito difcefe del canai fito,&fecegli afcen 
dere-il %e,& coftfu sformato andarjene,& la bat -, 
taglia fu perfa. Contefiàui douete raccordare come, 
uoflro marito per commandamento del Signor tifi 
non dopo molti giorni uennc in quello Sdegno, & 
conquanto honorefu ritenuto per il F{e,& per tue 
ti quelli deiregno,gli ruppono un pe^go del muro » 
che non confentirono che egli cntrajjè per porta afa- 
cuna > & entr ò dentro fopramo carro coperto di 
drappi di broccato, &■ i causili che tirauano il car¬ 
ro erano i operi idijeta,& egli tutto falò armato in 
bianco era [opra il carro conia fpada nuda in ma- 
no.^Appreffo utmero in quella uotira città di Va- 
roich,et iui fletterò per alcuni giorni,& io continua 
mentefuiinfìta compagnia,& nellaguerrafufiimo 
fratelli d’armi.T^on tardò gran Jpatio chelaContef 
fa fe principio a tal parlare. 

COME ' L'HEEJ.MIT MFECE Ljt 
crudelbattaglia col Ep Moro, & la ustoria che 
n’hebbe,& la crudeltà che il rnouo Ep Moro «■» 
- sballiambafciatori Ckrifliani. Cap. X» 

C On allegrezza di ineffabile gaudio mi ricor¬ 
do effer nero tutto quello che uoflra signoria 
m'ha detto, e*r reflo molto confolata, quando ode 
recitare glifmgular atti del mio uirtuofo marito & 

C 4 


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HIST. DEL CJIVJILIEI^ 
Signore, che io in estremoamano, & in grandifli- 
ma Rima teneuo,come quello cbe-eradegno diglo- 
riofa fama, & meritata per le fnc gran uertù por 
tare Eeal corona , ma la fortuna mi i Hata molto 
aduerfa,che mi fa uiuer e addolorata che mi l’ha tol 
to dinanzi da gliocchi,& dapoicheda meJèpar¬ 
ti non fo che fi fi ano buoni dì» ne manco buone not¬ 
ti . Ma fra le altre cofe tutti gli dì mi fono di paf- 
fione ,& di ciò non uoglio piu parlare per non dare 
noia alla altera uoSìra. Solari addimanio in gru 
tia & mercede mi uoglia perdonar la Signoria uo- 
stra,fe nel tempo di uoSìra eremitaria ritanonfe- 
ci per l'altezza uoSìra quello che bene gli haurei 
potuto fare. Et quando hauefiifaputo la fraternità 
che hauete hauuta col Conte Guglielmo di Paroich 
S. mio, io uì haurei fatto molto piu honore ,& do¬ 
natori degli miei beri piu che non hofatto. Conten 
tisftmo restando il I{e delle parole della urtuofa Cd 
telagli rifpoje, doue noni errore non bifgnaad - 
dimadar perdono. Tante fono le uoSìre uertù che rii 
fi potriano recitare,m rifarei fu furiente a render * . 
ri le gratie che ri fono obligato. Solo ri prego per la 
immenfa uertù & getilezza uoftra cheprefiare mi 
uogliate le armi che ri ho addimandato. Et presta¬ 
mente la Conte/fj gli fece portar altre armi che e- 
rano coperte dibroccato.Quandoil He ridde gli dif 
fe. 0 Signora Conteffa come tenete in buona custo¬ 
diate armi di uoStro marito , per molto che quefti 
Signori & io ri borimmo pregato , anehora non 


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T I\y47^Tt IL Ét^tT^CO. it 
ithauete minto prestare » Con queHe entrami Gu¬ 
glielmo di faroich nelli torniamenti > Quelle che 
io addottando fono appiccate nella uoHra guardar* 
ba,& fono coperte d’un damafco bianco > & uerde t 
con un lion foro coronato > & con quelle fo certo 
che egli entraua nelle crudeli* finte battaglie >&fe 
«ti Signora Conteffa non hauefii per male ch'io etu 
truffe dentro la guardaroba al parer mio le ritroua- 
rei. 0 trilla merifoofe la Conte(la e pare che tutto 
U tempo della uita uojlra habbiatehabitato in que¬ 
lla cafafoenpotrà entrare la Signoria uoflra,& uè - 
der,& prender tutto quello che meglioglipartrà 4 
Vedendo il ^e la buona uolontàfua la ringratiò al* 
lbota,& entrorno tutti dentro alla guardaroba! & 
le uiddero ini appiccate . il fole fece dare > & 
lefece mettere ad ordine di tutto quello che gli era 
bifogno. La battagliafu or dinata per il giorno fe- 
guente,&il He tutta la notte digitò nella Chic fa mag 
giare inginocchiato orando dinanzi aWaltare della 
Jacraticfima madre di Dio signora noflra, tenendo 
tutte l'armi fue fopra l'altare , &uemto Udì con 
gran diuotione udì la meffa. Finita la meffa dentro 
la Chiefa fi fece armare > &per rifiorare alquanto 
la natura mangiò d’una pernice.Patto quefio entrò 
in campo,& tutte le donne falciate, & donzelle 
Jcapigliate in procesftone ufeirno della città fuppli- 
candoalla maettà diurna,&alla facratisfima ma* 
ire di CbrìBo Giefu cb€ csncedeffe uittoria al He lo - 
ro contro al H£ Moro.Quando ilRg Eremita fu dtu 


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H1ST. DEL CjtV^tLLlEI^ 
tro al campo ncrm il Moro con tutto il poterfuo da 
piedi & da cannilo e con animo di uertuofo Caualie 
ro entrò in campo>& tutti i Mori per uedere la bat 
taglia afcefono un picciol colle >&gli CbriBiani re- 
Borno prtjio alla città.il Rp por tana una lancia col 
ferro ben ammolato,&una rotella in braccio,{pad* 
& pugnale, & il RpMoroportaua un*arco dafaet 
te efpada y & in capo portaua unaJe creta celatine 
inuolta& coperta con moltetouagiiuole.Quando 
gli duo animofì E^egi furono in campo y uno andò con 
tròl y altro congrandisfimo animo.il Memoro gli ti 
rò previamente d una fatti a, & lo accolfe in 
della rodclla y &prima che fi affermale pafolla in- 
fieme col braccio>& con gran preBeg^agli ne tor 
nò a tirare un altigiunfelo nel meggo della co 
fcia>e la fletta nonpoi v pafiare del tutto l’arnefe 
che portaua y magran noia gli daua al palleggiare 
chefaceua.il Re Eremita fu ferito di duejaette pri 
ma che accoBarfeglipotefie, & quando glifu pref 
fo alquanto y glitirò con la lancia,&il Re Moro mot 
40 nettarmi deftro y con larco fuo gli rebatthlalan - 
vacuandola uidde nenire y e in modo che la fece art 
dare lungi da lui piu de dieci pasfh & in quejlotem 
po lo Re EremitatantoJegli approsfimò^chepiù no 
gli potea tirare coni arco y equadogli fu tato prejjo 
che qua filo potè atoccar e conia manoydife gridaà 
do altamente y aiutamiIddio,& uerghi tutta cantra 
me la morfrna.il Re Moro fi tenne perduto quando 
fi uidde l'altro tanto appreso che piu non gli potm 


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TI^jn^TE IL B1>A?{C0. %z 
tirare con l'arco. Quando lo He Eremita gli bebbeti 
rato con la lanciafubito pofe mano alla (pada,quan- 
to poti accoflosfì alluiye un gran colpo jopra al capo 
gli dkdejna tante erano le tonagliele che egli ha- 
uea inuiluppate che poco mal gli feceil /(f Mo- 
ro coni arco fidefendeua ribattendogli molti colpi, 
tjr infra tanto il He Eremita con un gran colpo gli 
tagliò il braccio,& tutta gli cacciò la fpada dentro 
al co fato, otllbora il He Moro fu forcato a caler 
interrag li He Eremita conia maggior prette^ 
che potè gli tagliò il capo , ilquale poffii la punta 
della lancia.Et con quella littoria fé ne tornò dent ro 
iella città . ViangeaciafcunOjtanta fu la letitia c* 
hebbero iChnfliani y donne, & don^tIle,petifando 
come erano fuori di cattiuità.Quandoil l{efu entra 
to nella città feceno ueniregh medici , che le ferite 
gli medicamo.La mattina del giorno Jigucnteil He 
tenne con figlio nella propria camera doue giacea % 
& fu deliberato che mandaflero duo Caualkri per 
ambafeiatori allì Mori lignificandoli che uolefiero 
ejferuare ipattu& couetioni per tutti loro promesfi 
& giuratiche tutti i loro naui'.ij, r obbedir gioie 
nelle proprie loro terrefatui & fecuri andar fe nepo 
teano jhe per alcuno del B^gno male & danno fat¬ 
to nogli faria. Qua do gli ambafeiatori furono eletti 
mandorno il trombiti a per i!film condotto, i Mori 
fumo coteti di concedergli il Jaluo co dotto tanto ba 
fante come louoljèro. Gli amb*[datori fi partiro¬ 
no , & quando furono giorni in campò calice? 


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VIST. DEL CJ.VULLIEK 
reno la amba filata loro alli Mori,liquali gli fecero 
ben alloggi are,pregandoli che afpettasfiuo la r'tfpo- 
famigli Hjjèro qutfio per fargli una granfecuriti, 
per il gran dotare ciré haueua.no della morte del Kg 
loro'gli accrebbe la malignità . Fra Mori fu 
grandisfima iifiordianelle elettioni del mom I\c, 
alcuni mietutile che fuffe Cale aben cale, altri no le a 
no che fuffe ^tduquìpech, eugin germano del t\p 
morto,fatta finalmente la elettione per loro di Ca-> 
le aben cale,per cieche era ualentisfims,& buon Ca 
tiere. Incontinente che l'hebberofublimato alla Kg 
al dignità, communio che piglia fiero gli ambasciato 
ri,& tutti quelli che con loro uenuti erano, & che 
gli occidcfiero;& tagliateli le ielle, fipra uno afino 
in due celie uerfo la città le mandorno. Le guardie 
eh'erano [opra te torri uiddero dui a cauallo che con 
duceuano Fafmo,liqttali,quando furono prefio alla 
fittalo diacciarono, e co gran udecìtà fi fuggirne, 
il capitano delleguardie che uidde quel atto, com- 
mandò a dieci huomini a cauallo chiandaffero a ue~> 
dere che cofa era quella,e tome fihcbberouilia non 
Montane effir ufeitiper uedere cafo tanto tttfandisfi 
mo,neditalperditione.Etfintamente lo andaron 
a dire al re,& a tutto il configlio. Quando il Hefep~. 
pe tal nowtàfupoflo in grande admiratione,& difi. 
fe fimilparole.Io ho offerta laptrfona mia a perito 
lofo acquilìoze quefto accioche la fama mia eterna¬ 
mente uiua.-che quelli io eliimo morti il proprio gior 
tip della natiuità loro fili quali in tenebre di ofeura ui 


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TIt,Jt 7 {TE IL BIOTICO. sj 
tacoft con unitocelo pafarro uiuendo , che innanzi 
la morte V implacabili fati gli trafportano fuori del 
mondo,acciocbe iluiuer loro non pervenga a notitia 
d’alcuno, ffftndo da meno che lepietreegli arbori,!* 
qualiper utili propietati e fiatata. de dilettoli frut¬ 
tigliMittenti con grande filma cokimm & hanno 
grati:&filmoglorìofamente uìuere quelli che con 
crudo animo morendo finga poter mai morire in fi 
cura uita conferenità di gloriofafama eternalmente 
triuiuene.O cmdelùfimi infitti e di poca fede eh: 
non potete dare qui Ilo chenonhauete . Hora io fac¬ 
cio f bienne noto cofi ferito come io fon di non entrar 
mai in cafa copertafi non inchiefaperudir mefiafi 
non tanto che non hobbìacacdato tutta quella mo 
rifmafuora ditutto il regno. Etongean prevegga 
fi fece dar le lue uefti.Et leuosft defletto,cfece tee 
care tutte le trombette,& eglifu 'dprimo che ufcì 
fuori della città,&fece fare la grida fitto pena del 
la Ulta che ciaf cuna che da undecianni in fu,e dafèt 
tanta ingiù lo doueffero feguire. E quel dì fi attendo 
tono in quel luogo doue i Mori erano flati uifii. E il 
re in quelcafi fece condurre moka artiglieria necef 
/àriaper laguerra.Quando la uertuofà Contefjafèp 
ftcbe’l Hfbaueafatto bandire fimi! grida ,& che 
tutta lagente ch'era da undecianni in fu ilfiguia » 
reflb attribuiatefìnta, conofcendoche fio figliuolo 
era centprefi in quella,& era sforgaio d'andarli. E 
con gran fretta & affanno a piedi ella andò dotte 
crai! re: e fattoli riuerentia con i ginocchi in t erra 


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H1ST.DEL C JtFjtLLlET^ 
conpietofa noce le parole frequenti a diregli cornine 
ciò.Lia Serenità uoftraprudentisfimo l{e inueterà 
to in benauenturata uta meritamente fi appartiene 
bauer pietà e compadrone delle perfine afflitte,per 
che io addolorata Coteffa uengo à fipplicare allaEc 
cellentiaucflra che cèfi come fete mifericordiofo e 
pieno di tutta botà e uertu:che balliate pietà di me 
eh 9 io non ho al mondo altro bene fe non qui fio figli¬ 
uolo, il quale è di tanta poca età che in cofa alcuna 
nonnipatria aiutare , e fiadiuoftra mmedericor - 
darfi dilla gran beniuolentia, amor e, e co fiderà t io¬ 
ne del mio uertuofi marito co Iquale uoftra altera 
ha hauuto tanta amicitia nel tempo delle guerre e 
battaglie,&r educo a memoria de UaSignoria uoftra 
quelle elemofine e charitati che nql tempo della uo- 
tira eremitica uita io ui faceuo dare> che ni piaccia 
ubbidir dii miei dtfiderij e Jupplicationi, cioè che 
mi Uogliatt lafciare mio figliuolo,ilquale è orphano 
dipadre,e io no ho altro bene colquale mipofjà cefo 
lartjenon conquefto mi} rabilnato:adunque Signa 
re poi thè fete padre di mifericerdia,e di pietà , otte 
ga dalla Signoria uoftra qutfla tato altagratia,ac~ 
ciò che io,e mio figliuolo per fi mpre ne refliamo obli 
gati alla Signoria uoftra.il reconoficiuta la difirdi - 
nata uolota della Contejfa non tardò a dirli tali paro 
le.Molto defiderarei ubbidirui Signora Cotefia fi la 
uoftra dimanda fufie honoreuolt,&giufla y bauendo 
io Vhonore & tftimatione di uoftro figliuolo per 
mia propria , perche a ogniuno è noto che gli Imo* 


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TlT^^TE 11 *4 

mime hanno da esercitar arme , e*r /raw/to da fape* 
re laprattìca della guerra eilgctil nome che ha que 
fio auenturato ordine di caualeria,edebita cofa è di. 
buona confuetudine che glibuomini d'honore nella 
prima lorogiouentà debbano principiare l\jj'ercitio 
delta miyche in quella età imparano molto meglio 
degli altri co fi in battaglia di campo di duello,co¬ 
me in gutrr aggreggiare , e per quanto appartiene 
a quejìo che è bora nella meglior età del mondo per. 
uedere e conofcere igrandisfimi honori,quali confe 
gnomi Caualiertr-ifimil fattivefiercitandofìin atti 
uirtuofiyperilche lo uojio condurre in mia compa¬ 
gnie tenerlo in conto,& luogo di figliuolo,& io gli 
farò tutto quello honore che mi fcrà posfìbile per a- 
more di fuo padrc,& a contemplatone uoflra . O 
qual gloria e alla madre quando ha uno figliuolo gìo 
uem e ben diffiofloyqualfifta trouato & trouifiin 
fimil battaglie degne digloriofa famat Vero e di ne 
cesfìtà che uenga meco , & io iho fato Caualie - 
renaccio posfi imitar gli atti uirtuofi di fuo padre 
Guglielmo di Varoich » ilqualefe hora uiuejjè tut¬ 
ti i buoni Cauallierilo terrebbono per lo migliore , 

& io che tanto ho amato fi o padre in uita , lo 
debbo anchora, amare in morte , perche nel uero 
mai a huomo alcuno non portai tanto amore quan- \ 
to alConte Guglielmodi Vai oicbuoftro marito * 

& bora in luogo fuo voglio amare & boro- 
ràr fuo figliuolo * perche al preferite non gli 
pofio fare altro bene > per qiuflo ni prego uir-% 


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HIST. DEL CJ.V ALllERi 
tttoja Conteffa,&uì coniglio che uè ne torniate de* 
tro alla uofira città,che mi lajciate qui uofiro figlino 
lo. Ver mia fi, diff'e la Contcffa, Signore,il uoflro, 
configlio non i ne bello ne buono per me. Vuoimi 
dare uofira Signoria ad intendere che queflaarte 
di caualleria i bene auenturata.jL nifi giudico che b 
affai difauenturata,dolorofa,trifla,e di malferuire» 
thè miete maggior elfiericntia di uoflra Signoria» 
che hierierauate allegro,& contento, bora ui ueda 
fconfolato & di mala mgliajconjolato,ferito,&• in 
fermo,ettriflo per coffa di quelli chefonofiati mor 
ti, &queflo i quello che mi fa dubitare di mio figli 
nolo, che fe io fufii certa che'l non moriffè nelle bat¬ 
taglie^ non fuffe ferito,firei contenta che uenif- 
fe con uofira Signoria. Ma chi bquello chem’afiicu 
ri de dubbi) delle battaglie che l'anima mia trema 
di eflremo dolarejpercbe l'animo fuo b alto & gene 
rofo, & vorrà imitaregli uirtuofi atti di fio padre. 
Signore,io fi (he gli pericoli delle guerre fono mofi 
tograndi,& però Canima mianonpuabauer ripo- 
fi,miglior configlio faria per me che uoflra Eccellen 
tia mi lajciaffe mio figliuolo , & uoi altri face fli le 
hattaglie.il Re con grande affabilità difje. Tutte lo 
effe {tanno ben in bocca di donna. Signora Contejjà 
non voglio in vano )fendete mflre parole, andate co 
la pace del mitro Signore, & ritornate dentro ne fi 
la città, che cofa alcuna da menonimpctrarete. I 
parenti detta Contejjà & del figliuola la pregarono 
thtfenetornaffè,^- lajciafjtlifiofigliuolo,poi chel 

R? 


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TlViJiTiTZ IL tìjt^CO *5 
J(e ne pigliava il carico. Quando ella uidde che piti 
fare nonfipotea,cofi piangendo di/Je.Cofafuor (Fo¬ 
gni ragione fedir fi puotela graniti de miei dolori 
auamy tutti li altri:0 dolorofe lagrime,cbe rappre 
fentate la diftrutmne & la mi feria mia, traforia¬ 
te gli appasf:orniti auditori alla prefentia della mia 
perdita grande, laqualnon conferite tffer uditafe no 
con anfietati,Joffiri,& fingulti,quefti fono dolori di 
madre qual non hafe non un figliuolo, & quello per 
finr^agU Stolto & offerto alla crudele & dolorofa 
morte,conproteflodi omicida & amore.O madre 
fimi a quella che ha partorito il figliuolo per effere 
morto nella crudel battaglia. Ma che migioua do¬ 
lermi fopra cafo irremed 'ubile, poi che'l non 
ha potuto hauerpietà dimette di mio figliuolo i il 
Sgmoffoda compasfione per le addolorate parole 
& lamentationi della Conteffa mandò dalli occhi 
funi urne lagrime,& tìrosfi alquanto daparte »& 
diffe a fuoi parenti che la conduceffero nella città » 
due Canalini parenti della Conteffa la leuorono di 
terra in braccio,et laportorno in fino alla porta del 
lacittà confortandola nelmiglior modo chepotea- 
no.Benuipenfateuoi altri,diffe la Conteffa» di con 
firrtar il miograndisfimo dolore,che quanto piu pa 
role mi dicete di confolatione:tanto piu mi tormen¬ 
tate , & maggior pena fente la mia tribolata ani¬ 
ma.lo folo per queflofigliuol ero chiamata madre» 
fe quefio mi muore nella guerra, che/èra di me tri 
fia&fuemurata, laquale hauerò perduto marito € 

i> 


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* HTSTì DEL CUVALlElt 
figliuolo > & quanto ben hauea inqueflo miferabitc 
mondo. 7qonCaria meglio ch’io fusji morta,innanzi 
cheuederc dinanzi a gl'occhi miei tanto dolore?& • 
fujjero uiffuti mio marito ù mio figliolo, che mina. 
glionoibeni, & le ricchezze, poi cb io fon priuata 
dog ni gaudio,piaccre,&confolatione,e tutti ifatti 
miei non fono fenonabondarein dolorofe lagrime» 
&uiuere in continue lamentationi. almeno mi fa 
ceffi 1 ddw gratin che io potè fi peruenire alla uer— 
de, & diletteuole ripa del fiume Letheo , acciocbe 
fmenticando gli preteriti & futuri mali, confi- 
guisfi eterna, & ripofata ulta . Finito che Ireb¬ 

be la Conteffa queFìe parole, il figliuolo fece prin¬ 
cipio a tal parlare . - Signora » io ui fupplico 
che uiuiate in piacere > & non piangete ne uo - 
gliate affaticare la uoFlra uirtuojà perjona per 
me, & io ui bacio le mani del molto eflremo amo. 
re > che uerjo me la Signoria uoHra, ho cono - 
f iuto. Ma douete penfare che io fono già di e- 
tà che hormai debbo ufeir delle braccia di mia. 
madre , & fono per portare le armi & entra¬ 
re in battaglia per moHrare de chi fono figlino- . 
lq , & chi è Flato mio padre , però, fi piacerà 
alla diuina Maefià , miliberaràdiogni male, 
mi lafcierà fare tali atti > che gli piaceranno » 

& l’anima- di mio padre farà conJolata,ouunque è , 
éruoi ue ne allegrarete.Come la Conte fagli udì di 
re tali parole > uoltosfi uerfói parenti fuoi che la con 
àuccuanOi& dtfìe a loroMra lafciateui morireper 


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Tt^A^TE tt nrAfiCOl 
figliuolo alcuno.lo mi crcdeuo che mio figliuolo fi# 
fe conforme al uolcr mio partendo fi da uoi altri, 

Jè afconderia nelli cantoni per fuggir i pericoli dell# 
battaglie perefere di poca età. Mora ueggo che hi 
fa tutto il contrario, ben è uerita lo ejèmpio & prò. 
uerbio uolgare qual dice,che per natura caccia il c* 
ne. Come furono alla porta della città i Cavalieri d* 
mandomo licetiaper ritrouarfi *lcampo,e il figlia# 
lo inginocchiato fi baciò ipiedi&le mata & la boa 
ca alla madre, &fupplicolla,che li uoltfie darla fiat 
benedittione.Et la Contefia lo fegnò,&glidife.fil 
gliuol mio,ilnoHrofignor Dio ti uogli tenere nelltt 
fuaprotemone & custodia, & guardati da tutti i 
mali,& bachilo molteuolte nel partire dicendo,ta 
totriHo commiato è quello per me, che altra cofit 
non mi mancava per augumentare la mia miferia. 
Come il figliuolo fu partito, laContefafe ne entri 
nella citta facendo moltogrande lamentatone 
molte honorate donne laccompagnauano confortati 
dola nel miglior modo ihe lorpoteano.làdue Cava 
lierife ne ritornarono al campo col figliuolo deliaco 
teffa,& feceno relatione al re di tutto quelloche la 
Contefa,& il figliuolo haueuano detto, il re molto 
fi rallegrò della buona difpofit 'ione del figliuolo, drv 
quella notte il re fece molto ben guardar il campo» 
& non confentìyche alcuno fi dijàrmafe » la mattina 
come il Sole fu ufiitofe fare diligente inquifithnet 
intorno al campo fe gente alcuna gli mancava. Toi 
fece fonare le trombette,&fece movere il capouer. 

D % 


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. HIST. DEL CJ.VjtLLl lX 
Joi Mori qua fi tne^alega apprejfo oue Siauano, 
attendatoftfopra ungranpiano che ini era , & ordì 
nati tutti ipadiglioni fece rinfrefcare tutta la gen¬ 
te tpvr ch'era pajjato mexjp dì. 1 MoriJapendo che 
iChifliam erano ufittifuori della città flettono con 
grande admirottone nonfapendo la caufa,perche po. 
§0 innanzi non haueano ardire di ujcirepur unpaf 
Jò fuori della città , & bora gliuenianoa trouare « 
DiJJono alcuni Capitani che queHo haueua fatto la 
grandisfinta crudeltà del loro He Cale abencale.il, 
quale fopra la fede banca crudelisfimamentc fatto, 
morire li ambafciatori ChriHiani, & hauendopro- 
uiflo di haueregente di Spagna, & di Francia, & 
per queHo ne uengono a trouare , & potemo efler 
certi che quanti ne faglieranno di noi taglieranno a- 
pe^gi minuti . Tarlò uno di quelli ambajciatori, i 
quali haueuano portato la lettera della concordia 
della battagliai diffefli Chrifliani cifeceno gran, 
de honoretquando fusftmo dentro della città uedej- 
fitno infinita gente per le torri,per le piazze, fette, 
Sire,& tetti, in modo che era una grande marame 
glia a uedere tanta moltitudine di gite armata, per, 
Macomettoào imaginauo che doueano ejferepiu di. 
ducento mila combattenti, & queflo noflro maina 
gio He ha fatto amazzz re ^ ^ oro umbafciatorifen 
Z» che lo meritajjero. fedite da tutti i Capitani Mó, 
ri leprefenti parole dello atnbafciatore,prefono ith 
formatone da quelli che erano entrati con li am¬ 
bajciatori dentro nella città, & uiHalaupritàam 


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Tl^UXTE IL BlutT^CO. »y 
itòazgprm il loro He Cale abeti cale, & fecettotmo 
nitro He, non lafciomoperò di armarfi>come che fc 
'bauefjòno ad andare alla battaglia, & uennono a ut 
4la di liiChriHiam. Era già quafi il Sol baffo, peri 
deliberarono di montare alto foprauno monte che 
vicino haueano.ll He EremitauedutoqueHo dijfet 
per mia fede dmoftranohauer paura di noialtri » 
•& per quello fono afctft tanto alto. Hora dicete Si- 
* gnori,& fratettimiei,uoltte che noi uinciamoque* 

-fh crudeli Mori perforga d’arme, & per delìreg^ 
•za di guerra? con l'aiuto del noftro Signor Dio, & 
della fua Sacratisfìma madreio ui faròuincitori » 
Se già là mifiricordia del nofìro Signor Dio ,& la 
uertù uoftra non ci aiuta,dijfono tutti. Signore, dif¬ 
fidi eofafarà che noi fumo uincitori,peroche come 
hanno uifto il loro He morto, hanno congregato tut 
tala gente che hanno potuto,et fono in numero pi» 
che noi altri, & però tutti credemo che la peggior 
partefarà la nofira.O Signori diffe il Hp* Io ài do¬ 
mando di grafia che non fiate /moniti, non hauete 
voi uifto mai che nelle battaglieli pochi vincono li 
molti, & li deboli vincono li forti?attendete ben a 
quello ch'io ui dirò, inguena uale molto piu l'atti » 
tudine che la fortezza, & benché noi fiamopochi » 
& loro molti,quifarà il gran nome et fama ,laqual 
noi riportaremoper tutto il mondo : & tutti quelli 
venir anno dopo noi ne allegar anno per effempio dì 
perpetua gloria.Et io qualfaccio uha eremitica af- 
jfàluo dipena & di colpa tutti quelli che in quella 

Dì 


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. HJST. DEL e JLIEU, 
guerra meco morranno» & ciafcuno iene sforgarfi 
in fintili atti »&non temere i pericoli della morte» 
perche è molto meglio morire come Chriftiam» che 
venire in potere detti infidett.Adunque eia fimo fi 
sforzi di far bene,& diamo la battaglìa»perchefa¬ 
remo ad ogni modo uincitori in qualunche forte ua - 
i li la cojdy perche niunoprincipe del mondo ci potrà 
accufared’infidelità, ne di poco animo > & che non 
habbiamo fatto tutto il pofiibile per defenderfi da 
quegli infideli rimici nofiri» quali ci vogliono pri¬ 
vare della propria nofira terra » & delle mogliere» 
guatare le figliuole» & condannare i figliuoli a 
perpetua cattiuità. Finito il He Eremita quefle ani 
mojc parole y quello che già folca ejjere I\e con ani¬ 
mo uirile fece principio a tal parlare. La tua I\eal 
Signoria affabilisfimopadre mi asficura » che i tuoi 
vertuofi atti fono tali che chiaramente dimoHrano 
chi tufei. T\on refia fe non che tu alzi bt tuapon- 
deroja mano con la tagliente fpada,poi che fei la no- 
f ira freranga»et refugio, e con la tua uittoriofa ma 
no andiamo controgli infideliiet conmanda a noi al 
tri che facciamo atti che fiano di gloriofa ricorda- 
tione» perche ftamo tutti apparecchiati ad ubbi¬ 
dirti» et a ofjeruare i tuoi commandamenti .Et non 
hifognano piu parlamenti» ne configli » fe non che 
con crudeli arme» et uendicatrici di tanta inhumar 
nità feriamo netti crudelisfimi Mori con grande no. 
ftra allegrezza,per che a uno buon Cavaliere» piu 
vale la laudabil mertfyhe la mala l et penojàuita » 


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T1\JÌWTE 1 18 

•piacqueno moltoàttol{e tremule anmofeparo 
le dell’akro He che già falena efìtre, & cojt dijje, 
€6 inettimableallegn^rniraUegro Signor mo 
naturale uedendoui con fi forte armo iiualorojo 

(maltiere, perciò noit voglio piu ragionare Je non 
che dapoi che mudato il potere dal nottro Signor 
DÌo>& appn fo dalla Eccellerla uottra,faccia cojt 
ciafcum comefaròio, perche con l’aiuto dmino tu 
darò vittoria, de Ut nottrì nemici. Et prefcinunama 
no uno rettoceli’altra una pappai & mjjefi in¬ 
nanzi atutti,& come gli altri gran Signori uid- 
donofare quetto al i\e, cofi fece ciafcuno. Et già » 
innuofo Heivnangi che ufafe della citta haueapro 
vitto di tutto quello era nectJJario per la guerra » 
& intorno al fuo palancato fece uno Beccato alto 
una lancia «giungo fino a una grande rutterà dac 
qua, & lafciorno in ntezgtp una gran porta,per la - 
quale poteano ben pajfare cento cinquantahuomini 
pernotta, Cauoronodall’altra parte, &fecenomo 
altro fìecca'O grande, ilquale teneua infitto alcapo 
duna gran montagna, diffe il Hg > p ot c ^ e H lut: •. 
fatto di quìa dì non fono Je no due hore:ylndate uqt 
con gran fretta Duca di GloceftrCiet noi Conte della 
Salisbera alla ConteJJa,e ditele che per amor mio e 
di uoi altri mi uóglia mandare due gran botte,lequu 
li ha di Guglielmo di Faroich nella camera delle 
ormiJequali fono piene dilauoro de tribdh&Jono 
tutti di cupro : loro andorono prettamente & cm 
freghi e (ommmàmtnti che glifeceno da par- 


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H1ST. DEL Cjtr JtLlEI^ 
te dell\e>gli bebbero dalla Conteffa > ben chefieffe 
malcontenta del He: perche non le bauea voluto la, 
fciare ilJuo figliuolo:ma corufcendo la gran necesft- 
tà che la confirìngea ,fu contenta di dargliele, pur. 
non potè Bar che non diceffe.Dio eheuol dir che qua 
fio He di Matura fa tanto della mìa caf < :che non ho, 
cofa alcuna de armi e di guerra ch’eglino fappiatlo 
nonfo,fe luì fa indouinartfi fe è negromante .1 baro 
ni feceno caricare le botte delti tùbuli > & co carri 
le conduffero al campo . Quando furono dinanzi al 
Hegli dijfeno tutto quello che la ConteJJa haueadet 
io.ll uirtuofo t{e cominciò a ridere,& con lietafae 
'eia glifece moltaftfta. Uppreffo,feceportare gli 
tùbuli nella porta, & lafciorongìi per terra a fine 
che quando gli Mori paffafferofe glificcaffeno ne pie 
'di:& cofi fu fatto. Et piu fece fare molte cauefoni 
doje come po^zi, accioche come ufeiffero gli Mori 
di uno male eutrofie ro nell'altro > & tutta la notte 
t Cbrifiloni non fecciono altro. quando comminciò 
ad apparire l’alba i Mori fectono granfeftafonanr 
do tamburi,trombette,econ moltiplicate uocigrv* 
dauono battaglia. Et con quella allegrezza difeefe- 
ro il monte contrauenendo alla Cbriflianagente. il 
He Eremita commandò che tutta la fua gente fltjfe 
in terra gittatafacendo dimoBrattorie che dormif- 
feno. Quando furono uicini ad un trardi bobarda , 
tutti fi leuomo moBrado efler mal deBri nella guer 
ra,& comminciorno ad ordinare la battaglia > qua 
dot Mori furna dtyro allaportajl He dijje, Sìgno • 


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TI^ATiTE IL BIOTICO. tjf 
ri di grafia non uifmarrite , nottate le Jpalle ma 4 
Jìrando di fuggire,i Mori che uiddonofuggir i Cbrìr 
fianì co gran fretta gliperfeguitauano il piu che pi 
team,quando furono dentro della porta detta, che 
per altra paffar non poteuano,fi Accanano queitribn 
li di capro ne piedi.Comeil uertuofo i\e Eremita mi 
de gli Mori dentro alla porta fece alquanto ritenere 
ha gentefitacofi come quello che nella guerra & 
ned'armi era deflro& effetto uidde reBarc i 

Mori per le ferite de tribuliy&altri cadere nellipo ^ 
%i coperfidifrafcbct& di terra. Ullhoracon alta 
uoceilBecomminciò a gridare.0 caualieri degni i’ 
honore lafciate la uiBa della città & uolgete la fac¬ 
cia alti nemici della fede Chrifiiana & noBri, feria¬ 
mo congrande animo, che lagiomata è noBra, dia¬ 
mo a loro crudel battaglia ,& non perdoniamo ad al 
cuno.ll Kg fu il primo a ferirexappreffo tutti gli al¬ 
tri J Morì che uiddero tanto audacemente ferire i 
Chriftiani,& nonfipotcauomouercla maggior par 
te diloro per le gran ferite che ne piedi haueano,fu 
toho forcati a morire » & fu fatto grandisfima de- 
flruttione di loro,quclli che ueniano di dritto uedu- 
ta tanta Brage de Mori fenzgfar refiflentia alcuna 
fi fuggirono uerfo il c«Bcllo,onde fi eranopartiti,et 
Ufi feceroforti.il itegli diede la caccia ama%gan 
do & decollando quanti ne poteagiungere. Ma al¬ 
quanto faticato per le ferite che hauea, fermosfi un 
poco & prefono uno Moro molto grande,& di fini- 
furata figura,battendofatto Caualiere.il figlino» 


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HIST. DEL CAVULL1EK 
lo della ContefiàyUolJe che lui amaxjofjc quel Mo¬ 
ro : & cofì con grande ammogli diede tante ferite 
con la (padache l hebbe morto. Come il f\e uiddc 
morto il Moro prefe il picciolo fanciullo per i ca¬ 
pelli i&gittollo addojfo a quel Moro* & forte h 
fregò in tal modo che gli occhi &il uolto haueatut 
topieno dijarguc , & fecelo cacciare le mani den¬ 
tro alle ferite ì(t co fi lo rincorò incarnandolo nelfan 
gue di quel Moro . Mpprefìo diuerme uno uirtuofó 
.i Cavallie e, & tanto della fuaperfonaualjè nelfuo 
tempo che innanzi gran parte del mondo nonfitro 
uò Caualliere che tanto ualeffe. Come il buon Pg vài 
de la battaglia uinta,andò figuitando i Mori ama ^ 
X/mdo quinti aggiungeuano, questa fu la maggior 
[confitta e mortalità di gente che mai fufle fatta in 
quefìo tempo,che infpatiodi diece dì morirno nouc 
cento mila Mori . llP^eper le ferite che haucua non 
poteiia molto andare, condufionoiui urto cauallo ac 
ciò chel caualcafk , ueramente non farò di fi? il ì\e 9 
tutti gli altriuanno a piedi >s’io anlasfia cauallo 
non feria co fa giufta . ^Andarono a picciolpafio fin 
turno che furono al cafldlo,nelqualei Mori fi era¬ 
nofaytiforti y &iuipofcroil campo, & quella noi 
te fi ripojbrono co ine filmabile allcgrei^a.jLl mai 
tino nell’alba chiara il }\e fece fonare le trombette^ 
&armosfì tutto il campo, lll\efi mifelafopra* 
nettatale ,&pofefi innanzi a tutti, et diedero 
gran battaglia al caflello , oue furono ben forniti 
di balestre et lande et altre arme Squali rnmam. 


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rn^jfUTE IL BljiTiCO. 24 
tratte da alto dal Camello.Et tanto fi sformò H %e 
cheJolo pafsò tutti gli altri in modo che non era alcu 
■no che lo potefie aiutare.Et il figliuolo picciolo deb 
la Conteffa dijje con gran grido. Corriamo caualie- 
'ri (Thonore ad aiutare il nofiro Signórefilqua 

le Ipofio in gran pericolo te prefa una targhettapie 
aiolà laquale portaua uno raga^jo » & mifefì den¬ 
tro b peccato per andare dotte era'il re , gli altri i 
■quali uiddono U picciolfanduUo che pajfaua,tuttife 
‘mifero in frotta à pafiare à quella partirne.furono 
moki caualieri morti & feriti. Ma il fanciullo con 
l'aiuto del nofiro Signor Db non hebbe male alcu¬ 
no . Quando tutti furono pajfati mi fino foco alla 
porta del caHello>& de lìpajjòrononel primo riuel 
lino, il fanciullo cominciò àgridaretanto alto co- 
mepotè,& difie. 0 dome Inglefe , ujiite di fuori 
stornate nella uoflraprima libertà>che uemto è 
il dì della uoSlra redentiont . Trecento e none 
donne erano dentro dal caftello, come [attimo quel- 
■lauQceStuttc carfano alla primaporta, perche all'al 
■tra era gran foco i & tutte le donnearono riceuute 
dalli Cbrifiiani, fra le quali erano molte honorate do 
•ne . Cornei Mori uiddono il gran foco > et che 
tutto il camello fi abbrucciaua , fi uoljono dar 
prigioni , ne mai il ualorofo re uolfe accon- 
fentire , Je non che mori/fono a ferro e fiam¬ 
ma . quelli che ufiiuano fuor del camello pre¬ 
stamente erano morti » ocon lande gli faceua- 
*0 tornar dentro , Cefi quel dì furono mor* 


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HIST . DEL CUVjlLLlElf, 
ti & abbracciati ucntidua mila MoruTartisfì lo 
Eremita del camello,con tutta la gente, & andato* 
m per tutto ilt\fgno,in quelle parti,Uguali baueua 
mprefe i Mori,ne trouorono Moro alcuno, al qua* 
le uotcsfmo perdonare.^indorano inftno al porto it 
jtntona oue trouorono tutte le fufìe &nandù, [opra 
quali erano uenuti,&gettorono inmare tutti i io 
ri,che quiui trouorono,& quelli abbrucciorono. 
preffo il Re ordinò&fete leggigeneralighe q tua m 
che Morosi quale fufje o intrafie neWlfola d in p bit 
terra per qual affare fi uolefie,mor\fiefen%a mercé 
dcuna.Corne il ({egnoftt recuperato , fu adimpiuto 
& finito il uoto del me, & con tutta lafita genteft 
ne tornò dentro la città di yaroicb. La Conttjfq 
come intefecbe’l peuemua gli andò incontro a rice 
uerlo con tutte le dome & donzelle della città,per 
cheglibuomini non uieranorefhti fenon quelli li 
quali erano ammalati & feriti. Quando la Conttffn 
fupreffo la Maefià del me, dette delle ginocchia in 
tcrra,& tutte le altre donne gridando ad alta uoce: 
ben fu uenuto la Signoria del tip uincitore : & egli 
con lieta faccia le abbracciò tutte <Tuna in una, & 
prefelaContefiaperla mano,& andoronocofi par 
landò fino che furono dentro dellacittà, & la Con* 
tefiareniutoliinfimtegrafie del molto honore che 
baueafatto alluo figliuolo,ringratiò anchora tutti 
gli altri Signori. 


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TI Hjt'HTE II ESANCO. jt 

COME 1L HJE EREMITA SI VA* 
Usò alla Signora di Faroich , fua moglie » tt la 
grande allegrezza che ella tu bebbe. 

Cap. XI. 

H Auendofi ripofato per alcuni dì ilualorofo re 
Eremita,poi che baueaimpofio fine allaguer 
ra,&pofio tutto il fuo Sdegno in tranquilla pace &■ 
fecuro Slato,un disiando nellafua camera deliberò 
pmnifcflarfidtla Contejfa/ua moglie , & a tutti gli 
óltriqjerclte piu prefio poteffe reflituir la Signoria 
adprimo f{e, & ritornar fi a far la Jolita penitenti. 
Et un dì chiamò uno fuo cameriere, e dielli la metà 
dello anello qual haueapartito con la Contefia,quan 
do da lei prefe commiato, udendo andar alla cafa 
fanta di Gierujalem,& difiegli. Amico , ua alla Con 
teffa,&daUi queflo anello e digli quefie paroU.il ca 
menerò andò prestamente alla Contejfa , Eringio- 
ttoccfùatofi dinanzi allei te diffe.Signora, queftoag¬ 
nello tu manda quello che ui ha amato & ama con 
infinito amore. La contefia prefe lo anello, & alte 
rosfi tutta quando lo uidde,&pofia in forti penfic- 
rientrojfene con gran preSlegga nella camera fua» 
& innanzi che apriffe la coffa figittò inginocckiont 
dinanzi ad un oratorio qual hauea nella corner a fua 
cue oraua alla madre di Dio Signora noftra, et ini 
fece principio a tal or ottone. 0 burnii madre di Dio 
Signora mifèricordicfàjalprincipio innanzi afecali 


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’ H1ST. t>ÉL CUVJtUt \ 
mente diurna,uoi folafufli degna di portar nel urflro 
rirginal ventre notte me fi lo He di gloria: fatine fi' 
gnora compiuta gratta noi che fetipiena di tutte le 
gratie,&per quella confoht iene,che l’anima uoflret 
facratitfima bèbbeper la Jalutatione dell’angelo 
Gabriello uogliatemi confolare il corpo &l anima t 
& piacciaui Signora gloriofafar che'l uofh-o pretto 
Jofigliuolo mifacci grafia che quello anello fila dii 
miouertuofo marito,per che ioni prometto di feriti' 
re uno anno compito nella uofìra cafa denota nel pog 
gio di Francia,& donarle cento marche d’argento * 
Leuatafi dalla or atiene aprì una cafia otte ella tetti* 
l'altra parte dello anello & congiunto infieme rid¬ 
de che tutte le arme fi moftrauano nello anello,&di 
tutto era uno:Conobbe allhora, che quello tra dei 
Contefito marito,& dtfìecon molta tribulatione,di 
temigantil’huomo oue è il mio Signore, il Conte di 
Faroich?Lo camerierointefe che dicefj'eper iljito 
figlmlo.Ditemiper uoHra bontà farebbe mai egli ' 
Slato prefo dalli Mori?& che è fiato di lui, che non 
fi e trovato nella gran battaglia col fé & li altri ca 
ualierino credo neramente che fe fufie fiato in fua li¬ 
bertà non haueria fallito, o mijera mefatemi certa 
oue egli è,perche correndo uoglio andare oue fi tro 
ua,&uolfe ufeire della camera, & andava tanto tur 
lata& fuor delfuo naturale fentimento,che non tro 
uauala porta di ufcire,& queflo caufaua la inefti- 
mabìle allegrezza che hauea della uenuta del fu» 
marito . Et tantafu la perturbatane che per db- 


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n 


Tl\jt7yTE lLBljt%CO. 
i [entimemi & cadde in terra tramortita . Quan¬ 
do le fue don felle la mddonoflar in tal punto con 
gran grido cominciarono a pianger e,& lamentar fi* 
quando il cameriero uiide la Conteffa in queflo tffe 
re molto jpauentato fi tornò dal t{e con la faccia al 
teratisfima.il Itegli diffe:amicouedcndoti tale che 
mone mi porti di là oueti mandagli cameriero c*n 
U ginocchia in terra difie.Signore,per una gran cit 
tà non uorrei che uofira Signoria mi hauefie manda 
to alleilo non fofe Cartello tiene infe qualche mala 
uertàyt ì jt è fatto per negromantia,<*r che uofira Si 
gnoriaChabbihauuto dalli Mori: perche in omini n 
te che la Conteffa fe lopofe in dito è caduta morta in 
terra,quefio mi par cofa di grande ammiratane p r 
la mala proprietà qual ha quello in fe. 0 lauta M «• 
ria dijjèil R^e, farà utrità che la uertuofa Contefia 
fia morta per caufa mia? Etfubito fi Ituò della fe- 
dia,& andò alla fua camera & trouoUa piu morta 
cheuiua,& con tutti gli medici chefeaffaticauàno 
per lafalutefua . il {{e marauigliatofidi tal 
cafo pregò gli mediciche in tutti i modi del mondo 
ledesfinofoccorJo& nonfilafciaffecofa alcuna,ac- 
ciocbe la Conte fia la prcflafanità recuperafie : Et 
il Re mai non fi uolfe partire infino àtantoché 
lei fu ritornata nel fuo e fiere . Qjiandó la 
Conteffa hebbe recuperata la naturale cognizioni % 
<*r uidde il marito , rileuosfi correndo ,& in- 
ginocchiata/} dinanzi a lui per uolerg’i bafeiar 
gli piedi et le mani:Ma il benigno Signor non le noi* 


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ttJST.DEL C\AVjtLLìE\ 

fe acconjentire,fic non che la prefie perii braccio, & 
Ututala di terra C abbracciò^ molte uolte la baciò. 

Et in quel punto fi dette a conofcerea tutti t Si- 
fuori del regno & a tutto il popolo. La fama fi jpar 
J'eper tutto il caftello & per tutta la città come il 
He Eremita è il Conte Guglielmo di Varoich, & 
tutti i Signori grandi & piccioli » donne e donzelle 
della città uennono alla Contejja per fefteggtare il 
He & la nouella Bigina. Quando il figliuolo Jeppe 
che’l %eera/itopadrepreflamente andò alla came- 
ra,& inginocchiatofi alli fimi piedi bac toglili. Tutti 
quelli Baroni bafciarono la mano al He & alla Hggi 
na^et tutti di compagnia andorono alla Chiefa mag 
giore,& lìfeceno emione, & ringraziarono la di - 
tana bontà,cheper mano di uno cèfi ualcnte Canai* 
lierc la ljola £ Inghilterra era fiata liberata dalli 
infideli,poi fi tornarono al caftello con molte trom¬ 
bette^ tamburi, con gran trionfo & allegrerà : 
mandofumo nella granfiala del caftello y la Contefi.. 
fa fupplicò il He firn marito & tutti quelli che con 
lui eranotche uolefifiero cenare con lei quellajera,& 
ogni dì mangiasfino tanto quanto lì reflarianotll re 
fjr tutti gli altri lo concefjero,efurono contenti. La . 

Contefiia fi partì dal re et tolfie tutte le donne et le dò 
ygUe di cafiafina, et preflamente fifpogliorn o t etfuc 
cinte pararono una granfiala di belli sfimi drappi di 
raigi tutti contefti d’oro,difieta,ct di fili d'argento 
dtgrandisfimo pregio , le altre donne parte alla ere 
dcn%a# parte alla cucina , in modo che quefta uir r 


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TlXJtyrE ILBIAÌfCO. 33 
tuffa Signora in breue fpatiofecenobiUsfìmamehto 
ordinare lacenaxpunio ogni cofkfupreparmam* 
dòprefto a dire al He che da ciafcunahòra ebe gli 
fufje piacere con tuffigli altri tténifìe smangiare,il 
He con tutti igran Signori entrò mila granfiala ut - 
dendola cofi ben in ordine con tutte le umtmdepre - * 
parate & il tinello] parato de ricchi uafi d’oro &\ 

£ argento iiffefe Dio miguardi la perfanarben pa¬ 
re Òhe la Conte/fa babbitt mefiòle mani inognìcqfa, 
eff óndo la piu diligente dorma del monda. Il Re com 
mandò che innanzi a tutti fèdeffe quello che prima 
folea effere Eg.^ippref[ofece la Conteffafua moglie: 
dipoi fedè I\e Eremita jn ultima, gli altri Duchi fe 
tondo che l ordine uetnanoìm altre tauole furono col 
locatiM*rebefi>Cùnti,7òpbili,& Cqualicri: & tue 
tifarono ben fermi di diuerfe uiuande fecondoche 
Pieritauano tali Signori >& quanto sfattene nella 
fitta mangiorno continuamente a fuajpeja, tir ogni 
dìfi faceuano grandisfimfesle.TaJfati che furono 
natte dì,uennonò quattrocento carri carichi d'oro et 
£ argento: di girne <$■ altre cqfe di grande ade¬ 

quali haueaho tolte a il dori. Commandò il Re obe. 
quello oro,& argenta, & gioiefaffino meffe in ar¬ 
bitrio & potere di quattro Signori, & furono rac- 
tramandate al Comedi Salesberi,;al Conte di Sta 
forttfl Duca di Gloceflte , & al Ducati Betaforte, 
fatto quello, il {{e commandò per il dì feguente 
configlio generale. Come tutti furono congregati, 
ti He Eremita ufcìdella camera & nelcofigliamol 

E 



?:• HYST. DE'L CJtV iALL'IE 
tobeWinordinecon uefiedi braccato Brasfinandtt. 
per tètra, col mantello dicbermifiMfoderatodiar 
meUtn'hcon la corona in tefia, & lofcetpro Reale in 
mauopofìoft a federe nel cordiglio inprefèntia di cut 
tt dijfeparole di tdfententìai 

COME IL RE EREMITA SI STO- 
gliÒdelniantOì e della eterna regale,& nem- 

* ueflì,Scoronò il uero Re A'Inghilterra,& tor- 

* noflialflto Eren/itório. * Cap. XII. 1 

* V ' ■ ' \ . • ? 

L jl fecuragloria che hauetrio dì efier Batiale.. 

toriofi ci dee molto allegrare, & per quello 
douiartio retribuire grafie infinite a Dio. Voi thè 
tutte legratie difeendeno dalla fua immenja bontà 
i&mifirkordia, che con l’aiutoluo babbiamo uìnto 
tutte te battaglie, & morti tuttigli inimici nofirii 
éSr déllafede Chrifliana:& con lefpade nude ftamò 
flati uìncitori,& babbiamo Mendicato inefandifii* 
mi danni, quali ci hanno fatti: & è uemta la loro 
robbain noBro potere , per iiebe io uoglio & com¬ 
mando che quella fta tutta compartita infra uoiaU 
tri:& tutti quelli che fono fiati feriti i n recuperatio 
ned'eCafleUi,Ville,& Città,babbino due parti,& 
tutti quelli cheferanno fiorptdtt di alcuno delle fito 
niebrache no pofatto port ararmi babbino tre pam 
'ti : & quelli ch'è tion banno battuto vide alcuno un* 
parte,&l’hpnore,ilqualòualpiu. Et noi Re & Si- 
grior mio ben deuó efiere contenta Toltela uaBra 


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71 RUT^TE TL trU^CO 34 
dellagratia lacuale ui ha fatto lo Onnipotente Dia 
battendo con Vaiuto de uofiri uafòlli recuperata tut i 
ta Pi fola & J nghilterra, irrendutala nel fuo primo 
fiato.per ilche io bora in prefintia di tutti quefli ma 
granimi Signori Ui rrfiituifco tuli il Regno et la Si-, 
gnor indi quello,ta corona, lofcettro.etilmaio Rea 
le:et prego la uofira Reai Maeftàli uogli accettare 
da uno fioJeraitor e etuafiallo.Et [ubilo fi dìfpoglìàt 
et tornójii l'habitofuo eremitano. il Re & tutti gli 
barèòirepktormquefla unagran virtù &gentile^ 
%a ,&dettafuagrandisftma cortefia glirendemo 
infinitegratk.il Refìueftì ilmantoRc ale,pofi irto 
ila ta corona,& Ipfcettro in mano: & pregò mollò 

10 Eremita che volt fé farli-gratta,di re flore nella 
Jua corte,che gli erariali principato diGales,etché 
nel Regna,e nella corte tanto pàtria comandare qui 
to lafua propria perfino, 01 tutti quelli del cofiglia 
tnolto di qkefle topregorno,(glififiusòdicPdo,chti 
non làfcieria il/èruir di Dio per le vanità diqueflà 
mondò. Ottifrpuò confidar are quanta ernia ucrtìo 
'&fingularitidìquel CatiaUiere éhepoteuarettan 
• Re,&{he figliuolo dopo b<i, &mai non louolfi fa 

re, benché motto fafiepregatila fua moglie epa* 
rem. Come ilReuidde che lui non uóleua rettore 
toèttd Jka cèrte deliberò di fare alcuna gratta al fin 
gltobl fici per amore t et per rifpètto di premiar6, 

11 pódre . Et dettegli la maggior parte del Regno. 
di Córrtóuaglià, & che potèfie coronar fi di coro * 
lindi iAcerro, 0 non di altra cofi,et fi hauefie 4 

£ * 


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HI ST. DEL C-Jir4.UtE\ 
coronare il dì deg litre 1\egi £ Oriente^ U<fi dd 
la Tentecofie : & tutti quelli che fuccedefiero da lui 
ferbaratm quello ordine, tir hoggidìfi coronano di 
corona di piceno. Come il Conte Eremita feppe la 
gratta che hauea fatta il Re al fuo figliuolo andngli 
dauanti& inginocchiato a fuoi piedi gli baciò la 
manojbencheil Re non nelauolea porgtre,& mol¬ 
to lo rirtgratiò del dono ebe hauea fatto a fuo figlio 
lo:& cofiprefe commiato dal Re& da tutt i quelli 
della corte diquali lafciò molto addaloratip&lafud 
partita : perche tutti lo amauano con piu amore che 
l'altro Re>& a tutto il popolo affai difiiacqm, shè 
hauefie renuntiata la Signoria. Quando /’ Eremiti 
fu partito dal Re> fe fiondò fuor della città ad una 
Jiut mila qual èra ma lega dijcofla dalla città ; & 
qui flette alcuni dì. il Rgcon tutto il conftglio ordi¬ 
nò che gli fusfmo mandati trenta carri carichideUe 
tneglior gioie cbe'haues/ino tolte de Mori. Come lo. 
Eremita uidde gli carri difiea coloro che gli con- 
iuceuanoi Riportateli al mio Signor-Rp : & diteli 
ch’io non uogliofe non l’honore » & 1'utile.fia fuo,et 
di ttatigli altri. Cofipreflàmentefi ritornò alla cit. 
tà. Quando il Re& gli altri Signori Jeppeno che 
non banca uoluto prendere alcuna cpfa, tutti difie¬ 
no,collui è il piu magnammo cauadiere che già mai 
fitfiefiato neimondo,&chedi quello conquido non 
fe ne hauea riportato alno fe non l’honore 3 pericoli, 
et ferite. Cometa uirtuofa Contefiaiméfe che firn 
^marito fi trapanilo dulia corte difiareccbiò il co- 


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j TIXUXTE IL Bianco: ì% 

f Fletto^ non difìe al Rg&t a niuno alcuna cofa. Ma 

contefue.donne &donzelle andò oue cra ilfuo mo¬ 
rite. Vochi dì pafiorone che! He &gli altri Sigi» 

■ -rinon andasfino a parlare con lo Eremita per batte 
, re dalai lai configlio dello sìotó del HgZ M , & di 

molte altre cofe . Vndìefiendo a parlamento U He 
i con lo Eremita fece entrare la Contefia in camera, 

ìp & il He le difie:Signora non pigliate fafiidio di quel 

10 ch’io ai dirò. Voi fete Hata la cauja ch’io hoperfo 

11 ConteuoHro marito, alqualeio molto uolontieri 
ciaf dia terza parte del mio Eegno,& lui di conti¬ 
nuo fiefie in mia compagnia.uthitriHa medifiela 
Couttfia.Come Signorefon io fiata caufa cheuoflra 

* Signoria habbia perfo per me il mio marito?jlman 

' doui lui fopra tutti le cofe del mondo:difie il He , Je 

mi lo hauefli moltopregato,eglifaria uenuto meco. 
‘Permiafe,difie la Contefia, Signor io ho maggior 
dubbio che non è quello; che io non perda uoHra Si 
gmria ,& Ini non fi metta in qualche monalterh > 
& (ofifra loro pafiorono alcumragionamenti. il 
He come gliparue bora, fe ne tornò nella città, &• 
infra tre dì il He con tutta la gente fu in ordine per 
partir fi., il Conte Eremita difie alfuo figliuolo che 
JiheandafiecolHe,echeloferuifieatuttafuapofia 
\ %a,&chefc ndHegno uenisfino queflione,o diffenfio 

ne alcuna non fitfie mai in cafo alcuno contro-aifuo 
He & Signore,fe benglifacefie male & danno af- 
fai,& tieni per certo che la maggior infamia , qualp 
pofia b<wcrc un Cauallicr in quello mondo fi b, an- 

£ ì 


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HI ST.DEL CAV ALLI EH, 
idiore contro al fuo Signore naturale, ór pollo cafo 
xhe'l Ut ti togliere quanto ben tu baiane poterai an 
<chora battere. Jfon uoler uemre cantra la MacBà 
jm,perche co fi conte te gli toglie, co fi te gli può ri- 
darcbabbi da me quefta dottrina, che per molte io 
giurie, che'l ti faccia dandoti o di mano,o di baf¬ 

fone,di fpada,o di quale akra cojaft uoglia,cbe uer 
gogna non ti può fare: ben potrebbe far danno nel¬ 
la tua perfona, ma non uergogna efiendo tuo Ep et 
Signor naturale. Io uiddi Jlando nella corte dello 
Imperatore un Duca uajiallo etfuddito dell'lmpcr 
rio un dì di Tfatale uenendo l'imperatore da Mef 
fa con infinita gente di Duci,Contì, et Marcbeft,et 
molti nobili Cauallieri, lo Imperatore andana alr 
quanto faHidito di uno Epijcopd che haucua detto 
la Mefìa,ct difi calcane parole di lui .il Duca per¬ 
che era fuo parente et amico uolje e/cufarlo inqud 
cajo ,l'imperatore non poti hauer patientìa: ma alr 
%òla mani et dettegli uno gran buffetto: difieilDu 
Ca.Signore,quefto,e molto pin può fare uojbra Signo 
ria,et debbohauerepatientiaefiendo iouoBrofudr 
dito et uà fallo.M aje niuno altro gft o Imperatore 
nel minor capello ch'io babbi in capo contro mutuo, 
lontà mi toccafie,ne lo farei pentire . Et perciò fi-, 
fliuol mio ti prego tanto caramente, come iopofr 
fi» etfo, non.nogli uenire ad e fiere contro il tuo J{et 
ecofìglipromefie il figliuolo difare quanto gli coni 
mandaua . il Conte Eremita fece molto bene met¬ 
tere in ordine fuo figliuolo, et tutti,quelli cheanda- 

v ' * • 


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ùanocon luidtgioieyetnette -, et.buonecauolcatu*. 
' reaet prefe cornato cefi dalla madre come dalpa* 
I dre : & de indi non fi partì infino a tanto che non 
! fippe che'l Bufinole* partire :■ Coinè il Bf fu alla 
j .porta della città domandò del figliuolo del Conto 
i £remita,ct mai nonfiuoìfi partire fina cbe’l non fu 

venuto > ma ini alla porta lo fece Conteflabil mag¬ 
giore di tutta Inghilterra , il Re fi partì e fece lauta 
della città di Londra. Come la Contefia intefie cbe’l 
<£e era partito pregò il Conte che tornafie alla citr 
. tà:ll Conte fu contento , et iui flettono per (patio di 
cinque me fi : alla fine del quinto il Conte moltoprCf 
gò la Contefia che piu non lo ritenefieyperche hauea 
necefiità d'andare a finire ilfuo noto di finóra Dio 
in uita EremitanÀ Difie la Contefia. sigrtorejl mio 
jpirìto.molti dì è flato alterato penfando al mio dolo 
ro yperche benfitpekocbe hauea ad efierpeggior la 
ricaduta della malattia: al manco uofira merci mi 
faccigratia ch'iouengacò uoiper potentifimreyet 
faremo uno eremitorio dittilo con due flantie>etuna ■ 
cbiefk in me^pytt non uoglio che meco flutto fi no. 
due donne uecchie et uno prete che ci dicamefia: 
tante ragioni usò la Contefia,che fu forcato il Con~ 
te di ubidire ajuoipreghi : Come la Contefia ridde, 
quello che fi haueua a fare non uolfiche fìfermaf- 
fe in quello eremitorio oue prima Jolea flaretma e- 
lefie un'altro locoilqttale era. diletteuolisfimo d'ar-. 
borì molto fpesfiyoue era ma bella et(Lucida fonte», 
laqmle fopra le mài e floride herbe&ion fanne. 

. E 4 

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BIST. DSL CUFJILL1SR. 
mormoriocorreua,& in mago di quella prateria 
era uno Vino di ftngular bellegg* > & ogni dì tutte 
le bcBie/aluatichc di quella felua uenianoabere a 
quel delicato fonte che era gran diletto a uederle. 
Come fu fimo loeremitorio, & pollo in ordine di 
tutte le cofe neceffarie alla aita humana : il Conte e 
la Contejfalafciato ordine circa il reggimelo della 
città,& diluito ilcontado,et maritate,& allogate 
le donne & donzelle della caja loro,& uoleanfi par 
tire per andare allo eremitorio, quando arriuò il Co 
te di 7ìptarebal3,qual nenia ambafciator per il Re 
alla Contejfa con lettere di credenza. L’imbafciator 
molto pregò da par te del Reil Conte & la Contef- 
fa che gli uolesftnofargratia di andare ambidui al¬ 
ta città di Londra, perche egli hdueu contratto ma¬ 
trimonio col l{e di Francia,&feil Conte nonuottffè 
undarejion mancaffe la Contefia, perche era digra 
necesfità acciò riceuejjè la Regina, &gli moBrafie 
laprattica & coftumi d'Inghilterra: & e fendo do 
na di nobil fangue,& digran difcrettione: il Re gii 
uolea fare quefohonore per imeritifuoi. il Conte 
Eremita rìfpoje in quoBzforma.^dmbafdatore,di¬ 
rete alla Mae fa del Signor Re, che io farei mol¬ 
to contento di poter feruire fua MaeBà, ma non 
pofio Infoiare il uoto quale ho fatto di feruire a Dio; 
della Conte fa fori molto contentagli fatisfacciaper 
honorfuo &mio:Lauirtuofa Contefia molto piu de 
fnleraua di reBareperferuir fuo marito,che anda¬ 
re aucderfeBe : Ma uedeqdo lamlonta del Conte 


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Ti^xn n biacco. J7 

Inamarito, & lagnila ragiomiel t\e,& che aitai 
necesfità notigli doma negare fu contenta, il Conte 
Eremita prtfe da tutti commiato,& con infinite la 
grinte fu fattala dipartita loro, & andpfieneal fm 
crentitorio,oue flette con gran ripofo lungo tempo# 
ogni dì bauendo detto le fue orationi fe ne nenia al 
baffo a quel bello arbore per nedere le bcSl'ietpul 
umano a bere alla lucida, fonte. 

TE\ Q^VjlL AVE'HJVB^A CAVI 
tafle Tirante il Bianco ottanti Iheremita, & 
il ragionamentoebe bebberoinfitme. 

Cap. XIII. 

D I giorno ingiorno debilitandofi & flambi* - 
odo gli animi de Canallieri Inglefi, molti dì 
erano paffuti in pace& in tranquillità,& ripqfo co» 
grande loro diletto & piacete Jluirtuofo Bf de in- 
, gbilterra ateioebe alla pigrida & ali odo in tutto 
non fifottomeffero,&intuendo contrartto matrimo 
nio colBe di Francia: deliberò di farpublicare cor¬ 
te generale,a fin che fifacesfmograndi eflercitij nel 
VarmuLafamafu diuulgata p tutti i 1{egni de Cbn 
ftiani dellagrandisfma feHa che il famofo He prepa 
rana:Anemie che uno gentilbuomo di antiquo fan 
gue di Bertagna andando in copagniad’altri gentil 
kuomini cheandauano attagran fefhtr&r eHatoa- 
Metro piu detti altrife addormitofoprail cavallo fa 
tìgato da tramigli per il gran camino c ime* fot* 


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. * HTS'T.'DEL C'AFULLllX 
mhio che hauea fatto, ilpio cauallo lafciò il camini 
jCF andoffcne per una uia, la quale conduceua alla 
Mettofa fonte oue ftaua lo Eremita,ilquale in quel, 
tempo fi dilettano dileggereuno libro nominato,Ar 
hot di batt agite,& continuamente quando lo legge 
ua rtvgratiaua il noiìro Signor Dio delle /iugular 
gratieche in qui fio, mondooticnuto h., uea,/eruan r 
do bordine & esèrcito dicaualleria^&flaitdo co/i» 
uidde uenire uno buomo a cauallo per quelpiano,& 
conobbe che ùenid dùtmndàylaftii il leggere : mg 
nplltolfe,rilueglisrtjfnando il tannilo fu dauanti la 
fonte,& uidde l\Otqm aècoHasfi peruoler bere,& 
perche hauea lofarfardÌMWllo arcione della fella » 
nonpotea,& tanto fi moffe che fu sformato ilgentil’ 
bumo fueglìarfi>& apeHi gl'ódthifimdde dottanti 
UnoEremita em grandisfma barba tutta bianca > 
©r di[eolorito,& conleueflequafì rotte,moflraua/i 
e/fir attenuato & difiolorito : & quello eaujaua la 
gran pènitentia che focéna continuamente,&le mol 
te lagrime lequaligiòcchi diftylauanojjauea gli oc, 
chipiccioli & debilitati.il fuo.ajpctto era d'buoma, 
a,imirabile,& digran fantitàilgentil.huomoft, 
marauiglib di tal uifionerMa per il bum/ètitimento» 
dr giudiào che hauea conobbe che douea ejfer bua•*_ 
mo di/anta ulta,ilqualefi ftt/fe iui ridotto per far fé. 
nitentiattfaluar l'animafua^t come huomo tjpe- 
ditodifmontòtftgli fecegrande riuerenfia, La Erti, 
mito loriceuete co lièto uolto,e infiemefi pofcro a fa, 
detti neUauerde et Mettofa pr.atemdo Eremita 


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TIHìAXTB il 'Rieduco.- ?8 


: uiper uoftra cortefia & gentilezza nàsciate il m 
me uoflro>& come, & par qual faeendefete tienili» 
iin qutftodeferto . T^on tardò molto ilgencil 'huq 

-ino À rtjpondere tritai marnerà. Taire inerendo 
'ptàche aia Santità ttojlrapiace tantoJapereU »o- 
memojofon molto contento di dir lottici e fon chia¬ 
mato Tirante ilBianco,perche mio padrefu Sigm. 
ve della Marca di Tiraniadaqnalper mare confina 
con Inghilterra , et mia madre fu figliuola del Duca 
idi Bertagita et batterne Bianca,perciò hanno uolutè 
ch’io fia nominato Tirante il Bianco, fama}per tut 
tigli ^egtiiChriHiani,comeil Serentsfimo l{e d'in 
ghilterra hacommandato celebrare corte generale 
nella città di Lonàra,eiha contratto matrimonio 
tonda figliuola del He di Francia:Uqual è lapin bel 
la donzella che fia in tutta Chrisliamtà,et ha molte 
uirtà/iugulari che non hanno molte cètre > fra le 
quali ne pofio recitar una; Trottandomi io nella cor 
tedel He di Francia nel dì di fiotto Michele pafiato' 
nella Città diTmgi,perche in quel dì era flato con 
firmato ilmatrimonio , il Hcfactuagranffte. 
il Hc , & La Hpgina,et la figliuola mangiauano ad . 
ìumtauola , et certo ui pofio dire fignor, che co* 
me la figliuola beueuauinouermiglio > figli ut dea , 
pafiareper Ugola , per lo infinito fuo caniort :&\ 
tutti quelli che ini eranopre/enti,fìauano di ciò ad~ 
mirati . Mpprefiofi dice che il fie fi uuol fa¬ 
re Cauallierc » et. dapoi farà CapaUiarituttigli 


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HIST. DEL. CUr^LLTEX, 
idtri quali Morranno riceuer l'ordine della CauaUe 
ma.& io’bo’dimandato a l{egi d'jtrmi& addirai 
Stfetche il He era fattoCauaUere neltemptydella 
guerra che banca coti gli Morijiannorifpotloche ite 
tutte le battaglie che- baueua battuto con. gli Mo¬ 
ri eraliato perditoreJnjino-à tanto che iterine quel 
famofo Camliereuincitore di battaglie il Conte Cu 
gli timo di y aroidhil qualprefiamentt delbujfetut 
fi i Moriy&gltpoje tutto il^egnoinripojòy&pm 

dicono chela Aggina farà il dì de Jan GiouannineUa 
città di Londra fi faranno gran fifle che durerà» 
no uno-anno & un du&per quella caufa fi fiiarno 
partitidi Bertagna trenta gentil’huvnùnt di nome- 
& diame.,dijpofii per rictuere il grand* della Ctt 
ualeria,& ueneiidoioper ilmio-tfamino uoljè la fora¬ 
te che per Stanchezza del miocauallo refiasfi u» 
pocoadietropergli gran trauaglich'io ho bamti del 
kgrangiomate eh’io,ho fatto,pertichefendomifar 
tifo pintardi cheglì altrUmi addormentaiandando- 
Joprapenfiero. Jl mio caualloper queHacaufah» 
tafiiata la uia maettra,& haxnmi condottodinanzi 
la r euerenfia uoSlra :Ojt andò l’Eremitaintefk che l 
gentil’huomo andana per riceuer e bordine di Caual 
Uria ricordando fi che cofa era quello, ordine•>& quel 

lo chefiapparteneaadumCaualierettraJJè ttnòfo * 
j fpiro,& entrò ingranpenfiero tìcordandofi del grò. 
de honore,m cui lungamente lhaueamantenuto que 
Ho ordine fedendo Tirante Upenfierow Iquale fin 
MaiEnmita>difie.I{eueredopadre piaccia alla un 


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TI^jr^TE II VIATICO. 39 

Ora Santità far mi gratta di dirmi onde procede que 
fiouoSlrogranpertfarc.di{[e lo Eremita:Amabile 
figliuolo,il miopenfìero è deb ordine di Cauallerie 
della grande obhgation nella quale è uno Caua- 
liere,cheuoglia bene mantenerlo. TadrcreuorenA» 
4if]e Idrante, fupplicolamerci uoflra, mi dicaje 
fitte taudiere.Figlmol mhtdific lo Eremita, ben fa 
ito già cinquanta armi ch'io riceuetti l ordine dica* 
Valeria nelle parti diAphricainuna gran battei 
gliade Mori.Difie Tirante,Signore et padre di Ca~ 
valeria piaociatti di gratta dirmi hauendouoi tanto 
fieruitoqueslo«rdine,comepuote alcumhuomo me 
glio fermigli battendo ilnojlro Signor collocato io 
tanto alto grado & dignità: & tome difie l’Eternò- 
tajmnfaituqualei laitególa&Vordine di Canale 
ria?& tome puoi tu domandare Caualeria fino 4 
tanto che tu non fai lordine,cfa mono non può nuoti 
tenere l’ordine,fé prima nonlosà,&nonconofcetUt 
to quello cheJègli appartienemimo Caualiere è 
Caualierefe non fa quello ordine: perche iifordina 
to Caualiere è quello,il quale fa Caualiere altri, & 
eongtifamoUrar i coftumi che ft appartengono À 
tal dignki.Come Tirante uidechelo Eremita loro 
frendette configiufla eaufa,adegrosfi di iuefiimabi 
le letitia & coninomi noce cominciò a dire. O qual 
gloriai quella miache la diurna bontà mi babbi 
fatto ta.rctagrqtia,cbe mbafattonemr in parte otte 
posfì ejjèr mHrutto di quello cheJ^nto tempo ha de 
ftderatolanimo mio,érper Caualiere tanto uertuo 


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1 . HTST. DEL CJtraLL1E\ 
fi,& di tanta bontà, & amico di Diodi quale haut 
do ben finito all'ordine fuo fi èridotto in luocofo-. 
Utario,fuggendogli negocif mondani per feiuire al. 
fuo creatore,rcnckndoli conto deltempo che bafpe - 
fi> in qtiefio mòdofingafrutto di buone operèiper H 
cìx fignor uipofjò dire,comeio fonflato nella corte 
dello ImperatoreydelRgdi Franciafii Ca/iiglia,&, 
di A ragona>& fammi trovato con molti Caualieri 
ma mai non udìalcumparlare tanto egregiamente 
dell'ordine di caualeria,&fi àuofìra mercè non è. 
motefloibora difimma gratta usrria mi dicifle che 
tofa è l’ordine di CaUaleria,che molto mi fento di-, 
JpoHoi&r V animo mi bafia d’adimpire tutto quello, 
che lordine & regole fue commandano figuire & 
qfleruare.Figliuol mio,diffi lo Burnita, tutto lordi 
He è firitte m quefio librofi quale leggo alcune uoU 
te per ricordarmi della gratta che mi ha fatto il mn 
8r0 Signorèinqùefto mondo,perch'io con honore ho 
òffiruato flètto lordinedi cauakria.fecondo il mio 
poterecefi come Cavaliere ho patito tutto quello 
Che fi appartiene al Caualiero.Cofiil Gaualierodeb 
he ùfare tutte le fue forge per henorarlo.Lo Eremi 
ta aprì il libro,& dinanzi à Tirante leffi un capito-^ 
lo nel quale'fi conteneva comefutróuato lordine di 
iamlètia i &perche confa fu ordinata. > • » 

DI DIGVJT^t Sljt lt 

' grado di CauaUérìa ì & quanto importa effet ti. 
,'mtiere, Xap. XUU 


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TIpiAT^TE 11 SJUXCO: f 40 

M zincando al fecola la eh trita,la fidelità,& 
la uerità,cominciò la uo tonta, lingiuria» 
lafalfìtà a regnare,* però fa •rande errore & 
confusone nelpopolo di Dio , il quale acciò che tuf¬ 
fa amato,coTX>fciutó,homrato,ferHÌt«,&temutfì nel 
• mondo,fa di necesfìtàiche ntWbomre profferita 

I fua fuffe tornata la giuflitìaja quale nel principio 

i, per mancamento di charità era poco eftimatchó 
per quella caufa di tutto H popolo furono mofi 
, ti milenarij > <& diciafcmo tnilenario fa eletto 
uno huomo 'piu amabile y di piu affabilità - ; 
piu fauio , piu leale , piu forte , & di piu 
nobile attimo, & di piu uertùogr migliori coftumìdi 
tutti gli altri : Jlppreffofeciom cercare di tutte le 
beftie qualfa/fè la yiu betta, & piu corrente,&che 
potefefofienir maggior fatica,& effe fafle connetti 
ente allaferuità deli huomo,<& di tutte eleffeno itco 
uallo,& donoronlo a quefio huomo,ilqualefrantine 
filo eLtto per il miglior e :& per quello quello buon 
mofu chiamato Caualliero, come hauefero cottgiun 
toil miglior animale colpiti nobile huomo :&qUafH 
do,Bpmafa popolata da pomologi quale fu U fri* 
mo pedi poma,la qual pòpdationefafatta cinque 
mila &. trentauno anno 'dopo la creaiiontiedi. 

■ \Adàm , dalla popolation-di poma tifino, 

I aUa hatiuità di Chrilìo pafforono anni' fìtte- 
cento & cinquantadui.&perche fife poma purità 
■minata per honore & mbiltàdldetto potitelo elef~ 
fa mille huomim giouam i -de qtijtli effò - gli. 


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HIST. BE'* C\A VULIEI^ 
conobbe che erano migliortneUe armi & annoili , 
érfecegli Caualieri y & mifeli in dignità dando loro 
grande nobiltà facendoli Capitani deli’altre genti, 
perchefusftnodefcnfori della città,&furno nomina 
ti milithperche mille furono fatti in un tempo Caua 
Iteri.Quando Tiranteintefeche il Caualiere è una 
buomo eletto di millead batter il piu nobile officio 
thè untigli altri,& hebbe comprefo l’ordine & la 
tegola di caualleria fuingranpenfiero y & difie ,fia 
data gloria a te Signor Diodi qualfei fomma bon- 
fade,che m’hai fatto uetàre in tal parte oue babbi 
potuto confeguire nera notitia dell’ordine di cauale 
. riajlqual lungo tempo ho feruito con ignorantia,no 
Jàpendolagran nobiltà, I bonore & la magnificen- 
tia mila quale fono collocati quelli che lealmente l' 
efferuanoybora molto piu che »$» baueuo prima fi è 
OUgumentatod de fiderio,&uolontà di efier Caua tic 
re.diffe T Eremita,fecondo ilparer mio tuJei da ejjcr 
amato perleuertù che in te ho conofciuto , per ciò 
comprendo teeffer degno di caualeria. Tfcpenfare 
che in quel tempo fusfino fatti cauallieri tutti quel¬ 
li che qolean e(Jere,mafnrono creatijolo quelli,iqua 
Iterano bounnifortiaon molta uertìt,leali,&piet» 
fitacciò chefusfino feudo &defenfion dellegenti fenp 
plichcbe alcuno non gli facejfè for%a,per quejlo co 
ukneal caualiere che fiapiuammofoet piu nolente 
ditutti gli altri,acetiche poefiperfeguitare i mali et 
triftioion dubitando de pericoli che gli posfmo atfcni 
te. dall’altra parte debbe efiere affabile et gratiofo 




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TlHytTiTE IL Bia^CO. 41 

in tutte le cofe , & fiaceuole con tutte le genti So¬ 
gni conditione. Onde gran fatica & trauagliobad 
e(fere buon CauaUiere.Dunque Signore, difle Tiran 
te, uno CauaUiere non deboe henne maggior for- 
%a,& potere chealcuno altro.Tìpngia,difJc lo Ere 
mita^nrzìgli nejono di tanta potentia quanto egli. 
Ma uno CauaUiere debbe hauere in fé tal uertù che 
adaltnhuomini non feappartengono, per mia fe» 
dijfe Tirante, moke de fiero de intendere quali fo¬ 
no quelle uertù che fi appartengo no ad uno Canai - 
liere,& non ad altro buomo. Figliuolo mio difle lo 
Eremita, uoglio cbetufappi,che cofi Jèparato & re 
moto come io fono, ogni dì mi r educo alla memoria 
gli eccellenti atti degni di gloricfa recoriaùone » 
quali fono in quelloben auenturato ordine di canai 
Uria, & il CauaUiere fu fatto per mantenere nel 
principiofedel tà,& giuflitia fopra ogni altra cofa» 
& non ti pe/are che il Cauallierefùfie eletto di piti 
aitai & piu nobile progenie delli altri,per che tutti 
naturalmente fiamo ufciti di uno padre, & di una 
madre, perche neramente il CauaUiere fu fattoper 
mantenere & defendere lafinta madre Chiefa, # 
non debbe rendere male per nude, anzi debbe effèr 
humile, & perdonar liberamente a queUi da quali 
ha hauuto damo,pwr che fi reducano allafua mera 
de.il CauaUiere è tenuto a defendere la Chiefa, cht 
altrimenti farla perduta, & tornar ebbe in deftrut- 
tione,& nelprincipiodel modo fecondo fi leggenti 
lafacrafmttwra, non era buomo chebaueflè ardirò 

F 


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HI ST. DEL CjtVjtLLìEfi 
ài camicar e [opra il cornilo , infino a tanto che non 
furono fatti cauallieri per/aggiogare le malegtnti, 
& furono trottate le arme: dapoi che furono amati 
fi temono per ficuri da tutti quelli che uoleano con 
traflare: e però figliuol mio,io ti dirò le arme co fi of 
fenfiue,come defenfiue:chelignificano,et il ualor di 
quelle. .Al Caualliere che porta learme non gli fu¬ 
rono datefenya gran cau/à,&fieno di moloo granfi 
guificatotche co fi il Caualliere debbe coprire,defetu. 
dere,& fluar la/'anta madre Chiefa,come figliuolo 
di leticarne dimoftra la efpcrientia di quelformo fi/- 
fimo Caualliere: ilqualfijeppeguadagnar molto ho 
fiore:inqut fio mondo,&gloria nell'altro. il nome 
del quale era QumtoSuperiore,ilqualefu mandato 
tAmhafciadore per il Tapa allo Imperatore de Co- 
JlantinopoU con due galee, oirriuònelportodi Co- 
Hantinopoli, & ufcito in terra uidde che era molto 
/aggiogata da i Turchi, & inteje fi carne gli Turchi 
faceuano/alla da caualli della maggiore Chitfa del 
la città,egli con poca gente andò a far riuerentia al 
ìlmperatore,& difieli quefle parole Signore corno 
può la maesiàuoftra comportare che quelli Turchi 
huomini dipocaHima debbiano difiruggere cefi fi» 

- gular Chiefa,come è quefla,& che in. tutto lo utù- 
uerfo non b urtatale? del che Ho molto admirati- 
uo come lo comportate:che il cor uoSlroatoucria pii 
giregocciole di/angue, difie lo lmperatore,Caual- 
• liete, io non po/fi far piu del posfibUe,che loro fotta 
tanta moltitudine di gente che tengono qua fi tutta 


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TJ^TiTE IL BljltiCO. 4 » 
la città per fini. Entrano per le cafe & fanno dello 
donne & donzelle tutto quello che uogliono, & fe 
tanno gli dice alcuna cofa fiubito è morto,opreJo, et 
per queSìa caufa io con tutti gli altri comportiamo 
contro il noflro uoltre. 0 gente di poco animo,di/Jc 
il Caualliere, per timore della morte ui bautte co/i 
lajciatofignoreggiareiogni huomofe armi & lajcia 
te far a me. Caualliere di/fe /’ Imperatore,io uiprò 
goper uo&ra gent ilezza, che non uogliate fare no 
uità alcuna,perche fe lafacefli farei priuato della 
Signoria di tutto lo lmpcrio,cbe iouoglio innanzi 
Slare in quella foggiogatione con tutti i miei, che 
e/fer del tutto depoftodelBegno.difie Quinto,oge» 
te di poco animo & pocafede , ben moSlrate e/J'ere 
mali ChriSlianiycbenon ui confidate dello aiuto di¬ 
vino . Hora io faccio noto a Dio che al primo che 
parlerày io darò conia mia tagliente Cadauno tal 
colpo, che faràjentito il grido da quelli chefono deit 
tro della Chìeja. Lo imperatore tome la uiddepar 
lare con tanta furiay non ardìpiu di dir parola. il 
CauaUierfe ne andò & prefe quella fu a poca gente 
che egli banca nelle,galeeentrò dentro la Chiefit 
ton animo molto irato. lngimcchiosfidmaz} laitar 
della madre di Dio Signora noflra, & iuifece ora- 
tione.T^ellaqualefiandomddeutniremolti Turchi, 
iquali andavano per disfar Cattare maggiore, Leuof 
fifubito & domandò qual diloro era il Capitano^ 
gli mofirato che andaùa per la Chiefa facedo far (4 < 
mere,ftalle,et altre uil tofe,diJ[e il cauallierydimi C4 

e* 

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HIST. DlL C^tr JIL11.X 
pìtano di mala gente, perche fai tanto disljotiore al 
la nofira chiefalaqualè caja di Dio?commanda alle 
tue genti che reHino & tornino tutte le cofe nelpri 
mo loro fiatone non che col tuo proprio [angue & 
delti tuoiimpaHarò la calcina con le mie mani, & 
farò racconciare tutto quello che tu haiguaHo , & 
disfatto.Difle il Capitano chi fei tu, che parli con ta 
t 4 audacia?o dì qual nation, & lotto qual Signoria 
Hai tu?& il CauaUiereglirifpofi ; inqueHo modoi 

QJFEL CHE FECE CJLVAIUEB^ 
Bimano in Coftantinopoli, & che fignificano le ar 
me difenfiue,& offenfiue del caualliero.C.Xllll • 

I O fon ^imbafeiatore dello Imperio di Epma & 
del Santo "Padre, & fon uenqjoper cajligar te, 
cheJet disfipatore della ChriHiamtà>con qucflajpa 
da mda,la qual ho in mano , & è molto crudele,& 
per dar la morte a tutti quelli che uogliono dcBrug 
gere la cafa di Dio. 11 capitano diffe,CauaU.iere y io 
nonmiJpauentoperletue minaccio,perche qui non 
mipuoi far uiolentia effendo io fortisfimo di gente. 
Maper quanto fon informato delle uettàdiqueBe 
uofhro Santo "Padre della ChriHianità per la Vjue- 
rentia & fantitàjua làfarò,&mnptr timore delle 
parole tue .■ Et commandò il Capitano delle 
JuegentUchereducesftm neiprimo Hatotuttelece 
flitì erano Hate disfatte nella Chiefa ,&congran 
preBe^g* & molto meglio che effer nonfoleanofu 
reno ridotte nelpriftinoBato.TartisfiU Capitane 


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T-lUJiflTE IL' niUWCO. 4 $ 
Turco della città di CoBantinbpoli con tutta la fua 
gente,& promeffeche mai piu tnmtafuanondareb 
be molestia alcuna aU’Jmpetatoné^dlqual.il Canal 
lì ere fece refiìtuireU Signoria» .& daini mólto ne 
fu ringrdtiàto per là/itagran uertù. Toltaliccntia 
il nomano CanottieredaìrImperatore, & entrato 
ne Ile gale e, con prejpero ue nto fé ne tomo a Rpma. 
il Santo padre fopendo che il fuo ambafeiatore ne¬ 
nia con buona efpedttiofie di tutto quello gU era Ha¬ 
ta comm andato,gli fue andare incontro tutti i cor 
dinalh&EptfcopLconmtitacauaUeriaper rictuer 
lotCr congran triompholo conduflem dinagi al Ta 
pa,il qual lo riccuè con molto amore,& benignità, 
& inpremiodeUe fite fatiche gli dette tanfo deljuo 
thè forò ctieglìy&tutti ifuti ne fumo ricchi, & do¬ 
po laJìta morte glifufatto grandisfmo honore>& 
ilfuo corpo fufepolto nella chiefadi S-<Si«uarmi La 
termo a pièdeWaltatacon molta [olennità.Guàr- 
dafigliuol mio quanto bontre acquiftòqueHo Ca j. 
ualliereper la/ita uertù, & io ti dirò quello che fa 
gnifica la cora^gina, qual portati Caualliere, che 
gli defende tutto il corpo.Significa la chiefa, laqual 
debbe effer tutta cbiufa & murata della defenjione 
del caualliere, ilquale debbe andare, contro tutte le 
genti per de fenderla, & cofì comeTelmo ha da fta* 
re nelpiueminUteluogo del corpo humànot coft deh 
be Bare piu alto Patàmaper de fendere, & mante- 
tur il popoloycbel{e,nealcun altro gli faccia male 
ne danno, fbracciali, & guanti difèrro ftgnifìcam 


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BIST. DEL CAVALLIE\ 
thè non fi dee mandar altri, ma andarli egli isìejjb» 

«Sr con le braccia, & con le mani de fender e la Chie 
ftti& il popoloche è buono , & tutti quelli che fo¬ 
no di boom uita, &fimilmente con le braccia & 
mampume li buomini di mala uita. Li fpalacci li¬ 
gnificano che il Caualliere deueguardare,che ne ho 
micidiali,ne negromanti facciano danno alcuno al- 'S,, •, 

la Cbkfa.Lefchinere delle gambe fignificano,chefe ì 

il Caualherefente ofappia, che alcuno uogUa fare 
danno alla Chieja, o infidelientrasfino perdannifica 
re la ChriHianità,debbc andare per defenderla, fe 
non può a cornilo,a piedi.Diffe Tirante, 0 Signor,e 
fadre di cauaUeria,che cofolationfinte l'anima mia 
inpoter fapere ioi gran fecreti che fono in quello 
nobile ordine di caualleria, & ucgUatiue degnare > 

poi ch'io ho J'aputo la proprietà dell 'arme defenfiue, 
dirmi anchàra là figmficatione delle off enfine, acciò 
ch'io habbia anchora notitia di quelle , allegratofi, 
l'Eremita per la gran uolontà che uidde efftrin Tt 
tante,infaper l'ordine della cauallerià,rifiondendo 
diffe. La buona confidenti ch'io bo di uoi Tirante 
miobligaadiruicon perfetta uolontà tutto quello 
che ho faputo nell'arte di caualleria, & primamen¬ 
te la lancia, che è lunga col ferro acuto fìgnifica , 
che il. Caualliere dee far tornare àdictro tutti quel 
li che offenfione i & danno alla Chiefi dar uogliono% 
come la lancia è lunga,cofi la Chiefa i lunga. Tanto 
dee far il Caualliere che ella fia temuta & dubi¬ 
tata da tutti quelli che non rimeranno UiHa, co* 


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TJ^ rE tL g,^ nco 

& Atbiuta li 

^thcZluì'T T^'f-^fi’ ' *« 4 . 

m aéS-ttsass 

v 3 .'sSgssssass: 
aS«sasaaasa 

^Z lTJn ll P nmo WtndertUchuJaamZ 

ff*f«d«for a tutto quello che m i H n Z e co fi d 

uSSS**"? «•«&£?* 

‘r l i. ctirf. wtmcffLe. 

Jìróper redimi i redentore 

CoJZr^ lhurnana ” atura »><>rtc &pap. 

1 tutto qùiUchV^ 0 ?! 10 ™'® cot> fiructione di 

«TlZt r ZJ m n ° 

rii al T>a* %r •^ eWoi '?/7 e anima fica nejcglie- 

%£%?£.; 11 tifila 

qak ****** uera Ì, l uHititia il Caualtiere del 

. x ‘ e a 


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< UIS T. DEL CJ.V U'LIE % 
màntenere,che co fi come il cauaUier fi sforma dico 
femore il cauallq, quando uuolc entrare in batta. 
glia,che nomo non lo offenda, co fi dee confemore il 
popolo,che alcuno non glifaccia molentia^tforga, 
■& il cauaUiere dee batter il core coHante et forte co 
tra quellichefonofalfi et dipoca pietà. Et dall'al¬ 
tra parte dee hauer il core tenero et molle,in bauer 
pietà delli buomini di buona uita, che fono pacifici 
et ludi.Et(e il cauaUiere trouandofi aimimfiratore 
digiuflitia ufa pietà et clementina quelli che men¬ 
tanola morte danna l’anmafua. li (peroni dorati 
che fi calcia il cauaUiere hanno moki lignificati » 
che l’oro ilquale tanto i eitimato fi pone alti piedi» 
che per quel oro il cauaUiere commettere non dee 
maUgmtà,otradimento,ò fimUi attiche defrauda- 
nol'honoredi cauaUeria : Li (peronifono acuti,ac- 
cioche poifino far correre il canalio, <&• lignificano 
che’l cauaUiere dee Simulare, es pungere il popolo 
perfarlo uirtuofo, che uno cauallier con le uirtàfue 
è (ufficiente per farne molti uirtuofì. Et dall'altra 
parte dee pungere il popolo peruerfo per farlo timo 
rofo.il cauaUiere che per oro e per argento lafeia di 
far quello che appartiene althonorfuo, difpregia 
ordine di cauaUeria, & in tal cafa merita che tut¬ 
ti li ES d’armi, ^Araldi,e Tajfauantifaccino injìan 
tia,& inquifitione a ibuoni cauallierhet quelli che 
fono obligati di andare dal Ef,e con grande infian- 
tia et (òlle citUdine tutti inferno fe. lo panno piglia¬ 
re lo debbono armare di tutte l’armi con qu el prò •* 


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XI I T^TE .IL B 1 bilico. 45 
ptìobupordine, come/e douefic entrar in battaglia, 
eueroinakunagran fella, & condurlo Jopra uno 
grande catafalco,accioche ciafcuno fipofii uedere» 
ione debbono effere tredccìpreti che dicano conti- 
marnate officij de defunti , cofit propriamente co - 
tnefehhauefiino imtangimorto. da pota qualun- 
xhe sdmo che dicano, Iettarli prima H bacinetto » 
per cieche egli è il piu principal membro nel Canai 
fiere colquale ha confentito con gli occhi uenire con 
tml’ovdmdicMaUerh^kfffeffogU debbono luta¬ 
re Uguanto di ferro della man delira, perciò ch'ella 
è offenfiua,cbe fe per oro ha defraudato l’ordine di 
cauaUetiOtCon quella mano Hporfe,etoccò~Appref 
fogli deue effèrleuato il guanto della man fimlìrai 
peràoche ì defenfitta,& fupartecipe in quello che. 
fece la delira, da poi gli debbono ejfer leuate tutte 
tarmi che’l porta,cofi defenfiue come off enfine, git 
tandole hrafemàper fè da ulto dclcatafalco in ter- 
rat&xlebbono dire tettigli ned'armi prima,dipoi 
gU\Xraldi,&ultimamente iVaffananti nominan -, 
docrafempe^gp tarmiche glilenoronoper ilf’uo 
proprio. neme,altamentegridandorfuelio è il baci¬ 
netto bguanto di quel disleale,difraudatore di quel 
btn attenterete ordine di Caualleria, fatto quello 
debbomhauere apparecchiato in uno bacino d'ore 
& d'argento acqua caldo, & dicendo li Araldi ai 
oltauoce eornehanomequeflo Cwalliere? riffondé- 
do*li tafananti, tale, nominandolo per il fuo no - 
me, età loro dicano li l\e d’armi . Enonbuero, 


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H1ST. DEL Coir ALLIETA 
.ém$ h (futi tritìo Cauaikre utUano che ha poco e/U 
nato l'ordine di cavalleria . .Allhnra riffmderamo 
i Capelloni,poniamogli nome,dicano (i trombettilo 
me bàtterà nome, l\i(fonda il l{t,fra con gran uitu~ 
ferie cacciato & bandito di tutto il no/t io tergilo 
& terre il mal Cavaliere,che ha uoluto vituperare 
l alto ordine di Catta Uria; Dipoi che’L Ri batterà det 
tofimilpar ole,li jt raldi & l\e ddrtni.gl, diano con 
l acqua calda nella faccia dicendoli,tu farai,nomimi 
to da qui innanyper tuo dritto nome .Traditore. . 
•Apprt/fo il tip fi ueila da ingranchito concede 
ci altri CauaUieri con gramaglie, & capitoni tutti 
«guri,®facciano uno gran dimofìratione di trifie ^ 
7*>ta ciaf cundt Ilipegpfid'arme cheglileuino gli 
gettino nel capo dell'acqua calcati dapoi che gli è 
del tutto di firmatoJo mandino giu dii catafalco ni 
fer lafcaladoue afiefe quando era Cavaliere,ma da 
poi che l hanno di/armato con una fune lo leghino * 
& lo calino in terra . ^tpprtjjb lo conducane con 
grande improperio alla chiefk di S.Georgio, & qui 
dinanzi all’altare lo faccino gittare in terra & dir 
gli il Salme di maleditetene.Et fìa il l{e puf ente co 
dodeci CauaUieri thè lignificano Ghju Chriflotonli 
dodeci pifioli^Fgli dianofetitentia dinorte,odi 
perpetuapregiose con molti uiliptndi),& imprope 
ti) che gli fiatifatti.Gnde figliuolo puoi veder qua », 
tee dura cofa a riceverel'ordine dicaualerìa. ain-, 
ehorafti tenutoa fare forti co/e, che per qutSìo ofdi, 
nefii tenuto di mantennepupiUìfUedoue, orphani « 


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Tl^rtlTS IL Bianco. qc 
tir donne maritate fe alcuno le uuol sformare, mole 
flare,ò torgli i loro beni,che i Caualierifono obliga* 
ridipone leperfine a ciafcnnpericolo dimorte,fefo 
mricbtelH'm aiuto,ò dtfenftone da alcuna donna di 
bonorc, & ogni Caualliere il giamo che riceue l'or¬ 
dine di caualleria giura dimantenbr con tutto il po 
cerino tutto quello cb'h detto difopra>Et per que¬ 
llo ti dico figliuol miOyChegran trauaglio,&fatica 
i à efier caualiere t perche a molte cofe è obUgato t & 
il caualliere che nonofiema tutto quello chedeeofier 
uarty l'anima fua aWinfemo cBd2na.Ee però molto 
meglio naie àuiuerefemplicemente > che ad alcuna 
cofa efier obligato.^Anchora non ho detto quello che 
s'appartiene per effer compito caualiere e fiondo duh 
biofe tutte le perfette condithni. Tirante per efier 
molto defiderofodifaper tutte te cofe che apparten 
gono à caualieri, fece principio a tal parlare ., 

COME TlI^jtT^T È 1 L Èl^^CO 
ragionando con l'heremta, recitò molteprodri^ 
5 £ del conte Guglielmo diVaxùcb. 

Cap. XV. 

S E le parole mie non carfano moteflia a uofìra 
Signoria padre l{euerendo,io ui farei molto o- 
bli^ato, fe la V^eucrentia uoHrà mi uolefie 
far gratta di dirmife nel principio che la caUal- 
kriafu cominciata nel mondo furono CauaUieri 


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HIST. DEL CUVALIEV^ 
tanto uirtuofi &/iugulari, comefono fìnti dopo. Vi 
gliuol mio dijfe l’Eremita fecondo che recita la fan 
tafcrittHra>Fdlorafi & forti Caualieri fono fiati 
al fecole,cbeleggiamo nelle bifiorie de Santi "Padri 
lagran uertiì del nobile lofue, & di Giuda Maca- 
beoideili ì{e,& di quelli fingulari Caualieri Greci » 
& Troianii& di quelli Caualieri inuincibili,Scipio 
ne,^tnKbale,Tepeo,Ottauiano,&Matc’Antonio, 
& dimoiti altri Caualieri che faria granprolisfìtà 
à recitargli.& dall'ottenimento di Chriflo in. qua 9 
diffc Tirante,forni fiati dicojìbuomisidijft l’Ere¬ 
mitaiebe il primo fu Ciojeph ^ébarimatbia, che tot 
fe dellasroce Giefu C bri fio, & lo pofi nel mommen 
to,& molti altroché dijcefero datiajua progenie » 
thèfurnonaletitisfimi Cavalieri deUiqualifu Lanci 
loto del Lago, Galliano,Borfo, Trinciuafe Jopra tut 
ti Galafjbiche per uertù di caualeria,&perfua uer 
gioita meritò di conquifìare ilfangradale. Et bora 
nell’età noflrt a età potremo dar timore in quefio 
I{egm>difleTir*Ht£tl{iflM)fi l’Eretti ita,certamente 
il buon Caualìere, Montagna Tfegrak degno drgra 
de honore,perche ha fatto molte buone caualerie» 
che meritano di non effer tacciute.Et il Duca £ at¬ 
tuterà giouene difpofto,& di fìngular for^a flimò 
piu reftar pregiane in podeflàdinfidcli, che fuggir 
uergogmjamentexacciò che li Caualieri reprendere » 
& imputare nolpotesfino,& iiS.Giouanni Stuar -, 
do ualorofisfimo nell'ordine fuo,<& molti altri, tic 
uoa mimo direcitare 3 neper quefio resìò Tirante. 


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TlK^ATgTE IL BIOTICO. 47 
contento,ansigli t ornò a replicar lefequentiparo-, 
le.Taire & Signore perche non parla la.Signoria 
Mo(lra ùmilmente di quelfamofnfìmo Caualiere,fi 
conte Guglielmo di Varoich,del qual io ho udito re¬ 
citare infiniti attifìngularitxme per la efirema tur 
tùfuajono fiate tónte molte battaglie in Francia,in 
Italia ,& in altre diuerfe partì?Et liberò la Contef- 
fa di Bel fiore,laqual il tnaritoton tre figliuoli ac- 
cufauatio di adulterio,&• uolendomandart acflccu- 
tione lafiententia datacontrala detta Signor a, & 
abbruciarla ligandda a un palo colfoco preparato 
* tornoy& Guglielmo di Faroich , cbeperauentura 
glifoprauenne,andò congranfrettadal i{e che gli 
eraprefiente,&faceua mandar lafiententia ad ejfiet 
tOy&difiegli. Signore,uofiraaite%gafaccia<eftin- 
guere il foco ch'io uogtio per battaglia liberare qtte 
Sia Signora,cbe agran torto è incolpata,^ 4 con mi 
camento digiuSUtia la uolete far morire. Et il ma¬ 
rito con ti tré figliuoli fi fece i'nnan^itù' dijfe,caua- 
Siere,e noni bora tempo di defenderequefia malafio 
mina,madapoi che la farà morta cefi cometa me¬ 
ritato ui rifpondcrèjòper armi,o nel modo che hot 
rete.pifie il ]{e,il Conte parla molto bene, quando 
Guglielmo diraroichuidde tanta inhumanità dd 
^e,de]marito,& de figliueli,miffe mano allafpada 
& diede al marito uno colpo tanto grande fui capo 
che morto ilpofe in terra. Dapoife riandò uerfo il 
K e *& con un colpo gli leuò il capo dalle /palle, & 
aprejjo/ìriuolfe a gli figliuoli di quello,dm ne uccifi 


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BIST. DEL CJLVULLIEK 
<Jr Valtrofe ne fuggì,che aggiungere noi potè, & 
ufiai gente per lamorte del Re andarono contra di 
lià.EtilCaualliereualorofo fece tanto col fuo ani¬ 
mo muitto che entrò dentro del circolo del foco che 
baueanofatto intorno alla Conte fa,& tagliò la ca¬ 
tena con laquale era legata.Et quando li parenti di 
lei uiddonola mirabilprederà del cauàlliere che 
l’hauea liberata da morte, molti andorno in aiuto 
fuo,&per uiuaforza la trafferò del mezzo della 
gente,&la eonduffero in uno monaflerio di mona- 
che,dotte StettebonoratUfìmamcnte, & il conte di 
Varoich prima che di quindi fipartiffe fece ritorna 
re laContefia dentro della città con uolontà di tutto 
ilpopolo.Etle reflituirno il contato fuo , & partita 
fi dalla cittò,ilualoroJà conte andando al fuo cami¬ 
no fu detto che trouò un Itone effefe ne portaua una 
picchia creatura,& per la infinita gente che'Ifegui 
uanonofauadiaffirmarft per mangiarla, quando. 
Gulielmofiuidde dinanzi il lione col fanciullo pic¬ 
ciolo che portaua, difmontò fubita da cauallo,& traf 
fe fuori lafpada, il lione che uerfo a lui il uidde ue- 
nire lafciòla creatura,& andogli incontra . Ondo 
molti differo,chefra loro due fù unafingular batta 
glia.In modo chefiuetmero ad abbracciare^ hora 
tra uno di fopra,c l’altra difotto,& fife ceno molte 
piaghe.alla fine il contefuperò per forzati lione & 
ucciselo,& tolto la creatura,che anchora lattaua in 
braccio, & pre/o il caualloper la briglia, andate¬ 
ne apiedi uerfo la città,che nonpotea caualcare per 


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{TE IL B1<AHC0 48 
ia moltitudine delle ferite che bauea hauifto dal Ih 
tie,cofi caminando trono la madre conaj]ai gente* 
chefcguiuano il Itone il picciolo fanciullo gli re- 

ftituì . Et bora è poco tempo che i Mori ba~ 
nettano conquistato la maggior parte de l'ifo¬ 
ia d'Inghilterra . Onde il t{e fu depofìo , & per 
ejfer egli Caùalliere tantouertuofo locoiftituirno 
He , c2r combattete a corpo a corpo col Moro , 

& lo ninfe, & ama^ollo dentro al campo. , 
Dapoi con la jua uittoriofa mano fece morire in¬ 
finita morfina non ufando dementici, 0 pietà a nin¬ 
no , & con la tua jomma uertù liberò di cattmti 
tutti i Chrittiani delia lfola d'Inghilterra , & al 
primo He rtfiìtuì la corona>& la Signoria del t{e- 
gno,& taccio molti altri honoriycbefi ha Caputo ac 
quift areiche uolendSglirecitare non batteria tutto 
il giorno. L'eremita per non fare dimoftratione chi 
eglifufie d'ejfo, li difie. f igliucl mio , egli è uero » 
ch'io ho udito parlare di quetto caualiere conte Gu¬ 
glielmo di raroichymagiamainon I ho uitto ne co 
nofciuto,&perciò non t'ho parlato di lui alcuna co-* 
fa. Ma caualieri ottimi fono fiati & alprefente fo¬ 
no in quefio Hegno,che per de fender e la Chrittiani 
tà hanno patito morte,et ferite. jLÌlhora difie Tira 
te,Tadre,& Signor e,poi che tanti gli nejono Siati, 
bratti tanto fmgulari hanno fatto nobili cauaUieri, 
fecondo mi ha detto la Signoria,& paternità uottra% 
fupplico a quella che non pigli mokttia alcuna di, 
quello che gli dirò * 0 quanto mi terrei per ni- 


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HIST. DEL C^r^LLlE^ 
le per tónto,& con poco animo, s io dubìtasfi d' me 
tiere l’ordine di Caualeria per male,per trauaglio,o 
per fatidiche a mefeguir nepotefe,pcrche ciofu- 
no dee conofcere la grandezza dell'animoJuo, &con 
verità dico alla Signoria uoHra,che fe nell’ordine di 
caualeria fujfero pericoli molto maggiori, che ho gli 
fono,io nonlafciareiper cofa del mondo di ricetterlo 
pur ch'io trotti alcuno che dar mi lo uoglia, & Juc~ 
cedendomene tutto quello che me ne può fucccdere » 
Et terrò la mia morte per gloriofa s io moro aman¬ 
do,et defendendo l’oraine della caualeria,& feruen 
do quello con tutto il poter mio, acciochcio non fa 
rifiutato dabùonicaualieri.F'tgliuol mio,gli rifi/ofe 
tEremita poi che tanta uolontà hai dimenerei’or 
dine di caualeria riceuilo con nominanza,& fama, 
do è che in quel giorno,che tu It riceueraifacei effev 
citio d'armi,accioche tutti gli amici,& parenti tuoi 
comofca.no cheJeiJufficienteperferuirlo, et mante¬ 
nerlo,(t dapoi che Tbora è già tarda, e la tuacornpa 
gnia b molto innanzi,ti configliar ei else ti partifii, 
perciò cheJeiin terra ttrana,etnonfai il camino,on , 
/ depotrefti ejferinpericolo diperdertiper ifolti bo 
Jchi che fono in quefie parti.Ma ben ti prego che me 
porti tee o quefto libro, et lo mofiri alla maeftà dtl 
Re, et a tutti gli altri buoni caualicri, acciò chefap-> 
pino qual cofa b l'ordine di eaualleria, et al ritorno 
che farai ti prego ne uenghiper de qui, et mi Jappi 
dire quelli cheJarannofiatifatti cauallieri minili, 
et tutte le fette,et galle che fi faranno,ch'io le posfi 

fape- 

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T I \iA7iTE 1L BlUTiCO 4P 
fapere che me ne furaiferuigiograndisfime, \&do 
itogli il libro ìnfime con la licentia. Tirante con ine 
Jiimabil allegrezza tolfe il libro rendendogliene in 
finitegratie,et promiffegli di tornargli.Ma alla par 
tita jua gli di(Jc,dicetemi Signore[e il Rp & gli ab- 
triCauallieri mi addimadanoìl nome di quello che 
gli manda il libro,cbegli debbo rifportdeteije tal dr- 
rnada ti è fatta diffegli l’Eremita,Dirai da partedi 
quello che fempremai ha amato,&honorato l ordi 
ne di caualleria.Tìranteglìfece gran riuèretaìa, & 
montò a caualfi & fipofe incarnino , efr la compa¬ 
gnia Jua er din grande admirationechenefuffe dir 
uemto,perche tanto tardona , penfauano che nel bo 
fcoperfo fifujfè, & molti deìli fuoilqtomorono a 
cercar e,& trouorqnlo nel camino che andana leggi 
do lè cauaUerìe,&-mto l’ordine che dentro al libro 
era firitto. Quando Tirante fu arriuata aUauill* 
dotte erano i compagnifuoi,& recitoglila bella au- 
Ventura a cui il noiiro Signore Giefu C hriflo l’bauea 
condotto, & come il Santo Tadre Eremita gli ba¬ 
nca dato quel libro, & tutta quella notte fletterò a 
leggere fino al mattino che fu già l'hota del canale* 
re,& andorono tanto per loro giornate chearriuo- 
trono alla città di Londra, dòue era il Re conmolta 
caualleria,cofi di quelli del Regm,come degli efter 
tii,chegiàfen%a tmmerogli erano uemtì,& allafe 
Ha di S. Giouanni non erano firn che tredeci giorni. 
\Arriuati che fumo Tirante ù li compagnifuoi , an 
limono a fare riuerentia al Rp, liquide con Jereno 

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o; HÌST' DEL CAVjUIEI^ 
mito gli ricettettc, gr ciafcuno fi pofe in punto 
■ed meglio che potè feconde il fiato gr conditone 
loro . Et la Regina era quitti appreffò a due 
giornate in una città cheh nominata Conturbiti » 
deue giace il corpo di San Tbomafo > & il dì de 
San Gioitami fi principiarono le fette >& in quel 
■dì il Re & la Regina fpofafaa fi uiddera , & le 
fette durorno uno anno, & uno dì > & finite che 
furono t & che il Re hebbe compiutoli fuomatri- 
tnonio con la Regina figliuola del Re di Francia, 
tutti li ettervi prefero licentia dal Re & dalla Re¬ 
gina »& ciafcuno fe ritornò nella Jua tirra . Ti¬ 
fante dapoi che fu partito dalla città dì Londra 
conli compagni fuoifi ricordò dellapromefi'a c’ba¬ 
ttona fattaal Tadre Eremita, & effendo prefitta 
quella parte oue egli habitaua f difie a loro . Si¬ 
gnori, & fratelli, a me hfor%a pafi'are perii luo¬ 
go oue ttail Tadre Eremita , & tutti quelli della 
compagnia lopregorano, che gli concedefie,chepq 
te fiino andare con lui i perche haueuam grandefi- 
derio di battere notitia della Santità J’ua,& Ti¬ 
rante fu contentisfimo , & tutti prefero il loro ca¬ 
mino uetfo. l’eremo, & in quella bora che loro ue- 
tmtano l'Eremita ttauafotto all’arbore dicendo la 
fue bore.Ma quando egli uidde venir tanta moltittf 
dine, flette congrande, ammiratone penfando qual 
gente poteaefier qttetta . Tirante jè pofe dinan¬ 
zi a tutti li altri, gr quando gli fu prefiò (tifino*- 
tò da caudllo , gr finulmente fecero loro, & con 


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rinvilir e il Bianco. ;a 

profonda humilità accollatigli feciono riunenti* 
co ginocchi fino interra, rendendogli quel debito 
'fionorc di cui parata degno . Et Tirante gli noljc 
baciarla mano , & tutti gli altri » ma egli com¬ 
portar noi uolfe , & cofi come quello cbtera mol¬ 
to prattico, & cortefiygli fece gran coregge ab¬ 
bracciandogli tutti, & pregollicbe per genti legga 
fi uolcfiero affettare appreffoaluinella verde her- 
ba,&gli rijpofero,che job uolejfe federe,# loro tut 
ti Cariano in piedi,ma il uabtofo Signore noi nolfe 
comportare, angi apprejfo a lui tutti fèdere li fece» 
ajfentati che furono, Hettno affettando che t Ere* 
mitaparlafìe, ilqual conofcendol’honore che gli fa 
ceanoycofidifie. Magnifici Signori non ui potrei re¬ 
citare il gran contento, che di uedere tanta nobil 
gente riceuono gli occhi miei, per ilche mi farete 
fomma grafia dirmi fé bora uenite dalla corte del 
Bg Signor mio, & defederò faper quelli che no¬ 
velli cautelimi fon flati fatti, & b bonomie felle 
che io mi penjo figli fiano celebrate . Et prego 

-uoi Tirante il Bianco ut piaccia dire li nomi di tut¬ 
ti quelli Signori, che quifona preferiti, acciò chela 
anima mia ne refii confolata, & pefe fine alfito par 
lare,Tirante fi mlfe uerfo la compagniafuayperciò 
che lofi diprogenie come di ricchezze, & d’altre 
cofe dì maggior autorità & Signoria elfi erano,# 
difie loro.O uabrofi Cavallari, io uifùpplico che uq 
ghate rijpoder, etfatufarealla dimanda che ci è fi* 
fa fatta per k Rjctteritiadel padre Erenùtadtjcui 

G » 


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HIST. DEL C-dV\ALU E\ 

/opere,& fantità molte uolte a uoi altri ho parlato* 

Et come egli fiapadre di caualleria & degno d in- 
finito honore,che ne uogliatefarrelatione.Bflpofero * 
tnfieme,dicedo,parlate uri Tir ante per noi tutti,da . I 

poi che’l Santo Tadre, di uoi prima hebbe cogmtio- 
ne.Horaio ui addimando di grafia dijfe Tirante,poi 
thè a uoi altri piace ,& il Ecuerendo Tadre me'l 
commanda, cheJ'e per obliuione errafie in cofa alcu¬ 
na me la uogliate ridurre a memoria. Et tutti diffe- 
to che lofariano.Et Tir ante fece principio a tal par 
ìare,& difie.Signor e di molta Squeri ntia, & {un¬ 
titela Signoria ùoflra dee /opere che la fera dì S. 
Giouarmiprosftmo paffuto fu uno anno,che’l I{e,& 
tutti quelli eh’erano nella città, fecero la mottra,co 
fi donne,come domglle,& tuttofi artefici, & tutti 
li eflerni, che iui erano uenuti da molte parti della 
Chrifìianitàjapendo le granfile che/egli apparec 
chiauano,però che il He haueua mandatoper molti 
3{egi d'amù*Araldi,et Taffauanti a notificarlo per 
tutto il mondo, & prima dirò Signore una grande 
magnificentia la quale ho udito dire che ti Epha 
fatto che nonfitroua infcrittura, ne manco è Hata 
fatto à tempi noflriichea ciafcun porta dì mare, o 
per qualunque mila , o luogo>& altri camini Heali, 
gli habitatari delle uille,o città, donano uiuande a- 
bondantemente a tutti quelli che ueniuamper uede 
re le fefle,o per far armi, cominciando al giorno che 
ìtfeiuano di barca firialgiorno che fi partimmo déL 
flfola d'Inghilterra battemmo fempremaila fpc- 


9 


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TI^TyfTE IL Bl.A'UCO. jr 
fa franca,} Igiomo di S. Giouanni il He fi ueffipom 
pojamente con uno manto tutto rate amato digrof 
fi ifìme perle,foderato di martori gibellini, le calze 
di quella mede finta ricamaturamolto ricca, il giu- 
bone di broccato di filo dargento tirato,von portati 
do co/a alcuna doro, perche anchora non era Caual 
liete, eccetto che incapoportaua unariccbisfima 
corona d’oro di gran ualuta, & nella manoilfcet- 
tro, caualcandoun bel cauallo, & dimoftraua nel 
gefiofuo beneficre l{e . Cofipartitoli dal fuogran 
palagio Je n'andò alla gran piagna della città ac¬ 
compagnatola tutti i gentiluomini che /ègli ri-* 
trottarono, che fujfero di quattro corti, & niuno 
altro andana col Bg,ct effóndo peruemto nellapia^ 
ga,uetme il ùnga di Lincattro tutto armato in 
bianco con qumdeci mila combattenti . il He poi 
che gli hebbe fatto riuerentia, commendagli che 
fimettejfe innanzi ad ogniuno,& che guidacela 
anteguarda •. il Duca incontinente fi mife per il 

primo, & tutta la gente d'armi pafiò dinanzi al 
He molto ben armata, & con bell’ordine, & con 
molti cattaUi,conparamenti di broccato, &direca 
mi doro,& d’argento,& molte coperte,&pennac 
chi, & cimieria modo d’Italia, & di Lombardia , 
dietro alDucaondauano tutti gli ordini, ciafcun» 
con uno cirio accefo in mano. Dapoi neniuano tut¬ 
ti gli arteficifecondo Carte con la fua leurea che fat- 
t/tbaueuano,efu tal diuifione tragli artigiani,che 
io fui in dubbio ebenon fi ammazgafferò inftemti 

Gi 


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H1ST. DEL c AV JtLlEll 
Etfoptaqual confa fu qucfta diuifìone, dijìe f Ere* 
imitai difie Tirante,iouelo dirò. Fra gli fatta* 
ri,& gli tesfitortfu ,chei tcsfìtori do pami di.li 
no diceuano , che doueuano precedere a gli ferran 
ri» gliferrori diceuano il contrario» che loto do* 
nettano battere I honore detti te sfttori . Congrc* 
garonfi in ciaf cuna parte piu di diect mila huomini» 
& di tutto quello furono caufa gli giurici , che ai* 
legauano per parte delliteifitori» che non fi p otè* 
ua dire ttoefia, ne confettare il prefiofo corpo di 
Chrifto ferina drappo di Imo , & gli giurigli ab 
legauano per parte de gli ferrori che prima fu l'ari 
te del ferrare che quella del tesfitOrc , perche il te* 
laro non poteua efiere fatto fenga ferro . Onde 
era approuate l’arte del ferrare ffiere piu antiqua» 
di quella delti tesfttori, & per quello doueua prece 
derealtesfttore, & molte allegagioni che io non mi 
ricor iofarom allegate per clajcuna parte.Et que+ 
flafula caufa della dmi/ione^&fe notigli era il Du * 
ca che fi trouo a cauallo, & armato,fortegiornatd 
faria fiata, cbe'l già non gli poteua dàr rimedio» 

Jl duca-fi pofe nel megjp della calcadi tuttala gen 
te,&prefe (ci giuriHi,tre di ciafcuna parte, &traf 
Jfigli fuori della città . Loro fi penarono che l DU*. 
cagli uolefie per addimandargli qual parte batte* 
ua miglior, ragioni* quando furono fuori della citi 
tà mille huotnini d'arme fece reìlare al capo deh 
fonte » commettendo a loró » Che eccetto la perfo* 
ua del Fi» non lafciasfmo poffare .alcuno * li 


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tL VliXHCO. q% 
Ducadifmotttò da cauaUoin mtp^p delponte * & 
fegli con ia maggior preStogo c ^ e P 9 ^ fa* dm 
forche fet in ciafama col capo in giu fece appiccar * 
tre giurigli per fargli molto honore, & non fi pardi 
de lì fino che mnhebbeno manétte le nùferabtli a* 
urne nello inferno * Quando il Hejeppe taluno* 
tu andofienefubitatnente dotte era ilDuca, & difa 
fegli fimil parole , M mondo mai non mi bauercfU 
potuto fare maggior feruigio , et piacere di quel che 
fatto hauete, perche quefii hutmùni di leggi fame 
ricchi toroftesfì, et deftruggono tutto il popolo, et. 
tutta Inghilterra , et però io commando che fìia\ 
no nel modo che Hanno, et domani y et dapoìfiotto 
fatti in qttattroqnarti, ttpongano quelli per gli ca ■ 
mini, kilpòfèHittica. Signore'fola Maeflà un» 
ilrauolefie fare amo modo, ordinaria che nelfitè 
J{egtto non fufiero piu di due umili, tt quelli fra. 
dieci o quindeci giorni hauesftm determinata qual:, 
fi mglia confa con fententia diffinitiua, et dar buon* 
falar io a ciafcuno ,et fé da ninno prendeflcno co*, 
fa alcuna , che non hauefiere altra pena, che quel¬ 
la che hàrmohauuti queiìi al , preferite. Et il prò -< 
fiero Ee commandò,che cofifufiefatto. Intefoper » 
tutto il popolo, il uirtuofo detto che il RghaUetuti 
commefìo, infinita laude gli attribuirono . Ma per \ 
quello non reflòla fejla,cbe non fifacefieperii mo* 
do che era ordinata prima . >i/tpprefio ti artefici 
nbnuameon norie maniere di giuochi, et intra». 
Vtesft, dapoi fumano jirebiepifeopi > Epifiòpi, • 

' A 


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* HIST. DEL C JFULLltfl, 
j>ntonot*ri»"Prepofiti,CanonÌ£Ì, "Preti» & tHtto.il 
fiero con molte reliquie,dipoi Menata un baliacchi- 
mricchisftmot & grande » &fitto quetioueniua il 
Sg con tatti quefoche ttohenano ritenere l’ordine di 
cauolleria» & tutti'erano uefitti dicetmno bianco» 
che figmfica uirginità , che è di broccato d'argento» 
& tuttiqucMnon-serano anchora accompagnati 
ipn le mogli loro, ma erano fiofi »& benché non 
hdttefierola fiofa nel Regno » poteuano andare nella 
compagnia delfle . Dietro a loro ueniuano igran Si 
gnoriueiliti di broccato » & di ueHe r icche d’ar¬ 
gentei'oro t et di cotonino, etuelutocamefmo, et 
damafcoyCt, tutte le donne maritate uefiite alla fig¬ 
ga delii mariti » Upprejfi ueniuano.mùgli hito- 
mini et. donneuedoue ,-ueBiti di delitto negro, et. 
Itloro caualcature guarnì di quel mede fimo colo¬ 
re . Upprejfi ueniuano tutte le donzelle, et tetti i 
poueni t che nonhaueuanamoglie i tf erano uefliti 
di bianco,o di broecatouerde » et di ueHe cariche di 
argento>etmfiunoSquetti che è detto dijopra por 
trtuanogroffe cathene d’oro confermagli d’oro » con 
molte perle»dianunù, rubini» et pietre di gran ua- 
luta » 'ct ciajcano haueua fatto il poter fuo d'andar 
meglio utilità cbtgìifhjfe flato posffiile.Dapoi ue- 
muamJ tuttele monache di qualuncbè.prdine, et ciet 
fatua cheudea portare l’babito di feta lo potea ben 
far e,fé ben l’ordinejMO gliel wetaua»perche l flebo, 
uea ottenuto licentiadal "Papa, che ciafema moni-m 
tu chefiefie in religione ferrata per quello anno^ et 


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TlHJtllTM lLMlidltCÒ.. H 
uno giorno poteua Barefuoridei mpnaflerio,& ut- 
Ttirfidi qual drappo uoleJfe,pur chefujje del colori 
delfuo ordine,&acciò che fipoteffero ùefiire, il He 
commandò che fu/fe dato danari à tutti gli ordenti 
& faccialmente a quelli che erano peneri, e co/i tue 
te le monachegioueni & galanti,& anebora molti 
delle uecchie fiuefiirono di feto, & ciafmna di lori 
portaua una candela acceja in mano . ^ppre/fogli 
uemua.no tutte le dome della terga fregola non mate 
co ddlemonacbeueflite didrappo difeta,& ciafcu 
na portaua in mano fimilmente una candela acce/a, 
& uemuano cantando il MagràficatÀietro uemua~ 
no tutti gli officiali Ideali del Bpgno,& tutti gli bui 
minìarmatì a piedicofi come doutffeno entrare in 
battaglia,& tutti con laleurea del^e bianca,&uer 
miglia con armellini recamati, che fi faceuano per 
diuifa. Dapoi uemuano tutte le dome publicbe, & 
quellecheuiueuano d'amore,con tuttiglì ruffiani , 
che andauono con loro,& acciò che fu fiero tonofeiu 
teportauano in capo una ghirlanda, o di fiori ,0 dì 
mirto,&fé glie ne era alcut)a,chefe ne fujfe fuggi¬ 
ta dal marito,hauea da portare in mano una piccia 
la. bandierai andauano ballando afoni di tatnbu- 
riw,&in tal mòdo Signor e,come ho detto andana 
ciafcunoftato,& co fi per faatio di tre. miglia andaf 
fimo-fuori della àttadì Londra. La Bigina Japendo 
che'l i\e ueniua ufiì daunoluogo,che fe nomina Gra 
nugti,nelquale è uno rìcchisfinto,& ornatisfimópa 
lagg),et po/è fi dentro a uno castello tutto di legno , 


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fiTST. DEL Cjr^iLLlEK 
fitceua condurre fopra un carro di iodeci ruote tir» 
to datrentafiì cavalli li piu grandi & forti jchciu 
tutta Francia poterono ritrouare,& con la Regina 
andavano cento & trenta donzelle tutte ffofe , & 
altra donna ne donzella non andava con lei . Mp- 
preffo uentuano a cavallo mclÙDuchi,Conti,& Mar 
the/i intorno al detto carro,& fimilmente affai doti 
ite & donzelle di grande Slima , & nel melodi 
una grande prateria la Regina ft fermò,& prima¬ 
mente arrivò il Duca di Lincafìroarmatocon tutti 
gli (voi,& difmontato da cauallofecegran riueren- 
tia alla Regina,che flava alla porta del cafteUo, & 
non nolente ufeire fino che'l Re non ueniffe,& ctafim 
no flato cofìcpmeueniua per ordine» cofi andana» 
fare riuerentia alla Regina* • 


LM GRMTf TOM"PM COI ^ CV1 COM , 
parfe il Re>& Rfina dlngbilterra al lor {fon* 

• falitio. 

Cap. xrn. 


A Ramato il Re con quel flato che baite» ap~ 
preffodi fetonte è detto difopra,& quando 
fu.prefio al caftello difmont oda cavallo co tutti quel > 
li che uentuano conimi & quando la Regina uiddt 
cbe’lRe difmontaualeuosfi in piedi,& preflamente< 
gli fupoflo unafiala tutta d’argevto,per la quali di 
fsefit& tutte le donzelleffofi che erano con iti . 


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r jz siut^co ^ 

la figliuola del Duca di Beni prefe la Bigina à 
braccio, & la figliuola del Conte di fiandra gli 
frefe la coda detta ucfìa,& tuttiifrofi cbcgli era¬ 
no fi pof ero innanzi atta Regina per accompagnar* 
ia,&tutteiefpofegli ammana dietro . Quando la 
Bigina fu preflo al B^gliftceuna picciola rittcreà 
da col ginocchio) il ]\e abbafiò il capo rendldogliU 
faluto,& apprefjotutti quelli che ucniuano conia, 
tofi gli huomini come te donne baciamo la mano tà 
%e.Fattoque&ofu qtùil Cardinale d'ingbikenaue 
fìttagli de uefiimenti jacer dotali per dir mefiatot» 
uno ak are portatile che portammo & nella peate- 
rial’appararono . il Cardinale cominciò la meffa^, 
quando fu allo EuangeUoàl re frosò la regina &ai 
ìhorala baciò unx&ynolte mite quando la meffaf» 
dettati refe gli accoflò)& lì flettere per buon fra¬ 
tta parlando & fefleggiandòfi dellefefie che fra fra 
fi attaprifentia di tutta la gente fi ufaaptaAdo fifa- 
romafixifAleggiati uenne U Ducadilìncafiroifa 
del re,&in pre/èntia di tutti gli dette Ìordine dica 
uderia,quiuierano moltigimam che in quel cafo.hà 
vertano, uoluto riceuere Cordine di caHakria>magli 
regi d'armi,^Araldi, & Vaffinantipublicarono chi 
mxptel giorno noti fi potuta far aleuto Cauxl iere. 
Quandoil re fu fatto nouelio CattAttere chtrofjeni 

dentro ad uno picciolo padiglionei& difrógiiosfituf 
te leuefte chehaueaportatodagentil'huomo,et md 
dotti al figliuolo del Duca d’Orliens, ilquale era ue+ 
fatto conia regina,grerafuo cugin germano,et c$ If 


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•• HIST. DEL CJ. V J.L1EK % 
mite gli donò duegtoffe uitteutthora il Heufòid 
fadiglion con ima nette di panno d ororicciocarme 
fino foderato diarmcllim>& bauea lafciatola coro* 
na,& portava in capo ima picciola beretta di ne!** 
th negro con unfermaglio,il quale fiimauanouàlert 
dento & cinquantamila feudi» & partironfi tutti 
de ti.ll t(e lafiiògligentil'huomim,& fi pi fi incom 
pagaia delti Cavalieri fioft fitto uno alto baldachi-* 

noncehisfimo,&gti gentil'huomiainonperfirola 

poffesftone del baldachinofitto delquale erano ue~ 
Huti;&cofi andarono tutti fino alla cktàidiro ancbO 
alla Signoria uefira come era uettita lafiegimxtta 
portava una netta di broccato carmi fino di filaio* 
rotirato,& dotte doueua parere la feta apparino* 
tto cardi di argentana ricamatagli capi detti carciofi 
fi alti erano d'orofinaltati,& fipra alla giubbahó* 
netta uno manto,il quale tutto coperto era di penden 
ti d'oro battutoj& feminato di rubirùi&fmeriddi % 
lei andaua in capettiliquali erano lunghi fina terra 
parevano fili d’oro,per gente alcuna mai non fu 
tòno ritti fimiti capetti. Lafaccia,& le marò fi rii* 
•mojlrauano de inettintabile candore y &belle^(a,e- 
glifidee contemplare netto aggraitato gefiofemim - 
le,che mottraua,che tutte le parti afiofe non potea* 
voejferfe non di maggior efiima.con verità fi può 
dire che delle donnette fiofi y che con lei venivano gli 
tratutto il fiore della Francia,& anchorade C àud 
Iteri dir gran Signornò" di dome, & di altre- Son- 

%elle,ricamate,Qrnate,nettaforma ch iù ho dettórt 


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TII^yf^rE IL BULICO. 5? 
la Signoria uoflra,andasJimo tutti per ordine fino i 
uno miglioprejjò oda città . Et quando ftu fimo in 
mczgp i'magrande prateria trouasfimo molti pa¬ 
diglioni (jr tende tirate,^- fonatori infiniti con di- 
uerfe maniere di infìrumenti che continuametitefo- 
ruxuam.ll Re dijcefe immediate da cornilo & tutti 
i Cauallieri jpofi,& montarono alto nel cajtcllo del 
la Fuegina,&.prefalaper mano bachila nella pra¬ 
teria,& eofifecionogli ipofi delle loro Jpofe. Tacila 
bella prateria fi cominciò a danzare,&poi che lf{c 
&la Regina hebberodanzato,danzprno iCaualiie 
ri Jpofi con le donzelle fpofe,appreJfo danzarono tut 
tigli flati cofi per ordine come nemicano di grado in 
grado,& quando l'uno flato finiua di danzare , & 
l’altro uoleua cominciare, 11 Re danzata con la He 
gina,& quando hauea Inficiata la Regina prendea la 
piu gentilDama di quel flato,& danzaua una dan¬ 
za con lei.quando tut ti gli flati bebbero finito di dan 
Zareportarono la collarone di mattina,che fiugien 
pero uerde con buona maluafia,& ufiano quello per 
che la terra è moltofredda.partiti diqui ucnisfimó 
prejfoalla chtàjopra una grande rimerà, che gli è 
molto bene arborata di diuerfie forti d’arbori,fiotto 
aUìquali trouasfimo molte tauole apparecchiate,& 
ciafcun flato haueuailfiuo alloggiamento per man¬ 
giare con molte cafie di legno, che gli haueuano fatte, 
affai padiglioni & tende tirati con/iugulari let- 
ti,atàò che ninno flato hauejfe occafione di entrare 
'dentro della cittàJt 7 piouea già baueano là le ca 


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BIST. DEL CAVALLtEl^ 
fe di legno,&padiglioni } & tende dotte tuttiJÌpotè 
tutto raccoglierc.& ditoni anchora Signor mo,ckt 
ciafcuno flato cefi ne giorni da carne » conte dape- 
fce era benfervuto di afidi uiuande, & Utti,& que* 
fio durò.per tuttofarne, & mogiorno con ottimo 
compimento di gran magnanimità. 11 primo gior¬ 
no tutto fifiefi ingolle & fette , il fecondo giorno 
che era il uenere mattina andasfimo a tnefia, & da 
poi entrasfirn ornila riuiera con molte barche tyttt 
coperte di drappo difita, di drappi di ra^ga» & di 
broccato jet eia fimo ttato con lafua diuifa,et andafi 
fimopefiattdo per la riuiera conpiu di ducente bori¬ 
che» che era di marauigliofit piacere . Dapoicht 
la Eccellentia del re ktbbe difinatfo fi tirò da partf 
col fuoflato,et Henne il maefiro della campagna con 
molti bracchi,et cani daprefa,etleurieri di Berta■» 
gna»et con tutti gli cacciatori» et andasfimo con I 4 
fdatflà del re a cacciare » deuefu fatto grande 00 
cifionedibettiefaluatiche . llfabbato la matti¬ 
na fu congregato il generai configlio di tutti gliflati 
cefi di huomini come di donne » & in prefinùa di 
tutti gli regi d'armi»Araldì» et Tafananti fu pubfi 
tato,et manifeflato quello che fi doueafare ciafcun 
giorno della fittimana. 




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TlT^ATiTE IL SI^tTiCO, 1$ 


QUELLO CHE SI DOFEU FjdBJE 
ciafcungiornodellafettìmana ,perfin che dura 
tianolcftftc del t{e. Cap. xyjll. 

1 ) ^imieramcntt la Domnìca che è giorno di he 
, Jf nedittione fuflero fefle date per tutti gli fiati, 
cofipergli ordenitcome per gli artefici, et qualun- 
che che dangaffe,et fefìe meglio giuochi t et raprejen 
tatiorii y con piu gratta al parere de giudici » che 
guadagnale uenti mar die d’argento,et tutto quello 
che coflauano le rapnfentat'iom , et coft quel giorno 
non fi haueua à {pendere in altro che in clange,mo~ 
refche,et raprefcntationi,o cofe fìntili che fuflero di 
allegrezza. # 

il Inni fu puhlicato per gli fopradettt Uggì d'or- 
mi,^.raldi, & Taffauantiyche qualunche uolefjèpo 
tefjègiofìrare con armi ideali, o con armi da guerra 
gli ferri delle lande delle armi reali fuffero conquat 
tro punte nella cima molto ben incerate > con cera 
gumataciafcunapunta deldimimno.Le altre lande 
ddlearmidagutrraal capo della landa era unaue 
radi ferro rotonda > doue fufìero dnque punte di 
acciaio a taglio di diamante molto bene annoia¬ 
te,& in qucftauerarotonda con glifenidi diaman 
tifiueniua a incaftare la landaquello che piu lan 
eie rompeffe,& faceffè meglio,guadagnafle ciafcuno 
lunudelianno dnque marche doro,et uno luni fìgio ' 
Strana con armi R^alhdr l'altro con armi da guèrra. 


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UTST. DEL CUV^LLIEJ^ 
il Marti ciafcun Caualiere,&gentil'huomo che 
Volejfe combattere àpiedi in campo chiufo a corpo 
4 corpo à due per due,o diece contra diece, o uenti 
' contra uenti,o venticinque contra venticinque, che 
ponpotefiero eflere di maggior numero,non tffendo 
■gli mantenitóri del campo piu che uentifei,accioche 
il premio del campo non reflafie ferrea defenditore , 
<*r in quel giorno ancbora ciafcuno che uolejfe potea 
combattere per uno afialto a Juo piacere,& quello 
che faceuameglioguadagnaua unajpadad’oro che. 
fefauapiu di diece marche d'oro,& quello che face 
ita peggio era obligato di ponerfi inpotefta di quel¬ 
lo che haueua fatto meglio per prigione,&tantofief 
fea quel modo fin che lfufiertfcofio,o che per altra 
uiaufiifie. 

Il Meteore ciafcuno che polca combattere a ca¬ 
vallo à guerrafinita, & fino a tanto che fi cauafierot 
ilfanguefra quetti tali,quel cbefaceua meglio gli 
fitffe data una picchia corona d'oro che eccedejfe 
quindeci marche di pefo, 

JlGiouedì ciafcuno Cavaliere, (irgentil’buomo 
che uolefie entrare in campo cbiujo à piedi à guerra 
finita àcorpoà corpo,& à due contra due,come d ì 
{opra ó detto, quel chef acefie meglio in tal cajo gua 
dagnaffe ma dama tutta d’oro à fimilitudine della 
Regina.Et perche quelle arme fono piu forti,& pe- 
ticolofe,che’lcauaUierposfifareguadagni meglio di 
trentacinque marche d’oro,& quel che farà uintofx 
tàfacramentofecondo la volontà de giudici che in 

tutta 


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1 TI IL BI^^CO. 57 

! tutta la fua ulta non richiederà ninno altro Cauallie 

re & gentil’buomo agnina finita, & non fortori 
fra quello amofiada, ne inguerra, o lite ,oque- 
fìione, non prenderà arme defenfine fegià nonfujfe 
contro a gli infideli. oltradi queflo fia obligato di 
uenirfi a ponete inpodeflà della Signora Hgina , la 
quale ne potrà fare del tutto la uolontàfua. 

fi Venere perche h giorno di pafiione non facefii 
no armi di forte alcuna,ma detta la mtjfa,& il ue- 
fieropoteano andare a cacciare. 

llSabbato fu flatuito a tutti quelli, chefiuolea 
no far Cauallieri, & il He di buona uolontà , dapoi 
che erano e/faminati fe erano degni di riceuere l or 
dine di caualleriagli facea cauallieri , Vedete qui 
padre & Signore, pome erano partiti i giorni della 
fettimana, & furono eletti uentifei cauallieri capi¬ 
tani del campo di tal progenie & Jorte,che alcuno 
non gli poteua rifiutare. Finito il configlio & ordi¬ 
nata capitoli, & publicatigeneralmente per glifa 
fradetti Higi d’armi,*Araldi,et Tafiàuantieragia 
l’hora tarda. La eccellentia del He fi leuò con tutù 
gli flati, & fe n'andò a iìfinare, & detta il uè fiero 
egli con tutti gli flati con molti fonatori incantino» 
teinfieme andasfimo doue flauano gli uentifei ca¬ 
uallieri eletti per defendere il campo,liquali erano 
i diflanti dallo alloggiamento del flato delHgun tiro 

di baleflra,& dentro al campo la doue esfi flauano 
tramo ferraglio di legno altisfìmo, che alcuno non 
gli fotta uedere ,fe non per la porta, & entrando 

l> h 

i • 

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Hisr. DEL CAVULll EH, 
detaro,& tutti erano affittati in catedre tredeci da 
ima parte, & tredeci dall altra , & armati in bian¬ 
co al capo portauano Una ricchisfima corona di 
oro, & quando il He entrò con la Hpina non fi prò- 
mojfero in coja alcuna, Je non che abboffando unpo 
CO U capofalutorono il H£>& non fu alcuno che par 
laffe o diceffi coja alcuna, jl He con tutti gliflati fiet 
te lì un poco, e quando il He fi uolfe partire ufcirono 
quattro donzelle de ineftimabile bellezza riccamt n 
te ornate,& fupplicorono al t{e che fuffe in piacere 
alla Maeflà fua di reflare un poco fin che haueffe fot 
to collatione, & il l{e graiiofamentegliel conceffe. 
incontonenteufcì la collatione moltogrande,&aio 
dante di marzapani,paffa reai, & di tutte l’altre 
forti diconfettidi ‘%uccaro,& forane molto benftr 
uiti,& ciafcuno deCauallieri, &gentil’huomini 
fedeano foprale ueHe a donna o a donzella. il l{e 
dopoché fu fatta la collatione ufcì nella prateria,et 
qui cominciarono a dannare,&gli mantenitoripre 
fornente furono difamati, & tutti uentifei ueme- 
ro ueiliti con le loro cadenelle in molte uolte d'oro al 
tollo,& conuefliticorti d'uno colore, & d'unafat- 
te^ga riccamati dipendenti d oro battuto, & eia- 
Jcunoportauaincapo una beretta di grana conm 
belfermaglio, & ben parca che fafferò Cauallieri 
digran Hate & £ alta cavallerìa.Quando fu poflo 
fine alle dan^e il f{e con tutti gli Hati andò a uede- 
re gli Heccati, & le tele doue fi doueua gioHrSre » 
lequali erano molto ben fatte con molti catafd- 


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TinJnvrz il si^tyco. jS 

ehi apparati di beUisfìmi,et fingulati drappi dira^ 
%a. uifto qutfto uennero a{applicare al Kg da parte* 
de Hi mantenitori del campo ciré con tutti gli Siati 
andajfe a certa con loro,eir il t\efu contento , & ef¬ 
fondo alla fine,gli ]\_gi d’armi publicorono thè eia- 
forno cauatliere,& Cauallieri,ogentiluomini che 
uoltjjeno gi forare, & combattere con l’armi det¬ 
te di [opra doueua Mentre il giorno antecedente al 
giorno determinato con le armi che Moietta fare , & 
portarle ferine in una carta uerntiglia, & Menata, 
accompagnato da molti fonatori che gli andauana 
innan%i,& da tutti quelli del foto Stato, & non an¬ 
dana con lui alcuno dclli altri fiati, & uemua ito 
mc^zp di due donzelle di bonore, o donne feconda 
la ho tonta fua,& quando arriuauano al ferraglia 
erano obi goti nominar fi per loro propri nomi % 
& chi era/ito padre ,& di qual terra natiuo, & la 
armi che uoleua far Je le faceua per donna , o per 
donzellajnonaca, uedoua » o maritata, Je dicena• 
no che era per donzella Iafiiauano quelle dome, che 
lo accompagnammo, &prendtuano due donzelle» 
& quelle lo conduceuano, & gli faceuanograndt 
bonore, & tutte le donzelle dueuanogridando ad 
altauocc. ilnoftro Signoreuoglia dare uittoria al 
ttofiro CauaUiere, che è degno di hauere honore » 
'& merita hauer amore di donzella, & fe eromper 
uedoua , monaeba , o maritata faceuano. alla 
ftmilitudìhe delle donzelle . ^Apprcfio gli dona¬ 
no bornia di entrare dentro al castello, dotte fia/na 

H » 


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KlST.DEl CAVjllLlEì^ 
itogli uentifii Cauallieri, ma non potè unno fapere 
con qual di loro doueff'ero combattere ,<Apprejfoil 
caualliere che ueniuaper fard’armi daua la carta 
uermiglia feruta con quale donm,donzella, uedo- 
ua,monaca^ maritata, & ellaJcendeua alto al ca- 
tafalcùydoue erano gli uentfei mantenitori, & po- 
neuailfcrittofopra aunafiutola, ione i Cauallie- 
ritutti fi leuauano inpiedi,& faceuano grande bo¬ 
llore alla Signora che hauea por tato,laqual defien- 
detta dal catafalco,& tornauajeneper l'altrogtor- 
no che Ì armi fi doueaanofare.Qjtandofu finito tut 
to quello che difopra è detto,fi par ti fiimo deli, & 
andasfimoprefio alla città in una gran prateria che 
gli h molto arborata,per laqualpajja un gran riuo f 
& in me^o di quella uedesfìruo una cofa di gran 
magnificentia m modo ch'io non credo che altra ta¬ 
le fia mai fiata fatta al mondo. Molto mi piaceri# 
Japere,difie tEremita, qual cofa di tanta estima fu 
quefla.Io ueldiròSignore,difiè Tirante.Igei me^- 
%o della prateria troua sfimo uno gran monte di le 
gno,per fottìi artificio tutto chiufo,fopra alqualefe 
dimoSiraua uno grande & alto caììello con forni¬ 
mento di bellisfima muraglia,doue erano cinquecen 
to huomini d’armi tutti armati in bianco ehe’lguar 
donano, primieramente arriuòil Duca con tutta la 
gente darne , & commandò che aprifiero le porte 
del caftello,& quelli che g li erano dentro a guardia 
vijpofero che per huomo del mondo non le aprifia- 
ho, perche il Signore loro non uolea& chefene tor 


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Tl^T^T E I L BI^Tf{CO. f? 
ttasfino indietro.Su difii il Due a,igni buomofaccia 
quello ib io farò,e dijn.ontato da cauallo, fipcfeina 
%i a tuttit&gh fuoifeceno il fimile , & con le fj>a- 
de,& con le lande in mano il detto monte fonemi 
te combatterono, quelli che erano alto fopra lemtè~ 
ra lanciauano gran traui,bombarde, colubrine,fpin 
garde, & pali che panano diferro, & pietre , & 
tutte quelle erano di cuoio n<gro,& le pietre di cito 

10 bianco,fra lequali n’erano di grande & di piccia 
Uì& tutte piene dentro di arena > ma signore,fe le 
dauanoperò a ninno buomo d ar mi difhfo lo mette.- 
uano per terra , & certamente fu unagentilisfima 
battaglia, & quelli che nolfapeuanopenfauano nel 
primiero aJJàltOycbe andafè da nero . in modo che 
molti dfmontatfmo da cauallo,& con le (fade tm- 
de in mano correfifmo là. Ma prestamente cono- 
fcesftmo che era una piaccuolczga^ApprcJfo annua 
tono tutti gli flati d uno in uno,&pregoronli che fi 
uolefftro dare,& non manco per loro, quanto per il 
Begli uofero aprire la porta. La Bigina che uidde 
che non Itoleano aprire ad alcuno , fi aqcoSlò colfica 
flato alla porta, & domandò chi era Signore del cct 
fiello,loro gli rijfoferoyil Dio d'dimore, il qual pofe 

11 capo a una finestra,la Brina che l uidde col girne 
chioglife gran riueremia,& diffe. llpenfier mia 
i molto alterato della celfitudine di nostra maeSli 
Dio d\Amore , che afupplicationidi tanti uofirifer 
ni Gabbiate denegatola beatitudine & gloriano- 
Sira, & poi che nel mondo predominategli animi 

H i 


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. HÌST. DEL CJtvALLIETA 
de fedeli amanti non fiate lauaro di fette tur e a quel'li 
thè bene,et lealmente uifemmo,che’l fi/tede per e- 
jperkntia,cbe quelli che fidelmente ui ubbidì fono, 
tt hanno maggior de fiderio diferuir la Maeflà uo~ 
■firn,quelli lafciateJoflenere maggior pene,nè pernio 
peruenire, ne fentire la dolcezza della uoHra defi- 
derata beatitudine,perche ui tupplico Signor mio ef 
fendoui denota,che alla celfitudine uojìra piaccia a 
me innocente di tal delitto far aprire le porte del- 
la glorioja habitation uoftra, dapoicheioui defi .• 
dero ferme,et accettarmi per ferua,et nel uoflro a- 
ttenturatisftmo ripofo di tutti gli alti flati feminili 
efier compagna, & accogliermi nella uoftra de fide- 
rata gloria. Finito che hebbe la Fritta lafuahu- 
tnilefupplicatione,fubitamènte con un gran tuono 
s’aprt la porta del caflello. il $ et la flirta con gli 
fiati a piedi entrorm dentro a una gran corte tutta 
intorno apparata di drappi di rajfia lauorati d'oro 
• et difeta, et di filo d'argento di diutrfe hiflorie % 
dellequalile imagini erano fatte per arte di fitti¬ 
li artefici . il cielo era tutto coperto di drappi di 
broccato Aleffandrino, et alto di/opra dalli drappi 
di ragga erano intorno intorno loggiette,ntllequali 
fi uedeuano angeli ueftiti di bianco, con le loro dia- 
deme in capo, fonando diuerfeforti de inflrumenti t 
et altri cantando per arte di fingtdar mufica che gli 
auditori udendo fmil melodia faceuanoftare quafl 
alienati,dapoipoco (patio il Dio dAmore refplendS 
infimo fi fece ama fineflra,et con gratino mito ri 


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T I K^tT^TE 1L B1 LÌTICO éo 
fifiofie alla Regina. il molto meritar uoftrogratio/k 
: j \eina mi obliga a fami Signora del uoler mio, ac - 
cettandouiper figliuola ubbidiente,et dijpenjatrice 
•delle gr atte,che efcono da queHo diletteuole Tara - 
radijò, dandoui afioluta poteftà di poter premia- 
: re,et punire tutti quelli, et quelle , che nel mare di 
Untore navigar amo, dando ad alcuni tempera us 
fida fenga. pervenire al porto che de fiderai», ad 
altri profpero uento per giungere al difilato porto 
. del uoltr loro, eccettuandone tutti quelli et quel¬ 
le che con fraudo et inganni amano,chefilanoe- 
fclufie di trovare intuii pietà et mercede,et dette que 
fte parole il Dio d'amore diffarue chegiamaipiu no 
fu uifto, negli Angeli, et tutti li drappi fi comin¬ 
ciarono a muovere quafi a fimilitudine di terremo¬ 
to • vdllbora tutti afcendesfimo all'alto del ctt- 
flcllo , et quando fusfimo alle fineftre che fie apri¬ 
vano uer fio il cortile non uedesfimo drappo alcu¬ 
no , fie non la bella prateria, et dirò alla Signoria 
uoftra unacofa di grande ammiratione di quefio 
caflello , che fiubito che i drappi furono leuati» 
in quattro parti diuifio il uedesfimo , ntU'una 
delle quali fi alloggiava il fie con tutta la cor¬ 
te , nella feconda la fieina con tutti li Francefi, 
che con lei erano uenuti,et tutti li efterni et fo¬ 
restieri, come erano quelli della Magna, d'Ita¬ 
lia ,di Lombardia,diutragona,di Caftiglia,di Por 
togallo,et di jqauarra. Pi fedir Signore che cia- 
jcunaiiqmfie parte bauea moltefialericcamate et 

H 4 


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< 



BIST. DEL CAV ALLIER 
frittate,& molti letti, con grande & gentil pompi 
ornati, & coperti & incortinati, in modo che tutti 
quanti noi che fi trouamo, molto bene trauarno al» 
loggiati,# il luogo faria fiato grande et capace per 
due tanta gente,# piu fi fiata uifofiè,# queflo ha 
no detto tutti g lifor efiieri che hanno cercato ilmon 
dOychcgiamai uiddero, ne hanno udito dir e,che al¬ 
cuno gran Signore babbi fatto una fifta di tanta ma 
gnanimità,# abondante di tutte le coJe,ne che tan 
to duraffe, et hauerefii uifto nello alloggiamento del 
Re una donna tutta (Cargento effer con il ucntre al J 
quanto rileuato,et le mammelle che un poco gli pe 
deuano,lequali con le mani fi fpremeua, Et per li ca 
pegguoli ufciua un gran zampillo d’acqua chiarisfi 
ma,laquale per cannoni d’argento ucniua dal fiume 
et cadeua in un bel uafo di criftauot et nell’altra fix 
tia doueftauala Regina era una donzella tutta di 
oro fmaltata, che fi teneua le mani baffo al drit¬ 
to della natura, doue gli ufciua uin bianco Aro¬ 
matico , et finis fimo, ilquale cadeua in un uafo di 
Metro cri fialiino , nell’altra parte era uno Fefco¬ 
no cón la mitria in capo tutto <f argcnto,ilquale con 
le man giunteguardaua uerfo il cielo, et per la mi¬ 
tra gli ufciua un condotto di olio, ilquale cade¬ 
ua in un uafo fatto di diajpro . nella ultima par¬ 
te era un Itone tutto di oro con una ricchisfima co¬ 
rona in capo con infinite pietre pretio/e et fine, il - 
qualper la bocca mandava continuo mele bian - 
chisfimo » et chiaro,ilquale cadeua in un uafo di cal. 

I 

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rn^yf'^TE IL Biacco. 6l 

Ctdomo,& nel me^gp di quefte quattro jlantie eru 
unTfiano difformisfìmo dalla natura che Ji temuti 
una delle mani al capo, e l altra al uentre , e ufciuali 
per lumbilico una falla diuino uermiglio buono cJ* 
delicatisfìmo,ilquale cadeua in un uajb di porfido, 
jldetto nano era la metà d'oro,& la metà ([acciaio 
gir mottrauafi coperto di meggo manto , & era nel 
Ute^zo del oonile ielle quattro fiantie. Et un poco 
piu alto del nano era uno buomo tutto diargento,U 
quale dimottraua di gran ueccbiezza, con la barba 
bianchisfima molto gobbo, &con uno battone in ma 
no, & nellagrangobba c’bauea era carico di pane 
belHsfimo & bianco,& nonpoteua alcuno entrare 
nel caftello che non uedejji il nano,& il uecchio, & 
patena ciafcuno prendere di quello che gli era libera 
mente,&non penfi la Signoria uottra,cbe tutte que 
fle cofe fu fiero fatte per incantamento, ne per arte 
di negromanti, ma artificialmente, & mai non fi 
trouò quanto le fcfle hanno du rato, che di tutte le co 
fe cbeui ho detto nonfuffepiu abondante l’ultimo dì 
che il primo. Et ben uifo dir che que fio panatiere ni 
era mai tanto pouero che non fi ritrouefl'e piu di tri 
ta mila pani,in modo cheJ'empre era abondantisfu 
mo,le tauole mai non Jejparecchiauano Je non per 
mutare le touaglie bianche,& ciaj'cun dì haueano ui 
uande ingrande abondantia,&in ciafcuna parte era 
il fuo bel tinello parato continuamente con ricchi ua 
fi dbrgento,in modo che non gli era perjona alcuna 
che non mangiafje o beejjè in argento , Signore $ 


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HIST. DEL CUVsALLlEU, 
giamai non finirei di recitare a V.S. le gran magri* 
ficentie cbejono Hate fatte in quefle fette,che ciafca 
duna corte , & flato mangiaua da per fe»& tutti 
erano benferuiti d'infiniti uccelli di diuerfe manie¬ 
re de potaggi fingulariiftmiiie uini di quante nata 
re fi porno,di confetti in grandisftma abondantia» 
'che tutti li ettem,& forefiieri ne rettorono admira 
ti. vèlie fpaìle del cafteUo eraunogiardino molto b* 
ne arborato doue il f{e fouenteentraua per fuo di¬ 
porto , ch’era diletteuolisfimo, &in quettogiardi¬ 
no era una bellisfima porta perlaquale fi pajjàua in 
uno gran parco, doue erano diuerfe nature d’ani - 
malijàluatichi, cioè daini, cerui, leoni , caprioli, 
porcifaluatiehi , & di tutte le altre bettie di monte % 
kqualiU Bgglibaueafatto porrf per fuo diletto,per 
che pigliaua gran piacere diuederle,&baueagli di 
molte tende parate che panna un camporfp quetti 
dì Signore tutti furono difefle,&ilfiquente ch'era 
di Venere la mattina celebrata la me(la,&l’officio 
andamoper la riuiera per gran fluito con infime 
barche tutte coperte dipanno di rarga , di drappo 
di feta,& di bracato,ciafcuno fiato con la diuifafua 
per il fiume follaggando prendendo piacere con infi 
nife trombe,clarini,& tamburini. Voi che'l He ér 
tutti li altri hebbero di finato uenne il maettro della 
campagna con tutti li cacciatori,& co fi col t{e an* 
dasfìmo à cacciare. Gran piacere hebbe l'Eremita 
delle fette recitate per Tirante, & con chiaro mito 
difie quefie parole,Infinita èia gloria per li Cauallia 


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TTHJtT^TE IL VIATICO. 6% 
ri che in arme efper'mentatifono, quando fi trouonO 
vincitori fendei reprenfrone alcuna,& per ciòfuppli 
co alla moka gentilezza dì uoi altri Signori uipiac 
eia dirmhqual èflatoilmeglior dclh uittoriofi, & 
à cui hanno dato l honorem il premio di quefla Po¬ 
terne fefla. Signore difie Tiramela quelle honora 
te no zgc fono infiniti Cauailieri di grande auttorità 
& Signoria,che quiui erano l{rgi,Duci,Conti,Afar 
chef,nobili Cavalieri, Gentilhuomini diantiquisft- 
ma progenie,& la maggior parte di quelli,che non 
erano Cauailieri in queflo bonorato paffo hanno re- 
ceuutol’ordine dicaualeria,e non è flato alcuno che 
fifta fatto novello Cavaliere,cbe non habbia fatto 
armi cìuili ò criminali. Ma combattuto con animo 
gagliardo da CauaQierc il Duca d^fcqua uiua, & 
con lui ueniua infinita gerite,&della fua compagnia 
fi fono fatti piudifbffanta Cauailieri gentiluomini 
di nome & d'armt,& di Quattro quartìeri,<&que 
fio Duca fece armi à piedi,& a c avallo, & di tutti 
fu vincitore il fratello del Duca di Borgogna, come 
ttirtuofoCaualiere chegliè congrande animo ufcì del 
ta battaglia.^Apprefio fece d'armi il Duca di Deues 
nelle quali molta laude,& honore accquifìò,& infi¬ 
niti altri Signori, che gli fon uenuti hanno fatto ar¬ 
mi,come a nobili Caualieri. Et poffo dire Signore cj 
verità, che piu di cento cinquanta Cauailieri gli fu¬ 
rono morti , & dirò alla Signoria uofira una cofa 
di grande ammiratione , che uno garzo¬ 
ne . » che al parer mio non pafia quattorde* 


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H1ST.DEL CJ.VJÌLLIEJ^ 
tì o quindeci annt,& il Re & tutti altri gli fanno 
moltobonore>& dkongli il gran Conte fiabile (fin-? 
gbilterra>undì uenne allo alloggiamento di qucRi 
miei Signoriycbe qutfono y & domando di me non fa 
fendo il mmemio,ma qua fi per fegnalinti trouò> 
& pr opriamente ideila mia dijj>ujit!one,& quan¬ 
do mi uiddeyperche il Signor l{e,& la Contifià fua 
madre nonmlea che factfie armi ne àpiedi,ne à co. 
Hallo peri grandi pericoli,che in quellifino , & con 
tal grafia &affettiont mi pregò ch'io gli uoltsfipre 
Rare il mio cauaUo & tarmi che non gli poteineget 
re,ansigli disfi che di buona uoglia ghel darei > 
dentro il campo li Cauallìerigli dauano armi & ca 
Halli ad ognifua requi fittone,&egli nonuolfe fe no 
farmi mie y & il mio cauallo, & io gli disfi, Signor 
Conte fiabile,de Ili miei bem,& della per fona pro¬ 
pria uolontieriui fermò,ma da l'altra parte molto 
mi doleua il core per uederlo cefi giouane>& ta nto 
bello Caualliere,che nonuorria,che male o danno 
alcuno hauejle receuuto nella perfonafuaMa pur co 
fi fu cÒpito il defidcrioJuo,cht egli fece d'armi chtl 
He, ne fua madre la Conte(la, mi fipperofino à tati 
to che furono compite del tutto . Onde giudico Signo 
re che fra tutti i Caualieri che in queflo honorato 
pafio hanno combattuto che non è Rato fatto incon¬ 
tro tanto bello ne fingulareccome egli fece,che della 
primiera cor fa accolfi in melode Ila uifiera delba 
emetto in modo che dall'altra parte gii pafiò unogra 
braccio di lancia,quando il Caualierc fu morto , il 


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Tlt^TlTE IL BIjtT^CO* €3 
J{efeppc che il Contefìabile fuo bauea fatto queliti 
Infimo incontro,mandò per lui,& eglitimorofiifi- 
mo ftfcufam per non andargli, alla fine piu per for 
%a che per uolonta andò dinanzi al t{c,il qual lo ri 
prtfeaffai,& ben morirò Jua Eccellenza che fama 
ua dtgrandisfìmo amore dicendogli,tbe con huomo 
di cofi eflremafor i ga,& animo come tra H Signore 
di Scala Hpmpudajl qual tutti diceano efier di mag 
gior for %a>& animo dicauaterio,che fujfe in quel¬ 
la compagma,&il migliore Cauaìlier di tatti li ma 
tenitori del campo bauea fatto armi fenica licentia 
fua,&piu gli foggiunje che nonhaueffe ardir di com 
battere fen^atuo efbrefio commandamento . Et qua 
do il Conteflabile uidde lagren reprenfione che gli 
bauea fatto il {{e, con grande ira gli rifpofe, farà a- 
dunque uero Signore ch'io habbia riceuuto lordine 
di cauateriapir efier tenuto perii piu uile& co¬ 
dardo Cauatiere tljc per paura della morte uoHra 
Maefià non mi lafcìa far armudapoì eh io fon Ca- 
uaUit re debbo far opera di Cauaìlier e ,&fe uoHra 
•Altezzanon mole ch'io ut dall peri coli delle armi 
commandimi eh'io ftia ueflitoin habitofra le don¬ 
zelle della Signora l{egim,cofi tome fece quello in 
uincibilt Cauatiere *A chillefra le figliuole del l\e Li 
comede,& non fa la Maefià uoflra li magnanimi 
atti di quel padre & Signore mio Guglielmo di Va- 
roichalquale tenendo il feettro Ideale fu uincitorc di 
tante battaglie,& coljuo uertmfo braccio à taglio 
difpadafuuendicatorc del Chrifliano /angue, et de 


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HTST. DEL CjirjtLLìE\ 
gli Al «ritti qual mi prefe per li capelli e fendo di po> 
ta etàt & mi fece «magare uno Moro, & tutto 
bagnato & tinto neljùojàngue mi uoljefar uincitOr- 
rOt& lavarmi quello per dottrina di ben fare , &■ 
piaccia alla diuina bontà ch iamo urna al monda 
s io non debbo effer tale come egli,& s’io uoglio ad» 
que Signore in honoret&uertù di caualleria imita 
re miapadretfoflra Mitezza non me lo douerta uh 
taret & però quefiofuppluoalla Serenisftma Mae - 
Sìa ut fra che mi dia licentiayche doman a tutta ol~ 
traumaàcorpo àcorpo conarmeojfenftue,&defat 
fitte pojfa combattere uno Caualliere,& il f{e con fi 
nule parole gli rijpofe. Se Dio mi fatui il Hata» & bo 
ttor 4 »& la Bpal coronalo credo ueramenteycbe qua 
Ho farà il miglior Cau altiere del mondo > & farà il 
peggiore,che breue far àia fita ulta , & per la fedo 
ch’io debbo allacaualleriaìionongli darei luogoypoi 
che la uentura ti ha condotto cbfrjeiRato uincitore» 
ben ti dourefìi contentare del premio della batta- 
glia,& non ttoft piu udirlo. Lamia ànima è tributa 
tisfimaydiffe il ConteHabile,fè la mercè della Signo¬ 
ra Bpinanonmi aiuta, & andò previamente alla ca 
mera fua,& ùginocchiosfi dinanzi a It i, & bachili 
molte uolte le marnai? con humìlparlarè fupplican 
dola che l’impctrajjègrafia dalla Eccellenza del Si 
gnor I{e che gli lafciajh far armi,quandi la nobilisfi 
ma Opina uidde lagran uolontà del Contentabile » 
diffegli, che era contentisftma di pregare per lui 
U Maeflà fuaypoi che cofi bau tua dirotto » 0 


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Tl^jlVJE IL BIjIVCO 64 
non tardò molto che il l{c iterine a uedere la Hei- 
na,& ella molto gratioJamemPil [applicò, che'l uo 
lejje dare licentia algran Conte flabile , che fot effe 
far armi a tutta Jua uolontà . Come Signora ri- 
fpoje il He, uolete noi che un fanciullo, il quale ap 
pena fifa cingere la jpada entri in campo chiufoi e- 
gliue nehajupplicato,& uoiperamoredifua ma¬ 
ire che tantouale,gli douerefli effere contraria, & 
pregate per ilmaljuo . lo per cofa del mondo 
nóngliel concederei, che ilfito uirtuofo padre ha fiit 
to tanto per me,& per la corona d ’Inghilterra, che 
giamai non farei[ufficiente a fatisfargli, et per gli 
gran pericoli che fono nell'armifaria facil cofa chel 
riceueffe alcun danno 0 dishonoreM qual efirmarei 
batterlo io fieffo,quando egli l'hauefie nella pròpria 
perfona. Fedendo la Rgind il grande amore che 
moflraua il R£ portare al Contestatile , nonuol~ 
je piu dargli moleSlia , ma lo pofe in altri ragiona 
nienti, quando la Heina fu ritornata alfuo allog¬ 
giamento,il Conteflatile gli fu prejente, et citagli 
diffe tutto quello che’l He gli bauea detto , et che 
lefuejupplicationi in quello tempo non poteano 
effere ammefie . il Conteftabile rimajfe molto 
affannato , & uenuto al mio alloggiamen¬ 
to tornò à ripregarmi con grande infanga, ch’io 
il configliaffe in qual modo potrebbe combat » 
ter e uno altro Caualliere manttmtore , & io. 
gli* disfi il parer mio , che poi che l'baueua 
morto uno Caualliere il miglior dcucntijei > & 


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HIST.DEL C^VULLIEtt^ 
ritenuto tanto honoremn uolejjc notare la Matfli 
del Signor Qe.Se Dio uiprofferi,et uilafci compire 
il uoHro buon de fiderio,diffe l'Eremita, questo Con 
tefiabile cbekauete detto haueuapadre,ne madre, 
neprosfimiparenti?'Si ben difie Tirante, gli era la 
Conteffafuamadrefia quale è delle magg orì della 
corte,et nonghè dorma alcuna chebabbia maggior 
Signoria di lei,che incontinente,che la Regina fu ue 
nutrii I{e con tutto il configlio erdinò,et uoljè che la 
ConteJJadi Paroich latenefie infiua custodia con tut 
tele donzelle fue,delpadrefuo non mi curai di ad- 
dimandarne,perche haueuo piu occupato il penfier 
mio nell’armi,che intendere le progenie, et piu in¬ 
nanzi non hareifaputoffe non per caufa che la Signo 
ra Conteffa fua madre mandò ^er thè,et quando le 
fui dinan^, dimandommi s'io haueuo moglie, ne 
figliuoli, Iole disfi, Sig nora,fche me lo dimandati ? 
jouel dirò,mi rijpo/effe figluolo bauete lo douete a- 
mare,et fe bauete moglie la douete guardare da mo 
Itfiia, et d'affanno,che gran cofa balla honorata do 
na non hauercfe non uno figliuolo, et ponete quello 
in per icolo di talgrandegga,etcon aggratisfime pa 
rote mi addirti andò per qual caufa haueuo prefla¬ 
to le mie armi,et il caualto ad un fanciullo di fi poca 
età fi qual era orphano di padre et di madre, fe beo 
ella era lì,che l'anima fua era in grande alteratione 
che fe per malaforte fafte flato morto,co fi come egli 
haueauccifo qutlfamojocaualliere non li refìancajc 
non che la terra fi aprifie *etla riceuefle,pregont~ 

mi con 


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TlS^jiTlTE IL BIOTICO. 6f 
mi congrande affabilità,che poi che la diurna prò - 
tàdentia lattea uoluto dare uita alfuo figliuolo, che 
io nonuohsfi efler caufa dellafua morte defola - 
tione, che altro bene non baueua in quello mondo > 
& io lepromìfi a fede di Caualliere di non fare già 
mai cofa che poteffè refultare in danno al fuo figlino 
lo, ma fargli tutto quello honore cheposfibile fufie, 
& affai lafupplicai che mifaceffegrolla dirmi fefuo 
marito era motto in battaglia,o di malattia, & la 
uirturfa signora, non leuandogli occhi da terra con 
affabile parole mi rifpofé, Caualliere uirtuofà, per 
gli miei peccati,et difauenturado fon uedoua di ma 
rito ub.O, marito ho hauuto nel tempo della miagio 
ttentùyche neimondo per le uirtùfue moltocra cono 
fciuto, & poi ch'io afidi la buona uolontà fua, non 
curai di domadarglipiu. Ditemi dijjèilpadre Ere- 
mita,poi che mi bauete detto tanto di quefto Conte - 
ftabilc,qual è flato quello che ha guadagnato il pre 
mio,& l 'honore del campo ? Certamente Signore, 
difJcTrante, l'huomo non può ben giudicare una 
tal cofa ,peroche effendogli uenuto tanti gran Si~ 
gnori,& nobili Cauallieri, & hauendo la maggior 
parte di lorobonoreuolmente combattuto,chiara co 
fa è , che quando ft sforga di far armi donavo innan¬ 
zi honore àquelli,chc non fanno ad uno pouerogen 
til huomo,ilquale babbta fatto molto meglio.Tutto 
quefto fi può ben fare diffe lEremita, imperò che 
gilè t*fan%a in quefto Efgno,che quando ft fanno ar¬ 
mi imperiali » & fi compiono difarlefefte,ìn quel 

I 


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KIST.DEL C^ir^tLLIEfi. 
giorno,gli t{egi d’arm'r^AralÒ,& Tafananti , con 
trombetti , & fonatori di uarijinHromenti pubiica 
no quello che è Hatoil megliore delli uincitori, & 
effondo quelle fiate folemisfime » & imperiali, che 
per tutto il mondo fono flati pubUcati & admefii al 
la uera efeùfatione di oltrangaatorria fapere chi è 
fiato quello che la glor ia, & honore[opra tutti ha ot 
tenuto.Tirante tacque&non uolfè piu parlare,ma 
col capo baffo, & con gli occhiin terra immobile > i 
mafe.Tir ante figlimi mio dijfe VEremitarconte non 
rifondete a quello ch’io ui addimando s* Leuosfiun 
CauaUiere,cheftnomiriaua Diofebo, & diffegli.Si~ 
gnor e,parole gli fono che non hanno rifpoBa,& im¬ 
però S gnor e ui giuro per quellofàntoordine di ca - 
Matteria ch'io indegno riceuett^ il dì <kll\Affuntia- 
ne, io ui dirò la uerità fenga fittione alcuna di tutto 
quello che iJeguito, di cui dimanda la Signoria uo- 
fira .Vofira Signoria dee fapere come il maggiore di 
tutti li uincitori ì,che guadagnato il premio del ca¬ 
po giudicato pii Signor fie,&perli giudici del cam 
po,&anchoraperli figgi d'ami,^dtraldi,& Taf- 
fauantiy&per tuttiligran Signori della ChriHiani 
tà che gli erano » che furono tefiimom con frittura 
dilormano, gr confugetlodi loro armi,con carta 
togata per uinticinque Tatari che haueano auttori 
ti figaie, & plenaria licentia di riceuer fìmtti atti 
in publica forma,& autenticata per loro, ponendo 
ticiafeunottfegno delfuo tabettionato. Laqualc ben 
pofamoHrarealla Signoria kefir a. adendo qua- 


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TJ\^7iTE IL BIOTICO. 66 
fio V Eremita interruppe Diofebo dicendo, 0 come 
mi piaceria uederequeHo fingularatto. Tirante 
ultima leuosfi de lì doue fedeua , che piu rcBare 
nongliuolje , & commandò di/caricaretuttelefo 
me in meggo della prateria,# che tirasfino le teu- 
de,& prejfo della fonte poneffero le tauole, # che 
parecthiajfero la cena, & Diofebo fi fece dare un « 
bolgetta in cuiportaua la carta,# cominciò a leg¬ 
gere quella,che era deltenorefequente . 

COME DIOFEBO \MG107^M7{DO 
con l’Eremita recita le gran cauaUerie che fe¬ 
ce Tirante nellegran fefle del d'Inghilterra. 

Cap. X l X. 

N Oi Enrico per la dima grafia I(c df Inghil¬ 
terra,Signor e della gran Bertagnadel prht 
cipato di Barksydi Cornouaglia,# d'Irlanda,Con- 
falonier maggiore della fanta madre Chiefa , et del 
fante Tadredi Bpma, notifichiamo a quelli che a 
grado,& in piacere l'haucranno,# a tutti generai 
niente,a Imperatori,I{egi, Duci, Marchefi,Conti ^ 
'Trencipi,nobili Cauatlicri,#Gentil'huomini, co¬ 
me per mi hanno celebrate fefle ad bonore, laude » 
et gloria del noflro Signor Dio,et dellafuafacratisfi 
ma Madre,# ad honor delti Canali ieri,chefono ut 
nuti a cobatterea tutto oltragojn queflo homrato 
pqffb darmi i necejfario,c'honore fia attribuito qut 
flojetqueicbe meglio bmm fatto inqfi’bonorate 
. 1 % 

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H1ST. DHL Cji LI E\ 

pttffb,&Jòno Slatijèmpremai uincitoriferr^a ejfere 
tónti uoltaalcuna,& fenica alcuna reprenfione,poi 
chel'bonore dar fi debbe, &• per quejlo ordiniamo, 
eommandiamo,& fentetuiamo,che la mondanaglo 
ria,homre,taude,&fama,all’egregio, & uirtuofo * 
Caualliere di noHra man fatto, Tirante il Bianco» 
ùolemo chefiaper tattili quattro cantoni delle li ' 
%e,& sbarre,publicatoper li l\egi d’armi,Araldi, 
& TaJJàuanti,contrombette,&fonatori, con con- 
fentimento nojlro,& de giudici del campo,repr/fen 
tanti la perfona noflra per il megliore di tutti i Ca 
uallieri. jtnchora commandiamo che’lfia poflofo- 
pra uno gran cauallo tutto bianco,et tutti quelli che 
glifcranno,cofi huomitù come donne, uenghinO con 
mi tutti a piedi,& fia fattaprotesfionegenerale,et 
Tir ante uadafiotto il baldachino firn alla chiefa del 
gloriofio Caualliere Signore noflro S.Geòrgia.Et gli 
fia cantata la mefifa con folcane \ermone de Carni 
fieri,che ha fatto Tirante ilBianco. <Appreflo com¬ 
mandiamo , & ordiniamo, che ufcendo della chiefa 
di S.Ceorgio andiamo per tutte leli%ge,& sbarre, 
& Tirante prenda lapofjesfione di quelle, & perii 
Hegi d'armigli filano date tutte le chiaui delle dette 
lÌT^e,infogno di tóttoria, &anchora commandia 
mo , che fiano celebrate felle, chi durano qtóndeci 
dì,in laude,&gloria di queltóttoriofogia fopradet 
to Tir ante.Et perche ciajcuno cornifica la reai ueri- 
tà di quello affare, bauemo fignata la preferite tòr¬ 
ta con colore uermigliot&figiUatu col no8ropat& 


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TlUjAllTE IL BIOTICO. 6j 
te ftgìUo, data mila noflra città di Londra a quat¬ 
tordici di Luglio,dell'amo dellanatiuitàddncflro 
Signore &c.Rex Henricus. Segno di tutti igiudi 
ci del campo. Segno di tutti i l[egi d’armi, Aral¬ 
di,& Tafiauanti. Segno di tutti i magnati &gra 
Signoriyckeui erano. Mi piacerla faper delle caual 
Uriefue.difie /’ Eremita,thè afidi miparebuomo da 
bene,egli s è lauato èqui per non dire ne udire le 
fue laudi, conofco ueramente chfi egli è degno di efie 
re Caualiiere. Onde uiprego mi diciate quali fono 
Slatti fatti fini. Signore difie Uiofebo,ionoi uorrei 
per efier noi di una terra, & di una itolo età che la 
Signoria uoflra barn fie a penfcre ii contrario di me, 
tna con tutta lauerità recita) ò alia signoria uoflra 
tutto quello ebefeguitò.. llprìmoa cuiill\e diede 
l’ordine di caualleria fu Tirante il Bianco, & egli 
fu il primo che fece ami. Egli cogregò Signor quel 
giorno tutto il Juo flato di genti'Intonimi, & di don 
7 gUe,& andasfimo al catafalco là doue il Bg bauea 
ordinato di far i CattallieriJTrouasfmo le portefer 
rate,& battesfimo in quelle con gran colpi. Mp- 
prefio pafiato buon [patio i Bggi d armi fi fecero fi 
pra la porta alto del catafalco,& difiero, chi èque 
flohkeuoleteuoi?Le donzelleglirifpojero babbia- 
mo un gentil'buomotche uuol riceuere l'ordine dì ca 
ualleria,& dimanda caualleria,poi che gli è degno, 
et merita riceuerla , preflamente aprirono le porte , 
et afeendeuano in alio con lui tutti quelli che uoleua 
Mi quando erano inmc^p di una gran Jala facem 

li 

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KJST. DEL CJtFULL1E\ 
ito federe ilgentil'huome in una cathedra tutta dt4f 
gito coperta di Jetà uerde, & l’ejfaminauanofé era 
per riceuere l’ordine di cauatleria, dicoBumi/uoi, 
della fanità fua ,fe egli era guaito, &Br oppiato iti 
alcuno de/noi membri , per ilquale Jttffe mdifpoBo 
di entrare in battaglia, :' 1 ' trottandolo tale come ef- 
fer douea,& riceuuta informatione da teflimonide 
gnidi fede ,ueniua il Fefcouo, o l'^irc'tuefcouo di 
quella città ueflito coma a Diacono col mejjale a- 
perto nelle mani dinamo al gentil’huomo y & m 
prefente il He,& tuttigli altri, che gli eranoÀice- 
uagli fimil parole.Voi gentil’huomo,che viuecetef 
órdine di cauatleria, giurate a Dio & i Santi quat¬ 
tro Euangelij di non uenire in alcun modo contra lo 
altisjìmo & Eccellentisfimo cheuifa Cauallie- 
rc tfegianon fuffe coluoflro Signor naturale, ma 
restituendogli il colo re,& ladiuijà,cheil detto Si¬ 
gnore accoìluma donare a tuttiquelli che fa Caual- 
lieriyin tal cafo potretefar guerra contra di lui,cbe 
ninno de buoni Cauallieri nonni potrà reprendere, 
altramente cadente in nefandissimo cafo>& dima 
Infama, &fefarete prcfo nella guerrafenga dub¬ 
biofarete in pericolo di morte. Viu,giurate per il 
facramento che fatto hauete,che con tutto il poter 
Mosìromantenirete,& defenderete donne, don^cl- 
le t uedoue,orphane, difionfolate, & abbandonate, 
& a nchora maritatefeJoccorfo ui addimandcran- 
no, & panerete la perfona ad ogni pericolo, & ad 
entrare in campo a guerra finita, fe buona ragion- 


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Tl^yi^TE IL BIACCO. 69 

i ■■ torneranno quella o quelle,che aiuto ni addimandc- 

I . vanno. Fatto il giuramento,duegran Signorsì mag 

( giovi che ui erano » lo prendeuano per il braccio , 

i et condactuanlo dinari?} al %e, ilqualegli poneua 

i la fpada fopra il capo dicendo, Dio ti faccia buon 

Caualliere, ei Signor noftro S. Georgio, et bacia - 
mio in bocca. ippreffoueniuano fette donzelle 
ueWte di bianco, fignificanti i fette,gaudi) della uer 
ghie Maria,et gli cingeuano la fluida. Dapoiueniua 
ito quattr o Cauallieri di maggior dignità, che qui- 
uifiritrouauano ,ftgniflcantii quattro Euangelifti, 
et càlciauangli ijperoni. allbora ueniua la j^eina,tt 
pigliamlo perun braccio, et ma Duchefifaperlab 
tro,etlo conduceuano fin ad uno bel tribunale, et 
haffettauano nelltucathedra reale, et il Re fi affet¬ 
tatila da uno lato,et la HcinadalPaltro, et tuttii Ca 
uaUierfiet le dorelle bafio intorno a Uù,apprefifop«r 
tauano la collatione molto abondantemente, et que 
fio ordine Signore hanno ofieruato a tutti quelli , 
che fiJono fatti CauaUieri. Ditemifc ui piace,diffe V 
Eremita,il principio,et la fine dell’ami,che Tirate 
ha fatto.Signor la uigiliadeldìasfignatoafarar- 
mi,Tirate caualcò coti tuttiquelli deljuoflato nella 
' forma detta di fopra,et andò doue iìauano i uenù- 
fei CauaUieri,et quando furono alla porta,diede uno 
' ferino che contenta, che quel CauaUierechcuoleflc 

far arme con luihauea da correre tanto et tanto lun 
gamente con lande da ferri ammolatifino che co ui 
ti colpi di punta fi trahefiero fiangue, o deU’uno, « 


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°c 



' H1ST. DEL C JLV ALLIETA 
dell altro, oche luna di lorofibaucfie a vedere per 
uinto>& previamente fu accettata la dimanda fua% 
£*r co fi tornasftmo allo alloggiamento noflro.ilgior 
noJeguente tutte le donale lo prefero, & con mol 
to honore fino alla porta della sbarra armato lo co 
dufitro ponendolo inpottflà delli fedeli del campo » 
che morto o uiuogli lo douefiero re§ìituire,& i fe¬ 
deli con quella conuenientia, & con grande honore 
che gli fodono,lo riceuerono . lineetta I\einagid 
erano afceft al catafalco, quando Tirante fuori che 
il capo tutto armato in bianco,entrò in campo,e por 
tana unouetaglio chauea dama parte dipinto Gie 
fu ChriHo , et dall'altra l'imagint della uergìne Ma 
ria Signora noHra . Et come egli fu in me% 7 $ del 
campo fece gran riuercn^a al l$,et alla I\eina, & 
a. dòa tuttiquattroi canti della sbarra, et coluen 
taglio fignòciajcunodi loro. Fatto quefto difmontò 
da cauallo,et i fedeli lo cendufìero dentro uno pie* 
dolo padiglione", ilquale nell'uno de canti della 
sbarra era tirato , et quiuiportorongliuiuande , et 
cóhfettiyacciocbe hauendone bifogno fipotefie rin - 
frefeare, et tornatofi a racconciare l'armi montò 
a cauallo, et trono che già il mantenitòre del cam¬ 
po era ai capo della sbarra, et Tirante fipofe dal~ 
(altro capo . Qjtandofu fatto fìlentio fra tuttala _ 
gente * ilcommandò attifedeli cheglilafciaftero 
andare . ICauallieri previamente ferirono c^nt 
Jperoni,e con le lande nelle rcVle,ct tanto fcramen 
tefeincontrorno chele ruppero in minati pe^j § 


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TlUjAHTE IL BtUVCO. 4? 
appreflo feciono molte correrie con frigidari incon¬ 
tri. La uigefinta uolta che cor fero,il mantenitore in 
cóntro Tirante in ni e jgo della bauiera del bacinet¬ 
to^ paflògliela tutta doppia,& dall'altro col mo 
nere del petto nell'entrare della punta ferillo un po 
co nel coUoy& fi la lancia non fi fufie rotta il Caual 
liere nofiro era morto,ma egli, ri cannilo cafcomo p 
terra,preftamente fi lem Tirante, & fece fi dare m 
cauallo migliore delprimo,& pregò i giudici del'fi 
po che gli deJfroMcentia di prender un'altra lacia. 
Et igiudici rifpofiro che ciajcnno à uolontàfua pren 
defie le lande.Tir ante fe ne fece dare una grosfisfi- 
ma,& ilfimile fece l'altro,& corfero con grandisfi 
mafuria l'uno uerjo l’altro . Tirante lo incontrò un 
poco di fitto della nella, & l'incontro fu ponde- 
rofi, & la lancia romper non fi uolfi,in modi che 
lipafiò dall'altra parte,& cofi il Caualliere caddi 
morto in terra.le donzelle prettamente furono alla 
porta del campo,& domandarono adì fedeli che il 
Caualiere loro gli fufie reflit uito.I fedeli le feciono 
aprire la porta,& ellepreferoil cauallo di Tiran¬ 
te per le redine,& congrandiifimohonore lo con- 
duffero al fio alloggiamento,& difirmoronlo,&ui 
fla laferita che hauea nel collo feciono uenire li ciru 
gici che'lmedicamo, & le donzelle contentisfime 
che’l primo Caualliere che hauea fatto armi per do 
ideila era (lato uincitore, con gran diligentia lofiruir 
nodi Rjcon tutti i gran Signoriche cjuiui erano t 
entrò dentro alfleccatotdoue giacca il Caualliere 


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BIST. DEL C jr^LLlEK 
morto,& con filarne procesfione,& honore lo por* 
torono alla chiefa di San Geòrgia,neliaqual haueua- 
. no fatto una ftngular captila per quelli che nell’aire 
mìfusfino morti,&inqueBo non poteaejjer fipol- 
to alcuno che nonfufie Caualliere,&fe egli eragen 
tilhuomo lo portavano alla chiefa maggiore, nella 
quale erano altre capelle,doue lofepelliuano.Signo- 
re,quando Tirante fu ben guarito tornò à congrega 
re tutto ilfuo fiato fecondo che l’altra uolta batte* 
fatto,{ir andai fimo doue erano iuenticinque Canai 
licri,&diedi li mjcritto comeuolea combattere un 
CauaUicrc àpkdi à guerra finita, & accettarono la 
dimandafua. Tir ante entrò dietro nel Jleccato arma 
to cofi comefe apparttneua con gran forga, {Ir ani¬ 
mo che in fi moflraua con agga»fpada,& daga . 
Quandofurtmo dentro, & ciàfcumnel fuo padiglie 
ne fi tornorno à racconciare le enfi necejptrie . uficiti 
fuori,lifedeli gli partirono il Sole ,acciocht non dcf- 
fe piu à uno che all’altro nella faccia. Quando il I{e 
fu aniuato con tutti gli altri Siatipafior otto pel cara 
po per ajtendere al catafalco, & ciaf cuna de Caua- 
lieriflaua armato alla porta del padiglione f con le 
«Xgeinmano.Et quando uidderoilRpponendoilgi 
nocchio in terra fecionogran riuerentiaaUù ,&l* 
Flirta,moSìratido che bene erano Cauallieri di gran 
ualofe. Et tutte le dottatile fi inginocchiarono in 
terra pregando il noSiro Signore , che donqf- 
fe uittoria al loro Caualliere . Quando le gen¬ 
ti tacquero > & i padiglioni furono tratti fuon 


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Tl\ot't{T1L ÌL tiaXpO 7<* 

ri del campo,i trombettifonarom, & gli Araldi 
di/fero adatta uoce > che non fufìe huomo , ne 
donna. , che ofafie parlare , acennare , tosfìre, 
ne fare fegno alcuno., (otto pena della aita » 
quando la grida fi* fatta,otto Cauallierifedeli gli 
quattro prefero lutto , & gli altri quattro/altro» 
tir gli conduflcro in me-^o del campo , & par - 
tifo eguale il Sole andarono l’uno uerfo l'altro , & 
f edotto armi molto ualentemente,in modo che non 
fi conofceua Maritaggio alcuno fra loro . La bat¬ 
taglia durò gran /patio , &per la gran fatica 
thefoHeneua il maptenitore del campo man * 
canali la lena, alla, finterà in tal punto , che 
non poteua fofienire l'alga , & mi conteni¬ 
mento fuo dimotkaua , che batteria amato piu 
la pace , che la guerra . Conofcendo Tiran¬ 
te in qual putito era il fuo nimico > pre/e l'- 
argga à due mani , & col martello gli det¬ 
te tal colpo nel bacinetto , che tutto il con¬ 
turbò , & ddde che con gran fatica fi po¬ 
teua tenire in piedi, accosìatofigli Tirante gli 
dette tal (pinta , che'l fece cadere in ter¬ 
ra . Fedendolo in tanto mal termine, del 
capo gli leuò il bacinetto tagliandogli con la 
daga le corde che'l tenda legato , & diffeglt 
le fequenti parole . CauaUtere uirtuofo, ben 
può/ uedere come la tua morte & uita è nella 
libertà mia , & per quefio commandami quello 
ebeuoi ch'io faccia,difeuuoi uita o morte, che pi? 

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BIST. DEL CAVULL1E\, 
confoUto reftarò del benebbe del malejommandé 
alla mia deftra mano che habbia mifericordia , & 
che ti uoglia per donare,& che non faccia tanto ma 
le allatua perfona come potrebbe. Tiu dolore ho > 
dijje il Caualliero,delle tue crudeliparole abondan- 
ti dkftrema uanagloria^chedel perdere la uita, 
menoefìimola morte che dimandar perdono alla 
tnamanfuptrba.Lamiamano è coturnata di per *• 
donare agli huomini uinfhdiffe Tirante , & non far 
gli danno >& fe tu uuoi ioperdonavo di buon corei 
tutto limale che fare ti potrei.0 qual gloria, dijje il 
Cauallkre che in terra fi au acquando gli huomini fo¬ 
no uincitori per forte per difgratia abondare in mol¬ 
te parole, lo fono il Camliicre di Monte .Alto ftn- 
%a infamiareprenfione alcuna,amatotemu¬ 
to da molta gente,& fempremai fon flato pietofo * 
ufando mifericordia à ciaftuno.Et iouoglioujareuer 
fo te di quefliatti che detto hai per la tua molta uer 
tu bontà,dijje Tir ante.hor a andiamo innanzi al 

J{e,& qui inginocchiati apkdimiti,& addimanda 
rmmercede,& io liberamente tiptrdonaro.il Ca- 
mlliere con ira mortale dife.Tsjonpiaccia à Dio,ne 
men conceda la potestà eh'io faccia già mai atto di 
tanta uergogna,per me,rie al li miei, ne à quello e- 
gregio Signor mio il Conte Guglielmo di Faroicb, 
dalquale receuettì qUeflo amato ordine di Caualle- 
ria.pcrò fa di me tutto quello che buon ti pare, che 
piu filmo ben morir e,che mal uiutre, quando Tirali 
tc udì la mala uolontàfuarfifp: tutti i Cauallieri chi 


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TII^AXTE ILBl^T^CO. 71 
vogliono ftguireì’armi,& ben ufaredJlilo di quctle 
per hauer nome,ór fama,debbono ejjère crudeli,/r 
batter cathedra nel meigo dello lnferno,tratto fuo 
rila daga gli pofe la punta in uno occhio, & con 1‘ 
altra man gli diede coftgran colpofopra il capo del 
manico,che glie la fece poffare dall’altra parte . 
Qual animo di Caualliereft quttto,che meno Rimò 
morire che uiuere auergognatoper non hauer biaft 
trio da buoni Ceuallieri, igiudici del campo erano 
dodici,li Jeiteneuanomo librodeUiuincitori, gli al 
tri lo teneuano delti uinti,&quelli che moriuano JcH 
%a arrìder fi,ne metirfìglifaceuanoprocesfi diMar 
tiri d'armi,a quelli che fi retideuano,& che fi menti 
vano gli faceuanoprocesfi di mali Cauallieri uinti, 
& pofli in gran ditbonore,& infamia . Et quefta 
prattica fino al fine hanno feruato. "Pochi diappref- 
fo SignoreJeguì,che la Maettà del Signore ke,& 
della Signora iberna erano ingranjólaigp facen¬ 
do danre, & molte fette in meTgo della prateria 
prefio al fiume, & eragli una parente della l\ema 
nominata la bella ^ignefe figliuola del Duca di Ber 
ri, laquale è la piu aggradata donzella, ch’io hab- 
biauittogiamai, itero è, che di bellezza la Bf ina 
paffa tutte,ma di grada,& di gentil loquela, òr di 
grandisfimahonettàquettagligli hparija qualek 
affabile ad ogni gente,& liberale piu che dotmagia 
mai habbia uifto,però che la maggior parte delle dS 
ne Jbno aitare perfua natura,&quefla galante don¬ 
na fi uettiua roftbecheualeuano ilpre^pduna cip 


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HIST. DEL CUVULLIE\ 
penfaua cofa alcuna à donare, & gioì e, & altre CO- 
J~e che s’ixmcfje,tanto era di gentil conditione. Sign * 
reyquefla bella jlgnefe portaua quelgiorno nel pet 
tonno gentilisfimogio'tcllo,# finite le dange Ti¬ 
rante fi accoflò alla mbil donna,& in prefentia del 
Xe,& della fieina,# di tuttii Cauallieri fece pria 
àpio à tal parlare. Ver la cognitione ch'io ho del uo 
Uro molto valer e,co fi di progenie , come ([infinita 
gran belle^glp,gratta,# fapere,# di tutte le altro 
nertà che in uno corpo piu angelico che humano tra 
turefipofìono,molto ui de fiderò feruire, # haue- 
riauene infinitagrafia,che la mercede uoBra mino 
lefie dar qutfio gioiello,che nel petto portate ,il qua 
lefi per uoBra benigna mercede miferà concefio,ac 
ccttaroilo,& porterò quello di Iguana uolontà per 
honor uoSìro,# perJeruirui,promettendo,& giu¬ 
rando fopra 1’aitar e,& per l'ordine di caualeriadi 
combattere uno Caualliere àguerra finita à piedi , 

. # à cornilo, & armato, &difarmato,# nel migli¬ 
ar modo che fora dutifato . 0 fanta Maria,dijjè la 
bella *AgneJe, per una cofa tanto mìnima,# di tati 
topoco Malore uolete entrare in campo chiufo à guer 
ra finita, non temendo gli pericoli della morte, & il 
danno chefiguirenepotria f 1 Maaccioche io nonfia 
riprefa da donne,# da donzelle,#da buoni Caual 
lieti degni d'honore,# che uoi non perdiate il pre¬ 
mio del ben fare,# dell'ordine di caualleria,co*len 
tirò che in prefentia del Signor I{e,# della Signo¬ 
ra l\eina pigliate il gioiello con le uofìre mani.Tita * 


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TI^^TE IL BI^T^CO. 7 » 
te reftò contentis/imo della ribotta della bella id- 
gnefe,& perche ilgioiello era legato con la cordel¬ 
la delia uefìa non fi poteua torre sella nonfi dislac 
ciaua ì & dislacciandolagli ueniua perforga à toc¬ 
cargli il petto.Tir ante con Ut mano tolfe ilgioiello , 
& baciollo,& appreflò mgimccbiatofi nella dura 
terra difie . Infinite gratie Signora rendo alla 
Signoria uoHra del gran dono che m hauete fatto» 
che piu fiimo afiai,che fe m’hauefli dato tutto il rea 
me di Franciat&prometto à Dio > che chi il gioiel¬ 
lo mi torrà,mi la/ciera laperfonafua.Etpofifeloal 
to al capo ad una beretta che portaua.il dife quatte 
ejfendo il Re a meffàuemeun Caualier Francefe , il 
quale fi nomìnauail Signore di Pili'Ermes di fua 
perjona ualentisfimo,&in armi molto ejperimenta 
to>et fece à Tirante un tal parlare » Cauallie- 
re > donde fi mgìia che uoi fiate bautte bauu- 
to troppo grande ardimento di mettere mano 
in un corpo glorificato , come è quello della 
bella ^ignefe , & giamai Caualliere del mon¬ 
do fece tanta mala dimanda » perche è di 
necesfità , che per amore , 0 perforati mi dia¬ 
te quel gioiello » che per dritto di ragione 
ildebbohauere » hauendodalla mia pueritia fi¬ 
no a quella bora amato , Jeruito » et uenerato 
quella Signora » la quale èdegna dipoffedere tut¬ 
ti ibernichefono nel mondo . Et per quanto a 
mudatala gloria che copie mie inmmerabilifa 


V 


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H1ST. DEL C>AVsALLlEE^ 
fiche, moli Aie,&pcnfieri me l’hofaputa guadagna 
re,pertiche ho deliberato di ricuperare il premio 
della mia giouentù,che parte di quello ho perfo per 
Jeruire afua mercede, & fe dare non mel uoh te, di 
foca durata far àia aita uoftra. Datimelo adunque 
con pace anzi che piu mal ite fegua. 

LJL Q^FIST10?{E CHE IL. 

Signor di Fili’Ermes fece coni ir ante, & futi 
parenti, & d alcune lettere di disfida che fi ma 
daronoiun l’altro. Cap. XX. 

G lande offefa mi faria, diffe Tir ante,eh iodo- 
nasfi quello che m’è fiato donato liberalmen 
te>&cui io ho slegato conte mie proprie mani,& la 
promeftafede,^ il giuramento eh io ho fatto,ben fa 
ria tenuto per il piu uile,&codardo Caualliere, else 
giamainafceffe,edouerian ponermiun bacinetto af 
focato]opra il capo,&però caualiere uoi moArate, 
fecondo iluoAro mal parlare, troppo granfuperbia 
& farà forza chi io ue lafaccia abbaffarc. llCaual-, 
liete fece dimoftratione diuolergli leuar il gioiello, 
ma Tirante che flaua fu l’auifo pofe mano alla jpada 
& mùgli altri sfodromo,etglifu ira loro una bri¬ 
ga ciuile,nellaquale anzi chefuffero dipartiti morir 
no circa dodeci fra Canottieri,&gentil'huomini.La 
feina che erapiuprefio a loro,fentì il rumore, & 
igran gridi che legentìmetteuano, epofefi in megj- 
dipartii'una gente dall altraXtiouene pqf- 


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fr ben contare nume nere , che fui ferito di quattri 
colpi nella miaperfona,& molti altri per formici 
pagnia. Quando il I{e fu giunto >gia era pacificata 
ogni cofa, ma non paflòrono troppo giorni che'l Fri 
cefi Caualliere móndo a Tirate per uno picciolo ra 
ga^o una lettera che era del tenor feguente. Jl te 
Tirante il Bianco che fei flato principio della de - 
Bruttionc del militar fangue,Jel tuo sformato aròma 
bavera ardire di mirar al pericolo delle armi chefi 
ufi fra CauaÙieri armato,&• difirmato,apiedi, & 
a cornilorueflitoi & dijpogliato, nel modo che a te 
piu parerà ficuro,accordati meco co conditione, che 
lajpadatua&la mia aggiungere fiposfinoadeter 
minata morte,fcritta di mia ma propria,e fìgiUata 
col figlilo fecreto dfjle mie armi, il Signore di ViU 
fErmes. Letta per Thrantela lettera,prefeilpic- 
dolo ragazzo, er condottolo in una cameragli do- 
nò mille feudi d’oro, facendolipromettere che non 
diria alcuna cofa a buomo del mondo.quando il ra~ 
ga%gp fu partito, Tirante andò tutto filo, &ritro¬ 
vò uno Hje iFarmi, & conducilo tre miglia lungi de 
lì,& diffègli. He d'armi per la fede che ti è attribuì 
ta,& per ilgiuramento che felli in potere, & mani 
del Signor He,ilgiorno che riceuejìi quefto officio, 
ti prego a tanrefigreto quello ch’ioti dirò, & con¬ 
figliami bene & lealmente,fecondo che per itilo & 
dritto d'armi fei obligato difare .il He d’armi che 
batteua nome Gierufilem gli rifiofi netta Jeguen- 
teforma.Signor Tirant e, io vi prometto per "loffi- 

K 


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^ msr. DEL CJ.VALZ1EIL 
ào ch'io ho, & per il giuramento chiofeci di teiÙJ 
te Segreto tutto quello che peruoi mìferàdctto. Ti 
Tante allibragli moHrò la lettera cbegli era fiata 
mandata,&gli la fece leggere.(Quando Ihebbelei 
ta, Cierufalem mio buono amico gli diffido mi ri - 
faterò a molta gloria di poter compire, l'appetita 
& volontà di quello uirtuofo Caualliercil Signor di 
VilSErmes. Et effendo iogiouane ,& non Japendo 
la pr attica, ne il Siilo della cavalleria, che pur bora 
ho compito uenti arnioni confido della nostra mol~ 
taprudentia.Et perche iofo chefete molto pr attico 
fra fipgi& gran Signori, & Sapete tuttofi siilo 
deiformi molto meglio che ninno altro,ui vidimati 
do configlio,& non peniate che per poco atomo, ne 
per timore ut habbia detto quello che battete udito * 
ma pcnfo di non fare offefa alla MaeSià del Signor, 
JtgMquale mi fa tantobonore,però che egli ha or¬ 
dinato nelfuo Bggm leggi morali in queSio honora 
to paffo di cavalleria. Onde non uorrei efjere bia~ 
fimato da buoni CauaUieri, che per queSio cafo mi 
potejjèro riprendere & rifiutare per mancamento 
alcuno.nifpofe il I{e d’armi nel modojéguente.0 co 
Stalliere.giovane uirtuofo, & di buona ventura,amo 
toda tutte legenti, io ui darò il configlio, che la 
mercèuoHramiaddimanda >& uelfaluaròdinan 
%i alla MaeSià del fie, & de giudici del campo . 
Voi Tirante il Bianco potete ben combattere con 
queSto CauaU'terefenzarepretfftonene biafimo al¬ 
cuno di Bcjte de giudicane di CauaUieri, però che 


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TiHj47{TE IL 74 

Inibii requiritore ,& uoifeteil defenditore . Efa 
fendo egli il principiatore del male ,femprc maiftr 
rete efcufato, & io prendo tutto il carico foprame % 
C*T faluarò fempre Ihonor «offro dinanzi gli buoni. 
Camllieri , fe alcuno bauerà ardire di parlare con-, 
tra uoijapete quando faria il danno & lacolpauo-, 
ftraife uoifufli flato requiritore, che per haueruk 
iato il Signor He l’ordine di cauaUeria prima che t ' 
ninno, ér mutare legge, & prattica nella fua cor-\ 
te t fernet alcun dubbio caderefli in cafo di biafìmo 
fra i buoni CauaUieri,& però fate come nolente hu n. 
mo, ntofìrate fempremai alle genti i animo ualo- 
rojodi CauaUiere, & fe volete frittura di mia ma -, 
no del coqfiglio ch'io ui ho dato,ue lafarò. Andate, 
ualorojamente alla battaglia, & non ui facci paura 
la morte, molto reflo confalato di far benetdtjfe Ji- 
rante, del configlio che mi hauete dato > po che mi. 
dicete ch’io nonpojjo efier riprefo dal Signor He,dé. 
giudici del campo >&da buoni Cauallieri. bora im 
ui uogltoJòmmamente pregare Gierufalem t per In 
officio che hauete di efier giudice della battaglia 
noflra, del Signore di Fili Ermes % & di me, che > 
il tutto pasft per le man «offro » acsiochc rendi* 
teuero teBimanioa tutti quelli che lo dimando*, 
ramo di quanto farà luccefio frabù & me, difie 
Gierufalem farò contentisfimo di accordarui che 
non potrei efier giudice di voi altri,fecondo ri~\ 
cerài l’officio mio dirouui la ragione, che nini 

mCauaUwrtyBg dormi , timido ,et Tafananti» 

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HIST. DEL CAV ALLIEB^ 
che dia configlio non può effergiudice » che gentile^ 
%a patria effer defraudatale il mio Signor i\e d’in. 
ghilterra efj'endo giudice china battig ia per ejjère 
Signore di tutti nel conftglio(ito non dee dire paro - 
ta infattore d'alcuno t & fé lo facejji patria ejjère 
chiamato ingiallo giudice, ettal battaglia non doue 
riahauerc luogo, & poHo cafo che C uno fuffe uinci 
tare,dinanzi allo Imperatore cótefUmoni degni di 
federai battaglia fi potrìa retrattare.Ma accioche 
non perdiate uoi & egli il premio della battaglia ut 
trouarò giudice cbpetete,nefofpetto aialcunodiuoi 
in cofa alcuna di noHro officio,allenato f{e itami, 
che fi nomina Claros di darete* » huomo molto in 
tendente nell’armi.Ben lo conofco diffe Tirante, & 
fon contento che egìifia ., fe al Signor di t'iti’ Emù 
piace , perche è buon /[e d’armi, & darà timore a 
chifelfaprà guadagnare, & uoglio che fiate auifa- 
to del tutto, come egli mi ha mandato quefia lette - 
ra per uno picciolo ragazzo, & s’io gli mandasfi la 
rijpoflaper un’altro fimilejeggiermente fe potriafa 
fere,& la battaglia non uerrebbeaquel fine, ch’e¬ 
gli & io defideriamo,&però facciamo cofi.uenite 
allo alloggiamento mio,& ui darò una carta bìaca 
fittofritta di mia mano,figillata col figillo delle 
mie armi, & uoi accordate la battaglia a tuttofuo 
Montaggioi& danno mio, & ejfcndo egli il requiri 
tore, gfr ioil defenditore , tome eglidice nella let¬ 
teraJua , donerei hauercla elettione dette ornili 
io di buon grado & uoiontàgUc I4 remano, &glì 


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T I^UsAT^TE 1 L BI Wt^CO yq 
• do fiacuità che egli le elegga in qual modo gli piace 
■ranno, che nonf'aròjemn quello che farete,& or- 
. ditterete,& quanto piu crudeli le eleggerà, le con- 
.firmaret e per parte mia, & tanto mi farà maggi* 
gloria.Tirantefi ne ritornò col B>e tarmi al juod~ 
foggiammo, &fectg/i la carta bianca, cioè fitto 
/crina difua mano, & ftgiUoglitlacon l’ami fue, 
& diedela a Qierufaltm t{e tarmi* & donogli una 
robbadi fiato che era dì broccato * foderata dimar 
tori &gibellini, pregandolo ciré la prendere,et che 
per fio amore la portnfie . il l{e tarmi fi partì 
per dare compimento alla battaglia, & ceri ò tut - 
tigli fiatidei He,& della fritta, & quando uidde 
che non lo polena ritrouare, fi ite tornò dentro alla 
*****, & ttornilo rn un monafieriode frati che fi 
amfejfaua. Quando (ì fi confidato, Gierufile m il ti 
ròdaparte,& di figli che andasfmoà parlare fio 
ri della cniefa,the in tal lo ego non i conceffo parla* 
ré di cofe criminali > tir coffrprettamente ufcirono 
del tempio,& Gierufalem glìdiffe. Signor di Fili '. 
Ermes, io per l’officio mioferei conti» fu fimo, che 
pottfiiponer pace,&buona confedtraùoncfra mi, 
& Tirante il Bianco, & fi uoi accordare non ui no 
fote, li ledete qui la lettera uosh a, con la riffofta di 
queUo,in carta bianca, figiUata col figillo delle ar- 
ttiifie,cr fittofiritta di fia propria mano, ricercati 
domiper l’offficiomio, cheiouenisfià mi, per ac¬ 
cordare la battaglia, concedendomi tutto il poter 
Jkoitt quefiaformagliele armi coft defn[iue,como 

* ì 


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-- H1ST. DEL C\AVJ.LL1E\ 

* ojftnfiue,à piedi ,& à cavallo » fecondo che nella 
■lettera uofira fi contiene. Via dffufamcntedice , & 
*-uuole, non preludicando in cofà alcuna del fuo drit- 
fo> cornea defenditore,ut dona potere, & facultà» 
*he eleggiate tarmi nel modo che ui piaceranno, c6 
quello che fiano eguali,& finga falfa maeHria,& 
/egli è posfibik, che la battaglia fta in quifta notte . 
i Contentisfimo reflò ilfig nor di VUTErmes della gt 
til pratti cadi Tirante, dalquale non fi deue affret¬ 
tare altra cofa, che tutta uertù.lo accetto uolontie 
l ri layoteflàilaquale i per uoi à me toncefiaper par 
te firn,che io elegga le arm’het la battaglia, lequali 
faranno nella feguente forma. Io voglio che la bat¬ 
taglia fi faccia a piedi,con camice di tela di Prato- 
eia , con una targa per huomoali catta fin capo una 
ghirlanda di fiori, finga alcuno altro ueftimentoc 
armi off enfineJàranno due coltelle Genove fi di 
Iwtgbegja di due palmi, taglienti a due parti, con 
acutisfme punte *t con qutHefaremo la battaglia 
noiìra à guerra finita. Et reflo io molto ammirato 
di uoi i\ed armi, come fate della concordia difior 
dia. 'fioi altri fiamo ([accorda della battaglia no* 
[ira,et uoi mi parlate della pace. Quello eh’io ho 
detto, diffi Gierufalem, et per l’obhgo ch’io ho,cbe 
per l'officio fin tenuto non uolere la morte di alcun 
caualliereche fta degno d'honore. Voi che fiamo d* 
accordo,io accetto la battaglia per Tirante, ^tdun 
quedifieilfignor di MI’Ermes, noi fiamo inbuo* 
na concordia,et non piu in difiotdia. Et ia,dijj'e Gie. 


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TltisAVTt tL BlJtliCO. 76 
"tujalem, firn contentissimo che fiate d’accordo,hàta 
nudiamo per ha uer te armi, et tutto quello che ci ap 
paritene amache nenga lanette , incontinente gli 
'■due andoronoa comprare le coltelle, et benhfimo le 
-fecionoarrotare codacutisfime punte, & hebbtro 
■ drappo di tela di Francia,& con grande prefle^- 
'%a ne feciono tagliare & cucire due lamifciejequa 
4i feciono fare un poco lunghe con le maniche cur¬ 
iefino al cubito, acciò che non gliimpediffero nel 
combattere . ^tppreffo toljero uno foglio di carta, 
& ne feciono due parti, & ciafcaduna condonino 
a modo di taiga.Toi chehebbero dato compimen¬ 
to al tutto,diffe il Signore di Pili’Ermes a Gierufa -* 
km, Fot che hauete accordato la battaglia,& jete 
per la parte di Tirante,prendete qual parte uolete, 
che io prenderò quella che lafdarete delle armi, che 
non de fiderò hauere alcuno per la parte mia,fi non 
folo Dio,et le mie proprie mani, leqnalifono accofin 
mate di lauarfi nel nobilfangue militare. Signor di 
Pili’ ErmeSydiJJè Gierufalcm,lo nonfonoquiperche 
io habbia a far parte fra cauallieri degni d’honorem 
T^iiofonobligatoper l'officiomio configliare«&ac 
cordar cauaUieri,etgentil’huomini a tutto mio potè 
reset non far parte, che fé uoi mi defli quanto al mi 
dohauete,Chonor et officio mio non defrandarci.On 
de facciamo quello che douemofare, fe no datemi li 
centia,et cercate altro che no ni fia fufpetto,p il mio 
tnò re d’armitdijjé il caualliere,io non ho parlato al 
l’intetioncif battete prefi, t fe non che uorrei chefiufi 

* 4 


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HIST. DEL CAVA LL1E\ 
mo alla battaglia, però ch'io nedo che la notte fi ne 
aumcina,poi chefitenottrogindice, fare che la fine 
prettamente fi uegga.SÌgnore uf dirò,diffe Gierufa - 
lem, iononpenfo efjèr giudice uofìro per hauerecon 
figliato mi et Tirante, &s'io face fi tal cofa in -- 
giufto giudice potrei e fiere riputato. Et però io ni 
trotterò un'altro giudice competente ne a uoi ne a 
lui fumetto in cofa alcuna, llqualfi nomina Claros di 
’ Clare^ga i{e d’armi molto intelligente nellaguer- 
ra,et neU’armi dcttrisfimo, che bora rmuamente i 
uemto col Duca di Clarez$a>& è perjona che per 
l'officiofuo anzi fi lafciaria morire .> che cadere in co 
fa contraria all honorefuo,di tutto farò contento dif 
fe il Caualliere t pur che la cofa fia eguale , & fegre- 
ta.Et ioni do la fede,diffe Gierttfaltm , di non mani 
fefiare quc.fto fatto a huomo del mondo fe non a Cla 
ros di Clarezza .tìora difìe il Caualliereprende¬ 
te larmi > & portatile a Tirante cbe piglia quelle 
che meglio gli parranno,& io ui affetterò in quello 
•Eremo di fànta Maria Maddalena , acciochefel mi 
uedefie alcuno della mia compagnia potefie dimo-t 
firare,che iofltfie lì a far or ottone.Tartisfi Gieru- 
falem, et andò a cercar Claros di durezza l\e d’or 
mi per tutte lé corti, et trouata che l hebbe gli nat 
rò il tutto , et tgligli rijpoje che di buona uogliail 
Jdria,ma chef bora era già tarda,chtil Sole haueua 
computo il fuo uiaggio, et per la òfcura notte non m 
lena porre inferitolo due CaUaUìeri, ma la malti- 
mi delgwmofeguente , quando il He accompagnai 


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Tin^i^TÉ IL tljtXCO. 77 
foia tutta la gentefaria à mefia,che in quella bora 
faria contento dieffergiudice. Óierufalem tornò a 
Tirante,& difieg li tutto quello che tra bifgno con 
honejìà dell'officiofuo,Creatogli la forma,come fi 
doueuafare la battaglia^ le armi che baueua ditti 
Jate,& che di quelle due tolejje Cuna che meglio gli 
parefie,che la mattina feguente, quando il B^fufia 
à me/fa fi faria la battaglia. Voi che la battaglia 
non dee e fiere quefta notteydifie Tironie, non voglia 
teme le ami in poterà mia,che fé io uincesfi , o lo 
amaggatfi,non uorreiche la gente dicefie eh'io ha 
nesfi fatto alcuna arte tenendole la notte apprefio 
dime,&per queHo l'bauesfi uinto,cofl come furo¬ 
no quelli due Cauallìeri,che al porto del mare a* 
tnaggò fumi'altro apprefio diceuano,che con or 

tedi negromanti era Hata fatta la lancia con cuil 
ucci/e. Onde non le uogliouedere ne toccare fino in 
quella bora che faremo la battaglia, & tornatele al 
Signore di Vili Ermes,che domani, quando donerà 
efière la battagliatile le pòrthcbe ben tronera aUho 
vachi le prenderà quando Gierufalem udì parlare 
in tal modo Tirante guàrdoUo nella faccia,&ii(Je.- 
0 cauaUiere uertuofò,& in ami efperimentatq, fi 
difauentura di malaforte non b contraria allaperfo 
tu uoflra,degna per meriti fuoi di portar Real coro* 
nato non poffo crederebbe non fiate vincitore della 
battaglia-Tartisfiil i{e d’armi da Tirante,&andò 
àU’éremitoriOidoue era l’altro CauaUiere, & dijje • 
gli come l’hora era tarda, rjf cht non ejjèudo di 


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r HfSX., DEL CUVULLlEt^ 
'giorno il giudice nonpotriabengiudicare la botò 
taglia , ma che l'baueam ordinata per il giorno 
Seguente , quando H Re faria à nteffa, per oche ab- 
ibora i Cauallieri , alcuni per accompagnare il 
■E* ; alcuni per accompagnare la Regina , alcuni 
per uectere le galanti dante faranno in occupatiò* 
ne . il signore di Fili Ermes,difie che-era contea* 
to . Et gli Re (Tarmi accioched’alcuno nonfuf* 
fino uiWty la mattina per tempo toljiro i due Co-* 
nallierì , & gli condujfiro nel meggo di uno bo* 
fio , quando uiddero che erano in luogo dijpoflo 
Cierufalem difie . Cauallieri. di molta uertk , 
uedetc qui la morte \,.& la Sepoltura uoflra.» 
qutfiefono Tarme per il Signor Fili Ermes dette, 
tir per Tirante accettate,ciafeitno prenda, la parte 
chegliparerà,& piacerà,& pofile nella bella ber* 
badelprato.^tllhora difie Ctares di Clareqga . Si* 
gnoruche di gran nobiltà , & caualeria ueifeti in 
quefto luogo jeparatOìChe da parenti ne damici ni 
affettate aiutò alcuno,&fet$ nell'ultimo pafiò della 
mcru,cbe non tù hauete à con fidarefe non di Dio fa 
lo, & della uertùuofira. Et però uogliofapete da 
uoi qual polite per giudice in quefia battaglia . 
Come , difie il Signore di Fili’Ermes * non, 
fiamo noigià daccordo,cheuoi farete Clatos di Cla 
teyga.lAllborafiuolfèàTirante, & diffègli,& 
noi chi uoltteper giudiceìEt egli rifpofe, lo uaftii 
quello che mole il Signor di Fili'Ermes, poi che A 
uoi altri piace ch'io fia uoUrogiudice^ifie Clm 


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n^ariTE n 

Tlàrevtfa,giurate per Cordine i> cauallerir che M 
Meteritenute, didare adogni ordinationema , & 
tofiprimifero,&giurorono . Fatto il giuramento , 
difieil CaMalliere à Tir ante,prendete t’armi,che no 
Ìete,-& io entrare in campo con quelle che lajciatcr 
te,non,difie Tirante,uoilt battete battute, & in no 
ine uoflro fono fiate portate, & prendete noi prima 
tbefeterequiritore,& apprefìoió le prenderò, & 
\ofì fletterò i Canottieri altercando per poco di he- 
nore. 11 giudice per ceffate quefia odinatione, prefè 
le armi,& ne pofe una alla parte dedra, & Coltra 
ulta fini[ira,&tolfe due paglierina lunga,& l altra 
turta,& dtfie, chi prenderà la piu lunga pgli l ar¬ 
mi da man dtftra,etchiprenderà la cuna pigli quel 
le defila finifira. quando rinfilino bebbe prefo Carmi 
fue in un putito fi fumo (pagliati tutti nùdi,e uediro 
fi le atolvrofe tornile ,che ben poteuano effere chiama 
te ciiitij di amaritutfine.il giudice fece dueftgni nel 
tampt>,&pofe Cario de Canottieri nell‘uno,&‘ l'aU 
tro nell'altro, & commandogli che non fi mouefie 
te fino à tanto che egli non glie lo dictffe. 

1~A3VAVEWT0SAì E te\\ibiil 

battaglia, che fu fra Tir ante,e il Signor di y ili' 
Ermes, & quel che neftguì. 

\ ' ! ' ‘ ' „ V 

Cap. XXI. 

*«■' ‘ v. 


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VIST. DEL CjlVjtlLJTI^ 

P Ofcia tagliamo rami d'uno arbore & l'accom 
moderno in modo di catafalco,nelqual doueffe 
feder il giudice,e quando fu ordinato ogni cqfà,ilgm 
dice andò al Signor di Vili Ermts,&diflegli. lo fon 
■giudiceper lapottilà da udì altri à me cottcefia, & 
per ragione del mio officiofim obligato di pregami 
& ammaeflram , & udì che primieramentefeto 
principiatore ycbeui piaccia di non uolere utnire in 
paffo tanto tflremo>eome lqucflo,babbiateil nofiro 
Signore Iddio dinanzi àgli occhi uofiri, <&■ nonno* 
gliate morire come difj>erati,perchejapete bene che 
l huomo che cerca la morte propria,digiuHitia il no 
Uro figrnrt non gli perdona,& è e terminante dati 
nato nell’Itifcrno lafciamo bora dijjeil Concilierei» 
queHe parole,che ciajcunocomfcein fe quello che 
naie,ne può fare cofi nel temporale,come nelfpiri- 
tuale,ma fate uenire Tirante qui innanzi ime, & 
per uenturapotrà efiere che fi accorderemo. 2 qon 
mi dite che addimandiate cofagiufla, difie il giudi* 
ee,fe uoifite eguali in campo,come Morrà quello ne* 
ture,dauci, ma pur ua tu Gierufalem,& di 4 Tirato 
te fel uorrà uenire fin qui per parlare con queilò Ca 
uaUiere,Gieru]alem andò à Tirante, & dtfiegliji 
gli piaceua d'andare fin lì,& egli rifjiofe,ditemi u<ò 
che fi te fedele fra noi altri,Jel giudice mi comman¬ 
da cb togli uada,d: buona uoglia iq gli aqdarò ,ma 
perilCaualliere che wh,neper quanto iluale,mn 
dorrei muouer unpafìo. Gteifujàlemgli diffe come 
il giudice per ragione dell’officiofuo,era obligato di 


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Tt'^JiTiTt IL ÈI^TKCO. J9 
fiore tutto il [ho potere p er accordare i Cauallieri, 
acciò che tutti non ucnijkno in tanto eBremo peri - 
colo.jiUhora difie Tir ante, Gurufilem,dial Cauat 
here ch’io non fa caufaper laquale io debba andare 
a lui,nta fè egli uole cofa alcuna da me tirò funghi 
qui.Gierufdem tornata la rijpofia dijje algiudue , 
ben mi pare che Tirante faccia quello ch'egli dee fa 
re,& però Canottiere mi potete uenire fido in me^ 
Xp del campo,& Tirante uemràfina lì,&cofifu fat 
to,quando i due Caualieri furono preferiti tono all' 
diro,il Signore di Pili Ermesgti difle,Je tu uoi TU 
tante hauer meco,pace,amore, & buona uolontà » 
<2r ch'io perdoni alla giouentù tna,io farà con que¬ 
lla condttione,cbe tu mi dtj ti gioiello di queflaincli- 
trt Signora madonnt^Agneftdi Berti, infteme con 
la coltella ,& la targa di carta che hai inmanOtac - 
cloche le potft moBrare alle dame degne d honorc , 
che tu fai ben che non meriti ne jet degno di poffède 
re cofa alcuna che fia’di una tanto alta,& tanto uer 
tuofa Signor a cornei quella,perche per ilBato,prO 
genie,& conditionetuanonfeifufjiciente didifcaU 
X*rle la fìniflrafcarpa,ne per farti eguale meco, 
fe non ch’io per la mia benignità ho uoluto -confenti 
re di farmi eguale a te,& di notermi combattere te 
eo.Caualtiere,difJè rirante^gli ft/àquello chei la 
gentilesimi tua,quanto uali,& quello che puoi far* 
& però non fiamo bora in tempo , ne in luogo che 
babSiamo à uenire à meriti diparole,ma iojln Ti¬ 
rarne il Bianco,che co» lajpada in mano mg,Duca, 


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K1ST. DEL CjdVJLLIEIt' 
Come,® Marcheje non mi può rifiutare,® <jnefì+ 
allegentihnotorìe^Onde iute prcfiofipotria» tro-, 
nar nati li fette peccati mortali, ® tu creditori pa, 
rote udii® diihonefle fpauentarmi,®dar carico. 
4 me® oU* canditionmia.Etperò ti dico che daCa. 
udliere tanfo libero nel parlare comefihnonmiten. 
go per ingiuriatane mi terrei per lodato je bene al~ 
orno dimediccfti,cbe per commrnefintemùhtanta 
naie all'buono tfiere laudata da mali bmmni,qua 
to effere laudato di mule opere, Veniamoaliabat* 
taglia,® facciamo quello per adfumo coudott'het, 
pori filano piu infuperflue parole di poco odore* 
che muti uorrei battere dato nn fid capello che mi 
fufìe cadutola terraine meno tatfentirei che lo to* 
glicfti.Voi che accordare no» m^olete,diffe il giudi-?, 
ceatoleteaita à morteiHifpoje il Signordi Vili'Ev* 
tpes.ben mi duole la morte di quefiogioitane fùper- 
bo,bora Meniamo alla battaglia. Ciafcuno tornò d 
fio luogo.Il giudice afctjè alto nel catafalco,, che fi 
htuea fatto di rami, &diffè ad d(auace,fu€aualc~ 
ber i ciaf una faccia come da nolente,® buon Canai 
liete.^tUbora come huomini rabbiofi cor fono Cun co 
trataltrfi.il CauallierFranccfe portami alto deità 
pota coltella^- Tiramela portami aidrittodelpet, 
to.ll Cauatlier Francefc tirò un gran colpo à Tira», 
te,per me%%o del capa,® egliglielrebatti,® con 
trapafiò,® di riuerfo loaccolje /opra lorecchia,che 
tanto glie ne fe cadere /opra la(palla,quanto ntptQ 
fi,® quaft gli par tua il cemìknfi'altro dkdc àlkm 


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Tl^jiT^TE IL Biacco So 
nòtte nel mevgo iella cofiia che uno gran palmo di 
apertura moilraua la coltellata,frcongran prefie^ 
paglie ne tomi a dare un'altra nel braccio finifiro 
cbe fina all’offo Vaggìunfe,& tanti colpi donano eh' 
eracofadifrauento, &fiauaufitantopre/fo,cbe fi 
recauano/angue ad ogni colpo che fi tirauam > che 
granpietà era àuedere le crudeli ferite che l’uno et 
l altro hauea.Trifie le madriche gli haueuano parto 
riti,& Gierufalem dkea Jouente algiudiceJèluolea 
eheglifacejji lafiiare la battaglia, &■ ilgiudice fen 
7(a pietà rijpondea.Lafciateli morire alla defi derata 
fine delli lor dì crudeli,ch'io credo hi eh’in quel cafri 
ciafcm di loro eHimauapiu la pace che la guerra. 
Onde continuamente fi combatteuanofen%a bauer- 
fipietà alcuna,cofi cagne quelli cb'erano ualenti Ca 
uallieri,& di grande animo. Mia fine Tirante peti 
il molto /angue che perdeua vedendo/i prtffo alla 
morte tanto come poti fi accollò all’altro, & tiro* 
gli d’una punta & accolfelo nella mammella firn - 
fira proprio al drittodelcore,e l'altro gli diede una 
gran coltellata fopra il capo che gli fece perdere la 
iàfìa,& prima che l’altro cadde in terraife ileo 
uallier F rancefe fi fuffepotuto/ottenere quando Ti - 
rante ca/cò,ben Thaueria potuto ucciderete egli ha 
ue/feuoluto, ma eglinonbebbe tantauertu,che in¬ 
continente noncadef/e morto in terra . Ve¬ 
dendo ilgiudice ilare due Caualieri tanto pacifici 
difee/è del catafalco , & accoHatofi a loro » 
per mia fede uoi altrtbauete fatto come , buoni 


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VIST. DEL CUFolLlEVi 
noni alcuno che dar uipoffa carico > &fegnò due 
noIte ciaf, uno di loro,poi prefe duepezzi di legno » 
CjT fecene due croci & quelle pofe /oprali corpi loro 
& dijfe.anchora uedo cheì irante tiene un poco gli 
occhi apertile non i morto egli è molto prejio.Gie 
rufalem bora ut ricerco che remiate qui per guarda 
re queflicorpi,& io andari alla città nella corte per 
mamfeftarlo al t{e & àgiudici del campo,comeper 
regione cofifar fidouea,& trouatoil l{e che ueniua 
da mejfainprefentiadiogniunoglidijfe. Egli è il ue 
ro Signore che due CauaUieri che hoggi in quefla 
mattina eranonellacorte della Maeflà uoHm&ho 
rafono in tal punto che della morte effer liberi non 
ponno.Qualifono iCauaUieridiffeill{etsignore,TÌ 
fboje Clarosdi Clare^gaàl Signor di Pili Erme $b 
l'uno,& Tirante il Bianco l’altro.Molto mi di(pia- 
eedifimilnoueri/pofe il [{e.BenJaria che manditi 
diftnare andasfmo doueJòno,& uediamo Je in ca~ 
Ja alcuna aiutategli potremo. Ter mia fe difie Cla- 
ros l’uno èpafiatodi quefla uita,& credo molto bi f 
che l'altro gli vorrà far compagnia,tanto fono cru¬ 
delmente feriti.Quando iparenti &amici de Caual 
iierifeppero talmoua,prefero l’armi,&àpiedi & 
i cauaUo corfero il piu che fu posftbile, & il noflro 
Signor Dio cifecegratia che arriuasfimo prima del 
lì altri >«Jr trouasjmo Tirante tutto pieno di fangue 
tip non era Intorno che’l conojcefltjhauea un poco gli 
occhi aperti, Quandoglialtri uidderoil lorSignor 
HmtOiCOrJero con gran furia uerfo il nofìro Caual* 

'liere 


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TJK'J'KTE u BljiyCG. 9t 

fiere per ucilerlo priuar di uita,&noi altri il di feto 
desfimo molto tieni,fi àmdesfmo in dueparti,met 
tendo il tarpo in mex^o,& uolgendofì le (pallente* 
ciò che laro eh’erano piu di noi nettando da qual par 
te fiuoleffèro, trouqffèro genti cbegltuoltasfino la 
facda,m con quella tirarono molte faette , & con 
unagionferoalpouero Tirante che in terragiacea. 
Fra poca (patio arriuò il gran Contestabile tutto ar 
moto in bianco con molta gente ch'egli condncena 9 
tir nedijpartì luna gente dall'altra, & molto pre¬ 
fi i appreffofu qui il He, &igiudici del campo,& 
quando uid dero l’uno de Cauallieri morto, & l'al¬ 
tro cheflaua per poffare, cornmandorono che non 
loleuafferodelì fino che nonfuffi fatto il configlio» 
& effondo il He nel oonfiglio,ejr uedendo la reietto• 
ne fatta per Claros di Clareg$a,&per Gierufaleno 
He farmi arriuò la HfM * con tutti i flati, & tutm 
tele donne,& donzelle, lequali quado uidderoi Ca 
uallieri in tal temine,digran dolore, & compasfio 
ne mandarono da gli occhi uiue lagrime, dolendofi 
della morte di due tanto fìngulari huomini . Quan¬ 
do la befia jtgnefe uidde ci-ifcun di loro in coff tri- 
fio punto fi uolfe uerfo la Heina, & li siati difit. 
Signora uedetc qui gli honori,&gran dolori,& da 
poi diffe olii parenti di Tirante, moHrate in que¬ 
llo punto poco amore uerfo il uofbo buono amico • 
& par ente,& cofi per colpa uoHra il lafiiate paffa 
re di quefli tòta,però che morirà,che giace nella du 
tra terra,&efcegli tutto fifangue di corpo.signora» 

L 


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BIST. DEL CUVULUEH, 
che volete uoi che facciamo, rifpofeun CattaUierc, 
che la Maeftà del He ha commadato {ottopena del 
la morte che nonfia alcuno di qualmche conditi»- 
ite fi uoglia che gli oft toccare , ne leuargli doue fo- 
no, fin che egli non lo commanda infieme con igiu¬ 
dici del campo. \Ahi mefchina,difie la bella >Agne 
fe,il nofiro Signore Dio non mole la morte del pec¬ 
catore, & uoralla la Maeftà del He ? fate portare 
un letto in cuiftia laperfona, & poniamoglielo fi¬ 
no a tanto che il He habbia finito il configlio , che'l 
uento gli entra nelle ferite, & fagli grandisfim» 
danno. Incontinente i parenti mandoronoper un 
letto, & per una tenda, & in quello {patio che ef- 
ft andavano, Tirante molto fedubitaua per le fe¬ 
rite che {egli raffreddavano, &per ilmoltojangue 
che perdona, & quando la bella Mgnefe uìdde Ti- 
rante co fi fortemente Affannar fi diffe, per ima con- 
fcientia da padre, da madre, da fratelli, da pa- 
renti,dal He,ne dalla Heina non debbo e fiere incol¬ 
pata , ne bafimata, poi che con{anta intentione di 
mifericordia lo faccio, & difpogliosfi le robbe che 
baueua in doffo, leq itali erano di ueluto bianco fo¬ 
derato di martorigibellini, & fecelipontre in ter¬ 
rà, & /òpra gli fece mettere Tirante,&pregòmol 
to quelle donzelle che fi diffogliasfmo le uefte, & 
con quelle il coprifiero. quando egli Jenti il calore 
della robba troni gran rimedio, & aprì gli occhi 
piu che non hapeua fatto innanzi, che la bella M.- 
gnefefi affettò appreffoalui,& pr fieli il capo&- 


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TÌ^T^TE IL EUtT^CO. 8a 
fel pofe in grembo dicendo, ahitrifla me Tirante > 
quanto fu malequelgioieUorfuantofu mdt ìlgior~ 
no,mala bora, male il fegmchio il feci fare, & 
peggio quando iouel donai, che s io hauesfifaputo 
che tal cafo ne douefje fegmre ,mnutluorrei hauer 
donato per cofa dèlmondo . Onde ciaf cune procac¬ 
cia la uentura, &io triBa rtflo addolorata della 
gran difauentura di uoialtriicb'io poffoeffer detta 
caufa di tutto queflo male.Trtgotà tutti uoi Canai - 
Iteri,che amate gentilezza,che portate qui preffo a 
me il corpo del Signore di FiliErmes, che poich'io 
non t'ho uoluto amare in ulta, gli uoglio far honore 
in morte.Et preftami nte glielo portorono, & fat 
tofelo porre col capo in grembo alla parte finiBro 
diffe,uedete qui amore,& dolore, queBo Signore di 
y ilT Ermes che quigiace,bauea di patrimonio tren 
taf ette caflella, città, & luoghiforti circuiti di mol 
te torri,& di belle mura,& fra l’altre haueua una 
città nominata Ermes, & uno fortisfimo caBello 
chiamato Fides, &però era intitolato Signore di 
ViU’Ermes huomo di gran ricchezza,& ualentif- 
fmoCauaUiercyche ualea tanto quanto altro ualer. 
poteffe, & confidandofi del fuo ualorofo animo po^. 
tete uedere doue è giunto ilpouero Caualliere, il - 
quale fette anniha uoluto perdere per amarmi, <jr 
per amor mio deftderandod'hauermi in fua pode- 
flà per lecito matrimonio, ha fatto dafingular Co» 
uadtere, cofa che mai non haueria confeguito, ne 
to mai uolfi adherire in fargli cofa che fuffe in 

L a 


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rnsT, ntLC^vuLLinf^ 

piacere & contentoJuo per effer io di maggiore aut 
tonti di pragonie, & di beta di fortuna, & alla fi¬ 
ne quefto b il premio che egli ne ha hauuto, che bora 
ilpouero Camlliere per gelofta, et per juagran difa 
uentura è morto.llgeufcì del confeglio hauendoha 
nato plenaria informatione da i fopradetti t{e (far 
tni.Etfeceuemrelì tre Arciuefcovù, & tuttii Ve- 
fceui,&tutto il clero con fdenneprocetfione detta 
òtta per far honore al morto Canottiere,&i pare» 
ti di Tirante feciono rnrnre medici,letto, & tenda» 
e tutto quello che era neceffario per medicarlo, & 
trouorono che egli haueua mila per fona fua undect 
ferite,fra lequatt quattro ue rierano mortali& cin 
que tutte mortali all’altro CauaUierem trottarono, 
quando Tirante fi medicato tutto il clero fu 
uenutofil ge coni giudici ordinarono,che il Caualr 
liere morto fujfe pollo dentro nel cataletto doue fi 
portano i morti molto honoratamente coperto con 
unobellisfimo drappo d’oro, ilqualeteneuanopcri 
Cauallieriche marinano in armi. jlpprejfoa lui 
uenitia Tirante portato fopra uno gran targane, & 
perche la manfua era per la ■ debolezza ferrea ufi- 
le & profitto alcuno,ne lapoteua foììenere, deli¬ 
berarono che glie la lega (lino con uno battone con 
quella fpada con cui l haueuamorto,acciochegliflef 
filettata, & in tal forma andarono le crociprima 
del clero, & dietro era portato il Caualliere mor¬ 
to con tutti iCauallieri a piedi. .Apprefio uetùua 
il ge con tutti igran Signori degni di titolo,poi ap» 


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TIE^^TE IL BIOTICO. 8f 
prejfoueniua Tirante nel modo detta di /opra cote 
la mfinajaquale accompagnavano tutte le donne* 
& donzelle dititolo,& di gran flato, dapoiueniua 
il gran ConteBabilc con tre mila huomini d'armi , 
& cofi andorono fino alla chiefadiS.Georgio « & 
qui congranfoUtmitàglidiflerola mefladÌB^quit. 
iSr quando pofero il corpo neUafepoltura, tanto gli 
accoflorono appreflo Tirante,febea era piu morta 
ehe uiuotche quaft con la man dellafpadafaceuafe 
gno che dentro ue lo,mettesfino,che cofi era flato or 
dinato per i giudici del campo. Et partendoft il 
Ee con la Beina,contuttii(latidalla chicfaaccopa 
gnor ano flno alfuo alloggiamento Tirante, con ec¬ 
cedo honore che gli fu fatto. & ciafcun giorno il %e 
eoa fattele corti lomdòauifitarefin che egli heb « 
berecuperatola priftbtafanità, & tal ordine fer- 
uauano a tutti quelli che erano feriti, & a Tirante 
furon date trenta donzelle che cotimamente lojèr 
afflerò . Quandobebbero poilo Tirante inietto 
era già alto il Sole , & il Èeanchora non baueua 
mangiato , &per quello glidifiero fel piaceuaaU 
la Maeflà fua di difinareprima innanzi che tornqf* 
J'eolia chiefa dis. Georgio perdat la fententiaal 
Signore di ViìfEmes , & i giudici del campo che 
gli erano preSenti gli conflrmorono far e gli atti che 
reSlauano, & cofi fedone. Venuta l'horadeluejpe 
ro iljlg- t & la Ecina contattale corti andarono al¬ 
la chiefà di S. Gcorgio$douefeciono portare T'tran* 
te» & detto ueffcero, il Eefectpronontiare la fw 

Lì 


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VIST. DEL CUVULLlEt^ 
tentia nel tenore fequent e. Efiendo slata conce/fa 
licentia, & facuità dalla Maeftà del Serena fimo 
Esami altri giudici del campo di giudicare,& da 
re fententia in tutte le battaglie che fi far anno nel 
tempo per la Maeftà fua confignato co/i in sbarra, 
tome in li / ^ga,fieccato>opalacatofinpiano,o in mo 
te,in luogo publico, ofeparato, & acauallo armar 
to, & difarmato,con tela etfenga tela, et perlapa 
teftà data a mi altri ,fen tentiamo che il Signore di 
Vili Ermes è morto come buon caualliere, et mar- 
tir dtarmi,& perche egli non può, ne deue finga e- 
fpeeffa licentia noftra ejfer pofto in ecclefiaflicafepol 
tura, decloriamo poi ch’egli ne è degno ch'el fìaJot 
terrato,&ammefJòalli fuffragi della [anta madre 
Chiefa,attribuendo la gloria dkdettabattaglia a Ti 
tante il Banco, & appreffo che gli rifponfi/arannoi 
detti che'l fiapofto'nella fepoltura di quelli cauaUie 
riftiqualifenga arrederftet mentirfi neWarmi muo 
tono. Et quefia è la fententia noftra figiUata col figli 
lo dell’armi noftre. Quando la fententia fu publica 
ta tutto il clero cantò una bella letama /opra alla fi 
faltura del Caualliere , & l’honore che gli feeiono y 
perche non fi era arrefo,ne mentito, & perche tra 
morto nolentemente, con l armi in mano, durò fin. 
preffo a megga notte.Fattoquefio tornò Tirante al 
fuo alloggiamento congrandehonoreche'l Be,la Bei 
na,et tutti li ftati.et tortigli feciono,& untai bona 
ve fìmile a quell ofacemmo a tutti gli altri uincitori: 
CauaUieri. 


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T1 HytWE 1L BIACCO 84 

LA BELLM E STB^AT^J. BjlTTjl- 
glia che Tirante bebbe con un cane 0 diano» & 
quel che neriufcì. Cap. XXII . 

I O prendo infinito piacere per la primanotitia 
ch’io ho hauuto di luii ch’egli fiafiato il miglio¬ 
re delti uincitori. Ma molto refio admtrato che gli 
babbiano dato l’konoreper tre campi ch’egli bauin 
to, & farmi che netti altri Caualtieri, & non in lui 
fia fiato mancaméto.Vpnfignore» difie Diefebo che 
anchoraha fatto attipiu ftngulari ch’io non ho reci 
tflto alla Santità uoilra.Di quefto baierò molta le - 
titiafel uifarà piacere iti dimegl'hpercbe ne prete, 
do grandìsfimo diletto. Signore la Santità uoftra 
deefitpere,diflè Diofebot che due meft appreffo qua 
do Tirante fu leuato di lettot & chepotea ben porta 
te armigli feguì un cafo ch’io recitarò alla Santità 
uofira,Ma lafcio Signore di recitar l'armi che ha no 
fatto molti altri buoni caualtieri , liquali hano uinti 
cap i, et hanno uccifo caualtieri per no efier prolifio% 
et p dirfolamete ifatti di Tirate, accioche la Signoì 
ria uofira conojcafé l’hotior gli è flato datolofe gli è 
flato giudicato ti meglior caualtier di tutti co ragio- 
ne>etgiuftitia. M quefle.fefie èuenutotiTi eàpe iti 
Calte con grandisfinta corte di Caualtieri & genti- 
i’humini,&perche egli è gran cacciatore bauea co 
dotto infiniti cani alanipotentisfimUet molto bratti 
da prefa,&era alloggiatoprefio aliàjnuragliadel- 

L 4 


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ìlì ST. DEI CUVUILIEJ^ 

la città , &per uentura un giorno il l{e foto con tre 
et quattro Cauallieri trauettuto alfuo'atloggiàmen - 
to per folleggiarlo per caufa che in pueritia hauea- 
no hauutogrande amicitia > & erano parenti molto 
prosfimi>& perche il Trencipeuoleua fare ami ue 
dendo il pe in cafa fua lo fupplicò che l fac effe ueni 
rei giudici del campo per dargliconfiglio.il foein 
continente li fece uenire > & tenendo ilfuo/ecreto 
tonftglio era quafi pajfato il meggo giorno , che in 
quella bora le-genti ripofauano. tirante ueniuadal 
la città perche fi fiocca riccamare una netta d'oro 
battuto, & quando fin dinanzi alio , alloggiamen¬ 
to del Trencipe, un tane alano banca rottola cathe 
na,& era ufeito del filo albergo,& ui era molta gt 
teche’l uolea pigliare per legatdo,& eglieratanto 
brauo,che alcuno nanfe gli ojkua accollare . Quan 
do Tirante fu nelmegjo della piatta doue egli pafi 
faua u dde uenire lo alano correndo uerfio lui per 
darimftcarlo » & prettamente difimontò. da cauallo 
&sfiodrò la jpada,quando il cane uidde la fpada tor 
nò a dietro,& Tirante dijfe>per uno animale non uo 
glio perdere la aitane l'honore della uita tempora 
Icì& afccfie a cauallo. il l{e& gli giudici erano in 
luogo che ben lopoteuanouedere > diffe il Trencipe 
di Cales,per mia fo Signore, io conofeo quel cane di 
tantamala conditiOne,dapoi che gilè slegato ,chefel 
Caualliereche paffa naie co fa alcuna > che fra loro 
uedrete una gentil battaglia.E mi pare, difje il*He% 
che quello fia Tirante U Bianco, & già V ha fatta 


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Tl^T^TE tL 8f 

fuggir una uolta,non mi penjo che piu ofi di torna» 
re a lui,quando Tirante htbbe fatto circa Menti paf 
fipiu lungi,il cane congran fretta tornò uerfo lui in 
modo che gli fu forza unaltrauolta difnmtart da 
cauallo,& dtffefio nonfofe (fuetto b il T>iauolo,o co» 
fa ìncantata,un altra Molta sfodro lajpada,& andò 
Uerfo lui,& lo alano gli andana attorno,ma per ti¬ 
more della (pada non hauea ardire di accofiarfigli. 
Uoradifie Tirante,poi che tubai paura dell'armi 
mie,nonucglio che dicano di me che con au Maggio 
d'armi babbi teco combattuto, ttgittòuia la {pa¬ 
ia, il cane fece due o tre fatti , & corfe tanto come 
poti,&co denti prefe lafpada,& portatala un gran 
pezjp lungi,uenne correndo uerfo Tirante, horafia 
ino eguali difie Tirante, & con quelle armi che mi 
tu*oidannificare,con quelle tidannificherò, &con 
gran furore abbracckronfi l'un taltro,dandofi mor 
tali mor fi. 11 cane era molto grande fin modo chefu» 
peraua Tir ante,& tre uolte lo fece cadere in terra 
& egli tre uolte fel pofe fotto,& fra loro durò mez, 
%a. horaquetto combatteresti Trenti pedi Cales 
commando à tutti glifuoi che alcuno nanfe gli acca 
ftafieper dipartirgli fin che l'uno non refiajjè uinto, 
Sii pouero Tirante hauea molte ferite nellegam¬ 
be,& nelle braccia,alla fine Tirante con le marùgli 
prefi il colloflringendolo quanto forte potea, & co 
denti congran fierezza mordendogli la maficella in 
terramorto cadere il fece . Il Bluffi prtfornente 
ton i giudici,& prefitto Tironie , & portoronlo in 


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HIST. DEL CAVjILLJZK I 

eafa del Trcncipe,dotte feciono ut nire li medici che 
lo medicorno,per mia fe dìfie ilTrcncipe,io non utnr 
rei Caualliaeper il miglior catteUo d’Inghilterra » 
che m bonetti morto il mio cane. Signore,rijpoje Ti 
tante,cofi milafci Dioguariredelleferite ch’ioho 
chenonuorreiper la metàdellauoflra hercditaeffc ti 

re nel termine eh'io fono: Optando la I{eina ì & ledi 
ielle feppero ilcafodiTirante,prettamentelouen 
nero à uedere,& fubito (he la Ideino il uidde in tali 
to mal puntogli difie. Tir ante,con affanni, & tra¬ 
ttogli fiacquitta honore, uoiujcitòd uno male, fete 
caduto nell'altro.Serenisfima Signora ,la Maettà 
ttofìra fia giudice del miopeccatofftjpofe Tirante » 
io non andane per far male , ma e mi prefe un dia¬ 
nolo informa d’un cane con confentmento delfuoSi 
gnore,& io defiderai di compire il defiderio mio.. : 

•tyon ui douete attriftare di cofa alcuna dìjjc laRgina 
per molti mali che feguirui poffano , che qui moftra 
te piu la uertù uottra.Egli non fu mai alcuno Sere- 
nisfinta Signora rijpofe Tirante,che mi uedejje tri¬ 
llo per gran perdita cb’iofacesfi,ne meno allegro f 
molto bene ch’io acquittasfi,& nella Merita confi¬ 
sche Ipenfier dell’huomo è uacillante, & il corpo 
alcuna udita fi moftra allegro, alcurialtra dimoftra 
. tritteiza.Ma quello che ha per còitfuetudine dijo - 
ttenere trauagli,affanni,ferite,&difauènture,non 
fi pubfmarrtre di cofa che gli pojJafuccedere,jnu no 
ce alla perfona mia una cofa ch’iomi uedafarefen 
<ga ragione,che tutti i pericoli dm uedere mi posfiì 


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Tl^^TE IL B1UVC0' 8 * 

£tìn qutflo ufcì il ]\e co giudici,& difltro à Tirate, 
perche foro haueuanouiflo dibattere lui & il cane, 
ilquale era flato cS eguali armi,però ch’egli haueus 
gittata uia la jpadagtidauano tal premio & bonore 
della battaglia,come jt tglihauefleuinto uno Calta 
iiere in campo, & comadorono alli t{egi d’armi, *4 
valdi,& Taflauanti,che fuflepublicato per tutte le 
torti,& per le città l bonore che à Tirante era fla¬ 
to dato in quelgiorno,quado il portorono al fuo al¬ 
loga lanuto gli fechino quel proprio bonore che ba¬ 
lenano fatto f usaga di far nell’altre battaglie. .Ap 
preffo à queflo Signore,fi come baueuano intefo p re 
iatione de molti Cauallieri, drgetilhuomini, il %e 
■di Frifa,& il Re d‘.Apolloniafratelli di padre , & 
di madre ftamauanOdi eflremo amore,& defideri 
dofìmolto diuedere deliberarono l'anno paffato di 
andare à hpma, però che era la fanta pdonaga del 
giubileo,& fi mandorno dire l’uno all'altro, che in 
certo dì determinato fi trouafiero nella città divini 
gnone, dotte fe partiriano infìeme f andar à Hpma, 
finitimele gli andarono molti altrigra ftgmri,p gut 
dagnare Usata f donala (falute dell’anime loro,et 
troua do fi i due fratelli effer molto p oca gete, ftraue 
fidi,acc foche nofufjèro conofcinti in pronta ,cCétro del 
Ut chiefa di.s.Vktro il giorno che fmoflraualafacra 
yeromca,e le altre sate reliquie,uno delDuca diBor 
gogn# conobbe ill{e d’^Apollonia, & accoflosfi a lui 
facedogligràriueretia, fi come s’appartiene à !{e,et 
Ufle gli addimandò felpatafuo Signore fitto»*-. 


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VIST. DEl-CjirjiLlKIi 7 
tta.SÌSignore,diffe ilfcudiero,eglibin quella capet¬ 
te doue fa oratiene, diflèil Re, gran piacere ho 
chef a qui, & maggiore haueròdiuederlo - 1 due 
]{e andarono 1 alla capella doueera il Dura,ma ilfc* 
<Kcro,corfè innanzi adirgli cornei dm fratelli I{e- 
gierano che'lueniuano à uedere. il Duca n’hebbe 
grande piacer e,& quando fi uiderograndefu la con 
Jòlatione fra loro, che Borgogna confina quaft coir 
Apollonia,& fouente fi uedeuano’chaueuanogran 
disfima amcitia 'mfieme,doue che difft no molte ra¬ 
gioni della uenuta toro.HoraJifìeil %e, poi che la 
fortuna è Hata tanto buona, che cofìfi paino uiSli>io 
uiprego che boggi definite mec»,& tanto come in 
quella tetra faremo .il Duca lo r'mgratiàmolto del 
la buona uolontà Jùa,& difìegti, Signore,ptrhoggi 
la Signoria ttollra mi baitela ptr ifcufato , chequi i 
Thiìippo Duca di Bauiera,dife il He, è quello quel 
lo che ttflimoniò centrafua madre,& la fece mori¬ 
re in pregiane? Si SÌgnore,rijpofe ilDttcaeglii figli* 
uolo dell'Imperatore di <Akmagna,&nonpHo ef- 
fere alcunolmperatore scegli non è di quelle due prò 
genie,di Bauiera,o di Sterlich, & la elettione dello 
Imperio eperuenutaalpadre di quefìo,& iobocó 
aitato quefla mattina lui , & il Duca di Sterlichr 
queflo non fi puòfare,dife il mi altr'tbauett 

tutti a mangiar meco,& mio fratello, & io uernre- 
mo à definare con uoi,grandefarà la gratin, epe te 
Signoria di uoi altri mi farà,Jè ueniregliuorretc, ri 
fpofiil Duca.EtaUbora tuttimontorono àcauado» 


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TI^A^TE IL BIOTICO. 87 
<tSr andando per la citta s‘incontrarono col Duca <S 
ttauiera,& col Duca di Sterlich,& qui il Duca ài 
Borgogna fi feoe conofcere alti RggUìiqualireftoror 
mo contentkfirm di hauere l’amicitialoro , & cofi 
*on motta confolatione definoronoinfiemedouc a- 
bondantùfimmemefimnoftmiti di tutte le cofe 
fertinentià tali Signori,&tantocome incornafiat 
tero màgiornoinfieme,& appreso ancbora finoche 
fumo pofii nellafinltura ~ Ejjèndo un <ù dianola 
dapoiil c&ouemeroàparlaredel Rg d’Inghilter¬ 
ra, & della Rànadicendo ch'era delle heUUfinte 
donne del mandoi& parlando delle gran felle & 
grandi bonari cbefaceuano a gli efierni, & à tutti 
quelli che gli animano finamente deU’amfl 

che ■ciafcunofacea^kefare le uoteaà guerra finita,9 
ù piacere,& fmdedagrm quantità delle genti che 
gliandaua chi per combatterei chi per uedereil 
gran trìompho delle feftethe dentro al càilello di 
legno fifaceuànotdijfeil Sg di Frija^oich'iofonda 
to a questa fama perdonanti farei contentisfimo 
d'aniargltjQuedo Spera di età di uintifettanni,et 
xxx. nonne hauta il Sg di *dpollonia,rijfofe il Du- 
ca distirlithipermiafcythefè nonfusfinogligran- 
di efihf,deflruttioni, &•guerre chefono de tiro alla 
terra mia,di buona uolontà io ui farei compagnia 
& uorretefperimentare la perfona mia con quelli 
Mertuofi Camllieri , liquali denta tffere uintifeifa- 
tendo armi a mio piacere con ìoro>& apprejfoà 
guerra fii$ita»uillbora par là il Duca di Borgogna * 


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HIST . DEL CAVALL 1 ER, 
itffe, or fe alle Signorie uoftrefaràin piacere di am 
dare in Inghilterra,io lajcierò tutte le cofe eh io h» 
a farje qui col "Padre Santo,& di buongrado ui fa¬ 
ri compagniaypromettendo in potere di uoi airi co 
me Caualliere ch'io fono di non tornare nella ter¬ 
ra mia fino à tanto ch'io non habbia combattuto i 
Cauallieri àguerra finita.Signor Duca tijpofe il Re 
d’Apollonia,poi che mio fratello il Re di Frifa ha uo 
Unta di andargli,di buona uoglia mi ojferifeo di ue- 
nire con uoi altri,& fare armi cofi ptrico lofi ^ome 
alcuno che ci fiali figliuolo dello Imperatore Duca 
di Bauiera rifpofe,Signor e,certamente per me non 
reflaràlinnprtfalcheuolentieti non gliuada . Toc 
che fumo d’accordo,difie il Re di Frifa, facciamo 
tutti quattrogiuramentodi femar amore,& fedel¬ 
tà l'uno all'altro in quefto uiaggio, che fra noi no fi* 
Juperiorità,ne Signoria alcuna fe non che tutti f ta¬ 
tuo fratelli eguali,& fratelli in armi.Tuttilodoro - 
no,& confirmorono il detto del Re di Frifa,& infi* 
me andoronoallachieja di.S.Giouanni Laterali,et 
fopra l'altare feciono il lorofolcane giuramento. ■ 


COME FE 7 p{E Ljt CORTE DEL 
Re d'Inghilterra il Re di Frifa,il Re di Mpollo- 
ma, il Duca di Bauiera, & il Duca di Sterlìàh 
con grandi*fima pompa. Cap.XXlll, 


A Ppre fio fi mifero mordine di quello che gU 
eramefjario copiarmi,comedi cerniti i* 


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T1J{^XTE IL BT^T^CO. 88 
molte altre cofe che dapoi ft nomineranno,&perla 
ro giornate permare,&per terraarriuoronoaUa 
dilettinole ifola d'Inghìlterra^che nuù non fi diede 
*o à conofcere ad alcuno. Et loro bene informati 
della praticai modo del [{e,una notte quaftàdue 
tratti di baleflrapocopiu o meno prefi»'lcajiello do 
ue il t(e flaua^arriuomoy&in queUanottefeciom ti 
rare quattro gran tende,& la mattina al leuar del 
Soleglipomi delle tende per il jplendorechegli da - 
ua dentro molto rihtceuano. Et perche le haueuana 
tefe i^pnpoco di altezza parenano molto megliot 
quelli che prima li niddero l’andarono a dir alligoi 
dici del campo.Et quelli ildifiero d He, ilquale con 
aonfigliolwo deliberòmandargli un Bufarmi per 
fapere quduentura ora quella. Et fu eletto Gieruft 
lem che gli andaffè,il quale ft uefiì la Cotta d’armi » 
tuttofalo andò alle tende. Quando egli fu alla 
porta,gliufcììncontrouno Caualliere antiquo conia 
barba biancbis/ima>& lunga con uno grafo baUor 
nemtnanoj&MuaueSiadiuelutonegro da corte,fo 
Aerata de martori,& nell’altra tnanohauea una co - 
tona di calcidom,&al collo unagròfla cathena d’o¬ 
ro.Vedendo il Rjc d'armi il Cauallierefolorefiò am 
mirato& leuatoft la beretta di capo gli fece honorc 
da CauaUiere.il CauaUiere antiquo congrande affa 
btlitàgli refe ilfaluto , benché nongìiparlafie ne di - 
cefie coja akmut,& Gierufalemgli difie,Signor Ca 
Maltiere qudfi Uoglia che uoi fiate jl Bg Signor mio. 
drigiudlcìdel campo mi hanno còmadato ch'io uen 


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BIST. DEL CjlVALLIE\ 
ghiquiper utfi tariti,& battere notiti* di noi ,fefètf 
Signore ò patrone di quella compagnia,& chi fono 
ì capitani de gli altri, & acciò ch'io po,ft fare nera 
telamone vi reHaròfommamente obligato, che mi 
diciate tatto l'efier uofiro > &fe io ni potròfermo 
deimo officioàofaròapparccchiato ad ubbidire 4 
tnttigli commandamenti uoflri.il Cmalliere udita 
la cagione perche era uewta fenga parlargli nulla 
fttrafjfelaberetta»& abboffandomi poco ileapodi 
moflrò,che lo ringratiaua di tutto quello che gli ba 
netta detto.Etprejfolo per la mano t primieramente 
lo condufie in una tendanone erano quattro cavalli 
Ciciliani molto grandi,# belli,con le felle guarnite 
d'acciaio,# le briglie tutte dorate « <4ppreffo lo 
condufjc in un'altra tendanone erano quattroletti 
da campo bettisfimi # fìngulari,quale era la finga 
laritàloroidifk l Eremita?Signor cut lodirò,nfpc* 
fe Diofebo, In ciaf cuna letto erano coperte,# me 
taraci, #ìpadigUomcheglieranojfopradi bree 
tato uerde)& erano foderati dentro dicetmno eoe 
me fino tutto marnato d oro battuto con infiniti tre 
molanti,& pendenti,li quali quando fpiraua un pa 
co di uento tutti fi moueuano > # tal era l’uno letto 
tomeCaltro tutti dipi colore,# d'unafattcT^afen 
%a hauergli vantaggio alcuno ,# alli piedi dici** 
finn letto tra una donzella galantemente ueftita,# 
di intllimabil beUcìga,# quella face* i letti finge 
hri,& due erano i letti al capodella tt»da,<#gli al 
tri due dall'«Uro capote quando fi entrava dentro t 

dinm* 


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TIH_UÌITEILB1U9{C0. 2p 
dirimpetto della porta della tenda pendemmo quat 
prò feudi ben dipinti. */Ipprefio lo condujfe in un’al¬ 
tra tenda,alla cui porta fiauano quattro leoni coro- 
nati, liquali quando uiddero Gieruflem tutti fi le 
uomo in piedi, & egli bebbegrandisfimo terrore , 
j&fubito uenne unpicàtdragajjp , ilqualconuna 
faccbetta in mano diede un colpo à ciaf cuna,ejr loro 
preflamentefegittorono in terra.quando egli fu den 
tro uidde quattro armature lucentisfimeponquut - 
tro fpade molto ben fomite Jren dorate, & al capo 
della tela un poco piu oltra del meggo era una cor 
fina diueluto uerde laquale un’altro picciolo roga ^ 
70 tiròuia, & allhora il tip d'armi uidde quattro 
Cavalieri affettati jopraun banco,liquali haueuano 
dinanzi dalla faccio ungranuelodi feta chiarii fi¬ 
mo,per ilqual loro potevano ben vedere tutti quelli 
cb’erano nella tenda,&gli altri nonpoteanodifeer 
nere loro,& haueuano li (proni in piede,& fpade nu 
de con le punte in terra,et il pomo appre/fo il petto. 
Quando UBpd'armi fu fiato un poco di (patio per 
vederli,d Caualiere antico lo trajfe fuori, & lo con 
dujfe in uri altra tenda. Et tutte quefi tende ch'io ui 
bo detto,erano dalla parte didentro di ormefino,et 
tuttericamate al modo eh'erano i padiglioni de let¬ 
ti-quando il I{e riarmi fu dentro à quella tenda,md 
de un gran limilo parato con infiniti uafi rioro , & 
d'argento^ molte tavole apparecchiate,& ogniu 
no che entrava in quella tenda,per forga, abuona 
volontà conveniva mangiare & bert,& fentd vote¬ 
ti 


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< JttST:DEL CUVULLIER^ 
ha fare nonio sforzavano, ma ueniua un leone che fi 
ponea allaporta della tenda, & noi lafciauaufcire. 
Grande honore fu fatto al [{e d'armi,& quando e- 
gfibcbbe mangiato che’lfe ne uolfe andare,l'anti¬ 
co Caualliere tolfe dalla credenza un gran piatto 
d’argento dorato, che pefaua trentacinque marche > 
C*r infìeme con la licentiaglielo donò, quando egli fu 
venuto innanzi al Re recitò tutto quello dhehauea 
viflo, & dtflègli che gì amai in tutta la fua tata non 
bauea hauuto maggior paura.Difte il Re,nonftdee 
maravigliare alcuno di cofa che l vegga,perche eia 
fcunouienecon lafua fantafìa ,fe Cavalieri fono di 
iiima, loro verranno qui.il [{e andò à udire meffa, 
& dapoi diftnare,che ihoraeragiatarda, uiddero 
venire i quattro Cavalieri. qttando il Re il feppe fi 
pofe alla porta del caHello con la Regina,& federo» 
fi l'uno appreffo l’altro, & tutte le corti fletterò in 
piedi tirandofì parte à man deflra, & parte à man 
finiftrafacendo nel mezzo flrada.Hora padre mio 
recitaròauodra reuerctiacon qual magnificentia 
vennero inmangi al Re, innanzi à tutti uéniuano 
quattro ragazzi di poca età con giubboni tutti d’ar 
gentaric,con zucchetti lènza maniche increfpati, et 
nelle crejpe è il corpo ben ricamato, le calze tutte 
fatte a recami di perle btUisfme, & ciajcuno con 
duceua unitone legato con una cordella fatta con 
collari d'oro che i doniportauovo al codo^Apprcffo 
' venivano i quattro Cavalieri à cauallo, ciafcuno fo- 
pramachinea tuttabianca, conguarnimentidi ve 


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TlUsAT^TE IL STUCCO: po 
' luto morello,& ricamate i'una diuijà,&d’uno co¬ 
lore.Le uefli che portammo erano di damafco bian¬ 
co con le maniche aperte & fe/Je d ogai lato , con 
giuboni di broccato cremefino,<&• portauovo papafi 
chi di ueluto negro, & Jòpra in capo baueuano ca¬ 
pelli di paglia coperti à modo di tegole dilaHrcd’o 
ro, & {opra glipapafichi portavano grofie cathene 
d’oro,li illudili erano di rajo negro, con le punte lun 
ghe,chegli flauano benisftmo, con gli ffroni dorati, 
<Sr ifliualli erano fodrati di fina grana, & la velet¬ 
ta d’alto che ftfapreffoalla coffa eraricamatadi fi 
niefime perle orientali, & portammo tanto aitogli 
papafichi,che con fatica dimefirauanogli occhi, & 
con lefpade cinte dimofirauano igeili loro efiere di 
gran Signori che di camino ueniuano,& con aeriti 
fi può dire che di tantigran Signori,chegli/on uenn 
ti,non gli ne è flato alcuno che piu accetto alle gen 
ti, ne che con tanto gentil ordine fta comparfo, & 
quando furono appreffò all\e difmontorono da ca¬ 
vallo,& col capo lo/alutorono,& alla Regina,per¬ 
che era donna gli fedotto un poco di riuerentia col 
ginocchio.il He&la Regina refocheglibebberoil 
faiutofe ne tornorono àfedere, & i Cautieri ferrea 
far movimento alcune fletterò fermi piu di meg%a 
bora mirando il fiato & ilportamento del I{e & 
della fiegina ,& non era alcuno che gli potefie co- 
mf$ere,& loro conofceuano molti,cofi delli uaffal- 
li lorOiCome delli efiemi.Quando hehberoben mira 
to al piacer lorojegli accoftò uno delli ragazzi col 

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, H1S 7V DEL C^tV ALLIETI 
leène che conducea legato, & l’uno di Caualieripo 
fi nella boccadel leone unfcritto, & abbajjosft ai¬ 
tar ecchia fua et parlolli.Ma non fi potèfapere quel 
lo cbeglidiJJèjilltoneandò uerfoil H.e cheloconób 
he cefi come fefuffefiato unaperfona,quando la He 
gina uiddeuenire il leonde dislegato non potè stare 
che di paura non fi leuaffe da prefio il Hf>& tutte 
le donzelle con lei.il He la prefeper gli panni,& re 
tennela dicendogli, che fitornajfe à federe, che non 
era da penjare ne credere che tali Caualierifuffero 
/tenuti nella corte fua per nocere o dare fallidio ai 
alcuno con animali. Et la Hfina piu per fargot che 
per buona uolontàfie ne ritornò al fuo luogo, & non 
era admiratione che la Hpina fi pauentafie, perche 
era coja da temere . Ma il leone era tanto ammac- 
firato, & domeftico, che nonfacea male ad alcuno, 
& andò dritto al He con la lettera in bocca che por 
taua,&ilualorofo Hgfengapaura alcuna gliela tol 
fidi bocca , & prettamente fipofe àgiacere olii pie 
di/uoi,etla lettera eradeltenorfeguente.Sappiano 
'per certo tutti quelli che per la prefente charta ue- 
deranno,come quefli quattro fratelli d’armi fino co 
par fi inprefentia del fenato di Hpma del Cardinale 
di Tifa,del Cardinale di Terramoua,del Cardinale 
di.S.Tietro di Lucimborgo,delVatriarcha di Gie 
rufalem, del fignor Alberto da Campobafjo, & del 
fignor Lodouico Colonna, et hanno richiedo me Jfi 
taio per l’auttorità imperiale ch’io face sfatto pu 
hlico come quelli fono Caualieri da quattro quartir 


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TI^HTE IL BI^tT^CO; 9 i 
roni,cioèdapadre,di madre,#auo,& d'aiuti & al 
tm Signore del modo rifiutare no li putte per nobil 
tà di progenie , neper titolo alcuno, et per Jegno tS 
Merita hopofto qui il mio cofuetofegno di Tfotaiopu 
btico,Mmbrofino da Matoua.Datata Romandi 1 . 
di Marzo del anno mille.Quando il Re bebba uifta 
la chartatconobbe che parlare non uoleuano,coman 
dò che per ferino gli nffiòdeffero, et quifupreflamt 
te ilfecretariojlqualgli fece fimilrifj>oHa,che loro 
fujfero gli ben ucnuti nel Regno, nelle terre,&cor 
te Jiia ,&fe coja alcuna uoleuanoper loro piacerei 
honore, & diletto che’l dicejfero , & egli il faria di 
molto buona uoglia.il Re di fua mano pofe in bocca 
del lione il ferino,ilquale prefi amente leuosft,&ri 
tornò al fuo Signoqe.il Caualierc tolfe il ferino, & 
leffelo alti altri,& tutti infìeme U uoronftgli capel~ 
li di capo , & bumilioronftuerfo il Re,rendendogli 
grafie delThonore, & offerte che gli facea. uenne 
Poltro ragazzo con l’altro leone, & accbHosfì al 
fuo Signore,ilquale pofe un'altroJcritto nella bocca 
del leone et fece quello ordine chauea fatto il prima 
Caualiere.l l Re tolfe ilfaiuto di bocca,et il fece leg 
geri in prefentia di tutti,co fi come baueafatto l’al - 
tro,et còteneafmil parole:TSJpi altri quattro fratei 
ti d'armi effóndo nella grScittà di Roma bauesfimo 
mona corne ialtisfimo, et poter,tisfìmo Red'lnghil 
terra daua capo ficurofenza inganno, ofraude, a 
tutti quelli che uemtum neUa fua proserà corte, et 
ajfendonoi qua Uro fratelli d’ami defiderofi di co- 

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UIST. TìtL CAVJILLll 1* 

bàttere à guerra finita , fupplicamo all’Allegra 
tm»che ci doni liceità difar farmi che meglio ci pa 
reranno,et il He fece fatela rijpofla in unaltroferie 
to che era contentisfìmo,&gli concedeailluogo,la 
ghmata,& l’hora che alorofujfein piacere,dapoi 
che alcun dì fusfmo ripofati,&pregauali molto che 
uolesfino uenire alfuo alloggiamento,tafanagli fot 
to l’honore che meritauano, e di fila mano il Re ilpo 
Jèitt bocca del leone , & quello tornò al fuo Signore . 
quando i Caualieri hebbom uiSìo la rifpofta del He» 
della offerta che gli facea,fitornorono urialtrauol 
ta à leuar i capelli del capo,& con un poco di riue- 
rentiafi humiliorono a lui,& il Hp congratiofoge 
Siagli refe lefaluti.il tergo Caualiere fece come ha 
Menano fatto gli altri, & portò uyfcritto del tenore 
figuente. Qual fi uoglia Cau altere o Caualieri che 
conncù altri à guerra finita armifare uorratmouen 
ganoalloalloggiamento noSìro,& trouaralìper di 
■ uifa una gabbia dinaue poSìa /opra un’albero, che 
non ha frutto, fogliaste fiori, il quale ha nome Suo 
moro, &, intorno della gabbia trouaranno quattro 
feudi tutti dipinti à aro & fiamma,& ciafcumfeu¬ 
do hail fuo nome, l’uno fi nomina Calore, faltro 
Amorejl tergo Honore, & il quarto manco Falò 
re .Et il Caualiere che toccara il feudo,che fi nemi- 
na Amorefarà obligato à combattere à cauallo co# 
tela,& con arnefit di una doppia, & Inaieranno da 
correre tanto & tanto lungamente , fina chel’untf o 
l’altro refi morto# mntorft in quefio moiochefe al 


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1 l 1 L BI J17ÌCO 9» 

amo perde pago di arnefi qualfiuoglia che fifu* 
os’egli rompefie Aringa o cordonealcunononlapof 
fi tornare à racconciarcene co fi fia obligato di cor 
rere,et compire l'armi,&gli arnefifumo Jim&fai 
Ja maestria, Je non tale conte s'ufano àportare in 
guerra. quello che toccherà il Jcudo che fi nomino 
HonorCyha da fare l’armi finga tela con arnefi Jcn 
%a guardia alcuna ne targane feudo, & langon tir 
langefiano di fette palmi à ferri ommolati, &fel 
perde la lancia, ofe la rompe ne poffà battere tante 
come gli piacerà,tir in quello modo debbono corre -« 
reper fin a tanto che tuno di loro retti morto ouin 
to. Chi toccìxra ilfiudo di Falere habbia à faro 
l armi a causilo con fella tir telìiera d'acciaio conio 
fiajfe dislegate con jbalaggi di xx.libre in giu , & 
una lancia fila dilunghegga di tredeci palmi col 
ferro et con tutta la punta di diamanteja grojfcg- 
Igcome piacerà à ciafcuno,fpada di quattro palmi 
di lunghetta,una daga à uolota di ciafcuno,tma 
Xa da una mano picchia,et in capo una celata co la 
bauiera^accioche la battaglia piu preflo nega alfine 
che defideriamo,etfi l’aggafopradetta li cadejè di 
mano laposfi tortate uolte quante la potrà rccu-~ 
ma C ^ ea ^ trl notigliela posfi darfe non che 
luifleffofi la pigli fi la potrà bauer. L’altro leone fe 
ce tutto quello else l’altro hauea fatto, et ilreglitol 
fi il firitto di bocca, et fecel legger,et co fi dicea, il 
CauttUer che toccara il feudo di manco ualore hab 
bia da far tarmi àpicdicòquefte quattrofirtidw 

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H1ST. DEL Cjir^LLIE^ 
mi lancia, daga,fada,o^a da due mani,la lancio 
cbila vana portare conterrà ben loposftfare , &r 
fe meglio gliparca fpada da filoicbe fi a in poterfuo 
di portarla,#- babbuino à combattere tanto,& tH 
to lungamente fino che l’uno delli dui refi morto» 
è uinto,& felperdente rejìa fano & lentia lefione 
de U ape fona fua , fia obligato à ponerfi in poteftà di 
quella dama cbel uincitore uorrà,& che ella posft 
far diluita uolontàfua. La morte farà eguale tra 
noi altri perdonando di buon cuore & di buona uo 
lontà a tutti quelli che ci ojfenderamo,&dimandia 
tuo perdono à quelli che mai non babbiamo offefo. 
Quando il l{e bebbe uifìo li quattrofcritti,&tutto 
quello che i quattro Cauatlieri addimadauano per 
luiylifu coccffo ognicofa,& difif che le quattro im~ 
prefc erano pericolofe,& che quefti Cauatlieri fe 
procacciauano la morte. Copiuto tutto quello che i 
detto di fepra feciono riueretia al t{e et alla I{eina» 
et montati à cauallofe ne tornorono alle tfdi loro.il 
]{e diflc ad uno ]$e (Tarmiche andafie alti quattro 
CauaUierì,& lidiceffe,chelipregaua che quella fe 
ra ueniffero À cenare co lui,& fece caricare trenta 
fame di uettouaglia,&di tutte le cofe neceffarieper 
lauitahumana,& col I{e d’armi inftemegliele mi 
dò,quando i quattro Cauatlieri uiddero la buona uo 
lonta del I{e molto lo ringratiarono rifondendoli 
perftrittOfCbe alprefcnte non accettavano dono da 
perfona del modo ne fi fariano conofcerefino elle tifi 
htoufiero co mbattute,& quefto non fattuano csft 


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. IL Bl^TiCO. p* 

per pinture l bonore difua altera, ma pche tha - 
ueuano muoto ]& che li rendendo infinite gratin 

rijpofta che gli kaueanofatta,mapiu quando ui dde 
tornare le.fontecariche. Vofcia lanette finente i 
quattro CauaUierifeciono rlcchisfirnameme oppa 
tare Ingabbia della naue^intornoglipefiro qm 

uaUere oCauaUteriycheuerramoper toccareque 

fcMd0 di P int0 “* 
IrifVTr dt J Ue J CaUaUiereche Uorrà dibattere , 
” 5 P°fi a P onare fi no dinamo donnei 
£ e d *™h^faldo,oTafiauati>&che colfat 
dolche portar anno debbono toccare nelfcudo della 
gabbia fecondo tarmiche far e uorr3no } & lardare 
queljcudo appiccato apprefio quello feudo che fari 
tocco.llg m „ofiguentegli andò infinitagente per 
vedere lagran cortei magnificentia ebeteneua- 
* , d fuam da mangiare copiofis/imamente alla 
Igale a tutti quelli che gli andauano , & gli loro 
Jpenditori nonpagauano cofa che comprafiero fi m 
con moneta d oro,&figli uentua coja alcuna indie 

Y^t^^labfciauano perche nonno 
leuanoche toccasfino moneta biàca.La mattina del 

Z t,Z”uli? Uer n e and f ono all ° uUoggiamento del re . 
P* r "dir mefia con lui, &uennero Mettiti in altro 
co robbe dibroccato chermifino lunghe 

tro colore ricamati digrojfepcrle. & capelli fatti i 


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HIST. DEL CJl r sALLlEV^ 
modo di turcbia con collari d'oro masficci,& coca 
rone di calcidonij moltogrosfi et belli, che ciafcum 
portaua in mano,& ueniuano a piedi cogli quattro 
leoni che gli acccmpagnauano,& ciajcuno portante 
nella bocce a uno officiolo molto benguarnito, et Jlet 
tero in una gran fata per buon (patio afpettado qua 
do il Rg ufiiria di camera, quando il re gli uidde fu 
molto contento della uenuta loro. La Rtinaufcì del 
la camera,& il P^cglidijfi,che prendijfi i due Ca- 
uallieriiL begli ne prenderlagli atri due. il Re 
la Reina andauano in ìntimo, che eglino conojceato 
eh’erano Signori di grande auttorità, et fiima.il re. 
freje gli due per le mani, & la Remagli altri due, 
& il Re et la Reina andauano in mezgp. quelli del 
la Reina laprejero a braccio,£t cofiandarono tutti 
fino alla chic fa,innanzi cioè cominciasftno la mef 
fa,il Re gli diffi, io nonJolbonort ch’io ui debba fu 
reper nonfapcre chi uoifite,et gratifiimo mi/aria, 
poi che non ui miete darmiui aconofcere, che pia- 
ceffi a eia fimo di uoi prendere il luogo fecondo il 
flato,et condurne nellaquale noflro Signore Dio ui 
hapofio,fifite re, che prenderti il luogo che merita 
no li Re,o fimilmentefifete Duci, & di qualfim- 
glia altro flato,perch'io defidtrarei di fatui il mag. 
gior honore,ch'io potesfi,& loro col capo bafìo rin— 
grattandolo dell’honore,etproferte che glifacea,tu> 
gli uolfiro con par ole, ne confcrittó rifpóndere : con 
tuttoquefioilRe comandò che gli facesfmofòdere 
prima che tuttipropinqui allo altare, & dalla hoc, 


I 


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T 1 HjA'tyTE IL BliAT^CO. 94 
■ca d’unleone che appreflogli erano tolfero glioffi- 
cij,& dijjcrolebore. quando lameffa fu detta tor¬ 
naronogli offici] diti leoni,et fi pofero in compagni 0 
del Re,& della Spina, & ejjendo arriuati al cartel 
• lo fletterò gran fratte àuederc la magmficentia del 
le corti,& apparato che dentrogli era,tir hebbero 
grandhfimo piacere a vedere quelle donne d'argon 
to come mandammo acqua, & nino per le mammel 
le,& per la natura,tir re franano molto admbrati dì 
tendo efiere,come è perforatole queflo erafatto 
«•» maggior ordine & Jòttile imentione, che giu¬ 
ntai hanefjèrouiflo, ma per molto che’l Rp gli pre¬ 
gale,non uolfero rcHar con lui a difinare,et prefero 
commiato,& ft ne tornare allo alloggiamento loro. 

COME TI^7ÌTE COX BELL1S- 
fima pompa andò a toccare tutti quattro ifeudi . 
dei Canallieri incogniti , Cr di tutti quattro ne 
hebbebonorata vittoria. Cap. XXIII. 

O Vandoi quattro Cauallieri bebbero finito 
didarei quattrofcritti, il primiero dì che 
comparino, incontinente che fi furono partiti di-. 
tuoni dal Re, Tirante fcretamente che ninno di tue 
ta la compagnia noi feppe fe ne entrò dentro della 
città, & hebbe quattrofeudi, & gli fece dipìngere 
tutti quella notte nell’uno l'armi dì fuo padre, nel¬ 
l’altro frittile di fua madre , nel tergo quelle di fuo 
atto, nel quarto quelle di futi aita. Et in quel fratto 


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HIST. DEL CUV^tLLÌE^ 
àie gli feudi fi dipingeuano baurefti uifto infiniti ca 
uallieri di Francia, d’Italia,di jlllemagna, diedra 
gona,di Cattiglieli Tortogallo, & di 7qauarra,li- 
quali erano quii & fra loro erano di ottimi Canot¬ 
tieri effrerintentati in arme che fi congregammo dì 
quattro in quattro per uolere combattere con loro* 
& molti il ponemmo inopera,mail Duca di (lare 55 
%a,il Trencipe di Galee, il Duca di T-retera, & if 
Duca di Batafct, quegli quattro haueuane fatto con 
eordia di uolerefar armi con loro , & della mitra 
compagnia,che non miuogliofcordare, pregasftm* 
Tirante poi ch'egli hauea fatto armi, & sera libe¬ 
rato daglipericolidella morte, eleggeffe quattro di. 
noi altri di tuttala compagnia, però che erauama 
tutti congiunti in parentela , & piu in amicitia, & 
eglirijpofè che era contenrisfimo, & fece tutto il 
contrario, che quando gli feudi furonofimtidi di¬ 
pingere, Tirante congregò tutte le donzelle fùnga 
tanti & di maggior dignità, &diede a ciafeunauno 
fcudo,& congregate tutte le corti de CauaUieri,con 
moltitrombetti,& fonatoripaffafiimo imarrq al¬ 
la corte del Bejlquate quando uidde gli quattrofot 
di,dimandò di cuierano. $ignore,di Tirante il Biatt 
ce & della fua compagnia, quando Tirante uidde il, 
J(e diftnontò da caiiallo, & afeefe domerà ilBp con 
la Berna, & fupplicollo che fuffein piacere dell* 
fùa Maettà dargli licentia che con tutta quella cor¬ 
te poteffe andare a toccare quelli quattro feudi per 
liberar quelli Cauallicri dadaforte imprefaebepor • 


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, ^ 


Tt UstlìTE IL BI^CO. ff 
in 9atum9.il Bpfucontentisfimoper due cofe,laprima 

perche Tirante, & quelli della fila compagnia era¬ 
no nolenti buomitii, la feconda, perche con tal pre¬ 
vegga battolano nella corte J'uatrornato Cauallien 
che gli battolano rifpo&o. Et Tirante usò tal fretta 
in, per dubbio che altri non toccqffe glijcudi prima di 
Imi, che appena hebbe tempo di far dipingere quat- 
-i irò bandiere grandi cheportaua, & quattro cotte 

:a d'armi per due Regi d'armi, & uno oiraldo,& u~ 

h oio Taffauanti, & coftcon tutto quel triompho an¬ 
ta dasfmo fino alle tende de Cauallieri, liquali quan- 

t dojèntirono le trombette, &uiddero uemretanta 

iiS gente, fi citerò molto admrati, comebaueuano cofi 

w prefio trottato quello che cercauam, che non era 
f pàjfatofenenun dìnaturale, dal dì eh'erano arri- 
ì\ uati.l quattro Cauallieriufeiromdellatendamolto 

i -1 bette in ordine, benchéfempre portauamgltpap *- 

1 1 fichi per non effe r conofciuti, & feciono abboffate 

» 1 mpoco lagabbia, acciò chele donzelle potè fino 

i | toccare,# la primachetoccòfu labellaUgnefe^a 

. ' quale [e ben era piu propinqua agli altri feuditoc- 

1 | co quello d'dimore,per che prima andò leggendo le 

r ^ Jfetteretft compendolo non uolfe toccar e fé non jl- 

I onore. MadonnaGuiumar figliuola del Conte di Eia 

i j dranon piacque ditoccare fetton ilfeudo di malore. 

1 C(fiandra figliuola del Duca diVrouenga uon uolfe 

toccarefe non il feudo di manco malore. La bellafen 
appari figliuola del Duca deJfmu fu contenta di 
toccare nel feudod hotme. quando tutte hebbero 


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BIST. DEL CUVU±LtE\ 
toceoi ciafcuna appiccò il feudo cbeportaua,& jp - 
prejfo quel feudo che haueua tocco, & cofi ftauat» 
tutti per or dine, acciocbe il Caualliere che fufieuin 
citare potefie portar uia il fuo feudo,e quello de IT al 
tro, che cofiera determinato . quando tutti quattro 
gli feudi,furono appiccati,gli quattro cauallieridi- 
Jmontaronodacauallo le quattro galanti dame che 
glifeudi haueuanoportati, & tiafeunprefe la fua a 
braccio, & difmontati tutti noi attrici condufiero 
dentro alla tenda deue erano i letti, & difie l’uno 
de Cauallieri alla bella utgne/è per fritto,per mia 
fé Madamafeuoifuttiin carni fa gettata in quello 
lettoi& fimilmente le altre tuttaunanotte d'inucr 
no, io potrei ben dire che in tutto il mondo non fi 
trouariano quattro letti piufmgulari. *4 uoi altri 
Cauallieri non bifogna la compagnia nottra,difie la 
bella Mgnefe, che io uedo li quattro gentil dame 
che la notte uifanno compagnia, perche non ui bi¬ 
fogna desiderare piu del buono,& ha a eleggere 
huomo il migliore,riffofi il Caualliere per fritto, 
& prettamente fu qui la collatione abondantisfi- 
ma,&grande d’infiniteforte di confetti,& al par- 
tire che facesfimo,il caualliere donò alla bella M- 
gnef uno officinolo molto fingulare & ricco diguar 
nimento,taltro Caualliero donò aMadamaGuiu- 
tnar uno ban%aletto me^go d'oro & mezgpd'acr- 
ciaiocon molti diamanti, & altre pietre fiqe,l'al¬ 
tro Caualliere donò a Cafiandra una Jerpe tutta di 
oro ebefemordea la soda ricchisfinta de pietre pre 


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TluayTE' IL BIOTICO 9& 

tbfi&gli occhi bauea di duigrofìi rubini, alla Bel 
la fetrga pari che hauea li capelli rosfi & lungbif- 
ftmi donogli uno pettine d'oro l’altro Caualliere & 
\non dimanco Rima delle altre girne, & a gli H« d’¬ 
armi Araldi, Vafìauanti, Trombetti, Sonatori,mil 
le doble aciafcuno, drgiamai uolfero lafciare le do 
%eIle,fin che no fumo alla Corte della I{eina,laqual 
in quel cafo fe ritrouaua col Be>& H H? k riceuh co 
mólto honore & carità,& iui e/fendo i quattro ca¬ 
nottieri dinanzi al I{e, con uuofcrittofupplicornoa 
lui & atti giudici del campo che prefio alle lor ten¬ 
depotè fiero far fare un nuouo Reccato, però che in 
quello che innanzi era Rato fatto, tanti huominie- 
rano morti che non era fi non fipoltura di Cauallie 
ri, & il He con li giudici fu contentisfìmo che fufle 
fatto.Bfieuuta larifpoRa toljero licentia ,&fine 
tornorono , & incontinente pofero ordine a fare il 
Reccato > & ciafiun dì fi mutauano di nuoue ueRc 
di grande Rima, & di nuoua foggia, & pofio ben 
direa uoRra Signoria, che molti gran Signori fin 
flati mal contenti di Tirante per laimprejachetol 
fe di fare quefie armi, per òche loro leuoleam fa¬ 
re.Finito che fu il Reccato , & iCauallierifurnori 
pofati, pofero unoferitto alla porta del caRello che 
diceua che il Caualliere che haueua tocco il feudo 
d’ Jlmore il tergogiomotrouare fidouefie in cam¬ 
po. Et Tirantegia molti dì erano che Raua in ordi¬ 
ne affettando quando lo addhnindarìano. E uenu- 
•to il dì asfignato egli congregò tutte lefue donzelle 


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HIST. DEL CjirULLlElt 
tontutte le corti de Cauallieri, &andò con le con- 
fuetegalle,& già il I(e & la Rema erano nel cam. 
fofopra il Catafalco.quando Tirante aggiunfe tro¬ 
ttò un Caualliere al capo della tela,ma riccuuto che 
il fu per gli fedeli, ferrarono la porta delfleccato,et 
lo conduffero alt altro capo della tela, quando la tro 
bettafonò , i caualli eri ferirono li caualli delti (pro- 
tù,& fcciono molte correre, di beltisftmi incori - 

tri. il caualliere incontrò Tirante in una cartera,et 
fendo fopra la teHa,& la lancia fdrucciolò che ben 
nolprefc,&Jcorfe alJfallacelo drento, & del tute» 
gtiel leuò con un pe:de cottone del giubbone, 
che la punta della lancia fe ne portò.Tir ante fi (pa¬ 
ventò molto di quello colpo.L’altra caneralo torni 
a incontrare alto nella utjcraJeU 'elmetto,&fe due 
dita Chaueffe accolto piu baffo, di mille ulte non glie 
ne reflaua una,& iui dotte lo incontrò loprefe nella 
■ wjera,& la lancia non fi ruppe, & lo tr affé di fella 
i» modo ch'egli cadde in terra, & Tirante con la 
maggior preHe^ga che potò rimontò a cavallo .Ma 
bene ò uero eh'egli hauea fatto due incontri nel (pai 
laccio finifiro,& gli hauea amaccato uno poco lì do 
ne uernua quafi il piu delti incontri, & l'altra carré 
ra che feciono, Tirante lo tornò ad incontrare,& in 
quel jpallaccioegti ruppe il cuoio, nel qualentraua- 
no le Siringhe,^ il (fallacelo era legato dalla par¬ 
te di dietro con uno cor don difetagrojfaicome ho il 
4ito,& le Aringhe non fi poterono rompere,perche 
tratto di cuoiocrudo di Camoccia, & il fpaUacci» 


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Tl^'l/TE IL BT^T>{CO. 97 
gli firia caduto del tuttofi rumfuffi fiato il cordone 
dififa. Ma dall'altra parte gli dauagrande fpatio, 
perche era retto il cuoio che lo tenia dalla parte di 
/opra, che non gli faceva utile alcuno, & co fi fedo-, 
no molte correre, che all'ino mancava il fpallaccie 
defìro,& all'altro il fìnifìro.Malafortuna fu favo¬ 
revole a Tirate chevn altra volta incontrò il Cavai 
liere in quel mede fimo luogo,&perche lo accoljè un 
poco alto, la lancia ch'era un poco groffa gli leuò il 
braccio,ilqualgli cadde fopra il collo del cauallo che 
niente fi nepoteua aiutare, perche l'offa erano ròt- 
te, & il miferabil Caualliero uolea che li legaffero 
il braccio, & ancbtra far armi. Ma il fpiritagli 
mancò che non poti piu per il molto fangue che per 
dcua, & fpafimò injpodo che divenne attrattomi 
lafella,che noipoteron torre da cauallo fi non conia 
fella infieme. Tirante fi tornò co fi come egli fìaua 
finga leuarfi l’elmetto • di capo al fio alloggiamene 
to,&preftamente l'altro Caualliere diede uno fcrit 
to al fip che in quella bora medefima uoleua com¬ 
battere, & li giudici del campo ìiffiro che per co- 
fa del mondo non rompcriano le ordinationi loro , 
perche in quel dì non fi potevano fare due armi a 
morte, ne in tutta la fittimana chepoteffero in- 
trare in campo fi non li diche erano eletti,per fa¬ 
re armi a guerra finita in fiaccato. Et fi quefio 
non gli piaceffe , ebebaueuano libertà di andar-, 
fine* ad ogni bora che uolefjero . pifpofiro 
gli Canottieri , bora che ci hanno morto uno fra- 

K 


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HIST. DEL CJtr ALLIETI 
teli» d'armi dicono che ce ne andiamola oche tot 
tiuendicarmolamorteJua.il %e fece fare gran- 
db fimo honore alla fepolcura dèi morto CauaUiere 
eofi come fàccuane tutti gli altri. Ma quando il por 
tomoallajépoltura à fepeUire,li tre Cauallierifen 
^a piangereste farefegno alcuno di trillerà fi ue' 
fiirono di ueirmigìio con robbe di grana, & ogni ap¬ 
parato loro era uermigUo in [ignifcatione di ucn- 
detta. 

COME TI^yn^TE ri^SE, ET VC 
afe gli altri tre caualUeri incogniti,& come l’¬ 
ultimo gli diede piu chefare,chegli altri. • 

Cap. XXI HI. 

è 

V Erutto il dì ch’era asftgnato per far la bat 
taglUfTirante s’armò tanto frattamente 
quanto poti,ma non peri fi la Signoria uollra che in 
quello cafo il fapefiero tutti quelli della nolira com 
pagnia,ma trefoli di noi altri parenti di Tirante » 
&unofuo anticoferuitore n erano confapeuoli.Ti- 
rantefece portare le bandiere, drfòpraueHe per lui 
Crper gli Epgi d’armi,& Araldi delle armi defuo 
auoyperche le prime furono difua aua,&ben arma 
tomento foprailfuo cauallo apparato. Ma quello 
CauaUiere per molti preghi di Tirante refiò in una 
camera,di modo che ogniuno penfaua che fufie e- 
gli. Tirante andò accompagnato nel modo^con- 
fuetoeome è detto dijòpra, quando fu dentro alfa 


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TI^AUTE IL ^Ijt^CO. 9 % 

{leccatogli trottò già il Caualliero dal fendo d'hono 
re,& haueuano a correre ferrea tela , & con amefi 
fen%a guardia alcuna, onde pochi incontri fecero l‘u 
no &. 1altroché non rupponopiu de cinque lande, 
C la undecima correrà Tirante gettò uia lafualan 
oio,& domandò che gli ne de/fero unapiugroffa,et 
con quella lo incontrò tanto forte che la lancia che 
non fi rompi non gli uolfe ujar pietà,ma pajjòllo dal 
l'altra parte,& nell’andare olirà che fece Tiran¬ 
te con la lancia nella reHa,al uolgere che fece il ca¬ 
vallo la landa ft uoltò a trauerfo, & fecegUgrandif 
fimo damo, & gli aperfe molto la ferita, cofa che 
nonhaueria fattofe la lancia fifufjc rotta,& però 
cofi doueua e/fere che ilpouero Caualliere cadde in 
terra,&■ con VanguSlia della morte fortementegri 
dona . Tirante dtjmontò da cauaUo,ór cacciò mano 
alla fj>ada,& feglipofe Jopra, accioche fe ft uoleffc 
leuare,che lo feriffe, o che l’ammazgaffc, o uoleffc 
mentir fi o arrender fi per vinto,fecondo ch’i laprat 
■ tica nell'armiaguerra finita. Et Tir antegli addi- 
mandò fe uoleua piu combattere, & taltro che era 
piu morto che riuo nulla gli rifpofe. Li giudici del ca 
pò difeefero del Catafalco, & dijfero a Tirante che 
fenga alcunofuo preghtdicio benfe ne poteva anda¬ 
re,& egli cofi armato come fra, rimontò a cavallo, 
<& tornò alfuo alloggiamento, che alcuno non fe ne 
«ridde cbi’lfufie. Tutti quelli della compagnia, &. 
della cafa del Bgpenfauano che eglifufìe quello che 
tra flato asfignato nell’altro dì per far la battagli * 

o 


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! BIST. DEL CAVALLIEU 

Venutoti confi ituto giorno perii terzo Caualliere 
dal feudo di ualoreftl t{e & la Bucina erano aftefifui 
catafalco,& egli era in campo,quando Tirante en¬ 
trò nelsleccatb per l ordine preporla (àbito che la 
trombett afono » igiudicicommandorono chetila* 
f dall'ero andare, & loroi con animo ualorofò con le, 
fi>adeinmano, &conte picciole agge nelle ane Uà 
ideili arcioni delle felle andò l'uno uerfo l'altro che 
fembrmano due leo ni, & prima con le fpade molta 
fieramente fi combatterono chefubellacofaauede 
re. Ma egli è nero che Tirante banca il eauallo piu 
leggieri che f altro, &-dimoBrauaft affai meglio al 
parer delle genti. Mccofìoronfi li Cauallieri molto 
preffo l’uno all' altroy & Tirante gli tirò mafiocca¬ 
tafotto il braccio,& fccegli unqgran ferita,quanio 
egli uidde che per dea moltofangue,pofe con gra prò 
(legga la Ipada nella man della briglia >& trofie 
l’agga>& cominciòadarefierisftmi colpi, quando 
il Caualiiere uidde tire mal fi dipingea il giuoco,uol 
fe far come hauea fatto l'altro, uolfe tornar la fpada 
nelfodro, & non potea che un buomo armato ha da 
far affai a potere m ttere la fpada nella guaina, & 
in quefìo fpatio che'gl’era in tepo a riporre la fpada t 
Tirate li daua colpi tanto fmifurati, ché’lfaceafìar 
tutto turbatoci cauallier fipofe la fpadafotto'l brac 
ciò per potere prendere l’agga,& Tirante tanto lo 
ftringeua toccandolo con fierisftmi colpì, che tanto 
quantoprendea del bracciale,et deljpallaccio,tan - 
toglie ne leuaua, che mai il non potè prendere l ag 


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TJ HUtVTE IL Blji^CO 99 
7$ , latitai è neramente la piu mal arma a una per 
ima che fia. Thrautegli diede tre o quattro colpi Jo- 
pra il capo che il conturbò tutto che gì amai no potè 
trae Valga daWarcione della féUa,&tenta la Jpada 
fotto il braccio per no perderla, et nonpotea uolger 
il cauallo, & dimofirò bench'era mal deliro nell'or 
mi, et tali come quefli morirono auergngnatiper nS 
faper la prattica ne il Siilo dell’armi,et al parer del 
te,et di tuttigl’altri morì molto dijgraiiatamente,e 
non come Caualliere.Tirantc lidette tanti colpi jo- 
prò il braccio che tenta J'opra’l collo del cauallo che 
Unopotea lettorlo,et Vultimo colpo che gli diede fu 
jòpra il capo che tutta la celatagli cacciò nella tefia 
t - chtbcerueìlogh fece ufcir per gCocchi et per l’orec 

„ chic, et cadde morto del cauallo a terra, & i fedeli 

con lóuolontà deigiudici del capo aprirono la por 
ta del Steccato & le dorelle che già l’afpettauano p 
ritenerlo, perche già haueano uìfio morto filtro ca 
Maltiere con grande allegrezza lo riceuervno,& ci 
molto honore lo accompagnarono al fuo alloggia¬ 
mento . Ma Tirante però non fi uolje dijarmare 'tl 
capo per non effer conojciuto,ma poi che fu dijhrma 
to fi pofe molto bene in ordine, & quanto piujecre- 
f - tornente potò fi mefiolò con gli alni Camllieri.ben 

fu mala/òrtediffè l'Eremita di morir cofi tre cattai 
* ticri,Mediamo qualfin fece’lquarto.Pofirafignoria 

. deeCaper che quefia battaglia fi douea fora pie di,et 

l'or due entrorno in capo il dì allignato prejente il re, 
& lo Remagli giudici del campo,& tutti igra» 

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♦ . R1ST. DEL CAV AttìE\ J 

tignavi che nella carte erano,& combatterono fie- 
rifiimamente per buon jpatio, & uennerft ad ab r 
tracciare, & perforati tuno & Poltro le a%ge co- ! 

dere fi lafciorno,& cacciarono mano alle daghe che 
per Ìlare tanto Erettamente abbracciati non fi po | 

teuanoferuire delle fpade loro, fi tagliarono li cordo. \ 

ni dijèta con liquali erano legati li bacinetti * Come j 

difie l'Eremita,Tirantc&gli altri fanno tantopo- ! 

co i che con cordoni di feto legano il bacinetto t &. 
con qual altra coja fi può legare meglio, difie Diofe 
bo,fe Dìoui doni lunga ulta in quello mondo, et pa 
radifo nell'altrùiFigliuol mio, difie l’Eremita nell* 
tuta gioventù,non che fia ufato diportare ne di fare : 
ami,ma io fletti alcuni dì con uno caualliere chef». , 

peua molto dell'armi,et uiddilcytombattere in caia, 
po aguerrafinita,eglifuria flato morto a quella uol, 
ta,fe non fuflt fiato il cordone diJeta che portano, , 
et bora dirottiti figliuol mio come fi dee fare,prende, 
te fil diferro di quel che fi adopra nelle lapade che • 
fi piega ad ogni parte, et copertolo tutto di fetà a. 
modo di cordone,et piu forte che’l legaretefempre, 
fe piegarà in qual parte che uorrete,et uolcndolo ta¬ 
gliare non potranno, lafeta potranno ben tagli are,-. j 

monomi ferro, et quello e buonfecreto nell'armi,. j 

horauediamo la fin della battaglia. Signore difie t 

Diofebo. Efiendo loro coft abbracciati et bauendo j 

tagliati i cordoni de bacinetti fi diedero l’uno all’ab. 
tro molti colpi,et caderonointerra, et Ivuoronfi co : 
me nolenti caualtieri,etfubito che furono a piedi tof, 


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TI^^T£ IL B1UVS°' *°0 

norono le daghe nelle guéne,et pofero mano alle fra 
de & uennero alla crudele & afrerrìma battagliai 
chel Cauallier hauea gran defrerottone per gli tre 
fratelli morti (Tarmiche gl'baueano morti, & man 
teneuafi c ògraniiifima forza, et Tirate perno per 
dere l’honore,et la fama,non meno di lui fi sforma— 
ua in modo che faceano fatto d'ami i due Cauaìlie 
ri,che tutti glifopraflati ne fiottano ammirati, et hto 
vertano hauuto a piacere che tal battaglia non uenif 
je afine,accioche non morifie alcun di loro, & quel 
Ufi tornarono ad abbracciare,et glifuforgagittar 
ma le frode,et venir un'altra volta alle daghe,et pof 
fi ben dire Signor che alcuno dei Cauallieri non fu 
feriti nel corpo,ma filo nel collo et nel capo di fitto 
del bacinetto,perocbe hauendolo slegato,etftando- 
gli largo cacciavano le daghe fitto il camaglio,et iui 
malamente fi feriuano,apprefio tornarono un'altra 
volta a cadere,il Cauallier hauea gl'arnefi delle ga 
he di fluco di cartone coperto di foglie d’argento, 
propriamentepareuanofihiniere, et arnefi, et alla 
parte dietro lafihicna portaua cuoio di bue cogiun 
to colpetto dinanzi Mera di ferro, et andaua mol 
to leggieri, perche haueagrandisfìmo auantaggio , 
et però con l’animo grande et forza c'haueam fi le 
norono un altra uolta et tornorono a far armi, ma 
molto erano impediti l'un l’altro che non fipoteano 
dare tanti colpi come harèbbono fattoper ibacinet 
ti c'baueano slegati,cheliimpediuanolauifia, che 
Imnonfi poteano uedere> Aia il Caualliere tanto fi 


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MI S T. DEL CUrUlllE^ 

firinfe con Tirante che’l fece cadere , & Tirante d 
tenne tanto forte abbracciata al cadere che gli fece 
compagnia, & Tirante diede tanto gran colpo del 
capo in terra che’l bacinetto gli faltofuori piu di tre 
pajfa lungi, &trouosfipiu leggieri cheprima ì &f 
paura di morire fece il Juo potere di leuarfi prima 
che taltro,& fagli ben bifogno, che appena Tiran¬ 
te era in piedi che l'altro bauea le mani,& leginoc 
chiù in terra per leuarfi, & egli che piu prefio fi f» 
leuatOy&uidde l'altro che già ilaua per leuarfi, gli 
dette con le mani fi granJpwta y cbe'lfece cadere dal 
l'altra parte, poi il tenea tanto firetto che noi lafiia 
tta maneggiare perche gl’hauea poflo le ginocchia fo 
fra il corpo per uolerli cauar il bacinetto. llokuaU 
lier ch'era in terrafentedo che girante gli tenea le 
ginocchia al dritto delpetto fi uoltò con tutto il cor - 
po,& col Juo arnefe preje l'arnefe di Tirate in modo 
ch'egli no fi poti tenere, ma cadde dall'altraparte » 
cJr allhora ciafcuno fi affaticò per leuarfi prima, ma 
la forte et fortuna uolfè aiutare Tirante, peroche ef 
fendoli caduto il bacinetto era piu leggieri dell’altro 
che gli ualfe molto,& cofi lo ammalò. Signore io 
bo copafìion della morte di quelli quattro CauaUieri 
fratelli d armi,come cofi morirono.Et quefiomaino 
fi uolfe dare per uinto.Ma uolje morire martir d'or 
mi.Tirate,Signor,ha battuto di gran uenture, pche 
i molto deftro nell’armi,et ha piu ingegno che fona » 
et Ut maggior uirtu che ha, che molto gli dura la le 
na,chejel cobatte dal mattino alla fera effeniofemi 


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Tl^jAT^TE IL Bl^i^CO. 101 
prc tutto armato già mai fiperde per la lem, qne* 
Ha è la principaluertà chepoffa battere il Cattatile 
re che ha da far arm,difie l’Eremita. Fediamo uoi 
■altri Cauallieri che fetegioueni, & intelligenti nel f 
efìercitio deU’armi,qual efiimarefti piu,effere for¬ 
te, non deliro ne ingegnqfo,o molto deliro, & in 
; gegnofo,& non forte.fra quelli Cauallieri che gli 
erano furono uarie eppeniom. ^Apprefio gli diffe , 
thè uortfli uoi piu preUo douendo entrar in batta- 
glia accordata egualmente,& che co fi douefti com 
battere armato à cauallo àjfiada ferrea ffironi » • 
fproni fen^a (pada:percbe con aerila ui dico ch’io 
ho ujMo tal battaglià .Anchora dinanzi al Duca di 
-Milano uìddi fare un altra battaglia,&fu pollo in 
elettione di due Camllieri che fi uoleuono male, l’¬ 
uno a cauallo,& l’altro d piedi armati egualmente 
•con armi dcfenfiue,quello da cauallo portauafpa- 
da folafenxa altre armi ojfenfiue , quello da piedi 
fortuna lancia conm pugnale. qual di qncfle eleg 
gerefti uoifefuHe richiefUt bora lafciamo que fio, 
difie l Eremita à Diofebo,ditemifé T ir ante ha fot 
to altre cauallerie in quello bonoreuolepaffo d’ar¬ 
mi a guerra finita. Signore io usi diro,diffe Diofe- 
bo.v4ppreflo à qutfii quattro Cauallieri che furo- 
no morti,uenne unualentisfimo Caualliere natiuo 
di Scotio,che fi nominaua k illaformofa,& ungior 
no efiendo nella corte inprejèntia del re,et della rei 
na diffeà Tirate ftmil parole. Caualliere uirtuofoja 
cui inclita fama d'infinita bontà & genfde%ap 


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H1S. DEL CjtVULLIET^ 
per tutto il mondo rijfdende,&io udendo quellafm 
venuto dalla terra mia la fiondo difiruireilmio P^e 
& Signore,il quale bquelloche la Scotio fignoreg 
già, & la cagio ne della mia uenuta è che un giorno 
m raccommandaua per gli miei peccatila una gen 
ttl donna che tiene l'anima mia cattiua,& ella non 
uolfe efiaudirela mia dimanda ne prendermi à ner 
cede.Ma con crudeltà mi dijfe,ehe giamai nonni 
farteria fino à tanto che non bernesfi combattuto » 
& tanto in campo chiufo àguerra finita > quel Ca- 
ttalliere chetantagloriain quefio mondo fi ha fa-* 
futa acqui far e .EtpcròcJJcndouci Tirante quello 
acuì lamia Signora mimanda, ui ricerco perfor¬ 
dine che hauete riceuuto di caualleria che meliate 
admettere la mia dimanda àguerra finita à canai - 
lotconbacinetto Jcn^a uifiera,eleggete uoi l'altro 
armiyche meglio uipiaceramo, &ue ne renderò 
motta g ratta che hauendomi io elettouna parte,& 
che uoi eleggiate l'attra.T^on tardò molto Tirante 
à rijpondergli. CamUiere à me pare che la uoftra di 
mandafiapiuuolontaria che dinecesfità,&mcon 
figlio che laiafciate per tempo di qualche bifogno,f 
thè battaglia & guerra finitahforte & di mala di 
geHione,&perche anchora nonfonfimo dellaper- 
fona mia,che nonfon ben guarito delleferite ch’io 
ho,cheper uoUra bontà & gentilezza cercate al¬ 
tro Caualliere de quali trottante in queftaprofilerà 
corte tanti & di tante uirtù, che in ogni defi derio 
itofiro ui CQntenteranm.Benpotria efier quello cbo 


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TlUstriT E IL BIACCO, io* 

noi dite,diffe il CaualUere y ma chepoffofare io fola 
mia Signora non fi contentai io non combàtto co » 
uoi,& non uuole altri che uoi ? &fe per paura di 
morte reflate di combattere mecojui off ero epa di- 
nani} olla maeflà del Signor I{e dami uno peqgo 
darmi auantagggio,pur che non fia la fpada.Ioper 
falute della perfonauoflra mi efcufauoper non uem 
re à battaglia con uoi,diffe Tirante.Ma poi che tan 
to mi sforiate,& me ne ricercate,non uorrei che i 
buoni, Cauatiieripenfasfino che per poco animo il 
facesft.lo fon contento con l’aiuto della diurna boa 
tà difatisfam,& accetto la battagliadella richie 
fla uqftra,& poi c'bautte cominciato ad eleggere 
unapSrte dell'amico ut do libera facoltà, benché 
J me s’appartenga,che uoi le eleggiate tutte ado- 
gtù utile uoftro,delpeigo d'ami che mi offerite di 
darenon l'acettarei,& pomi che colparlar uoflro 
m’habbiate tocco con tementina bollente . tìora 
poi che fama daccordoffiffeil CauaUieremi Tira 
temharete à giurare,& farefacramento, qui in 
pr.efenfia della Maeflà del Signor I{e,&deUa Eeì- 
na,& de buoni Cauallieri che qui fononi non accet 
tare ricbiefla d'alcun'altro Caualliere,ne combatte 
re con alcuno yi però che leggiermente patria foguire 
che ferefliferito y offefo, o Hroppiato in alcuno de m 
{trimembri, & la battaglia per uoi accettata non 
potriauenire à quel fine che tanto io defldero. Et 
Tirante in prefentia d'ogniuno fece il giuramento. 
UCaualliere dato.chebbe compimento ad ognicofa. 


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HIST. DEL CjlV ALLÌFF^ 
tolfe commiato dal I\e & dalla fritta, & da tutti 
quelli della corte, & tornofiene in Scotia,doue fup 
plico alla Hpina che fi degnaffe di dargli campo fi- 
curo&lafciar ucnirela battaglia a fine fecondo 
eh’erano daccordofra loro,& la Remagratiofami 
te gli conceffe di mantenirgli il campo ficurofra ter 
mine di quattro mefi dapoiche laccettatone fu fot 
ta,accioche Tirante hauejjì afiai tempo per poter 
guarire.Signore,perche à Tirante mancauanoida 
nariper ponerfiin ordine delle coje necefiarie per 
andare in Scolina fare la battaglia, manièra co fa 
difuopadre & madre quelfuo anticoferuitore,& 
fapeapiu che tuttigli altri defecretìfuoi,il anale 
quando fu al porto di Doble per paffare Ormare 
trouo lì tutti i feruitori delti quattro Cauaìlieri che 
Tirante hnuea mortoci quali flauano ad affetta - 
re una naue,che preftamente fi douea partire per 
paffare in terraferma, & quando fi furon raccolti 
binane iljeruitore di Tiranteprefe amicitia con 
loro,&parlando detti quattro Cauaìlieri mortifep 
pe come l'uno era il re di Frifa,& l’altro fuo fratei 
lo il re d’^Apollonia, & reflò molto admiratopren 
derido alterationcper la morte del He di Frija , il 
quale era fuo naturai Signore,& cominciò a fare 
granlamento dolendo fi dellafua difauentura^tcoit 
lagrime che in abóndantia correuaw da gli occhi. 
fuoi,& cor, pietofa uoce dicea piangendo .0 [rifto 
& difauenturato me qual mala forte m'ha condotti 
ebs con.aiuto mio fifia armato Cauattiere chi bob** 


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• Tl^TfTE IL BlWìfCO io* 
èia morto il mio Signore naturale ? ben fu grandi 
la mia difgralia,che à tal Cauallierehaues/ì da fer 
ttire.O fortuna,perche hai permejjo ch'io uajfallo m 
nocentc d’un tanto Eccellente Signore,come era il 
%e dtFrija Signor mio,fia flato partecipe di tal col 
fa nellafaadolorofa mortt?quefie&altre fmilpa, 
troie addolorate , & di molta compas{ione dicea il 
feruiforedi Tirantejl qual fi nominanti Maldona- 
tOyche tutti quelli eh'erano nella naue reftauano ad 
mirati delle gran lamentationi, che quefio pouer» 
gentil’kuomofacea,& durò tanto che peritarne i 
notitia di quello antico Caualliere,ilqual era mae- 
f Irò tfi cafa detti quattro Cauallieri morti , il qual 
flaua dentro nella nane ferrato in una camera pian 
gendola/ua difauentura,& ufi) detta camera con 
tutto il dolor Juoy& tirato il feruitorc di Tirante 
da parte, pregollo molto che gl diceffe la cagione del 
fuo eflremo lamento. Signor e rijpefe il gentil’huo- 
mo'to fon uajfallo del fe di Frifa ,&bo padre & 
madre nella terra fua,& di molta poca etì 
ttfcìdelfuo Bggnoy&pajfaiper mia forte&difgrtt 
ita in Bertagna,& mi trouai mferuitù di quefio C* 
ualiiere che mai noni hauesfi comfciuto , ch’io l’ho 
aiutato armare àfare le bandiere, & foprauefle à 
far Spingere gfifeudi » & tutte le cofe necejfarie 
per la battaglia ineguale t che uno Cauattiere foto 
hauefie a far morire due fiegiy& due Ducki , & 
quefio b il dolore che piu iniattribula * quando io 
feqfo che I ha fatto con inganno . Adendo 


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KlSTk DEL C jrotLLIEX 
tantico Canottiere cofi parlare ilgentil’huomo con 
dujjelo dentro nella camera fua,& uolfe Japere co¬ 
pie tutto il fatto era pafiato,& hauendo udito quel 
lo,che egli gli narrògli diffemimico,/e noi amate il 
ueftro naturai Signore uiprego che lafciate ilfirui- 
gio di Tirante & nettiate meco.Il gentil'Immo per 
la fideltà, amore, & beniuolentia che haueua alla 
patriadoneera notino, lafciòdi andare in Berta - 
gna,& quando fu in terra fermafé ne andò col Ca 
uattiere,ma prima trono un huomo,& pagollo mol 
tobene accioche portaflein Bertagnale lettere di. 
Tirante,ma armati che furono nella maggior cit¬ 
tà di Frija l’antico Cauattiereuenne col creaty diTi 
rante,etrouorono tutti quelli della città,dfdel Bf 
gno molto addolorati per la morte del loro BS ,& 
Signore,&per la relatione dell'antico canottiere 
henne il cajo à notitìa di uno canottiere che hauea 
nome Kirieleifon da Mont’albano,ilquale era difee 
foper natura daGigante,perche era digrandisfima 
flotteràfortisfìmo,& animofo piu che ciafiun al¬ 
tro,&con uerità era Cauaìliere ualentisfmo,ìlqua 
le difie in prefittila di tutti,che queflofatto non paf 
feria fetida condegna punitione del peruerfo canot¬ 
tiere Tir ante,& prefiamme ordinò una lettera, 
& tolfe un He d’armi che hauea nome Fior di 
CauaUeria , & ma donzella, accioche andaj- 
Jè per parlare,&il re d'armi per operare , & 
fi pofiro dentro una nane , & bene accom¬ 
pagnati pafforono in Inghilterra, & quando fu* 


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71HjA 71T1 IL BI^TiCO. 104 
tono dinanzi al Re, la donzella con sforzata uo* 
cedifie. 

COME GIVT^SE l^COfifTE DEL 
Bf d'inghdterraum donzella con una lettera 
di disfida a Tarante,incolpandolo di tradimen¬ 
to nella morte del re di Frifa,&compagni. 

Cap. XXV. 

I O fon uenuta qui dinanzi a ^ a Maeflà tua per 
far richiamo & domanda contra un falfo Caud 
lieresche fifamminare Tirante il Bianco, i cui fot 
ti fon benneri,&fe gli} qui,uenga ottanti ch'io gli 
dirò come anchora noni un mefe compito che egli 
congran tradimento^ malignità, &con arme dif 
firmiate,& digrandeinganno con lefuefalfe marò 
due Begi,& due Duci ha morto. Come può effere 
donzella,difJe il B£,queìlo che uoi dite, che egli l 
un’anno paffato che Tirante è nella corte mia, & 
mai non houisio,ne faputo,ch’egli babbi fatto tal 
cofacome uoil‘incoipate,&f}>ecialmente ne cafi dì 
tradimento?alcuni parenti di Tirante erano liy che 
gli uoleferofatisfarcjl re dijfelor che taceJfero,per 
che non permetterla che alcuno le parlajjezpoi che 
Tirante gli era che’lfacefiero uenire>che egli uolea 
fàpere come paffuta quefto cafo di tradimento > & 
congran preflezzp fondarono adire a Tirante, il 
quale'trouorono che anchora era in letto > & non 
era leuatOjcheper dar ripojo al corpo per caufa del 


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; HTST. DEL CjtVULUEtfi 
molto /angue che bancaperfò,& per le ferite che 
ancbora non erano ben guarite non fi leuauala mote 
fina per tempo.Et per quello non fi ritrouò a quel 
l'bora cot iche andana à udire mtffa, magli difie 
re che una donzella era uenuta dinanzi al Re & 
la Rtina,chelo incolpava di tradimento.^ih finta 
Maria difie Tir ante,già mainonpenfat in tutto il 
tempo della vita miadifarfimilcaJò,&comc ejfer 
può che queHa do ngella fia uenuta tanto male in¬ 
formata ad oppormi contea ogni verità cofi borre* 
da infamia?& moltopreilo fu uettite finga allac 
dar fi, & fiacca fi dare uno manto tutto lavorato & 
recami di perle & d’oro,però che gli haueano det-, 
to,che con la donzella ueniua un re d armi > t*r à 
frettolofi pasfit andò dove erg ilrejlqual atta por-, 
ta della chiefia l' afi>ettaua,&con animo ualorofio da. 
Caualliere.Signor e,chi e quello che me infamia di 
enfio di tradimento?lo fon qui per defendere la ra 
gìonef ho nore,&la fama mia,la donzella che co¬ 
nobbe che egli era Tirante il Bianco ,fi accodò a 
lui,& difiègli.O traditore,& mal Caualliere,ingiv 
do,nell’or dine di cavalleria, (porgitore delfiangue 
Reale,che con armifalfificate,e d inganno hai mor 
to con le tue proprie mani crudeli due Duci,& due 
fratelli Regi,F uno di Frifa,&l’altro di ^.ppoìlo- 
nia t &di tal morte non ti puoi efcufare,ne liberarti 
feniagrannota &punition crudele 1 nella tuare- 
prouataperfona. 11 re parlò,et difie CongelilifcDto 
mifalui la uitafiononfo ne ho conofciuto che regi 

fiati» 

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Tl\Jt*{TE IL BlAJiCOr io? 
fiotto uemti nel mio regno,& manco nella mia cor- 
te.Et come Signore, rijpofe la donzella» nbnha la 
MaeSlà uoflra in memoria i quattro cauallierifra 
felli farmi pochi giorni fanno, che parlare non uo- 
leuano,& conduceuano con loro quattro leomcoro- 
natilsiydiffe il f{e,ben me ne ricordo > ma /opra la 
Beai fede noflragiamo! non potei /opere quelli che 
fi fusfino, ne di qual terra, che feiohauefii faputo 
che lorofuflèro fiati B£gu& uemti nella corte mia * 
mai nonbaueria confinato che hauefièrofatto ami 
volontarie aguerra finita, però che'l pericolo è gran 
iisftmoì& non deue ejfere conceffo a Begifare ar¬ 
mi uciontarit,& jpteialmente a guerra finita,fi le 
fufferoateceffarie gran ragione gli faria flato. Ma 
fien uipoffo dire con tierità,chegiamai nolfeppi: Di 
tenti donzella chi erano gli Duchi ? Signore t lotti 
dirò rifpofe la donzella, funodi loro era il Duca di 
Borgogna, ilquale uenne qui a uoflra altezza per. 
ambafeiatore-dd i\e di Francia. Benmi ricordo di 
luiydifle ilEe,& molto mi duole la morteJua » &"• 
chi era f altro?Figliuolo dell'Imperatore di jilema 
gna,rifpoJe la donzella,& era Duca di Bauiera » & 
il traditore di Tir ante con inganno > & malignità * 
con quelle maqi di mal CauaUiere, ebegiamai non 
perdonanola morte ad alcuno tutti quattro gli ha 
ucci fi. Tirante non potè piu/apportare che parlaf- 
fe pittima con grande ira diJfe,donzelU » io ut prega 
per gentilezza che ui regolate nel parlar uofho, 
efilafwte fare olii CauaUieri alliquali tocca quefio 

o 


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■ HIST. DEL CsAVALLl'ET^ 
fatto, jlppreffofi voltò Tirante tterfo i Cauallieri, 
& diffe, sio ho morto i quattro Cauallieri io l'ho fot 
to come doueuo fareferrea inganno.,& fen%a auan- 
taggio d’arm.Ft peto la Maettà del Signor che 

i quid giudici del compost i nobili Cauallieri nepo 
tramo rendereuero tettimonio,& io miuoglio/ot- 
tometteredifiarne in giudicìo dinanzi al Signor re, 
& igiudici del campo.ydendolo il HS parlare cofi 
giuflificatamente ne retti contentisfimo, & non 
manco igiudici del campo, & di/fero tutti che Tira 
te era ualentisfimo Cauallicre,e2r molto fauio . Vài 
toper il He (tarmi Fior di caualleria le parole di Ti 
tante fegli accoflò,& inprefentia di tutti apprefen 
follila lettera di Kirieleyfon da Mont'albana . Ti¬ 
rante gli fece lafeguente rijpofia. He darmi per l'of 
fido tuo feiobligato dare & prefentare lettere di 
battaglia,& accordare Cauallieri & gentil’huomi 
niicofì in battaglie neceffarie come uolontarieje re 
cercate nefei , & perche alle uolte la effecutioneb 
dubbiofa,io dinanzi alla Maeflà del Signor He, & 
della Signora Hpina, & inprefentia di mùgli al¬ 
tri accetto la lettera, & riebietta, jegli è di batta¬ 
glia a guerra finita,oJefono armi a piacer e,o càu¬ 
li,o fufle per altra cofa retto con lui Raccordo, & 
tolfe la lettera>& inprefentia di tutù fu letta , la- 
qual era del tener Jeguente. A uoi Tirante il Bian¬ 
co piu crudele che leon famelico mal commettito¬ 
re &lporgitore delfangue Ideale di quelli bene aué 
turati Cauallieri He di Frifa signor mio, & HS 


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yf^tlZ! 1 ^ A7 ^ TE 11 BT '*‘K C0 - tÒ6 
'JpoUmiasontrmiWé, & Amiate & non ci 

^£5^***?* * hw ° re > &perche 

ehione,farobiafimatopermetti buoni CauaUieri 
Mi?S Ul % &mrdÌma ' & ^Mor*perjòi 

HJrrZ r pm ° P Z C ° m ^ no *4'”*™ dentro 
jZeccato meampo cbtu/o a guerra finitadorne fefuf 

Jediperfonapofiatn libertà od ogni mia requifltii 

5^ 

UjJUe, m ,cVM riUofirìV^i,^?, 

ggsasttsss-! 

h chefaperet il uorranno,Jcritta, & Cottofcrìna rii 
marnano,fìviUata ^ vL.i^ 7 imo J c ™ ta « 


jj tradimenti * * <M ”* caUa Uiere me infamia 

H tradimento t « «,« ne defenderò fino alla mone, 

r\ _ 


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VIST. DEL CAVULUEI^ 
laqual in me terrò comenientemente, fé mai fu con 
fentientemente di mula fronde, ne inganno, o inge¬ 
gno decettorio alcuno contrai quattro CauaUieri. 
Io ne fon ben certo diffe il !\e,chél noftro honeregli 
è fatuo. Et però poi che'l cajò èfeguito andiamo al¬ 
la chiefa di S.Georgio,& udita che hauremo qui la 
meffa,fapendo noi che loro fono Hegicoronati fare 
mo a loro quello honore che meritano. Igiudici del 
campo difJero,che era gran ragione,&che cofi fi do 
ueafare. ilBg&la opina con tutte le cartigli an 
dorano,èffe Tirante, Signore,ioricerco alla Mae- 
fià uoflra;& a giudici del campo, poi che gli f{egi 
fonoflati morti per me lecitamente,con ogni ferità* 
& fenici inganno,fraude, ne decettione, pqj che la 
Maeftà uo firn gli (tuoi trar di quellafepoltura doue 
Jòno,& ponergliin altra,mipare, fecondo la ordi¬ 
natone per l'altezza tuttora,& per igiudici del ca 
po ordinate,. eh io debba armato andare dietro a lo 
ro,fin che ftano dentro aU’altra/epolcura, & que— 
floaddimandoper faluare la ragione mia, perche 
cofìdigiuHitiafi dee fare, il He teme configlio con 
i giudici del campo,&altri CauaUieri,& tutti fu¬ 
rono d‘accordo che Tirante addimandaua cofagiu- 
Ha fecondo le ordinationi ch'erano fiate fatte.diffe- 
gliilVrencipe di Cales,benualete Tirante efferpa 
feiutotthonore, chenon ui contentate dibattergli 
mortbche anchora uolete piu da loro. Signore , dif¬ 
fe Tirante, tantogrande è il pericolo dettarmi, & 
tantofangue è ufeito della perfona mia * ch'io non hot 


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Tl^AJ^TE IL BlU^fCO io f 

membro adoffo,che non midoglia»&fe Uro baueffe 
ro battuto di me quello ch'io hohauuto di loro» fot 
tohauriano di me altramente» ch'io non ho fatto di 
loro» & peronon lafciaria quello honore ch'io non 
lo riceuefii fecondo i ordinato per fido etprattica 
d'armi per cofa deimondo. Et con gran preHezja 
fi andò ad armare»et armato tutto in bianco»con la 
ffadanuda in mano »<on tuttala fuacompagnia di 
donzelle et Cauallieri»eon infimi fonatori, trombet 
te» tamburini»Begid'armi,Maldi,’Pafiauanti,fe ne 
entrò nella chic fa di S. Georgio. il ^e et la sfitta con 
tutte le eunuche già erano adunati s'accoflorono al 
la tomba doue i quattro Cauallieri erano » ciafcuno 
ferfejnuna coffa ben chiufa et impegolata » et cofi 
haucuanofatto di tutti gli altri Cauallieri,accioche 
Vedendoli i parentigli poteffero portate nelle Uro 
' terre. Tir ante con laffada dette un gran colpofo* 
pralatomba»et difie.lfcanogli l{egi che addormì* 
tigiacdono, etfubitogli mimflri dellagiuiìitia a* 
prirono la tomba» et trafiero le due cafie doue era*, 
negli due Begi, et per commandamento del negli 
pofero in mezgo della chiefa doue haueano fatto ap 
parecchiar due grandi et alte tombe, con molti rie 
chi drappi di broccato per terra» et le tombe caper 
te,etquifuron polligli due tgi, alliqualifufatte 
U maggior honore che fare potefiero, con tutte quel 
le cerimonie,che fi ufano difarea^egi. Dapoiil 
gli fece fare una beUisfima fepoltura dilegno aloe» 
lavorata congrande artificio et matteria » et fa* 

0 i 


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UlSt. DEL CjtVALLVÈR 
fra aUafepolturambel tabernacolo,#- gli fece di 
fingere le armi degli due Regi,&fopra all’ami lo 
ro erano, quelle di Tirante,& intorno allafepoltu- 
ta erano lettere doro che diceuano,quigiaceno il re 
di jtpoHonia,& il Re di FriJ'a fratelli, liquali era¬ 
no Regi coronati, & morirono come ualentisfim 
CauaÙieri martiri d'ami per mano di quello mttio 
fi Caualliere Tiranteil Bianco,& quando la fepoltu 
ra fu fornitali Re gli fece porre dentro i corpi lo- 
ro.Finite che furono le eflequie delli Regi, il Re & 
la Reina fe ne tor nò, & Tirante nel meggp di tut¬ 
te le corti & Siati, con grandisfimo honore frac* 
compagnato allo alloggiamemofuo , & doppo,que - 
fio come il fu di firmato diede principio a fare ri* 
fiofia alla lettera che il re d’ami gli haueua porta 
to, laquale fu del tenorefeguente . Chhrieleijon da 
Jdont'albano io ho riceuuto per Fiordi Cdualleriif- 
Re d armi una uoflra lettera partita per *A.B.C . 
fcritta&fittofcritta di uoSìra mano, figliata col fi 
gillo dell'armi uefire,laquale contiene parole uili et 
dishonefle,et pomi che fimili ragioni nonfliano bt 
ne in bocca di Caualliere,che uoglia con parole colo 
rate moftrare alle genti di Mendicare la morte delli 
due Regi,& fi uoi hanesìi tal de fiderio qual dimo¬ 
iate hauere non mi doueuate firiuere, mauemr 
uoi qui, poi che fapeuate ch'io ero nella corte del Si 
gnor Re d’Inghilterra, & perche gli fono Caupjlie - 
ri,che piu defiderano cercare che trouare, & dove 
diceti che io con armefalfe & disfimulate,con ttadi 


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TI il BIOTICO. 108 

mento mejcolato infimebo mortogli due Efgi, m 
r ijpondo che mentite,& tante uolte battete mentito 
quanto hauete detto,& tanto mentirete quanto lo 
direte fio gli ho morti come Cattalliere, dentro cani 
po chiufoycon quelle proprie armi cofit off enfine co¬ 
me defenfiue» che lorojè haueuano elette, & per la 
mttoria che mi ba conceffo il noilro Signor Dio , le 
mie mani hannofaputo guadagnare il prezzo & lo 
bonore dinanzi alla Maeflà del Sereni fiimo I{e d’¬ 
Inghilterra^ de giudici del campo, come combat 
tendo Cauallier combattente con loro, non conofcen 
do & non fapenio quelli che fi fujfero,& tanto be¬ 
ne era la morte apparecchiata per me quanto per 
loro.Et quandogli magnifici giudici del campofio - 
np adtfmandaih & per uoi,& per altri trouarett 
con tutta ucritàiche loro fono uemti contro me or- 
^ornati con armìingiuHe,& non da Cauallieri,perche 
'*'';*’* con imprefa fatta uermero portando nelle gambe 
[chimere di carte argentate di foglie d’argento, & 
altre cofelequali non mi curo di dire,& defenden¬ 
do il cafo a me per uoi iniquamente, & malamente 
impoBo la ragione,et lhonorc,&lafama mia,con 
l'aiuto del mio Signor Dio & della madre Sacratif 
< fimafua,Signor a noftra,& del bene auenturato ca 

ualliere MonfignoreS. Ceorgio, io fon contento di 

( accettare la ricbìeftauofira,a tutto tronfilo, a ufo, 
& a-cefiume del Idearne di Francia, et perche a me 
appartiene di eleggere l'armi, & diuijare la batta 
„ glia perii carico che mi bautte dato, io nonuoglio* 

si 0 4 


tnST. DEL CJLVALLlEHf 
cauallo acciocbe non diceBi cbe’l fujfe flato per a» 
uantaggie di quello quando ui hauefii morto o tin¬ 
tomi a piedi con azja. difette palmi, fen^a erofet 
ta ne fallo tnagiflerio>tale come fi èaccoBumato di 
portare in li’Zga ouer Beccato,confonda di quattro 
palmi & irtelo dal pomo fina alla punta , & con 
pugnale di due palmi & mc^o, pregandoti non 
mi fermate piu che non accettarei lettera uofira» 
ma uenìte,& fin^a procuratore ch’io ui asfìcuro di 
torti la fatica di andare per le corti di gran Signori 
di riuerfarmi l’armi > &di molte altre dishoneBàt 
cbefonoufcitediuoBra falfa bocca ,fottofcritta di 
mia mano,& figillata col figlilo dell’armi mie par¬ 
tita per *A. B. C. Ideila città di Londres fatta adì, 
13. di Luglio, „ 

COME ÌL CMV J.LLIEH. KlI^lÈ-u. 
leifon uenne per combatter con Tirante fopra la 
querela della morte del ire di Frifa, e compagini 
e come uedendo lefepolture de i due He, e campa 
gni,di dolorefe ne morì. Cap. XXVI, 

I II giorno feguènte cbe’l He d’armi prefintò la let 
ter a a Tirante bebbe la rifoofta, & preflamentje 
fe parti con la donzella & armati che furono in 
terra ferma fubito jeppe Kirieleifon da Mont’alba- 
no,come lo He darmi ueniua con buona rifoofla,& 
difoacciosfi di metter fi in ordine di tutte le cbje ne- 
cejfarie,& quando lo H£ d’armi & la donzella fi* 


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Tl^yi^TE IL BI^tTiCO. io* 
rotto (attuati lejjè la lettera,& il giorno feguentt tei 
fe commiato iatutti iparenti,&partii fi della ter¬ 
ra[ita molto bene accompagnato,& il t{e (tarmi/è 
' ne ritornò con lui, & camino tanto perfue giornate 
per terra & per mare fin che fu damati il Bg £ In- 
gbilterra.quandohelìbefatto riuerentia al Bp & al 
la Bpgina,dimandò quale era Tirante > & per il Hg 
d'armi chauea ueftito il manto che Tirante gli do 
nò quandogliprefentò la lettera,ilquale flimaitano 
che mlea tre mila feudi gli fu moflrato,ilquale gli 
dijfe.SÌgnore,quefio è quello che mi donò quello ma 
to ch'io porto,& d quello diedi la lettera mitra,et 
quello l’accettò &mi fece la rijpoHa.KirieleiJon an 
dò un pafio uerfo Tirante,&fimilmete egli uer/ò lui 
& afbraccioronfi,r^a nd con buona uolontà,parlò il 
caualliere & difie, Tirante poi che ftamo concordi 
della battaglia noftra per me ricbiefia,&per uoi ac 
cettata[applichiamo al S. Re,& a quelli che hanno 
poterà di farlo,che quefta firao domattina cipo- 
marno in campo,et lafciarci compir la nofira batta- 
glia.lofoncontentisfimo,dijfe Tirate,&prefeto per 
la man finiflra, fi lo pofe dì [opra, quando furo¬ 
no dinanzi al Bggratiofamente lo [applicarono, che 
in quel giorno loro potefiero entrare incapo. Ji me 
pare, difie il Ugno efier ragione,peroche uoi uenite 
bora di camino,&fe altra co fa cotrariani accademie 
lagete dir potrebbe che g flracchexga del uiaggió 
tìffufie auenuto,ma pur negano i giudici,liqual uemt 
$i,difiero che g co/a alcuna no fipoteafar,gò cWl dò 


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H1S.DKL tALLl&K^ 

* paffuto era conce(fo &dato ad entrar in campo ehm 
fo>& perforgagli conuenia affrettare quella giorna. 
tariffe Kirieleifon,io farei piu contento di poter ma 
dare a eJJ'ecutione quello per cuifònuemto ,che fe 
mt donaci un Regno,per contentare la uolontàuo~ 
fira dijfe Tirante già dentro il Sìeccatoefìeruorrei. 
il Re & tutti quelli della corte li feciono grande ho 
mre,& il Trencipe di Calesper fare dìjfretto à Ti¬ 
rante molto ilfauoriuaperiljuo alano, che gli ha - 
uea morto , & perche hauta combattuto i quattror 
Cauallierhche egli con attriuolea combattere, onde 
coreana tutte le cofè,che'danno & disbonorerijulta 
reglipoteJJero.lt giornofeguentc Kierieleijonfup- 
plicòalprencipe di Cala,cheandafero allafepcdtie 
ra deUidue Regi,che gliuolea ledereJe cofaatcuna 
gli mancaua. 1 ìprencipe di Cales per contentarlo fio 
contènto d‘andargli.Quando* il Caualliere uidde la «•> 
fepoltura flette ammirato, & uidde i quattro ca- 
mllieri,& uiddefopra qaeliì gli altriquattro feudi 
diTirante,liquali ponere gli fece quando uinfe eia- 
firn diloro,perche allhora toglieua ilfuo feudo > & 
quello del caualliere,che hauea uinto,& incantine» 
te atta chiefa di S. Georgio portar il facca,& al Trio 
re della chiefa il racconiadaua,acdò che quando tot 
jiafe nella terraJuà gli potejjèfar por nella fua ca¬ 
ptila per hauer quella mondana gloria. Kirieleijott 
conobbe incontinente l'armi del fuo Signore » & del 
Rediu4polloma,& detti Duci,&mandò da gli%c- 
ohifhoiabondanti lagrime, & con gran gridi della 


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TÌRjAXT E IL BIACCO. MO 
morte delfuoRe & Signore fi lamentata > & tanto 
fu il dolore c’hebbe,che con gran fretta corfe per di 
Ipiccareglifeudi di Tirantc,&tanto era grande,che 
con le mani gli agiurtgeua,e prefili » con grande ira li 
gettò per t errargli altri iui apppiccati lafciò, & 
cefi piangendo nel tabernacolo l'armi delfico Sigm 
re dipinto uidde,&fopraloro quelle di Tirante, & 
col capo gli batti tanto,che quafime^ tramorti 
to reHò,mail Trencipe &gli altri che gli erano glie 
lo leuorono.quando fu ritornato infe aperje il taber 
nacolo, & uidde ilfico Signore nel punto che slam, 
prefeli tanto dolore crudele,mescolato con ir a tanto 
eftretna,che lafelegis feoppiò, & qui incontinente 
morì.FJ certamente fel nofujfe morto nella forma 
che fece^ne fariafuclkfio una pesfima giornata, c he 
faputala tutouaper Tirante deigrande oltraggio , 
"ihe netti feudi ilcauallierefattogli bauca,fubit& fi 
armasfimo trecento huomìni tutti in arme bianche 
con Tirante.il Trencipe per forza bauea ad aiuta 
re KirieleiJon,& cofi faresfimoperuemti alle mani, 
che molta gente morta & ferita gli faria Hata dell ’ 
una parte <& Caltra,&fecondo ch’io ho udito reci- 
tarc,queflo Kirieleijòn era molto amato &fauorito 
dal Re,che fugià di Fri/a,il quale altra che gli ha- 
ueadato molti de beni fuoifhauea fatto tace Re di 
tutta lajua terra,& quejìo Kirieleifon banca un'al 
trofiefftello che dal Re già di ^Apollonia mancofduo 
rito non era,& l’un fratello Haua coll’uno Re, & 
l’altro coll’dtro,& quando il fratello feppe che & 


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VIST. DEL CAVJ.LL1ZK 
rieleifon era per combattere, et per uedicare la merr 
te delli dui Èrgi,con molto dolore,& affanno fi par 
tì di Apollonia per andare doue egli era, & arriva 
to inFrifaaddimandò di lui,etfeppe nuoua certa co 
me erano pochi giorni eh’era andato in Inghilterra 
per combattere con Tirante il Bianco, &fenza al¬ 
tra deliberai ione fi partìper andar al mare. Quan 
do fu al porto trouò li feruitori del fratello, che gli 
raccontorno il cafofuo , & egli con grande ira, cofi 
perla morte delti T^gi, come per la difgratia della 
morte del fratello,Jubito s’imbarcò, et pafiò alla cór 
te del I{e d’Inghilterra, & innanzi che gli andaffe a 
farriueretia uolfc andare alla Chiejà d iS. Geòrgia» 
& egli nongli trouò gli feudi,che Tirate alJitoallog 
giumento gli hauea fatti portate. Ottado quello Ca 
ualiere uidde che non gli erano,fece la orationefiua > 
dapoiguardò lafepoltura delli I[egi, & delli Duci? 
& il luoco doue era pollo ilfratello,continuamente 
difilli andò da gli occhiJuoi muc lagrime,et lamenta 
dofì della loro difgratia, partitofi di qui andò à fare 
riuerenfia al F{e & alla l{eina,& addimandòfubi- 
to di Tir ante,ilqualeallhora Slaua à parlare co una 
dama,quado Tiranteftppe che quel Caualiereload 
dim andana lajciò le ragioni della dama,& andòpre 
fiamente dinanzi al Bp , t il Caualicre che’l uiddefé 
principio à tal parlare. 


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TI^A'^TE IL BIACCO. ili 

COME TOMASO DA MOT^T'AL- 
hano uenne a cobattercon Tirante, [opra la qué 
rela della morte del I{edi Fri/a,e compagnia 
del gran pericolo in che fi uidde Tirante, et quel 
chenefigut. Cap. XXVll. 


T irante io fon uenutoper vendicare la morte 
di quel uertuofo Cavaliere M- Kiricleifon di • 
Monte albano mio fratello,& per drittodarmi ri - 
fiutar non mi douete, et per quella ricbiefla che mio 
fratello ui uoleua combattere, per quella medefima 
ui combatterò ioà tutto tranfitoJen^a aggiungerai 
neleuarecoja alcuna.Caualiere,rifj>oje Tirante,la 
uoftra richieda detta uolontaria,& ne neceffariafa 
ria, et tal battaglia non haueria luogo,et igiudici no 
la lafciarianouenire allauera fine di tutto tranfito* 
tarlate di uofira bocca quel che dire douetc,ch’io ui 
asficuro fegltè l'honor mio,che in breuefaretefervi 
todi tutto quello che dimandate. Tir ante,à me pa¬ 
re ch'ioui habbia detto affai per venire alla pratica 
de Cavalieri, rijpofe egli, &tantò piu uedete qui la 
la lettera che mio fratello ui manda, & la rijpofla 
per voi fatta col figlilo delle uofire armi fìgiìlata, 
tutto quel che in quella lettera fi cótiene à tutto tra 
/ito ui eobatterò iofiringete la battaglia diffe Tità- 
te,et non m ponete per li rami,che tutto quello, che 
detto bauete non gli balla,di uofira propria bocca 
/ l’haUete à dir,altramente la ricbiefla no accettarei. 
IoJònperfom cÒgiuntaàKmekiso diMÒt'albano ri 


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H 1 ST. DEL CAF ALLIETA 
jpofiil Caualiere, & ferrea dire tate baie,& non a» 
bendare in tante parole, dico come da gran tradito¬ 
re battete morto il mioJ<oprano Hp & Signore il He 
di Frifa, efuofratello il He di Apollonia t che gratto 
famete mi banca allenato, & per quello cafoditra 
dimento td offerijco come àrequiritore battaglia 4 
tutto tranfito,mejcolandogli la morte del mio buon 
• fratello,ch'io tanto amano,& fece fine al fuo parla 
re.DiJJe Tirate la concordia della battaglialo accet 
to come à defenditore del cafo di tradimento per no 
Jlro fratello, & per mi impoFlomi, & dico che mieti ■ 
teperuoflra falfa bocca,nonrefla p'tu in noi altri ft 
no che poniate il mftro pegno in poter de giudici del 
capomcciocbefe alla giornata per loro asfìgnata noi 
ptacaFìe,fecondo il coHume deificarne di Fracia,co 
me uoFlrofratello l'hauea richieda,et io accettata t 
iopofla ufare tutte le dritte pertinentie di defendi-i* 
tore contra requmtore di cajo tanto enorme,et brut 
t odiquale per due fratelli mi è Flato impofto.Leuof- 
fi il Caualiere del capo la beretta cbe'l portarla,et 
Tirante tolfe una catbena d'oro,& lepofero in poto 
flade giudici del capo, fatto quello i due Caualieri 
$ abbracciarono, & bajeierono 4 modo di perdono% 
chefacea l’uno all'altrofe 4 malignano, il dìasfi 
guato alla battagliai Tironie perg uadagnare il no 
ftro Signor Dio dalla parte fua, all’entrare della 
chiefa prefente il He » dijfe al Caualiere, io farei ben 
contento,fel uipiaceffe,che fra mifufìe pace,amor, 
&buQnaamwitia,éjrebeH9i4meperdonaHi i etio 



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riXA^TE IL BIACCO, li* 
perdonarci a uoi le ingiurie che nostro fratello & 
noi m battete detto,& nonpenfateche per codardi* 
dichi questo , augi fon apparecchiato d’entrare in 
battagliaciafcmbora che gli giudici me lo com 
mandammo , & mprometto d’andare à piedi nu¬ 
di atlacafa tanta di Gìemfalem,& fargli uno an¬ 
no & uno dì,per lanime de Begi, &de Duchi,che 
io ho morti di mia mano , tir per la morte di uofìro 
fratello., di cui non ho faputo cofa alcuna, farcia- 
Jfcun dì celebrare trentatre mejfe. Quello Caualie-* 
re era nominato Thomafo da Monte ^tlbanohuo - 
modi e frema forza, & molto ben proportionato » 
«*r tarpo allodi corpo , che Tirante à fatica gli ag- 
giungeuaaìla cintura, & era molto piu udente Ca 
ualieredi Kirieleifortfuo fratello,quando il Caualie 
re udì cofi portare Tirante,pensòfrafe che procede 
m da paura quel, che ìhauea detto,& molti altri Ca 
uatierilo uolfero giudicare,et era tutto il contrario, 
che egli non lo faceafe non per far alcunafatisfat 
tione della morte de gli quattro Caualieri. Molte 
dorme, & Donzelle differoà Tirante ches'accor¬ 
dale con Thomafo da Monte Albano, & che non 
entrafie con lui in campo,per eh'egli era il piu forte, 
e il piu grande buomo che in tutta Chriflianità in 
quei tepifi ritnmafieset Tirategli rijpojè. Signore, 
no dubitate di cofa alcuna,che felfujfe doi udite mag 
gior ^quello chegiti, et fuffe tanto forte come San 
fone, poi che'lferro ha da ejfere mczjo fra noi,non 
dubitOiCbe'lmifuperi, guardate Tirante, difiero lt 


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H1ST. DEL CUVjtlLlEl^ 
àamenon douetepoco estimare lactfa che da/è fifk 
eftimare afiaiyche non uoresfimo che perdesti il me 
rito della fede,& le Cauallerie , & gli honoriyche 
per uoSlrauertù ut battetefaputoguadagnarc,tutti 
in un punto fi perde/fero , eh'al pari di uoi altri di 
gran ualore Cauallieti non fi trouorno,&per ciò ut 
ttoresfino configliarepregarefie meggo/tpotefic 
ritreuare che nonfi facejji quefta battaglia , molto 
nefaresfimo conJolate.SignoreJi rijpofejo hofatta 
1‘offerta,da qui marnai fiappia egli quello chefia da 
fare.Sia il nofiro Signore dalla parte mia,& il refla 
uenghi come uenir posfhio fio ben che’l Caualiere i 
ualentisfimo,& tal fama gli danno per il rifondo» 
<2rperò del ualore d’alcun di noi nonbijògnadarte. 
Slimonio t & molte altre feguhhetal ilodato diuir 
tù,che ne pofiiede molto poca,hora datemilicentia, 
che è bora che mi uadi ad armar e.Tutte quelle d/t- 
me fi fedone uenire il Caualtiere,g>r molto lo prego 
rono che di uolontà delle parti la battaglia cefiafie» 
& giamai il canottiere non gli uolfe adherire » angi 
con molta fuperbiagli rijpoJè,che ne per loro,neper 
perfona del mondo cofa alcuna nonfaria.Toi ibe’lre 
hebbe de finato a llhora asfignata li Caualiieri andò 
véna al campo in queSìa forma.Thomafo da Moni’, 
cibano andaua à piedi tutto armato & portauagti 
quattro lande ba fie,& laprima lancia era il Tren- 
cipedi Calescon molti Duchi che la portauano, ca- 
uatiieri,& honorati gentiluomini la lancia di die¬ 
tro fortauano>& egli in me s^j» di tutti andana « 

&cofi 

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T IF^AT^TE IL Bia\CO. Il} 
& cefi fino alla porta del campo dotte era una gran 
tenda tirata lo conduffèro,&in quella ilpofero. Tut 
tiquclli che l’baueuano accompagnato da lui com¬ 
miato,tolfero,& Tirante andana con le quattro la» 
cie,mapero non uolfe conjentire che caualliere le 
portafferòfe no dongelk,a tutte le quattro parti, lt 
piu belle,le piu galanti,& meglio in ordine di tut¬ 
ta la corte,&lui andana in me^go (òpra un bel ca 
Hallo leardo con moltifonatori,trombette,& tam¬ 
burini,eflrema allegrezza dimoftrandò. Quando 
Tirante fumila fua tenda ringratiò tutte le dame 
del molto honore che fatto gli haueano, & tutte le 
donzelle t i nginocchiorono in terra, & fupplicorno 
alla diurna bontà chedtffe vittoria a Tirarne .Glifi 
deli eletti & li giudki tolfero prima Tomafo di Mo 
t’albano,ptròcbe glierarequiritore,&lopoferode 
Irò al campo in un picciolo padiglione che ciafeuno 
hauea di cttanino all’un decanti,et ciafcunportava 
in mano un uentagliettoper fignar li quattro canto¬ 
ni del {leccato.^Appreffò entrò Tirante,però ch’egli 
era defenditore,& fece riuerftia al l{c,& alla 1[ei 
na,& fignò il campo . Fatto qucfto ciafcun fu nel{ito 
padiglione# numero due frati dell'ordine di S.Fra 
•cefco di offèruantia per commandamento de giudici, 
& gli tornarono a confeffàre. Finito quello con un 
poco diurno, eSr di pane gli communicorono , che in 
quelcafo il corpo di Giefu Chriflo nonglihaucrian 
da to,poiche li fratifuronpartitifuori del §leccato, 
vennero igiudici del capo,& pregorono molto il ca 

V 


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m$T. DEL CJV^tlLlE^ 
mllìer ch'era requiritor che uolejfe gdonar l'ingitf^ 
rie chefatte li haueffèro,&di ciò lopregaua il re,al 
Ihora ilcaualUer rifpofe.Signori molto magnifici be 
potete ueder che nò ì al prefente tepo ne bora ch’io 
debba pdonar l’ingiuria del mio t{e,et ftgnor il re di 
Frifa,et del miofrateUo,et di quél che m’hauea alle 
nato il re d’Apollonia,et p cofadelmodo,nef tutto 
il teforo , la gloria, o I honore ch’io potefjèhauer la 
dimanda,et richieda mia nò lafàarei.O cauaUier e, 
differo igiudici,ponete le dijferSticinlibertà tioftra 
in poteli à della Maeftà del Signor re, et di noi altri 
giudici del capo,che ui trarremo,& alleggieriremo 
la maggior parte deUhonorp noi, gchefete rfquiri 
tor,et l’offefa deluoftro naturai Signore,et di uofiro 
fratello,et del re ch’alleuatouPhauea, etfìamo quif 
faremeda del tutto. Deh rio mi dite tate nouelle dif 
fe il cauaUier co grafupbia,ch’io uogliola battaglili 
et nomi parlate di cocordia, che fdono nexocordia 
alcuna egli rio può hauer da me,fe rio con la mia cru 
dele,et togliete fj>ada,et darò morte nefand fiima a 
quelmal cauaUier,etgra traditor Tirate il Bianco, 
falfificator d'armi no ufi tate poirtar in battagliafra 
cauaUieri d’honor.Come fetetale,diffono ligiudici, 
che cofupbiauolete uincer le battaglieinofapete co 
me lucifero ne fufcacciato dal cielo,eperfe la cate 
dra hefortunata deU'eternagloriàuoledo ejfer egua 
leaqueUo che l’heuea creatoi il Signor ch'è burni¬ 
te & pietofo, pieno di molta mifericordiaperdonò a 
quelli che tato mal lifeciono^efopra la croce ilpofe 


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Tl^T^TE IL MIOTICO. ir* 
ro.Et fecìono venire vn prete apparato,&col cor 
po di Cbrifio in mano entrò nel padiglione, & diffe 
gli,non eJJ'er crudele Catta lliere al tuo Signore dir 
creatore,ilqual t'ha acato ad imagine dir fattura 
jut>,poi ch'egli perdonò a quelli che mortegli det - 
tono,per dona a quello che buonamente dei perdona 
re.il Caualliere s inginocchiò,quando ttidde ilpre- 
tiofo corpo di Chritto,& adorollo.poi difie,Signor, 
tu perdonaci a tutti quelli che morte ti dettono,Io 
non padano, ne uoglio perdonare a quel traditore 
reprouato pergiuro di Tirante il Bianco. Igiudici 
. andorono alpadiglione doue era Tirante,et gli dif 
few,fel uoleuaperdonare alfuo contrario. Tirante 
rijpófe, hauete parlatocol requiritore ? SÌ,loro gli 
difiero,io parlarocome defenditore rifofejèl Ca~ 
/ ualliere uuol battagIta,io fon qui apparecchiato, fel 
mol pace,io fintile ,ueda egli quello che gli pare il 
meglio,dir piu ficuro per lui,che di tutto io farò con 
tento.Ligiudici udendo la buona rifotta di Tiran¬ 
te tornorono al Caualliere,& difiongli, noi altri fia 
mo flati da Tirate,ilqual ne haojferto di fare tutto 
quello che noi altri giudicaremo, & però uolemo 
borrnai che poniate quetto fatto in potetti nottra, 
& con l'aiuto del nottro Signor Dio l’honor uoflro 
benJaluogli farà. Et quetto mi dijpiace, difie il Ca- 
ualikre,cheuolete tormentare quel che tanto iter 
mattato, afiai parole hauetefofo, & quanto piu ne 
direte,piu in uano le fonderete. Difie l’uno degiu - 
dici. Deh partiamoci, che nonftamoper trouar co* 

P 2 


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VIST. DEL CAVALLI E^ 
fa cheuaglia in qucHapuomo crudele.Tare tronfi li 
giudici mal conunti dal CaualUer,et feciono tre fo¬ 
gni daciafcmaparte,& partironil Sole feto io che 
fi coftuma difarc,accioche non dejj'e piu nel uolto al 
l’uno che all'altro , fatto quello li giudici monta¬ 
rono fui catafalcoloro,&fonò una trombettai & fi 
fece grida per tutti li quattro cantoni del/leccato , 
che ndfuffe alcuno che baut/Je ardire di parlare,tof- 
firetofare cenno fi fignalefitto pena di morte ,&fe 
dono fare tre forche fuori del Ùeccato,& fatto que 
fio la trombetta fonò. Leuorono li padiglioni>& pope 
ro li Caualieri nel primo pegno* & li quattro fedeli 
ftauano conuno,&gli altri quattro Jlauano con fdi ' 
tro co una lancia che dinanzi à eia firn di loro (enea 
no gli due all’un capo,glialtri <Stc dall’altro capo » 
& quello feciono per detenire li CaualierifiCciochc\ 
non prendeffepiu terra l’un chel’altro,& ueniffero 
egualmente t & portauangli la lancia al dritto del 
Uentre,accioche non gli faceffe fallidio nella lancia 
daz$a,o in quel che in man porfauano. quando fu¬ 
rono nel primo fegno fletterò per buon fpatio,& tor 
nò à fonar la trombetta laqual era al catafalco del 
J{e,& degiudici.Quando shebbe toccato l’addolo¬ 
rato fuono, dìjfe uno Rfi d’armi , lafciateli andare 
per far il debito loro,i caualier ipafforno nel fecondo 
fegno,appreffo un poco dì [patio tor nò à fonar e la tro 
betta,& esfi paflorno nel terzo fegno, et l’unoJìpua 
al dritto dell’altro,la terza uolta che tòcco la trobet 
tariffi tire darmi,Infilateli andar,et li fedeli aldo 


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TT^T^TE IL BUH^CO. Hf 
ro le tacie fi opra al capo loro,et lafiiorogli andargli 
cauallier fi affermò y & non fi mofife, & Tirante che 
uidde che non fi moueua fi uoltò un paco al trauerfib 
del capo,et andana fi paffeggiado quando il cauallie 
re fu filato un poco penjando corfeutrfo Tìrantf, & 
diffegliìUoltatitraditore,ctluirilf>vfi:>tu ructi, ó fio 
praquefio cobatto y la battaglia fu tra lor molto àn- 
ra.Et fcbe il cauallier era tato grado, e di tanta far 
%a,daua colpi tato potati a Tirate > che ciaf cuna mi 
ta chcttaccauaglifea inchinar dcapo bc baffoni a 
do fu durata cofii buon (fiatio la battaglia ,ct u / parer 
d'ogniuno Tirate hauea il peggiore,? forcagli coi. e 
niua porger fi a diftfiààl cauallier gli tornò a dargli un 
cotpo tato fiero [opra il bacine tto y chel fece ingir.oc 
ehi a fin terra, et tirate co fi come ftauato l'uno del 
Jeginocchia in terra gli tirò una puta dag$a,et det 
* tegli neWangUwaglia y etftrilìo y cbe noportauanbra 
che di maglia.Tirate huosfi con nàtn(ìeyga,et la 
battaglia diuenefraior molto finte, et molto fiera* 
però cbe'l cauallier che fi fentia ferito ftfiaua di con 
durla a fine in poco d'hora hauedo dubbio che togli 
ufafifè troppo Jangue,tt tirigli ur. a futa al dritto del 
la uifila co tantaforga,che li pafiiò la laniera del ba¬ 
cinetto >et Vinfri t i%ò y che la pitta detraggagli tocca, 
ita il collo,etfecegli alcune picciole ferite et cefi in- 
frugato lo codujfv dal meggo del capo fin a dar del 
le jfalle nel fileccato, et lì il tenne f buon Jfatto, che 
Tirtinte piedi ne mano mouere nonpotea, & già Si 
gnor ha tifilo la Signgriawfira*che quando Qfanm 

V i 


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HIST. DEL CAV^LLIEE^ 
le battaglie a coftume di E rada, cheJelft mette pie , 
di,braccio, o mano fuor a del/leccato fi igiudici ne 
fono ricercati digiuftitiagliela deno far tagliarci 
certamcte in quel cafo.io efiimauo molto poco la ut 
tadi Tirate,et e fendo co fi informa detta difopraU 
cauallier non poteafuperar , ondelafciata l’agra co 
lama delirali leuò la uifera del bacinetto et col cor 
po et co la man fmiflra lo tema forte infriggato, et 
battendoli leuata la uifera col guanto gli daua mila 
faccia dicedogli confefiatraditor iltradimito chai 
fatto, quando uidde che Tirate no parlauamdicea 
coja alcuna pesò di cauarfelo della mano tra legua*. 
eie et il bacinetto, et quado uidde che lo tema m oltp 
forte,lafciò l'altra ma dall’agga,et trattoft ilgitàtQ 
glie lapofe nell'altra parte fra laguacia, etldfiafa 
ta,et Valga cafeò in terra . quando Tirate fi uidde 
desfriggato et libero da quello,per che moltoglieraS- 
prefìo, algò l'algaJua,et conl’unadelle mani feri-, 
uail caualliere nella mano, poi con la pitta gli dette 
due ferite in modo che glifu forga di leuarglilema 
ni delbacinetto.il caualliere trouadofi fenga agga, 
& Jenga guati trofìe la ff>ada,laqual pocogU ualfi, 
che Tirate uedendoft libero digra colpi lo toccano, 
& coftlo fece ritirare fino all altro capodelfieccq 
to,et fecegliporre leff alle a legni di quello, quando 
il cquallier fi uidde in tal punto fece principio a td 
parlare. Miferabile et tri fio me finga uentura,ben 
futrifta l’hora detlanatiuità mia,et le è fiata gran 
de la mìa difgraùa di perdere gli guati, & l'agga 


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TlK^tTiTE IL BIJUCO. ir 6 
ch'era il meglio di tutto quello chaueuo. bora cattai 
lieresdifle Tirante tuoi mhauete incolpato di tradì- 
vitto, remntiateall'infamia,et lafciaroum torre li 
guati,et l’azza et torniremo un’altra uolta a cobat 
ter a tutto tranfito.Tirante, dìfie il caualiier,Je uà 
mi fate quejìagratia dibuongradorenuntiaròa tut 
to quello che uorrct e. Tirante chiamò gli fedeli,& 
predenti loro all’infamia del tradimento il cauallier 
remntiò,& egli gli donò l’alga t et li guati» benché 
hauefie le mani ferite» & la ferita dell’anguinaglia 
che glifaceagra danno f la quatità del [angue che 
per dea. Tirate s’acconciò la uijera del bacinetto,& 
po/efi in meggo del capo a/pettado l’altro . quando 
ilcattallierbebbe recuperato le (ite armi tornò alla 
battaglia molto piumalorofo che prima» & dauanfi 
fifrisfimi colpi finga pietà alcuna.Tiràtt ha quijla 
Aertù,che no fi può giamai perdere per ltna,lAjual 
gli dura quoto uuole,& l’altro Cauallier, coftcome 
era grande & grofio,haueua molto .poca lena, & 
molte uolte gli màcaua,& ripofiuafifopra l’alga 
per recuperarla.Tirante conoscendo il mancamento 
jfuononiolajciauaripofare ,accioche fi Slraccafie, 
& acciochefanguinafie teniualoa cianci e, bora fe 
gli accoilaua molto,bora /egli allontanaua,in mor 
do chel pouero Cauallierefacea ilfuo gran sforgo 
di dar maggior-colpi , & piu mortali che poteua, 
ma alla fine per il /àngue che lui haucua perfo , 
& ptr mancamento della lena che non lo aiuta - 
Ha » uenne in punto (he le gambe non lo poto - 

r 4 


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HIST.DÉL C^VALLIEU^ 
ùanofoftenire. quando Tirante conobbe che i colpi 
che'l canottiere gli daua,erano molto deboli, & che 
molto poco gliJentiua,fe gl'accollò con l’a'qg alta » 
[opra il capo al d ritto deWoreccbia tanto gra col 
fogli diede,che tutto il coturbò,et un’altro gli ne ri 
tomo a dar che gli fufor^a a cader in terra,perche 
era molto pefante il gràdisftm* colpo che gli diede 
Tirate,e co gra preft eguagli fu adoJJh,atylli la ut 
fera dal bacinetto, et per amaigarlo il pugnale nel 
l’occhio gli poje diddo, cauallier di buona ventura 
Jalua l'anima tua,et non uolere confentire che uadi a 
totalperditione,cocediti p uinto,poi chai renutiato 
al richiamo, et all'infamia che tu et tuo fratello mi 
hauete impoflo,et damiti p leal et libero, cbe'l's. no 
ftro chi conofcitor della ueritfaet uincitor iIèlle bat 
taglia ha uifio l'imocentia mia, laqual no meritala 
mate in coja alcuna,ma come cauallier co ogni pen¬ 
colo delta mia pfona ottenni uittoria de figgi, et Dtt 
chi,col diurno aiuto,effe tuuuoifar queflo ch’io t’ho 
dettolo fon coteto difdonarti.Toicbe la fortuna ha 
permeJfo,et uuole che cofifia,difie’l cauallier,io fon 
coteto di far tutto quello mi comandar ai p liberare, 
la mia miferabìlanima dalla morte eterna.Tirante 
chiamò i fedeli,et inprejentialpr fi difdijfe, et meli 
dei brutto et enórme cafo di tradimmo, che impoflo ' 
gl’hauea,eta’ T^otari del capo atto publico leuar ne 
fece,“Poi che Tirate l'hebbe lafciatouenir ì me%%p 
del capo, inginocchiai oft in terra rendi lauderà Dio, 
forche ton l’ aiuto fuo baueua ottenuto uittoria> & 


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Tl^TfTE IL 117 

a fimil oratione principio diede.0 Sacratisftma Tri 
tùtàgloriofa,inginoccliat) ti adoro,baciando quefta 
terra,che cofi come à quello chefei un Hio,un Signo 
Ire,un Creatore,dalqual tutti li bene fidi riceviamo, 
ti fta dato honore & gloria, & lande,bora, & per 
ciaf un tempo amen. 0 Giefu Cbritto faluatore,et re 
dentore del mondo, ti prego per il charo amore che, 
ci porti, &per latita glorioja humanità, &per il 
tuo pretìofo /angue che da peccati mi guardi, & à 
buon fine mi conduci,et delti meriti delia tua amara 
morte partecipe mi facci,& rendofi Signore infini 
te grafie delli molti honori che m'hai conceffo,& mi 
conciedi ciafcun dì, non effendone io degno per effer 
un gran peccatore, ma per la tua infinita mijericor - 
dia&ytetà,di. quefto pericolo, & di tutti gli altri 
ptjtai uoluto liberare.Ondepiacciati perimenti del 
tatuaJacratisfìma pasftone diuolermidar uht'oria 
cantra tutti li miei turnici, poi che m’hai conceffo et. 
poflo nell’ordine di caualerta,mi facci graia che ad 
bonore & gloria tua, in augmento deliafinta Fede 
eatbolica,quella mantenir poffa, et non permettere 
Signore che in alcun tempo mi poffa lametare dite, 
accioche alla fine per cuifon creato peruenire io pof 
faàte immaculata t'ergine,Regina del Varadifo, 
aduocata de peccatori 0 uera madre di confoit ione 
grandisftmegrafie fi rendo,& altuogloriofo figlino 
lo della uittoria,& honore,che di qui tta battaglia, 
& d!tutte l altre ho ottenuto.0 Vergine degnano 
miabbandonare in alcun tempo , acciochepojjà loda 


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ttlST. DEL CAVJ.LLl-E\ 
re & benedire,bora & fempremé i l tuo gloriofofi 
gliuolo.lAmen.Finita l'oratione f ironie fi leuò, & 
andò al Kg & a giudici, & fupplicolli che fi fatti fa 
cesftnó digiuflitia, e i giudici difmontorno nel capo 
& fecero prendere il Cauallicrc,&uolto con le (pai 
le indietro lofeciono condurre fino alla porta del flec 
catofen^a alcunaarmaoffenfiua,& Tirante conia 
jpada in mano gli andauapreffo à faccia à faccia , e 
quando furono prejfo alla porta del fleccato affer¬ 
marono il Caualliere,& difarmare lo fecero,cr git 
tauano ciafcun pezgo d’armi che gli leuauano di Jo 
fra dalHcccato m modo che cadeanofuori di’jtutto’l 
campo.quando fu difxrmato del tutto i giudici detto 
noJenteritia,dandolo per falfo, disleale,jfiergiuto, & 
mancator di fede co fi al routrfo con lafcìliena c 

bauea uolta uet fo la porta del fleccato prima che c/a 
fcun altro ufcir lo fcccro,& co/i con molti impropt 
rv\ che i fanciulli gli faceanoftgutndolofempre a la 
chiefadi S.Georgioloconduj]ero,nellaqual entrati 
uri Tafananti tolfe un bacii diftagno , & con acqua 
molto calda per il capo,&pergli occhigli diede di 
cendo,queflo è quel Caualliere di/detto &uinto,che 
ba mentito della fcde.^ipprefjo uenne ii re cori tutti 
H fati,corti,donne,& donzelle ,& Tirante andò a 
eduallo armato cofi come era l'accompagnorno fino 
allo alloggiamento del re& iui le don-felle il difar- 
morono,& gli medici lo medicorono i & ueflisfi un 
manto di broccato foderato de martori tikellìtii che 
gli donò il re,dami con lui cenare ilfcccydopò cena 


- >0 . £_ 




' TIUjAmTE I-L-Bianco. 118 
fi fedotto molte datile cbe tutta la notte fino ap¬ 
preso al giorno durorono.Dapoi Signore che’l Ca- 
uallier uinto fuguarito, fi fece frate nel ntottafierm 
della offtruantia di San Francefctbnon molti dì di¬ 
poi fi partiafimo con licentia del re, & con Tirante 
per fargli tumore al dì della bottiglia di Scotio an- 
daafmo,& perii re & perla reina ch’era giudice 
della battagliai del campo,quando loro furono dt 
tra alfieccato p ribattere che uidde che’ljuo Caual 
Uereportaua il bacinetto con auantaggioi&congra 
fronde non uolfe che combatteficro fe non un poco , 
•& nonla/ciòuenire la battaglia à fine . rediamo 
mi. altri Cauallieri dotti d'honore ,& nell'armi. 
Tiranti in prefenfia del re & di molti nobili 
Signori Cauallim fe giuramento foieime 
di non entrare in battaglia , & ditmnfe im¬ 
pacciare di far armi alcune fin tanto cheque- 
■Sìa battaglia non fufie uenuta a fine , dipoi 
venne Kirieleifon di Mont'albano che lo ri- 
chìefe di battaglia incolpandolo di cafo di tra¬ 
dimento , à quali di queSii due douea prima at- 
tendere%o dgiuramento chauea fatto pre}enti bua 
m cauallieri,ò d cafo di tradimento, che Kirieleijon 
& il fratello gli hauèua impofiot molte ragio¬ 
ni fi potriano allegare per ciafcuna delle par¬ 
ti, ma io lafcio la determinatone à buoni caualie- 
fi d'honore.Che dirò alla S.uofìra di Tir ante,in un 
deci campi di peccato à tutto tranfito è entrato,,& 
di lutti e fiato uTncitore ferrai altri che n’ha fatto 


ed by CjOO^Ic 



HIS. DEL C\AViALLIET^ 
eh’erano armi fatte a piacer e,& a mlontà.SÌgnore 
Offe Diofebo , io latterò dato faflidioalia Signori* 
uoflra,con tante ragioni y cbe ho efplicatoJa cena citi 
ardine, & Tirate àqueflauolta h maeSìro di cafa\ 
Dopocena dirò alla Signoria uofira l’or dine,& fra 
tenuta che'l Signor i\e iInghilterra ha flahilko* 
laquale qua fi è fìntile all’ordine della tamia rotori* 
dacheilbuon Bp jlrtk ir quel tempo compì di fa- 
re.DiofebOydifle l’Eeremita,molto fon conflato del 
fiile del uoRro gentile ,fT auìfato parlar e,& ditut¬ 
ta laprattica che nel iìildcU’armi fi h [erbata & in 
ficcialità dd fantpfò Caualiere Tirante, che tante 
buone & uirtuofe Caualerie in molto gran gioucxtit 
hafatto,et certamente,io mi terrei il pili felice Chri 
Siano del mondo s’iohauesfutn figliuolo dtfi uhtuo 
fi & compito di tantebontà,& nell'ordine diQaua 
lerìa tanto faputo cheJet uiue potrannodire che fa¬ 
va il fecondo monarcha facendo l’Eremita fultime - 
parole, uenne Tirante con molta humilta & col gi¬ 
nocchioni terra gli diffe. Degno di molto hanore ,fe 
alla Signoria uofira fuffe in piacer e di accettare una 
ficciolacenada quefli miei Signori & fratelli, che 
quifono-Molta J,aria la gratta che la Signorìa uofira 
a loro & arre ci faria J l uirtuofo & pattìco in ogni 
gentilezza con far eia molto affa bile fi kuò,et diffe, 
per ben che à me nonfìa conceffo di far questo, per 
compiacenti,& amore diuoialtriio il farò,&tut 
ti infìeme andaronoprefio alla lucida fonte Vene tra 
Mattono molte tauole apparecchiate . Toiliàjedae » 


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Sf; Si 


ii nutrico. 119 

a n$r data la benedittioneper il preferite Eremitafuro 

n noferratici uiuandefirtgulari,&• in tanta abondan - 

” tia,comefe propriamentefusftno in unagran città, 

•i; però che Tirante gli haueafaputo prone dere,quella 
ferapafjorono con molto gran piacere parlando di 
& diuerfe Canalerie che nette honorate fette erano fla 
'*■ te fatte,tefuali fe tutte doucffe recitar e,mi manca~ 

f* ria carta, & inchiostro, ma il dì feguente quando 

v l’Eremita fu ufcho di cella, ■& chebbe finito di dir 

!* lefuehore, Tirante conglìaltri gli uermeroincon- 

'* tra,&tnuigU feciongranriuerentia delginocchio, 

•’V facendogli molto honore,& egli molto gratiofamen 

itegli rirtgratiò del grande honore che tutti gli face 
etano. Teff tftftià fed^e nella iter de & florida pra 
w terra cofi come haueano coSlume di fare , l'Eremita 

* t gli tórno con grande amore à pregare,ch'egli potef 

f fefaperecome era fiata inSlituita quellafraternità, 

* ' che per il J^e fuo Signore bara moltamente era Sia 

* ta fatta, fra tutti ì Cauatierifuron fatte molte coir 

[t tefie qual di loro parlaria,et da tutti fu data la noce . 

* d Tirante, & egli non uolfè dir e,ma pregò Diofebo 

t | che coft conihauea dato Uprincipio,uoleffe dar fine. 

1 i ' Et Tirante fi letto frandoffene per dar ordine Uba 
< • nere le cofè, che hauea da ferrare il padre Eremita, 

, i il mrtnufo Diofebo fece principio a tal parlare, 

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BIST. DEL C AVjlLL IEH 

COME IL J{E D’l7lGHlLTEI{l{yi , 
perun bellissimo cafo inHituì unrnouo ordine di 
Caualltria,detto l’ordine dellaGarrotcr'a,&quel 
che i cauallieri di tal ordine doueuano ojjeruare « 
Cap. X XV11. 

G ià era paffuto l’anno,il dì,& lefefte folenni e 
rano compite,quando la Maestà del Bp man¬ 
dò à pregare tutti gli flati,che uotejfero affrettare al 
cun dhperciò chetfolea fare publicare una fraterni 
tà,laquale nuouamente hauea inflituìto di» uentifii 
Cauallieri,delti quali alcun&ion erayp*fo,ne rifu 
tato,tycoft di buongrado tutti furono contenti di re 
ftargli.il Signor re ueramente, fecodo ch’io &"quefti 
Cauallieri che qui fono habbìamo udito recitare » 
&per bocca del medefìmo I[e,la caufa,& Hprinci 
fio è Hata queHa.tìauendo il Bp un'giorno difolaZp 
foche fifaceuano molte danze dannato ,reHò per 
ripofarft al capo della fala,& la Bpìna reftò con le 
fue donfelle all’altro capo,&iCauallieri dangaua 
no conte dame,& auenneche una donzella danfan 
do con uno caualliere armò fino à quella parte do - 
ue il I{e sra,&nel voltar che fece la don fella il lega 
me della calzagli cafcò,&alparer di tutti doueaef 
fer dellafìniHragamba,& era di cimofiad Caual- 
liieri eh’erano apprefio il Fpuiddono il legame eh’ 
era caduto in terra àqueHa donzella chefe nomi - 


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T1\^XTE IL Bl^t^CO HO 
nana Materfilua,&nóapenfate Signore che quella 
fujje la piu bella delle al ere,ne che cofa di quello che 
mottraua fufie piu gentil'. >haueaun poco di appari 
tia>& era un poco libera nel damare, & nel parla 
re raccontaua ragioneuolmente, ma Signore fe ne 
trouariano di quella trecento piu belle >& piu ag¬ 
gradate. Ma l'appetito,& la uolontà degli faenti¬ 
ni in molti modi repartiti fono,un Caualliere di quel 
li ch'era appref/ò il I{e le diJJ'e. Materjilua hauete 
perfo l'armi della uoìlra gamba,parmi che babbia- 
te hauuto trillo ragaggo che male ui l'hafaputo le¬ 
gare,ella un poco uergognofa refi ò di dannare,&tor 
nò per tarla, & un’altro Caualliere che fu piu pre¬ 
tto dile tta tolf e.il teche uidde il Caualliere haue- 
re il legamfprèfìamnte lo chiamò,& difiegli che 
glielo legaffe alla gamba fopra alla calga alla parte 
finilìra di fitto dal ginocchio, & quello legame ha 
portatoli l\e piu di quattromefi che giamai la re¬ 
gina non gli dijfe cofa alcuna.Et quando il re me¬ 
glio fi omaua,& uiflo da tutto il mondo di meglior 
uolontàilportaua,& non fu alcuno in tutto quel te 
po chauefie ardimento di dirglielo Je non uno atte- 
uofuodlqual eglifauorvua.Vedendo che quella cofa 
duraua,un giorno chefoto fi trouaùa co lui gli difje. 
Signore Je la Matfià uoflrafapejfe quetto ch'iofo,& 
la mormoratane di tutti gliietterni & forettieri, 
& del mede fimo regno uojlro,& detta reina, & di 
tutte le donne d'honorè,ckepuo efier, dijfe il He? 
dimmelo fàbito. Signore io ui dirò che tutti fian- 


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- H1ST. DEL CAV ALLIETA 
re admirati duna multa tanto grande che uottrk 
altexja hauolutofarebbe nella fuaperfona ideale 
a uifta di tutto' l mondo forti tanto lungo tempo fi¬ 
gliale d'una minima,& deietta donzella di buffa co 
diùone.y fra le altre molto poco eflimata ,gia bu¬ 
fi erta che fuffe Reina,o Imperatrice. Signor nontro 
uara uottraalteigain quitto uottro t\fgno donnei 
le di maggior auttorita,di progenie,dibeUeg^atdi 
gratia,di fipere, & dotate di molte piuuertù,& le 
mani de Regi che fono molto lunghe che arriuano la 
doue uogliono . B^fpofe il Re,dunque la Reina è mal 
contenta di quetto,& ìforattieri& quelli del mio 
RegnoJè ne admìranotdijj'e tal parole in linguaFran 
ce/e. Pani foyt quimallu penfe, dice fa punito 
chi mal gli penfa tìora io probi etì$atlfdfcliffe il Re 
ch’io inttituirò, & far òfopraquetto uno ordine di 
. Caualleria & una fraternità che farà in memoria 
tanto quanto durarà il mondo > & in quel punto fi 
fecefciogliare la cimojJh,chenon la uolfe piuporta- 
re icon gran malinconia che gli rcftò>& nonne fe¬ 
ce però dimoflratione alcuna.Compito dipoi le fette 
fecela ordinatone fiquente.Trimieramente fu fat 
tu unacapella fitto inuocation del ben auenturato 
Signore S.Oeorgio dentro un cattello che fi nomina 
Andijor,lc.qual cape Ha fu fatta à maniera di choro 
dichiefa di monotterio de frati , & all’entrar della 
capello àman delira t ranfatte due cathedre , & al 
la parte fmifii a altrt~due,& de li à bafìo in ciafcu- 
napan efurono fatte ur.deci Cathedre in modo che 

furono 


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TI^ATiTE IL Bl^n^CO. ut 
furono in numero di uentifii, & in ciajcuna fece fe¬ 
dere un Camlliere, & [opra il capo alto della calhc 
dra banca ciafcuno una jpada molto ben dorata con 
la coperta del fodro di brocato, & di ebermefino» 
riccamato di perle,o di argentana, odi quel che a 
ciafeun meglio patena lapin ricca che ciafcun fare 
fOteua & dall'un lato della Jpada ciafcuno haueua 
un’elmo a modo fatto di quelli co quali fi gioHra,et 
quello poteuano hauere di acciaio ben forbito, o di 
legno ben dorato, grfiòpra l’elmo era il cimiero del 
la diuifa che’l noiea, {jr nelle Jpalle della cathedra 
una lama Soro o Sargento,erano dipinte l'armi del 
Camlliere & iui Stanano chiamte. Doppi dirò all* ' 
Signo ria uoflraj tjcerimon’e che nella capello farJi 
debbonolaprim ni dirò i CauaUieri che furono 
eletti. TrimiermenteilB^eeleJfe uenticinque Ca- 
uallieri, pr con lui furono uentifei , il Bpfu il pri¬ 
mo che giurò di fermre tutte le ordinatiom che ne 
capitoli fi contengono t ^ che non faffé Camlliere 
alcuno che domandaffe quefio ordine che nonlopo- 
teffe hauere.Tir ante fu eletto per il primo,però che 
egli era Stato il megliore di tutti gli altri CauaUie¬ 
ri,apprejfofu eletto il Trencipe di Calef,il Duca di 
Betafort,il Duca di Lincaflro,il l)uca Claf^etera, 
ilMarcheje di Fofolech, il Marchefe di S. Ceorgio, 
il Marchefe di Bjelpoggio,QÌouanm di Varoichgra 
ConteJlabUe,il Conte di Mortabar, il Conte di Sa- 
lesberìiil Conte di Stafort , il Conte di Vilamur , U 
Conte delle Marche negre, il Conte di Gtoiofagutr 

SL 


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HIST. DEL CUVULLIEFC 
da,il Signor di Scala Bpwpudajl Signor di Toggtp 
uerde,il Signor di Terra nona, mejfer Giouanni sta 
ario , mejfer ^Alberto di Ciuofch > & quefli furono 
del l\egm. là forestieri furono il Duca di Berri, il 
Duca di Temidi Contedi Fiandra, & furono tut¬ 
ti in numero di uentijei Cauallieri. Signor a cia- 
fcun Caualliere che uoleuano éleggere per ponere 
nell'ordine della fraternità faceuano quejla ceri¬ 
monia. Toglieuano uno jtrciuefcouo yOFefcowh 
& gli danai Capitoli della fraternità cbiuft > & 
figiUati , & ntandaualo al Caualliere che uoleua 
eleggere chef uff della loro fraternità., & manda - 
uagliunarobbatutta riccamata di garrotere»& 
foderata di martori ^ebeltini, & un ma nto lungo > 
quanto era la robba,fino a pied^ò3lfalfPttl armelli 
nitche era di damafeo „dlcffandrino > con un cor don 
tuttodì feta bianca per allacciarlo alto, & le ale 
del manto fi poteuano gettare [opra le /palle, &fi 
moftraua la robba,& il manto > il capirone era rie - 
carnato & foderato d’armelliniyla riccamatura era 
tale comelagarrotera, laqual era fatta in ftmilfor 
ma, cioè come è una correggia da cingere con fib¬ 
bia & mazj^a, cofi come molte donne galanti &di 
bonore portano alle gambe per tenire le calge » & 
-quando hanno fibbiata la garrotera danno una uol- 
ta della correggia fopra alla fibbia facendo unno- 
do, crii capo della correggia pendeua quafi fino a 
megga gar/b t, & inme^go della garroterafono 
fritte quelle medeme lettere i foy t,qui mal 


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t i il bittico.' u* 

fi pen Ce. la rubba,& il manto» & il capirono tutti 
fono riccamati di garrotere , & ciafiun Caualliere 
è obligato lutti ligiorni della uita fica di portarla » 

• coft dentro della citta» & uilla doue fi a » come de 
fuori»o in arme»o in qual fi uoglia modo che fila» & 
feper dimenticanza la lafiiaffe, o non uolefie por¬ 
tare» laqual fi uoglia I{e d’armi, .Araldo » o Tafa¬ 
nanti , che’l uederà andare finga la garrotera , ha 
poteflà affilata di potergli leuar la cathena d'oro 
dal collo» o quello ch'egli haucrà in capo» & la fpa- 
da,o quel che'lpotrà, ancbora che fuffi dinangi al 
J{e,& nella maggior piagna che fia, & ciafiun Ca 
ualìfereper egni uolta che non la porterà è tenuto 
didaredu^jju^foroal re <Tarmi, oall\Araldo,o 
al TaJJauantt, & quello è obligato di dare l’uno• di 
quefii due feudi in qual fi uoglia captila di S.Geor- 
gio per cera,l'altro ha da tenere per fi, perche gli 
ha tenuto mente,& quel Ftfcouo, o Jtrciuefiouo,o 
altro prelato andana comeimbafiiadore della fra¬ 
ternità, & non del He, & conduceua il Caualliere 
in una chiefa qualfi uoglia che fià,& fe giti quella 
di S. Geòrgia iui uanno dirittamente, & il prelato 
glifaceua ponere la manfipra delialtare,& dice- 
uaglilefiguenti parole. Voi Cauallieri che bautte 
receuuto l’ordine di Caualteria , & fife tenuto in 
openione di non ejfir rifiutato fra i buoni Cauallie¬ 
ri ±io fon mandato per imbafi'datore di tutta la 
fraternità di quei profiero ordine del ben auen * 
turato San Georgio , che per quel giuramento 

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HIST.DEL CUVJ.LLm\ 

(he fatto battete che tetterete tutte le cojejècretc, 
che feruta diretta , & indiretta di parola & per 
fcritto non le mamfefUrcte.il caualliere promette 
per uWtu del giuramento compire,&feruare tutte ' 
le cofefopradette , & datinogli li Capitoli, dapoi che 
gli ha letti fe gli accetta fe inginocchia in terra di¬ 
nanzi aW aitar e fi imaginedeS. Georgio,& comol 
tohonor & r'mrentia riceue f ordine della fraterni 
tà&fe accettare non lo uuole ha tre giorni di fra¬ 
tto da pensargli,& dice,& può dire la miaperfona 
non b difroftaper riceuere un tanto alto ordine, co¬ 
me b quello padre di molta ecceìlentìa & uertà,et 
toma a riferrar i Capitoli,&fatuergli dentro U fu» 
nomc,& cofìgli rimanda per loj pjjafciatpre a quel 
li della fraternità. 

Il primo Capìtolo b,Jel non è Caualliere allettato 
tn armi non posfi effeve della fraternità deliordine 
del bene auenturato Signore S. Geòrgia. 

il fecondo è, di non torfigiamai daljuo t{e , & 
naturai Signore per molti mali & danni cheglifac 
eia. 

il terzo b, de aiutare e [occorrere a donne uedo- 
ue,pupilli, & donzelle, &felfarà rkhiefto poner - 
gli tutti i beni,entrare in campo diuifo con armi & 
fetrza armi,& congregare gente,par enti, amici,& 
ben nolenti, dar battaglia o battaglie a utile ciìtà o 
caHelli,fegli accadere che tal Signore d'honoiefuf 
JepreJo,& detenuto per forzo. 

il quarto, che qual ft uoglia Caualliere che in or 


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T E IL BMUCO. ug 

mi ft traudrà coftin mare come in terra nonfuggi- 
rà per molti inimici che ueggia, ben fi può retirare 
in dietro tenendo la faccia alti turnici,o non voltan¬ 
do quella, & al voltar fi la faccia cadérla in molto 
brutto cafo difalfo,&di{pergiuro,cacciandolo del¬ 
la fraternità digradàdolo di ciafcun ordine di caual 
leria, facendo uno huomo di legno con mani, brac- 
cia^r piedi armandolo de tutte armi, & ponendo¬ 
gli il fao nome proprio neUa degradatane . 

il quinto h, fe il 1\ef Inghilterra prenderà im- 
prefa per andare ad acquiHare la Terra fantade 
Gierufalem, in qual fi voglia fiato che’l Cauallierfi 
trouUò fiaferito, o babbi qual altra fi voglia infir- 
nàta , fìa obpg atodi uenire per mare alla fraterni 
tanofflTffiflfenPl acquilo di Gierujalem, a me 
ch'io fono R£ d’Inghilterra,^ non ad altri tappar 
tiene. Questiono i Capitoli che mandano a ciafcun 
CauaUiere , e la garrotera che gli mandano f molte 
' ricca, & ornata de diamanti,rubini,& d’altre pie 
tre fine, s’egli accetta la garrotera,e uuol efiere del 
la fraternità un giorno di quella fettimana fa gran 
fella per tutta la città,&luogoldoue fia, & fi ue- 
He quella robba, & caualca fopra un gran caval¬ 
lo leardo,fe hauer ne può & tutta l’altra gente a pie 
di,& intorno alui,& co fi uanno a far e or ottone al¬ 
la chiefa de S .Geòrgia,s’ella vi ì, fe non ad un’altra 
con due bandiere T una delle propie armi,& l’altra 
della fua diuifa, da qui innanzi il Uggii nomina fra 
felli darmi,o Conti, che tanto fignifica quanto fra- 

fi ì 


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HIST. DEL CUV 

itilo d armi .fe alcuno di qucfli Cauallìeri è nell'io 
fola d'lngbiUera,& /tafano dellaperfnafua è obli 
gato di neutre in quel caflello doue fta inftituita què 
flafraternità,& fe gli t fuor a dell'Ifola > & notigli 
venga non importa coja alcuna, mafègliè nell’lfo- 
lahada uemrgl'uit non gli uenendo dee pagare due 
marche d'oro lequalifi debbono dtflribuir in cera, 
il Signor fe ha dato entrata a ciafcun amo a que¬ 
lla fraternità quarantamila feudi t liqàali feruono 
qui a queliti che io ui diròfyrimieramete per far le 
robbe & manti da ueftire i Caualiieri della frater¬ 
nità , &per mangiar la uigilia & il dì di S. Geor - 
gio,nelliqualiJe ha da farefolennisftmefefte . Io di¬ 
rò alla Signoria uoflra le cerimomechefifanno nel 
la chieja la uigilia del Santo. Tutù quelli aè\ la fra¬ 
ternità hanno ad effergli con le robbe ch'io ui ho dei 
to>&infitme debbono andar tutti a cauallofino al¬ 
luparla della capeUa,& alcun'alt ro non può anda¬ 
re a cavallo con loro che tutta l'altra gente dee an¬ 
dar a piedi » & quando far anno montati hanno ad 
andare fino al pie dell'altare, & tuttiuentìfeifen- 
%a far differenza alcuna dal fe a lorofe inginoc¬ 
chiaranno per far or adone t & fi porranno a federe 
eiafeuno nella cathedra fua > quando fe uerrà a dare 
Vincenfo due preti & P'efcoui Je allhora li faranno 
l'uno da una parte/altro dall'altra delle cathedrc t 
& tutti in un tempo daranno l'incenfo,& fimilmen 
te alla meffa all'offerta , & alla pace. & quando il 
ueffero Jarà detto torneranno con quelle medemt 


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; Tl^^TE IL BI^T^CO. li+ 

i cerimonie, & finontaranno da canaio mima gran 

| piazza cheglib * & qui urna la gran coUatione di 

confetti, dipoi uerrà lagran cena, & mangiar anno 
! tutti quelli che mrramo cenare - Il giornofeguen- 

te chefarà il giorno del ben auenturato. Sa n Geòr¬ 
gie torneranno con quella medefìma cerimonia, & 
prima che odano mejfa, debbono tenóre capitolo , 
nel quale bada ejfere con loro nel configlio un di 

armi, cheè flato eletto per queHoche fi chiama 
Garrotera > al qual ogni uno danno mille feudi <6fan 
lario ,però che egli è obligato di poffare il mare a> 
di uifitare li Cauallieri della ffaternità 3 & uede- 
re come fi reggono, accioche in quella giornata ne 
posfffar e relatm e, & quando faranno nel con fi¬ 
glio ì fegtrtffamialcuno CauaUierechefuffe mor¬ 
tone eleggeranno uno altro, & fe alcuno hautrà 
mancato & non haueffè compito quello che i detto» 
efufiefuggito in battaglia,inprefentia di tuttipren 
deranno uno huomo di legno che haueranno per que 
Ho apparecchiato > & con tutte quelle cerimonie 
che ufano nel battefmo lo batteggiararmo ponen¬ 
dogli il nome proprio del Caualliere > dipoi lo de¬ 
gradar anno di tutta la fraternità, et fel potrà ef- 
Jereprefo il condanneranno a perpetua carcere 9 
tir mio faranno morire. dipoi lafciaranno ordine 
a tutto quello che haueranno uiHo che alla frater¬ 
nità manchi) & bifogni . uippreffo andar anno d- 
• la mèffa >&al ftrmone dis. Georgio, & poi al 
folenot ueffero . llgiorno feguente tornarono* 

SL 4 


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/ 


HI ST. T> ZI CAVALLI 
eoi mede fimo ordine >&faranno celebrare uno ali* 
niuerfario per /’ anima di quel CaUalliere o Cauallie 
ri che[erari morti in quel anno, & per il primo che 
morirà. Etfè gli farà Caualliere mortoper ilqualfd 
ranno le effequie,quando uenirà alla offerta fi letta- 
ranno quattro Cauàllieri,che latteranno il carico di 
adminiflrarela moneta,&lidue prenderanno la 
froda l’uno al pomo,l’altro alla punta, & co fi a tra 
Merfo la porteranno fino all'altare, & offeriranno* 
la al prete, gli altri due portar anno l elmo ad offe - 
rire,& quello è il dritto delti Capelloni, & cofifi¬ 
nirono le felle dellanno, etfeperauetura alcuno di 
quelli Cauallieri dellafraternità luffe flato prejo in 
guerra giuSla & per rifcuoterfi ba ueflè p agalo tan 
to deJuoi beni ehel non fi poteJJemafffflBt-P'ln quel 
Stato ch’eglifoleua, l’ordine è obligato darliciafcun 
anno quello che conofceranno che meriti la Condi* 
tionfua,anchora Signore hanno or dinato piu, chefe 
altro Caualliere che non fio della fraternità fuffefia 
to feguendo le armi Stroppiato in guerra ,fe ua al 
monafterio, & che gli uoglia flore tuttofi tempo 
iellafua mta che fi a riceuuto con quello che ciafcun 
giorno che far lo pot*à uadiameffa, &a uejpero 
con un manto uermiglioriccamato nel petto conu- 
mgarrotera, & qui fiano fuflentati con la moglie 
fua & figliuolife nehanno,&fetuitori molto aboU 
dantemente,fecondo lacondition jua, anchora han¬ 
no ordinato piu che uenti ione d’honore, ne fiano del 
la fraternità della ganotcra ) & faranno tre noti» 


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TI^HTEI LBIjìUCO. ri* 
il primo l chegiamai non dicano à marito , fi¬ 
gliuolo, ò fratello che fiotto in guerra che torma i 

caja. a. a ri 

Il fecondo b,chefilfifa che alcun de quefit fufit 

afiediato in uilla,iaftello,ò città,c'hauesfino bifogno 
di uettouagie, elle faranno ogni potere & s’affatica 
tanno per mandargliene. 

il tergo è che fe alcuno di queflifujfeprefo di tut 
tó il poter e loro l’aiutar anno a trar di prigione,e gli 
porr ano defuoi beni fino alla meta della dota, & te 
donnefono obligate diportate lagarroterafopra tut 
te le ue&e al braccio finifiro legata. Signore poi che 
alla Signoria uojlra ho recitato iella garrotera,di¬ 
to del tollaro della diuifa che bora fa nuóuamenteU 
fie.DiepteBóVlfre&Ó io cho facciate ch’io ilfappia 
rijpofe l’Eremita . miniando il re e la Regina con 
tutti gli Bari & córte k caccia,diffe Diofebo,il re bai 
ueua commandato atti cacciatori che per quella por 
nata aduna fiero molte faluaticine di diuerfe nature , 
& tanta era la gente che gli andò fra buomini, & 
donne,che ne facesfimo unagrande occifione » però 
che efiendogli gente afiaifacesfimo condurr e. le fai- 
naticute inuno bar co doue non potean fuggire, & 
2 ini confreccie,baUfire,& lacchnefu/attagran de- 
ftruttione,&con carrii&fomeje portorortò alla cit 
tk.li cuochi feorticando un gran ceruo, cbeqttafi era 
tutto bianco per l’antiq uitk,un collaro d'oro al collo^ 
gli trouorono,onde rcfìornogli piu admiratibuomi 
ni del mondo,& afffenditor maggiore lodijfemet 


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HIST. DEL CUVALLIEI^ 
eglipreflamente l'andò a uedere,& tolto il collaro 
in matto il portò al l\e,Ugnale nhebbegrandisfinte 
piacere,però che in qutfto uiddtre lettere fcritte che 
diceuano,che in quel tempo che Giulio Cifare Hen¬ 
ne per acqui flare 1‘Inghilterra ì & il popolo d'ale¬ 
manni,& Bifiaini alla partita che'l fece,prefe quel 
ceruo,& fattogli tagliare il cuoio del collo glipofe 
to quel collaro,&gliel tornorono a cufire,& lafiio 
rotilo andare,& pregane quel I{e che qutflo collaro 
lofacejfe per diuifa. era fecondo il Calendario del 
tempo che gli lo pofero,quattrocento nouantadue an 
7ii,& però uogliono dir molti,che non è animai nel 
tnondocbetantouiua.llcoUaroera tuttodi.s. riton 
diipcrcheintuttolo>A.B. C.nontrouarete lettera 
una per una di maggiore au ttorìtagr perfcftion che 
pojjafignifcare piu altre cofe di queSla lèttera S. 

La prima fantità famedi,fipientia,& Ségno- 
ria,& molte altre cofe cheper.s. cominciano . il 
magnanimo l{e à tutti quelli della fraternità^ mol 
ti Cauallieri forestieri,& del Epgno,a donnea don¬ 
zelle di quelli collari hadonato,& a molti gentil¬ 
uomini li daua d'argento, & a me,& a tutti que¬ 
lli Cauallierichc qui fono uno riha dottato molto re 
Sio contento di tutto quello che la gentilezza uoftra 
mi ha detto»diffel'EremitaJ.'ordine dellagarrotc- 
ra mi piace molto,perche b Slato conflituito con uir 
tuefa legge dicaualleria,& mai non houiSlone udì 
to dire di tanta gran dignità,&h conforme alla uo- 
lontàmia,& malto ilff trito nnrfe ne rallegraci 
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TlHytyTE IL BIOTICO. 116 
temi Caualiieriuirtuofi,non i cofa di grande aititi t* 
ratione il celiar 0 che hanno frenate in poterla d'un 
fabiatico animale pertanto (patio di tempo t& tan¬ 
to conte io fon flato in queflo miferabH mondo non 
ho giamai udito dire, che con tanto gran trionfo (in 
no Siate fatte & foknnixate tante gran cofe t & fe- 
fie,come per la uthù uofìra mi è flato detto . Que- 
fte&fìmilparole diceua l'Eremita, quando Henne 
Tirate che gli diffè. Tadre,&Signore,uofira merce 
de mi facci gratta di Mentre prejjo alla Incida fonte 
per prendere con mi altri un poco di refezione, & 
concedetimecheposfiamo reflarc qui quattro òcin 
tque dìperfare compagnia allafantità uofìra. & lo 
Eremita fu mpUpcontento, & coft con lui reflomo 
piu di dieci df,& in quefto tempo parlorno di mol 
ti atti wrtuofi d’armi » & de molti buoni configli 
che l'Eremita gli diede al tempo della partita.ba¬ 
ttendo uiflo Tirante che’lpadre Eremita non man¬ 
giano fe non herbe,& beuea acqua , mofio d'amore 
tir charità fece portare molte uiuande,& tutte le 
cofe neceffarie alla humana ulta, coft come s'egli ha- 
ueffe da fornire un caHello che da rimici ajpettaf- 
fel'affedio, & ciajcadun giorno l’haueuanoàfare 
mangiare,con molti preghi, & il giorno che fi do - 
ttcua partire Tirante,egli con gli altri con grandi*fi 
mo amore lo fupplicorno che’l uoleffe quella notte 
reflareinuna dì quelle tende > accioche uolendofi 
partire la mattina per tempo gli poteffe da¬ 
re la benedizione Jua , fenz* la quale naif 


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HJ.T. DEL CJ.V ALLIETA 
Ji partirono. Et lo Eremita credendo che'l fufjh ue~ 
i rOìdifie ch’era contento.Mllhoragli mefiero ai or 
dine unpicchilettojnel qual flette quella notte. Et 
Tirante fra quel tempofé portare nelJito Eremito 
rio galline caponi, & altre uettouaglieper piu de 
uno anno,fino à carbone,& legne,accioche'l non ha 
uefiead andar fuori quando piouea.quando gli par 
ue l’hora delpartire tutti tolfero licentia dal padre 
Eremita rendendogli tm taltro infinite grafie, & 
quando lorofuron partiti tennero ilfuo dritto carni 
no uerfo Bertagna. 11 padre Eremita entrando nel 
fuo Eremi torio trouò tutta la cafa piena di uettoua 
glie & difie,certamente quefioba fatto quel uirtuo 
Jo Tirante,&in quelle or ationi cKiofarb, uofflio ciò 
egli habbiaparte,folper conofcère TTfua Bontà. & 
uertùyche quefìo è tutto fatto per me.& da qui in-, 
narrala hifìoria non fa piu mentione dello Ere¬ 
mita . 

COME TII{U7iTE ET COMTMGT^l 
giuvfe in corte del Duca di Bertagna,& come iui 
intefe il gran tradimento che fi faceua nelTifola 
di Rodi dalli Genouefi , & comeper una donna 
il tradimento fu fcoperto. Cap. XXFlll . 

T irante co compagni fuot camino tanto per fue 
giornate ch’egli arriuò nella citta di Tfautes. 
Quando il Duca di Bertagnafeppe che Tirante ue - 
ma,ujcigli incontra con tutti gli Rettori della cit~ 


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TIHjCXITI IL Bionico. 117 
tà,& con gran Caualleria a riceuerlo,&glifcciono 
il maggiore bollore che far puotero,peroche egli era 
fiato il miglior Cauallier di tutti quelli che furono 
nella gran fefla d’Inghilterra . Il Ducatifonorata 
molto,& donagli de i benifuoi,& Tirante era tenti 
to in quello terra in ottima eppcniont da tutte le gen 
tii& effóndo un giorno col Duca,& con molti altri 
CauallieriJolla'Z&ando,&parlando,uennero due Ca 
uallieri della corte di Francia,alliquali il Duca di¬ 
mandò ,fe nella corte era nuoua alcuna,^ loro gli ri 
fiofero,sì Signore,nuoua cenagli è, che quando li 
Templarifurono morti,&diilruttifu inflituitoun 
altro ogdine che fi nomina de S. Giouanni di Gìenu 
falemfiprefe,,qu fi fU predarono iljola di Rpdi*& re 
Hò uoto il tempio di Salamene,& de Greci,&mol 
te altre nationi,fu predata anchora quella Ijòla,& 
quando il Soldan del Cairo feppe che la città, & il 
coltello erano molto ben fortificati Jommamentegli 
fiiacque, & piu che l’ifola fufie Ha ChriHiani fac - 
cheggiata,& ciafcunanno/faceua parecchiamenti 
per poterla hauere,&/apendo gli Genouefital nuo 
ua,che il Soldan facea granparecchiamentoueden 
do il porto effere molto buono,&la terrafruttifera 
drdimolte mercatanti abondante, & perche loro 
con le loro nam uan molto fieffo in Mefi anùria & 
in Barutb,penforno chegli fèria di grande utile,qua 
do bautflero quel buon porto.Ondefeciono configlio 
dinanzi al Duca,& nel configlio fu ragionato che co 
poca difficultà fi potria prendere U città, & H 


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H1ST. DEL CJ.VALtì'EX 
eqfteUo t & battendolo deliberato lo pefero in operài 
che armorono ucntifi tte naui di molta buona gente > 
& alla entrata della quareftma ne mandorono tre» 
& dapoii <f.dìne mandorono cinque,facendo dime 
ftradone che itti le uolcuano acconciare. & mettere 
a carena.^Appreffo la metà della quarefima ne man 
dorano altre tante,& le feciono intalforma, che il 
giorno delle palme furono tutte le uentifette naui ài 
uifta di Hpdi piene di molta gente ,& di poca mena 
tantia, fingendo che parte andauano in Mefiandria» 
& parte in Baruth,&le altre fi detmeuanoin ma 
re uolteggiando,accioche da terra non fu fiero uecbt 
te,& approsfimandofìil Venere Santo,tutine lena - 
uifurono nel porto di B$di affettando quel giorno 
nel quale era dato ordine di perdere la città & il 
cade Ilo,perche in quel giorno dentro al camello era 
no molte reliquie,&chi gli ode il diurno officio gua 
dagna indulgentiaplenaria di pena <& colpa per- 
molti fanti pontefici conccfla,& fra le altre indulge 
tie & relìquie gli hanno una fpina della corona di 
de fu Chrijìoilaqualc à quella propria bora,che gli 
la pofèro in capo,fiorifle,& f la fiorita fino à quella 
horache Giefu (hri sio rejelo Spirito,& quellaffi 
na è di giunchi marmi,&b di quelli chegl'introrm 
nel capo &gli toccamo il ceruello,& àafemo Ve-' 
nere fanto la moHrano,&la tengono à uifta di ogtà 
uno,&gli Genoueft mal ChrifkaniJapendala prat 
tica del maefìro di Rodi & della religioneJuaA? ef 
f tre confmmcnio de dieci Genwfi CauaUieri delf 


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TI\*A 7 ^TE IL Bl^tVCO li* 
ardine,che Slamino nel Caflello,li quali tplfero uia 
tutte le noci alle baleSlre,&gli nepoferoatre che 
erano difapone bianco ò diformaggiorfccioche nel 
tempo della neceiftta aiutare non fe ne poteflerojut 
ti hauerebbono prefi,& morti,innanzi che'l mae- 
Siro,& tutta lafua religione gli hauejfemai penfa- 
to.Ma il noHro Signore alcuna uditapermette alcun 
gran peccato per maggior benefìcio.Inquella città 
era una galante dama la qual per la infinita belle ^ 
ega fua da molti Cauallieri dell'ordine era festeggia 
ta,& per la fuagran uirtù alcuno non bauea da lei 
piacere in cofa alcuna. Et fragli altri un Canottiere 
cheJe nominaua Frate Simon dal Farro » notino del 
J^egno'di'FJauarra lamano, quella dama al parere 
delle genti d’honeSlà eccelfa fi moflraua. Seguì che 
un Scrinano della nane del Capitano deGenouefi era 
ujcito in terra,& udendo la gentil dama molto fe 
innamorò di lei,& aflretto dagli affanni d'dmore 
fi condujje a parlar feco,& le dijfe come in ejlrcmo 
l'amaua pregandola che notigli ncgaffe gratin di do 
nargli il fuo amore , che egli gli darla tanto 
de beni fuoi che contentisfima ne reflaria , & 
incontinente gli apprefentò uno diamante > & 
un rubino , che ualeuano cinquecento ducati » 
& mife la mano ad uno carnier che portaua 
alla Centura , & ne trofie una grande bran¬ 
cata di ducati , & gettolli in grembo dilei , 
che tutta la feciono rallegrare . doppo . mol¬ 
te ragioni dette fra loro egli ottenne tut- 


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H1ST. DEL C J.VjllUE\ 
to quello cheuolfe,&que§lo fu ilgiouedì della cena, 
lagentildama, acciocbe peteffe far lo trarre di mol¬ 
to piu, gli fece gradisfìmefelle,infinito amore dime 
flrandogli.Hora di/le il Cenouefe,poi che ho hauuto 
da uoi tutto quello ch'io uoleua,acciochefiate lapin 
ricca dama,&piu felice delle altre fio ui promette 
di donami dimane la piu ricca cafa con tutto il mo¬ 
lti le di tutta qutfia ct(tà-*Ahi mefchina me» rijpafc 
la damajhora che hauete hauuto da me tutto il de- 
fiderio uoSìro,uenire a deleggami conpromejfe im 
posfibiliychefare non fipoffono, andatotene conia 
pace di Dio,&pregoui non miuenite piu in cafa . 

O Signora,diffe il Scrinano,io mi penfauo hauere ac 
quiflato uno regno,& mi tentuoper il piu fortuna¬ 
to huomo del mondo,penfando chela uita uoflra & 
la mia douefjero e fiere tutte una,& chegli corpi, Jf 
non per morte naturale,feparare non fi potè fiero,et 
farui la piu ricca Signora di tutta l’ijola, & uoi mi 
date commiatofnon penfi la galante perfona uoftra 
ch'io ue lbabbi» detto per deleggiarui,che piu che 
la mia uita ui amo,ma ui ho parlato con finceraue - 
rità,& da qui à dimane non è tanto fratto, che non 
nepofliate uedereuera efperientia, nfpofe la Signo 
ra,fel «offro parlare fujjje con nero effetto , & non 
conparole colorate & finte,& chelfi affettafie al 
cmacofa dì bene, & utile,che àuemrehauefle, me 
lo dotterefti dire,poi che tanto amore dicete dipor- 
tamiuucioche loffi) ito mio ne nfìaffe conflato, 
ma uoi Genoueftfife gente difeonofetnie » & fimile 


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Tl\JlHTE IL 'BIOTICO* nf 
filli a fi ni di Soria,che uanno carichi doro,# man¬ 
giano la paglia,# però credo che tutto dee effèr ta¬ 
na ciancia , & che non lo diciate fe non per ingan¬ 
narmi.Signor a dijfi il Scrinano, Je noi mi protette 
te ditenermi fecreto,io ueldirò. Et la gentil danut 
gli promejje di maipalefarloa muro. il Genòuefe le 
di/Jé tutta la uerità.Quanio il Scriuano fu partito 
dalla dama > ella mandò al caftello uno fanciullofa- 
mìo, & che bauea irgegnoiilqualetrouòil Maeflro 
netta chieja con tutti gli frati che udiuano il matto 
tino,il fanciullo parlò con Simon del Farro, & fat¬ 
tolo ufcir fuora di chiefagli difìe. Signor commen¬ 
datore , la mia Signora ut prega fe di lei giamai ut 
Jperatt hauer compimento del de fiderio uoHro^m- 
chora dhe fiamo ne giorni dipasfione, che inconti¬ 
nente depoHe tutte le cofe fiate da lei, laqual con 
molta humiltà ui afpetta, # di co fa che mai uijcor¬ 
derete e uidefidera feruire. Quel Cauattiere mojjo 
piu dall amor e che dalla deuotione,quanto fecreta- 
tntnte potè fi riandò alla cafa detta Signora, laqual 
quando lo uidde lo riceuettt co molto amore abbrac 
ciondolo,& prejoloper lo ntano fi pofero aJederefo 
fra uno tettuccio, & la Signora con baffo noce dif- 
fe.C aualliere uertùofo, perche ho conofciuto il mol¬ 
to amore che mi portate,# le fatiche,# trattagli, 
che hauetefofferto,et per uolere ottenire quello che 
da me defiderate, & io uolendoguardare l'honore, 
# la fama, che debbe rijplcndere neUe donnei’ho- 
«ore non bouoluto giamai confintire a preghi uo- 


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« VIST. DÉL CjtrULLìEH, 

Jlri. bora perche tat trattagli delCamore che mi par 
tate non reflinofenga premio,& accioche non mi te 
niateingrata ut uogliopremiare di duecofe.Lapri 
tna è ch'io fon contenta di feruitui di tutto quello 
che a mefiaposfìbile per il molto meritar uoHro . i 

Lafeconda ui ho fatto uenire in tal giorno, t perche la 
necesfttà il ricerca per manifefìarui il dolore inefti 
mobile dell’aròma mia,che io ferito che un freddo 
Judore corre per il corpo mio, d'un terribile Jpauen 
to ch’io ho dinanzi a gl’occhi miei, & quello è per 
caufa del gran perdimento del MacHro di Hodi>& 
di tutta la religione,et dipoi di tutto il popolo di que 
Jla città, & non mi concedendo piu fpatio che fino a 
dimane che’l fi celebri l’officio,che tutta la religion 
uoHra faràperfa. Signora,dijjè il Cauallieregran 
gloria Ha mia che di tanto poco cheui Jon fiato per 
nitore ottenghi da uoi tanto gran premio corni di 
accettarmi per feruo, laqualgratta efìimopiu che 
femihauefìt fatto monarchadelmondo, & fup- 
plico alla uofiragentilezza , accioche permezgp 
mio pojfa ejfere nflaurata la religion nofìra, uo~ 
gliomi manifefiare tal cajò,& non piaccia alla uir 
tu diuina chefegua uno tanto gran danno>& bacian 
donile mani utfupplico , che da noi habbia alcun 
documento, accioche io uegga fe in quello fatto fi 
potrà introitare alcun rimedio, che fopra tutte le 
donne di bonore meritate di ejfere ejfaltata, & per 
la parte mia mi offero anchora che fta tutta uoflra . 

laperfona, de i beni, & di honore . Molto refià 




Ti^^rru b unico.' 130 

contenta la granata. Signora delle parole del Ca~ 
maltiere, & recatogli lungamente tutto quello che 
il Scrinano gli haueua detto. Quando il Canottie¬ 
re udì fimtiparole rimafe molto admiratopenfim- 
do alla gratta che la diurna prouidentia gli bone¬ 
tto fatto,in fargli rcuelar è fecreto di tanta impor¬ 
tanti*, & inginoccbmfi nella dura terra per Dolere 
baciare le mani alla uirtuofa Signora, & ella noi co. 
portò,mapreJeloper il braccio, &leuollo di terra 
&abbracciollo t & bachilo iti uertupfo amore.llc* 
maltiere per la necesfttà grande che il cafo ricerca- 
ma di auifame ti Maeflro, accioche hauejfe tempo di 
prouejlcrc negli rimedij tolfe gratiofa ticentia dal- 
la gentil dama. La notte era già ojcwra, il cafletto 
ferrato, & non temendo ti pericoli che Jèguiregli 
poteuam, fu alla porta del camello, & quejja toccò 
congran colpi. ì Cauallieri chefaceuano la guardia 
alto nella muràglia del caflello dimandarono chi e- 
ra quello che con fi granfuria batteua. il Caualtie- 
re nominandofi Simon del Farro,diJJe che gli aprif- 
fere,le guardie gli rijpofero , uattene a maluiag- 
ghjionfai gli pericoli, & danni,che ti fono appa¬ 
recchiati fèl Signor Maeflro fa che in quella bora 
tu fii fuori del caflello, & uieni domattina che po- 
trai entrare a tuo piacere, lofonbencerto di tutto 
quello che mi dicete,rijpofe egli, ma a me contiene 
in tutti i cafi del mondo entrare quefta notte den¬ 
tro del caflello,perche io ui prega affcttuofisfima- 
mente^bc diciate al Signore Maeftro,chemifaccia 

K * 


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m st. vii curuntene 

iprite t clx io non temo ne uoglio temere pericola 
aUunotche ftguire mi pojfa. Vna delle guardie an¬ 
dò alla cbiefa, & trottò il Maturo che era apprej- 
fo del monimento che diceria le fue bore» Uguale 
quadoJeppe che Simon del Farro a tal bora era fua 
ù del caftello, con grande ira diftè.Iogli prometto 
che/i Dio mi lafcia. muore fino adontatimi che gli 
farò dare difciplina tale t chea lui fard punittone , 
tira gli altri effempio.O mal frate che cofilqfciala 
religione,dapoi cb'iofon Maeftro non ho uiHo » ne 
faputoch'alcuno a talhora fia fuori del caftello » an 
date, & elicetegli che in quella notte non può en¬ 
trare t ma che domane baderà il Jrn premio. il 
Mae Aro tornò alla oratione fua,& la guardia uefi 
ne con la rifpoHa , quando Simon del Farro udì tali 
ragioni banalmente tornò a pregare i cauatlieri che 
la guardiafaceuano , che uolcfiino tornare a dire al 
Maeflro che gli faceffe aprirebbe la entratafua era 
di gran neceftità >fài che hauefte udito tgli deffe la 
perite tuia che'l meritaua. per tre uolte gliel tornò 
a dirti & in niun modo non uoleua che gli aprifte- 
ro. Quiuierauno Caua/liere molto antico , chedif- 
fe al MaeHrOiSignorct perche non da uolìra Signo 
riaaudentiaa quefto frate Simon del Farro? alle 
Molte feguono cofe in una bora > che non uengono 
in mille anm,qutfto Cauallitreja pur la pena che gli 
i,& quello dte egli ha commeflò,nolteniatepcr ta 
topato,cheftn^a caufaegli uoglia entrare a que 
ftabora potendo domattina entrare flavamente * 


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ri il sierico, i$t 

per ilcbeio lodarci che guardate le porte,& in alto 
per le torri le guardie fteffero armate & ben proni 
ftedi artegliartOyche, Signore io ho uitto a miei tem 
piche fe non hauejfero aperta la porta del cafiello et 
meiga notte,il caflello di S.Tietrofi perdeua per 
gran moltitudine de Turchi che gli uetmero a fora 
incognita, & fora per fora il Matfiro di cui Dio 
habbia l’anima lofòccorfe,& co fi il caflellofu libe¬ 
ro dagli mtnici.il Maeftro per le parole dello enti* 
co Caualliere fu contento che gli aprifliro, & com¬ 
mandò che le porte fuffero bengr<ardate,&lo fece¬ 
ro entrare,& egli ueniua con la faccia molte altera 
ta.Quando il Maeflro lo uidde innanzi afe gli df- 
Je,o mal frate & peggior Caualliere,che non temi 
Dio ne l’ordine in cui feipoflo, che nelle bore indi- 
flotte & non fonette per frate di religione Jei fuo¬ 
ri del caflello.lo ti daròlapenitentia. Vemteuoial 
tri tmnifiri dellagiuflitia, & ponettlo in prigione» 
C V non gli date mangiarefe non quattro on^c dipa 
nc,tt due d’acqua. La Signoria uoflra difje il Caual 
Uere non ha già per conjuetudine di condannare al¬ 
cuno prima che'l non fia udito, & fe la ragione ch’io 
dirò dime non battarà a redimermi dalla pena, con 
pacientta al doppio riceuere la uoglio. difle il Mae- 
Uro,io nontiuoglioudire, macommettoche lcom¬ 
mandamento mio fìaejfequito.0 Signore diffe il Ca 
uallierj, & coft Jaròiouilmente trattato che non 
pafaranno uentiquattr’bore, che la Signoria uottr* 
tmuorriahauere udito,& fouermi donato lame- 

4. i 


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v ' msr :del cavallieii 

gliortommandaria di tutta ÌMreUgione, che non gli 
ua altro che la uita . La dignità è chefi perda tut¬ 
tala religione, & fe quello che io dirò non farà ue- 
TOiio non uoglio altra minor pena, fe non che mifae 
date gettar in mare con una mola al collo > che io 
uoglio morire martire per mantenire lartligionno 
ftra. llMaeflro che uidde che il Caualliere tanto 
figiuBificaua,commandò che il lajciajfero , & difi 
fejhora uediamo quello che faprai dir e.Signore (Ufi 
fe il Caualliere, non è cofa che dire fi debba in pu -, 
blico. il Maestro fece tirare da parte tutta la gen¬ 
te.il Caualliere a dirgli cofi incominciò. Signore 
perlaimmenfa & diurna clementia & bontà del, 
tufiro Signor Dio ì fiata fatttaaUa religionhoflra 
la maggior gratia che giamai fifacejfe ad alcuno, 
che dimane la Signoria uoflra Jaria fiata morta co 
tutti noi altri, & deflrutto tutto il noHro ordine, ' 
La città & tutto il popolo rubbato, donne & don 
ielle fuergognate, & poflo ogni cofa in total defiptt , 
tiene, & però Signore io fon uenuto a tal bora per 
informami ben di queflo fatto, non temendoperico 
lo alcuno per faluare la uita della Signoriauoftra,et, f 
dà tutti li frati della religione,&fe di tal cofapuni k 
tione merito con moltapatientia lafopporterò,pe -, 
roche non fìimo la morte pur che la religione no~ 
firanon fi perdanoti prego figliuolo) diJfèilMae-i 
fìro, che mi dichi Informa & il modo come fi dotte, 
ua fare, che io ti prometto a fede di religiofo che.la 
pena che io ti promettete fi conuertbrà in grande - 


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TIH^TE tl 13* 

amgumento <jr effaltatione dello bonor tuo , 'che da 
prime io ti farò il maggior di tutto l’ordine noflro. 
jlCaualliere fe inginocchiò interra , ebaccioUila 
mano,& appresogli dijfe. la Signoria uofhradeefit 
pere come due frati Genoueft della religion ncftrq 
' ti hanno uenduti, che per configlio loro fon uenute 
quelle tumidiquefii maligniGenoueficongran mol 
titudine digente,& con poca mercatantia, & que¬ 
gli traditori che habbbiamo dentro al camello han¬ 
no fatto malignità tanto grande che'dclla camera 
delle armi hanno tolto tutte le noci delle baie Are 
lìr gli le hanno polle di fapon bianco, 0 di formag¬ 
gio , accioche nella necesfità non ce neposfiamopre 
ualere , & domani che i il Venere di paflione hanno 
eletto li piu forti huomini, & difrolli di tutte le nà 
mi per entrare nel co [itilo, & ciajcun di quegli por~ 
terà una balcflra difcaualcata che bora nuovamen¬ 
te hanno ritrouato,che non è Itgato il fuHo al Tenie 
ri confilo come fi ufa nelle altre,ma co la llaffafon 
tantogiuHe & con un picciolo ferro congranpre-, 
ftezza & molto ben fe incaualcano, & ciaf am por. 
, torà la fpada, & fecret amente armato portandofo 

fra le armi nelle nere lunghe fino in terra, eJr acciò 
che alcun non habbia notitia,uerranno di due in due 
confcujà de adorarla croce, & di udire l’officio 
& quando gli[erìgente affai, &che il diurno of¬ 
ficio fi celebrarà , facilmente potranno ufeire del- 
• la chiefa, & con lo aiuto de gli duo frati che già., 
boteranno preja la principale Torre doue 84* 

K 4 


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N1ST. DEL CjirjlLUE\ 

U Cavellano, daranno entrati a glialtri & prende¬ 
ranno l'altre torri che appre fiorii fono, & innanzi 
chela Signoria Moftra il finta la metà del cafiellofi 
rà prefi , & la «offra Signoria et tutti noi altri non 
ci mancarà la motte ò prigione,poi che cofi h,difie il 
maeB.ro, andiamo Jècretamente alla camera delle 
haleftre » et piu dicinquecento baleBre che gli era¬ 
no > nonne trouorono piu che tre che hauefiero noci 
fi no di fipone o di formaggio, llmatfiro in quel pi 
io resìò tutto attonito,eJmarrito,e conobbe che’Ica 
uaUieregl’hauea detto il nero, et con gran prette^•- 
g* fece congregare il con figlio de Cauallieri , et fot 
$oprendere gli duofrati Genouefi, il maeBrouolfi , 
fargli tormentare,ma loro confefìorno , tome finora 
mercede alcuna, il maeflro et tutta la religióne do - 
neamorire.Treferonglietgittorongliinun fondo di 
torre doue erano molti ferpi.afpidi, et altri uili, et 
uenenofianimali,et in tutta la notte alcuno non dor 
mi, angi (untamente raddoppiarono leguardie,et 
eiefiero cinquanta cauallierigiouenidijpofli per dar 
recapito a quelli che ueneriano.et tutti gli altri fi ar 
tnorno, accioche glipotefiero darJòccorfofi bìjogno 
fufieja mattina quando hebbero apertele porte, li 
Genouefi cominciarono a uenire di due in due,et ue 
muan fingendo di udire l’officio,baueuano dapafiar 
tre porte, la prima era tutta aperta co duo portinai 
che laguardauano, all’altre porte nopoteano entra 
re fi non pii portello,et quado erano dentro algr2 
tortile dinari alla chiefi u'erano ì cinquata cauaUia 


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T E IL BI>AÌ{C0. IJJ 
ri ben armati cbe li pigliavano , et difarmauano,& 
fetida toccare de piedi in terra li gittauano in fofìt 
da ferbar grano profondisfìme l'uno fopra l’al¬ 
tro,& anchora che gridafiero,nonfipottuano udir 
di fuori,& in que fio modo morirono mille trecento 
Genouefiin quel giorno,& fepiu ui fufièro entrati 
piu Cariano morti, il Capitano che flauadi fuori ut 
dmdo che tanti Genouejì erano entrati , & che alcu 
no non ujciua fuori,prettamente fi raccolfe nelle na 
ui.llgran Matfìrouedendo che piu gente non entra 
u*,feceufcir fuori delcafteUola maggior parte del 
li Cauallieriy&commandogli, che tanti cometrouaf 
fino de Genove fatanti ne uccideJfero,&in quelgior 
no fu fattagran deslruttione de Genouefi.il Capita- 
nojubitamente che sauidde di quefio. fece raccorre 
tinta lafua gente, & fece daruela allenavi facce» 
do la uta di Baruti.Verche benfapeua,chequi era il 
Soldano.il Capitanagli comparfe auanti,& raccon 
togli tutto il fatto come era feguito in Bodi. Et confi 
glioronfi infra di loro di fare armata ad infiantia,et 
richietlade Genove fi , & i accordarono tutti che il 
So Idano in perfona pafjafje nell’’lfola di Bpdi con la 
maggior pofjanga che poteua, che nellefue naui po- 
1 trianopa}jarcmdue,òtreuiaggi.llSoldanofccepor 
re in ordine uenticinque mila Mamalucchi, & man 
I dògli nella detta lfola.Quando le naui tornoronoum 

dò il Saldano con uenticinque mila Mori.Le naui an 
• dauano,& ueniuano di modo cbe pafiorono centocin 
quanta nàia combattenti > ; quali tutti fi trouomn . 

v 


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MS. DSL CUVUlllSl^ 
dentro alla detta ìfola. Qjiandò llfolafu tutta de 
flrutta danti capo infine alt altro pofero l'affedio al 
la città, & le nauiguardauano il porto taccioche no 
mfujjeportata uettouaglia,& ogni giorno donano 
tre battaglie al cafleUo,una la mattina,una à meg^ 
5 ' l ogiorno,& un altra uerfo lafera, & quelli di die 
troftdefendcuano molto umilmente come buoni,& 
ualorofi cauallierijmperoche slattano con grande 
angulìia,perche le uettouagliegli ueniuano à meno 
& diuentro in tanta necesfità die glifu dibifogno di 
mangiar li lor cavalli, & infino olii topi, il gran, 
Maeflrouedendoft in tanta necesfità,mandò per tue 
tigli marinai,&pregolli molto che mettejjcro ordì 
ne, che con un brigantino potè fé pafiarper mcg-, 
go lenaui. Li marinai fubitamente fornirono un bre 
gantinodi tuttelecofeneceflarie.il gran Maettro^. 
firiffèlettere alTapa,all’Imperatore àtutti i 

Se, & Trencipi de Chrifiianinotificandogli lagran 
dii firn a necesfità ,nellaquale alpreferite fi ritrouau* 
pregadogli che il uoleffero Jòccorrere.Tartisfi il bre 
gantinouna notte clxpioueua,& era grande of curi 
tà, & p affarono, che gìamai non furonofentiti,&poi. 
che furono arriuatti diedero le lettere . Etciafcun 
Treneipe diede loro buona rifpofla,nondimeno lo aito , 
to era molto tardo.il Pp di Franga riceuutele let -. 
tere,fece molte proferte,ma pochi fatti. Tutte que , 
fle. ragioni che dette habbiamo recitomo i Cauallie . 
ri che della corte del I{e di Franga erano uenuti al , 
DUcadiBertagna. Il Duca dimoHrauadi dolcrjh 


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T IHX^ITE IL BIACCO. IJ4 
Stolto del Maefìro della religione , dicendo à tutti 
quelli eh’erano premènti molte uirtuofe parole,tra le 
quali in fpecialità diffè,che madaria imbafeiatori al 
Re di Fran%a,che s egli uolea madarfoccorfo al gru 
Maestro di Fpdi,che gli faria graepiacere ch’egli an 
daria per Capitano,& lo faria di molta buona nolo 
ta,& $ tal confa egliJpcnderia delfuo dieci mila feu 
di.lldì figucnte la mattina tenne co figlio, & furono 
eletti quattro imbafeiatori,uno t ArciuefcoHo,unP r e; 
fiouo,un Fifconte,&il quarto fu Tirante il Bianco f 
percioche era Caualliere della fraternità della Gar 
rotera.Giuntì che furono gl’imbafeiatori, Ù reudita 
larichiefla loro,gli diffe che il quarto giorno gli da 
ria rifpofìa,&paflòpiu d'un mefe innari che potef 
ferofaper quello ch'egli deliberale difiere. Quando 
furono ben flati,il Re gli diede rifpofta dicendogli che 
al preferite egli non potea attendere àtai fatti,eflen 
do occupato in altri negoctj che gli erano di maggior 
importa %a. Gl'imbafeiatorife ne ritornorno cola ri 
ffofta.Quado Tiratefeppe chetata Morifma erafo 
praHpdi,et che alcuno negli dauafoccorjo,parlò co 
mólti marinai dimadado cofigliofe’l faria posfibilt 
che lutti potefe/occorrer,& dicedogli che s’egli an 
daffe cofi comedouea,bèlopotria ]occorrer e^t pa¬ 
tria entrar detro il cafttl di nodi nò entradoper la 
parte del molo,ma dall’altra parte.Tirate co uolotà 
del Duyt,e co licctia, et uolòtà di/ito padre,et difua^ 
madrecoperò magrofa naue,&fecela molto bò an 
mare,<0-proueder di molte mtQuaglie. Jluueme . 


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H I ST. DEL C*AVALLIE\ 
che per la comfcen'ga, che Tbrente hauea,con li ém 
que figliuoli delire di Fra%*ft il minor di tutù c'hc 
ueanome Filippo jlqual era unpoco ignorate,et era 
tenuto di efier molto grosficro,& il Heper tal con* 
fa ne fiacca moltoipoca Hma,&la gente rum face* 
mentione alcuna di ltù»& ungentilhuomOiCbe lofier 
uiuafapea,che Tirante aniaua con una nane in %o- 
ty&per pafiar in Gierufàlem banca gran defide- 
rio d’andar in quelle terre,difie à Filippo» i Cauallie 
ri Signor e,i quali uogliom confèguir honore,quando 
fongiouanh&diJpoRiper efier citar tarmi, non do- 
uriano dimorare in cafa de padriloro,& fpccialtni 
te quelli che fon diminor età degli altri fratelli, & 
tanto piu quando gli padri non fanno mentione ale* 
na di loroy& sio fusfi nel punto che uoiJete,piupre • 
Ho andrei cercandol herbe per li monthcbcfol un- 
dì reRasfi in quefta corte.Hor non fapete uoi come 
dice quell’anticoprouerbioì Chi muta luogo > muta 
uentura?& potrebbe fi trouar in altri luoghi meglie 
re,che qui non fi troua.Guardate quel famofo Ca- 
uallier Tirante il Biancone apprefio il moltohme 
re ch’egli s’ha faputoguadagnar nelle battaglie che 
hafatto in Inghilterra, hot nanamente arma un* 
grafia naueper andare a Hodi,& di poi alla cafa fan 
ta di Gierufalem.O quota gloria uifarebbe à partir 
uidi quafecr et amente,uoi & io tutti dui tnfieme,et 
non dir ad alcuno cofaueruna fin che nonfiusjfino di 
trolanaue,& cento miglia in mare, & Tirante i 
un Caaallkr tanto mrtuofo che ui ebedirà,&far*- 


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Tt^XTI IL BIACCO. 135 

m quell'konore,cbe meritate,fecondo la cafa Regale 
o ndefete difcefe.Mio buon amico Tenebrofoào mal 
to ben accetto il buon configlio che mi date,diffe Fi¬ 
lippo,& fon molto contento che lo mettiamo in efie 
catione. A me par Signore,di/le &gentilbuamo,che 
primieramente io debbia andar in Bertugna al por 
fotone Tirarne mette in ordine la naue,&dirolli che 
per la moka amicitia ch'io tengo con lui, egli mifae 
eia grafia che incompagniafua por fi andar nella ter 
ra fama di GierufaUm con quelle cofe che mi fame 
dibifogno permear per dueJeruitori,&mfta la fua 
intentione porremo nella nane le cofe che faranno ne 
ceJJàric.Fiiippo reftò molto contemo di quella deli- 
herationej&dtffe .Tenebrofo in queflo tempo che 
noi andreteàparlareàTirante io pigliaròpiudana 
vi ch'io potrò,& robbe,& portarolli con effe meco» 
per poter dimoferar douunquf fi uoglia quel ch’io mi 
fia.ll dìfeguemeilgentilhuotnofi portico» due fa* 
dieri che l accompagnmano,giorno camino Tene. 
brofoperfei dì,che peruenne dou’era Tirante.Feci, 
enfigrandùfimofeHa,come fi uiddero, & Tenebro 
fo li diffe la caufa della fua uenuta. Quando Tirante 
hebbeintefa l'imbafciata,riceuìgrandufimo piace. 
re,percioche fapea che Tenebrofo era gentilhuomo 
ualentisfimo, &molto difcreto,&faceagran ftima 
della fua compagnia,&gliriJpofe.Signore & fratei 
Utio Teffeb rofo,i beni,la perfona^ la naue,&tut 
to quello ch’io tengo,l apparecchiato àtutto quello 
thè ordinatetengomi à molto buona uentmra del 


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BIST. D SL C JlV JLVll-Éìi 
Htruofiro in mia compagnia,& per cofa del mondo, 
non diporterei che CauaUiere,ne gentiluomo qual 
fimglia,chefufiein mìa compagina mettefie netto 
vaghe nella mia nane, che di tutt o quello che farà nel 
la mia nauecofi proprio come alla gfona mia ui farà 
dato ciò che vorrete.Quado Tenebrofo udì cofipar 
lar Tirate fu ilpiu colete Intorno del modo » et redi 
infinitegratie à Tirate della moltafuagentile^a , 
Tirate comodò ad un de funiferuidorì chefacefie api 
pareccbiare detro alla nave una camera, dove Star 
potefje à dormire,& magiarei et che Thilippo ftar 
potejicf abolì dì fecreto,et Tenebrofo fe ne ritorni 
caualcado perfei dì fin che fu co FilippOi il quale f 
ajpettaua cogradisfitmo defiderio.Tdpfupoca la et 
Jòlatione che Filippo hebbe f la buona rìgmfia di Ti 
riite#Tenebrofogli difie,che ponefie ordine che prò 
ftafosfe la partita loro,& Filippo lirifpofe che già 
hauea preparato tutto quello c'hauea da portare. La 
mattina Jegucte Filippo andò à fuo padre il re,e fup 
plicollodauati la Heina,chefufie difua merci à con 
cedergli licetia di andar fino à “Parigi per vedere la 
fiera,eh'era totano due dì di qui.ll He co la cara co~ 
Jortela Heinagli difie che faceffe quello che uoleffe» 
e Filippo gli baciò U mano,& fimlmete allaHeina. 
La mattina à buo bora fi par timo,e tenero la fua via 
& in fei dìarriuorono al porto dimore, & Filippo 
fi pofe dttro la naue di Tirate in una camerry&nafi 
lafciò ueder ad alcuno.Quando la nave fu partita » 
j& bì ducento miglia detro in mare,Filippo fi mifr 


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Tl\^i 7 iTE IL BIMT^CO ijt 
, Rrò à Tir ante,et egli Ratta il piu admirato huomo 

del modo di tal uctura,&poi che fi trouorno dentro 
l in mare furono forati di tenir il camino uerfo Por 

togallo et arriuorno alla citta diLtibona.il re diTor 
togallo quado feppe che Filippofigfiuol del re di Fri 
%a ueniua i quella naue,gli madòunCauallier pregi 
.jj dologratiofamete cheglifujfe in piacere di ufcire in 

terra,imperocbe ueniua tutto coquaffato dal mare» 

• ! Filippo gli madò à dir e,che p amorfuo era molto et 

? teto.Tirate,etFilippo fipofero molto be iu ordine di 

1 ueRimeti,et beaccopagnatida molti Cauallieri, et 

, getilbuomini che Tirate hauea menato, co lui , tutti 

? be ue(iiti,et co catene d’oro ufeirono della naue,et fi 

, / auiororìo’uer/o il palazzo.llpe quado uidde Filippo 

J VabbraCciò,et feceli molto bonore,et a tutù gli altri 

et dimorarono i corte del I{edue di.Quado fi uolfe 
\ ro partire il re fece molto be fornir la naue di tutte 

| le cofe necejfarie,et in molto gride abodatia. Dipoi 

I Tirate madò ungétilbuomo al re di Fra^a raccotl 

! dogli la uerità di Juo figliuolo. Quado il re di Fra^a 

| | feppe,che fuo figliuolo andana co coftbuona copagma 

{ nefu molto cotÌto,et fpecialmete la reina, fche era 

paffuto tato tipo che no haueua potuto fap di lui cofa 
'' alcuna,anzi pe/auanó che’lfujfe morto,ò chefuffe alt 

I dato in qualche moni fiero. Filippo tolje cambiato 

dal fe di T$rtogallo,&la naue fece uela,&uène al 
capo di fan Ficenzpp pajfar il tiretto di Gibelterra, 

;. et quittitrouorono mokefuRe de Mori.Quando le 

i fuRe uiddero la naue tutte fi pofero in ordine per 

, Google 


HIST. DEL Cjr^LLlEK 

prenderla,# dettargli una gran battaglia che duri 
piu di quattro hore,& mori molta gente delTuna et 
taltra banda.Quando la gè t e di Tir ante fi fu rinfre 
fiata, tornò un altra uolta alla battaglia , la qual fit 
molto atroce, uffroi che la nane di Tirante era mal 
to maggiore,& piu atta di alcuna degli Morire be 
erajbla ì & le altre fra picciole drgrandi erano qui» 
deci,# tutte cembattcuano.Tir ante quando Jepar 
tì da Tortogallo haueua nella nauefuapiu de quat 
trocento huomim d'armeggìi hauea nella nane uno 
marinaio molto deflro*hc fi chiamano Catoquifa- 
raa,che molto hauea namgato,# erafottilisfimotft 
uaUntiifimo,ilquale uedendo che il fatto loro onda 
Marnale Jolfc moltefuni, # fecene un filiti a ma¬ 
niera di reteàn cui fi porta la paglia,# dal cafieli» 
da poppa fino alla prora pofe abbracciando l'ar¬ 
bore da quelle funi,# fatele legare alto,cbe non fa 
ceanfaftidio à quelli eh'erano nella nane,&combat 
teuanOfOngi li reflaurorno di non effir prefi , che li 
tran\,che li Mori tirauano erano tanti,# tanto jpef 
fi che grande aimiratione era daucdere,#fc quel 
la rete di corde mugli era,tutta la coperta della na 
uefaria piena dipietre,et di pali diferro,et con quel 
lo artificio fu reflaurata,che giamaipiu una pietra 
fila non gli poti entrare^mgi cofi come dona nelle 
corde cadeua in mare.quello marinaio fece anchora 
picche tolfi tutti i mataragi che'l trono nella nane 
et ne armb,et coperfe il caflellotft le fiondi della na 
Uc»tt quando le bombarde tirauano , donano negli 

ma* 


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; Tl\AViTE IL BJyiJ^CO. 

i ■ inatarazzi,& male,ne danno alla navefar nonpo 

l ; teano,^tnchora fece piu,tolfe olio bollente, &pego 

i • la,& co fi come le naui erano affrendiate, concac- 

i • (teglie le giravano,&per ejjèr bollente davano di 

il gran pasfionea i plori, onde gli fu for^a Jtpararft 

i dalla naue, & coft combattendo d\& notte tutto il 

j, fretto di Gibelterra pajj'ornottante furono le bèl 

j barde,dardi,& pagatori, che le vele bave am cbia- 

nate con Calbero della naue,che volendo calare l'an 
, r tema dapoi che li Mori gli hebbero lafciati nonpo- 

pero,& era moltaprefjo di terra, & certamente la • 
{ natie andana a dare a]frauerfo apprejfo alla città di 

t Gibelterra,fegli marinai nonfu/Jèro flati tanto buo 

. ni,che con prefetti volt orno la naue, & alcionia 

t le uettT,& ufctrono del ftretto,& entrorno nel gran 

, i mare,& in qvefia battaglia furon con molti altri fe 

t j riti Filippo,^ Tir ante,andarono in una lfola difi>a 

( | polata prefjo terra de mori dove fi guarirono delle 

; I ferite al meglio che puotcro,& la naue racconcioro 

I no,& nauigomo per la cofla di Barberia, doue beb 

I beta molte battaglie dafufle de Genoueft,& de Ma 

( ri,fino che furnopreffò de Tunifi,& qui jiaccordor 

I i no di andare alti fola di Cicilia per caricare defru- 

, : mento, quando furono nel porto di Talermo quiui 

, era il I\e,& la f{eina, 0- duo figliuoli che bauea,& 

, i una figliuola d'ine filmabile belleccja chauea nome 

1 Bicomana donzella molto faputa,& di molte virtù 

, compiuta, & ejfendo la naue in porto, & volendo 

prendere vettovaglia che n’haueangranbifogno ufi* 

S 


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' VIST. DEL CAVALLìEF^ 
te a i terra il Scrinano, & cinque, ofei con lui, cote 
tommandamento, che non dicejje nulla di Filippo 
ite di Tirante j'e non ch’era una nane partita di To- 
mente per andare in „dleffandria con alcuni peregri 
li che andavano alfinto Sepolchro,quando il l{efep 
pe,che di Tonante ueniano per faper,nuove di quel¬ 
la terra mandi a commandare al Scrinano,# a tut 
tilt altri,che uenijjero dinanzi altafita Signoria,# 
gli fu forga di farlo, & recitando dinangi al ({eie 
battaglie granii,che nelflretto di Gibelterra hauea 
no.hauuto co Morite con Genouefi, et no fi ricordate 
do in quel cafo del comandamento,che Tirate gl’ha 
mea,fatto, diffe come netta nane era Filippo figliuolo 
del He di Francia, in compagnia di Tirante il Bian 
co.lntefo c'hebbe il t{c, fece fare un gran ponti di le 
gno tutto coperto di drappi di ragjo dalla terra fi¬ 
mo alla nane,e per fargli honore entrò nella ttaue co 
duefigliuoli,ch' egli hauea, e pregò molto Filippo, et 
Tirante che ufcifiero in terra,et iui fe ripofafiero al-, 
cuni giorni $ il gride ajfdnno,& diHurbo c'hauean 
fofferto in mare,et nelle battaglie de Mori. Filippo » 
& Tirategli refero infinitegratie > e difiero che f 
cotentarlo aniariano co fua signoria.Il negli con* 
dufie nella città, & gli fece molto bene alloggiare, 
&Jeruire di ottime uiuaie,& d’altre cofepertinen 
ti ad huomìni, che di mare e/cono > ma Filippo per 
tonftgtto di Tirante difieal t\e, che non refUria nel 
fito alloggiamento fin che no hauefie tufi tato (a Bfi 
na.ll %e ne fu contentisfimo,& quandofurono al-\ 


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TlltU'HTE IL EUVCO. igty 
tònelpala^p,la Hgina, &fua figliuola la Infanz¬ 
ia gli riceuerono con fàccia molto affabile, & rito rs 
nati alfuo alloggiamento > il trattorno apparatole- 
aondo che figliuolo di I\e mcritaua ) ciaf cungiorno 
dapoi la mejla f & dietro al diftmre erano col f{e,eO 
mfpecialità con la Infanta,laqual moRraua tanta 
affabilità agliforaRieri,che andauano, et ueviatto, 
che per tutto il modo dellafua fingulareuertù fi par 
laua\et pratti cado eiafcungiorno nella corte del t\e» 

■ et con la Infanta, Filippo fe innamorò molto di lei» 
et ella di lui ftmilmente > ma Filippo era tato ttergo 
gnofb quadogliera dinanzi checonfatica hauea ar¬ 
dire di par lare,et quando ella ilponeain alcune re. 

' gioniriógli fapea rijpondere x et Tirate con gran prò 
fittagli rifpondea per lui » et dicea alla Infanta >* 

■ Signora che cofa è amorei qutRo Filippo quando et 
nUo aìloggiamtte, et fuor a de qui giamai non baia 

■ fua bocca Ranca di dar laudi, bene è uertù della Si¬ 
gnoria uoRra,e quado ui è prefente congran fatica 
di fouerchio amore può parlare. Certo ui dico chefb 
iofusfi dona,et trouasft alcun co queftagentil quali 
tàiet lo conofcesfi huomò dijpoRo, et di antiqua prò 
geme per amor di Imlqfciarei mùgli altri, vdh Ti 
rante,difiela Infanta,uoi dicete bene,ma fe nottua* 
mente gli uie di efier groflodifua propria natura» 
qual piacer, qual cofojationepuò efier aduna ddgd 

^U>s}£ogni buomo ft ridali lui,et fu glipongano fini 

« itomatta nell’ultima cofa,per mio amóre non midi- 
tete tatragioni, che f er mo diletto io nomi buó~ 

Sa 


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HIST. DEL CAVALLI Eli 
me che haueffe ingegno, & cbefuffè di men nobilfi « 
to,& di cafa, & che non fuffè ignorante ne auaro.Si 
gnor a diffe Tir afe,uoi allegate male ragionila que 
fio nonfede in quel baco che noi dicete. Quetto igio 
nane di poco temp%& ueccbio difennoìliberale^t- 
mmofo,piu che tutti gli altri,molte affabile, &gra 
tufo in tutte le,cofe, & non mi lafcik ripofare la not 
te come io Morrei, perche fi lena, la notte gli pare 
un'anno. 11giorno gliè dilettofo, fe piacer efare gli 
uoglio non hauemo a parlare d'altro che della Sigm 
ria uottraffe queflo non è amor,ditemi adunque che 
coja è?Signora amate chi u’ama,et queflo èpur uè- 
ro ch'egÙ ò figliuolo di R£>& eguale a noi, et thè ti 
ama piu chela/ita Hit a, & s'egli non parla tanto co 
me la Signoria uoftra Morrebbe per migliore lo dò- 
neretti hauere.guardatine Signora dagli huomini, 
che con grande audacia, & con ardimento penfano 
di richiedere donna,o donzella,che tal amorenelue 
ro non i buono,però che amore che prefto uienepr* 
fio fi perde, &tali come quetti fon detti huomini 
corfari,che uanm alla robba de ogmuno. datine uoi 
S ignora, a huomo che con gran paura uien dinanzi 
allafua Signora,& con gran faticagli può ufcire la 
parola di bocca, & con le mani piene di timore di¬ 
te quanto che uuol dire. Tirante, diffe la Infanta, 
per la grande amicitia che hauete con Filippo fate 
bene ad affettarlo in cathedra di honore per il nobil 
ordine di cauaUeria che hauete, non potretti dire fit 
tmil ben,cbe appartieni a uoi, & però uè ne tengo 


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ti^hte ri bijìi^co. ij* 

$o per migliorerà non penjate ch'io fta domi, che 
creda di leggieri,anq fe co/a alcuna dout/fe/accede 
re gli uorrei porre le mani infino al cubito in /ènti* 
re in japer qual è la prattica,,flato,et condurne fua, 
& fel/aria per dare confolatiote all'anima mia m 
qucflo monda , E però/egli occhi mieifono conten¬ 
ti della uiSla ai lui,il mio cuor combatte meco > & 
la efperientia me lo mamfejìa ejfcr quello di che dtt 
bito/gnorante,& auaro,lequali due malitie/òn in¬ 
curabili. 0 Signora chi di tutte lecofe del mondo 
uuolc (bttilisfimamenteguardar, molte notte gli ac 
cade che egli elegge la piu trifia, & in/pedaliti ne 
gli amori honifli,er leciti,& non fin peffàti tregior 
ni, chepaffèggiando per il giardino col Signore l\e 
tio/frb padre parlando di molti flati de Trencipi del 
la Chriflianità, & di molte altre cefi ueresfmo a 
parlare della Signoria uoflra dicendomi come il uà 
" lena uiuendo ripartire il fuo flato , & per il molto 
amore, che il padre naturalmente porta alli figlino 
li, & in /penalità a uoi chefet e donzella & glifeto 
fiata fempre mai obediente ui uuole dare per dota 
tutte le terre del Ducato di Calabria con ducente 
mila ducati infìeme. & queflo ha gran defiderio di 
uedere mentre che’l uiue. accioche quando del cor¬ 
po fuo fi gli partirà l’anima acconfolato je ne ua- 
di : & io uedendo la buona & retta intentione fua 
plitfho lodato ,perochela Signoria uoHra meri¬ 
ta infinita dignità, & konorc eccel/o. Onde io,/ap¬ 
plico a uoflra attenga ebe alcune horedifpofie *r. 

S i 


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« H1ST. DEL CtAFJiLLlEIC 
'Migliatedare audientia,& imprendere faftidio di' 
tmlla,che io gli dica, che io veggo venire qui nella 
aorte del Signor J{e Imbafóatori del Vapa per con 
trattare mattrimonio di fuo nipote che dicono alcu 
m che il patria efferfgliuolo a voftra ^dltegga, &> 
dall’altra parte gliì nipote del f{e dififapoliydel re 
di Ongaria,iel l\e di Cipri , & anchora che io non 
babbia la potetti del Chrittianisfimo,& in dignità 
fuperiore di tutti li Rpgi della Cbrittianità il [{e di 
Franga di qiieflo mattrimonio con uofiro padre,&> 
con l\Altegga uojlrauuole contrattare grancofah 
Signora con li occhi corporali poter vedere fe glih ■■ 
goppoguergo, & flroppiato i’alcuno de fuoi mene, 
bri,fi glil vecchio,ogioueneys’egli ha buona,omala 
gratta,fegUè valente huomo,o codardo,di tutlfqm 
fie cofe, & de molte altre nelle quali la natura può 
mancar t^ikegga uoflra non bavera a slame are* 
lationd’altri, cheuipojjadire tutto il centrar iodi- 
quello che Jori, fauia & difcreta io ui veggo Signe 
ra, &faper piu che ciaf cuna, & per tale ui tengo ,. 
ma nonpenft la Signoria uoflra, che per efier iofer . 
nidore di Filippo dica cofa alcuna finta,ne flmula- 
ta,perche di tutto quello che ui ho detto in lui tutte: 
le perfezioni vedere ne potete, ma per Ugrandif- 
fima,& alta dignità,e perfettion, che lauottrafin 
gelare perfonaposfìede,meritate di federe in cathe¬ 
dra Imperiale, <& fottomejja alla corona di fr/tg- _ 
ga per effer innangi dell’Imperio di Roma di mag-~ 
gurc*4ltegga,&-ft mfa a per efperìentia lagrm. t 
£ v 


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Ho 

r■T-HUVtT'É IL runico.- ij* 
dignità del pe di Fratria, che le ami non gli fura.~ 
m date fen?agran cauta, che per commandamento 
del noflro signore per uno angelo gli furono porta¬ 
ti tre gigli, liquali non fi legge che giuntai per iAn¬ 
gelofafferò portati ad alcuno Ff. Dunque Signora 
la uoflra Signoria può pigliare la parte del monda 
no,& delff'trtfuale,&la uoflra eccelfaperfimper 
caufa di quefto giouene di fantità farà compiuta, & 
chi è quella che pòffa bauer gloria in quefto mondo » 
C ir Taradijo nell’altro, & in quello uenne la ppino, 
thè delle lorodilettofe ragionigli dìfiurbò. Quando 
furono Flati un poco,la peina diffe a Tir ante, Caud 
Iter e uertuofo egli non epaffatouno hora,cheil Sh 
gnor pe,& io parlammo di uoi, & delle uoFlre co* 
ualièrie,il pe ui mole raccomtnand“rc un graia fot 
to,& tocca molto alui,& a me, & ioni tengo per 
tale,che Je Upilo prenderete, che cofì come appara 
tiene abuon Caualliere ahonore uoslro ne potrete 
ufeire, & pero perJchifare ogni inconueniente a gli 
molti dubbtj che gli fono, io darò tutto quello impe «t 
dimenio che io potrò. Signora, diffe Tirante, uo¬ 
flra Signoria ini parla tanto coperto che Je altra 
dottrina piu chiara non ho di quello che mi ha det¬ 
tola Eccellentia uoflra, non Japerò quello che io pof 
fa rifondere, ma quello che io potròfare per la Ec 
oellentia uoFìra con confentimento del Signor Re 
lo farò di molto buona uoglia fino a portare la 
Croce al coda . La fteina del buono animo Jv». 
molto lo ringratiò , Tirante tolfe licentia. dotte 

s 4 


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- . HI ST. ÙEL CUVALLItt^ 
peina ,& dalla Infanta, & quando fu alfuo al¬ 
loggiamento follecitaua molto che la tiauefujjè in or 1 
dine,accioche prettamente fi poteffe partire. Tirati 
te uidie in altomare venire una nave,innanzi ch'e¬ 
gli andajfe a mangiare uolfefaper nuoUa, & mando 
già congran preflegga un bergantina armato , ilqua 
le con gran celerità andò intorno, erintefe come que 
tta nave ueniua di ileffaniria,et di lìaruth,&che 
bauea tocco nell’]fola di Cipro,dì la da Hpdinonha 
uea potuto toccare per la gran moltitudine de Mit¬ 
ri che per mare > & per terra l’haueano affediata. 
Onde erano molte Fufle di Genouefi>cheguardava¬ 
no il porto,& la città di l{pdi era a crudel porto,pe 
ròch’eranopajjati tre mefi che il Maettro,& alcu¬ 
no del caftello,& della città non haueuano nìangia 
tofane come quelli che non ne haueuano y & non 
mangiavano fe non carne di cauaUo,&buona anche 
taje nehauefjero potuto hauere, & credevano uerd 
mente che in pochi giorni fe renderiano a Morii 
& già fi furiano dati fe il Soldanogli hauejfe voluti 
prendere a mercede .Sapute quette nuove Tirante 
entrò in gran penfiero, & quando hebbepenfato af¬ 
fai deliberò caricare tutta la naue di for mento,&di 
altre vettovaglie, & di andare afocconere le peli- 
giondi I{odi,& cofifece,congranprefte’ggamart- 
dò per mercatanti dettegli tanta moneta che cd 

tritarono la nane di fermento,& di vino, & dicgr-^ 
mfalata, quando il l{efeppequetto mandò per Th 
mm^rgUdìjjé. 


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TiHy 4 y{TÈ IL BlAI^CÓ. 141 


COME IL H.E DI SICILIA VOLSÈ 
ejfer infame con Tirante,e Filippo figliuolo del 
He di Fronda a [occorrer l’Ifola di Bpdi,& co¬ 
me la infanta Bjcomana s'inhqfmorò di Filippo t 
. & egli di letdr quel che di loro Juccefie* 

\ Capi XX Vi 

P Er il buon fangue che mi hauete Tir ante,& fi 
la[iugulare uertù che in mi ho conofciutajon 
obligato à de fiderare di far per noi alcuna cofa che 
iti fuffegrata,& mi farete fiiugular gratin a uolertà 
feruire di me,che nonfard, cofa alcuna che uifia ne- 
gata,ch'iouiamo,& uiuoglio tenere in computod’ 
unofratello ò figliuolo per gli atti ch’io ui ueggo fa 
redaUertuojo Caualliere,liquali fono tali, & ditali 
togran nome,&[amache meritareBi di hauerpre 
inio dal nofiro Signor Dio in queflo mondò,& nell’ 
altro lafua eterna gloria,che la gloria della uoBrd 
imprefa ha pollo in gran deiettìone tutti gli Trend 
pi della ChriBianità , che in cafo di necesfità tanto 
grande non ha voluto [occorrere al MaeBro di Bp- 
di,&fe la divina bontà mifacefie grada,che mi def 
fe a fentirein queBo fante viaggio lajua eterna vi¬ 
taper potere io venire con noi aliaJanta perdonan¬ 
doci di Gierufalem,&fconofciuto,accioche da alcuno 
_ c qng lti p to nonfusfì,ne hauerei,& receuerei maggi¬ 
or piacer e,&ue ne farei piu grato,chefe mi defli un 
regno,& in tuttala miauita ut ne reBarei obliato . 


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VIST. D ÉL C jtv ALL1E\ 
per ilche uiprego con grande amore,che non mi de 
’ negate dì farmi tal ri fiotta come dalla uottra coffa 
• mata uertù fi affetta & fiera..Finito chebbe il 
- Tirante co fi rijfiofe. Molta gloria mi faria chela Ee 
, cellcntia uoftra ngì uolejfe prudere p/eruidore, pcbe 
riè fondegno di efferui fratello,magliuolo,ne iol'ho 
meritato,& redoinfinite grafie maEccellentia uo 
fira della buona uolotà di quella,& fe la necesfità il 
■ricercafjc pigliarci talficurtà dell'-Altera uoftra 
conteJe fotti mio naturale Signore,à cui tutta la ul¬ 
ta mkhautsfi feruito,e uene bacio le mani d’andate 
; nella mia naue.Signore,la naue, i beni miei, e la ffo 
na so tutti della Eccelletia uoflra y etpotete comoda 
re,et ordinare co fi come di cofa uoftra propria,eh’ in 
de fiderò Signore diferuire all'-Altera uo 0 a,e ufi 
Udire à tutto quello che cmadatete,etperòsigner 
lamia principal intention quando io mi partì dal* 
la mia terra fu con propofito reai & nero di anda 
rea Hpdi ajoccorrere quella fanta Religione,la 
quale Sìa in punto di efter del tutto defolata,& qm 
ilo per cau/a de i crudcliGenouefi,alliqualifilarne» 
te piace la gloria delli uinti, & non de iuincitori, 
non bauendo clementia, ne pietà .al lor prosfmo 
Chtittiano,anifi hanno parte manifefta con linfe de 
li- Tirar,te,dìj]e il I\e, io ueggola uoSìra fanti 
intenti one,& buon propofito,& fate come Cattai- 
fiere fingulare, & catholico chriSìiano . J&JgJC 
ben contento dtl merito della uoftra imprefa qual b 
finta gi»Sìa>& buona » & però io ho horamaggfa; 


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TlW'yTE II Stucco ‘ 134 
volontà di venirgli con voi, & uivoglio aiutare* 
tutta miapoffan^a di tutte le cofeper uoi,& parla 
uoSìra imprefa nectffarie . Tir ante gli ne refe infi-* 
nitegratie,& cofireSìorno d'accordo, & Tirante 
Jitpplicò al Kg chejier fua grafia u&ffe entrare nel■ 
la nave,& uedert&jttal parte piu per alloggiamene 
togli piacerla,quando il t{e l'hebbe uiHa tlcffe che 
gli fuffefatta una camera prefio all’arbore »per» 
che in quelluogo ua la nave piu fi cura,quando cor*, 
re fortuna.Fra ilB£,<& Tirante ogni dì fi diceua* 
no molte ragioni,& di varie cofe,& uemero a par* 
lare di FUippOìperche egli dcfiderauache fifacef- 
feilmattrimonìo di lui,&della Infanta,con la do-- 
te»cbe eglihauea detto,& al Re fiaua bene per im~ 
parentàffi co la eafa di Franati qual gli rilj>ofe,Ti 
Tante tio di quello affare ferrea la volontà di mia fi* 
gliuola non concluderei nulla,perche ha daferuire » 
& quando fia contenta per parte mia ui offerifco il 
tUattrimonio,& dargli tutto quello ch'io ho offerto 
di buona uoglia,ne parlarò con la Reina,& con lei» 
tìrfaputalaloro intentìone il matrimonio innanzi - 
lapartitanofirafìfermarà> &cofi fatte uenire il 
I{e nella camerafua la Tutina & la figliunlaglidifi 
fé . La caufa Reina, & uoi figliuola mia perche 
ui ho fatto uenire qui , èper manifestami la mia 
breue partita , ch'io ho deliberato col di — 
mno^ .a iuto di andare in compagnia di Ti - 
Tante alla fonia perdonane del fanto Ji* 
golcfaq di - Gierujalem » & non voglio, con*, 


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HTST. DEL CUVALLIEE^ 
dmremecofe non ungentilhuomo che mijèrua,ptr 
non ejjerconofciuto,&perche la uita,& morte mix 
i nelle Mani del nofiro Signor Dio uorrei innanzi che 
mipartùfi,cbe udì figliuola mia fotte collocata in 
mattrìmohìo ch^rettatte contenta,&confolata,& 
eh’io me ne bauesfi quetto piacerà in ulta mia, tàfe 
quefto figliuolo del i\e,che è qui nolete,per legarne 
in fraternità,con ilpiu alto I[e della Chrittianità t 
ioJon certo che con configlio,& aiuto di Tir ante,& 
con la uolontàche ne mottra Filppcjacofa uerra à 
buona conclufione.E mipare,di£e la Infanta » & 
ben lo fa uottra Signoria,che prima paffèramo quin . 
deci giorni,che la naue non batterà finito di caricare 
ne farà in ordine perpartirfh&f) a quetto tempo fi 
attenga uottra con con figlio del mio ’zjo,&'fraiel~ 
touottroilDucadiMesfina il negocio concordare 
potrete,poi che'l Duca qutfta notte, & dimane qui. 
s'affretta. Molto ben dicete figliuola mia,dif]e il fir, 
dr ragion h cheglifa addirti andato . Ter donami fi 
*A.lte%z& uofira dijjt la infanta,che poi che la Ecccl 
lentia uottra ha deliberato di andare in quel fante 
uiaggìo,douertfli fare una granfi fi uà fine che ri— 
tante,& tutti quelli della Jua compagnia, quando 
faretein mare uiferuano di meglior uolontà,&dalfi 
altra parte fé'l ueuifie all’orecchie del re di Franca,- 
conof efit che finitezza uofira fa grancomputo di 
Juo figliuolo Filippo,& Domenica che uienefigjjm 
mandato à celebre fetta,tir corte bandita,che dure 
tre dbche le tauole ttiano apparecchiate notte dì» 


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TTHyir{T E 1 L Bljn^CO. I4J 
tjr che continuamente fe gli troiano uiuandeinabi 
dantia per tutti quelli che ueniregli uorranno. Ter 
mia fé, figliuola mia,difie il J{e,uoi hauete meglio 
pen/ato ch’io non haueuo,& fon contenti/ fimo che 
fifaccia,& perche fon anche occupato per caufa del 
ia mia partita in hfciare in buon flato il F£gno& 
che alcuno non popafaper mila dello andar mio per 
igranii inconuenienti che/èguire ne potriano, per 
andare mi in terra de Mor'huorrei che uoi figliuola 
(ordinafle.il %e (àbito fece uetttr il Maeflro di cafa 
& i fpenditori, & commaniogli che faceJJ’ero tut¬ 
to quello che/ita figliuola gli commandaffè la 

ro differo eh*erano contenti,tutte le co/è per la Infan 
ta furono molti bene ordinate ,& diuìfate,&eletto 
di molte,& diuerfe maniere di uiuandeper moflra 
re lafua/auiexja,& quefla fefla non fu ordinata 
per la Infanta ad altro effetto fenon per prouar Fi 
lippo,& uedere nel mangiar efuo come il fi dipor ■* 
tana, il giorno asfignato del/bienne comito lalnfan 
ta haucua ordinato che ilre,& lareina,Filippo,et 
ella,mangiaflèro tutti quattro altiadunatauola,et 
il Duca di Mesfìna,& Tirante con tuffigli altri C8 
ti,Baroni,& altea gente mangia/fero piu baffo del 
la tauoladel lenendo la uigilia iella fefla il re 

mandò due Cauallieri à Filippo,& Tirante, pregati 
doli che per il giorno/eguente allamefla,& aldi/i* 
^ jgflfllflero con lui, & loro con molta humilita ac¬ 
cettarono l imito.Li mattina,loro,& tutti i fuo: fi 
mifieroin qr dine al meglio che poterò furono alpa- 


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* » HÌS; t> tl CUVULllFF^ 

U , ZZp i & fetiono riuerentia al re,& egli con gran 
de affabilità gliriceuè,&prefe per la mano Filippo- 
& il Duca di Mesftna Tir ante,& co fi andarono fi* 
no alla chiefa^quando ibebbero accompagnato atta, 
captila gli addimandorno licentia di andar à torre 
lal\eina,& fua figlimi a, il re ne fu contentisfimo « 

& accompagnandole Filippo,prefè à braccio la In 
fama per effergli piu appreffoi& Tirante non fi par. 

UUa da Filippo per dubbio che'l non facefie,ò dicefi• 
fi qualche infolentia cbe'l uenifie in difgratia dettaln 
finta,Detta la me(la,e ritornato il re al pda%gp co 
' tut tigli altrijlfdifinare fu in or dine, & il rea fede * 
reftpofeinmezpQ detta tamia, & la reina appref 
fo a lui. il I\cper fare honore à Filippo lo fece fe 
■ dere al capo della tamia , & la Infanta dinanzi a 
Filippo.Tir ante uole a reÉare in piediperfare ap 
preffo di Filippo,& il re gli difle . Tirante fratei 
mio il Duca di Mesftna ui affetta,& non vuole fin - 
'• %auoifedere.Signore,difie Tirante , uogliateui de* 
gnare di commandargli, che’l feda » che in tal feSU 
tome è quella ragione è ch’io debba feruire al figli 
r dolo del \e.la Infanta con la faccia un poco iratds 
ì& con rton troppa patìetttiagli diJJe,non curate Ti 
fate di Fiatefemprefittoite pumi a Filippo,che nel 
la cafa del signor re mìo padre fono affai Canarie* 
ri che’l ftruìramoi&no bifogneràeficrglimi, Qu* 
do Tirante ridde la Infanta parlare con pa^fipne j 
kh’-eta sformato ad andarfene,accoftotft alleoreccme K 

; àF ilippot &gli dijje : quando il re prender* toc? 


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T1 Hyi^TE, 1L BTAltfCO. I fé 
qua,&uederete che la Infanta fi leui,& fé inginoc 
ehi in terra,& conia man tenghiil bacile fate noi 
quello che ellafarà,& guardatine di non fare alcu¬ 
na gr off aria, & egli rijpofe checofifaria.Tirante fi 
partl,&quando tutti furono àfedpre portorono l’ 
acqua alle mani alre,& la infanta s'inginocchiò in 
terra, & prefe un foco del bacile, & Filippo uolfe 
fare fimilmente,ma il re non uolfe conferirgli, & 
quefto ordineferuò alla regina,<&• uenendo al laua 
re della Infanta ella prejé la mano a Filippo, accio-, 
che infense fi laua(ìero,& Filippo ufando gentile^ 
S *a,& cortefta diffe,che non era ragione,& inginoc 
ehiandofi in ferragli uolfe tener e:ma ella giamai fi. 
uolfe leuarefino che loro due non fi leuafferoinfiemc, 
da poi portorono il pane,& il pofero dinanzi aire, 
& à ciafcun degli altri, & alcun noi può toccare 
afpettado che portajferò la uiuanda.Ftlippo quando, 
fiuiddeil pan dinan^i,tolfe un coltellino,& un pa¬ 
tte congranfretta,& lo tagliò tutto,& fece dodeci 
fette grandi,&accechile.Quadola Infanta uidde 
tal gioco non fi poti retenire,& il re,& tutti quelli 
che gli erano,& i Cauallierlgioueni che fermano 
faceuano un mortai gioco di Filippo,& la Infanta 
fi accordaua con loro,&fu forga che uenijfe à noti 
pia di Tirate, biche mai no partifìei occhi da Filip 
pOìlemsft corredo da tauola,&difìe,f il mio Iddio 
Fi lippo hauerà macato delfuo honor,che’l dee batter 
'^’fatioateuna gran grofiaria, & pofefiallato fuo 
dina gj alla tauola del re» & flette mirando a eia■» 


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“• VIST. DEL C*tVJtLLlEK 
fctma parte della tauola, # uidde le fette del pane 
(he Filippo bauea tagliato,& uidde (be'Ire,ne ab 
(iun’altro ancbora non banca tocco il pane, prtfla- 
tncnte profumi l'occaftone delle rija.Tirantegli tol- 
fe fubito le fette,miffe mano alla borfa,# (rafie 
ne dodeci ducati d’oro,& pofe infiafcuna fetta un 
ducato,# fecegli dareà dodeci f oneri, quando il. 
te,& la Infanta uiddero quello che bauea fatto Tb 
rante tutti cefforono di ridere.il re dimando à Tira 
te qualfignificaùone bauea quello che fatto bauea : 
Signore,diffe Tirate,qnando io bauerè compito quel, 
lo ch’io hauerò da fare, io il dirò a uoflra altezza» 
Tirante diede tutte le fette ciaf cuna col fuo ducato, 

# l’ultima accofìosfi alla bocca # diffe ma *Aue- 
maria,&dicendola,diffela reina,molto mi piacerla 
„ difaper quefio intermezzo.Tir ante rifpofe nella fé* 
quenteforma.Signore,la Eccellentia uoflra fi aad- 
mirata,& tutti gli altri di quello che ha principiato 
Filippo,# io ho fatto il fine,,faccndofene tutti beffe, 
la caufa di ciò b queflaSignore,poi che l'altezza u9 ~ 

Flralide fiderà fapere,cbei Chrifìianitfimi i\egi di 
Francia,per le molte grafie che hanno ot tenuto dal 
la immenfa bontà del noftm Signore Iddio inflituir. 
poche tutti i loro figlioli anzi che riceueffero l'ordi 
ne di caualleria al difinare anzi che mangiano fan- 
no del primiero pane che gli pongono dinanzi do.de- 
ci fette,# in ciafcuna pongono un reale d' argento, 
#damioleper l'amore di Iddio in riuerentìaae'hlà<r~-' 
deci ^ipotioli, & quando hanno ritenuto Cordini 

dica- 


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Tl^XTE IL BT^T^CO. 145 
cfi cavalleria pongano in ciafiuna fetta impelo di 
oro,& fino al dì d’hoggi il mantengono tutti quelli 
che cfi ono della cafa di Francia, &■ per quello il Si 
gnor Filippo ha tagliato il fané, & ne ha fatto do- 
decifette,ucaoche ciafcuno popolo habbia lafua. 
Se Iddio mi falcila uita,d JJe il R^e, quefta elemoft- 
na è la piu bella*he io giuntai udifit dire: & io che 
fan Re coronato non ne faccio tanta al mefe. "Por¬ 
tata che fu la uiuatida ila Infanta diffe a Tirante 
che a difinare fe ne andafje. Lt Filippo commen¬ 
do il Juogran mancamento, & laJauia rcparatione 
che Tirante fattogli hauea, tenne mente nel man¬ 
giare, che non mangiaua fe non tanto quanto la In¬ 
fanta facea,& quando fi furono leuatt da tauolafia 
1 nfaAtaJ'etiro a parlare con una fua donzella di cui 
ella molto fi fidava, &• con un poco d’ira con amo¬ 
re miftafe principio atallamentatione. Tqon ifor 
te pena la mia, che quello Tirante è foto nemico 
del uoler mio che Jela un bora non pojfo con Filip- 
po parlare?che feglifujjè figliuolo^frat elio ,0 natu 
rat Signore , non lo tenerla tanto firetto, che mn ho 
tempo di dirgli cofa alcuna ch’egli nelle ragioni no¬ 
stre non je interporla. 0 Tirante vattene co la nane: 
tua>& fili bene auenturato negli altri regni. Lafcia 
mifol Filippo per ripo/o dell'anima mia, & confola 
tiene della mia vita, chefe non te ne uai vi veroftm 
pre in pena, che con la tua granfauie^ga ripari al- 
r~"-^ieififfpìcntìe de gli altri Dimmi Tirante, & per¬ 
che tanto mi dai mia?che fe mai hai amato in alcun 

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UIST. DEL CAVjlLLIEt^ 
ttmp» douerefli penfare quanto è gran ripofiprat 
ticare de ragioni filo a filo con quella perfino che • 
tbuomo ama , & io infino a qui mai non ho faputo» 
me ho lentito le pas fiord d’amore.Ben mi erain pia¬ 
cere l’efferfesìeggjftta & effere amata: ma quando 
ìopenfauo che erano uaffalli, & defya caja di miopa 
ère, tanto mi eflimauoeffer lodati-quanto effere a- 
mata, ma bora mifera m e, che quando uoglio dormi 
re non poffoja notte è piu lunga che no n unirei,co- 
fa ch'io mangi non mi pare dolce, angi amara come • 
fiele, le mie mora imitili mi hanno a[degno che non 
mi uogliono aiutare ad acconciare il capo. L’anima ■ 
mia non ha affai tempo per pofare fola ilare fempre 
defidero,che nulla alcun non mi dica,fe quella è ni-. 
ta,io non fi quello chefia il morire,& contali,& fi 
miliparole la innamorata Infanta fi lamentammo, 
dando diftillanti lagrime da quelli occhi che molte 
fiamme di fuoco nel cuore di Filippo accefe haueua 
no, & fiondo in quello trillo contenimento la In¬ 
fanta,nellafua camera entrò il B£ col fuo fratello il 
Duca dìMesfina ,ilquale reflam per uice ,& 
luogotenente generale di tutto il Hcgno,quando fu¬ 
rono nellacamerauedendolafiore con la faccia, & 
gefii addolorati gli iiffe,che è queftofigliuola miatp 
che fiate uoicofi addolorata?& come Signore,riffa 
fela Infanta,che la Signoria uoflra fiaperpartirfi, 
che farò io di]confilata ? con cui mi acconfil aròj in 
cui prenderà ripofi la mia animati ll{efi uottòher v 
foÙfrateUo,& diJJe.Duca, che uipare delUbuma* 




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Tl\jn{TE IL BTjtT^C O. 14 6 
tòta come fifenttt il propriofngue non può dium- 
tàr acqua.Il He con paròle di molto amore conforti 
la figliuola quanto poti, & mandarono per la Hgi- 
ita che uenifle, & tatti quattro tenmtero configlio» 
& il He fe principio a tal parolf. 

\ 

.C&'ME TI^ATfTE NITIDO jt Af- 
1 ; bafiiatori da parte del He diSicilia al H e di F> a 
cia,& come s’imbarcarono il He di Sicilia , Fi- 
lippo,<& Tirante,contattigli altri,& come fot 
corferot Hpdiani. Cap. XXX. 


1 Qi che la buona forte mia ba ordinato^ atta 

_' diuina prolùde ntia piace che queflofantouiag 

gio non fi pofìi la fidare, la mia anima (e ne ua con± 
folata,poi che mio fratello qui in mio luogo ci fio, 
iiquale è proprio la mia anima, & quello prego che 
in tutto quello commandarete ordinatete cbe’l 
uhabbiap rico madate,e queflo fina il maggior pia 
cer che far mi potrà, et piu uì prego Duca che di¬ 
ciate il parer uofl/o,& la intention uoflra in queflo 
matrimonio di Filippo,& fece fine al feto parlare. Si 
gnor e, dijfeilDuca : poi che atta Ecce [lentia uottra 
piace,et detta S. Hfina ch'io dicati parer mio, fon co 
tentisfimo et dico che quado atte diatile fi parla di 
matrimonio di cui fi tot canoe 1 notti e n tato pretto 
eq/f fì^l’appetitoetuolotà loràcoelufion,reflamo 
^ U> aggrauate,poiche la Signoria uoflra ua intal gd 

nantyet Filippofimibnente gli Uienefon di parer- 

T a 


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HTST. DEL CjtFJLLlEU 
tbequefto matrimonio fi debba fare cd confctitimv 
todi/uo padre,& di fina madre, e la Signoria uoftrn 
mandi per Tirante e fatelo fcriuereal f(ediFracia 
di qutfio matrimoniofe gli ferà in piacere, acciocbe 
no facciamo della gincordia difeordia, et della pace 
guerra, c he nòpottjjè dire ibeptr tfferfuo figliuolo 
moltogiouene e dipoca età lo baite fimo ingannato* 
che pela fuffe mia figliuola piu efiirr.arti di darla ad 
uno cauallier con uolontà di fuoiparenti,cbe ad uno 
He contea la uolontà del fuo popolo. Il Rge la Heina 
bebberoper ottimo il confìglio del Duca,et la Infan 
ta di uergogna non bebbe ardire di contradirgli , & 
da l’altra parte fu coment a che tanto pretto non fi 
facej]e,per uoler bauer maggior efperietiadt Filip 
polche noni’bauea affai compiuto,et accordorfico 
la uolontà di tutti, & preftamete mandorno per Ti 
rant e,et recitogli lungamete tutto il i cfiglio, cljefo 
pra al matrimonio fatto haiteuano, et 1 irate molto 
lodò la lor buòna deliberatione,ct egli tolfe il carico 
diferiuer, tlqudfcrtfj'e lettere al re di tracia narra 
dogli lungamete la forma della concordiadel nutrì 
monxOyfe a lui piacea.ll I\e fece amar un freganti 
no per poffare in terra ferma ch'andò con le lettere 
dritto a Vtobino. La naue di Tirate fu ben carica di 
frumento & d'altre uettouagliequando il freganti 
no fu p partir fi, il ({efinfe d'andar in quello,et Jer~ 
rofii in una camera che <talcuno no fu uifio, ri-lega 
rotto fama cb’andana alla tèa dirama p parlar col 
"Papa, et la notte Tirate fece raccoglier il J\e,& Fi 


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* * S- S 1- l'.f» 


TlUfATtTE IL BIOTICO. 147 
toppo,& quando tutta la gente fu in nane, Tirante 
andò atuorlicentia dalla t{eina,daU’Infanta, & da 
tutti quelli della corte, & la Rginafe molto honor a 
Tirate,pregadolo che uolejjc batter il l\e f racconta 
dato,perch‘trahuomdidelicatafoptesfione. Signo 
ra dijji Tiranti non dubiti la Signoria uojlra che f 
me cofiferà fertillto, come jtl mifufte naturai Signo 
re,et l'infantaglielo raccomodò molto,laqual p cau 
fa del re Jito padre chefe ri andana :& molto piu per 
f amor c’haaea a Filippo, rimafe co affai penfieri,et 
dolori, et alla prima guardia la rtauef e uela, et ufei 
tono diporto conbuon tempo,& hebbero tanto prò 
fiero il tempo che in quattro dì pafiaron il golfo di 
Fcn^tia,& furono in affla di Bpdi,et andorno alca 
ftello di fan "Pietro, & quiforfero per affettar t epa 
chefuflem poco fortunato, & Tirate per configlio 
di duo marinai che della Jua terra hauea codotto che 
molto amauano lhonor fùo, quando uiddero il uè. 0 
prpfftro,et buonora notte fecero utla et la mattina 
al ffotare de l’alba furono in appreflo a l{o 

di. Quando le nani de Genouefi uiddero quella naue 
uenirepenforono ebefufie una delle due c hauea ma 
dato per portar uettouaglie per ilcapo,& uedtndo 
che nenia da Leuate non potean ptnfar eh'alcuna al 
altra nauehauefie ardimetodi uenir inmeggpa ta 
te naui,quali era nel porto.la naue fi accoflò, et qua 
^ ^ ,4sJ5tfrefio di quelle caricò di tate uele, quote potè 

ua portar,et allhora conobbero li Genouefi nella fot 
teigatft atto della naue che no era delle fue,fi po/i 

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V BIST. DEL CAVALLI!.-^ 
ro m ordine di quello chepuotero, ma la naue li fi. 
tantopreJ]ò,& alcuna naue rio potè aliare la uela, 
et quella amie piene pafiò per mexjo di tutte le na. 
ui al difetto loro, ma furono benjeruiti di lande,di 
pajJatori,et malti colpi dibombarde,et di tutto quel 
lo che nel mar fi uja:e Tirante cotrifnandò al timo- 
mero,& al nocchiero che non uoltdflero la naue,ma 
che defiè conia prora in terra al dritto della città 
in un luogo arenofo ch'era contiguo alla muraglia, 
e cofi diede a uilepiene.Quando quelli della città 
hebbero uifta la naue dare della prora interraci pe 
Jorono che fufi'e quelle di Cenouefi che appenfatame 
te bauejfero dato in terra per pruder la città. Tutta 
la gente corfe in quella parte, et combattendola tuoi 
to ualorofamiti ,e quelli delle naui li dauano la bat¬ 
taglia dall'al raparte in modo che lor tran ingrade 
affannosa a tato che un marinaio andò pn ftanite 
et tolfeuna badi era, et refloro di cobatter,et cogra 
preftezjafcrno faltar unhuom che li dijfie come que 
fta era naue di fioccorfio.Quado quelli della terrafep 
pero che'l Capitano della naue era Fraceje et conia 
cea la naue carica di frumeiop[occorrer la città lo 
andorno a dir al M aeflro,ilqual faputa la buona no 
ua s'inginocchiò in terra co tutti quelli che co lui era 
no, et refe lattili et grotte alla diurna prouidetia,per 
chegthauea hauuri t memoria,et no gl hauea dime 
ticati.ll Maeflrodifctfi del caftello con tutti i ^aifal- ^ 
Iteri,et li huomini della città co fiacchi entravano dt 
troia nane p trarne il fiormeto, e por,idolo in botte 


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T1\M%TE IL BlotVCO . x 4* 
ghe.ll-Maeftro quado hebbe battuta uera relatiò che 
era Tirate hebbe grò. de fiderio de uederle, conofcen 
do g ejperietia la molta uirtàfua, et comandò a duo 
Cauallieri dell’ordine de maggiori che li erano eh’an 
dajfero alla natie, et che pregaffato Tirate da parte 
Jùa che uolefje ujoir in terrari Cauallieri afeejero nel 
la naue, et adinìidoron il capitano,et Tirate co fi co 
me quel eh'eraprattico etcortefegliriceuè con mol 
to honor,i Cauallieri li dijfero S. Capitano il S.Mae 
Uro è difcefodel caflello,et è nella città che uiajpet 
ta,et pregati,gli facciate gratiadi ufeire interra f 
che defidera affai diuederui. Signori Cauallieri, 
diffe Tirate, direte al mio Signor Maeftro che mol 
to.preflofero cofua Signoria,et che già iofereiufei- 
to fuòri a fargli riueretia : ma afpetto chabbia fatto 
alleggerir la naue„ fche hogra dubbio che no fi a- 
fra & che no fi pda ilfrumeto f il gra carico c’ha, 
& fua merci preda carico di farlo porre in luogo fi 
curofecodo che lo traranno,et uoi altri cauallteri ut 
prego mi facciate duegratie l’una b chepgetilegga 
vogliate preder meco una picciola colatione,la feci 
da che duo meigetilhuomini fe ne negano in compa 
gnia uoftra,perche di necefiità hanno a parlar col 
Signor Maeftro atrgi eh’io efea in terra. Signor Cu 
pitano diffe l’uno de Cauallieri, due coje addimmi -- 
date che non ui formo tffer denegate, la prima 

ètanto diletteuole per noi nitriche in tutto il tem 
pò dì noSìra uita ui reftaremo obligati. Tirante 
che gli baueua ben promSloildì dinanzi in fare 

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HIST . DEL CArULL1EH, 
cuocere molte galline, et altre maniere de carne cot 
te e fredde* quelli diede bi da mangiar e,& a loro 
farea efier tornati da morte a Mita. Et Tirante heb 
beprouiHocolfuomaefìrodicafa, et colifuoijèrui 
tori che nella città^li attrouomounagra caja,eiui 
fece apparecchiar da magiar per ilfaaeflro,&per 
la Ei ligio* e,per chefapea che ri haéean granili fimo 
hi fogno,et p caufa di queflo Tirate fi dttcne che non 
uolfe ufeire in terra fino che’l dijnar nonfu apparec 
ch'iato.quando i Cauallieri/e ne uolfeno andar,Tir a. 
tetolfeduogetilhuonùni delli fitoi, & difie a loro 
che infecreto pariafiero col Maeflro, e gli dice fie¬ 
ro, come egli conduceua nellafua natte il f{edi Si 
citta,Or Filippo figliuolo del f{edi Francia, che an 
dottano alla f.anta perdonando de Gierufalem,dr fe 
feriamo ficuri nella terrafua.Qjtandoligentiluo¬ 
mini hebbero efplicata l imbafciata al Maefìro co 
quello honore & riuerentia che a lui fi apparte- 
nea, il Maefìro difie fimi parole Gentilhuomini di 
cete al uertuofo Tirante il Bianco, che io fon conten 
tisfimo di tener fecreto tutto quello che egli uorrà, 
fir che nella mia terra egli non dee dimandar fi- 
curtà alcuna,perche io Mogio che egli la tengaper 
Jua, che gli Jitoi atti fono flati di tanta uertit, & 
fingularità che’l re ha guadagnato tanto la uolon* 
tà , che egli è Signore delle perfine noffre, & 
delli beni , & che io il prego, che il com mandL 
tSf ordini cofì nella terra mia, come fe’l fufie Mae 
Uro di nodi» che tutto quello cbe’l commandos 


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TIHylT^TE IL BI^T^CO. 14# 
fà>ferrea contradittionefarà adempiuto, & ftluuo 
le ilfcettrodeUagiuflitia,# le chiatti del caftcllo » 

# della città,incontinente # liberarne»: e gli/ara» 
no date.Ritornata la nfpofla à Tirante da gli Juoi . 
Jmbafciatoriyfece lanlationeqjje di Sicilia della 
moltacortefta dèi Matftro.il re & Filippo fcono- 

fciutiitfcirono interra,# andorono allo alloggiami 
to,che gli haueano apparecchiato, & Tirante ufcì 
molto ben in ordine, # utftisft in queflaforma . 
Cioè con ungiubbon di broccato cremefwo,#fopra 
il Tracco un ueflitello à tremolanti con molte perle $ 

# ricamato, con la Jpada cinta,# alla gamba por- 
fattala Garrotera,# in capo una beretta di grana 
con un fermaglio di moltag ran Rima.Entrando Ti 
rante nella città ben accompagnato da molti Carni 
Iteri coftdeU'ordine,comedi fuoi, trono il Maeftro 
in magran pianga,le donne,# le donzelle erano al 
le feneftre,alleporte, alti tetti per uedere chi era 
quello ben auenturato Caualliere,cbe di tanta cru¬ 
cici fame,# di penofa catfluitigli hauea liberati . 
Quando Tirante fu dinanzi al Maeflro gli fece ho- 
nore da Re, inginocchiosft,# uolfegli baciare la ma 
no,ma il Maeftro per non gli acconfentire per buon 
Jpatio fletterò alte re andò.il Maeftro lo pre/è per il 
braccio,# Icuollo di terra,# con molto affabile a - 
more in bocca lo baciò,# quitti diftero molte ragia 
ni inprefentia de tutti,recitandogli il Maeflro le 
gran battaglie che’l Soliano notte,#giorno gli da¬ 
mper terra,# i Genoueft per mare,# come fta- 


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MST. DEL CjLVjtLLlEl^ 
nano d'bora in bora per darfi, per l’eflrema fame 
che hammot& non gli era pofitbile poter fi piu tene 
re,che tutti i cannili,& altri animali haueano man 
giatOifino li gatti, che per marauiglia non fé ne tro- 
uauauno, molte dqgnegrauide haueano dijperfojgli 
piccioli fanciulli Jon morti di famej^uefla è la mag 
gior miferia,cbe neimondo fia fiato.Finito il Mae - 
I Sro di recitare gli paffuti mali. Tirante fece prin¬ 
cipio a un tal parlare. 1 uoftrigiufti preghi Eccel- 
lentifiimo Signore,& le dolorofe lagrime del popo¬ 
lo afflitto hanno mofio la immevfa, & duina bon¬ 
tà del nofìro Signore Iddio a clementi», & pietà 
della Signoria uoflra,& di queflaprojpera, & aue 
turata religione, che non ha permefio ne permette 
tà, che fia defirutta per man de nemici della fanta 
fede Catbolica, & allegrifila merci uoftra,cheme 
diante il diurno aiuto con gran preflegga tutta que 
fìamorifmafarà fuori di tutta l'ifola,ma perche 
cgliidafoccorrere primieramente alla maggior ne 
cefiitadeffupplico alla Signoria uoflra, che mi fac¬ 
cia gratia, che nella cafa uoflra uogliate prendere 
da me un picciolo defmarecon tutti quelli chequi 
Jono. Caualiere uirtuofo,diffe il maeflro,uoi mipre 
gate di cofa che a me è tanto accetta, & diletteuo- 
le, che uifla la gran necefiità con infinite grafie l’oc 
cetto, che in tal punto mi trouq,che con fatica gra 
de di bocca ufcirele parole mi ponno,& Dio mi con 
ceda gratia, che cofipofiifodisfare auoi in dffnibe 
ne& honore uoflro, &fubito in me^o della gran 


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Tl^XTE il Bl^T^CO. lyo 

■piazza Tirante fece porre molte tauole, & fece fé 
dere tl Maettro con tutto il Juo fleto, & tutti gli 
Camlitriitila % ligione.il Matflropregò tiran¬ 
te che gli uolefle fèdere apprejjo, <y egli fi fuso 
che gli perdonale , perche uoLm dar recapito alla 
gente , & tolto mi battone da Si if. lco fece por¬ 
tare le uiuande afMatfho , & diedegli duo paia de 
fanoni,&galline, che hauea portato di Sicilia,ap- 
preflofcce dare a ciafcunalti o compimento di tut¬ 
te le cofè. Quando Ixbberc finito dimangiare,Ti- 
rante commandò che fonc./Je le trombette, ri fece 
far grida, che tutti quei i che uolefjèro mangiare, 
& non hauefiero tauole prtjìo a federe ft ponejfero 
interna, che qui gli faria dato tutto quello che farà 
dibifognOiper I humana aita,& [ubilo intorno alla 
piagna, che molto eragrand,fi pofero a federe infi 
ritte donne,& donzelle d’honore, & gran moltitudi 
ne di popolo, & Tir ante diede ordine, che in poco 
d'hora tutti hebbero da mangiare , dall'altra parte 
mandò molte uiuade a quelli che guardauano ilea 
ftello,& con l'aiuto del nottro Signor Dio,che da co 
pimento della Jua gratta a tutto il mondo,&con la 
buona diligentia di Tiranne tutti rimafero colenti. 
QuandotlMaeflro,&gli altri hebberodtfinato,la 
rollatiti fu apparecchiata di molti confetti per lui 
per i Caualieri. Dapoi Tirate fece trar della na¬ 
ne molte botte di farina,&fecele portare in meg^o 
da piazza,e [applicò al Matflro, che perfua grafia 
facefle che due Caualieri dell'ordine co i rettori del 


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HTST. DEL CAVALLIEE 
la città partifiero tutta quella farina fra lagetepo 
polare,per che ne haueapiu per fornire il caflello,et 
pmfupplicoUo chefacefieporre in ordine gli moli- 
tiiyperche era gran tempo che non hauean macinato 
C 'T Tirantefece/torma gridarci* tutti quelli che 
ttolefièro farina uenifiero alla piazza. Quado la fa 
rina fu partita fece riportare il flumento per le ca 
fe fecondo li mangiatori che ui erano, al maggior ne 
davanofeifiacchi, e coft diminuendo fecondo le cafie 
infimo à vno:& per quefìo ordine medtmo&li olei, 
gli legumi,le carni,& tutte /’altre cofediprouifìo- 
ne par timo.TJpnfipatria recitare le laudi, & iene 
dittioni,cht’lmanjuetopopolo dona à Tirante, che 
le devotepreci che faceatioper luì erano foffictenti à 
porlo in Tarad fio.anchora chegiamaialtro ben non 
hauefiefatto."Partite tutte le uettouaglie allaconten 
tisfimagente,il Maefìro pregò Tirante che lo con¬ 
ducete allo alloggiamento del re di Sicilia,& di Fi 
lippo figliuolo del I\e di Fratria. Tirante fu molto 
ben contento, & mandogli anni fare, acciache gli 
trouafitro in ordine. Jl matflro, & Tirante entro 
ron nella camera,& il Kg &il Maeflro fi abbrac¬ 
ciarono , & molto hcnorefifeciono, &poiilMae- 
flro abbraccio Filippo, & gli pregò cbefimvtafie- 
ro di alloggiamento, & uenifiero a Bare in camel¬ 
lo, & il re mai non fi no fio mutar de lì, dicendo 
chequiviera moltobenalleggiato.Signor, djfie Ti - J _ % 
tante eglififafera,a]cendeteuene nellafortegja uo 
Bra,& dimane attenderemo alla guerra,#- àlibi 


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TlRpA'ìfTT. IL BtJtTlCO» t5t 
rarelacittà,& I’ifolada quefiamorifms.il Matr 
Hro tolfe combiato dal Re, & da Filippo,et Tirati* 
te lo accompagnò fin prefio al cafltUo. Quando fu 
giunta la notte ofcura ,ilcailello, et la città era 
con gran lumiere , et gmmdmudkgregga di fonar 
trombette,timpimi,et altre maniere d’inflromenth 
tir tanto grandi etano le\miere cbefe uedeano dal* 
la 1 urchia.lafama andò per tutta Interra come A 
Soldano baueapreio il gran Maefìro di Rodi coti 
tutta la Religione,il caflello,<&- la città per legran 
lumiere,che baueano uifte quella notte.Tir ante con 
lifuoi fece laguardia uerfo il porto.Le nauide Geno 
uefieran moltoprejft)terra,& in fpecialità quella 
delCapitano,che piu delle altre gli era uicina,&qm 
fi circa la megga notte un marinaro fi accollò à Ti 
rante,& difiegU.Signore,che daria la Signoria ho* 
Uraàquello che in nome uoHro quefia notte che 
mene abbrucciafie qui fla naue , che sedete qui 
piu prefio. terra di tutte le-altre, che fi dice che 
b del Capitano d$ Gemme fi ? fé tu fai tal cofa difie 
Tirante , io dibuona uoglis ti darò tre mila du¬ 
cati d’oro.Signorediffe il marinaio fe la merciuo* 
firn mi promette Afe di caualliere di darmeglifioU 
porrò tutto il miofaper,etfe noi faccio,mi obligo di 
tfièr uofirofchiauo, amico,difie Tir ante,io nonno* 
glio cbetulimetti pegno alcuno,ne che ti oblighi ai 
alcmacoft,chela infamia,&nergogna che ripor¬ 
terai fe non fai quello che tH hai detto, ti farà afiai 
paninone,et pena,et io tiprometto per l’ordine che 


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HIST. DEL CUrULLlElL 
iehoriceuuto d caualleiia,chefe tudimanefra tot 
to ilgiorno,& la notte l'abbruciatilo ti darà tutto 
quello ch'io t ho promejfo,e molto piu ancora, il ma 
vinaio reflò cotentispmo,perche egli lo tenta percer 
top lag ran dt firmami*#' ('nudine ch'egli hauea in 
mare,&interra.La mattina eglrdiede ordine a tut 
tele coje che egli hauea dififognotyiiàdo il Matflro 
"hebbe udito mtffa uenne àuedtreil re Filippo,&Tt 
rantey&parlorono molto [opra la guerra,^- dtlibe 
rorono molte cofe in ut le della città,le qual per non 
effirprolijjò lajciò da recitare. Vn Caualliere del? 
ordine molto antiquo eh'era uenuto col Maefìro dif 
fe.jtmc pareSignori,che poi che la Signoria uoftra 
ha ottimamente prouifìo chela città far a fornita p 
alcuni di,che il Signor Matflro facefie un pre/ente 
al gran Soldano di molte,e diuerfe maniere eh netto 
vaglia per fargli perdere la fperan^a di prenderne 
ferfame,& bora che fanno che qufta nauti Menu 
ta,& al loro difetto entrata, conofcano che fiamo 
ben prouifh di tutti le cofe,& perjuolergtirfar pi» 
piaceregli ne uoltmo far parte.Ver tutti gli magna 
tnmiSignori fu lodato,&approuato il con figlio del 
lo am quo Caualliere,& hcótinite ordinorpm che. 
gli fufiero mandar quattrocento parti caldi, copto 
me uf iuat,o del forno, nino, confetti di Mele,e di\uc 
taro,tre pera dipauoni,galline,capèmMehtftio,et 
di tut te le effe che haueuam portoti».fxuàtifyìt Sol _ 
iiano uiddt tal prtjente dtffe altifirn abbruceioto fi a 
talpreftnte,& (l traditore che'l n/ada , qutfiofuri 



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taufa di farmi perdere Chonore,& tutto il Stato' eh' 
io ho,ma egliilriceui con faccia ajfabile,& rejegra 
tic alMaeflro di quella che mudatogli hauea,quado 
tornarono la rijpofla,eragia bora di definar.llMae ) 
ftro che predetta cdbiataj^lRe^p dagli altri fu in 
~~~JHtato dal re,ché^li dipe,Signor Maefiro,ilftngula ‘ 
re,etbuo antico liirate % conico hieri,onde ut prego 
che uoidifinate hoggt co me à couito da capoffecodo 
huomini che nofono in libertà di potere hauere le co 
fepettiniti à talsignor come uoi.l l Maeflrofu coti 
to di accettare il cÒuito,ct refogli à defmare, et fra 
loropafforono molte cortefie,et diftnarono co gradif 
fimo piacerete tutti quelli che colMaeHro erano ue 
nutimàgiorono neUagrafata,pche nouoleturno che' 
nedejfero il re.Quado hebbero de finato Tirate diffe 
à Filippo che couitajle ilMaeflrò p il giorno feguete 
llmaefiro di buonauolotà lo accettò.ll Maejlro,& 
Tirate fi partirono dallo alloggiamelo, et andoron» 
riguardalo la città,perche Tirante uoljefapere,& 
uedere per doue fi fcaramug^auano con gli Mori > 
& quando bebbeuiHo il tutto,paruegli affai buon 
luogoper entrare,&ufcire.Quand olmaeflro uid- 
de eh’era hora,partisfi da Tirante, &raccolJèft al 
caHello,& Tirante tornò all’alloggiamento del re,■ 
& dapoi che hebbero cenato fipofero in ordine per « 
andare à fare la guardia , & per uedere Jel ma¬ 
rinaio faria quello che haueua detto . Quando fu- 
“ quafi là megga nòtte, & facea moltofcurofl mari¬ 
naio hebbe apparecchiato tuttele cofefue f abbruci 
. \ 


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VIST. DEL CJ-VALIIEV^ 
tiare la natte del Capitano, etfecelo in fimil for¬ 
ma. 


COME IL MjtEJXMO DI TlF^T^TE 
con belitiftmo modo abbrujciò la bella nane del 
Capitano de Genduefhetcompii S oliano leuò- 
campotfttornosfi nella fra terr#. 

Cap. XXXI. 


L O amfato marinaiohaueua firmato «riarga¬ 
no in terra molto forte alla ripa del mare,poi 
hebbe una moltag rofia gomena, et puofela in una 
barca con due buomini che uogauano , et con lui fu 
rotto tre,etprefe una corda tantogrojfa come è il de 
todicaneuomolto lunga.quando furonoprejfo alla 
nane che fentiuano parlare quelli chefaceuano lagu 
arila al coltello da poppa fece affirmare la barca, 
et dijpogli'sfi tutto ignudo,et citijtfiuna corda , et 
puofefinellacintaun picciolo coltello ben immola¬ 
to, acciocbefe egli hauejj'e a tagliar alcuna corda 
cheto potrjje fare, et puofelfi dalla parte di dietro 
che’l non gli deffe fafiidio al nuotare,et nella guaina 


del coltello legò il capo della corda, et commandò à. 
quelli che refldronó in barca,che Jempregli dejfcro 
corda.Quando hebbe dato ordine ad ogni cofa git- 
tosfi neU'acqua,et nuotando andò prejjò della nane 
chefentiua molto ben parlare quelli che la guardo- 
nano, allhora cacciò il capo (òtto l’acqua , ai cicche 
non fuff e uifìo,et armò alla nane douefioua il timo 


ne. 


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TITfATfTE IL BT^X^CO: ijj 

ne,& qui saffirmò un poco,pa che non terna che’l 
pottfiero vedere, & piu bafio del timone in tutte le 
navi trottatila grafie anello di ferro, per oche quan- 
demogliono meSìràre carena , & vogliono j'palma - ■ 
T£,& quando correingrgnfbrtuna,(i tagliano le 4 - 
'-~-^~ 1 gftcchie del tintolW, &vgatw^imone in quelle a- 
nellotlequali uanyt tuttala baflo all’acqua, & co/i 
il marinaio pafiò la corda per l’anello,&prefe il ca 
f»della corda, & tomoficla a legare, & cacciosfi 
fatto acquai tornò alla barca,gir prt/eilcapodel 
la cor da,gir legolloal capo dcllagomena, & unfelo 
molto ben di jeuo, perche ne haueua portato un gra 
pegptp per in/èuare l anello, accioche pafiafie me - 
S glio,& nonfacefie remore, & lafciòper comman- 
damènto a quelli della barca, che quando hauefie ri 
cuperato il capo della gomena che prendesfino un 
fujo di ferro, & che'l pafìafiino per megjp dellago 
mena, accioche quando arriuafie all'anello che egli 
bauefie notitia che lorohaueuano in barca il capo 
dcllagomena, & tornosfiagittare nell’acqua, & 
tornò alla nave, & infcuò molto bene fanello, gfi' 
quelli della barca tirorono la prima corda fino a t3 
to che recuperorono il capo della gomena, gir ilfufo 
iti ferro che era nella gomena, quando fu all'amilo 
rtonpoti pafiare, allhora conobbe lo auifato biarina 
io che IcapodeUagomena era in barca, quandogli 
farne bora fé ri andò,& ufcì in terra,& legò l'un ca 
* fo della gomena nell’argano, & l’altro legorono a 

ma barca grande a marnerà dibaleniere che glaba 

V 


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KlST.DEltJ.Vjl LplEIL 
uea piena di legna, & di tiglio bagnato tutto con 
oglio , accioche meglio abbrucciajjè % &glipuofer* 
fuoco,& lafcioronlo bene accendere,&puoferfi ceto 
to huomini all’argano,& molto forte cominciarono 
a uolgere,et con laforzadeU'orfano fu fatto con ta 
tapreflegga, chea ffinafuflXffìtùilbalemeràchir~' 
fu ar rinato apprejfo della faue,òz con le granfiati» 
me difuoco cheportaua prefiamme fiaccefeilfuo 
co nella nane con tanta gran furia che cofa del mm 
do non faria flatafufficiente ad efHnguerlo t & quel 
li della naue no penfauano ad altra co/a che di fuggi 
re con le barche, altri fegittauano in mareperpaf 
fare alle altre naui,benché nonpotefjèrofar ferrea 
grande occifione,che molti gli ne morirono abbruc 
ciati per non hauere tempo diufcire,& molti che il 
fuoco dormendo accolfe,quelli che faceuano la gnor 
dia alto nel cafieUo andorono cograprefleogaadi 
re al Maeflro come gran fuoc o era nelle naui de Ce 
nouefi.ll Maeflro fi leuò & moto altofopra una tor 
re,quando uidde ilgra fuoco diffe,per Dio,io mipen 
fo che queflo hauerà fatto Tirante, eh’egli mi diffe 
hierfera che uolea a/faggiar Jepoteafarun poco di In 
mierafra le naui de Genouefi, quando fudìTtrame 
tolfe tre nula ducati,& donagli al marinaio,& una 
robba di fetofoderata di martori,& un giubbone di 
broccato,& il marinaiogltne refe infinitegratie,et 
contentisfimo rìmafe,quando il Saldano uidde la na 
ue abbracciata diffe,quali huomini del Diaudofono 
quefii che no temono i pericoli della morte+ebe a ut 


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TllC^TiTE IL Elenco. 154 
le piene fono entrati per me%gp di tutte le nata che 
èrano nel porto,& hannoJbccorfo la città,et hanno 
cominciato abbracciar e lattane del Capitanoco 
fi faranno a tutte le altre, che gli marinai nonJe ne 
tutuederano. Ondejacgfijergditanto maggior am- 
'inbatione, ck'KtìMfanoaueapotutofapere come 
Hatafujfe la coJg,pera)e eptodo la nane fi abbraccia 
naia gomena con che teneuano legato il baleniere 
sabbrucciò,& con l'argano recuperorno il capo,et 
lor no poteanopenfar come il baleniere fujfe uenuto 
cofi dirittamite piu a quella nane che ad alcuna del 
laltre. dapoiil Saldano mandò per tutti i Capitata 
cofi del mare come della terra,& tutto queftofatto 
gli recitò,& del prefente che’l Maeilrogli haueua 
fatto, per mofirare come la città era molto ben prò 
tùfla di tutte le cofe, et piu anchora com’erano nella 
entrata dell'interno che gli freddi drlepioggiegli 
cominciauano a moleftare, per il che delibaaua di 
leuar capo,et andarfene, ma che l'altro amagli tor 
naria,et co gran prefitta comandòfonar le trom¬ 
bette^ gli clarini del capo >ef le nani a far vela, & 
cb’andajjèrofuor dell’ifola ch’iui ferian p raccoglier 
fi con tutta la fungente,& cofi fu fattoi quadoil 
capofuleuato,tuttala morifmafe ne andana corri 
do congran diferdineper dubbio chehaueuano,cbe 
nonufiijfero quelli dellacittà.Lafrettaeratatafira 
gli Mori f andarfene,che un inetto fi slegò, et cor 
Je ttìoltop il campo che prender noi puotero ch’egli 
tirò uerfo Incuta, & non hebbero ardire di fogniti 

V a 


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VIST. t>EL CUVUtLÌZX 
loiperche bancagran diletto di fchergareper effere> 
fiato in fi* lafìalla,& mnftlafiìaùa prendere.qui: 
do Tiranteuidde che gli Mori leuauano campo , ar- 
mosfi con tutta la fua gente,et ufcìfuori della città» 
& arrivarono fin l^domJMgfl ejfire il campo » & 
puofero fuoco aUefrafcate foghe,Stende,acciochf' 
fe tomajfero haueffero fatici/di tornarle a rifare,et 
effendo coftil gianettofe accoftò li doue loro erano, 
& lo prefero.Tir ante fu molto contento . Quando 
uidde che haueuano prefo ilgianetto, & quella not 
te tutti gli Mori fe attendarono prefjomariuiera 
étacqua.La mattina Tirante udìmejfa,& puojein 
ordine ilgianetto con una fella innar donata, & tol 
fe una baleflra d'acciaio che fi portano a cavallo con 
una leua,& moltefaette auuenenate , & puofefile 
fiotto la correggia,et tol fi in mano una lancia carta» 
tir tutto foto ufcì della città, & andò per uedere fe 
gli Mori erano partiti di doue haueano alloggiato 
quelle notte,& afcefi un colle, uidde che tutti fe ne 
andauano in fretta alla uìa del mc.re,&guardando 
da tutte le parti, & per il camino doue gli Morian 
dauano uidde venire uno gran peggo di dietro una 
fioma carica, con trenta Mori che l accompagna 
uano, & erano reflati adietro, però ch’era caduta 
in un fango. Quando Tirante gli uidde tanto lungi 
da gl’altri, & che gli primieri noglipoteanouede•* 
re per caufa d’unpicciolo monticello che gli era di'* 
tiangi,toccò difironi,& fece la loro uia, & conob¬ 
be chi"erano Morirà uidde che alcun di loro non ha 


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Tl\U 7 iTE IL Bl^tT^CO Iff 
liea balefìre,ma lande, & (pade,& non può e/fer co 
dimeno,di/J'e Tir ante,eh'io no ama^gi alcuni di que 
Sii cani Mori,& fitta la lancia in terra che portauo 
tolfela balefira,& puo/egli una faetta auue nettata, 
eir accf/Hosfìtantq^R^mdje tirandogli patena 
tifò aMmffSto, Grfcrillo nel co flato che 
non andò trentapasfòhe in terra cadde morto.Ti¬ 
rane e toccò di /peroni, & fi dilungò un poco,& tot 
nò acaricare la balestra, & poftgli unafaetta, & 
tirò ad un'altro Moro,& morì prettamente. Tutti 
gli Morifiriuolfero a Uà,& egli fende gli jproni,et 
nolpuotero aggiungere,per quetto ordine mife a ter 
roventi Mori fra morti,& malamente feriti,gli al 
trinonficurauanojènondi feguitare in fretta il fiio 
camino,etfe Tir ante hauefje hauuto tante faettean 
thora che fu/fero flati cento, per quello ordine tutti 
morti li hauerebbe, accoflofli a quelli che gli erano 
rimattidir diffegli che fi deffero prigioni ,et loro de 
liberarono piu pretto uolere e/fere cattati,che mori¬ 
re,vedendo che no haueuano diffenfiane, ne affettar 
nano foccorjo. fatto il loro accordo di/fero che erano 
tomenti di dar fi, diffe Tirante lafciate tutte l’arme 
uottre qui: quando l'hebbero lafciate gli fece ritor¬ 
nare adietro, & allontanare dall’armi gran peg- 
Zo, & egli ftpuofe in meggo degli Mori & dell’or 
mi,& fece trarre una corda,& difie all un di queir- 
li che legafle a tutti gli altri le mani di dietro,& al 
to nelle braccia, & fe tuli leghi bene che alcunono 
fipofia dislegare, io ti prometto di farti libero, tir 

y i 


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HIST. DEL curULLIE\ 
ponerti in luogo fìcuro doue e il Soliano con tutt4 
lafuagente.il Moro per hauer libertàgli legò mol 
lo bene, & tolta la fama eh'era carica di moneta, 
eSf di gioie ch'era di grandisfima ualuta, tirarono al 
la uia della città, e'f Tir Mte con la tua prejfeentrò 
dentro, & trottò il Maestro fjuàrfna'z^a conbmtt 
Canali ieri dell'ordine che flirtano affrettando per de 
finarc. quando il Maettro il uidde uemre tuttofilo 
condieci prigioni, retto ilpiu admirato huomo del 
mondo,& ilfimile tutti gli altri,delle gran Cornile 
rie che Tirante facea.Toi che hebbero de finato Ti ■* 
tante fece armare un bregantino, & mandollo per 
uederefi il Soldano,& la fungente fi raccoglitua* 
no,o in qual punto erano, poi che'l bregatino fufar 
tifo,donò al Moro una robba di feta,& fecelo pafi 
fare nella Turchia per lapromejfa che gli hauea fai 
to,molti huomini della città andarono dou 'era fiata 
la fcaramu^ga di Tir ante,& fedotto morire aleuti 
Mori che anebora trottarono uiui, & tolfero l'armi 
che trouorono,& fi ne tornorono alla città, quel dà 
medefinto tornò il bregantino, ch'era partito,& dif 
fi che'l Soldanofi era già raccolto, & tutti i cauatii 
erano in naue. Tirate Jupplicò al Maettro che gli do 
naffe due,ò tre guide che la terra benfapeffero ,per 
ch'egli quella notte uolea andare a uifitare i Mori, 
molta gente ilfconfortò, che non andafje ad imprefa 
d'altrUma egli fi deliberò di andargli, & tolto cin¬ 
quecento huomini,tutta la notte caminorono, &pe 
[enfi in una montagna che d'alcuno noneranuifii,& 


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Tl^f^TE IL Bl^tyCO. 15 * 
da quella uedeuan molto bene la. furia che gli Morì 
haueano da raccoglier fi . quando Tirante uidde che 
non tà erano fe non circa a mille buomini o poco piu 
• meno,ufi) della montagna, &ferìinme?zpdi lo 
ro tanto ualorofamenU^bénefiece una gra defirut 
Tlsrl^QudnXoéc^lJlAanoutMefar tal macello de i 
Mori,era moltodifj>erkto,mddò le barche,accioche 
fi poteffero raccogliere , ma pochi fe ne raccolfero, 
che furono la maggior parte o morti, o annegati in 
mare. Fedendo quello il Soldanofefar urla & tor 
nosfi nellafua terra. Quando fu arriuato,i gran (ir 
putrì eh’erano reflati che già haueano hauutoinfor 
mattone della caufa della fua uenuta,fi congregoror 
no tutti & andornolo a uedere, cofpànde Mcadt 
che parlò per tutti, &gli dijje fimilparole. 

COME IL SOLDUIfO CHE TOSE 
l’aflèdio alT JJola di Rodi fu ammanto ,&i 
pagani ne creomo un'altro, qual fece uno innu¬ 
merabile effercho & andò fopral’imperio di Co 
5lantinopoli,& quel che ui paflò. Cap.XXX li. 

O Tu ingamatoredelnoflro fanto profeta Ma 
cornetto,deflruggitore de noilri théfori,mal 
merito della nobil gente pagana,fomicator de ma¬ 
li, amator di codardie ,uanagloriofò fra la gente 
ignorantefuggitore di battaglie,dìsfìpator del ben 
publico, che col fìniflro piede hai fatto tutte le tue 
uili opere in danno , & dishonore di tuttti noi 


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; T HIST. DEL CUVJLLUEE^ 
litri, con la man negra & cruda* con la Imgua fal/ét 
che gli ha fatto compagnia , fenga con figlio di buon 
configlieli ti fei partito da quella nobil lfiila di [\o— 
di » per una fol nane fi èfmarrkoàl tuopoltron ani~ 
ino , o Caualliero djfioc&jfijfgo con lafac^uoltx 
al riuerfo hai fignoreggiato commi?’ 

liquali fempre ti fono ilari < medienti. Ti jet accorda 
to con la mala intentione de tuoi prosfimi parenti* 
& finti Chriiiiani i Genouefi fendo tu nato di quel- 
la riuiera & coita di Genoua, doue non fono ne Ma 
ri ne Chriiiiani, che ne pietà ne amor e ad alcuno no 
hanno,& però i tuoi reprouati mali te condannano 
che muori come huomo federato di uituperofa rnor 
te. & con gran preileggafu prefo e poilo nella m ca- 
fa de i lioni* doue morì con gran difauentura. & ap¬ 
preso feciono elettione di uno altro Soldano.il- 
quale per moiìrar fi amatore del he publico ordino 
che di tutta quella gente & altre piu facefiero gra 
de armata in quelle di Genouefi, &chepafiafiero 
in Grecia,&cofi fu fatto, gli fu constato il gran 
Turco qual con gran numero dì gente d'armi, da 
piedi, & da cauallo fu contento di pafiargli , & 
aiutargli, detto efiercito infumefuronocento di- 
ciafette mila Mori per numero, & portauano dui 
bandiere luna era tutta uermiglia, doue era dipin «* 
to il calice & l'hoilia, però che hauendogli Ge¬ 
nouefi, & Genetta ni pollò pegno il calice delT- 
boilìa confutata portano quella duija nelle lo¬ 
to bandiere dipinte. L'altra bandiera eraditergf- 


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Y 



Tl^jATlTE-ILBI jÌT^CO. IJ7 
fletto ucrde con lettere d’oro che diceuano. Vendica¬ 
tori del [angue di quel bene auenturato Caualiere 
don Hettore i Troiano,& nella prima entrata che. 
fecionoin Grecia prefero molte uille,& casella,& 
federi mila dificcioli fmriuUidiauali mandorno in 
Twtmafer rtelWT'y^dèì S old atto per fargli nutrì 
re nella macomettica Jhta, & molte donne & don -> 
^elle a cattività perpetua condannarono,#- l'ifola 
di Hodi fu libera dagli infiddi. Quando quelli di 
: Ciprifeppero che l'armata del Saldano fe riera par, 
tità, di Famagoilacaricarono congran prefiegga 
molte naui di frumentoni buondì caftrati,& d'aì- 
treucttouagliet & lecondujfero a {{odi per la gran 
fame che gli era,et di molte altre parti gli nefe v 
ceno portare in modo che in poco tempo la città > t 
l’ifola fu inabondantia tanto grande > che tutti li 
antiqui diceuano che giamai non bauean uiHo ne 
udito dire a loro prcdecejfori che nell'Ijòla di fhodi 
fuffe tanto grande abondantia. pochi dì dapoi che il 
Soldano fu partito arriuorono dette galee di Vene- 
tiani cariche di frumento che portauano pellegrini 
che andauano alla cafaJanta dì Cierufalem, quan 
do Tirante ilfeppe il dijjè al i{e, & a Filippo che 
di quejlanuoua furono molto allegri, il {{e dijfeal 
Maefìro > Signore, poiché alla diurna bontà è piac¬ 
cico che quelle galee fi.ino ucnute qui, noi altri co 
buona licètiauojìra per compire il noflro finto uiag 
gio fi uogliam partire. Dtjfe il Maeflro,Signori mol 
tagloria mi feria che le Signorie uofire uolejfero re 


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BIST. DEL CAV ALLÌE 
Star qui chepotreftì commandare,& ordinare co/i 
come in cafa uofira propria, & l'andar ,& il Rare è 
inman uofba,che io non boifar fe non quello che le 
Signorie Morire mi uorran commandare per efiere 
dehderolòdiferukm & molto k ringratiò . 
ilMaeHrocongregou CauMierhaeinfrdineìcfafri 
tolo,& gli difte come Tirarne gli hauea dimandate 
licentmper patttr/i,& che gli pareagran ragione 
che’lfujfe pagato del frumento , & della nane che 
banca perfo per /occorrergli,&tutti i Cauallierigli 
rifpofero che fila fignoriagli hauea benpenfato, & 
ehe’lfuffe tanto ampiamente fatisfatto, come egli fa 
feffe addimandare,& molto piu anchora,&ordinor 
no che’l giornoJèguente in mcggo della gran pia%- 
%a'mprefentia di tutti,je lifaceffe la offerta . La 
mattina il Mattiro fece Jerrar le porte della città»., 
accioche alcuno nonpote/Je ufcirfuorché fi trouasfi 
no al parlamento di lui,(ir di Tir ante ,&fece porta 
re tutto ilthejoro dell’ordine in meggo della pia^ 
%a,& pregò il Maefi.ro il He di Sicilia,che gli fuffe 
acciòcbeuedefieilthejoro.ll He & Filippoglifuro 
no,& quando tutti furono congregati ilmaeftro in 
tal modo cominciò d dire. 


COME IL MAESTRO DI 

Epdiuolfeche Tirante fi pagafie della uettoua- 
giia,& della naue con che gli hauea foccorfi,& 
egli tutto gli donò,& come guttifero in Giertffa- 


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Tll(yt 7 {TE IL BIU^CO. Ij8 
lem,&come nel ritorno Tirate ri/cojjcgran mi 
tituéne di [chiatti. Cap. XXXIII. 

S E la fperamga della città attribulata/ucceffor » 
d ^Lat^alM o pea tmtì^itm fanrue. Tironie U 
Bianco cheJòprdl nolM^corona &fiettro reai por- 
tar douerefti,& fignoreggiare il Fumano Imperio, 
che per le tue ubrtuefi opere,&/iugulari atti di ca¬ 
valleria àte& non ad altri?appartiene, la nofira 
cafa di Gierufdem col tempio di Salomone hai pe¬ 
plo in libertà. Tufiiflato con/olatione & itera fila 
te di tutti noi altroché gran tempo fiamo flati in 
molta fame,&/ete,& altri dolori^? mifirie, che 
per i voflripeccati/apportati kabbiamo, & per te 
folo/aiuatione,& libertà habbiamo ottenuto, che 
già tutta la Jperan%a noBra era perfa ,& fi tu non 
fufliuenutoin quelbenignogiomo ,la città noBra 
& tutta la Beligione,/aria defilata.^, età decaduti 
ejuc efier attribuita la trionfalgloria,fi non à te che 
fei il miglior di tutti gli Cauallieri,& noi altri tutti 
reBiamò obligatis/tmi alla infinita bontà tua, che 
tutte queBe genti che uedi qui /ariano in uia di per 
ditione,che pre/a la città,&la/ortegga/aria pre- 
fi il popolo,gli beni,& ricchezze di quello, &gli 
corpi à/cruità perpetua . Benedetta fio l'hora 
che itenifli à/occorreregli affamati,&gli con/ola- 
fli con uera dolcezza di abondanti uiuande, che 
altra fferan’ga non ci reflaua fi non di morire per 
U fedediGk/u ChriBo , & dolore & pena in- 


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' HI?. ZX££ CjtVALLIEE^ 
'oftimabile delle perfone nojlrejoflc a perpetua cat 
tinta, jl cui daremo adunque in premio della no- 
Sìraprofpcra liberatione?*cbifarà noflro protetto— 
& ficura difefuyJe altra uoltagli malìgnuetini 
qui infi deli > qui ritorj^n^fTendo^ 

Ihetgli amari dolori che f )^fftibabbÌamo > che di 
unfiofo timore tremano le noflre offa y et l interiori 
éltro a noi altri no fipoffono afiicut arei nonfu giu¬ 
ntai maggiore miftria>ne JòJlennero li glorio fi fanti 
Martiri maggior pena a comparatone della noftra 
-effondo la morte commune a tutt i > et cofa che paffu 
preftoyb fine de tutti i mali. Onde Caualiere uirtuo- 
Jo ioytt tutta la rei igione alla nobiltà tuafuppiichiu 
tno che tipiaccia fledere la tua gener ofa y et uirtuo- 
famanojoprail noflro thtforoyet che prendidi quel 
loauolontà tua>ancborache nonfia jufficiente prò 
mio delli tuoi fingulari attiy della tua molta uertu > 
non potrefli far cofa che non ci fufle a grata y che 
Jappiamo y et non habbiamo da poterti premiare del 
Vbonore,pietayi t miftricordia che di noi altri afflit 
ti hai hauuto y penfando algranpericolo y incuj baipo> 
fio tatua benigna etprofpera perJona y co ariimo gru 
deetinuincibile di Caualiere hai efjercitatolearmi 
et non tifei mcflrato in cofa alcuna effere Caualiere 
veiofoythe benpoteui slare fen%a combattere in ma 
restiti terra.Et però fi diceche quello è detto Ca¬ 
valiere che fa caualerieyquello è gentile che fa legt 
tìle^eyet quello è nobile che fa le nobiltà . Tirante 
adunque Signore di quefìa Communità riceui co» 


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TI ]{ t A7fTE IL BIOTICO- ; IJP 
/<* Wd«o/?;>«* di cauallerie deltbeforo «offro * 
C*r quanto piu ne prenderai,tanto piu farà la mitra 
gloria,& fece fine al Juoparlare , d/ Tirante 

rijpcft.lo mi comincio a ricordare come quelprofe v 
f*,e2r f anu^^lerjofb G iouan Battifìa Henne nel mon 
dopefSemrìtiar?^w\mmento del noftro Redento 
re iddio GiefuXoft perpromisfion diurna io fon ho 
liuto qui conferma fede,& penfiero deliberato per 
foccorrcre,& fouenire alla [\cuertnda Signoria ho - 
Sira,& à tutta la religione ,& quello per cauft di 
una lettera ch'io uiddi in mano di quello projpero , 
eìr Chnftianufimo redi Tranciarla quale per la [{e 
uerentia miragli era Hata mandata,& rendo in¬ 
finite gratie alla matflà diuina, che honorc tanto 
graride,& mifcricordia m'ha conce/Jò che m'bafat 
tparriuar àfaluamentojiel tempo della maggiore 
necesfìtà,&per hauer io ottenuto tanta gloria in 
qutfto mondo che per mio mexgo quellaJànta reli¬ 
gione fia fiata liberata,Ihonor e ch'io ne riporto è 
/ufficiente premio de trauagli & fpefe, & il merito 
dal noftro Signor Dio nell 3 ditro mondo haueremi 
ajpettOyperche a honore,laude,&gloriafua, & di 
quellofantoglorìofo Giouan Battifla protettore & 
dii/enfore di quella 1 fola,/otto la cui inuocation que 
Sìa religioni fondata,dono di buongrado & buona 
uolontà tutti gli miei dritti & ragioni di quello eh* 
io debbo hauere alla(anta religion uoflra,&non uo 
glioaltroàfatufattienedauoife nonché ciafcungi 
orno mi facciate celebrare una mefta cantata dal 


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• K1ST. DEL CJ.VJ.LL1ER, 
Requiem per la mia anima,&piuuiaddimando di 
grafia che tutto il popolo fia libero di tutto quello 
cb’i Bato ripartito co fi delformento,& forina,co- 
me delle altre minime coje che no paghi co/a alcu- 
tia.E quefto fignorefupplic qaUaSigno rta m j ìta che 
ftfaccia.Tirate Signore,ditti U'Xfótftrlfenotrfi può 
far tutto quello che lagenule?g* uoBra ha detto > 
perche con la man uoBra piena di charita hauete a 
prendere tutto quello che ui appartiene,cf}cfe in al 
contempo gli Mori tornafiero, &lafama andajfe 
per il mondo dicendo come uoi per uoBra uertù fu - 
Be qui uemto per darci foccorjo & haueftiperfo la 
nane & fornita di uettouaglie molto bene la città# 
che fuBi Bato mal contento,& pagato,non troua- 
resftmo chi ci uoleffefoccorrere in fimil necesfità,f 
il che io ui Jupplico,& ui addimando di gratia che 
prendiate tutto quello che uorrete del noBro thefo- 
ro.Ditemi Signor Reuerendo,diJfe Tirante, chi mi 
può impedire s io uoglio donare tutti gli miei beili 
per l’amore di Dio i TJonpenftla Signoria uoBra 
ch’io fta di tal conditone ch’io habbia d’andare per 
il mondo, & dolermi della religion uoftra , che piu 
eBimolhonore&ilpremio delnoBro Signor Dio 
che tutto il theforo del mondo, & non mi tentate per 
tale,ch’io uolesft dire cofa che non fuffeuera ,&ac 
eioche la Signoria uoBra refi contenta,et tutti quel 
li che qui fono tipo/}ano uedere,& renderne nero te 
Bimonio ch’io jon fatisfatto di tuttoquello che qui 
ho portato set in profetata di tutti pofeleduemani 


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TIK^riTE IL STUCCO. 166 
foprailtheforo, et commandò a gli trombetti che 
fefiero la grida come egli fi tenea per contento della 
mercede del signor MaeBro,et di tuttala religione 
et daua di buona uolontà al popolo il farmento , la 
farina, et tutte le altre co/è che baueano hauuto , et 
non uoleaShe tittBHffJfgafle alcuna cofa. Molte fin. 
tono le laudi,et bgneditrion cbel popolo, et ciafcun 
daua a Tirante.Quando lagridafu fatta Tirante, 
fupplicò al Maeftro che andaffero a definare, & ue 
nenie la notte ilre,& Filippo,& Tirante toìfero li 
centia dal Maefiro,&fi racolfero nelle galee di Ve 
' netiani con poca gente che condufiero con loro , che 
tutta T altra la/ciorno a Hpdi,& Diofebo parente di 
Tir ante,& Tenebrofoperferuirea Filippo non wl 
fero reBare,&fcorferoper fortuna ualida tre giorni 
<3r tre notti, poi hebbero il uento tanto pro/pero che 
in pochi giorni armarono al porto del Zaffo,&par 
tendo di la che'l tempo fu abbonacciato col mare 
tranquillo arriuorno àfaluamento a Baruth,& qui 
ufcirno tutti gli pellegrini,& tolte buone guide una 
per ogni due di lòrogiunjèro inGierufalem,doue flet 
tero quattordici dì per uifitare tutti gli Jantuarij. 
Et partendo fi di Gierufalem indorano in Ulefiatu 
ària doue trouorno le galee,& molte nauì de Chr’u 
fltani. Andando un dì il He,& Tirante per la cittì 
trouoronoun Cbrifliano fchiauo che fortemente pi- 
angeua, quando Tirante gli uidde fare tanto triBo 
& addolorato pianto gli dijfe, amico, io ti pre¬ 
go che mi uogti dire, perche tanto ti lamen - 


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’ - msr. del cavalliev^: 

ti,che per la pietà ch'io ho di tes'io ti potrò aiuta¬ 
re di cofa alcuna lo farò di buona uoglia. A chemi 
bifogna /pendereparole indarno dife il cattino, che 
quando io ue lhauerò detto, tale è la mia dijgratia , 
che configlio ne aiuto in uoi ne in altri non trouarò, 
Ventidue ami ch'io fon cattuiSpfrtalfiktJnalaJor- 
te,defiderandò piu la morte che Inulta, & perche' 
non uoglio abbandonare il mio Creatore,io Jon ba- 
Bonato,&patifco crudelisftmafame, diffe Tir an¬ 
te,per bontà io ti uoglio pregare t he mi uogli dir e,e 
moflrare qtteflo tanto crudele che ti tien cattino. 
Qui il trouarete in quella cafa,rifpofe ilfchiauo,do- 
ue egli fa & con uergelle di dolore nella mano per 
leuarmi il cuoio della fchiena.TiranteJupplicò al re 
conuoce bafla, che lo lafciafie eptrare nella càfa dii 
quel morosi [{e fu contento,&Tirante dife alMo 
ro come quellofiofchiauo trafuo parente Je glie lo 
1ioleauendere,ò dare à cambio. il Moro difede sì, 
& accordoronfi che gli diffe 5 5 . ducati d'oro, &. 
Tirante iniontinenteglipagò,&pregò il Moro,che 
gli facefe papere Jegli erano altri Mori che hauefe 
rofchiauiChrifliani che gli compraria, & fu faputo 
per tutta la città <f Aleffandria,& ciafcun c'hauea 
Jchiauigli conduceua al fornico,doue pratticaua Ti 
tante,il quale fra due dì rìfcojje 47 $.cattiuì,&fe 
piuri hauefe trottato piu n’haueria rifeofio. Tut¬ 
ta la Jua credenza d'oro, & d'argento , & tutte le 
gioie ch'egli hauea uendl per liberargli detti catiui 
ttfegli raccorre nelle galee & nelle naui,&portax 


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2 * gli a Rodi,quando il uirtuofo Maeflrofeppe che'tré 

J itt & Tirante ueniuano fece fare nel porto un gran 
i,à ponte di legno tutto coperto dipeige difet a che ar 
i'i riuaua da terra fino alle galee. il Re di Sicilia in 

& quell’bora fi matnfeBòa tutti, il Maeflro entrò nel 

la galea & fece ujcvre in terra il Re, & Filippo , & 
'■* Tirante,et conditegli ad alloggiar alto nel cafiello, 

ir dicendo. Signori, nella necefiità mi defti a mangia¬ 
ri re,bora nel tempo della proferita mangiar et e me¬ 
ri cofel ui piacerà,& loro ne furon contenti. Incorni- 

i nentecbe Tirante fu in Rodi fece ritrouare molte 

è- pc^ge di drappo, & uefiir tutti li cattiui di mantel 

H li,robbe,etgiuboni,calgeJcarpe,camife, & fecegli 

it torre le camife gialle che loroportauano, & man - 

ì dalle in Bertagna,accioche quando il fujfe morto fuf 

i fero pofte nellafua captila con li quattro Jcudi de i 

i Cauallieri,c'hauea uinto.Quando il Maeflro feppe 

| quello che Tir ante hauea fatto ,difie al He,a Filìp - 

po,& a tutti gli altri che ui erano,per miafe io ere 
t do che Je Tirante uiue lungo tempo,che'l farà bafta 

t te per fignoreggiare tutto il mondo, egli è liberale, 

i ardito, fàuio, & ingeniofo piu che ciajcurialtro. lo 

i ui dico per certo che fe’l nofìre Signor Dio m'ha - 

i ueffedotato d’alcuno Imperio o Regno, & hauefiifi 

gliuola ch'io la darei piu preflo, & di miglior uo- 
, tonta a Tirante,che ad alcun altro Trencipe della 
Chriflianita. il Re auuerti molto ben le parole pru 
denti del Maeflro,& hebbefempre animo dapoi di 
dare fua figliuola a Tirante,quando fufjein Sicilia, 

X 


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' BIST. DELCJ.V ALL1E\ 
finite chefurori ter ebbe de gli cattiui,& che lega* 
tee fi uolean partire,Tirante congregò tutti gli cat - 
tiui,& conuitolli a definare,& poi chehebbero de 
finato Tirante gli diffe. Ornici miei , &inuolontà 
come fratelli, nonfon paffati nt^f^dì che uoi eraua 
te detenuti inpoter d’infideli, & con forti cathene. 
appigionati, bora per gratta delta diurna Aiaefld, 
& con fatica mia fete uenuti in terra dipromis fio- 
ite franchi,& liberi, d'ogni cattiuità&fummis fio 
ne,perche di prefente io ni dono franca libertà atut 
ti di andare o di recare,et tutti quelli che uonanno 
venire in mia compagnia farò contento di condur- 
gli,et in questa città potranno rcttar quelli che uor. 
ranno, et quelli che in altre parti uorranno andare 
ine lo dicano,che gli darò danari per la jpefa. Qjaa 
do li cattivi udirno dire fimil parole al uirtuofo Ti¬ 
rante furono molto confolati, et potti in allegrezza 
ineflimabile,et tutti fi gittor no ali fuoi piedi per ba 
ciarglili,et dapoile mani,et Tirante maiconfentire 
noi uolfi, et donò a ciafcuno tato de fuoi beni che tue 
ti fi tennero per piu che contenti,quando le galee fu 
rono inpunto per partirfi,il Re,Filippo, et Tirante, 
tolfero licentia dal gran Maestro,et da tutta la re-, 
ligione,et al combiato il Maeftro tornò afolle citare 
il uirtuofo TiranteJe uolea effer pagato della rum » 
et del fomento, et Tirante che non uolea prendere 
(ofa alcuna con molta gentilezza fifiutò. 


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TlBjtt^TE IL BLUT^CO. ì6t 

COME IL T\E DI SICILIA, FIL1T 
• po,et Tirantegiunfero in Sicilia,et trouorno che 
il t{e di Francia bauea mandato ambajciatori al 
Re dà Siciliaf'per il maritaggio delTlnfanta con. 
. Filipo,equelcbepoinefeguì. Cap.XXXllII. 

O y andò furono nellegalee Squali erano ben, 
prouifle di tutto quelle che baueua bifogno ,. 
fecero uela,et hebbero il tempo tanto profpero et fa 
ttoreuole, che in pochi dì arriuorno al capo dell'lfo- 
la di Sicilia. L'allegrezza che gli Sicilianifeciono 
fugrandisftma per la uenuta del loro naturai Si-, 
'gnore, et quelli della terra mandorono un corrie-, 
ro alla Beina della uenuta del Be. il Bfaddiman-, 
dò dell’ijfer della Beina, et della dijpofitione della, 
figliuola ,& de figliuoli, & del Duca di Mesfina 
fuo fratello, fugli rijpoflo dellaprojperitàinche. 
erano,et come il l{e di Francia haueua mandato xl. 
Cauallieri per fuoi imbafciatori che era una bella 
compagma di gentil huomini,et ueniuano molto ben 
in ordine. Molto piu piacque a Tirante la uenuta 
degli imbafciatori,che al B£, ilqual penjaua et ha¬ 
ueua in memoria le parole del MaeÙro di BpdiLo. 
roje ripoforonolì alcuni dì peni faflidio, et noia 
che haueuano patito in mare, dapoi il B? con tut -. 
ta la compagniafepartì >- et feciono la uiadi "Pa¬ 
lermo doue era la B£Ì»a, et il dì che doueuano en¬ 
trare gli vennero incontra in prima il Duca fuo, 


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HTST. DEL CAVALLIE\ 
fratello accompagnato da molta buona gente, poi 
tutti gl'artegiam molto ben in ordine, & benueSU - 
ti,poi l‘<ArciueJcouo con tutto il clero,la Bucina da- 
poi accompagnata da tutte le donne d’honore della 
città per uno buon /patio. La Infanga Bicomana co 
tutte le donzellefue, <&• della città ottimamente in 
ordine, ch'era cofa di molto gran diletto da uedere. 
Vltimamente gli xl. amba filatori del He di Fran¬ 
cia ueftiti con robbe di ueluto chermifmo, con graffe 
cathene <toro al collo tutte fatte a un modo. Quan¬ 
do il J{e fifa uiilo con la peina,Filippo, & Tiran¬ 
te fecìono merenda allattine, & Filippo prefi a. 
bracciolo infanta, coft andarono fino al palagio,et 
innanzi che gli amuajfero glixl. ambafeiatoriue .• 
nero a far merenda a Filippo prima che al %e, 
& Tirante difle a Filippo, Signore, commanda-, 
te agl'imbafciatori che inìzi che uiparlino uadino 
a far merenda a! I{e, & Filippo glieli mandò,et 
gli imbafilatori gli maniorono a dire chauea.no co 
mandamento dal l{e di trancia Jno padre che dapoi 
che a lui haueffero fatto riueredaandaffero dal re» 
& gli deffero le lettere che portauano, & Filippo 
gli mandò un'altra uolta a dir che in tutti i cafi del 
mondo glipregaua, & commandaua che andafjero 
prima al I\e che parlajfeno a lui. Voi che li piace 
difiero glimbafcìat ori, noi altri faremo quello che’t 
ci commanda, & per quejla caufa erauamo reflati 
ultimi di tutti per potere darprimal’honore et obe 
dicntia a Filippo,eh'al t\e. Quando il tip fu giunti 


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TIt^A%TE IL BI^r{CO. 163 
el pai aggo con tutta la gente gli imbafdatori del re 
di Francia gli andorno a far riuer enfia, & ditrogli 
la lettera di credenza, il [{egli riceuh co faccia affa 
bile,etft cegli molto honore, poi andorno a Filippo » 
& cofi come erano obligati per efier figliuolo del lo 
ro naturai Sigltore,glifecionograndisfìmo honore. 
Filippo li fece intfìimabil carene,& tra lorfugra 
de alltgregga. Toichc le fjìefumo pafiate perla 
uenuta del H.e,timbafdatori ejplicorno Timbafcia- 
taloro laqual co effitto contenta tre cojt.La prima 
ch’il He di Fraria era molto cotento che Filippo fuo 
■figliuolocontrattafie mattrimonioconi’Infanta pi 
tornane fecondo che per quello uirtuofo Tirante era 
Jlatò concordato,la/econda era,chefe'l f{e disdilla 
nauta figliuolo ch'egli darla unafua figliuola per mo 
glie con cento milajiudida terga contenea com'egli 
haueafignificato al Tape,all’lmperator, & a tutti 
lÌTrencipidella Cbrifiianità che gli uolefiero dare 
•aiutoper mare,chìegli hauea deliberato andare con 
tragtinfideli,et come tutti quelli a chi haueafritto 
gl'haueano offerto aiuto, & che da parte del pe di 
Francia il fignificauano anchora a fua Signoria, di' 
fé deliberaua madarlì armata che ne fuffe Capitano 
Filippo,et glielo madafie. Larifrofta del pe,fu che 
del mattrimonio era contentisfimo, ma che dell'al¬ 
tre cofefi con pgliaria. Quando gli configlieriuidde 
ro che il pe hauea concefo il mattrimonio,per com 
mandamento dì fuo padre diedero a Filippo citi- 
quota Tmlafcudhacciocbe fiponefie in ordine di tut 

* } 


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' • HIST. DEL CAVULLÌEF^ 
te lecofecbe bauea bifogno per dare compimenti 
al matrimonio, & mandò il Re di Francia per la 
nuora quattro bellisfime pezge di broccato,& tre 
mila martori zibellini,& un collaro di oro lavora¬ 
to inTarigi molto bello,& di grande elìima, per¬ 
che in quello erano incajfate moltfpietre fine,et di 
gran ualuta. La peina madre diJFilippo li mandò 
molte pegge di drappo difeta, & di broccato , &• 
molti cortinagli di feta,et di ragjo bellisfimi et mol 
t' altre cofe.Quado l’infantaJeppe cbe'l refuo padre 
bauea cocbiujò il matrimonio di Filippo, difie fra Jì 
fleJ[a,siopojfo trouar in Filippo tal macamcto,che 
il fìagrosftero,et auaro,giamai egli no farà mio ma 
rito,et da qui innari no uoglio penfar in altra cofd, 
ch’infaper la uerità,et efiedo CInfanta co quefio dò 
lorofopefiero,entrò nella camera una dÒxella di cui 
ella molto fi fidaua,che gli diffe. Ditemi Signora in 
chepefa uoftra altegjahh'io ueggo la uoiìrafaccia 
molto alteratalrifpofe l’Infanta io tei dirò. ) l re mio 
padre ha cochiufo il matrimonio cogl’imbafciatori 
di F rada fio fio in gru dubbio della groffexja di Fi 
lippo,et anckora dell’auaritia, che Je nullo di quelli 
uitij ha, un bora co lui in un letto flar a giacere non 
potrei,angi io deliberarci di farmi monaca, & in 
un monallerio rincbiu/a farmi, ch'io ho fatto tutto 
il poter mio in conofcerlo, & laJorte mia non uuole 
per quefio traditore di Tirante, che io prego Dio che 
d’amore io il vegga tufo cotto a lefio,& a rollo, & 
infra dellajna imamorata^chefe non fufie fiato per 


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rinvilir e il * ionico* r 6+ 

con fa fuaquel giorno delle fette del pane io l'batte- 
rei ben conofciuto,ma innanzi che io contenta al ma 
trimonio un altra uolta loprouarò, & farò utnir di 
Calabria uno Tbilofopbo eh'è huomo di profonda 
fetentia che certamente mi dirà (juel ch'io de fide¬ 
rò . Quando Fltippo hebbe riceuuto i danari chefuo 
padre gli baueajnandato, egli fi mijè molto bene in 
ordine di robbe di broccato flrasftnante per terra 
riccamate,& egli hauea già molti fermagli, & ca 
thene d'oro,& molte altre gioie infieme * llgiorno 
della noHra Signora di ^goftoyilHp condito Filip- 
po>& tutti gli lmbajdatori, & tutti quelli del Fg- 
gno chehaueuan titolo di t\t quel giornofedere h fe 
alla tauolafuay & Filippo era uefiito d una rob - 
ha di broccato cbermtfino fhnasfmante per terra fa 
derata di armellini > & Tirante fette ueftì unaltra 
di quel drappo di quel colore y & quandofifu uefli* 
topensò frafe & diffe > la fella fi fa per Filippo & 
per gli lmbafciatori che rapprejentano laperfona 
del signor He di Francia , & io je mi porrò in tal 
giornata tanto bene in or dine,& tanto riccamente^ 
come Filippo farò riprefoy & non mi ftarà bene,& 
con gran prefle^afiJpogliò quella robba y&ueflf 
fene un'altra riccamata d argentarla^ le calce tut 
te riccamate digroffeperlc y & efjèndo il He a tam¬ 
ia uenne una grande pioggia, & la Infanta neprefe 
grandissimo piacere,et diJJe,horapotria hauere luo 
goil mio de fiderio, quando le tauole furono leua - 
te uemorn li fonatori , & dinanzi al F£t & 

X 4 


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UIST. DEL CJ.VJ.LLIF.Ff 
Heinaper buonfratto dangorno, dipoi uenuta la col¬ 
iamone, il l{e fe ne entrò in camera per ripojarp, & 
la 1 nfanta non uolfe reflare di dannare , per dubbio 
che Filippo non fe ne andafjè, quando fu qua fi bora 
di uefreroàl Ciel fu chiaro,& lucido il Sole, diffela 
Infanta poi cb'b bel tempo nonfarictbuono che desfi 
mo una uolta per la città? rifrofe pveflamente Filip 
po,& come signora, in tempo indifrolìo miete an 
dare per la città?&fel torna a piouere tutta uiba¬ 
gnar ete,ù Tirante conofcendo la malitia della In¬ 
fanta tirò per la ueHe Filippo ,acciocbeltaceffe.La 
Infanta uidde quaft il fegnale che Tirante gli fece, 
& rihebbe moltogran noia, & commandò che gli 
conduceffero lechinee, & tutti mandornoperi ca¬ 
valli , quando furono uenuti Filippo prefela Infuni 
ta abraccio,& la conduffe fino alla caualcatura,& 
quando la Infanta fu a cauallo , quafiuolto un poto 
la fcbiena uerfo Filippo , ma con la coda dell’occhio 
noi per fedi uiHa, & Filippo diffe a Tirante, meglio 
faria che mi felli portare un’altra robba,accìoche io 
non gualìa[li quella, jh diffe Tirante & mal utile 
faccia larobba,non uenc curate,che quando quefla 
faràgualia ben nbauerete un’altra, almeno diffe 
Filippo, uedete feglìfarian due ragadiche mi por 
taffero la coda, acciocbe non mi toccaffe terra. Ben 
poteteeffer figliuolo dì diffe Tirante, che tanto 
auaro & tanto mifero fete,correte preflo che la In 
fantauiafretta, allhora Filippo con gran dolore di 
cuore fe n'andò dalla Infanta, ella liana continua - 


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TlHylVTE IL BI^tT^CO. 150 
CCl mente attenta à quello che diceuano,ma nonpoteua 

g comprendere la fententia delle parole. Cofipaleggio 

fa romper la città prendendo molto piacere.La Infan 

,-j ta quando uedeabagnare larobbadiquel miferabi 

fa le Filippo,& egli molto fpeffo fe la guardaua, l'in- 

s fi fanta per prender e piu piacere diflè che portafiero 

■q gli fparauieri,tt ufciriano un poco fuora,e pigliarla 

n no alcuna quaglia.iqpn uedete Signora difie Filip - 

j. po,che non è tempo d’andare àcaccia,eJJèndo tutto 

„ il mondo in acqua,et in fango?Deb mefchina me,dif 

j fe la lnfanta,queHogrosfiero che non mifa anchora 

i contentare un poco la uolontà.Onde ella non fi curò 

j di cofa alcuna,fe non che ufcì fuori della città,et tra 

V^ò uno lauoratore, et tirollo un poco da parte , et di 
mandoglife deli era alcun riuo,o al cun canal d'ac - 
qua,et il lauoratore rijpofe. Signora,prefio di qui ca 
minando dritto trouarete uuogran canale d'acqua 
che una mula ua fino le cingie, quefta è l'acqua eh* 
io uo cercanio,dijfe l'infanta, la qualpoftafiprimie 
ra tutti la feguirono,quando all’acqua peruenutifit 
rono,la 1 nfantapafiò,etFilipporettodi dietro,et 
difieà Tirantefegli era alcuno gargotte che gli pre 
dejfe la coda della robba, io fon fianco di tal ragio¬ 
ni et delle paróle uottre tanto disboncHe,difie Tira 
te, la robba non fipuopiuguafiar di quel che è,nogli 
‘ penfate piu ch'io ut darò la mia. L'infanta hapajfa- 
to,et fè ne ua,affrettateci per poruigli al lato. Tiran 
te leuò un gran rifa mofirando chele ragioni di lui 
et di Filippo erano di qualche piaceuolegga,quando 


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r « HI ST.DEL CjtVULLIEFf 
bebbero paJJ'ata l'acqua,la Infanta domandò a Ti¬ 
rante di che ride*,per mia fe Signora,riffofe egli * 
io mi fono rlfo duna dimanda che Filippo tutto hog 
gì mi fa innanzi che fi parte sfimo di camera diuo- 
Sira altera, & dapoi caualcando,& bora alTen 
trar dell'acqua mi dimandò che cofii è amore , & do 
tteprocede.La feconda cofa che. Irriha detto, doue fi 
pone amore . Se Dio mi doni honore io non Jo che 
cofa fta amor e,ne doue il proceda,& però crederei 
' che gli occhi fiano mcfjaggieri del cuore , l'udire è 
caufa,che fi concorda co la uolontà-L'anima ha mol 
ti mesfi, li qualifperanza confola,i cinque Jintimiti 
del corpo ubbidirono il cuore,& fanno tutto quell * 
che a loro comanda, ipicdi,& le mani fono fuddi 
ti alla uoloniàila lingua multiplicando in parole cfà 
rimedio à molte cojc che ne II'anima corre, & à tut 
io quello cheglìi,&però fi dice quelprouerbio noi 
gare. La lingua ua doue il cuor duole,perche Signo¬ 
ra il uero & il leale amore che Filippo uiporta non 
può commettere cofa alcuna.Torniamo,difjc la In¬ 
fantanti fo la città,e al pajjar dell'acqua ellaguar 
dòjèlor due tornariano àparlare, & Filippo chef* 
uiddegia la robba bagnata,non fi curòje non di paf 
fari'acqua,& l'Infanta rtfiò mólto contenta,&die 
de fede à tutto quello che Tirante haueua dettoci* 
pur lafua anima non era af ai ripefta,anzi difjcà 
Tir ante,per l'eficrin cuifon pofla,mi ueggo in man 
della fortuna uariabile,onde anzi eleggerei rcnun - 
tiare lanital i benìobe prender marito groìfierQ È 


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TlI^jriiT'E IL BIjtTICO.' 16S 
avaro, & uipofiobendir Tirante conutri- 
~ t à,che la fortuna m'è Fiata fempre aduerja, che ttft 
x ta la jperan^a mia ho perfa & non conuien a me tri 
fìa,& miferabile >je non eh'io perda la federa uertù 
& lagiuftitiaj& sioprendo cottiti per marito > & 

■ non mi riefea tdl come io uorrei , homicidiale della 
mia propria per fona efjer mi conucrrà , perche farò 
forcata àfar atti di gran dijperatione,perche mi pu 
tre che meglio uale à far fola che mal accompagnar 
ta,& nonfapcteuoi Tirante quel volgare e fieni pio 
Hhe di cecche dona alla fino pettorali al grosfiero 
taUaUot maggiormente che l'habbia per mar ito,per 
^che perde lagloriadi qttetto mondo , adunque pòi 
\ ''thè la diurna clementia mi da cognition di quette co 
fó>ió mimgliofeparar per non ucnìreà untai incon 
ueniènte,& fece fine al fuo parlare,& Tirante non 
tardò à dargli tal rifpotta. Lacdfitudine di uojìra 
tccellentiafignora di tutte le uertù compiuta, mi fa 
flare admiratojer ejfer uoi lapiufma donzella eh * 
iogiamaihabbia conojciuta , cheuoglia l'altera 
uojìra far procejfo dipenficri à Filippo cofa che Jat 
Stando I honore di uoflra eccellentia,non procede da 
giuttitia , & manco da ebarità > peroebe Filip~ 
f ohhoggiunode belli Cauallieri del mondo , gio* 
itene dijpotto piu che ciafeun'altro,& piu f mio che 
ignorante y & per tanto è tenuto in tute¬ 
le le parti doue fiamo andati da Cauallieri * 
donne , & donzelle , & fino le More che 
lo uiddQM* lo amauano p & lo defiderauam 


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BIST. DEL CJVULL1EK 
ferubre,etfe noi credeteguardategli lafaccia y li pie 
iiyle mani,et tutto il corpo,etfe tuttonudo il uolete 
teiere,io mi finto ballante difarlo. Signora fra la 
bellezza,et cattila i gran contratto • lofi che uo- 
Sira altezza lo ama in ettrtmogrado,et certo egli 
itale che'l fi fa amar e à tutte legiiiti, è colpa gran 
de di uottra Signoria,quando nonfhabbiate a lato, 
in un letto be profumato dibengiuino,algaliaut mu 
febiout il giorno Jcguentefeuoi mene dicetemale » 
io uogliopatire la pena che uoflra altezza uorrà . 
*Ahi Tirante,diJJela Infanta,quantaletitiafariaU 
mia,shauesfi perfona tale che tuffi dimiauolontà , 
iliache miualeria adhaucre una ttatua appreffo » 
chenonmifapejfi darefenondoloreettribuìaàont? • 
et in qui tto arriuorno al palazzo,et trouorno ìr tg 
nella fiala che parlaua con li Imbafciatori di Fran¬ 
cia.,Quando uiddefuafigliuola prefila per la ma- 
no,etpofela in parole,doue era andata, et doue lu¬ 
nula . La cena fu apparecchiata, et Filippo con gli 
Imbafciatori tolta licentia dal fe, et dalla Infan¬ 
ta andò allo alloggiamento,etin quel dì arri nòne Uà 
città il Filojopho,che la Infanta hauea mandato i 
torre fin in Calabria,il qual ella ajpettaua con gran 
dUfimo defiderioper domandargli tutta la conditili 
ne di Filippo, & egli arriuò la notte neUa città fa¬ 
cendo computo che'lgiornofegucte aniria alla chic 
fa douetrouarìa la Infantarci andò ad alloggiare in 
unahoftaria,etpofifi àrottireunpezzpdi carne , 
gt Henne un ruffiano con uno Coniglio efdifie alFu 



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* TlI^ytXTE IL BIOTICO. 157 

’-'Ji) lofofoche tiraffc lafua carne da parte>ch'egliuolé- 

’ià tta prima arroBireilfuo coniglio,& quando egli ba 

ueria finito di farlo potriaarrofiire la carne.^imi- 
k» co iiffe il Filofopho,non fata ben che quefle caje à tut 

'01J te le genti fono communi,& chi uien prima è primo 

in ragione?non mi curo di quello diflèil ruffianojto* 
li uedcte ben ch’io ho Coniglio che è di maggior digli 

:* tà,&che precede al cajìrato, cofi come là pernice 
vi precede alconiglh,perche glideeejJèrfattohonore t 

i molte regioni di parole ingiuriofefurono fra loro,on 

tì de il ruffiano diede ungran buffetto al Filofopho>et 

i, egli tenendo fi ingiuriato alzò il Jpiedo &con la pun 

>' taglidiede nella tempia in modo che incontinente 

ì ' c^ddp in terra morto, prefoper gli officiali il F'tlo^ 
fèphofubitofu peflo inpregione,la mattina egli fece 
allegationi per lequalifu conofciuto come egli era 
fudditp alle eccteftaliche leggi,non a quelle del 
Ep,ilquale commandò che non gli defierofe no quat 
i trooncie di pane>& quattro dacqua. Lalnfanta 

mai non hebbe ardire di parlarne al Re,perche non 
1 fipejje ch’ella l haueffe fatto uenire. dapoipochi dì 

I fuprefo un Caualliere della corte del l\e ,per una 

1 quefilone c’hauea con altri Cauallieri,doue molligli 

1 ne erano flati feriti,&p fti nella prigione douefia 

uaìl Filofopbo,& bauendopietà diluigli facea par 
i , te della uiuanda che gliportauano,& quindecìgior 

ni dapoi che fu prefo il Filofòpho gli dijje.Signor Ca 
Maltiere,io w addimando di gratin che per gentile^ 
%a uofira diman quando farete col ftgnor Re uipiac. 


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? , H 1 S T. D-Elr C\A V jiL LI E 
eiaSupplicargli che uoglia hauere mifericordi di ruti 
(he già uedetc l’affanno,& pena in cui ioJono, che . 
finofujfe la eharità che la mercede uoslra m'hafat -, 
togla fi rei morto difame>cbe non mi fa darefie non. 
quattro mifirabil otrze di pane,&j}uattro d'acqua. 
<& direte alla/ignora Infanta ch'ioho obehitoil fuo. 
commandamento,& di queSìoJòfhmamente ue ne. 
reftarò obligato,riJpoje il (aualliere,& come mipo>. 
tete dir tal ragione,ch’io credo che ben pafarà que¬ 
llo anno & l’altro an%i ch’io efia di qua, o il noftre. 
fignor per lafua immenfa bontàpatria far miracoi 
lo,anzi chepaafi me^ga hora,diJJeilFiloJopho, fa. 
rete in libertà,&fe cjuefio punto paffa rio ufiirete in 
uofirauita.il caualliererimafe molto fmarritt^, & 
con gran penfiero diquello che udìdire alFilofiph» 
& Stando in quelle ragioni il Barigello entrò nella 
pregiane,^- ne traffe il Cauallierejeguì dapoi che 
ungentilhuomofeppe che'l l{efacea cercare cauaìli 
. per comprargli da mandare all'lmperator di Cofia 
tinopoli, & quello gentilhuomo hauea il piu bel ca 
uallo che fujfe in tutta P]fola,deliberò condurglielo, 
quado il re lo uidde reSìo admirato della gra belle ^ 
gq,cbe era molto grande,molto be fatto, molto leg, 
gieri,& era di quattri armi,& macamento non era 
inluiJe non uno, che portaua lorecchie pendenti. 
Certamente,difie il I{e, mille ducati d'oro ualeria 
quello cauallo fel non hauefie mancamento tanto 
grande,et non era alcuno chefapeffe nepoteffe cono 
Jtere qual era la cauja di quello.diffe il caualliere cip, 


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Tl^T^TE IL Bl^T^CO.: 16$ 
tra flato in pregione,fignor ]e l'altera uoflra mait 
da per il Filojòpho ptnfo eh’egli il conoscerà che in 
quel tempo che fui inpregione con lui , mi dì)]e co]è 
fingulari,et fra le altre che fefra me^ga bora non* 
ufciuo di pregione che in mia ulta non ufcirei,et mol. 
fé altre cofe ch'io ho conofciute uere.ll re commarn 
dò al Barigello che prcflamentegli coducejfeil Filo 
fopho,il qual quando fu dinanzi al re gli dimandò 
qual era la caufa che quel cauallo tanto bello pori* 
Ha co fi le orecchie baj]e,di{]è il Filofopho, Signore 3 
eghè ragion naturale, però che l'ha allattato latte 
di afina,et perche le a fine hanno le orecchiependen 
ti,il camallo ha pr efo dalla balia il fuo naturale. San 
ta Mutria dijfe il I\c,è uerità quello che dice queflo 
Fllójòphoimandò periigentiihuomo de cui era il ca 
Hallo,et domandandogli,poi che nonglifapeua dire 
H mancamento delle orecchie, gli dicejje qual latte 
haueua allattato.Signore rijpoje egli,quando queflo 
cauallo nacque,era tanto grande et tanto grò fio,che 
la camita nonlopoteapartorire,etacciocbepote{Je 
ujcir l'aprimmo co ufto rafoio,et io haueuo un'afina 
che hauea partorito et lo feci allattare a lei, et cofi 
s'è allenato in cafa fino a hora,nella età che la figno 
ria uofiraló vede.Grande è il faper di qtkflo huomot 
difieil commandò che lo torna fiero nella pre 

gione,et domadò quanto pane gli dauano. Signor 
difie il Maefìro di caja,quattro oncte,difie a Ubar a 
il I{e dategliene altre quattro che fiano otto ,* 
& cofifufatt<h era uemto un lapidario . dell* 


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K 1 S. DEL CJ.V ALLIEF^ 
gran città di Damafioì&del Cairo cheportaua mol 
te gioie peruendere,& in fpecialità unbalajfo mol 
to grande & fino, del qual addimadauafiffanta mi 
laducati,& il He gli ne o ferina trenta mila,& no 
fipoteuano accordare.il Hedefìderauamolto diba 
uerlo,pero che era tanto fingulare,'èr tantogrape^ 
%o quanto giatnaifujje Stato uiftoviel mondo, & piu 
di quelli chefono incafiati in San Marco di Vinegia 
& di quelli che fono nella tomba diSanThomajo di 
Cantuariainlnghilterra,&perchegli lmbafciato 
ri di Francia haueanohauute lettere del re loro fi- 
gnor e come egli uolea uenire in Sicilia per uedere il 
re,&per uedere la pompofa Hicomana,il re di Si¬ 
cilia per modrarfi in final giornata in ordinesome 
s’appartiene al re,dejideraua molto d'hauerequel 
balaffò.Diffè il Caualliere ch’era Statoprefo > come 
può dar l'altera uoStra tata quantità,ch'iogIi utg 
go nelle parti di fiotto tre piccioli buchi?diffe il re,io 
l’ho mofirato a gli aurefici che di pietre s'intendono 
mi han detto che nel legarlo fi porteria di fiotto quel 
la parte,et non appareria niente.Signore,diffe il Ca 
ualliere,con tutto queSto buon faria che'l Filofophe 
il uedeffiipercheJaperta dire quanto il uale , ben fa¬ 
ria fatto che'lfacciamo uenire,diffe ilrefecion uem 
re il Filofopho,tt il re gli moStrò il balaffo > et quan¬ 
do egli li uidde quelli buchi,fel pofe nella palma del 
la mano,et approsfìmatofelo all'orecchia ferrò gl’oc 
chi,et Stette cofi buon ff>atio,dapoi diffe > Signore , 
in quefia pietrai corpo nino . Come » dfffeì 


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TI^^rE IL Bionico. 169 
lapidario, chi uidde mai in pietra fina effer corpo ui - 
uoiSe co fi non i,diffe il Vhilofopho,io ho qui trecen 
to ducati, gliponerò in^poter della Signoria uoftra, 
tir obligarò la miaperfona alla morte,& il lapida - 
rio diffe, & io Signore fon apparecchiato d'obligare 
la miaperfona aua morte poi che egli obliga la fina, 
tir anchora piu, io uoglio perder laperfona & lapie 
trafe corpo uiuogli è fatte le obligationi, & poflo 
gli trecento ducati in man del Hfttolfero il balaffo, 
tir fopra uri incudine li diedero con un martcUoi& 

10 ruppero pel me%go,et trouorongli un uermicello » 
tutti quelli ch’iui eran re fior no molto admirati del 
la grart Sottilità,et delfaper del Thilofopbo t ma illa 
pidarp reftò molto impedito,& l’anima firn nonera 
affiti ripofata,ne ficura di 'morte.Signor compitemi 
di giuflitia,diffèil Thilofophotil He gli tornò inconti 
nenteglijuoi danari,&gli diede il balaffo, &fece 
venire gli miniflri della giuflitia per far morire il la 
fidar io,bora diffe il Vhilofopho,poi che ho morto un 
mal huomo,uoglio perdonare a quello la morte, & 
con mlontà del t{e lo liberò, tT donò al He gli pe^ 
33 del balaffo,quando il He li hebbe commadò cbe’l 
tornaffèro alla pregiane,& addimandò quanto pan 
gli dauano,il maefiro di cafa rifpofe, otto oncie,diffe 

11 Hptdatenegli altre otto che fianofedeci. Quando 
lotomauano allapregione perii camino diffe a quel 
li che’l conducemmo, dicete al He , che certamente 
egli noni figliuolo di quel magnanimo He Roberto 
.chefu il piu animofo,& liberal Trencipe del modo, 

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■ H 1 ST. DEL CAVjtLLlEI^ 
egli moSlrabtnfecondo toperefue , che di lui non l 
uj'citdianzi è ben figliuolo dunfornaio,et quando lo 
Morrà japere per manifefia ejperientiagli lo farò ue 
dere,&che’lpojfedeil Rggno come t{e tiranno, 
co poca giuflitia >cbeal Duca di Mes(ina appartiene 
il regno, & la < orona di Sicilia,che bastardo no può 
ne dee ejfer admeffo a ftgnoreggiare regno alcuno,di 
Cedo la faera frittura, ch'ogni arbore ballar do dee 
ejfer tagliato & poSlo al fuoco. Quando quelli che'l 
conduce ano gli udiron ère fimil parole,preSlamen- 
teCandornoadireal I{e. Quando ill{efeppe, dijfe 
per confolation della mia anima iouogliofapcr co¬ 
me quello fatto pa[ìa,& quando farà la notte codu, 
celimelo fecretamete, quando il Filofofo fu nella ca 
mera dinari al Bufolo aJòlo, il Re li dijjéfe eronero 
quello che'l Barigello gl'hauea recitato,il Filofofo co 
la faccia moltojtrena,et co gagliardo ammali èffe. 
Signor certamite egli è il uero tutto quello che uba 
detto.dimmiicomefai tu,cbio no fia figliuolo del ire 
Umberto?Signor dijfe il Filofopbo ragion naturai ba 
fia a conofcerem'afino, & quefio bperlefeguenù 
ragionila prima è quadoia disfi alla S.V dell’aree 
chic del cauallo che nella corte uoHranon era eden 
no chetalcofafapefii conoJìere,& manco intende¬ 
re,mìfe di grada diiiij. onde di pane apprejjo. Si-? 
gnor,il fatto del balajfo obligirmi alla morte co que 
Sii pochi danari ch'io ho,&poi ioni domi il balajfo» 
che di ragione era mm& s'io non fufii Sialo, di gru 
quantità di monetaferefti fiato ingannato, et p qual 


TlnaX TE 1Z BI^T^CO 170 
fiuoglià diqutUe cofe mi doueuate far trar dipre 
gione,& farmi alcuni grafia, & rio Im> ottenuto da 
uoi altro che gratta di pane,onde per naturalragion 
fièni a notitiache la S.P. ne era figliuolo di fornaio 
(fi no già quell# di gloriofa memoria I{e pubertofc, 
tu uuoi refìar a li feruigij miei diffe il l{e,to sfora¬ 
tola psiamalaljualitài&.tifaròdtl mio con/ìglio » 
ma con tutto queflo io ne uogliofapermeglio laueri 
tà. Signor e noi fate diffe il Filofopho, che alcuna uol 
tagli pareti hanno l'orecchie, ffi no uogliatefar che 
alcuno lo fenta,che dicon in Calabria,che molto par 
lare nuoce y & molto grattare cuoce.Vauergognato. 
He non temendo però nulla il pericolo che feguir ne 
.potila feceuenvr la tgma confuamadre, & co pre 
*ghi, (fi con minaccienti fu ferga di dir la uerità, co 
me ella conferiti ali’apetito e uolontà del fornai» nel 
la città di RìgIo . Seguì dapoi che quando il Filofo-. 
fo fulibero, & che la Infanta ilfeppe immantinen¬ 
te lo fece chiamare ch’egli andàffe a parlare con lei» 
(figiunto che’l fu,ella gli addtmandòche glipareA 
di Filippo j molto mi piacerla di uederlo attgt ch’io 
■ dicefit nulla alla Signoria uoflra, diffe il Filofofo, 
non tardarà molto,diffe la Infantai che’l farà qui, 
con tutto quello gli mandò un ragazzo , acciocbe 
uenifferoinfcuja di dannare, (fi uoi guardate be¬ 
ne la conditione che egli ha,& il diportamento fuo. 
Quando il Filofofo lo hebbe ben mirato, poi che 
fe ne furono andati, diffe alia Infanta, Signora, il 
galante, che la Signoria uoflra mi ha fatto ucdcn 

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H 1 ST. DEL CAVALLIVI^ 
re porta ilfcritto nella fronte di buomo molto igna 
ratite & auaro,& dorami afentir di molti affamò » 
farà buomo omrmfo & uaCétisfmodi fitaperfino ., 
et molto aueturato neWarmi,et morirà Hc,l'atomo. 
deU'Infanta fu pofla ingran pefieri,diffcfempre 
mai ho udito dire che l buomo non more mai d'altro 
malefe non di quello di cui Ihapauft.piu eftimarei 
ejjcr monache,e moglie d'un calgolaio,c'hauer que. 
fto f maritOyancora che fuffe re di trancia. llpe ha 
ueafatto far un cortinaglio molto fingularc tutto di 
broccato per ornare il letto alla figliuola il dì delle.. 
nog^eyCt focene parare un'altro tutto bianco inuna 
camera » accioche faceffero di quello di broccato a 
quella mifura t quado il fu fattoypojero l’uno apfittf -. 
fi Caltro, lacoperta era di quel mede fimo brot catSf' 
gli poferen le lenzuola,ne quali l’ Infanta haueaad 
accompagnar fi, con li guancialetti riccamati , che fi 
moftraua letto molto {iugulare, Coltro letto era tut 
to biacoygradisfima differentia era dall'uno letto ad 
Coltro. L’Infanta con aSlutia detene le dangefino a 
grondo bora di notte.il He uedendo che già la meg_ 
ga notte era pajjata fi ne entrò in camera finga dir 
cofa alcuna f non turbar il diletto iella figliuola, & 
perche cominciaua a piouerJCInfanta mandò a dire 
al He fegli piaceua che Filippo reflaffe quella notte 
a dormire nel palagio con l’Infante fuo fratello, il 
He rijpo/e ch’era colenti sfimo.Fu poco dapoi che il 
He fu entrato in camera fe dono fine alle clange, & 
lo Infante pregò molto Filippo, poi che la maggior 


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ti\^it{TE il Bianco: ijt ; 
parte della notte era paffata che refiafie irn a dor¬ 
mire, & Filippo gli rifpojc che gli ne rendeua infini 
te gratie, che bene andarla fino allo alloggiamento. 
La Infanta il prefeper la robba & difie, per mia fe 
poiché allo Infame mio fratello piace che noi refia 
te, quiforaloallogiamento uofiroper quefianottet 
dijfe Tirante, poi che tanto il defiderano reftategli 
per far gli piacere,& io rimarrò con mi per poterai 
feruire,nobifogna Tirante , difie l’infanta congran 
de ira, & crudeltà, che fra la cafa di mio padre,dt. 
mio fratello l’Infante,& la mia,bene battiamo chi’l 
Jeruirà . Tirante che uidde che nonglieluoleuano, 
partkfi con gl'altri per andare allo alloggiamento, 
Jlu/àidofifuronpartHi, uennero due ragadi con 
file tor^e, & difiero a Filippo fe gli piaceua di an¬ 
dare a dormire,& eglirifpofe che faria quello che la 
Signora lnfanta,&fuo fratello commandariano,et 
loro difiero che ne era bora, & Filippo fece riueren 
tia alla Infanta,etSegui i ragazzi, & lo condufiero 
nella camera douegli due letti erano, quando Filip 
po uidde illetto tanto pompofo rtftò admirato, & 
pensò che meglio gli eraagiacere nell’altro, <jr quel 
la notte dannando haueua rotto un poco della cal¬ 
cia, & pensò che gli fuoinon ueneriano tantoper 
tempo, come egli fileuaria, & gli ragadi erano 
molto ben auifatiper la Signora, & ella era in luo 
go chepotea-ben uedere tutto quello che Filippo- 
faria.DifieFilippo all’uno delli ragat^i,uapermio 
umore , & portami ima agucchia da cucire con un 

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- WVST.'D'EL C\AVULLtET^ 

-poca difilo bianco, tir agallo prefiofe n’andò dal¬ 
la Infantai laqualegia bauea uiflo che lo mandaua» 
manonfapem quello ch’egli addimandaffe, &la 
■Infantaglie ne fece dare una con un poco di filo. il 
ragazzo la portò & trouollo che dall’un capo della 
tatuerà fino all'altro palleggiando andana, & l al¬ 
tro ragazzo che era lì giamai notigli parlò,quando 
Filippo hebbe l'agucchia accoftofli alla torga, & fe 
aprì alcuni pedicelli che haueanelle marò. La in¬ 
fanta fubito pensò che per confa deglipedicellita- 
guccbiabaueffe addimandata, & Filippol’andò a 
ficcare nel letto doue hauea deliberato ài dormire, 
allhoro fi [pogliòla robba & reflò ingmbonmcca 
moto di tremolanti, & cominciatoft a dislacciare,/i 
pofe a federefopra il letto,quadoi ragadi'hebbh 
di falciato,Filippo gli dijfe, che s'andaflero a domi 
re,& che gli lafciafsero una tori# aeeefa , & efit il 
fecero,& jerrorono laporta.FiUppoft leuò di la do 
ue fedeua per prendere l ’ago & cuftrfi la cal%a, & 
cominciò a cercare da un capo del letto fino all al¬ 
tro, & aiuòla coperta con malinconia, chein quel 
Cafo hauea,& tanto la riuoltò che cafcò in terra,da 
poi leuò le lenzuola & disfece tutto il letto,che mai 
non potè ritrouare l’agucchia, pensò di tornareari 
fare il letto, & di giacere in quello,ma quando uid 
de che tutto era disfatto difie,non è meglio eh io dot 
ma in quello altro, che tornarlo a rifare? molto fin- 
gulare ago fu quello per Filippo che Je gitto nel ut 
to apparatalafciò tutta larobba deli altro in in 


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Tl'UjA'tfT'E IL B 1 UVC 0 . 171 
" ra.La infanta che haueauiflo tutto l'atto, difie alle 

fuedón%elle,guardate per la ulta uoHra quanto hit 
fapere de gliforattieri,& in fpecialità quello di Fi¬ 
lippo.Iol'ho voluto approvare in quegli due letti,co 
fi come hauea fatto le altre uolte , penfando che fe 
Filippo era ignorante & auaro,non haueria animo 
deporfìintal letto come era quello, *n%i fi porteria 
nei piu uiìe, & egli altra arte ha tenuto ch’egli ha 
disfatto il piu nile,&buttato la robbaper terra,et 
s è poflo nel megliore,per mofirare che a lui è per¬ 
tinente come a figliuolo di V$,efendo lanation fua 
nobilisfima,ecceUentisfima,etantiquisfima. Hora 
pofìoyconojcere che quel uirtuofo di Tirante come 
fial Cauatliere mi ha dettofitmpre il uero,& tutto 
tfitello che mi dicea nell’orecchia * era per mio bene, 
N et honore, et dico che’l Filofiofo non Ja tanto come 
penfiaua,no voglio hauerepiu configlio da lui, ne da 
altri fieno che domani farò venire il buon Tirante, 
poi che egli è flato il principio del mio dilettofio be-, 
ne, che fìa la fine del mio ripofio, et con quefìa deli- 
beratione fe ne andò a dormire, et la mattinaper. 
tempo Tenebrofio con gli ragaxji di Filippo venne 
alla camera fka et portogli altra rdbba che fi mutafi 
fe ,e quando la Infanta fu ueflita, et fi allacciava la 
gonella non uolfe piu affettare,Je non co fi come era 
mandò per Tirante, et congedi di molta letitia gli 
manifestò la fua volontà. 


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HIST. DEL CtAVjtLLllH' 

COME TU^yeT^TE TE^ SFM GEytT^ 
prudentiafece che l'infanta Ricomana sacca - 
fafe con Filippo figliuolo del Re di Frància,& le 
. gioSlre» e gran felle chefuron fatte alJponfali - 
s tio. Cap. XXX 

* 

C On folleciti trattagli del mio innamorato pen 
fiero fon uemtaanotitia delle /iugular per~ 
fettioni che in Filippo hoconofciute che per ocular 
ejperientiaho uiHola/tiaprattica & Re al condititi 
ne effèr generofisfima,et fin quifon fiata tirata qua 
fi perforila a confirmare quefto mattrimoniot, per 
alcune cofe di cui l'anima mia Slatta molto dubbio 
fa.Onde da qui innanzi fon contenta di compire tilt 
to quello cheperlaMaeSìà del fignor Re miope- 
ire mi farà commandato, & poi che uoiper uoHra 
molta uertufete flato il principio del bene & dilet' 
to di Filippo,uogliate ejfer il fine, di trar due anime 
duna moderna pena, fedendo Tirante le paroletan 
to affabili dell’ 1 nfanta reSlò il piu confolato huomo 
del mondo,allaqual non tardò a rifondere, il gene - 
rojo animo di uoHra celfitudine ha potuto conofcere 
con quanta affettione & follecitudine io mi fon affa 
ticato in darui tal compagnia,che honore, & diletto 
infieme acquiftafii,per ben che molte uolte babbitt 
conofciuto che l'altezja uoSlra hauea a noia, & era 
malcontenta di me,che ui manifeSlauoleperfettio 
ni di Filippo,penfando di famene feruigio, & reSìo 


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TlHyfKTE IL BIOTICO. 1J3 
contenti*fimo,che la celfitudine uofìra ha conojciu 
to la Merita,&■ è fuori di tutti lipafiati et rori,& ri¬ 
dotta alla buon? parte,per laqual fi douea melirare 
la uoHra gran ifauiegga . Onde bora me ne uado à 
parlare al Signor re , per dargli prefia concia{to¬ 
rte. Tirante tolta licentia dalla Infantaje n’andò 
al He & diffegli loftguentiparde.il affanno grande 
ch’io ueggiopatire gl’imbafciatori di Francia jopra 
quello matrimonio mi fa uenire à {applicare alla 
Maelìàuoflrachepoi che l’hauete confirmato » che 
fi'egli doni compimento,& dare licentia àgli imba- 
{datori che al loro Signore fe ne ritornino, &fe tal 
texgajtofira non prenderà faflidio ch’io parli con la 
Signora infanta da parte di uofìra altera,io ere- 
dfthe col diurno aiuto,& con le ragion naturali che 
glifaperò dire che ella fe inclinar a à fare tutto quel 

10 chela Maeflà uofìra uorra,& commandarà. Se 
Dio mi doni confolationaWànima,& al corpo, dijfe 

11 Heàofarò contentisftmo che’l fi faccia,& uipre¬ 
go che mini uogliate andare,&pregarnelaperpar 
te mia & uofìra . Tirante fi partì&tornò alla In 
fante & trouoUa che fi ornaua,& recitolle il parla 
mento che hauea fatto col Vp,difiela Infanta.Tiran 
te Signore,io mi confido molto nella uofìra nobiltà , 
& uertà per cui io pongo tutto quello fatto in poter 
uoBro,& tutto quello che uoì farete,il terrò per fat 
to,&fe bora uolete che’lfifaccia,tanto bene il fer¬ 
merò di buona uogli a.Tir ante uedendo ladijpofitio 
ne fua fece uenire la Filippo che flaua alla porta a- 


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HI ST. DEL CAVALL 1 E\ 
frettando di accompagnare la Infantai mejfa 
fupplicò alla Infanta che faceffè partire le donzelle 
perche alla prefcntia diFilippoleuoleadxrt altre co 
fe.La Infanta commandò alle donzelle che sandaf- 
fino ad acconciareelle fumo tutte adfhirate che 
la Infanta con tanta domeflicheg^a parlaua con Ti 
tante y quddo Tirante uidde che tutte le doge Ile fe ne 
erano andate,aprì la porta della camera & fece en 
trare Filippo.Stgnora difìe Tirate yuedete qui Filip* 
pOyilqual ha maggiore defiderio,& uolontàdi ferui 
re alla Signoria uottrayche à tutte le Vrencipefie del 
mondo ^pertiche fupplico alla mercè uofira cefi ingi 
nocchiato come io fio di uolerlo baciare in Jègfale di 
fede.Tir anteydfie la Infanta, io pregavo Dio che 
uofira bocca peccatrice non uiua a pane cjciuttcrftt 
queftefono le ragioni che mi uolete dire i la uofira ? 
faccia manift (la che ha il corey quado il Sig nor mio 
padre mi lo comandarà io ilfaròy& Tirante acenò 
dFilippo,& egli prettamente la preje in braccioyet 
fortolla in un letto diripofo chegliera y & bachila 
cinque ofei uolteydifiela Infanta > Tirante io non. 
micofidauogiatantopoco di miche mil hauetefat 
to fare che uiteneain cÒputod'Hnfratrfloy& m'ba 
Mete pofia in mano di quello ch'io non fofel mi farà 
amico o nemico-Crudeliparole Signora ueggo che 
mi dicete, come può efftr Filippo inimico dellaEccel 
lentia uottraycke ui ama piu che la (ua uita,& ui do 
fiderà tenere in quel letto diparamento,doue ha dor. 
mito quefia notte o tutta ignudalo in camiciai dr ere 


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TU^JfT^TE IL BtJtT^CO. 174 
tfetff che l faria il maggior bene che egli potria batte 
reinqueflo mondo,&poi Signora,dijfe Tirante,fu 
■h blimandoui in quel fuperioregrado di digntà che V 
yaltezga, uoftra merita,lafciateJevtire parte di que 
Sìa gloria al dijauenturato Filippo chel more per 
vostro amore. Dio me ne de fenda Ài(ie la Infanta , 
: & mi guardi di tole errore,come mi terrei per iò¬ 
le dieonfentire una tanta nouità.Signora,difie TirS 
•te,Filippo et io non fi amo qui fé non per Jeruirui,uo 
flrq benigna mercedeprenda un poco dipatientia,, 
-<*r Tirante gli prefe la mano,& Filippo uolje tifcire 
deltiftoi rimedi)..La Infanta gridò,& uennero ledo 
snelle & pacifcoronglihauendogh per buoni, & per 
le ali. Quando la Infanta fu ornata,uiflisfi molto pò 
pdfamente,& Filippo,& Tirante l’acconipagnoro 
no alia me fa infime con la Berna, & qui innanzi al 
la mefia fi fpoforono,&la dominica dapoifuren fat 
te gran fefle ebedurorono otto giorni di gioire,tor- 
9 H amenti,danze,& forfè di notte,& di giorno, per 
tal forma fu festeggiata la 1 nfanta che la restò mol 
tò contenta di Tir ante, & molto piu di Filippo, che 
gli fece tal opra che gtamai la fmenticò. 

COME IL HE DI FHMU ChA CO 
■■ grandi*finta armata arriuò a Tripoli di Barba¬ 
rla,& come Tir ante, & altri g ran cauallieri fc 
cerodiuerft uoti,& quel che nefuccejjè , 

Cap. XXXFI, 


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- HIST. DEL C AVULLIEK 

P affute che furono lefefle delle funge il Ee di 
Sicilie hauea deliberato di dare aiuto,# gen- 
' te al Ef di Francia,& per quefia caufa fece armare 
due galee, & quattro nauigroffe, & pagò la gente 
perfii meft,# Tirante comprò ma galea ilqual no 
uolje prendere foldo ne acconciar)ì con alcuno , per 
che deliberaua d’andare ajuo piacer e,quando lega 
dee furono armate & ben fornite di uettouaglie,beb 
' bero nuoua come il Fp di Francia era in ^tcquamor 
ta con tutte lefùfledel Bp di Cafliglia,di ^dragona, 
di 'bfauara,# di Portogallo. Filippo fu eletto per 
> Capitano,# andoflene in compagnia fua lo Infan¬ 
te di Sicilia,# trouoronft nel porto di Sauona con 
lefuHe del Vapa>delTl mperatore,# di tutte le ce 
' munita che offertogli baucan foccorfo,# tuttiiBfic 
me fi partirno,#nauigor no tanto cbetrouornoilre 
di Francia nell'Ifola di Corfica,prefero qui acqua » 
# lefufle molto bene fi fornirno di uettouaglìe,# 

' di tutto quello chauean bifogno,finga toccare in Si 
cilia ne in akraparte.arriuorno una mattina fu .l’al 
ba dinanzi alla gran città di Tripoli di Scria, # 
alcuno di tutta l'armata nonfapeua dotte s andana-, 
nofe ncn/olo il Ep,ma quando uiddero teliate lana 
‘ ue del re,# che ognuno tarmano, peparono che qui 
ui ueniuano. Tirante allhora con la fuagalea s'acco 
'■ f ìò alla nane del Ep con un)chiffo,#mmtò alto nel 
la tiaue-,# cofifeciono molti altri,# trouotnethe 
ti Ees'armaua,# uoleaudire meffaficca. quando 
furono all Euangelio Tirante s'inginoccbiò dbm «■ 


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TIUfATfTE IL BlUl^CO.' 17J 
al rè,&fupplicoLo che fi degmjfe di lafciarlòftt 
re unuoto,& il Re gli diffe, che lofacejfe ch'era con 
tento. Tir ante andò a i piedi del prete chedicea la 
mafia,& s’ingmocchiò,& il prete tolfe U mefiale,et 
uoltòUouerJvil He,& Tirante ch’era inginocchiato 
fofe la mano al libro,& difle fimil parole. Ejfendo 
90 per la diuina gratta dello onnipotente Dio pollo 
nell’ordine di caualleriafranco & Ubero d’ogni coi 
tiuità,& altro mpedimento,non conflretto,nesfor 
•jratojna come Caualliere che de fiderà guadagnar 
honore,faccio unto à Dio & a tutti i Santi del Ta- 
radifo.&al mio Signore il Duca di Bertagna Capita 
no generale di quella armata,hauendo la noce dallo 
'EcfeUentisfirm,& ChriHianiafimo He di Francia 
di efier hoggi io il primo che ufeirà interrai l'ul¬ 
timo che entrarà in naue,apprejfogiurò Diofebo,et 
fece uoto difemere iljito nome nelle porte della già 
nominata città di Tr ipoli di Sorta,apprefio fece uo 
to urialtro CauaUiere,chefel re ufciua in terra cbe’l 
jè accoftaria tanto allaomtragtia che'l traria un dar 
do dentro della città,leuosfi un’altro Caualliere , tir 
fece uoto che felice ufciua in terra egli entrarebbe 
nella città,dipoi giurò un’altro Caualliere, & fece 
noto d’entrare nella città, & torre donzella Mora 
dal lato alla madre, & condurla in nane, & darla 
à Filippo figliuolo del re di Francia. Fece uoto un ’ 
altro Caualliere di ponere una bandiera nella piu al 
ta torre della città . Tanti Cauallieri da fperon dio 
ro erano nella nane deire che eccedemno U nume 


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*-! MS< DEL CU rum EX t 
ro di 450 .eia dotte fonómoltipari d’un officio, imi 
dia & mala uolontàfigenera,che’lpetto della imi- 
dia ha molti rami per gli crudi &imùdiofi che hi 
Ho dolore & dijpetto del buono & uertmfo Caua Uie 
re, moltifuron me sfi perfar rompere il uoto à Tiran 
té,& facemmo tutti preparationecon bar che,con fu 
fte,congaleeyaccio che primi interra ufeir poteffè- 
to.Lamorifma era grandi»fima,per il fumo /he bee- 
tteuano uifto fare aU’una &Valtra parte,che infine 
ti Mori uennerò alla riua del mar e,quando uiddero 
tanto grande armata per non lafciare prendere ter-, 
ra àgli Chrifliani. Tirante fi mifenellafua galea , 
& tutte le galee andatìano pari,&ragunate in fie¬ 
nile per dare fiala in terra,& andana fi tanto appref 
Jò'ihe qua fri remi fi toccattano,quando furono prefi 
fi di terra che già poteuanofar [cala,tutte fe uolto- 
toneraccioche nel girare sacco fi affinole poppe à ter 
ra per ufeir e la gente, fe non quella di Tirante che 
commandò che defiero della prora in terra, quando 
finti che’l legno toccaua term,& chegidera affèr - 
mata, Tir ante che armato era in prora folto nell'ac¬ 
quagli Moriche'luiddero corfero per Deciderlo,ma 
piofibo con or chi,con baie fìre,&con fpingurdemol 
to bene lo defendeua.dopo luifaltorno molt’altri buo 
mini dar me,& molti marinari per aiutarlo: Laga 
lea del re & le altre che haueuanò uoltato mifero le 
fiale in terra,ma chi eraquelto Che haàeffe ardire di 
ufeir e per la gran moriimat ma la battaglia fu mag 
gioreladoue era Tirante . Lauertùja bontà, U 

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T 1 \^ÌVTE IL BiaJ^CO. 17 6 
for%a,& il fipere fu nelre,& negli fuoi } che come 
Udienti*fimi Cauallieri Hfcirono in terra per le far¬ 
le,& tanta tra la fretta diarnuare àgli Mori che 
in mare molti ne cadeano. Quando tutta la gente 
40fi delle galee come delle nauifu in terra, diedero 
granbattaglia atti Mori,doue dell una &l y altra par 
te gran gente mog^quando i Mori fiuoljero ritirare 
nella città mefiolatamente molti buoni Cauallieri in 
[teme con loro entrorono, & pnfiro cinque firade 
della città,che piu hauere non ne puotero>& tutti i 
Cauallieri in quelle cinque Sìrade cheprejero i noti 
loro compironoycaricorono le naui^&legalee di mol 
tu ricchezza che tolfero, & tanto fu grande il foc- 
corfo che uenne à i Mori che pafiare piu innanzi no 
potettero,ma grande fu il pericolo quando fi uenne 
ùraccogliere, ma il F^eper configlio de marinari fe 
te ponere affé incatenate da una galea all ' altra,qua 
do le galee erano in terra , acciochepotefle molta 
gente alla uolta pafiare>& al raccoglier e ne mori T 
x tono molti,quando tutti furono in naue gli re fiotta 
Tirante che anebora non hauea compito il fuo noto, 
già haueanoJorto la fua galea che haueua la fiala in 
terra affettando che montafie un CauaUiere che de 
. fideraua honore,il quale egli ben per fua uer tu me¬ 
ritano , che hauea nome Bicordo il Venturo^ 
fo 9 che filo era reflato con Tirante , gli difi¬ 
fe y tutta la gente è raccoltala naue,0mor¬ 
te 9 & qui non è finontu& io, & poi che tu 
bai uoluto K hauerper te la mondanagloria di eficr 


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BIST. DEL C AV AfLlE\ 
flato il primo delti tàncitori,il qual con gentil ank 
mo>& gagliarde?£a di caualleria con gli tuoi ben ' 
auenturat i piedi toccafli la terra di maledizione % 
doueje canta notte,&giorno la reprouata fetta di 
quello ingannatorefen%a fede,amor e,charità di 
MacomettOycbe tanta gente ha ingannata nel mon¬ 
do,poi che tanto hornre hai acquietato, & jai come 
da mqlt 'tpericoli t’ho diffefo che ti erano apparec¬ 
chiati uogtiti riconofcere, & fa ragione di e fiere il 
primo ad entrare in galea,accioche ftamo eguali in 
bonore,infama,& buona fraternità, che alle mite 
quello che tutto uuolemondanagloria tutta la per 
de,rimettiti diragione, et fammi parte di quello che 
èmio,etponibenmenteaquelloch’iotidico. lobo 
piedi,et mari,et cor e,et uolontà,crudeltà.come teo 
nefamelico,abonda in me l'irafiuperbia, et màdia, 
tengo in quella man ferrata,quando io l'aprirò non 
ò alcuno cheposft trouar mercede in lei. lo ia uo- 
glio Aggiogare,etporla fotto la miapoteftà.0 figno 
renonfìamohoraintempodiabondare in parole t 
diffe Tir ante,la morte et la uita è nella man tua. 
loJarò detto uittoriofoje noi due morremo p le ma, 
ni de quefli infideli } etlòn certo che le anime noflre 
faluefaranno,fe con ferma fede come buoni Chriftia 
ni de fendendo le noìlre perfine morremo, & alibi 
ra che io feci il mio noto,io penfii amjallamorte, 
età tutti gli dubbij della morte,cìx alla uita . Et 
però ogni altra coja reputo nulla à rijpetto di quello 
bonortuole,^gentil fide di cauaJier'ia,cbe il morire 

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teme a CauaUiere è honorata tuta di gran gloria,ho 
norejama, & in quello mondo,&nell'altro, &fi 
io non hauesfi fatto quello tal noto dinanzi alla prc 
fiotta di uno tanto Eccellente Signore come èil]{$ 
di Francia, non dico anchora in prefintia di uno tal 
Signore,ma chetici penfiero mifujje caduto una tal 
tqja è che fra gludetti io hauefie detto opromejfo 
di fare tal ooto*m%i uorrei morire che delia ptomef 
fa venire al meno, che cavalleria non è altra co fi di 
promettere, & dare fede dimtuofimete operare. 
Onde Bfiardo dammi la mano,& andiamo amori* 
re come Cauallieri, nonjìiamo piu qui in tate fi 

perfine parole,diJJe pfiardojo fon contento,dammi 
la mano,& ufeiamo dell'acqua,& andiamo contrà 
gli'rumici della fede.Et erano gli due Cauallieri nel 
l’acqua del mare fino al petto,le lande , dardi,puffi 
tori,& pietre,chegtì drauano fi bengrandtfenfi*. 
negli faceane le galee, quando fiordo uidde che 
Tirante era /tenutofino alla riua del mare per feri* 
re ne Mori eg li il prefi nella foprauelU,tirollo ncL ^ 
l’acqua dicendo, lonon conofio Cauallkr alcunofen 
%a paura fi non tu,ttpoi che io ueggo il tuo animo 
tanto gagliardo fa cofi,poni prima UpiedeneUafia 
la,& iodapoi accenderò , ìlBt fiaffannaua molto, 
aocioche quelli due tanto fìnguìari Cauallieri non fi 
ferdeflero . TirantegliuolfefarpartedeWbohore, 
(&fu contento diponer ilpiede dritto ne Uà fiala,et 
mUbora ideardamontò primiero, & Tirante fu tul 
timo di tutti, & qui finì di compkeilfmuoto.fv 

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r- : msr.DTz r^trjtLLiE n, ( 

tultimo di tutti)# qui fini di compire ilfuouotofy 
gran queflione d'esfi due CauaUieri,perche gli 
tri diceuano che Tirante con molto honore il fitouo 
tohauea compito, il He# molti altri gli ne donano, 
infinita gloria, & Ricordo vedendo che ogniuno da 
ita l’honore a Tirante,cofi diffe inprefentia del He. 

Tutti quelli che non hanno nera notitia delThonoro 
di queflo mondo moftrano il loro pocofopere, ma-* 
nifeflando con la bocca loro quelgrosfiero parlare, 
che dice conia ragion di mio compare me ne uado, 
non aduertendo ne f apendo il gentil itile della uer • 
tuofaprattica de noilri antecefibri,fi come fi legge 
di quelfamojò He ^irtù che fu Signore della piccia, 
la #gran llertagna. jlqual diede fine # compilili 
io alia prò fiera, # pompofi tauola rifonda,dóùe, . 
tanti nobili uirtuoficauallieri fi pofero afedcre,ché 
conobbero # meritorno ogni honore et gentilezza} 

# aborrirono ogni inganno, falfità, # malignità! 

#fe per attedi cavalleria la cofa fufft ben giudi* 
tata a cm feria attribuito l'honore della gloria di 
queflo mondo,fe non a mecche Tirante per effer co¬ 
dardo & huomo poco gagliardo in battaglie per 
ben che la profferafortuna glifufiata favorevole, 

# gli habbia aiutato ili molte cofe, non rafia cbe'l 
premio di quefio atto non mi debba effer dato con 
tutte le forze# honori di cavalleria che fi meritar 
no come alpiu benauenturato di tutti, # foche firn 
difcalcio igiatnai non mi calcierò fcarpa nepiedi 
énfi* firn a tomiche-per la quteflùdclSignorHfr 


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TiKJi^rÈ il tracco. T 172 

<*r per i nobili Caualtieri no» fin determinato quefto\ 
fatto thè notorio & manifeftoèa tutti thè dapofr 
che t utta la gente furaccolta, reftasfimo Tirante, 
& iojoli all* riua del mare,& f a lui, & me furo-', 
ito molte parole chifiria il primo ad ehtrarein na¬ 
tte bauendoegli fatto noto ,& io ne uolfiuedereglh 
maggiori fericok%be nettarmi ejfereponno conia 
gran moltitudinedi Mori cbe gli era , uedendoegli, 
ohe io non uoleuo raccogliermi,fu contento di pone- 
reprima &an%i dime il piè fu la fiala > dunque* 
Signore fia di uoftra mercede di congregare il u&~\ 
fèto facroconfiglio & la matfià uoftra didi'hono-\ 
re O’tui appartiene, attento che di ragione & digito 
fiifiaa me appartiene > & fè uoftra atterga quefta, 
giudicare non uuolejo dito in prefentiaditmì,cbf‘ 
io fon migliore Canottiere di Tir ante , combat -* 

ter'o quello con ia fua perfino a tutto tranfito : lt. 
Itegli rifpofè ftmilparole. Hicardoalcun bttongiu* 
dice non può ben determinare cofa alcunqfe primtfi 
egli non ode le parti, perche non fi puòfare quefttf- 
fé Tirante mugli è prefinte , qùefte ragioni Henne ** 
io a nottia diTirante > & conlafua galea fi atco-i 
fio alla nane del !{e, quando fu alto, ti He era nella 
fua camera che dqrmiua,quando Hicardofeppe eh» 
Tirante trauevuto, alni fi accoftò dicendo'. Ti¬ 
rante per qual fi uoglia cofa che fia, che tomi tenga 
dentro al cuore,fe uoihauete ardir edi-dire cheta 
mon fia migliore Caualtiero di noi, io «r offerifia 
kbattagtia atuttotranfito, <figmogtiunguaoML 

7 * ) 



: UIST. DJSL C4V<A- ItlEl £ 
per pegno. Turante che ridde epe co tanta pocofan- 
/lamentoso ttolea combàttere leuò la wana ) & dette 
gli unagranguanciata. il rumore fu traloro tanta 
grande che'l %egli hebbe a uetàxe conunafpadam 
mano, quando Tirante ridde il Refe ne montòncl 
catte Ilo da prora iui fi difefe holtobene,& dif 

fealBg.Signor cafitgUla Maeftàuoftra quefiofuer 
gognatoCaualliereche fetnpre è principiatore d’o*■ 
giùntale tgiamai nonfi ha rifio in fatto dormii & 
manco fpada nuda dinàngi a gli occhi furi , & boro 
/opra niente mi uuol combattere a tutto tranfito »&, 
fel mi rince hauerà rimo tutte le cauaUerie che con 
mia fatica & trattaglio mi hoJaputo procacciare iti 
gloria plaude mìa,tt s iofonumitoredtausrò rin 
to udhuomo che mai non fi ha ritto in armi-. Fritto 
c hebbe Tirante di dire tal parole feciono ala alla 
fùagalea, & con una corda fi calò in quella tenendo 
fidi perficum, &fel He in quel cafà Ihauejfe potu. 
to battere,perche nella fua naue haueafattofimilol 
traggio Jaria fiato poca mararigliafegli hauejfefat 
to leuare ilcapo dalle /palle.il He fipartì contatta^ 
l’armata da Tripoli di Sorta,& fece la ria di Cipri 
& predò, & miffe a fuoco & fiamma tuttala cafa 
dìTurchiOicbe di moltariccbe%ga che toltobauea 
no fatteleputte caricarne- ,£X uando furono in Cipri 
uJchronoinFamagottà>& qui prejéro uettenaglie et 
tirorno allamUa. di.Tuntfiy dotte il He/montò , & 
molto ttret tornente combatterono Tirante con 

glifuoi dondola battaglia a una torre chehauead 


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TIKA^TE I L BIOTICO, iy? 
piede ungranfoffogli cafri dentro. Bicordo andana 
tutto armato peruedere fe fipotea uendicare di Ti 
rante, quando fu alia torre uidde che Tirantegu » 
tea nelfoffo, Bicordo coft armato come era glifolti 
■dentro & aiutò a tenore Tirante,& diffegii. Tbran 
te uedi qui il tudnimico, ilqualtipuò darla morti 
& la uita,ma nonpiaccia a Dio che io confinta che 
tu muoia per man de Mori,poi che aiutare tipoffa 
per bel aiuto,&foccorfo lo traffefuori,che certami 
tel’haucriam morto,fe Bicòrdo tanto preHo nonio 
haueffe tratto,ilquale quando fu fuor agli, difìe. Ho 
ra Tir ante poi chefei pollo in libertà guarda ben la 
tuaperfona di morire ch'io ti faccio certo , ch'io fa¬ 
lò tutto il mio potere per amazzarii. Cauallier uer 
tuofo difie Tirantejo ho uifìo in te molta bontà & 
gentilezza,&.conofco che con animo gagliardo da 
■CauaUiere hai reftaurata la mia perfona da crudel 
morte.Io m’inginocchio in terra, & dell’off e fa ch'io 
, , t’ho fatto ti addmahdoperdono,& tìdo lamia fpa 
da,& la pongo in man tuotcbe prendi di me quella 
vendetta che ti piacerà, & poho cafo che tu bora 
nonuogli efitudireimiei prieghi » & admettere la 
mia dimanda, mai in dì di mia aita contra teffada 
mon tir arò,che hai qui preferite la uedetta che puoi 
hauere da me, gir inginocchiato coficome Stimagli 
tuoi piedi prender eia puoi,poi che gratiofamente 
te la dò,&io lariceuerò con moltapatiemia. ll Ca 
ttallierequando udì dire a Tirante parole di tanta 
bmilitàj&fQmmisfìone gli perdonò, & fu conte»* 

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r-r HI ST: DEL C AY ULLlEIt^ 

*o (T efierfuo amico. Furono dapoi amici tanto gran- 
idi infime che mai in uitaloro non fi partirono fin 
albe la morte non gli diuifi. Quando il He bebbe pre 
fa&faccheggiata la città di Tieni fi, IQcardo no noi 
ftandarepiu nella uauedel He, ma andò nella galea 
•di Tirante. Quando il He & i Corallierifeppero co 
ftt era pafjàto tlfatto,molta laudagli attribuirono^ 
perche ciafiuno l>auea ufato moltagentilt^a. -,, 

COME IL I{E bt F\MXClt4 G1VW- 
fe in Sicilia con l’armata & uifitò il t{e, & fece 
granii accoglienze alla Infanta I{icomana fui 
nuora,tir come Tirante fi partì per andare ih Co 
fiantìnopdli. Cap. XXX FU. 

P artito fi il He di Francia della città di Tutdft» 
tirò alla uolta di Sicilia per uedere fua Tutto¬ 
ra,& difmontò a Vaiermo, -quando il Hftli Sicilia 
feppe la uenuta fuagrandìtfìma fefia preparare gli 
fece, il He di Sicilia entrò nella nane del t\edt Fra , 
eia, & quando fi uiddero fu molta allegrerà fra 
loro. Ffcirono in terra, & la nuora fu alla ripa del 
mare, & quifi fecero moltagran fefia juocero <& 
mora.ll He di Francia gli donò degran doni, & o+ 
gnt dì la condUceua perla mano thè non la lafciaua 
partire > & tanti dì quanti il He di Francia reflò in 
Talermo ognidmazi che la Infanta fujfe leuata li 
mandaua un ricco prefente luno di broccato, gli ah 
tri fitte catene d'oro, fermagli,et altre bellisfimegh 
tedi molta,filma. il He di Sidl'tafefteggfi molto. H 


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TIHjA'HTE 11 BIXUCO:- Ito 
t E* di Francia, & preferitogli cento bellitfimi,& fin 

li gularisfimi cauaUi,de quali il redi Franciafecegr « 

jr ftima.ll He di Sicilia comandò alla figliuola,cb'ella 

'a ‘ in per fona entraffe in tutte le fue nani, & leguardaf 

jb Je come flauano diuettouaglie, et di tutto quello che 

i 0 eradibifognoleprouedefjc.il He di Franciaprefein. 

^ gran (lima quellouche la nuora facea, & banca moì. 

ta confolatione , quanto era doma fapientisfima,&.\ 
per molte faccende, che ciafcun dì flaua dalla mat - 
t Una infino al uefpero che non mangiaua, fino che 

* bebbefornito di fornirle. auittouagliati che furo- 

* no gli legni , & raccolti i Cauaìlierifil Serenisfimo 

* Fedi Francia toljelicentia dal He di Sicilia, dalla. 
J$eina,& dalla Infanta, &fe ne entrò in nane, &- 
condujfefeco il Trendpe di Sicilia, & quando fa' 
giunto in Francia gli diede una Jua figliuola per me 
glie . L'armata fi partì dal porto di “Palermo ». 
& nauigòalla unita di Barberia, & costeggiai k 
do Henne a Malega , a Brand? a Tunifi, etpafsòil. 
Stretto di Gibelterra,etfu accetta al Cajèr Segno *» ; 

I et ,Ager, et altomare che pafiòper l'altra coita di, 

CaleSy et Tarifa, et Gibiltar , etpafiqper Cariba*. 
f greche tutta la coita in quel tempo era de Morivi 

( deli pafiòper le ifole di Mutria, e di Maìoricha. ■ 

, vdpprejfo andorno a difmontare al porto di Marfi+ 

: | lia, doue la Maeflà del He diede licentia a tuttii le~ 

' gni,eccetto a quello difuo figliuolo Vhilippo, per-, 

, cte uotfè che andajfe con lui per uedere la H?m* 

Jkg madre, et Tirante andò fico, et de lìpafiò k»k 


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VIST. DEL CAVALLIKH, 
Bertagna, in compagnia del fuo naturai signor,per 
uederefuopadre ><&Jua madre, &ifmiparenti*t 
alcun giorno da poi che il He di Francia bebbedato 
compimento,al matrimonio di /ita figliuola col Tre 
cipedi Sicilia,uolfè che Filippo tornafie allafua 
moglie • llquale hebbe nuoua comi l'altro figliuolo 
del l\c di Sicilia serafattofrate,& haueuàrenun- 
tiatoal mondo, & Filippofupplicò a fuo padre che 
uoUJfe mandare per Tirante che glifacefie compa¬ 
gniafino che Ifufìe giunto in Sicilia. l ll{erijj>o/è 
che era co ntentisfimo, & fcrifìe lettere al Duca di 
Bertagna ,& a Tirante cheuolrfie andare per Juo 
amore con Filippo in 5 icilia,& al Duca che nel pre 
gafle molto. Tirante uedettdo ipreghi di duo tanti 
Signori fu sformato diubbidire alliloro commanda 
menti.Vartisft di Bertagna, & uenneaUa corte dei 
He ,ilqual infume conia Heina lo pregò molto che 
Itolefie andare in compagnia di Filippo in Sicilia t 
tir egli moltogratiofamente ubidì. Tartironfi dalla 
corte Filippo, & Tirante , ir andorono a Marftlia 
doue trouorono le galee molto ben in ordine di tutto 
quello che era di bifogno . Filippo,et Tirante s'im¬ 
barcarono, et hebberoiluento tanto profilerò che in 
pothi giorni furonogiunti in Sicilia. Il t{eetla Hei 
na,et la Infanta hebberogran confolatione della lo¬ 
ro {tenuta, onde furono molto bene fileggiati. Taf 
fati otto giorni, efiendo il He in configltogli tutine 
in memoria lo Imperatore di Coftantinopoli ,et la 
letterale di i franagli, et affanni fuoi mandataci 


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TE U Bianco. tS» 
bauea,mandòper Tirante, & inprefentiajualafo 
te legger e,& era del tenorefeguente. 7fpi Federi¬ 
co per la immenfa & divina Maefià dclfipcmo & 
eterno lidio delio Imperio Greco Imperatorefihu 
te & honore a voi He della grande & abondante I » 
Joladi Sicilia .*Per la concordia per gli uoHriante- 
eefiori fatta,&per voi, & per mepattegg tata,con 
firmata*? giurata inpotere de uoflri imba/ciató - 
fi notifichiamo alla uoftra Beai perfino,come il Sol 
dan Moro rinegato è venuto nello Imperio noftro in 
compagnia colgran Torco,& ne barn tolto la mag 
gior parte della Signoria noflra,& hanno fatto grt 
dhfima Jìrage del popolo Chriftiano , del quale non 
posftamo porre alcun rimedio per lafenettà > et 
per nonpotere effercitare l’armi. Mpprejfilagran 
perdita che babbiamo fatto di città,ville, e? caliti 
la,ci hanno morto il maggior bene che battevamo 
in quello mondo,cìoh il figliuolo noflro primogcm- 
tOiCheànot era confilatione,& feudo,&diffèfadel 
la fanta fede Catholica, con animo virile combatten 
io contragli infideli con molto honore & gloriafia 
& mflra,& babbiamo maggior difiuentura, come 
fia flato morto per glijuoi mede fimi. Quel trillo 
&’ addoloratogiornofu perdimento delthonore,et 
fama Mitra,& della cafh imperiale, & effondo a 
noi notorio et publica fama voi bavere nella corte 
ttoliràunflrenuo CauaUiere dicuigli atti fmgularì 
molto efiermenta.fi aumentan o la dig ruta militare * 
Che fi nomina Tirante il Bianco della fraternità di 


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?:* HlST.’DBL-CjtrjtLltE'Bi 
cjuelfingular ordine di caualleria che fidiceefferfok 
datofotto l'imo cationedi quel gloriofofanto padre 
di caualleria Signor fan Georgio,nelTlfola d’ingbil 
■terra,&perche diqueflo CauaUiere fi dicono mof 
ti manifcflt fìtti degni di molto bonore,& in jpecia 
lità di quel che ha fatto al gran Maéjjlrodi [{odi, <jr 
tome lo ha liberato con tutta la fita 1\cligione dal 
•Soldano cor, tutto il poterfuo,cbe bora è qui,&mol 
Scaltre cofe uirtuoje,cioè per il mondo di lui trionfa 
*to,uiaddirnandUmo digratia,che per la fede, & 
i amore ,& uolontà chefcte tenuto à Iddio ,&àca* 
tualeria,che l uogliate pregare per parte uoflra, & 
nostra di uoler uenir in noftroJ'eruigio che gli dare 
mede beni nojlri tMttoquellocheegli uonà,efritto 
viene,[applichiamo alla diurna giuìlitia, cheli dia a 
Jentire de Ili dolori noThi.O bene auenturato [{e di 
ìSicilia fianti accetti inprieghi noHìri,i quali fono di 
dolorojo pianto, & poi che [ci t\e coronato' babbi 
)pietà del dolor nolìroMciochela immenfa bontà di 
iDio ti guardi da unfimil cafo , però che tutti (unno 
foggiogati dalla ruota di fortuna , & non è alcuno 
•che legare la posfi, Dioper [ita mercede uagliagu-, 
cordare la noftira buona & (anta int emione, dando- 
fine alla penna er non alla mano ,la qual mai non 
fi ftancberia di recitare perU ritturagit pa(jaSÌ,pto 
(ent ’h& futuri mali. 

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, Lettachefu la lettera dallo Imperatore, & pm 
Tirante benpomprefa, ih c drizzando leparele 4 


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TTJ^JtTiTE' IL HAJÌCOì\ iti 
tirantefeprincipio à tal parlare. Infinite grafie 
fete tema* ài rendere al onnipotente Signor nofiro 
-I diio Tir antefratello,che tà ha dotato di tante per- 
fettioniycbe per tuttoil mondo la gloria del «offri» 
'nome trionfa,& anchoracheipneghimiei non me 
•aritinodiejjhr ubiditi per rifpetto’che non habbiate 
mbligatione di far ccfa alcuna pertne,perchcgianui 
non la feci per uoi,an%i ui ho molta obligatione di 
M/uello bautte fatto per me,ma confidandomi delm 
diro core alto &generofo,chemn può fare fé non fie 
tondo cheglii,& quello che ha per oofittme di fare 
i&per caufa di (putto boprejo ardire di pregarui,et 
joddimandamt da parte defio Imperatore di Coflan 
£tnopolit& mia,&ji gli priegbimieitanto giufti, 
'ér di tanta charità no hanoluogoin mi ; alméno in 
ariuerentia & Jiruigio dello onnipotente Signor Dio, 
-&dt-4juéUa facratiefma t$eina noflra aduocjtia uer 
ghie Maria, uogliatehauer compatfiohe dì-queltti- 
flo,& afflitto Imperatore,che con nRontia-tanto 
grande ui priega,& uiaddimanda che babbi, te mi 
féntordia dellafènettù,che. pcrèteggodella ttoftra 
cauaUeria,deUa<ptjle eglififida nonfiadepofto del 
iafuaImperialSignoria.Finito che Irebbe il re lipa 
roledi tanta amicitia accompagnate» Tirate fe pr'ttt 
-cipio à fonti rijpoHa. TS(o è pocanolotà ch’io ho Si¬ 
gnor-mio demetis fimo difèruire alla Eccdlentid ufi 
fra,ch'amori la piu forte obligatione chefia al mo 
éOyttperche iptieghi di uofira^tlte^ mi fono e- 
ffresficommandamntipei battere tatognadagwi* 


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VIST. DEL CjLVjlLllEU. 
la volontà mia,fe la macfìà uoflra mi commania- 
rà ch'io vada per feruire a quel profpero imperata 
tefignoreggiante la Greciajo il farò perii molto a- 
more ch'io parto air^Alteig* uoflra. Ma Signor io 
non po/Jiifarefe non quanto faria un’huamo storne 
ì notorio a Dio,et alitando, benché lafortima ni 
babbia con(cntito,et mi fia fiata atnicbtude,etpra 
'fiera col pianeta di Marte, nelquationacqm*bcmi 
ha voluto dar vittoria,honore,et flato, noumico* 
vie* però prefumere piu di quel che lafortmam'ha 
concefio, &fio congrande ammiratitne di quel ma 
'gnarimo Imperatore che Inficia tanti Eccedenti Ef 
gi,come fono al mondo>Ducbi,Marchefi, &■ Conti* 
■nell’arte di Cavalleria pia dotti,& piu Valeridime* 
perhavermuegli non è ben con figliato. TiravteutiJ 
feilECtiofio ben che pel mondo fonódibuoniCauat 
beri, & voi fra gli altri non dovete efjerfmentictt• 
io , &fel’botare fuffe effeminatoper ventura, fra 
gli Imperatori,& Rfgi,et Cauaìlieri % che intendo¬ 
no Jl premio, Chonore, et la gloria di quello vi fari* 
dato comealmigHor. CanaUierc ditutti, perche io 
■uipriego etui richiedo come a CauaUitre ,ei per il 
debito che Varieté aia cavalleria,pelgiuranicto che 
felli quel dì che vi fit dato prima che munalttoVor 
dine dettafratevnità della G arroterà > che vogliate 
■eongrande amóre, et uelontà andare a feruireilfia 
»iro imperiale, et ve lo configlio cofi come fe mifuHi 
'proprio figliuoloy perche ho conofciuto la nobilcon- 
% ditÌQpuo?fra et grande bnbilità, dondeuenefegvfi 


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ranno molti benefici^ per tandata uèftra,cbefarete 
libero tanto popolo della Chriflianafede di dura et 
graue cattiuità , et di quello farete premiato per la 
bontà diuinain qudlo mondo di eccelfo battere, et 
nellaltro di etemagloria . Dunque Caualliere uir- 
tuefoypoi chele miegaleefim appareccbiate,etbcn 
armate,etcondotte a tutto quello thè commandare 
te,et uorrete ordinare , ut prego che breuisfinta fta 
la partita uoflra. "Poi cheuoflra Signoria met com¬ 
manda,et met configliajo fon contento, diffe Tìraq 
te^dt ajtdargli,€t U Re commandò chele galee fuffh 
ro ben fomite ditutte lecofcnece(farie,etgl’Ìmha 
piateti dell Imperatore, quando il Regli dijfe,che 
Tirante eracontento di andar furono li piu conte» 
ti hotommidtl mondo,et ringratioronomolto il Re, 
CC1 mbafeiatori incontinente che furono armativi, 
Sicilia pofero banco per foldargente,a li baleflrie- 
ri donano me^o ducato al dì , et aU'buomo d’ami 
widucato , et perche in Sicilia non era tanta gente 
faffama Ramata Ifapoli, et qui trouorono molta 
gente che di buona nolènti prefe foldo,et comprato 
tiomolticauaUi. Tirante non fi curò d’altro che di 
far preparationc darmi,et comprò cinque caffi 
grandi ditrombette da candii . il Re et Filippo 
ne donarono, affai , etfeàongli raccogliere nelle na± 
là congUakri. Tirante tolfi commiato dal Regal¬ 
ia Reina, da Filippo , et dada Infanta, et raccolta 
tutta lagente dierono le uele al proserà uento, et 
uauigoroao con buontempo, et cornar tranquitì 


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?T HIST:ùE t CU^jCLVIS.EC. 
lotbeuna mattina fi trouorono dinanzi atia città dr 
COfiantmpoli. 

l\A GHiAT^DE JlLLEGEipZZjl CHE 
bebbe l’imperator di Cofìantinopofi delia utm- 
r- ta di Tirante,& come per botar irlo lo fece firn 
■r‘Capitan Gtnerhle>con quel che mfieguk • •• - ■' 

Cap. XXXV ili. 

-V ' • ’ ' ' • '• 1 

Q VandotImperatorefeppe che Tìranteera- 
uemtOynel dì iifua aita maggior letitìano» 
'ò>&dijjè che fitto figliuoloalparerfuoera te 
JkjcitatoJLe dette galee mimerò con tanta quantità. 
defiuott'h& di allegrezza che tuttala città focena-*, 
no tifnettare,tutt’ilpopolo fi rallegrò cbeprhttaers 
Addolorato# tri fio, che gli parca che Do Ufuff'e ap 
pàrjo. Vlmp.fi pofie in uno gran catafalco per tufi* 
tare cotneueniuano le galee. Quando Tirante fep* 
poche l imperatore era in quel luogo fiece trarre 
due bandiere grandi del re di Sicilia, & una della 
fuei & fece ofmare trtCaUallìen in bidcofenzofo- 
ftraueéai& ciafcuno bontà una bandiera in manot 
&ogm uo Ita che pafìauano innanziaU' Imperatore 
àbbaffàuano le bandierefin preffbaU’acquat&quH 
ladi Tirante fattuano toccare nell’acquai quefto 
èra infegnalechelo falutauatuh&per là dignità che 
bai'Imperatole a lui tanto baffo fi bumiHaua. Vine 
feritore quando mdde quello che gli eracofauno* - 
tMpp'notthamr maiuiftt fumali» contento eli-tal 


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xèr\monia,<& piu affai della venuta di Tirante,qui 
■do le galee htbbero ben volteggiato una à baflo & 
l'altra all'alto , vennero à dare la[cala in terra » 
tir ufci uefìitoqueldì Tirante conun gaccodi ma* 
glia,& le maniche di franga d’ora,& fopra il gac* 
co una gornea fatta alla’Francefc con la ffrada cin* 
ta,& in capo banca una beretta di granaio ungrof 
fòfermaglio guarnito di molte perle,&pietre fini: 
di grandefima;DÌofebo ufci in fimll manierafe no 
ìagomea ch’era dicetanino morello. ]\icardoujcì tu 
tobenin ordine quanto alcun de gli altri, portava 
la gornea di damafco *4leffandrino,& tutte, quelle 
gornee erano ricamate d'oro & di perle orientali 
moltogrofèe,et tutti gli altriCauallieri,et gentilbuo 
mini andavano molto ben in ordine. Quando Tiran 
te fu in terra trovò alla ripa del mare il Cote d'<A*- 
fnca,cbe co molta gente Vaffrettava, e lo riceukcott 
molto honore.Vartirno di qui,etfecionolavia delca 
tafalco ornerai’Imperatore, et quando Tirante il 
mdde riuer enfiaglifece col ginocchio, et quando fu 
tono à meggodcl catafalco tornarono à fare un’al¬ 
tra riuerentia,quandofu àfuoi piedi singmocchiò,et 
mlfegli baciare il piede ,et il ualorofo Signore noi 18 
fentìbaciogli la mano,e l’Imperatore lo baciòin hoc 
ca,quandotuttiglibebberofattoriuerentia,Tirante 
gli diede la lettera del re di Sicilia che gli portava», 
quado f Imperatore Ihebbe letta iapresetia di tutti 
fece aTìr. un tal ragionam2ta.7{o poca è l'allegreg 
ga ch'ioho dellqjiojlraproffrera uStura cauallitruor 
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fUST. DEL CAVULLIEK 
pufo » ringraziando il ben auenturato di Sicilié 

del buon ricordo che ha bauuto del mio molto dolo• 
re*bc lajpcran^th’ioho nella grande uertùuo- 
ftra CauaUiere tuffili pajjati molimi fa porte in 
oblio, conofcendo nella uoftra bella difiofnione quel 
lo che per relatione di molte genti ini flato riporta 
tOtchel bene,et la uerthuottra mnpmflarnafco- 
fia, egli pare che uoi fiate uenuto qui a pernione del 
l'ammofo ne di Sicilia,fentendouene maggior gra¬ 
do chefeper ambafciatori, et lettere miefufiequi 
denoto, et perche ognuno conof :a la buona uolontà 
ch'io ho di uoi,e il molto amore ch'ioni portentopre 
fentéui dono il Capitanato Imperiale,et generala 
delle genti £a\ mi» et della giuftitia,et mljegli dar 
re il bigione,ilquale era d'oro masfrzjp, et bonetto 
dall'un de i capi Carmi dell'imperio dipinte co final 
to.Tirante noi uolfe accettar e,ma pinginocchiò nel 
la dura terrai con getto burnite et affabile gli ap- 
frefentò tal rijpotta. la matftà uottra Signore,non 
fe aggraui fe non ho uolnto accettare il battone»che 
parlando con emendatane et perdonando dell'at¬ 
tenga uottra, io nonfonucnuto quicon moltitudine 
di cmalleria per poter offendere la gran morifino 
eh’è nell'imperio uottro, che non fono in numero di 
cxlxamdkr 't,et genùtbuomini come fratelli in uo 
lontà,non uoledomiufurpare cofa alcuna che di ra¬ 
gione ame mnfia datagiuflamente. Efjcndo noto¬ 
rio alla Macfià ueftra ch’io non merito tal dignità » 
net«(itornato per molte giutte ragioni , laprima 

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TlUsA'HTE IL BIACCO x8f 
per non/aperto l’effercitio dell'armi. Lofeconda per. 
la poca gente ch'io ho. La teri^a per il gran deme¬ 
rito , &. ingiuria ch’io farei al Signor Duca di Ma¬ 
cedonia , alqual meglio che me la dignità appartar 
ne ,& in quella parte ettimarei piu e/fer martire. 
che confefjòre. iqella mia cafa> difie l’imperatore» 
non può commandare alcunofe rio quel ch’io uoglio» 
igr commando che uoi fiate Interna perfona com¬ 
mandante a tutta Ingente d’armi , poi che per mia 
difauentura ho perfo quello che confolaua la mia a- 
nima,& per la mia indico fittone,et per la uecchie ^ 
%a ch'io ho non potente di portar armi, do tutto il 
mio luogo a uoi,&non ad altri tato come ademia 
‘ propria perfetta. Quando Tirante uidde lauolontà 
dell'lmf>eratore,accetto il battone, & il capitaria 
to dellagiuttitiainfiemc,&baciogli la mano,gli tro 
betti,<gr i fonatori per commandamento dellTmpe 
latore cominciarono a fonar,&publicoronoper tut 
tala città con Imperiai grida, che Tirante ilBiaco 
era ektio per capitano maggiore p comandamelo 
dell'1 mperatore. Fatto qutfio l’Imperatore fopartì 
dal Catafalco per tornare dlpalazgp,<& pfor%a ha 
.ueuano a poffare da una bella caja che haueuano 
fatto ordinare doue Tirante con tutti lifuoi allog¬ 
giariano,diffe l Imperatore,poi che qui fumo retira 
‘tiuein quefio alloggiamento uofiro,acciocbepofia la 
<Hoflra per fima p alcun dì ripofare per li trauagli del 
mare chefofferti hauete,fatemi tanto piacere che re 
la/'datemi andare.Come Signor e,rifpcfe li 


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' HI S T. D EL CAVALLI E \ 
rantc prefame Moflra altera un tal mancamento 
di nutcb'io ui lajciasft, cbtl ripofo mio è di accom¬ 
pagnare la Maeftà uoftra,& fino all’) nfemo ui oc 
compagnerei,quanto piu fino al palalo,#- l’impe 
rotore cominciò andare di quel che Tirante gli ba¬ 
nca detto,&piagli dijfe Ttrante,Sìgnore,facciam 
grattala Maeftà uoflra,comefiamonelpalalo di 
darmi licentia ch’io poffa andare a far riucrentia al 
la Signora Imperatrice , & alla fua cara figliuola 
la Signora Injfanta,dijfe l'i mperatore, ch’era mol¬ 
to contento.Quando forno nella granfiala ài lpalagi 
imperatore loprefieper lamano^r locondufi- 
fe nella camera doue era l’Imperatrice Jaqual tro- 
uorono nella feguente forma. La camera era ofeur f 
finta fen^a lume & clarità alcuna,&l'imperato¬ 
re dijfe,Signor a, uedete qui il uoftro Capitan mag¬ 
giore,che’l uiene per far ui riueretia, ella rijpofe qua 
fi conuoce Hramortitadten fio egli uenuto.dijfe Ti- 
ranteySignore,doutrò io credere per fede che quel¬ 
la che parla fiala Signora Imperatrice i Capitan 
maggiore,dijfe l'Imperatore,fia chifiuoglia c bab¬ 
bitt il capitamelo de ITImperio Greco , ha poterà di 
aprire le finefire, & diguardarle tutte nel mito, di 
leuargli il corrotto che portano per marito,per pa¬ 
dre,per figliuolo, o per fratello, & cofi uoglio che 
tua [officio uoftro ufiate. Commandò Tirante che 
una torta acce fa gli portajjero, & preftamente fa 
fatto ) quando il lume fu nella camera, il Capitano 
uidde un padiglione tutto nero*ucoftojftgli,et aprii 




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TI^XT * TL BIAT^C 0. 18 5 
ÌO,et ridde unaSignora ueftita tuttadi drappo grof 
Jò con un gran uelo nero incapo che tutta fino allò 
piedi la topriua. Tirante gli leuò il uelo di capo , & 
re)ìò con la faccia difcoperta,& uifla la faccia s’in- 
ginocchio in terra,& bachili la robbafopraalpie- 
de,& poi la mano,ella haueain mano una corona di 
pater nofiri d’oro tuttifinitati che gli baciò, & fc 
ctgli baciare al Capitano. 

COME TlftA'hfTB VISITO LA 
\ infanta Carme fina, & come di lei fieramentefé 
■ innamorò,con quel che poinefeguì.C.XXXIX. 

V Idde dipoi un letto con cortine nere, &l’in 
fanta era gittata Jòpra con una uefta di ce- 
lanino nero,ueftita & coperta con una robba di ue- 
jutodel medeftmo colore, allipiedifoprail letto fé-, 
deano una donna & una donzella, la donzella era, 
'figliuola del Duca di Macedonia, et la donna hauea 
nome la uedoa ripofata, laqual colfuo latte l’hauea 
nutritaci capo della camera mdde ftar clxx.fr a do 
ne et dorelle,che tutteftauan con l'Imperatrice, & 
con l'infanta Carme fina. Tirate s'accoftò alletto,et 
fecegra riueretia all’infanta,et bachili la mano,poi 
andò ad aprire lefineflre, & apporne a tutte le don 
me che fujfero ufcite di gran cattiuità,però che mol¬ 
ti dì eran,che per la morte del figliuolo dell'Impera 
tare Banano in tenebre,diffe Tirante, Signor con ex 
mendatione,& pardon parlando,io dirò a uoftra al 

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' VIST. DEL CAVJILLIEX 
te7ja>& olla Signora Imperatrice,cbe alprefentè 
i l’intentionmia.io ueggo che’lpopolo di quella in¬ 
clita città è molto trillo & addolorato per due ra¬ 
gionala prima è per la perdita che l’altera uoflra 
ha fatto di quel animofo cauallier il Trecipe figlia» 
lo uollro,& la Maeflà uollra non fe ne dee aggirarne 
itypoi che è morto in feruigio di Dio, <& per miteni 
re la fede catholica, che ne douereHi dar laude , & 
grotte allaimmtfa bontà del nofiro Signor Diotfbe 
egliui l’bauea dato, & egliuel'ha uoluto torre per 
maggiorfuo bene , che l’ha collocato nella gloria del 
‘’Paradifo,& di quello gli ne douete referire infinite 
grafie, & egli che è mijericordiojb , & di immenfa 
pietà ut darà in quello mondo profperaet lunga ut 
ta,& dapoi la morte eterna gloria, &ui farà uinci 
tore di tutti gli nimici uolìn.La feconda cauft fcbe 
jla cofì è per la gran morifma che molto prefio fi ueg ■ 
gonoytemèdo fiere gli !>em,& la uita,&il men ma 
leeffem^ttiuiinpotefiàdegl infideli. Ondelanecef 
fità Mtlpifògno ricerca che 1‘ Altezza uollra , & 
della Signora Imperatrice, dimafirale la faccia alle 
gra a tutti quelli che ui uederano f cofolarglt del do 
lore in cui pofìiJòno,acciochepoffano umilmente con 
tragliloronimicicbbattere.il Capitano da buon co 
figlioydifie l' lmpe*ator,et io uoglio et comando,chc 
incontinente, co fi huomini come donne tutti lafcino 
fi corrotto, dicedo l'Imperatore tale et ftmiliparo 
le, torecchie di Tirante Hauano attente alle ragio 
ini, et gli occhi dallaltra parte cotemplauano lagra 


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èeltàdi Carme fina, & per il gran caldo che faceat 
perche era di Hate con lefineHre ferrate era mtjg 
dislacciata moHrando nel petto due pomi diTa 
radifo che criflalimi pareano,liquali diedero l'entra 
ta a gnocchi di Ttrame,che da lì innanzi mai notro 
verone la porta da ufcire,& Jèmpre furon appregi» 
nati inpoter di per fona libera,fin che la morte di lor 
due fecefeparadone, maio ui [0 ben dire certamete 
chegl'occhidi Tirarne non haueuanogiamai rice¬ 
ttato fimil pafloper molti honori,& confolation che 
fi haueffe uiHo comefufol queHo di uedcre ì Infanz¬ 
ia. L’i mperatore prefe per man lafua figliuola Cat 
mefma,& trafila fuori di quella camera, & il Capi 
tatto prefe a braccio tlmperatrice,& entrorono in 
un’altra camera molto bonapparata,& tutta intor 
no dellifeguenti amofihiHoriata.Di Fiorio & Bìan 
ca Fiore,di Tube & il Tiramo, di Enea et di Dit 
dotte,di TriHano,et di lfotta,& della I{eina Gene 
tara & Lanciotto, et di molte altre che tuttprgli lo 
ro amori di molto fottile, & àrtificial pittfy rfhauc 
uah diuijati,& Tirate diffe a Scardo, io nonitarei 
mai creduto che in quefla terra fuf ero coje tanto mi 
rabili,come io ueggo, et lo diceapiuper la gran bel 
tà dei Infantala quello no iintefe. Tolta licentia 
per Tirante da tutti fe n'andò allo alloggiameto,& 
entrato in una camera pojè il capo{opra un guada¬ 
le a piedi del letto, non tardò molto che gli uenero a ' 
direJèluoleadeftnare,& egli rifltofe non,che'lcapo 
glidolea , tua era ferito di quella pasfioné chemolti 


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niST. DEL CJ.V UL11E1Q 
inganna. Diofebo che uidde che Tirantemnùfàtdt 
entrò nella camera,&difiegli. Signor Capitano, io 
ni prego per amor mio che mi diciate qtudèìiluo- 
f irò male, che feper me uipotrà efler dato alcun ri 
medio lo farò con molta buona nolani à. Cugin mio» 
dijfe Tirante, non idi necefiità alprejente che uni 
fappiateilmal mio ,&io non ho altro male fenati 
dell’aere del mare che tutto m’ha mal complesfiùt 
nato.O Capitano, & dame ui uolete coprire che fon 
fiato archino di tutti quanti imali,&beni,che ha 
uete hauuto,& bora di cofa tanto picciola da i uo+ 
Sirifecreti mi bandeggiate?dicetimelo che ue lo ad- 
dimando di grafia, & nonmiuogliateafcondereco 
Ja che habbiate,non uogliate piu tormentare la mia~ 
perfona,dijfe Tirante, ch’io non fentìgumà mal ta 
to grane quanto è quello che horaiofento,che mi fa 
rà uetiire predio a mijerabil morte,o a ripofataglo 
riaje fortuna non mi è contraria, che la fine di tut+ 
te quelle cofe & dolore per quello amore che è ama 
to, & uoltosfì dall'altra parte di uergogna che non 
osò rimirare Diofebo nella faccia,& non gli potò Ut 
fcir altra parola della boccafe non che’l dijfe, Io a* 
mo,& finendolo di dir e gli occhifuoi diftillomo uiue 
lagrime mefcolate con fingulti,&fojpiri.Diofebo ue, 
dendo il uergognofo diportamelo di Tirante conob* 
bela caufaperch’egitfolea riprender tutti quelli del 
la fua progenie,& anchora quelli co quali banca at 
micitia,quando accadea che d’amorparlaffero» egli 
li (ficea, benfete paggi tutti che aitiate, non bau 


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TUiJÌT^TE IL U 18S 

vergogna di leuarui la libertà » & deportala nelle 
mani delle nemiche uottre, che ui/ariano an%i pe¬ 
rire che hauerui pietà, fommamente deliziandoli 
tutti , & però io uegg° cheglìiuemtoa cadere nel 
laccio a cui non batta humana forila reftttere > & 
penfaado Diofebo alli rmedij che a tal male fi ri¬ 
chiedono conpietojo & affabile getto gli fece fimil 
parlare. Triturale conditione è alla natura hu- 
tnana amare , che frittotele dice che cìafcuna co- 
fa appetiffe il {ito fimile, & anchora che a noi pa¬ 
ia dura co/a & ttrana effercfoggiogatoalgiogodi 
amore, potete neramente credere che non è inpo- 
tentia di alcuno di potergli refittere, però Signor 
0lapitano, tanto come l'humo hpiu forno » tanto 
dee cón piu difcrettme coprire gli naturati mom- 
menti,& non uoler manifestare di fuori la pena,et 
U dolore che combatte il(ito penfiero che alla bontà 
iell’huomo appare,quando caduto per contrari co-* 
fifa fottenere le aduerfità di amore con uirtuo/ò a- 
nimo y per il che raUegrateui: & defcendete di 
quetto luogo de penfieri doueui/ete potto a fede¬ 
re y & il cuore uottro mamfettiletitiapoi che buo¬ 
na forte ui ha condotto che in tanto alto luogo 
H penfiero uottro habbiate potto y& noi da una 
parte, & io dall’altra al uottro nouel dolore rime¬ 
dio dar potremo. Quando Tirante uidde il buon 
conforto che Diofebo gli dona, retto molto con¬ 
flato y leuosfì impedito di uergogna > &fe ne an¬ 
darono a definare$ ilquale bautuano di molta fingft 

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' HIST.DEL CUr^iLLJElt 
laritàtperò che l'imperatore glie lo haueua manda 
to,ma Tirante mangiò molto poco della uiuanda,et 
beh molte delle fùe lagrime,conofcendo con urna ra 
gione,che era afcefo a piu alto grado che non douea» 
&dif}e, poi chequefla queflione ha hauutoprinci - 
fio in quello dì,quando piacerà a Dio ch’iopojja ha 
uereuittoriojafententia?Tirante nonpuote mangia 
re,et gli altri fi penfauano che per il trattaglio del 
mareilfuffe diftemperato,et per la molta pasfione 
ft leuò da tamia,ef fe rientrò in una camera accorre 
pugnato da molti fiifpiri che uergogna per paura di 
confufwne gli faceua patire queltrauaglio,et Dior 
febo conglialtri gli andorno a fare compagnia fi~, 
no a tanto che’l fi uolejfe un poco ripofare. Diofei 
bo tolfe feeo un’altro Caualliere ,.et fece lauta 
del palagio, non concuore di ttedere l’Imperato* 
re,ma per ueder le dame. ld imperatore che era a, 
unafineHra a federe,gli uìdde poffare etglimandò, 
a dire che afcendeffero la doue egli era Dio febo con 
l’altro andò alla camera doue eral' Imperatore con 
tutte le dame. Lo Imperatore gli dimandò ch’era 
delfuo Capitano, et Dioftbogli difie che haueua un 
poco di faHidio, et quando egli il feppe molto gli 
dijpiacque, et commandò che gli fuoi medici lo. 
andaffero a Uifitare, et quando li medici furono tor. 
nati feciono relatione allo imperatore che Haua 
molto bene , & che il mal fuo non era slato altra 
che mutationc dell’aere indigeno. il magnani -, 
tuo Imperatore pregò Diofebo che gli recitajfa 


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TIFt^AVJE IL BI^tTS^C^. l %9 
tutte le fette che in Inghilterra s'eran fatte per Ut 
noT^e del ^e,co» la figliuola del re di Francia , 
di tutti iCauallieri che haueuano combattuto > 
quali erano flati iuincitori del campo.Signor e difle 
Dio febo,moltagratta mi faria,& obligato rettarei 
alla Maeftà uottra ch’io non hauesft a dire quefta co 
fa,però che io non uorrei che uoftra altegga hauefie 
à penfare che per efier io parente di Tirante gli ha- 
ucfli à dare laude alcuna je non cofi come lealmente 
è pafiato,&per maggiore ficurtà che laMaettÀM 
flra non habbia à credere il contrar ioào ho qui tut- 
tigliattifìgnatidella manpropria del l{e,de i giu¬ 
dici del campo,di molti Duchi,Marche fi,Conti , de 
Fggidìami,Maldi,& TaJJauanti. Lo Imperato¬ 
re il pregò che gli facefle portare in quello inttante , 
che egli recitarla le coJè.Diofebo mandò, & appref 
fo recitò lungamente allo Imperatore tutte le fette 
per Ordine cofi come erano ttate fatte, & fimilmen 
te gli dueìli,&poi leffero tutti gli atti,& uiddono f 
opera , Tirante effer il miglior Caualliere di tutti , 
molto fu la confolatione che l’Imperatore neprefe * 
& molto maggior quella difua figliuola Carmefina 
& di tutte le dame che ttauano congran dcuot ionc 
ad afcoltare le fingular Cauallerie di Tirante, jlp- 
prefio uolfefapere il matrimonio della Infanta di Si 
cilia,& laliberatione del gran Maeflro di Bpdi , 
quando tutte le cofe furono efplicateflo Imperatore 
jcne andò per tenere configlio,ilquale ciafcungior¬ 
no accofiumaua tenere la mattina met^a hora,&> 


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HIST. DEL CUVxA.LLl'E 
dapoiueffero urìhora,& Dtofebo lo uolfe decotti' 
pugnare,& il ualorofo Signore non uolfe, fe non che 
iif[c,cofa coturnata è,cbe’l diletto degtouetà Cartai 
lieri è Bar fra le dame,& eglife ne andò, & Diefe 
ho fenerimafe,& parlorno di moltecofe.La infan¬ 
ta Carmeftna fupplicò alla Imperatrice fua madre 
chepaflafiero in Un altrajala, acciocbepotefjèro un 
poco pajleggiare,che molto tempo era cbeftauano 
ferrateper il corrotto de! fratello.Difie la Impera¬ 
trice, figliuola mia ua doue tu uuoi,che iofonconten 
ta.pajforono tutti in una gran fila,& molto mara- 
uigliofa tutta operata di[carpello per arte di fiottili/ 
fimo artificio,tutto l parete era di diafpro,e di por fi 
do di diuerfi colori lauorato ad imagine,che faceva¬ 
no admirare gli riguardanti,le fine(lre,& le colon¬ 
ne erano di puro cristallo, & il patimento, tlqual 
era tutto fatto à fàntille mandauagrandisfimofplt , 
dorè,le ìmagmi d< Ile piante diuifauano diuerfe biffo 
rie di Borfo,di Trenciualle,di Galaflo, come compì 
la uentura del foggio pericolofo,& tutta la richie- 
ffa dtlSangraale fegli dimoffraua.La partejupem 
re era tutta doro,& d’auguro,& intorno gli erano 
le imagini doro di tutti li Regi de Chrifl'ianirfiafcm 
con lafua bella corona in capo , & in man iljcet - 
tro, & al ha fio de piedi di ciafcheduno Re, era un pi 
lafìro nel qual era uno feudo,in cui erano figurate 
le arme del Re,& ilfuo nome in lettere latine fi ma 
nifeffaua.quando la infanta fu nella fata fepmsfi 
ton piofebo un poco dalle fue donzelle, & (wmn* 


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T IL BÌJCUCO. ' 190 

domo àparlare dì Tirante.Dtofebo che uidde cbt 
co tato buona difpofitione la infanta parlotta diTira 
te con ottima uolontà cominciò a direnò quanta è la 
gloria noHra dbanere trauerfito tanto mare, & d' 
cfier per uenuti conJaluamcntoi al de fiderato porto . 
della beatitudine noHra, Et per gratin (pedate bah 
biamo ottenuto, che gl tocchi ncftribabbuino uifla 
la piu beUa imaghte di humana carne che da noHra 
madre Eua inquartafiata, ne credo che giamai farà 
compite di tutte le altre grafie & uertù,& dotata 
di gran bellegga,honeHà,&fapere infinito,egli rio 
mi duel de trattagli chefofferto babbi amo, ne quelli 
che fono per mentre per hauer trouata la MaeHà 
uoflra , la qual merda di fignoieggiart l'uniuerfo 
m&ndo,& m quefio nonfi dee intendere fe non uo- 
fir a akez$a,& tutto quello ch’io ho detto & dirò} 
prendetilocomedaueroferuitore affettuofo, &]er 
Votelo dentro alluogopiufiotto della uoftra arù- 
mattome quel famofo Canottiere Tirante il Bianco 
è uenutoper fola fama,udendo recitar di uoflra cel- 
fituttine tutti i betti » & uertù che per natu¬ 
ra poteuano tffir commmicati à un corpo bu¬ 
ttano , & non penfi uoHra altegga che fio¬ 
ttio uenuti per le anmomtiotù del ualorofo re 
di Sicilia , ne manco per le lettere che l'¬ 
Imperatore uoflro padre gli ha mandato,ne 
penfi uoflra celfituàine che noi fimo uenuti 
per sperimentare le perfine noHre in fat¬ 
ti d armi t che già le battiamo molto ben» 


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Hir. DEL XUV'ULLIE^ 
efpermentatc,nc manco per la bella ferrante ferve 
dere gli imperiali palazzi, che le ca/e proprie di noi 
altri qual fi voglia di quelle flaria bene per tempi» 
di oratione tanto grandi,& tanto belle}ono,& eia - 
finn dinoi altri ftpre/Umetfierunpicc'tol He nella 
terra fua,& può credere la celfitudinemflra chela 
nermta di noi altri non è Hata per altra caiifa chef et 
vedere tir feruir la Maeftà uoftra,&figuerre ò bai 
taglie fifaranno tuttofarà per amore tir contempla 
tione uoflra. 0 trifta me,difie la lnfanta,che è quel 
lo che me dite?potrò io gloriarmi che peramore mi& 
fiate tutti qui uenuti,& non per amore di miopa ». 
die?fopraqueiìoiopotreifarefaina la miafede,dif 
fe DiofeboyCome Tirante che ri è fratello & Signor 
rea tutti,ci pregò che uolesfìmo uenirecolui in qua 
Ha terra,&gli uolesfimo fare tanto bouere » acciò -. 
cbe'lpotejjèuedere la figliuola dell’Imperatore fa- 
quale egli defiderauapiu uedereche tutto il refio del 
mondo,& della primiera uifìa che ba battuto da uu 
ftra altezza tanto è la volontà,&Ìamerec’haàuó 
Sìra Eccellenti,chc’lfi ha mefio col capo in letto. . 
QuandoDiofeboprefentauaquesìecofe all’Infanta: 
ella era alienata,& polla in gran penfieri&mcf; 
^afuori di memoria che non parlotta,& la fua an* 
gelicafaccia fi mutaua di diuerfi caloriche lafemi- 
nil fragilità l’haueua opprejfa, che non patena par 
lare,che amore da una parte la combatteua,& uer 
gogna dall’altra parte ne la ritìrauayimore l’accen . 
detta inuolere quello che non dmea,mala vergogna 


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^Ife2 uietaua,per timore di confusone.In quejloin- 
Slante uennc lo lmperatore,&cbiamò Diofebo,per 
che molto gli piaceua il fuo diportamento, & parlo 
rovo di molte cofe fino a tanto che l'imperatore mi 
fe catare,tolfe licentia da lui,&accottosfi aita in 
fanta,&ditegli,fe la Macttà(ita gli commandaua 
chefaceffècoja alcuna.Si difie eUa,prendete quello 
abbracciare da meferuiteuene uoi&fateneparte i 
Tbrante,&Diofebo fe gli accoflò e fe quello che ella 
gli haueacommandato, quando Tirantefeppe che 
DÌofebo,era andato al palalo & cheparlaua con 
la infanta,ttaua col maggiore de fiderio del mondo , 
che uemfie,acciochepotejfefapermoua della fua Si 
gnor a. Quando egli entrò nella camera, Tirante fi 
lem diletto,&diJJcgli,o il mio buon fratello, qual 
atuoua mi portate midi quella che in uertit ì com- 
fiuta,& tien la mia anima in cattiuita? Diofeboue 
derido l’efremo amore di Tirante abbraccioUo da 
farte della fua Signora,& recitogli tutte le ragioni 
chefraloro erano pajfate.Tirante retto piu contea 
to che figli houefie donato un I{egno,&prtfe in fe 
moUagagliardevga,che mangiò bene<& fi allegrò 
defiderando ckeuenifiela mattina,atcìoche la potef 
fe andare d uedere.Quando Diefebo fu partito dalla 
infantatila retto in tantigranpenficri che gli fu for 
•za leuarfi dal lato del padre,& entrar fi ndlafuaca 
onera, la figliuola del Duca di Macedonia nomata 
Stefania ch'era donzella della Infanta, teneagran¬ 
de amore,però che aerano allenate dìpocaetiinfie 


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r VIST. DEL CjLV.jLLLIEEi 
mignon hattendo piu tempo l'urta che l'altra,qitcàm 
douidde che la Infanta fe riera entrata nella carne 
ra con gran preHer^a filettò da tauola > & ondagli 
dietro,quando fu fico la lnfantaglirecitò tutto quel 
lo che Diofebogli hauéa detto ,& laeflrema peufit» 
ne che patiua per amore di Tirante, & ti dico che 
piu me ha contentato la uifla di qui fio huomo tut-< 
tofoloiche di quanti nchouifto almondo, i huomo 
grande,& de fiugulare dijpofitione,& mofira bène 
nel fitto gefio l’animogrande ciòegli ha,& le .parole 
che dellafiua bocca eficono accompagnate da molta, 
gratia,ioil ueggio cortefie & affabile piu che ciafcun 
altro, & dunque chi non amaria tale come quello > 
& che fita uenuto qui piu per amor mio che per mio 
padre.Certamente io ueggo il cuor mio molto meli » 
nato a ubbidire gli fiuoi comma ndamenti,& mipa 
re fecondo i (eguali che queflo farà la uita & confier 
uation della mia per fona. Diffe Stefania , Signora 
de gli buoni dee thuomo eleggere il migliore, & fi *- 
pute le cauaUerie jiugulari che queflo ha fatto,non ì 
donna ne donzella al mondo, cha di buon grado noi 
douefie amare & Soggiogar fi ai ogni fita uolontà,& 
efiendo in quefle diletteuoli ragioni,uermero le altre 
donzelle,& la uedoua r ipofiata che hauéa gran par, 
te con Carmefina per la ragiongjia detta cbeCbauea 
.del latte nutrita,& domandogli di chi parlottano» 
dìjjela Infantatimi parlauamo delle gran fesìe &bo 
-neri che ne ha recitato quel CauaUiere che fedir 
■no in Inghilterra à tuttiglifaraftitri chef egli rb- 


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i'IJlyf IL BIOTICO. 19» 
trottarono , & parlando di quelle coJè& d'altre 
pafiò la notte che poco ne molto la Infanta non 
dormì. 


COME TIS^UT^TE H^tFETfDO UC 
campagnolo la l mperatrice, & la Infanta a mef 
jkdoppo hsbhero molti intertcmmenti,& come 
Tirante li donò un bel officciuolo.& quel chepoi 
fra loroJiguì. Cap. XL. 


I Lgiornofeguente Tirante fi fu uefiito con uno 
manto fatto à ricamo,la diuifa era tutta di gam¬ 
be di migliorie /fiche erano di perle molto 'grojfe 
& belle,co un motto ricamato in ciafcun quarto del 
manto cbediceua,una naie mille Emilie non uaglio 
no una.Il caputo legato alla francefa di quella di 
uifa medema,& nella mano portala il ballon d'oro 
del Capitane* to. Tutti gli altri della fua parentela 
fipoferomolto ben in ordine di brocati,difede,& di 
.argentarle #t co fornati andorono tutti al palagio, 
quando furono alla porta maggior uiddero lì una (in 
gularecofa di grande admiratione che à ciafcuna 
■ parte della porta alla parte di detro aU'etrare della 
pianga era una pigna tutta d'oro di altezza di uno 
buomo,& molto grofla che cento huomini non la 
potriamo dzare,ùqual nel tempopafìatobaucafot 
tofarel'Imperatore neltempo deUaprofperitàper 
.una gran mgnificentia . Entrarono dentro al 
palazzo,& trouorono molti Orfi & Leoni che 


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i HIST. DÈI CJtPJLUEH' 
tori cathene groffe d'argento erano legati, ajcefona 
alto inuna granfiala tuttafatta di alabastro,quando 
lo Imperatorefeppe che’Ifuo Capitano era uenuto, 
commandò che’llafciafiero entrare,& trouorno che 
fe uefHuà,& fua figliuola Carmèftm che tpettina* 
ua,&poigli diede l'acqua alle manicheciajcun gl 
orno per coflume il faceua,& la 1 nfanta era ingo- 
nella fatta à ricami tutta lauorata di una berba che 
ha nome, Amore naie,con lettere ricamate di perle 
che intorno gli erano il motto che diceua,ma non à 
me,quando lo Imperatore fifu finito di uefiire,dif- 
feàT ir ante,ditemi Capitano qualeera il male che 
ìnerila uoHraperfonafentiuatdifie Tirante. Sign» 
re la MaeHà uoftra dee fapere che tutto il mio mar 
^le procede d’amore che i uentidi quefia terra fono 
piu fiottili che quelli di Tonente.HjfpoJè la infanta 
antiche lo Imperatore parlajje , Signor e ài male 
che procede d'amore no fa male olii foreflierife fon 
quelli che effer debbono,,an^i li da falate & lunga 
Mtta,guardandojempre mai nellafaccia à Tirante* 
■forridendofi,acccioche conofcejfe ch’ella l’hauea in - 
'Cefo. Lo 1 mperatore ufcì dellacamerà parlando col 
iCapitano,&la Infantaprefe Diofeboper lamana 
detennelo,& dijfegliào non ho mai dormito tut- 
l ta la notte per k parole che hieri midicefli.Signo- 
•-< ira uoltie uoi ch’io ui dica, la noHra parte ne babbi* 
mo burnito,ma molto re fio confolato chehauetein - 
’ tejò Tirante,&,come pcnfate uoi,dific la Infanta , 
‘■che le donne Greche fiarto di manco faper q*r auli¬ 
re 


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Tl^AT^TE IL Bianco, rpf 

re che leFrancefetinquctta terra ben faperam o in 
tender e il uoflro latino per ofcuro che l uogliatc par 
lare,per quello Sign ora , è maggiore gloria per noi 
•altri , diffè Diofeboprattuar con perfine che fiotto 
molto dotte . Da qui innanifl nel pratticar lotte* 
derete , d flit la infanta , & sederete fi le onda - 
teuofire conofceremo.L’infanta commandò a Ste- 
fama che uenijfe con altre donzelle per far cotnpau 
gniaa Diofebo & prettamente ne uernero molte» 
quando la infanta il uidde ben accompagnato, fi ne 
entrò nella fua camera per finir fi di uettire. Tirait* 
te in queflo fratto hebbe accompagnato lo Imperate 
re alla gran cbiefa di finta Sophia, & iuì il lafciò di 
cendo l officio, <&• egli tornò al palalo per accom¬ 
pagnare la Imperatrice & Carmefina, quando fu 
nella grafatagli attrouofio cugino Diofebo in mete 
dimolte dorelle, allequalirecitaua gl’amori del 
la figliuola del l{e di SiciliaFilippo,& Diofebo 
era tato dometticofra le dorelle come fi tutta la ui 
tafuafaffettato nutritofra loro,quando uiddero en 
trar Tirate fi leuorno in piedi, et gli difliro cbe'lfuf 
fi il be uenutofactdolofider in me™ di loro,et par 
torno dimolte cofe.Vfit l'imperatrice tutta diuelu 
tj °en uefitta-tirosfì da parte con Tirante, & dima 
dog idei fio male, & Tirategli difle chegià ttaua 
molto bene,no tardò molto che l’infanta ufcì ueflita 
conunarobba del fio medefmo nome foderata di 
martori ^bellinifi fra da lati con la maniche aper- 
tctctm capo portata una piccola corona/opra gli co. 

BB 


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W I f T. DEL C\AVJ.LL1E\ 
felli con molti diamati } rubin't, & pietre di grand* 
flima,ben moflraua nel fuo aggrattato gefto con bel 
tà infinita cb'ella merkaua fioreggiar tutte le al¬ 
tre dame del mondo, fe la fortuna l’haueffe uoluta 
•aiutar. Tir ante prefe a braccio CImperatrice peref 
fer il Capitano maggiore,& a tutti gl’altri precede 
. ua,et quiui eran Marchefi,Contì, et buominidigra 
flato che uolfero prender l'infanta abraccio, et ella 
diffe,rio uoglio cb’alcuno ucgbi preffo a meje no mio 
fratello Diofebo,& tutti lafc torno , & quello la pre 
fe,ma Dio il fa quanto eflimaria piu Tirateflarpref 
fo dell'infanta che dell’Imperatrice,& andando al 
la chie/a diffè Diofebo alla Infanta,guardi la uoftra 
altezza Signora,come gli {piriti ftfentono,diffe l’In 
finta,perche il dicete? Signora diffe Diofebo, però 
che uoflra Eccellenza s'è ueftita diuefle fatte arie 
carni & riccamata digroffe perle , il core fentito di 
Tirate porta quello che gli fa bifogno,et come mi te 
tiireiper ben auenturato s’iopotesfì far flar quello 
manto fopra a qucHa uefla^t perche andauam mol 
'to preffo all’Imperatrice prefe del manto di Tiran¬ 
te , & egli quando ftfentt tirare, fi detenne un po¬ 
co a dietro, & quello pofe fopra la uefla della In¬ 
fanta, & difie, bora è la pietra in fuo luogo . ^hi 
trifla me ,fete diuentatopazjp , obauete del tut¬ 
to per fo il fenno i bautte co fi poca uergogna, che 
in prefentia di tante genti dicete tal coje diffe l’In¬ 
fanta , non Signora, che alcuno non ci ode, ne f èn¬ 
te , ne uede, diffe Diofebo > &iofaprci dire il Va- 


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Tl^jd^TE IL Bl^CO 194 

ter nofler a riuerfo che alcuno nonio intenderla. 
Certamente io credo,diffe l’infanta, cheuoihauete 
imparato nella [cuoia d'honore, la oue fi legge che 
quel famofo poeta Ouidio, ilqual in tutti glifuoi li¬ 
bri ha parlatefmpre <famor uerace,etchi fa ilJuo 
poter di imitare il Maeflro della feientia non fa po 
xo, & fe uoi (aprili in qual arbore fi lieua dimore, 
& Honore,&Japrili la prattica di qurila terra,co 
mefarrili huomo di buona uentura.Finite queftera 
gionifuron alla chiefa. L’Imperatrice entrò diètro al 
la cortina,et l'infanta nò gli noi fe entrar dicedo,che 
fragra caldo,& nolfaceafe no p poter afuopiacer 
mirar Tirate,et Tirante fi pofe prejfo alt altare con 
molti Duchi,& Coti,che gl'erano, & tutti dettono 
l’bonore che’lfajjè il primo per rifletto dell'officio 
chauea.Egli erafempre ufato udir la meffa inginoc 
chìone, quando l’infanta iluidde con gliginocchi in 
terra tolfe un cusfmo di broccato di quelli ch'ella ha 
uea,& diedelo a una dellefue donzelle cheglielpot 
tafie,& l’Imperatore che uidde far queHagentile 5^ 
%a a fuafigliuola ne prefi grandisftmo piacere,qua 
do Tirante uidde il cusfmo che la donzella haueua 
portato,perckefegl’inginocchiafie , leuosft inpiedi y 
& fece gran riuercntia del ginocchio all'infantano 
penfate che in tutta quella me fa l’infanta potefie 
finire di dire le fue bore guardando Tirante,# tut¬ 
ti glifuoi ben uriìiti, & ben in ordine alla trance * 
fe.quando Tirante hebbt ben lÒtemplata la belle ^ 
J \aftnguUtre dell'infanta, il fuo intelletto diforfe. 

BB * 


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HJST. DEL CAVALLIEV^ 
jfantaflicando quante donne,& dorelle eglife ricor 
dona d'hauere uiflo, & difie che mai nonhauea ui- 
fto,ne Jperaua di uedere un’altra tale come quella > 
che di tanti beni di natura dotatafufie,cbe quefla ri 
filendeua in progeniejn beltà,ingratiajn ricche^ 
Riaccompagnata da Japcre infinito, che piu fi mo- 
ftraua angelica che humana, & guardandola fica 
proportione,cbe lafua feminil, & delicata perfino 
hauea,mofirauache natura hauea fatto tutto quel¬ 
lo chefarpotea,che in cofa alcuna nonhauea manca 
to,quanto algenerale,& molto al particolare, che 
ftaua con ammiratione de i Juoi capelli che di rojje^ 
ga rijplendeuanoycomefefujfero mafie doro,liqua~ 
liperegualparte diparfiuauna dreggatura dibia 
cbegga di neue pafiànte per meggp il capo, & li* 
ua admirato ancora de gli cigli,che payea chef affio¬ 
ro fatti di pencllo, leuati un poco in alto, no bauli* 
molta negrezza di fiesfìtUdine d i peli, ma era con 
Ogniperfettione di natura,piu ftaua admirato degli 
occhi che par tuono due ft elle ritonde,reluceti come 
pietrepretiofe, no troppo girandogli uergognofame 
te,ma raffrenati per gratiofijguardi,parca che por 
tasftno con loro ferma confidanza.ilfuo nafo era fot 
file, & affilato,non troppograde,ne picciolo,fecon¬ 
do la proportene della faccia, ch'era aifrana bum 
cbezgadi rofe con gigli me folate, le labbra hauea 
uermiglie come cor allo,&gli deli bianchii fimi, mi 
tutti,& fi>esfì,& era piu admirato delle mani eh’e- 
rano di eftrema bi«ncbezga,&carmfe che non fili 


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*L BlUJiCO. 19 f 
Medea offo alcuno,i diti lutgbi,affilati, Pugne canno 
nate,incarnate,che par turno tinte di -Alcbena,non 
bauendo in coja alcuna niun mancameto di natura» 
quandofu la me/fa detta col mede fimo ordine al pO 
tolgo tomorono,& Tirante tolfe ccmiato dall’Ine 
peratore,& dalle dame,et con tuttiglifuoitornòal 
lo alloggiamento,^giunto cheifufigittò/òpra il 
letto penfando nella gran beltà che l’infanta pofie , 
deaàl Juogetto aggratisfimo gli fece tanto augwrnt 
tare il male,che d’una pena che fentiua, allhora ne 
Jèntiua cento, accompagnate di moltigemiti &fo- 
fiiri. Diefebo entrò dentro nella camera, & uidde 
ftar Tirante molto tritio, co addolorato contenime 
to,&gli di/fe-S.Capitano uoijet e il piu pufili animo 
Caualliere ch’io habbiauitlo in mia uita.Cofi come 
gli altri fariano fetta di nuoue lettioni per fcprab¬ 
bondante letitiadi hauere uiflo lafua Signora, & 
delle fette, & de gl bonari che ui ha fatto piu che a 
tutti quanti li gran Signori che gli erano,& madar 
ni il cusftno di broccato, ilquale a fe tlejja fi tolfe,& 
a uoi lo mandò con tantagratia,et amore,et inpre- 
/enfia di tutti quanti dourefii refiareil piu gloriofo 
huomo del mondo,uoifate il contrario,co moltogra 
difordtne,che motirate efferfuorid’ognimemoria. 
uededo Tirante il coforto cheDiofebolidauacouo 
te dolorofa li difie.L’eftremapena che la mia anima 
finte è ch’io amo,et nonfos’ioferòamato,etfra tut 
tigl’altri mali ch’iofentoqueflo è quello che piumi 
tribulafilmio (ore è diuentatopiu freddo cheghiaq 
~ BB i 


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BIST.DEL CUrolLLìEtt 

th, quando io non ho ffreran^a dì acquiHare quell» 
che io de fiderò, però che la fortuna è fcmpre con-* 
traria a quelli che ben amano,& non Japete mi che 
in quanti fatti d’arm i mi fon trouatogiamai alcuno 
non mi potèfoperchiare ne uincere, & unafàluiHa 
d'una donzella m'ha uinto, et battuto per terra,che 
contro leire fiftentia alcuna non ho hauuto,&feelr* 
la m’ha fatto il male da qual medico pofio io affret¬ 
tar la medicina thè mi può dar uìta & morte , o ue 
tra faluteJè non ella?con qual animo, o con qual lin 
gu a potrò parlare che la pofia indurre a mouere a 
pietà ? chelafua Mtcrja nicutanea in ogni cofa » 
in ricche-%ga,in nobilita,in fignoria,& fe amor che 
ha egual bilancia che fa eguali le uolontà non ineU- 
nailfuo alto &generofo cuore fio fon perduto, che 
a me pare che tutte le uie mi fianferrate che mi pon 
ito dar rimedio di falute, perche io non fo qual confi 
gito prenda alla mia forte difauentura. 2 fo compor 
tò Diofebo che Tirante piu parlafle , tanto lo uedea 
attribuiate, ma cofìgli cominciò a rifondere . Gli 
innamorati pafiati che della gloria loromemoria,et 
fama lafciar defiderauano con grande affanno, & 
cura fi affaticauano per uenire a letitia ripofata,& 
noi miete mìferabil morte,cofa che nonpuo paflare 
ferrea mfamia,hauedo uoi tal amore procacciato, U 
qual non fi ha ad ottenere con ifìrema &flranafot 
T^a,ma con ingegno , & gagliarde 1 ,%ga uofìra a fine 
condurre il douete, & per la parte miaui offendi 
fortune lepreparatimi a meposfibili in conferita* 


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TU^U^TE IL BIOTICO. 196 
tiotie della ragion uofira,notificandouì chefeió ha* 
uesfit cento anime, co fi come io non ne hofe no una, 
le fonerei tutte alla uenturaper amor uofiro,&Je 
ogni dì fate di uoi tal diportamento, ue ne feguìri 
gran carico,& perpetua infamia, laqual ogni buon 
Caualliere dee fuggir, raffrenando lafua paiga ho 
lontà,& come Piare fiiuoi & tutti noi altri fe que¬ 
llo che Dio noiuoglia all'orecchie dell’Imperatore 
peruenifie che nel dì che fé te arriuato ui fiate inno* 
Morato difua figliuola per infamare tutto ilfuo fia¬ 
to s& la corona dell’Imperio ffateui un poco giudice 
in quefta propria caufa uofira per laqual manifefià 
mentefi mofira che uoi uorrefii efier creduto della 
uofirafemplice parola, uelendo ragionar alle genti 
di battaglia,& fari’ efiecutione d'amore,& dadoui 
ad intender eh’alcuno non conofcerà che uoi fiate in 
namorato,uolete che’l primo dì fia manifefio,et bt 
fapett quel uoigare efiempioche la douefifafuoco 
fumo ut bada ufcire,fche Signor Capitano poiché 
tute diferetione ujatila,& in tutti i cafi del mon¬ 
do sforate il uoler uefiro, & non Migliate far fa- 
pere ad alcuno lepasfion uoflre. fedendo Tirante le 
Jauie parole di Diofebo fi allegrò molto per il buon ' 

conforto che come a buon parente & amico gli da 
ua, fieiteunpocopenforofo,& poi fi leuòdilet- 
to,& ufcì di fuori nella fata, & tutti gli]uoi Plana¬ 
no ammirati del mal diporto di Tir ante jlqual qua 
do hebbe definato pregò Diofebo che uolefìe anda¬ 
re alpala 2 go t <&- daremo fingularisfimo officio* 

MB 4 


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JtlST. DEL CAraiUEX 
io chauea alftnfantafilqual era flato fatto in Tarh 
gì cS le coperte tutte d'oro masflgge,et molto fottìi 
mttefmaltate,etJerrauafì conferrature che andaua 
voauida,et leuadone la chiane non era alcun che fa 
peffe conofcere doue sapriua, et hauea dentro molte 
fingular lettere et hiflorie fatte in ftrana foggia , et 
molto bt illuminate, che tutti quelli chc’l uiddonodi 
ceano eh’in quel tipo officiolo piu popofo non patria 
efler trouato.Diofebo tolje un piccioler agaggo mol 
to ben in or dine,et gli diede l" officiolo che coperto io 
portafie.quadoDiofebofu nel palagio trouòlTm - 
perdtor nella camera delle dame, et diflegli lefegué 
ti parole fecodo che Tirate gl’hauea detto che dicef 
fe. Sacra Maeflà il uoHro Capitano deftderofodifer 
ture ttoftra Altezza, in tutto quello gli farà coma» 
dato,no fa in che ui poflaferuire.Supplica alla Mae 
flà uoflra che gli dia licentia cb inbreui dì poflà 
andar a ueder il capo dei Mori,daW altra parte il 
manda a uoHraalteggaqucfto officinolo, ilqual fe 
rio ui par buono,fia dato ad alcune dogelle dell in 
fanta.Qitando l'Imperai or lo uidde,reflò admirato 
di ueder tanto fingular cofa y et difle.Qjteflonon àp 
partienefe non a dorella di cafa Igeale,et donolloa 
fua figliuola Carmefina,et quella non tanto per f of 
fido,quanto per hauer alcuna cofa di Tirante ne fu 
molto contenta,etleuosfì in piedi etdifte. signore%. 
uoriapiaceffe alla Maeflà uoflra,che mandaflimo p 
il Capitano, et per gli fonatori,et che facesftmo un 
poco di fella > che molto tempo è » che ne dura la 


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TJK^K te il BI'JKC 0 - *9f 

trìbulatione,& il dolore,& vorrei chela frofjterh 
tà Imperiai fujjè conjeruatanelfito debito flato. 
Figliuola per me in ettremoamata,diJJè lo Impero 
tore,nonfapete voi che io non ho altro bene ne con— 
folatione in quefto mondo,fe non uoi,& IfabeUa %ei 
na d'Vrtgarìa,la quale per li mieipeccati è tolta fuo 
ta della uitta degli occhi miei,& dopo che mio figli 
volo è morto,non mi refta piu alcun benefit non mi 
che fete confolation della mia amara &trifla vita, 
tanta letitia quanta hauere potrei fora gran ripofo 
alla vecchiezza mia.La Infanta prettamente man 
dò Uragano à Tirante,acciò che uenijfe,&fece fi 
dere Diofebofopralafua uette . Quando Tirante 
hebbe udito il commandamento dellafua Signora » 
fi pari dello alloggiamento, & andò dinanzi alTlm. 
peratore,il qual lo pregò che'l dan%ajfe confua figli 
vola Carmefina,le danze durorono quafi fino allafe 
ra che l’Imperatore uolea cenare,& Tirante molte, 
allegro,al Juo alloggiamento ritornò,però che conti 
nuamentehauea danzato con la Infantajaqual gli 
■ hauea detto moltegratioje parole ch’egli hauea pre 
Jo in caputo digran ttima.llfegucnte dii’ Imperato 
ve fece gran conuito per amore di Tirante, tutti li 
Duchi,Marchefi,& Conti che quiuifi troaauano con 
lui alla tamia mangiorno,& la Imperatrice &fua 
figliuola &le altre mangiomo ad altre tavole,dapoi 
il difinare,vennero le dange,&quando hebbero da 
%atoun poco,uennelagran collatione.Lo Impera¬ 
tore uolfecamlcareper mftrarc tutta la città al 


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v 7 HIS. DEL CjIVALLIETA 

fuo Capitano,#- Tirante & glifimifumo malto ad* 
mirati degli grandi edificij di tanta beitela /in 

gularia che nella citta erano,#gli mofìrò tut e le 
fartele, & le gran torri fi fra le forte , & nella 
muraglia della c ttà,cl/era cefi mi) abile da recita 
te. Lo ! mf oratorefio re slare quella Jcra Tirante a 
cena con lui con grande Immanità,per mofirargli/se 
buona uolontàihc gli portaua. La infanta era nella* 

^ Jua camera,# la i mforatrice mando per lei che ue 
vìffè,Signor >difife Tir ante,co fa è molto impropria J\ ir 
condo il parer mio che la figliuola che è fece editrice 
nell Imperio firn nominata 1 nfianta,perche la ucftra 
Madia gli teghe ilfuo proprio nome di Trencipefi- 
fa,#fio ben Signore uoTlra ^tlteg^a ha altra figli* 
noia moglie dtl Bg di V rigarla,# di maggiore età* 
ma perla gran dote che la Maeftà uoflragli diede 
in confermatone del mattrimonio dia r enunciò tut 
te lefue ragioni alla Eccellente Carme/ina, #però 
Signor parlando con quella rcutrentia che scappar - 
tieneyglidee efiier mutato ilnomc che Infanta non 
appari iene fic non a figliuola di che ronfia berc¬ 

ile del Hfgno,però che finalmente la nominai ione 
Trenciptfia.Lo : mperatore che ridde la auifiata ra 
pone di Tirante^ animando che da quiiman'zf non 
gli diceffitrofienon Trenciptfja. L'altro di TImpera 
tore ccmmandò che 9 1generai confìglio fi tenejjc, & 
diffe a fina figliuola che gli fufife, perche molte mite 
gli hauea detto figliuola mia,per che non uenite mi 
jfcefifo al configlio^cciò chefiappiate laprattka che 


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* T 11 {jì 7 ^TE IL BIACCO. 19* 
in fimiliajfari bifogna,acciò che dopo la morte mia' 
noi lappiate reggere & gouertiare la terra uoSìra, 
battendo voi per ragione & per difcorfo di natura 
piu di me à uiuere . La Trencipejfa non tanto 

per rifletto diuedere la prattica del configlio,quan 
toper udire il parlar di Tirante gli andò, quando fu 
rotto nel configlioà federe poflifi’Imperatore di i 3 ^ 
gondole parole d Tirante in tal modo gli diffe . 
Voi che la diurna prouidentia ha per me fio che per 
i noSlri grandisfimipeccati,& delitti, gli maggio¬ 
ri,e piu fòrti Cauallieri del noSìro efferato filano Sta 
ti morti, &prefi nelle pajjate battaglie con gran 
damo,& deHruttione del nofiro Imperio,*?- quelli 
fhe restano Stanno in quel me de fimo pericolo fc per 
lauoStra uittoriofa mano no fono fouuenuti, cioè mi 
tando ognidì lanobilcaualleria,il nofiro Imperio fi 
uenira àpopolare di uil gente collettitia,&de Mori 
crudeli, inbumani,inimici della fiuta legge Christia 
na,&-iodepofto dell’Imperiai Signoria, che quel 
dìch’ioperfiquelfamofo Canalliermio figliuolo che 
era fior,&fpeccbio di tutta la caualleria di Grecia 
io perfi ogni mio honore,& ogni mio bene, non mi 
reSla altra (peranga fe non della uofira projpera 
ventura che mediante la mijeritordia diurna & 
la uertù del nofiro uincitor braccio , gloriofa 
vittoria otteneremo . Terche Capitano uir- 
tuofo io vi priego che ui vogliate difpone- 
re ad andare contra a gli Genouefi inimi- 
tinofiri, come generatone pesfima , che tnw 


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HI ST. DEL CJt-rjt4.il 
uno à crude l morte,&la uoBraglotioJàfama per 
opera in queBe parti manifeBa fu che poi chauete 
ilCapitaneato cheprendiate le vincitrici armi,accio 
che prejfo di quella gloriofa uittoria, & tale come 
dauoi affettiamo pos/ìamoacquiBar,perche hauio 
mo nuoua certa,che le nauiloro cariche di gemi £ 
arme,di caualli,& di uettouaglie r le quali uengonot 
di Tofcana,& di Lombardia al porto di fialidef«r 
no arriuate,& le uoBre naui nell'Ifola ludea che fi 
nomina del Tadrefanto armate fono, & fecondo it 
creder mio quipreBamente faranno . T^on tardò 
molto Tirante che con modeBa continentiagli riffe 
fe.J^on è degna cofa nefuf fidente che la MaeBà no 
Brami debba pregar e,ma comm andar e che à me 
2 troppo grande honore che l’altera uoBra mi ha 
fatto di farmi Capitano,<&JUo Generale luogotenett 
te fen\a battergli io meritato ,& poi ch'io ho acce *rr 
tato l'officioso fon tenuto,& obligato, di.feruirlo » 
che il dì che io deliberai dipartire dalla ncbillfola 
di Cicilia mi fi ogliai d'ogni mia libertà, ponendo 
quella nelle mani della Matflà uoftra,& delle co/i 
u offre. ^Adunque poi chemiui hofattoftru'u ore, & 
la molta benignità uoftra,benché nefusfi indegno » 
per fruitore accettare mi ha uoluto,uiJupplico,cht 
da qui innanzi la Marftà uoftra non mi ucglia di ntd 
la pregare, m a cofi come al piu ftmplice feruitort 
voglia l’altera uoftra commandarmi, e queflo do 
noi fingularegratta mi reputerò,per il che comman 
dami la Macftà ttcftva,quandoglipiaccia,cbf io sto 


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rt^jt^TE 199 

-£a auedere i Genouefi ch’io fon parato dibuona uo- 
fUit di andargli.Et però Signo r,con commendano- 
• ne & perdono di uoslra Mitezza dirò il parer mio. 
io dico che la guerraguerreggiatajia b fogno di tre 
*oJe,&fe l'una di queflegli mancala guerra non fi 
può fare. Molto mipiacerìa Capitano, difie lo lm± 
ferator,difaper qual cofe fon quelle tre che la guer 
rakabijogno. Signor, dijfe Tirante, io ue le dirò * 
gente,argento,& fomento, &Jè alcuna di quelle 
gli mancala guerra conuerrà cejfarei& effendo gli 
■ Mori boggidì moki, & con il sforzo >& lo aiuto de 
Genouefi chegliportano mo'te uettouaglie#me,ca 
Halli abbardati,& gente ben amata,è di necesfità 
(he facciamo tigni nofiro sforzo diftar bene auifati ì 
■& molto in ordine per darli battaglia crudele, forte 
dura . 1^pihahbiamo,difiè l’imperatore,tutte 
sjueUo che uoi dite, del nofiro adunato teforo potete 
darfoldo à ducento mila bacinetti,pagatiperuenti 
(trenta anni, battiamo gente in numero che potran 
no efferfra quelli chefono in la frontiera fiotto il C* 
fitaneato del Duca di Macedonia che fono feffanta 
mila combattenti > & quellichejono in quella ctt* 
td,& nelle terre che anchora pofieiemo piu dì ot¬ 
tanta mila, quelli che uengono con le noni fono uen- 
ticinquemila, noifiamo molto benforniti di afiaiar 
mi,di caualli,& di moka artigliarla di tutte le ma 
mere che fanno bifogno alla guerra,del fomento, io 
m dicoche ne hauiamocarellia,ma quelle nani che 
bora uengono ne portano ajfai,&peròfubito chefia 


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- H1ST. DEL CUFULLISIÌ 
no arridatele commandar òà tornare in Sicilia & 
che portinofe mpre formento,& io ho conmandato 
thè pernia della Schiauonia& di Scandaloro che 
formento,& altre uettouaglieutngano . Di tutto 
quello che la Maefìà uofìra mi ha detto fon molto 
conflato,difie Tirante,& da qui innanzi facciamo 
■fine Signore al con figlio poi che fumo prouifti di tue 
te le co/e neceffarie,& non attendiamo ad altro che 
•allaguerra.lo ui dirò quello che hauete dafare,dif 
fe lo Imperatore,andateallacafa delZafirodoue è 
la mia cathedra dalgiudicio, &. ui comando che fe¬ 
diate lì udendo ciafiadum delle fue ragioni, & ufo» 
dogiuflitia,& mifericordia.leuosfi un del Configlio 
chefinominaua Montefoluto , & difiè. Signor la 
Maeflà uoslra dee guardar meglio in quefio affare 
che non ha fatto,percheglih impedimento di tre cor 
fe. La prima hchè'l nondeeefìer tolto alDuca diMa 
cedonid il fuo retto che hilCapitaneatogenerale,pe 
roche aluife appartiene effondo piu prosfimo alla 
Imperiai corona.La feconda b,che nondeeefìer con 
cefo che huomo forefliero habbia officio ne benefi¬ 
cio nell’Imperio,maggiormente che fu di luogo & 
di terra non conofciuta.La terga b,che innanzi che 
fi partano di qui le genti d'armi demo andare in pe 
regrinaggio à far gran prefenti à gli dei nell'1 loia 
doue Varia conduffe Helena.E però al tempo anti¬ 
quo de gli Troiani hebbero uittoria. non potè piu co 
portare l’imperatore le pagode parole del Cauallie- 
re onde con molta ira cominciò à dire * Senonfuf 


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fe per ricetto del noflro Signor Dio, & dell'età 
mia che da li.ogo/all ira incontinente tifarci taglia 
.re il capo . "Perche l'opre tue il meritano,& Jaria 
farnefiacrificio à Dio & efìempio al mondo,e fendo 
tu un male &reprouato ChriHiano perche io uoglio 
& commando che Tirante che al prcfente è Capita 
ito nofìro generale fiajùperiorefopra tutti gli Capi 
tani nof raperò che egli il meritaper la molta uirr 
tù fita & rivendente cawxlleria, che il Duca di Ma 
cedonia per ilfuo uil animo,&mal de Aro nellaguer 
ranon ha Japutogiamai vincere una battaglia , & 
quellofarà Capitano ch'io commandaròje non io ca 
fligarò tutti quelli gli coiradiranno in tal forma che 
per fempre he redarà memoria nel mondo,che ilfli 
le,e ragion d’armi Sìa nel capo di gentilezza, e per 
la maggior parte quelli che f reggono ptr gli anti¬ 
qui efiempi de gli antecefiori pajlati, & quelli che 
queHo mediere fimno,bano quedaragioneper chia 
ra,& non l’Itabbiamo qui ttf& io à difputare,& fe 
ce fine al parlar fuo.Et perche era molto uecchio & 
per l’ira la forza del parlare gli mancò, la Trend k 
peffaprefe le parole del padre nellafeguente forma, 
gir difie,à te può l'huomo dire figliuolo dimquità\& 
nel mal Tianeta di Saturno generato efier huomo 
che meriti gran disfi ma reprenfione,& in la tua per 
fonapunitione,che per la tua malitia, & iniquità in 
uidiojàumtuemre contrala ordinatone & ualore 
della Imperiai Madia , & contrattila diurna 
&bumana legge firn configliare peccato tan~^ 




HIST. DEL CUVALUEH, 
togrande £ idolatria,che dici che facciamofacrifi- 
.. ciò al diauolo,di cui tufeiferuitore, chemojìri ben 
nel parlar tuo che non Jei Chriftiano, ma idolatra, 
nonjai tu per lo glorioso aduenimento,del re Dio 
Giefu cefiò tutta la idolatria,fecondo che recita 1* 
facrafcrittura nell'euangelio , che quando Herode 
%efi tenne per ucellato dagli tre Regi-di Oriente 
uolfe fare uccidere il fanciullo Dio Giefu,& l'ange¬ 
lo apparfe in fogno à IoJeph,& difcgliche togheflc 
la madre,& il figliuolo & che fuggifle nell’Egitto, 
& infrondo in Egitto tutti gl’Idoli cafcorno,che al¬ 
cuno nongline rimafe,& anchorajeipiu degno di 
granpunitione,che haihauuto audacia tanto gran¬ 
de,che inprefentta della Maefìà delsignor impe¬ 
ratore uuoi ingiuriar alcuno,di dire che buono fora 
fiere non dee hauere il fcettro della giuHitia,ne del 
generai Capitaneato»&però tu fti dettoprincipidto 
re de mali giorni noflri.ofe gli foraflierijóno meglio 
ri di quelli della terra,&fon piu habili,&piu forti» 
<*Tpiu de fri nella guerra,& nell’altre coje, che di¬ 
rai tu,fe non prendi effempio dalla tuapoltrona per 
fona di poco animo,chegia mai non hai battuto ardi¬ 
mento ,di andare alla guerra per difendere la patria 
& il tuo Signor naturale,et tuJei Cauallier che no» 
dourtfii apparere in configli o Imperiale,ne ancho- 
ra in luogo doueCauallierifiano,etTiranteuolfepar 
lare per /odi«fare in quello che il Caualliere hauea 
detto dilui,etlaTrenciptfia noluolje conjentire,per 
Schifare maggior male,ma differì buomo Jauio no» 

sap- 

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TlH^iAVJTl IL Biacco. *oi 
s’appartiene rifondere a parole pazzi» che cèfi c» 
me ilpazgp ha franca libertà di direpa^epairole» 
cefi congran difirettione il fottio conpatientia dee 
udirle»& nonglirifpondere, che nelle parole è con» 
Jciuta la pazzi* di quello che la dice, che alcuno no 
dee far fi eguale nella ignoranti»,# nella poggia ai 
alcuno,monella gentilezza & nella uirtù, & eli 
parole pazze dice,degna cofa è che dellafua pazzi* 
riporti condegna difciplina ,# fe non fuffè per la 
uoflra clementia, quello che tanto mattamente ha 
■parlato meritoria che gli fuffè toltala uita,& i da 
conojcere quanto è bene auenturato il Vrencipeche 
tal configtterihain coffafua. 

CHE VOSE BELLISSI¬ 

MO ordine nella città di Cottatmopoli, & la prò 
■ uìdde di tutte le cofe neceffarie ; & il ragiona- 
• mento che la infanta Carmefina bebbe con Tòri 

te. Cap. XLII. 

L 'Imperatore fi leuò del configlib^*r mmuolfe 
piu alcuno udire ,& prettamente fe fare la 
grida per tutta la città che ciafcuno ebaueffè lite» 
-alcun debitore che ildìfeguente, & da qui innanzi 
fuffè alla caja del giudichi che gli faria fatta pronta 
giuttitia, Tirante il dìfeguente fipofe a federe netta 
cathedra dell 'Imperiai giudicio, & udì tutti quelli 
che fi lamentomo, & a tutti amminiflrògiuttitia, 
‘Che dapoichelgfim Turco,& il Soliano erano at~ 


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BIST. DEL CAVULL1E\ 
frati nell’Imperio non fi era fatto giuftitia alcuna, it 
dìfeguente il Capitano tolfe & cotmocò tutti quelli 
del configlio & gli Rettori della città & ordinar *— 
no primieramente la cafa dell’ imperatore in quefta 
modOituttigli ferudori che Stanano col Signor Im¬ 
peratore furono compartiti di cinquanta in cinqui 
ta,& quelli di maggior dignità furono Capitani,et 
fmdmentefeciono per tutta la città,che quando ha 
neon hifogno di gente i Capitani fenga gran fatica 
apparecchiata l haueano. Tirante ordinò che ogni 
notte alla porta della camera dell’Imperatore nella 
fola dormiffeno cinquanta huomini, &il Capitano 
maggiore & iljuo luogotenente uenia ogni notte,et 
quando l’Imperatore fe ne entraua a dormire dicea 
a quelli cinquanta huomini ruedetequila per/ina 
propria dell’ Imperatore, laqualfiotto pena della ut 
ta,& della fedeltà ui raccomando che fiate ubliga- 
ti di restituirmi quella, fatto queSlo Ufimile facea 
della Imperatrice & della Trencipeffa.Qttando lo 
Imperatore fi era pollo nel letto, & le porte della 
Jala Jerraie,& un poco aperte quelle della camera, 
lijeinginoccbiauano duo buonùnUdi quelli che face 
non la guardia,& Slauano ad afcoltare,fe l'Impera 
tore alcuna cefa addimandaua, & quando erapaj- 
fatamezga notte fi leuauam quelli due&gliue- 
niuano altri due,&cofi pajfauauotutta la notte fé 
cendo la guardia nella granfida cerno huomini, & 
intorno al palagioguardonano quattrocento huo~ 
mini d’armi, & in tale modo eràguardau laperjò 



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T1K^'K TE 11 > 0 » 

ti* dell'Imperatore. L* mattina quando Tirante me 
macelligli reSlituiuanotimperatore con atto di 
notaio & per il fintile le Signorefiopradette,quando 
l'imp. bebbe ukio quello cbe’l fuo Capitano batte - 
ita fattorie fit molto contento,quando uedea che tan 
ta buonaguardia banca po&o alla fina perfona, & 
Turantegiamai non fattami all’bore che l doueapitt 
prouedere. La prencipeffa cbe per de fiderio dell'Im 
pcratore,piu ordinò per tutta lacittà che in cufiche 
duna firata ponejfiero grojfie cathene,& non le slegafi 
fero fino che del Juo palalo una picciola campana 
che gl'era nofonaflc,laqual per tutta la città be udì 
refi potetti ordinò piu innanzi che di notte per lapo 
cagiuflitia ch’era nella città(per caufa dellaguerra 
tt’eran molti ladrifim ciaficheduna Sìrata la metà del 
leca/e mettejfierofuora lumi dalle finefire fin’ame^ 
qa notte, & l’altra metà dalla mezza notte fin che 
fujfie dì, & per quello ordine molte cafie furono rijer 
tate che rubbar non le puotero>& ogni notte il Ca~ 
pitano fiacca la guardia poich’egli uficirn della cafia 
dell'Imperator fino alla mezza notte $ la città an? 
daua,paffuta quella bora DÌofiebo,et Hicardo,o ala» 
ni degialtriprendeano ilbafiondel Capitancato t et 
con altragStejmdauanfino alla mattina:& in que¬ 
lla forma & ordine la città era rifierbata da ogni 
male^mcbora piu ordinò che gli Rettori della città» 
andajfiero per tutte le cafiè et conduceffèro inpiazz* 
quanto fomento,orzo,& miglio trouajfiero, & a 


CC a 


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H1ST. DEI CJ:rULUEK 
periljuo uiuere,&tutto l'altro taffòrnocbeualefjè 
la carica due ducati per quelli che rihaueffero dìfa- 
gio,& cofi or dinomo tutte le uettouaglie , perche in 
n an%i che Tiranteuemffe , non fi trouaua in tuttala 
città chi utdejfe pane,ne uino,ne altre uettouaglie, 
& in pochi dì tutta la àttàfuabodanted'ogni oofa. 
Tutto il popolo daua gran laude a Tirante,& la be 
nedicea del nobil reggimento, in cui poftogl’haueuq 
cbeglifacea tùuer in gran tranquiUità,pace,etamo 
re,l’anima delt Imperatore molto confolata umetta 
per ii buon reggimento, che Tirantegl'hauea dato . 
Qmndeci dì dapoi la uenuta di Tirante le nauidello , 
Imperatore arriuorno cariche digentc,formentoni 
caualli,et imiti che le naui arriuafferof Imperato 
re hauea donato al Capitano ottantatre caualli mol 
togradi,et belli,et molti arnefì, & Tirantefeuenir 
Diofebo primiero di tutti che fi toglieffe a fitto piace 
re di quelle armi & caualli,quando hebbe tolto,tot 
fe Ricordo,& dapoi tutti gldtri,ct p quefto non gli 
rcHò cofa alcuna. TirateJofienea pasfione incfUrna- 
bile p gl’amori della Vrecipefifa,che ciafcun dìgl’au 
mentaua il dolore , & tanto era lo amore che gli 
portaua che-quando gli era dinanzi non haùeuaar - 
dimeto dipotergli parlare cofiatbed’amore fujfe,et 
i giorni s’approsfimauano della fitta partitafiche'l ni 
ajpettaua fe non che i caualli fujfiero ripofati,et refio 
rati per il trauaglio del mare. L’auifato cuòre' della 
Trecipejfa c’hauea naturale notitia del molto amw 
che Tirategli portaua, lo mandoa pregare per un 


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picchi rogaggp che glifoffe in piacere divenire ai 
Iboradelmeggo dì al palalo che in quel punta 
quafi la maggior parte dette genti ripofaua& che 
ueniffe con poca gente, quando Tirate hebbe riceuu 
to il commaniamentoi della fua Signora, fu pofio 
fecondo il parerjito nel piu alto luogo di Taradifo » 
& con gran prefitta fe venire Diofebo,et mani- 
fettogli l’ambajciata, et come uolea che loro due gli 
andàjffèro fenga altra compagnia. Diffe Diofebo,Si- 
gnor Capitano molto fon contento del principio,ma 
nonfo qual farà la fine.Mafatemi una grafia qua » 
do farete con là, cofi come haute animo di com¬ 
battere un CauaUiero per sudente che fta, cofi hab- 
biate animo cantra ma donnetta che nonporta ar- 
moffenfiue, che con grande ardimento gli diciate 
tutte le pasfion uottre, che per migliore ui terrai 
quando uedache con animo gagliardo glie lo di¬ 
ciate,che iprieghi timorofifon molte mite denega- 
• ti. etuenendo lima ordinata i due Cauattieriafcefe 
to al palagio, et confoaui pasfi entrarono nella ca\ 
mera della T/encipefia affettando dihauere jfe- 
ranga diuittoria. quando ella gli uiide hebbe gran 
piacere della uermta loro, et leuosfi in piedi,& pre 
fe Tirante per la/ntmo, & fccelo federe apprefto 
4 lei, & Diofeboprefe Stefania per un braccio & 
la Vedotta ripofataper l'altro et tir olle da una par 
te, acctoche udire non potejfèro quello che la Tre» 
cipefia dire glfuplea,laquale con bajlauoceutcon 
getti affabili fe principio a tal parlare. La nobiltà. 

CC $ 


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' HIST. DEL CAYJIIL1EX 
uoftra non tengaper cofa disboneBa,ne a carico, ne¬ 
ri uitio mi fin imputatofe per cultura koprefonto ra 
gionare co noi co fama & bonefla intentione,doledo 
mi della uoftra molta nobiltà che per effer uoifora 
Bier no uorrei che incognitamente nella uoBra uir- 
tuofa perjòna alci danopredefli,che fe be uoijèteue 
tutti in quefta terra a preghi delgra He di Siciliane 
fidandoci nella gloria degli meriti uoftri, egli no ut 
haperòpotuto manifeftar ipericoli che Jeguirui po 
trianoyperche non gli fapea, & io cho compasfion 
della uoftra nobile &uirtuofa per fona ho deliberato 
dami confìglio difalute> et potrete hauer notitia del 
grade utile che ue nefeguirà,fe uorrete dar fede alle 
mie parole,^- reggerui per mio cofiglio, acciò che 
con trionfiti et glorioja fama posfiate tornar a faina 
mito nella uoftra propria patria. La fine delle parer 
le della Trecipeffafu principio delparlar di Tirate 
che diJfe.Qjtado potrò io meritar alla maeftà uoftra 
Signora di tama fiima , cbefen%a meriti precedenti • 
dàlTiAlteiga uoBra tata gratta habbta impetrato > 
che foto la memoria,& troppo per me,& co dinoto 
cuore faccio burnii gratie &fommisftoni alla Eccel 
letta uoBra che cò tanta uirtù di carità habbiate ho 
luto moflrar di dolerui,e d’hauer copasfioae di me r 
& delle mie fatiche t&perche no mi ternate per in 
grato del ben cheuoi mifate>io accetto l'offerta co 
me di Signora,chefopra tutte quelle del modo naie, 
et ue ne bacio i piedi et le mani t tfii obligo dife- 

guir tutto quellothe per l'alterauoftra mifaràco 


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Tl\yi7i r ^ 11 *1 ùnico.- 204 

•madato,eh’b cofa degna,& digra laude, & gloria» 
quado il dono è donato ferrea addimadarla,tt ferrea 
■alcun merito,& batto di grà liberalità,& in que¬ 
sto fi moSlra la uoSlra tccelfa coda ione efierpiu an 
gelica che,humana,et Tirate la fapplicò,che glipor 
gefielamano che gliela uolea baciare, et l’eccelfk Si 
gnor a no li uoleà cdfentir,& Tirante ne la/upplici 
molte volte,& quando mi.de che far noi uolea, chia 
mi la Vedoa ripofata,et Stefania,etelleper farpia 
cer al Capitano la fupplicorno molto che fé la lafciaf 
fe baciar,& ella il fece,in quefto no volendoli confen 
tir che dalla parte difuor a glie la baciafie, ma aprì 
la mano,& dalla parte di dentro glie la baciò,per¬ 
che baciando dentro bfignald'amor,& baciàdo di 
fuoraìk fignal di Signoria . La Trencipcfìa anchora 
gli tornò adire.CaualUer ben auenturatoprendi jpa 
tio di conjolatione che per la Eccelleva delle tue uir 
tuofe opere chefongratiofe, et di tata nobiltà rifplt 
dcti,cheuoi altri fanno gloriar della nostra alta Si¬ 
gnoria cofidadoci che per mano della tua molta uir 
tù recuperaremo tutto ilnoflro Imperio, chefappia 
tuo VEcceUStia della uirtù,etgloriofa fama quanto 
è diuolgota per l'efteme terre,et tenuta per. manife 
Sla,etuera,et è molto bonore,etgloria alla MacSìà 
del fignor Imperatore mio padre, et a me che fono 
Jitcceditrice nell’lmperio Greco,et del regno di Ma 
cedonia,ilquale già è tutto perfo,che per la tua uit 
torio fa mano tutta la noflr a Signoria recuperar pof 
fiamo,etfe p l’eueliete tua uirtù pone efier cacciati. 

CC 4 


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finirà questi Gemuefi Itàlici, & Lombardi inficine 
con li Mori del mio Imperio, & regno di Macedo- 
maja mia anima rcHarà cofolata, ma io ho dubbio 
che laddurla fortuna non faccia prender alcuna nm 
intime alla Imperiai digmtd: che gran tipo bebé ci 
perfeguc.^t dunque fperaza del he mio fe tu con uo- 
lontà lincera quelle cape per tue , & con fatica 
di te,& di tuoi prendere uuoi,&fe mieiprieghi non 
denegami , io ti prometto dar tal premio che farà ci f 
decete alla conditione&uertùtua, cbenonjàperai 
addmadar cofa che tutta & in parte coceffa non ti 
fiati? però Dio pietojo, & miferkordiofo ti ueglia 
guardare dalle mani di quello famelico leone Duca 
di Macedonia buomo crudelisfimo,& htuidiefo,mol 
to deliro z? dotto in atti di tradimenti , & quella t 
la fuareprouatafama che giamaife non triHamenr 
te alcuno uccide, & è fama certa che egli atnazgp 
quel ualenlufimo Caualliere mio fratello,che com- 
battendo congrande animo contro gli nimicagli gli 
Henne dalla parte di dietro & tagliolli le xorreggte 
del bacmettoyaeciocbegli ufcifje del capo,e? cofì fu 
mòrto per gli Mori,&però un tanto gran tradito- 
re come i quefto,e degno digran laude,che in lui tut 
ti li fette peccati mortali regnano, & non credo che 
egli poffafare buona fine, & però CaUa'llier uirtuo 
fi te ne qmifp, & ti configlio che quando farai nella 
guerra fi guardi da lui: &non tifidarenel mangia 
re,ne nel dormire, e? quelle cofe cqrgprudentia guir 
4a,&non le porre in oblia, altrimenti alla tua ut-. 


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ta infi die porrai,<$• benché ogni uno dica chela pe¬ 
na dee fuccederà quelli che la meritano, noni peri 
moua cofit patire gli giufliper li peccatori. offèndo 
in quelle ragioni uerme l Imperatrice che fi eralena 
ta da domite , & prefio a loropoflafi àjedere con 
grande inflantia gli addimandò diche parlduano.La 
Trencipefia rijpojè Signora noi altri pariamo di que 
fitgenti che dicono che han condottogliGenouefi in 
aiutodeMori,quandoglipòtranfare ufcire della ter 
ra rnHra, eh’il puòfaper diffe Vlmperatriceilaguer 
ra comparo io alla infirmiti del corpo deUhuomo 
che l’un dì Ha bene,l’altro male, l’un digli fa male 
il capo, eìrl’altro il piede ,&cofi ideile battaglie, 
che l’un dì farete uincitori,&l’altrofarete uinto,tatt 
te furono le ragioni della Imperatrice che Tirante 

no» potèfodiafare alle parole della Trencipefia. 

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COME LU T HET^CITESS ji C^i\ 
me fina con la Imperatrice moflranno a Tiran¬ 
te il gran teforo dell’Imperatore, & lappane - 
’ chio che Tirante fece per la guerra,con quel che 
domandò all Imperatrice. Cap. XL11I . 

D ìfie li mperatrice,andiame à moflrareil no 
flropalazzo al Capitano,che egli non ha m 
fiofc non quelle fiale,& camere cheJon qui à baffo» 
egli tppflreremò il raccolto theforo di tùopàdre,elle 
fi lemma Tiranteprefe à braccio VImperatrice,& 
Diefebo la Trencipefia,andando per ilpala^o -Ufi 


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HÌST. DlÌCj.VjLLUZ\ 
devo molti belli edificij,quando fuma alla torre det 
tbcforoda "Prencipeffa aprile porte,però che e Hate 
tua tutte le chiauì. La torre era tutta dentro di bia» 
chisfmi marmi,& bifloriata di.fottìi pittura di di 
tur fi colori ytutta la hijloria di "Paris tir Viena, & 
tuttala partefuperiore doro &d'cenuro,che man 
dona molto gran Iflendore.LaTrencipeJfafece-apré 
re fettunta due caffè tutte pene di moneta d’oro, tir 
altre caffè gli erano,eh'erano piene di uaffellamenti 
d'oro,& di gioie, & ornamenti della Captila ch’era 
ito moltofinguLri, & di grande eftimaìdeUe usffela 
menta d'argento tato gli ne eranoych’era eofa difea. 
uentOithe in una parte dellatortegli ne era un mon 
te tanto alto l’unfopaa l’altro chearriuaua fino al 
tetto,& gli uafi che haueua l’Imperatore in cucina 
tutti erano d’argento. Tirante , & oiofebo reflorno 
molto admirati deigran te foro che l Imperatore ha 
neanche giamai riccheyga tanto grande non hauea 
no uifto. Tirante quella notte pensò molto in quel 
lo che laTrencipefiagli hauea detto><& dall’altra 
parte in quello che l hauea uiRo,& quando il ctìfk 
Venuto fece tornare a far e altre bandiere , nell' 
unafecedipingerefopra campo utrde chiare stelle 
d'oro,& dicbiauisìegU che ferrano le porte, & era 
tutta piena la bandiera di quelli cbiauiBcgli, && 
ceua il motto. 

Queflalettra che ottiene 

Prima il nome in la pittura 
. La chiane & con chi ucntura 

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Tl^^TE IL BIjlì^CO. aof 

# L'ottauaferrata tiene. 

Et l’altra bandiera fu fatta far tutta vermìglia,# 
le fece dipingere un corno con lettre latine intorno 
della bandiera che diceano , Auis mea fequere 
me,quia de carne mea uel aliena fatiabo te» 
molto piacquero all'Imperatore,# àtutte le dame 

# à Cauallieri dhonore le parole di quella bandie 
ra,dopo Tirantetenne à mente un dì nel dtjnare del 
/* imperatrice,# detta V rencipefìa che le accolfe à 
fattola,# Tirante entrò nellafala , # quando egli 
merafenaua di gran Sinifcalco atta Imperatrice » 

# àfita figliuola, che quello era il dr'ittto naturale 
del Capitano,che la dotte era il maggiore il minore 
eejfaua,quando Tirante uidde che già erano alla fi¬ 
ne del donare driggfi le parole atta imperatrice,# , 
fitpplicoUa chefuffe difu a mercede di fargligrafia 
che l'lAlteiga{itagli uolefje dichiarare una quefìio 
neàucuiflauamoltodubbiofo. La Imperatriceri- 
fpofe,che s'ella gli ne fapea dar ragione che lo faria 

di buona uolontà,ditemi Signora,dij]è Tirante,qua 
' le è meglio,# pmhonoreuolcal Canottiere morire 
ben,ò morire male? Poi che glibforga che muoia , 

# tacque,#piu non dijfc.DijJela Trenciptffa ò Sì 
ta Maria,# qual dimanda tanto forte fate aliasi 
gnoramiamadte,efiehdoqucflogianotoà tutte le 
giti che piu uale morir becche male,poi che per far 
Itigli comien morire,almeno acciò che dicano tutti 
quelli che il 4 fap&qno, ceri amite quefli come ualete, 
e utrtuofo caualliercè morto, gli durano molto bona 


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HIST. DEL CAVULLIEK 
&fe amen per il contrario, diranno ò maluagio ùt 
tutllierCyCem e uiimente i morto,& di qui molta in¬ 
famia & dtshonore perpetuo per lui e per gli fuoi 
gliuiene,&peròuedeteifatti de Romani quanto 
bonorie & quanta gloria acquiBauano nel mondo » 
quando in batiaglie,ò in defenfiane della republicq 
bonoreuolmente mortuario,che bonoreuolefama del 
la loro gloria laftiauano, & quando tomauano alla 
città di nomagli romptuanoungranfcjgp dima 
ro& congran trionfo entrammo,&quandomoriua 
no come Cauallievi di poco animo non fe ne focena 
Wtntione alcuna.Co fi alpàrere mio piu uale il mo¬ 
rir ben che male. Finiua la Trenàpefa lefue ultima 
parole,quando Tir ante diede delle maniJu la tauo -, 
la y & fagli denti diffe,che cofifaria y che àfatica m 
tendere lo poterà, &fervza. dir altro uolth le fpalle 
alfuo alloggiamento fe ne riternò.Tuttirimafe- 
ro admiratt dell’atto che fattohauca Tkantt y & n» 
tardò molto che fi mperatorefu nella camera,dono 
$ Imperatrice &fua figliuola gli recitò quello che 
Tirante hauea dettOydifie l’imperatore , io ho gran 
dubbio chp quello CauaUiete nonhabbia in fe alcu- 
ttagran pasfme,o che non ft penta perche huenuto 
qui per efier tanto lontano della fua terrosa fuoipa 
tenti,& amici,& per uentura non tema lapofian- 
X* de Turchi,&dfaltrìmonuementichefegukegli 
pomOfdiquefioaffare ad alcuno non ne parlate, & 
non ne fate dimottratione alcuna neper lui manda- 
tt y (bt uhmxì che la notte uengg io iljaperò . Tar-> 


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TlI^jfT^TE IL BljlXCO- 
tisfi C Imperatore dalle dame,&fe riandò unpocò 
à ripofare,quando fifulcuato da dormire à una fate 
tira cheguardauafspra alla gran pianga a federe 
fipuofè : mède cb'e Bicordo ueniua caualcandofo• 
pra un gran cauallo, & diffegli che afcendejje alto 
la doue egli era, quando Bicordo fu dinanzi all’lm 
paratore gli fece gran riuerentia, & V Imperatore 
gli difie, Canottiere io tti prego che per quello amo* 
re che portate alla uodrt: innamorata, che mi dieta 
te perche sìa tanto trillo il mio Capitano, che cofi 
ne ho relatione. Signor, difie Bicardo,fia chi fi uo~ 
gliache babbia detto tal cofaaUa Maeftà uoftra non 
ui ha detto iluero*m%i Signor fla moìto allegro & 
fa mettere mordine le bandiere& Carme, molto 
mi piace difie l'Imperatore quello che mi dicete, ho 
ra andate,& ditegli che uenga à cauallo che io l'¬ 
affetto qui. Bicordo andò daTirante & gli dijfe tut¬ 
to quello che C Imperatore gli banca detto ,prefla- 
tnente conobbe di buon fentimento Tironie^be l'im 
per attrice &fua figliuola glie lo hattean detto^ran 
dò al palalofopra una chinea,& quel gimmo fi po 
fe molto be in ordine con fattigli Juoiche Caccomp* 
gnoronoì&trouomol'imperatore chegiamleuaca 
ualcarecon molta gente che Caffettano, & tutte le 
dame erano alle fintftreper uederlo, quando il ca - 
ualcaria.quando Tirante uidde laTrencipefia mol 
togranriuerentiaglifece,& ella congedo affabile 
lo/aiutò. L’imperatore dimandò a Tirante di che 
fiaua in tanto grande penfitro^be cofi mihamedet 


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nissvtL cj.vj.inzK 

to>& ni prego che ntel Hoglìate dire ferrea uergogna 
alcuna,cbe il rimedio ch'io ui darò farà tale che 1‘- 
anima uoHra nereftarà conjolata. Tirate fetida pia 
tardare gli difle.'ìfpnfarta cofa alcuna nel mondo Si 
gnora,per grande chefu/Jè ch'io non la maniftflasfi 
alla MaeHàuoftra per il molto amore , & uolontà 
ch’io ho diferuiruiiper benché fia cofa di gran dolo¬ 
re io taglio ubidire al commandamento che mi fa C 
iAlteiza, uoflra.Iouidi laSerenisftmaSignora Im 
peratrice,& la Ecceìfa Trencipeffa dianola & fen 
tì unogrande & profondo fojpiro che laSignoralm 
foratrice mandò,ioperifài che lafòjpirajjè per quel¬ 
lo che l’haueua partorito,in quel cafò la mia ani* 
mafencì dolore ineflimabile,& feci noto fra me ftef 
fo,& perche non fu mamfefloadalcunoUfojpiro del 
la dettasignora cèfi volft io fare il mio uoto che no 
nenijje à Bornia ad alcuno,& di m mi ha fatto l’ba 
note cattiuo,&lafama,lauendetta defiderot&gi* 
mai la mia anima non hauera ripofofino àtantoche 
la mia man deftrajanguinoja & crudele habbia fot 
to morirequeUiche malamente jparfero Hfangue di 
quelgloriofo & flrenuo Canottiere il principe figli 
noi uoSlro. con gli occhi correnti uiue lagrime,il be¬ 
nigno Signore ringratiò Tirante del molto amore 
chegli moflraua,& Tirante che cofìpiangere fluid 
de il pofe in altre parole di piacere^ccioche il dolo 
vegli pafiafie,fycoft parlando di molte cojè arriuo 
reno alla città di Vera,che era lontana .dalla città 
dè Coftantinopolitre miglia t laquàl er n omata dg 


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fingularisfimi pala “3tfi,di belli* fimi & dilettevoli 
gtardini,di molti belli edificij,& era in eftrcmo rio 
caper effer porto di mare & capo di mercatantia, 
quando l'hebbero ben uiHa l Imperatore dijfe.Capi 
tono io ui uoglio dire quanto quetta città è antica » 
che trovante che fu edificata gran tempo è , <9*/Jè 
popolata da Gentili che erano gente idolatra&gra 
tempo dapòi la deftruttion di Troia furono corner * 
tifi alla [anta fede catholica per un nobile &, ualen 
tic fimo Caualliere nominato Confiantìno,& queffo 
fu mio audo,& il padre di queflofu eletto Impera 
tore di poma,& era Signore di tutta la Grecia, &> 
di molte altre prouincie fecondo che Copiofamettte 
iafua hifioriarecitayche quando fu perfanto Siluc- 
firo guarito della gran malattia che haueua, fi fece 
chrìfiiano,&fece lui Vapa , &donogli lImpe¬ 
rio di poma che fufie dellachieja, & egli fenetov 
nò irtGrecia,&fu Imperatore iella Grecia , dietro 
a quetto fucctflèfuo figliuolo CoHaminoche fu mio 
cuoio,&per tutti li reggimenti,& terre dello Un * 
periofu eletto per T*apa s & in tutte lefue terre per 
Imperatore,& perche hauea molta humanità, & 
era huomo bemgno,moke genti di eflreme terre ue 
marmi ad habitare , & 'perche non capeano in 
queHa città . ^Allbora mio avolo edificò la 
noHra città di molti nobili » & fontuofi . edifi¬ 
ci), &pofegli nome Cofiantimpdi, & da qui in¬ 
nanzi fu nominato Imperatore di Cofìantinopo- 
li . Quando furono partiti da Ttra y & torna- 


HJST.DEL CjtVjHLìE\_ 
ti in Cottantinopoli era già notte filtra . Tirate 
afcefi con l'i operatore alla camera dell’Imperatiti 
ce & parlarono di molte cofi,& Tirante moslram 
Infila faccia non molto allegracquando gli ponte ho 
ta tolfi licentia daìTlmperatore,& dalle dame, & 
tornejfine alJuo alloggiamento.11figliente dì laTrt 
tipeffapatina gran pena di quello che Tirante ba¬ 
nca detto,però che la fila anima non era affai ripofit 
ta f le parole che gli banca udito dire,fehentlmp. 
gli banca detto tutto quello c'haueano ragionato fra 
loro, la mattina efiendol'lmp. à me fa con tutte le 
dame,Tirante entrò nella cbiefa,e feccia fua oratiò 
ue,dapoi entrò detro alle cortine dell' Imperatore,e 
iiffcgli.SignorJogalee fono in ordine per partire,& 
andare in Cipri per portare uettouaglie,fe laMae- 
ftàuoftra tutele che fi partano, difie l'imper ator io 
Morrei chefufierogiacento miglia in mare, & Ti¬ 
rante/e ne tornò congran prette^-ga al porto per 
farli par tir e,quando la Trencipefiauidde che Tira 
teffe ne anima chiamò Diofebo, & pregollo molto 
che dicefie àTirante da parte fua,cbe quando baucf- 
fidefmato/abito uenifie ch'ella baueagran defitte - 
rio di parlare conluii&che dapoi danzariano.Qua 
do Tiraptc il fippe pensò prettamente quello ch’era 
& fecefi comprare il piubeljpcccbwchepoteantro 
tiare,&felpofè nella manica, et quando gli panie 
bora andomo al.paUx^p,et trouorno tlmperator ì 
parlamento con la figliuola,quando l’imperatore lo 
mède ucnire, commendò cbcfacefiero uesirc gli far 

nato- 


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Tl^otTiTE IL BIACCO ' 209 
natovi, & dinanzi a lui per buon (patio datr^orottot 
& quando l imperatore fu Hata un poco auedere 
nella camera fua fi ritirò) & la Trencipeffa ine orni 
nente lafeiò di dannare,& pre/e Tirante per la ma 
m,& pcfliiftafedere a unafinejira cominciò a fare 
principio a tal parlare . 

I 

CHE LU T^ETfClVES Sjt Cjtli¬ 
me fina ragion òxon Tir ante,& come Tirante co 
un Jpecchiogli Jioperfe chi era la Signora che Im 
, tanto amaua,&come la Pedona Rfpofataripre 
fe affai la Trencipeffa. Cap. XLIUI. 

\ 

C oiuallme mrtuofo io ho molta compostone 
di noi del male ch'io ni ueggo patire, perche 
io ui prego che mi uogliate manifestare il male,& ' 
il bene chela uofira uirtuofaperfona[ente,perche 
tal male potrà efjer ch'io per l amor «offro la par¬ 
te mia ne prenderò,&/igliè bene do farò molto con 
folata che'l fia tutto uoflrotofifatemigrafia di uo- 
lermeloprestamente dire. Signora diffè Tirante io 
uoglio male al male quando il mene in tempo di be¬ 
ne, & moltqpeggìo quandoper luifiperde il bene, 
& di tal male io non farei parte a uoSira Mtexga 
che piu l'amarti tuttoper me,ne diftmile paroleni 
fette dee pi» parlare. Tarliamo Signora £altre cofe 
che ftano di piacere,& di allegretto, & lafiiamo 
quelle dipasfione che tormentano l’anima. Et certa 
mente non è afa dkma , diffè la Trehfipefja,per 

DP 


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4 • BIST. DEL CAVUlLìt^ 
grande che la fuffe noi da me la uolefli fapere ebeti 
'di buona uolontà non ue la dicefii,&uoi non meluo- 
lete dire, per il che io ui torno a pregare che me lo 
diciate per la cofa che piu in quello mondo amate. 
Signora * difie Tirante di grattata fitpplico non mi 
vogliate fare feongiurationetanto grande che mi ha 
uete/congiurato per tal Signora,che quantoiofo in 
queBomondOytù dirò.Signora il mio male pretto fa 
rà detto,ma io fo certo che prettamente farà nell’ar 
ca di «offro padre,& quellofarà la caufa della una 
ntorte,& J'e non ue’lo dico anebora di dolore, & di 
pasfione morrò, penfate uai Tirante,di/Je la Trend 
pe/fa,ch'io uolefii dire al Signor mio padre ne ad-al 
cun’altra per fona le còfe che ft debbono lenireJègre 
tetto non uo ueliita di quel colore che nei credete . 
Onde noti habbiate paura di dirmi tutto il fatto uo 
ftro, eh’io il terrò ferrato nelpiu fegreto luogo che 
babbitt nel cuore.Signora poi che l'^tlteg^a uolìra 
mi sforma a dirlo dì/fe Tirante,io non pafiò piu dire 
Je non ch'io amo,& nondifit piu afa alcuna,ma ab 
bafiò gli occhi ne panni della Trencipe/J'a. Ditemi 
Tirante, di/fe la Trencipeffa, fé Dio ui lafci ottene¬ 
te quello che de fiderate,quale è la Signora che tan¬ 
to di male uifa patirebbe fe in cofa alcuna io ui po 
trò aiutar lo farò di molto buonauolantà, che mol¬ 
to preH oioil uorreifapere, Tirante fi pofe la mano 
nella manica,& tra/Je fuma il ffeccbio,& di/fe. Si¬ 
gnorai’imagine chegliuederctemipuodar morte, 
e Uffa. Commandigli (akc^a ttoflra che mi preti- 


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IL STUCCO, sio 
daa mercede. LaTrencipeffa tol/epre fornenteil 
fiéccbio& con frettolofi pasfi fé ne entrò in come 
rapenfando di trottargli alcuna donna dipinta, &. 
mugli uiddecofa dcuna,fe. non la faccia fua. 
ibora ella htbbe piena notitia che per- lei fi facente 
infetta-, & fu molto admiratacomcpotejfel’huo- 
tno richiedere una dama d'amore ferrea parlare, et 
offendo ella in fuetto piacere di quello che haueua 
tuttofare a Tirante , uennerola Pedona ripofata,e 
\Stefania, & la Trencipeffa molto allegra colfptc-. 
chio in mano trouomo, & quelle gli diffèro.Signo u 
ira, doue battete hanuto fpecchio tanto galante i la 
*Prencipeffagìi recitò la richiefla d’amore che Ti h 
tante gli banca fatto, dicendo giamai io non ho udito 
dire ad alcuno, & in quanti libri ho letto d’hittorie 
nenho trematone Inetta t autogratiofd,quanto è la 
gloria delfapercbe hanno gli foraftieri. Io mipenfa 
no che il fa per,la uertùji’bonorc, & la gentilezza 
fuffe tutta nella nottra gentegreca, bora io conofco 
che molto piu ne hanno Taltre nationi. I{i(f>ofe la Ve 
douaripofata , & come ui ueggo caminare per unte 
petrofauia che l'un piena tanto innanzi chef dira 
nonio può aggiugnere . Veggo leuottre mani di 
pietà piene, & gli occhi che concedono quello che, 
tuttigli altri stogitene: Ditemi Signora, ègiutta 
eqfa > & bonetto, che l\Mle 7 ga uottra facci tan~ 
ta fetta, come fate di uno feruitore di uofìro pa 
i dre, ilqude egli ha riceuuto quafi per l'amore di 
DÌO in cafa fua, pittato mandato daquelfamofu 

DD * 


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' HITT. DEL CJXr^LLIEU, 

]{e di Sicilia con gente collettitia,con robbe d’oro et 
di Jeta a man lanate, & uoleteperdere sperpetua 
fama della uoSìra bone ila pndicitia per tal huomo, 
come è queHo, non potendo uenire in habito di don * 
%ella,ne come figliuola d’imperatrice, delinquale 
perfecutione & infamia ne/ariano offefe le orecchie 
di quelli che l’udirianojuoi Inficiate l’honeSlà dapali 
ta,& uigloriate di quello che doneresti abbonano*- 
re.Cofache ogni donzella che porti [eco uergognafi 
douerian da tali incomenienti allontanar e, peroche 
molti gran Signori, Rggi, & figliuoli di quelli per. 
leale matrimonio dejìderano efjir conuoitongiun 
ti, & a quelli fin quifon parole di /alfa hoHa tauer- 
niera,bauete denegato^- bautte decetto ; & ingan 
nato ciafcun di uoSiropadre, & nonni uolete acco~ 
fiore alla nera ejfecutione del bene,bontà&fama 
ùoShra,&uolete abbandonare^ dijmenticare il de 
bitoche hauete alla natura, &piu ui valerla mori- 
re,o non ejjer ujcita del uentredi ttofira madre,che 
tale infama ueniffea notttia delle genti £honore,& 
je ui congiungete con lui per amore nonlecito, che Je 
diràdi uoii&fe per lecito matrimonio, fatemi gra 
t 'iadi dirmi il titolo che egli ha di Conte, di Marche 
fe,di Duca,ò di l{eJo non ui Maglio dir piu, che non 
fon donna che contenti di parole, doue è dubbiofalo 
ejfecutione di honefià -uolete cb‘ io ui dica con pura 
ueritàìin alcun tempo non hauete faputo di qual cu 
iore l'ho noce, boneSlà uanno uefiiti,qu tfia è la 

poca cogmtkr.e che uoi hauete, multo meglio uij*r 


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ri * y < xt* n biacco, ut 

ria figliuola mia amando honeSia morire, che uergo 
gnofamenteuiuere . Et fece fine alfuo parlare. La 
Trencipffla rìmafe molto alterata delle parole chi ' 
la Fedouaghhaueua detto , & qua fi piangendofe 
n’entrò nellafuaguardacamera,& Stefania fiietro 
4 lei dueniogliiche nonfi douea tanto affannar e,& 
tonfortauala nel miglior modo che potea, non è far 
te piaga qtuBa,diffi la Trencipefia,che io fiafoggi 0 
gata al padre,et alla madre,che anchorafetrgacou 
fa fia riprtja dalla nutrice, che m’ha allattata ? che 
faria ella fe mi hauefìe uifio far alcuna cqfa disbone 
fia ? Io credo che congrida l’batteria publicataper 
tutta la corte,& anchoraperla città.Ma io ho ff>e 
tanta in Dio che alla fua maluagia disbonefià, &■ 
malediciate lingua , accompagnata d'ingiurìoje he 
fìemmiegli ne farò patire condegna pena, chi mi fa 
ria 8are,difie Stefania , di dannare <&■ festeggiare 
per paura dipadre,fecondo chea uoi altre donzelle 
cortegiane è concefiotpercbe gilè ufanga delle don - 
%elle che Siamo in corte di riputarfi a moltagloria 
quando fono amate,&fefttggiate,però che Sabbia- 
motre maniere damare,cioè,uirtuofi,utile ui- 
tiofa. Laprima che è u ir tue fa & bonoreuoh, & k 
quando alcuno gran Signore Infante, Duca, Mar - 
ehefe,& Conte che farà molto famr<to,o Cauallie- 
re molto uertuofo amara ma donzellai lei è molto 
tumore che tutte le altreJappiano che quello danti* 
« gioSlri ,0 entri in battaglia per amor fio, & [tifa 
fatti honoreuolf iifama, & gloria, ella il dee ama*. 

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* - BIST."DEL CJIVUlllZX 
ye>perche è uirtuffo > & procede d'amore uirtùefii 
La feconda è utile y&qutflo è quandi alcun gentil 
buomo Cauallitre di antiqua progenie moltouir 

tuffo amar à una donneila j& condoni la indurrà ai 
la uolontàfua > & non l'amara fe non per fuo utilc^ 
tale amore a me non piace>cbe cofi prejìo come Cuti 
le cejja Camore manca.La ter%a cuitiofarfuando U 
donzella ama il gentil buomo* o il Caualtier perfrn\ 
dticttOyilqiialefarà fatioco ragione delle parolefue 
molto affabili che aita ci danno per uno annodequa 
lì fe da ll innanzi pa ffmoy&potino arriuare al Ut *■ 
to incortinatogli Itn^uoli ben profumatitut 
ta una notte d'inucrnopomo flave>tale amore come 
iquefto mi pare molto meglio cbe alcuno de gli ah 
tri . Quando la Trenctpeffaudì pariarea Stefania 
con tanta buona grafia fe ne comincio a ridere > &, 
paffofft gran parte della malinconia chauea* affet 
tate un poco Signoraydiffe Stefania , anchoraut ho- 
glio piu dire > cbe tre articoli della fede * liquali uo* 
Sira .Altera nonfa,nebaperuentura giamai udì 
to,la buona conditone di noi altre per la grafia di 
Dio è tale , cbeJegli huomitti lajapejfero con manco 
fatica indurrianoìc donzelle alla uolontà loro [erba 
do qutflo ordinejutte noi altre flamo naturalmente 
di tre qualità , cr per il mio male conofco quello del 
le altre. La primiera tutte fono cupide & uolonta- 
rofe.La fecondagolofe. La ter%a lufluriofe,nel prU 
mitro articolo l buomo di buon intelletto fi dee^ af¬ 
faticar in conofcere quakdi quefìe tre qualità pii^ 


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TlWtZT* 1 L BIjIUCO, ili 
mila dorma che egli ama piacetche e citai cupida ,et 
poflocajo chefra innamorata d'altri > & le uogli do » 
■natepiu che l‘altro,per la cupidità lafciaràquello» 
& uoi amerà, & in queflo modo la farete dffinna* 
moraredi quello che prima amauaptr amarvi, &■ 
dapoi che l hauereteferuita ella ui darà il uaflro,& 
tutto ilJuo,sella igoloja mandategli prefenti di de* 
licate,tà uarie coJe,&di frutti nomili,& di quello 
che c Ila piu fi diletta,s'ella è iufiurieja, quando par 
larete con lei, non gli parlatefe non del mejiier che 
gli piace, & anchora battiamo uri altra maggior bS 
tà, che quelle che Jono maridate/e elle fi tnnamor 
rarto di alcuno non uogliono mai hauere amici-: 
tia con bucino,che fta megliore, ne uguale a fuo ma 
rito»am(t ci abboffiamo a piu uili che lor non fono'» 

' enfiamo mgànatricidell’honor tioftro,et della coro 
na della honefìà, quando la donna rfce del uentre 
della madre portafcritto nel fronte con lettere d’o 
ro caflità,queflo dinanzi ad altri di direnon ardi- 
rei, ma ioaccufo me flefia prima che alcuna delle 
altre, & però guardate quello che auenne alla Con 
tefiadi Mtranale,che commife adulterio, tfrhebbi 
la pena che meritaua, che in fede & ficurtàJùa dor 
menda il marito nel letto ella tolfe in camera ungen 
tìl huomo, & non degli megliori di cui era innamo 
rata.ll Conte fifuegliò, & nontrouandofila moglie, 
apprefio leuosfi a /edere nel letto,& fentendo rumo 
rein camera Jaltò del letto corrèdo con gran gridi) 
et tolfe una Jjiadtrcbe. teneva al capo, de l lette •a 

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- H1ST. DEL CjdrjtLLIEl^ 
laContefiafpenfè diurne, U figliuolo che dormiti x 
in un'altra cornera[aitò del letto & accefi una tor 
entrò nella camera del padre.Il gentil’butt¬ 
ino che nidde il figliuolo col Itane gli die con la j}a- 
dafui capo,&l'uccife, il Conte amaggò il getti bua 
mo,& la Contefia^t furono pagati della loro mali - 
gmtà.Et effondo in tjuefte ragioni tImperatrice di¬ 
mandò che era difita figliuola,che molto era che no • 
l’hauea utfta,ella ujcì nella fola, et ui trouò la 1 mpe 
ratrìce, che gli dimandò per qual caufa banca tan¬ 
to uermigligl’occhi. Signora difiel'Infanta , mi ha 
doluto tutto hoggi il capo , ellafe la fece federe fu la 
netta,et baciolla molte agite. 

COME TIE^ATfTE M^iTfDO DIO± 
feboa (piarefela Prencipefia haueaintefa la co 
fa dello fpecchio, et cometa trouò in grande alte 
rottone,con quel ebeinfieme ragionarono. 

Cap. xir. 

I L dì feguente, difie Tirante a Diofebo,patente et 
fratello,io ui prego che andate al palalo,et pò 
niatem ragion la Trencipefia, et uedetefe potete in 
tendere dalla Mtexja fita come ha prefo il fatta 
del fpecchio. et DiofebogU andò preflamente,ettro 
nò lo Imperatore che udiua me[ia,laqual quando fu 
fimta,DÌofebo s'accollò allaTrencipefia,ella gli ad 
dimandò che era di Tirante, Sigitora difie Diofebo * 


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TIHU71T* IL BljtUCO. iìf\ 
è partito dallo alloggiamento per andare a federi 
nella cathedra delgiudicio. Se fapeHi difilla Trt 
cipefla,qual giuoco egli mi fece hieri co un (pecchia 
il mi richiefi d’abiore,ma lafciatimelo uedere ch’io 
gli dirò cofa che non ne prenderà mente di piacere . 
^th Signora buona, dificDiofebo, Tirante haporta 
t» qui fiamme di fuoco', & non gli le ha frollate, fi 
diflelaTrencipefla,mala legna è dimoine ,&per 
l'acqua che ha paftato tutta è diuentata humida ma 
qui ne trovante in quefìo palagio di maggiori » & 
di migliori,& che/caldano molto piu che uoi note 
dicete,&femo di una legna che fi chiama lealtà, la 
qual è molto tenera,& fecca,& da ripofo con letU 
tiaà cuifcaldarfipmte. Signora, f acclamo cofi co 
me mdirò,dì(je Diefebo,fe alla uoflra celfitudine fa 
rà in piacere prendiamo delle uoflre che fon bmne » 
&Jecche,& delle uoflre che fon molli,& humide,e 
f acciamo di tutte una mafia a fimilitudine, & fatto 
ra uoflra,& del famofo Tir ante.v.on,difie la Trend 
pcffa,cbedue efiremi non Hanno bene infume, & 
cofifcherxprono fin che furono tornati nella come» 
ra. Dtofebo prejo commiato,Jè ne tornò allo alloga 
giamento,& recitò à Tirante tutto il parlamento, 
c'hauea hauuto con la Trencipefia,&quando hebbe 
ro difinato Tirante conobbe che l'Imp. douea dor¬ 
miresti & Diofebo and orano al palagio , & da 
unafineflra Stepbaniagli uidde uenire,& correndo 
andò dalla Trencipeffa dicendo. Signora, già uenr 
gomìnofi) i Cau4llieri>& la Trencipefia ujcì della 


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/ i 

HTST. DEL CiAVULLlEU; 
tncipejfaufii della camera del paramento, qua 
Tirante uiddelafua Signoragli fece molto gran 
rtuerentia bumilandofi molto àlti>& laTrencipef 
fagli refigli filati con la faccia non troppo affabi¬ 
le^ fecondo ch’era Jolita.Tir ante non troppo con 
tento di Igeilo della fua Signora con Uoct bafjp, & 
pietofagli difie Signorafnpplico alla E cellentiaua 
ttra diuolermi dire il penfier «offro che à me pare* 
che mai molti dì fanno non habbiauitto fare tal di 
portamento alT^dlte^ga mjlra.lt mio diportamen 
to non è di piacere i Dio,& meno al mondo,difle la 
Trencìpejja,ma poi che la forte mi ha condottai fa 
re quello ruteno cafo,ui dirò la cattja per cui ilttofiro 
poco fapere,& bontà fi dimottrano. Io credo che 
mnbabbiatefaper naturale,cheJe ibattelli non ha 
neretti uolutoperdere la nobiltà di natura , che per. 
quello che fatto hauetefeti degno digrande infamia 
dir meritartfìigranpunitione,& per efperientia ha 
, Mete mantfejlato che gli cojìumi uojlri nonfono d'huo 
trio uirtutjo, che non temete Dio, ne l’homre del 
mondo,nc bautte riguardato al nobil dono della hu 
inanità del Signor Imperatore mio padre cheui hi* 
fatto nel fuo Imperio, facendouidi maggior dignità, 
dir preminentia c):c tutti gli altri,fottemettendo tu$ 
ti glimaginali,Duchi,MirChefi,dÌr Conti alla uo~ 
fibra obedientia,& quando quello faràfiaputo fra le 
genti,che potranno dire di nohjtnon chela figliuola 
deli’Imperatore,che è fotta in dignità tanto gratta 
de jiajìata ficbiettajl'amiite dal fuo Capitano , il 


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TlKJtTiTE IL B1U%C0: *14 

optate egli di eftremo amor Amata , & confidano} 
XjrU fua perdonargli beni hapofto infaluaguar 
1 dia (et, àme chefonfucceditrice nellImperio no» 
mi baùetoguardato quell'bomr,e riueretia,cbe era 
nate óbligatòyAnxj come giudice mgiufio rio hauete 
vfatogiùdUtia,ma malafede,et amor disboneflo.Ca 
pitanontacametotatograde battete comeffo cotta 
ia Maeftàdel Signor Imperatorpadre mio,e cantra 
'me,cbefe togliti dice sfi bauerefii,perdo l’honor ,la 
famasia modano gloria,tutta l’obedietia di tato fin 
gular popolarla Signoria cbehauete,e fi tatauir 
tàabÓdaJ}èinuoi,etuedeftiinmealcuna cofache à 
vitiofufi'eimpMtata,peruoidouerei effer rìprefa in 
luogo di mio padre,p la molta fede,e credeva cb‘e- 
'gliha inuoufcbe faria degna,etgiufiacoja,che io 
andasfi àgli piedi funi,e di quefio inprefintia di tut 
rii gli Baróni et Cauaìfieri face (fi giu fio richiamo fa 
tMógraduetpiatofe lamttationi della ingiuria che 
mi bauete.fatto,cbe con animo gagliardo mi baue 
te rìchieflad’amore coft come fi io fufìeuna uildon 
tur di poca affinar allbora tutta la gentile^?, 
tea cotto fi trtacche la lingua uofìra ragiona quello 
che bautte nel core,& in tal cafo io bauerei pre v 
tuio di fattoria' perbenebatterlo detto à padre ,ò 
madre,& in pnfintia di molti,ligalanti,& corte-: 
giani no diriamcbefusfìfiatauittoriofa. Ma io po¬ 
trò dire co ogniuerità,che hauete uoltatoil mate Ilo 
fieìfhonor ttnflro sc^aguardar alla riueregadelTlm 
'fér'togequefiofixà note à tutoli modo, che graderii# 


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: HIST. DEL CjtVULLlE £ 
ojfeja che mi battetefatto* e Uuosfidd leuuccio per 
voler andare in camera > & quando Tirante uiddt 
tbefe ne andana correndogli andò dietro, & prefa 
fa nel matofupplicolla fufie di fua mercede di uoler 
lo udire,& tanto la applicarono Stephama <2r Dio 
febo,ibela fedone tornare à federe, & Tirante fit 
principio à fimitparole.Opiuuertuofà che tutte le 
donnemertali, non dotteria ignorare la. Celfmiint 
uoflra il ualore,le forze,&pcflalK(a d'amoreàlqud 
muoue i cieli de in fatica bili intelligentie,dilettando 
fi intal motofolo per l’amore che banneatia prima 
taufa,ripeJanogli elementi nelle loro fibereperta* 
more che à gliloroproprij luogbrportano cefi tutti 
gli elementi,le cufiche all' effèr loro fi confanno afir 
frettatamele vogliono che m altri luoghi trottar non 
filafciano,fe non in quelli che alla condition loro fi* 
no conformi,per il che la mìa anima i molto addalo 
rata,cbe io contemplando la gran fìngutarki dtUa 
bellezza gratta,& mbiltàipoft la libertà mia fitto 
U domìnio ùì uoflra EcceUemia,& facendo moltipt 
fieri dubbio/i era fatto huomo Jen%a memoria, & 
veggo bora che' fAlteTgpa uoflra mi condanna con 
ira crudele à total deflruttioneponendo infiiie per 
«bbreuiare la miapenofa uìta,& quefiaha adonti 
fireto lafoatuna,che in tafeafo mi babbia fatto in- 
correre per batter fatto opera tantp buonafinga fot 
lofipere àperfonadel mordo,già temendo le mie 
parole noti aggrav.asfmo alia Cilfitudine uoflra fui 
* finito far miofopere amftghalìdi molta bontfi^ 


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di quello amore che molti sforma. & poflo cafo che 
mancamento gli fila il perdonnon mi dee ejjèr iene 
gata,&perche amore ha poteftà ajjòluta fopra di 
me,incolpate amor e,& lafciate me, & uogliate ufo 
re uerjoUme la uoHra eccelfa pietà>peròchc le co 
fé che per fola uertù d’amoreJe opi rano di maggior 
premio fon degue,che fola uoHra ecceijkpefona no 
fufle dotata di tante uertù come è>la mia anima,gjr 
gli occhi miei giamai non fi furiano allegrati di cojà 
che uifia.haue]fèro,cbe’l giorno che uiddero la Mae 
fU uoHra lafciarono me,& prefero uoi per Signo - 
xa.lonon uoglio dir piu per madore mia alla Celfi 
tudine uoHra, fe non ch'io uoglio fat tifare à quella 
parte che Ijllteig* uoflra mi ha detto che conga 
gliardo animo ui habbia richiefta d’amore . uoglio 
che la Celfitudineuoftrafappia certo, di me che fei 
Santi che fono piu apprcffo a Giefu ChriHo potefiero 
fare una donzella di mortai carne a fimilitudine di 
uoHra Alterca io la recbiederei d'amore. quanto 
piuuoftra Ma<ftà che ftte figliuola d 'uno Imperato¬ 
re.Ma io nife ben dire che per tutte le parti del mon 
dola Maefià uoHra trouerà CauaUteredi maggior 
flato gir dignità,& di progenie,&di ricche^e,piu 
gentil,di hònore,&fama,con pin affabilità,&gra 
ùa,àarmi piu nolente,& con animo piu gagliardo 
dicaualknachenon ho capelli incapo,mafe mille 
unni uìne l'^tltcgga uoHra non trouaretegiamaiCa 
ualliere,ragaigp,nefcudìero, che tanto defi deri la 
glorfa,lohonore, et la profferita dell* Celfiindie 


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' VIST. DEL CAVJ.L 11 EH 
me uofba quanto io faccio, ne applicare fcruigfi et 
fenàgwjbonert a bomre, & dilette a diletto, 
o batterò quefb ripofo dall Altera uofba fi rip» 
Jo in tribulatiene puoefiere detto, & bora conofee- 
ràbCtlfitudme uofba quanto era lo amore, & 
Mhntà, che wbaucuo di fornire a uofba Maeflà » 
€? poi che il m'io cuore ha tanto fallito che è flato 
cauja di aggrottar tanto la uofba/iugular perfino* 
& che procacciate tanto nude per me coniando, 
mano piena di crudele uendetta, an%i che il fole 
habbia paffato le colonne di Hercole in due parti 
io il partirò , luna mandarò a uofba Eccellenti*, 
accioche di quetto prendiate compiuta uendetta, l* 
altra parte mandar ò alla madre che voue me film 
portò neluentre, accioche di quello prenda lulth 
macoUatione. 0giorno eccellente che darai ripo-» 
fi almio affaticato penfitro, a fiondi la toh chèa « 
re^ga i acciò che breuemente fia compiuto quello 
che bo deliberato. Benfapeuo bebé cefi baueuoo 
finire gli miei trilli & adiobrati ultimi gwm,& 
nonfa ben l'Altera uofìra il giorno che io disfi 
prefentela Signora Imperatrice, qual piu ualeua 
morire bene, che morire male , & perla Mae • 
fià uofìra mi fu rifin fio, che piu ualeua morire ber 
ne che male ? Onde io fapeuo. che fi non baueflifat- 
io intendere parte della mia tribubtaptna,una rat 
temihauerianotrouato morto in uncantòn dellaca 
'mera, &fimilmente fi io ue lo marùfefiauoJjauc- 
no da uenire aqueto che korajono, & qmfiofarà. 


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TlB^TKTE IL Blu 47 ^C 0 . ; 116 
T ultimo anno ,1’ultimo mele, l’ultimo giorno, & 
l'ultima bora che l\Alte%ga uoftra uiuo mi uede- 
rà, & quefte faranno le ultime fupplicatiorn , che 
giamai piu farò alla uoftra CelfitUdine, & queftefu 
ranno le ultime parole,che mi udirete parlare, & 
al meno in premio de gliferuigi che haueuo in uo- 
lontàdifare al Signore Imperatore uoBropadre, 
& a tutto lo 1 mperioi che a compiacente della £c 
tellentìa uoftra haueuo deliberato di {pendere tut¬ 
ti gli giorni della mia trilla & addolorata uita , in 
projperare, & augumentore la corona del Greco 
Imperio, per e/fere io certo che da ùoì doueua ef- 
fer poffeduto. onde cofi inginocchiato, come io fi- 
mal tra gratin non dimando fe nonché con leuo- 
iIre mani angeliche dapoi la morte mia,mi uo- 
gliate ueBiregli funebri panni, & che fipra alla 
tomba facciate fcriuere lettere che pronuncino ta K 
lefententia. Qui giace Tirante il Bianco, che mo¬ 
rì per molto amare, & acuendogli quafigli oc¬ 
chi inacqua, & accompagnata da doloro fi fofpi- 
rift leuò daglipiedi della TrencipeJJa, & ufi del 
la camera facendola uia del fio alloggiamento. 
Quando tùdde la Vrencipefta che con difionforte 
tantogrande fe ne era partito ,mofla da molto amò 
re & da eBremo. dolore gli occhi fioi diftillorono 
uiue lagrime me folate con molti fojpiri & fingul- 
ti, che alcuna delle fie donzelle non la poteuano 
confortare, mandando dolor ofeuoci, & moftran- 
doglifimi raddoppiatiti trifli dolori, etdtjfe,ueni- 


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' MST.'nEZ CjlVjtLtlE1{_ 
temi lamiafedele dorella,mi chefentìte dolore del 
mio tormento,che farò fritta me,che mi parche noi 
debbiagiamai fenon morto uedere,che cèfi mi l’ha 
detto,et il fuo cuore è tanto alto et di tanta nobiltà, 
che prettamente il fonerà in effecut'me.dunque uoi 
lamia Stephaniauogliate bauere pietà di me,arida 
te correndo da Tirante, et pregatilo molto per par 
te mia che’l non Muglia fare nouità alcuna,e che mal 
to mi /piace quello ch’io gli ho detto.mifera me che 
pottocafo che me ne penti io l’hopur però fatto , 
per il piacere ch’io haueaprefo in dirglielo, farò io 
Menata in difftacere à Ti rame,et tutta l’ira s’è par 
tifa da me,et fi è comunità in pietà,bencheThante 
ihabbia fuori difcacciata,et quette parole la Tren- 
ctpejfa con molte lagrime recitaua à Stepbania.ellà 
per contentare la uolontà dellafua Signora tolfe una 
picchia don%ellafico,ec andò allo alloggiamento di 
Tirame,il quale era molto puffo alpala.?gp,et a[c< 
fe alto nella camera,et trcuollo cheallhorafi fpoglia 
uà uno manto di bracato ciré hauea uettito con Dio* 
febo che apprefjò gli fiaua confortandolo. quando 
Stephamailuiddeingmbone ponsò che fi fujffefpo * 
gliatoper dar al fuo corpofepoltura,et ingemcchit 
ta à piedi Juoi cefi Comes’egli fufie Signore di nata 
ragli difie finii parole. Signor Thaute che miete 
ordinar della per fona uoftra che è dotata de ogni 
uertu Che tutti gli uoftrifatti fin quifon fiati iHumir 
nati di memorabile glori*J>ora per tanto maóna 
tonfar, oh uoglkteprender tutte le fatichiti il prò 

mio 


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t • tìrsr: ntL tjtv jLUEÉ 

togia fianco di uiuere f& uìnto< dalle peneaam». 
te. Onde fègue ebe la mìa anima fi b ribellata co»• 
tra il corpo,uolendo dar lineagli franagli & Mv 
menti diquéflò nùferahìl mondo, penfando, fe lana 
tonti nonni inganna ythe nell altro fiano di molto 
minor pena, perche ttonfarànnOd.'amore » che quie¬ 
tili è la pena che eccede tutte l’altre pene, <&• non 
mi duole la morte , quando iopen/ochejomoro per 
tal Signora, che morendo nel mondo reuiUerò per 
gloriofa fama, che diranno le ge nti Tirante il Bian¬ 
co morì per amore della put bella, druertmfa Si¬ 
gnora ehefuffe,&che mai fari nài- mondo » perche 
Signora fupplico alla mercede uoftra, cheuene mi¬ 
gliate andare,& lafaare me co miei dolori La "Pril 
etpefja flaua cottineUimabile affanno,uedèndacht 
Stefania non tornamper recitargli mone di Time 
te, &• non potendolopiufopportare Marnò una do 
gellafuachehaueua nomeTtacer -dimiaaita,& 
télfeun drappo » &fdpo[ein capo per nò» effèreco 
nociuta,& per Infiala deWborio difctfe,& aperta 
la porta dell horto pafiòalla cafa dotte era Tiran¬ 
te,che ialcuno nonfu uifia. Quando Tirante la nii 
de entrare in camera diHefo fe gittò in terra, eg 
quando*Ua il uidde ragionare con Stefani» fe bigi* 
nocchio fimiime ttte^tolendofiare cofi cornetti Ua 
na,&cominciò a dirglital parole. 


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TltiATiTM IL BI^CO, ' li* 

CHE LjL VI&TiCI’FESSjd.CjUfr 
5 , mefiti* andòallo alloggiamento di Tirante per 
■> paurache'l nonftuccidcfie,&' cerne [Imperato? 
.. lo mddenelgiardino con efio ki>& la rotta che i 
Mori diedero a Chriftiam. Cap. XLFt. 

I O tipriegoTirante, chefe lamia lingua ha jpar 
toalarneparole contro teoffenfmi ,■ cheti piac* 
eiqmnle ttoler nel tuo cuore ritenire, et migli porre 
in oblìo tutto quella che per ira hodetto » checofa h- 
. di grande ammncatmie,t}Mando il ptnftm» è occupa 
toinalcumcofadi dolore, che l’ira caccia da fila 
pietà, & la pietà efidta l’ira. Et petòrteonofeen- 
do io la buonafede, & aiuta per humana pietà ritto 
co quelle chetagli» che uadino per non dette, & in 
conferuatione della ragionmiati adimando ìngra 
tia che’l perdono mifid corte efiò . OttandoTirante 
udì parlar con tanto, amore la fita Signora fu ilpm 
contento httomo del mondo,& tanto conte itegli ha* 
ue/fe acquiiìato il fine della jua defideratoaittoi. 
ria , offerendogli conmolta humilità di fare tutta 
quello che gli totumandaffe. Difiè Stefania, poi 
■che la pace è fótta Signora, io gli ho promefiòche 
felfacea quel che ùafira Eccellenthgli comàndmta* 
V. eheuoftraaltezzafiiafeiaràbqckreglicapelli.Io 
fon ben contenta difiè la Vrencipefià che’Imi bar 
*cigli occhi efi la fronte fcl mi premette v i fede S 
Cauallicre dì noh commettere ; nùukàaktma neh- 

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f ; - K 1 ST, DÈL C J.P JlLLrE\ 
laluaperjona , & Tirante gliel promeffeSbmft 
Uòlòntd,&gHelgiurò,& igniti dolori furor» còn* 
turriti inabondante allegrerà * & contento . La 
'Principefa fe netomò prettamente accompagnata 
da Tirante,& Eri«febo fin che furono nc&'bortoJA 
•prencipeft commandò a "Piacer di mia aita chi fa- 
ceffi uenire tutte le altre donzelle, & dapoipoco 
fiati* tutte nett’korto furono,& la P edotta ripofi- 
ta con quelle,laquale per batter tùlio tutti gli anda¬ 
menti patina molta gran pasfnme per riJpéttodeBa 
Vrencipefià, & molto piu perl'tntereffeglinc tocca 
Miche lafkceuaflati in granpenfìeri . Et poco ftet 
tiche uennelo imperatori t & da ùna finestra che 
guardami nòli ’hortouidde Tirante ftare cenfitafi- 
gfiuala,dffcejcnelihorto, &Sffegk. Tfpftra Ca 
■pitano, iohatttmmandato per mi>aUa alloggiarne 

fOMoflrOt&nonueglihannotrouatOìhohatuttofùa 

tere quando qui uiho uiHo.Signor,Sffe Tiranterìa 
ttendoaddentandola dellaMaeHauoftramihaueuo 
m detto,cbe uoftra u 4ltezgadormiua i & ioper no 
Jueglian spella ero uenuto qui con quefto altro Ca 
wbUìerepir danzare, o battere alcun Sporta, male 
diportOi&'Ofcuro bauemàSffe la imperatore. Con 
tiene chi teniamo configlio , (he i dtgran necefiir 
tài &fece commadamento chefimaffero la Campa 
tiadelconfiglio.È quando tutti quelli dell Imperi» 
confitto furono congregati>la Imperatore fectue- 
mre li imkafciatore, & fece leggerein preferita dt 
tentila tettera i! credenza, daipoi difie , la mala 


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TlHytX™ IL tlvi^CO.' tip 

tato Ua doueua efiereper ogniunfaputa,però che no» 
era cofachepotefie ttarjecreta, & commendò allo 
Imballatore che efplicafìe la fua imbasciata, ilqua 
lefatto riuerentia con gran modefiia fece un tal ran 
gionamento. Signore Eceellentisfimo alla uottra 
Serenifiima Maefià notifico come per prieght, & 

■ commandamenti deigran CÒteslabik, & de glinta 
nefcalchì del campo mi fu commeflo ch'io dottefti ue 
tare a uottra jtìte^ja per figmficarli conte nella 
pafiata notte del Oiottedì piuprofiimo pafiatouen- 
nero quattro mila,e cinquecento huonùniapiedi,et 
fi furono pofii in una parte di terranei mrigod'u -• 
nagran prateria, cheperl'abondantia delle molte 
acque gli eratanto crejciuta l’berba, che per alcun 
modo nonpoteuano efìer utili i & quando il fòle fu 
Un poco alto vede fimo venir cavalli bardati, & già 
netti » & turchi, che pareuano efietefra tutti circa 
mille & quattrocento,o poco piu, o meno,et arriuo 
tono ama gran fiumana d’acqua che gli è, & il DU 
cadi Macedoniabuomo moltofuperbo, & che s’in- 
tende poco,fet ondo gli.fatti della prattica, feceforni 
relè trombette che ogni huomo montaffe a. canal - 
lo>,& per ilContettabile,& per gli altri chefanno 
piu di lui della guerra fu detto , & protettati che 
non uolefle ufeireautile d’altri , et per molto che 
gliel dicefiero non uolje credere ad alcuno, et andò 
con tutta Ingente fino alla fiumana, et commandò 
checia/cunocofida piedi come da cavallopafiafie* 
et l’acqua dava fino atte cinge deUUauaUi, etjn al>* 

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t - HtST. 911 C*tr\ALL'tBÌt 
mi luogo faglierà, andammo notando ,& dalla 
fòrte de gli nemici era tota rifai lagnale con gran¬ 
de affanno gli cauallipotevano offendere, & i turni 
àcon lande gli incontravano, dr per poco tratto 
thè l’buomo darne prendefie, & ilfno cavallo,pre 
Slamante cafcauam nell’acqua & non fi potemmo 
levare,&perla fiumana giu a baffo tutti riandarne 
no, cheJelDucahautfJèprefoun miglio piu alto,la 
gente quaft tutta apiediaffiutti poffare potestà, gli 
nemici reflorono un poco,acciocht la gente pafìajjèp 
dr feciono dimoflratione di retirar_fi in un picciolo 
• monte che ghh. 11 Duca faceva ogni federe perpren 
dergU, dall altra portegli nobili peraniquitàdi 
progcmct&in fatti eccelfi molte noUes’erano tro¬ 
vati confidando fi nelle forge loro come valenti, <&* 
uextmft che erano, feciono come per la mammona 
della fideltà degUuafalìifomobligati al loro Signo 
re per confermatone della Imperiale corona. Quoti 
do quelli che erano nel luocoafeoHo dall’herbe uid 
dero gli Greci tanto gagliardamente combatterei 
ufàfono con grandisftmafuria, & ferirono in me^ 
5 de Chriiliani, de quali feciono gran jpargimen- 
todifangue.il Duca non potendo piu patir e lagrò 
ve battaglia ,fecretamentefe ne fuggì, &fen%a ha 
Mere fattojnolta offefa a gli nemiciJe ne tornò la dò 
ve era nfcito ,, &. tutti quelli che potevo efierfat¬ 
ui fe ne andarono con lui. gli Adori feguendo la vita 
torta loro gli hanno pofto lo afjedio a tomo la cit¬ 
tà,&gli'e venuto inperfona ilgrin Tur co,& il Sci 


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TT\jH^TE iLBl^dTfitO. vi or 
imo con tutti gUtt^gt che fono uenutiiu aiuto lo*, 
rot& tuttigli Duchi, Mar che fi, <2r Conti, ched'I* 
tatia > & (ti- Lombardia alloro,folio fono (tenuti, &. 
incontinente chel Saldano feppe tal tumafifece in 
titolare Imperatore di Grecia, & difie chegiamai 
gon fi porteria dallo affèdio, fin che nonhabbiapre 
fb U Duca con tutti quellicbcegh ha ficca » & dapoi 
Menino a .ponete loafiedioa quella città ,& nifi 
dire Signore , che il Duca non haprouifione fenog 
ptr unmefi > al piu lungoper unotmefe& mcigp* 
Pero Signoresegga la Madia udirà quello che è 
da fare, &qual con figlio prenderete inqueflont* 
gotio . Difie Tirante, ditemi Caualìiereper u&* 
lira nettò, quanta gente iperfain quella batta* 
glia ì Sfifrofe il Canottiere t Signor Capitanoper 
quel chef e hauiHoneUefquadre,&dagli Capita -» 
tnfibfapHtofra morti iti battàglia» annegati,^ 
pregiosi, undeci mila, & fettecento uentidue huo* 
mini fi ritrouano a mancare. Tarlò lo Imperato* 
re,0'd^e, o «offro Capitano,ionipregoperla ri* 
uerenkachcportiatg allo Onnipotente Signore ld* 
dia, etper mio autore che fate ogni diligentia, che 
fra qmndeci, o nentigiomi fiate partito con tutta M 
gente per fiocco rere quel miferabile di gente, tt di 
u'ettounglie . 0 Signore difie Tirante, et tome può 
din udirà Madia filmile ragioni,che tanto lungo, 
tempo carne fono senti giorni che babhnamo da 
partir fi, non patria ifiere che fra quefilo melagli 
mmmptr efier moltopotiti defilerò la bàttaglta-al 

ÌE 4 


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tìlST. ìtEhCJLVjilLtfff 
la città,et U pigli afiero ì Tirante tornò a dimanda 
re, alla ImbaJdatore quanto per numero poteuam 
efiereglimmici. Hjftofh lo Imbafciatore, per mia 
fede, gli nimicì fono ingran numero, et gente mob 
tohabile nella guerra, et cruddifiima, et difeona- 
feente , et però al parer di noi altri, et per detto di 
oleumpregiomerijerofonópiudi ottantamila. Et 
però Signore , io faria diparere, difie Tirante,che 
fiuffe fatto una grida Rgalper tutta lacittà, che tue 
li quelli che hanno prefo il foldo, et quelli che pren¬ 
dere il uorranno Modino alla caja delta 1 neper io per 
ricevere fiuto il compimento delb/ua paga, et che 
fra Jeigiomi ogni huonto fia apparecchiato per par 
tir fi. Lo imperatore lo tenne ainma opponine* 
glifu molto in piacere quel che Tirante borea det¬ 
to, et quando lo uidde con animo gagliardo da Co* 
nalliere. Quando la gridnfu fatta con gran pre- 
Hegga ne furono amfati tutti gli gran Signori thè 
et ano fuori della città, et tutti gli furono aUagjtor». 
mta con gli caualli ripofati,et quelli che erano uenU 
ri di Sicilia erano in punto coment ente .Lafa- 
ma et mala nuoua per la città del perdimento che 
fatto haueuano fi fj>atji,et molta gente del popolo * 
eqfihuomini come domite fa congregorno nellapia^ 
ga del mercato, turto piangeva il fratello, & tal'n 
troll figliuobgli altrigli amici & parenti, gli al- 
tribdtfimttiondell’imperio, comefe tutta Umag, 
giorparte dello Imperio fufie prefa f Et ogni ff>e- 
téKQt dell' ìmperatpr,&di. tutti glifuoi non craft 


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n ÉtUKcd. a* 

ttonimofol Disperò che dubitammo diuenire in cnt 
tolfmt&fete,pergli nemici ch‘erano uittoriofi { 
érto abbrucaamento della città ricordandoli la cat 
tmta&fermumiferabile 4 Et due Baroni dello 
Impermdifietoallo Imperatoret Eccelfa MatHà il 
Jma buono chela Signoria uoHramandale la sU 
gtióra Carmefina uoftr a figliuola in Angaria i Cu* 
Jòreilp. Et quando Tirante ndìdire fimilparole tut 

fi- 

ttoltdqueHad’una perfori fhorta.&ouéBouiddo 
k f°^^oncboralo Imperatole,il quale 
l it ZTs a Tirante I** 1 male haueacbe cofiera 

^fàrìore>$ipMe4ifieritatac*uttohog* 
gì ho battuto gran dolor di corpo . Lo Imperale 
eengrmpjaciXagU medici fece uenheTcbe gli 

defieni medicina che fiifie buona per iljùo male y& 
cofifu fatto.quando Cimperatore iòide che Tira* 
l^ , Ì ta .t e ” e> f Mafi ^ iUola Cartnefinafi uolfe , 

eofa che quelli del configlio m’hanno detto di koH il 
benfatto : accioche noi non là 

Modfn^t U M Cma S & ora in ^ 

tori*'Opmlopadrc perche uoleteponerc infidie 

a ìH°f 0 r ^ che ben J* l * Zccei 

in lIu ^ cbe & b f a fif ortu ùi di fortuna , che 
m wrwarmwovemti Ai t stinti ~a*:~i: j-i•> . 


r-*.: ' - ™”**y<wiaemi(i,<gràcciocbtglt 

itottribtnc awicnturatigioruigia paffuti t & quelli 



, - HIST.DEL CJlVJtLLl'EVC 
thè hanno dauemefimfìano projptramentefernet 
fafìidio,ò alcuna uifjadone timorofa, I jilteotfa m 
Sira non dee permettere che io fia feparata.dalla ho 
fira uiSìa,che io evìnto piu morire prefio alia Mot, 
fiàuoSìra,& nellamia propria patrta,chepe re fidi 
tomento di riccheige uiuere in tnraeSìerna in do * 
lorofa Ulta , & da molti fofpiri affaticata , quando 
lo Imperatore udì ilpictojo parlare di firn figliuo¬ 
la, & piu quando difi'e , che prefio di luì Moietta 
morirebbe era accompd&nata di tanta difemmet 


COME TlI{>A7qTE VSO VT^ EEL STl^A 
■ tagemma^r pofemordinele [quadre*!* irmi - 
oUe al campo, & il ragionamento cbehtkbecen 
- la Trempejja Carmefinaneluoler partir fi. j 

Cap, XLVII. 

' ■' ' i 

V Entità la notte Tir ante bene informatodd 
tutto tolfe due huomini della città chefape-, 
nano molto ben tutta latérra,& tutte te Sìrade dò 
quelpaefe, & tutta la notte & il dìfeguente fina à 
mc?zp dì caminorono fin che armarne in una gru 
pianura eh eranominata falbuonadr tutta quella 
Malie era piena di befiie grandi spicciole,però che 
tutte lì le teniuàneper dubbio de gli nemici ,&Tira 
te fece torre tutte le causile che'Je paterno battere, 
, c*r le fece legare l’una con l’altra con ducente huomi 
ni chele fonducenano ) Crcommandogli cbefaeeficrm 


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T JX^t'KTE IL MIOTICO. ii* 
lama di la doueerail campo de nemici,& tante ci 
me ne pottfferohauere,chefujfero prefe & pofle co 
l’altre,& Tirante Je ne tornì alla città di Coftanti 
otopoli,&gli aggiimfe il quinto dìi& feceforiamo 
/ira à tutta la gente,la mattina del giorno feguente 
confingularprocesftone,&fefla ebefu fattatene- 
direno le bandiere,tutte le genti s’armorono,& mi 
totano à cauallo per partir/}. Vrbmeramenteufcì 
ht bandiera dell Imperatore portata da un Cauatlic 
re ch’era nominato Fontefecca/opra un grande & 
mariuigliofq cauallo leardo. Dapoi ufcì la bandiera 
della dimfa dell'Imperatore,ch’era la torre di Bahi 
ionia tutta d'argento, nellaquale era pofla una (par 
da tenuta da un braccio tutto armato,pcr il manicò 
in campo arguiro,co un motta di lettere d’oro,che 
die còno >nùa è la uentura,quejla bandiera era acci 
fognata da tutti gli feruitori di cafa del f Imperato - 
te.^ippreffo à quefla/quadra uenìua il Duca di Te 
ra con le Sue bandiere,#- con tutta lafua famiglia. 
iAppreflo uenìua uri altra [quadra del Duca di Ba¬ 
bilonia,& dapoi il Duca di Sinopoliàl Duca di Ter 
fi,poi uenìua il Duca di Cajfandria,il Duca diMonte 
te Santo con la Jua [quadra,che eran uehuti da Tri¬ 
poli, dapoi pafiò ilMarchcfe di fan Marco di Vena 
tia con la Jua [quadra,dapoi il Marchefe di Monfe - 
Tato,il Marchefe di fan Georgio ufcì molto ben in or 
dine con gli cdualli coperti di brocato & di feta » iT 
tutta la fuagete molto ben fornita di tutte le cofe nc 
ceffarieaUagptrrÀ.ApprefjoMjd d Mar chefe dive 


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. HIST, DEL CUVULLVEE^ 
fiora con la Jua /quadraci Marchefe del GuaBo,ìl 
Marche/i £ Mene fi Marchefe di BrondufiofiMar 
chefi di Trota,il Marchefe di Montenero,& un fra 
telbaHardodetPrencipediTaranto con lafuajqua 
ira. Dapoi tutti queiitufcirono il Conte di Bel luo- 
gofi Conte diTlegaman, il Conte d’Mgerfi Conte 
d'Mquauiua,il Conte di Surgelati Come di Capa 
tifi Conted’jiquinofi ContediBenafria, il Conte 
Carlo Malfiefla, il Conte Iacomo di FentimigUa, 
& àafcvno coniafuafquadra,& molti altri Concif 
& mfconti,& altri Capitani ufiironocpn lefquadre 
loro digente d'armi tutte condotte aljóldo dettine 
perator,& furono quarantannofquadre nette quali 
erano cento ottantatre mila combattenti, & tutti 
pafforono dinanzi all'Imperatore,& à tutte le da - 


i 

a 

_ _ _ I 

ordine ponendo,e l’ultimafquadra di tutte era quel 
la di Tirante con lefue bandiere di chituìBeÙi, & 
quella dal corbe,& quando l'Imperatore uiddegia 
quaft tutta la gentefuori dalla finefir a,chiamò il Cu 
pitam,&difieglì,che nonfipartifit,però che uole- 
tia parlare con lui,& dargli lettere perii Dea di 
jHacedonta,& per alcun altro,& Tirante dijfe,che 
eramolto contento,quando la gente d'arrenda pie» 
di,& da cauallo fu fatta fuor ideila città r Tirante 
ft ne tornò & afiefi alto .alla camera- dell’impera* I 


me che gli mirauano con l trame,cnc anaauafra w 
to capitaneggiando non del tutto armato fi non lo 
gambe & le braccia,&ungiaccoi& uefim {opra 
ittutto una tourauetta Imperiale, tuttalagente in 



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Ttt(j£7tTE-U' B-M'HCCO; * xtg 
ien,et tramilo che era. in unfludiolo col fecretario*, 
tir notigli uolfe dire cofa alcuna per non difiurbar- 
gli, Quandola Trencipejfa alide Tirante chiamol 
la,et gli diffe,Capitano fecondo ch'io ueggOtftfecon 
doglifegndila partita uofbra £ certa . Io pregol' 
armipotente iddio Signore dittato il mondo, cbem 
preftigratia,che ni doni uittoriacan bonore,c? che 
uoifiate come fu jtleffandroMagm inlande. Et Ti 
rantq la ringratiò molto di quello cheglihauea det¬ 
to inginoccbiandofì in terra, gli baciò la mano tenen 
dolo in legno di buona uentwa,et tornogli a dire la 
•Prencipefk. Tirante uedeteinnangiche ui pania 
te fe uolete cofa alcuna da me,dicetimelo,che io ui 
faccio certo,che tutto uiferà concejfo,con cuore di 
tmmancarui maiincoJaAkwa.Sigtma [ingoiare, 
pel mondo, diffe Tirante, la MaefU mflra, non ha 
pari come la Fenice,cofì in dignità come in Hertb,et 
io Signora,benaddimaniareifé. mfìra Celfitudiné 
me lo uolefie concedere,et ottenendo talgratiajoprà 
tutti gli altri nella celeìlial gloria coronato farei » 
non Molenda giamai in quello mondo, maggior 
ben pofiedvre, et però ch’io foche'Ime faria dene¬ 
gato da uoflraaltegga,fariaildimandaremio in¬ 
darno, et nondiròaltrofino à tantoché l’Eccellen¬ 
ti uoHr a non mi conìmandach'ioparli . 0 Ca 

pitam difie la Trentipefia come fete diuentatd 
tanto puro cbe’l pare che nwfoppiate ne mal 
■ne bene ,et io, per ben chenonfta fiatai» Fran- 
éamendoUttofiro linguaggio 


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H1ST. fiEL CJ.VJ.'LU'S.X ,! 

date fortuita di uertà,& io non la dimando Signora, 
ma addimando libertà d'amore, & quando il 
mole giamai ìn cafa fua non entra fede ; Signora, 
dijje Tirante',non mibandeggiate dalla MaeSlàu»- 
fìra, ch’io non vorrà che la pigliata coft come fan* 
mie Giudee,che quando vogliono partorire che ha*, 
tagli dolori del parto chiamano la vergine Maria * 

0 quando hanno partorito j & fino libere d’ogni 
male,togliono una touagliabert biancaSpuaitnopcr- 
tettigli cantoni della cafadicendo, fuorafuora Mar 
rmieUàcafa della Giudià. Che purita,diftè laTren 
cipejfa,che mi volete dare ad intenderebbe tàrip» 
tate per gloria iignorantia,aggiugnendo ogni 
nombenapprejjbaU'altro,& voi nonbauete Info¬ 
gno d’afieftorc,che parli per voi,ma le parolefena*. 
tùli con poca fatica eJconodeUabóccaima benueg • ) 

go to chinideffè luogo benfapertili mandare ode/ i 

fiottane quello che alla parte uoftra tocca, che quel 
tv ch’io vi dicevo non era per piufe non chefe haut 
uàte bifogno d'óro ò d'argento o digioie eh io di bM 
Uà volontà» erte dareifernet che mio padre cofa d 
cuna ne fenù/fé.SignoradiftcTiranteào come afir- 
uitore obediente deXMuTj* uoftra ut rendo mfc 
nkegratie,maio uì/applico che mi facciate ttnajin 
gutaregrafia,feàmefarà cofa boneBa,dijJelaTren 
tìpejjajofari* contenta di faria,&per primafaper 
tioglio qvfUo che da me defiderate battere eh io fi» , 
cotnpofta' di i'dmttaUo che giamai promcsft co* ] 
fa i òfuffè divide, òfvjjèdi bene ch'iomni’ate 


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TIJ^^CTfTE IL B1 jtT^CO. 224 
tende sfi,la mia parola non può tornare à dietro» & 
quellopomo dire tutte lentie donzelle &tutti quel 
diche mi hanno conosciuta che l fi \fi,&il noè nq. 
Tanto è maggior uertu la uoHra,dif}ì Tirante, & 
io Signora,non ui addimandofenon che l'altezza 
tioflra mi faccia gratta che mi donate quella cami- 
faaebeportate , però che ui è piu appreffo alla 
qtofiraprtùofa carne,& eh’io con le mie mani ue la 
poffa (fogliare . Santa Maria difie la Trencipef 
faidriche è quello che mi ditei IoJarò ben contenta 
di danti la catnifcia,gioie,robbe,&tutto quello (hi 
io hojnaàme non pare cofagiufta che leuoilre ma~ 
ni tocchino la doueanebora alcun .non ha toccato p 
& congran prcilezgafe ne entrò nella camera/ita 
JÌrdifpogliosfi lacamijcia,& utiltjjène urialtra,& 
nfdneUa gran fata doue trouò Tirante chefcherza - 
ua Con ledonzelle,& chiamollo ad una parte » &■ 
dettegli la ca)nifcia,& prima acciò che fuffe piu co 
■vento, dinanzi a liò molte uolte la baciò, Tirante ht 
tùlfecongrande allegrezza ,& fe ne andò allo alr 
loggiamento , & diffe alle donzelle,fe iImpe¬ 
ratore mi àddmawda, dicetigli che .incantine»- 
te io jfaròqui t che mi fono andato ad amare, ac- 
cioche. fubito puffo partimi . Quando - Tirana- 
te fu allo aUog$amento,ft finì d’orinare , &trp? 
Itoglifuo cugino Diofebo , & iQcardo, eh'erano 
tornati pep ueHirfi le foprauelìe che s'haue- 
uam fatto fare tutù di ricami,. qutUa diHì- 
cardo era tutta ricamata à -matajfe d'oro tur- 


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‘ HIS. Vtl CJtF jLltllJC 
tttMÌlÙf>pate i @' diceua il mòtto,nonglìtrouó capo 
neferitietó,quella di Diofebo era tutta ricamata di 
fapaueri j & diceua il motto,quello che gli altri fa 
dormire mifiteglia , quando Tir ante fu del tutto 
amato guardò la camijcia ch'era tutta de fildi 
fitta con gran lifie di grana molto larghe » etnei* 
té liste erano'ricamate ancborc-di natte, & di* 
fetta il motto, Chi ben Sìa, nonft curi marniere , 
& chi fède inpiano nonhadouecadere,erario** 
Mata acanti con maniche molto grandi > & larghe 
Che ioccuuano fino interra & quella fi ueftìfopra 4 
tutte le arme&U manità delira piegò fino prefio 
allaJpaIUt& U finterà fin à me^o il braccio > & 
foprajegli cinfe con un cordon tutto d'oro éfanFra 
cefcot& fi fece porre fiopra ogni cofa alla parte fini 
firn fan Cbriftophorocon G iefiu Chriihin fpaUa tue 
f» d’oro ben legatOiaccio che non cadc{je,& cofi n| 
litro gli tre cauallieri à prendere cambiato dajlTm 
foratore,& da tutte le dame,& quandaforono al¬ 
to nel palalo,tmorno l’imperator. che affettarne 
fbe’l fitto Capitavo u*nij]e>perche uoka che con lui 
definafie. Quando il mptrame uidde Tirante gli 
difie>ttofiro Capitano qualjòprauefìa b queSìa che 
U bauetepe,AitaiSignor difie TirantesJeU Mutili 
HOfbrafapefJè la proprietà che ha ». grande admira- 
fion ne hauertflianólto mpìaceria fiipere <fiffellm 
pcratoreJàuertù thè hà,dtfieTirante,bdiben fare » 
che quando io mi partì della terra-mia, una dotrcpU 
Ume la donòfia qud ila putitila , & tutte la 

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Tl^AJ^T E-ll'tìU^CO. asj 

uertù compiuta di tutte quante dotatile ne fono al 
mondojo noi dico in derogare alla Signora Trend 
pefta che qui è,ne le altre donzelle che d honorejo- 
no,dijje l’Imperatore, per certo gì amai fi fecenel 
mondo alcuno buon fatto tCamefe’lnonfi è fatto 
per amore , & però signor dijjè Tirante do ripro¬ 
metto a fi di Caualliere ch’in la primiera battaglia 
eh io mi trouaròyio la farò mirare agli amici.Vltn 
pera tore ftpofe a definare con IjmperatriceyConU 
figliuola,j? col Capitano appreffo atei, & fece fe¬ 
dere gli due CauaUieri con tuttele dome & dòn%el 
le ad altre tauole,dapoi che hebberodefinato con 
molto gran piacere inffect alita di Tirantedlqual fi 
penfaua tffer piu benauenturato che’l non era, per 
hauere con lafua Signora in un piatto mangiato.Lo 
Imperatore ferie entrò in una cameraneUaqualfe 
te entrarel’imperatricefua figliuola, cf Tirante » 
dapoigli entrorno tutte le dame,& CauaUieri et in 
prefentia di ogniuno l’imperatore diffe a Tirante . 
Se l'aduerjà fortuna fin qui ha permeffo diminuire 
la libertà & ftgnoria del noftro Greco Imperio per 
hauere perfo un tal CauaUier, & Capitano come e- 
ra mio figliuolo, &per cjftr io pnfio in tal età che 
non ho utrtìt da potere portar arme,ha dijfenfiato U 
diurna prouidentia,per la fua immtnfa pietà,& mi 
fericordia mandar ri uoi Tirante il Bianco, in cri tot 
ta la noflra fferan^a ripofa, dr ri preghiamo con 
molto amore poi che fiamo certi della uoftra uirtuo 
fa fama , &uoiejfer diffofio&foffidente per ar¬ 
te 


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HIST: DEL C AV *4.LL1E\ 
te di caualleria a maggiore fatti che non fon queHi» 
per benché quelli frano però or diti,& di gran peri¬ 
colo » che uoiper la molta uertù uoflra, gli uogliate 
porre il/apere , la gagliardezza, & la forza nello 
honore mio ideilo 1 mperial patrimonio, & tutta la 
republica ,& io ho commandato a gli miei Duchi» 
Mar che fi,& Conti , [otto pena della fedeltà a tutti 
ingenerale,& a ciajchcduno per Je che ui amino,ho 
norino,obedifcano, & uiguardino coficome la mia 
propr ia perJona>& darete quefle lettere al Duca di 
Macedonia,& al mio Conteflabile,&gli altria cui 
le mando. Le udirne parole dell'Imperatore furon 
principio a Tirante in far finale rijbofla. La fer¬ 
ma Jbcran^a eh io ho in DÌo,ilqualpuò ogni coJà,& 
chegiamai non permette che alcun Jiauinto che al¬ 
la fua altisfima Maeflà ricorre, mi aflicura del¬ 
la uittoria, perche Signoreftia l altezza uoflra coti 
fidan ( a,che con l’aiuto di Dio,dì tutti gli nimici uo- 
flri uincitore farete, & inginoccbiatofi nella dura 
terra baciò la mano allo Imperatore prendendo li - 
centia,& ftmile fece alla Imperatrice,&alla Tren 
cipeffk, laqual mai nonuolfe confentire che le baciqf 
Je la mano,gir cofi come egli fu in piedi per abbrac¬ 
ciar le donzelle, l’Imperator fece portar unfacco co 
trenta mila ducati per darlo a Tirante , gjr Tirante 
non lo uoleaprender,ma dieta. Signor,non m'ha da 
to affai d’arme,di caualli,di gioie,ficcorfo,tt d'altre 
fofe,chefon troppo gra grafia,per me,la Maeflà uo 
firn f dijfe la TrencipeJJà , poi che al Signore lmpe- 


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Ti^^rE il tiuyjco. 2i$ 

rotore piace for^a è, che cofi fi faccia. Tolfe cam¬ 
biato Tiranne da tutte le dame, & da tutti quelli 
che gli erano quatido furono al bajj'o per uoler mon 
tare a cauallo, diffe Bjcardo,nonjhria buon poiché 
lo Imperatore è alla finettra, & che tutte le dame 
fono ufcite per uederci che nei caualcasfimogli ca- 
Malli abbordati con gli bacinetti in capo, poi che ha 
viatno pennacchi grandii & belli, che qui con lan¬ 
ate un fatto d'armefacesfimo, dapoi con le ffiade no 
fi facendo male,o danno alcuno? molto piacerà,dif¬ 
fe Tirante che’lfifaccia,ciaJcuno montò fu il fuoca 
Mallo abbordato, & in meggp della pia?gafipa- 
fero gli bacinetti in capo,& quei caualli erano Sici¬ 
liani, & molto leggieri, & con le lande corfero al¬ 
quanto poi lafciate quelle sfoderorno lefpade & 
andarono l'unn contro l’altro, & faceuano entrate t 
& ufcite, dandofi di gran colpi con le (bade di piat¬ 
to , alla fine uennerogli duo Cauallieri contro a Ti¬ 
rante , & allhora era un molto bel uedere con drit¬ 
ti , & rouerfi, l ontrate & ufcite che lorofaceua- 
no,quando fi furono cofi un poco combattuti tiraro¬ 
no al camino loro fatta prima granriucrentia allo 
imperatore , & poi alle dame, lequalifignorno gli 
Cauallieri,& fupplicorno al Signore noììro Dio che 
glidejfe uittoria contragli nemici loro, non penfate 
che gli occhi angelici della Trcnàpeffa giamai Ti¬ 
rante di uiftaperdejfero fino che non fu fuori della, 
città, allhora fi comertì la uifìa in amorofe la¬ 
grime ) & tutte le dentile fue in compagnia, & 

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1J1ST. DEL CJ.VJ.LIHK 
P Imperatore fi lajàò ufcire di bocca , che per lajìi& 
fede moltigiorni erano paff'ati che non kaueaha/aM— 
io maggiore confolatione ne piacerei che ntl uedere 
combattere cofi quelli tre CauaUieri,& Tirante tee 
ramente itti parere mio, debbe effer ualentifiimo C<* 
pitano>& uirtuofo Caualliere. 


COME TI f^JT^TE GIVTfSEJlL/t 
Città di Tellidas,qual era in pericolo di perder-- 
fi, & come diede un fiero affatto al campo nùnu 
co,& la bella vittoria che nhebbe.C.X LVUT. 


Q Fondo gli CauaUierifurono fuora iella cit- 
tà diedero gli caualliagli ragadi, &mon 
toronjopra altri , & in poco d’horaarriuoronoalla 
gente darne, & gli CauaUieri fi rimiferoneUa lo¬ 
ro/quadra, & Tirante andava di Jquadra infqua- 
• dra uifitando la gente,& ammaccandogli che con 
finitamente andaffèro in ordine,quel giórno cami- 
norno cinque leghe, & fé attendarono in una beUa 
prateria abondantedi molte acque,& Tirante ba¬ 
nca tal prattica quando era Capitano di gente d'ar 
me che giamai non]montana da cauaUo fin che tut¬ 
ta Ingente non era alloggiata,per dubbìo,che alcun 
fcondolo nel campo nonjhguifjè. quando furno tut¬ 
ti alloggiati nella beUa herba del prato, T ir ante an 
dòdi tenda intruda a tutti gli Duchi, Marcbefi,& 
Conti,& inuitqgliyche con lui a cena uenijfero, 
furono fi benjemti d'ogni cofarcarnefefafferò iloti 


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TlHjÀllTE IL B1 >A7{C0. *17 

nella città di CoftantinopoU,cb’egli coducea tre cuo 
chugli megliori che fitrouorono, in tutta Francia, 
che erano /officienti per apparecchiaredamangia- 
re a tutto il campo, dapoi che tutti hebbero cenato» 
Tirante/e montare a cauallo tutti gli Suoi con altri 
che erano in numero di due mila lande > & quelle 
ucgliornofino all bora della megga notte>& man¬ 
dò gente per gli camini per uedere fe fintirianogen 
te d’arme, 0 altra co fa, & Tirante andanafimpre 
foprauedendo il campo bora in un luogo,h>ra in un 
altro,quandofuhoradi mtgga notte quelli dfmon 
torono j & altri duo mila lamie a cauallo afi efera , 
CÌr non confimi che conduce fiero ragaggi,ma tutti 
armati comes hauefiero ad entrarem battaglia an 
detono,& quando Tirante era in campo, mai non 
fi fpogliauafe non per mutar fi di camifiia Quando 
uemua la mattina di due bore innanQgiorno facea 
fonare le trombette per mettere le felle agli caual- 
li,eghudiua mej]à,poiftfiniua d’armar e,& prefia 
mente montana a cau*llo,& co fi andana per tut¬ 
to il campo facendo armare /'altra gente,&■ quan¬ 
do appariua Talba,ciafeuno era inpuntoper partir 
fi, & quella prattica fer borono finche a una lega 
& megga prejjo a nemici furono, & ad una città 
c’ha nome Tellidas, & ogni dì quelli di dentro fla 
unno per renderfi a Turchi uedendo il gran potere 
che conduceano.Ma quando loro feppero che foccor 
fo di gente d’arme nenia furono contentisfìmì, & a- 
frirono le porte della città . Il Capitano non uolfe 

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titST. DEL CjIVA litila 
t\}entrafferò di giorno, acciò che non fusero uitti » 
ma non lo fecero però tantofegretamente, che loro 
furono fintiti,& ne fu primieramente amfato il grS 
Turco , Come era entrata gente d’arme nella città 
di Tellidas,ma che nonpoteanofiper quanti erano , 
incontinente il gran Tur coti’andò a dire al Solda•* 
iiOtilqual dijfe come potete uoi altripenfare chegett 
ie d’arme gli fiauenuta, che fappiamo che quello 
che finomina Imperatore ha molto poca gente,fi 
non quelli trilli & dolenti che l'altro giorno uenne- 
to,& non fono mille, & non ui doueriapurfolamen 
tepaffareper la memoria. Saranno quefli del Du¬ 
ca di Macedonia,che non come inimici uinti,ma co* 
meferuifuggitiui fuggirono, & noialtri temiamo, 
dr hauiamo conquajjato delle dieci parti le noue& 
mei^a dello Imperio, & non ci retta altra coja fi 
non hauereprefo il Duca di Macedonia, & carni* 
tiare quelle uenticinque leghe che fino fino alla cit¬ 
tà di Cottantinopolì , & prendere la barba a quel 
vecchio Imperatore, & a perpetua carcere con¬ 
dannarlo, efua figliuola Carme fina che fila camerie 
ramaggiore della camera uottra,& la impera- 
trìceJarà cuciniera di tutto lo effercito, & farò fa¬ 
re prettamente una imagine tutta di oro a fimilitu* 
dine mia, & la farò porre nel me^jo del mercato 
della città, diffe il gran Turco,Signore tutto quel¬ 
lo che dite fi potria ben fare,ma pur faria buon prò 
vedere in quetto che io ui ho detto-che non dee I huo 
modijfiregìarelecoje cojìcomefcce il Pp dì Troia ,. 


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TlKjniTflL BÌ^TiCO. 2 ì 8 
che per tener le cofe in poco computo fi per fi con tut 
tigliJuoi, & legge fi di moltigloriofi prencipi » che 
perfimil ragioni fin flatiprefi,che uolddo acquiflar 
dignità reale la perforo infume con la fu a. Hora,dif 
JedSoldanOypoi che cofi è,io ilfarò,& fece fi uenire 
un Causili ere di quelli chehcueano carico del cam 
po , et trattolo da parte gli difie » guarda quel gran 
codardo del Turco, il qual è tutto pieno di ucrgogm 
fa paura,che mi dice refo che paxjje. lo aedo che 
ilfin unfogno che’lfibafatto,per contentarlo man¬ 
da un'huomo che guardi uefo il camin della città 
diTellidas,et coficomeilSoldanoduca cheglima 
dafie un’huomo, egli gli ne mandò quattro cheguar 
dasfmo ben uerfola città fi potè fiero haucre notitia 
qual gente gli era uernta . Il giornofi guente che Ti 
tante fi fu me fio nella città di Tellidas, la mattinat 
andò db cefi in cafa pregando tutta Ingente ebeo- 
gni huomo ferrafieglifuot caualli, etracconciafìé- 
ro le file, et quando quello fu fatto > tolfifcco u- 
no huomo, ilqu ale fipeua molto ben quellatcrra, et 
tanto fegretamente, quanto poterò montati a canai 
lo and orono per luoghi a)colli et fef arati prefio al 
campo,et uiddero come tiraua le bombarde alla citi 
tàuripeg^o da lungi,et quelli di dentro condu- 
ceuano molta terra agli barbaci ni > et gli haueua- 
no bene empiuti di terra > quando la pietra della 
lombarda dona nella muraglia foraua il muro, ma 
non lo rou naua per, rifiato della terra che gli fi¬ 
rn, et Tirante tatua mente nel campo, ttuid— 

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JUST. DEL CUrULUEf^ 
deche tuttala città era d’intorm piena di tende , 
dS di tanta moltitudine digente che alcun nonpo- 
tea entrare oufciré che nonfujje prejò . l'Soldino 
era da una parte, & il gran Turco era dall altra* 
gli conobbe alle gran tenie eh’erano molto ben di- 
finte, Quando hebbero ben uislo ogni cofafe ne tor 
norono alla città, & nel ritornare uiddero le guar¬ 
die de gli Mori che {lattano a guardare in ciaf cuna 
parte quando furono difmontati, Tirantefe ne an¬ 
dò alla pianga doue trouò la maggior parte della 
gente da piedi, & dijfe loro, uenite quifratelìi,noi 
altri uenimo da uedere il campo de nimici noUri » 
et al uenireche faceuamo habbiamo uiHo quattro 
guardie del campo, quaifono quegli che fiuantwo 
d’andare a pigliarle? Di ciqfcunaguardiachemi fa 
rà condotta uiua uoglio dare a quello che me la con 
durrà ducati cinquecento d’oro,et a chi mi preferita 
ràil capo gli ne darò trecento,et previamente fi ac 
cordono fette buomini a piedi che fapeuano molto 
ben ldterra,et nella notte fi partirono accioche non 
fu/fero uifli, quando furono ben innanzi diffe l'u¬ 
no, uoleteuoi fare ben Signori ? poniamociprejfo a 
una fonte che qui è,coprimoci di rami,cbe non ì pof 
fibile che allhora del mezzogiorno gli Mori non di 
feendino qui a bere di quefla acqua per il gran cal¬ 
do che fa,etcofigli prenderemo a man falua, etfat 
ta la deltberottone molto ben coperti nello aguato fi 
pofero, quando il fole apporne lo{0 , gli uiddero alti 
in un colle. quando l'bora fu ben calda, et che ha- 


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Tl\M7{TE IL BI^T^CO. taf 
Ueano gran Cete perde/idem di bere dell'acqua al¬ 
la frefca fonte uennero & quando gli furono diffe t 
un de Chriftiani che erano afcoBi,alcuno non fi mo¬ 
na fino che non pano ben pafciuti, & pieni d’acqua 
che non potranno tanto correre,&cofì fedone,quan 
do hebberoben mangiato , & bemto,gli Chriftiani 
con gran grido ufeirono, & incontinente nt prefero 
gli tre,& l'altro à fuggire cominciò,& quando uU 
derochenon lo poteuano aggiungere difcaricorno 
urta baleflra & datogli con un Brulé nel coBato fu 
bito cafcò,&il capo gli tagliarono,& pofonlo in una 
punta di lanciargli altri con le man legate conduf- 
fero doue era il Capitano,quando Tirante gli uidde 
ne fu molto contento,<& prefe gli tre Mori, &po- 
ftogtiin buona guardia difìe àglihmminichegliha 
ueano prefiche doucteuoi hauereìSignore Capita¬ 
no rilpofero lordi noflro dritto è mille & ottocento 
ducathmiueda però la Signoria uoflra quello che ci 
uorrà dare, che per poco che ci doniate fi terremo f 
con*mi,per il mio Dio difìe Tirante,non farò io tal 
coja,angi ui uoglio ben contentare,poi che ui baue - 
te affaticati,& condottigli fico à cena glifece fede¬ 
re al capo della tamia di fopra àgli Duchi,Marche 
fi,& Conti,& quando hebbero ben cenato,Tiran¬ 
te gli donò duo milla ducati,<& à ciafcuno ungiubon 
difeta,quandog!ialtrihuomim da piedi uidderota 
tagentile^a, di fiero che giamai Capitano tanto fin 
gulareuìBo nmhaueano. Tir ante ordinò quel gior 
no che ciaf un cenaffe di gior no, &poBe lefelle àgli 


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VIST. DEL CJ.VALlltX 
caualli tutti ftefiero armati,& iti punto per partir* 
fi. Quandofu notte fcur a,Tirante fece ufcni tutta 
la gente della città,& fi pefero in ordine cofi quelli 
da piedi,come quelli da cauallo,& dietro d tuttala 
gente tre mila buomini con le caualle ueniuano y tfr 
quando furono prefio al campo fece tirare tutta la 
gente d'arme da una parte,acciò che potefiiropafia 
re le cavalle che gli caualli non le fentifiero , quandi 
le caualle furono all'entrata delcampo tutti gli bua 
mini da piedi entrorono con quelle, & furono fatte, 
due parti Cuna uerfo il Soldano , Caltra uerfo il. 

gran Tur co,& gli caualli del campo fentirno le ca¬ 
valle,l'uno fi slcgaua>gli altri re mpeano le caueigc. 
e [gli altri cavavano le Stanghe à quali eran legati 9 
in modo che fiucdeuano tutti quei caualli delcampo 
furto in qua l altro in la dietro alle caualle, quandi 
gli Canditeti del campo uiddcrogli caualli loro sle¬ 
gati corrcuano l'uno all alto , C altro al baffo, & u- 
feiuaro delle tende in camifcia,altri irgiubone, & 
tutti eran difarmatiperò che situano con tanto gra 
ripefo che dormivano al loro piacer e cofi Situa¬ 
no fi ermi come fe propriamente fu fero nel 

piu forte Cesidio del mondo . Quando queflo di- 
/ordine fu durate un poco di ffatio, & che tutto il 
campo era in ) umore per gli c cucili y uer,ne Tirante r 
& fuori in una delieparti con la metà delle genti* 
& il Luca di 7 era con l'altra gente fuori dalialtret 
parteinuocandoilgloricfo Canali i^rtfin Ceerg o > 
fi uìddc in poco diora le tende andare per 


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TIH^XTE IL BI^X CÒ: **<> 
terra i & huomini morti,& feriti in gran numero. 
ìlgran Turco ufcì difarmato dellajnatenda, quan¬ 
do fentìgli mortai gridi che Ingente metteua,mon- 
tòfopra uno giannetta,uno huomo di arme gli ucci- 
fe iljito cauallo,& dettegli una coltellata fui capo , 
venne un fornitore fuo correndo che [montò del ca¬ 
vallo,& dìtdeloalfuo Signore,quando ilgran Tur¬ 
co fu à cauallo uccifero ilferuitoreponendo à taglio 
di Ipada tutti quelli che incontravano , che era 
tofa di gran terrore » & (pavento, per ben che 
tonofce fiero che la moltitudine de nemici era 
tanta , che pareuainuincibile, cofa che in quelli 
diede admiration dì uertù,& fede.gli T urchiueden 
do fi dijarmati , & piu che hauean per fi gli caualU 
feciono quello che l Turco loro Signore hauea 
fatto , il qual ufcito fuori di tutto il campo fi fe¬ 
ce porre molte fafcie fopra la ferita ch'egli baue- 
va , & mandò adire al Soldano che in tutti i ca(i 
del mondo , ufciffe fuora del campopoi che la 
battaglia era perfa , & il campo /confitto . 
ìl Soldano con alcuni de fuoi flaaa facendo ar¬ 
me . il Turco cofiferito come era fipofe una pan¬ 
ciera indoffò , & con quelli chepreffo feglitro- 
vauano entrò nel campo per [occorrere il Soldano» 
ilquale era in affaiprejja , maualfegliche non fu 
conofciut o,il gran Turco lòfocCorfe in buon cajo co- 
fi come quello che era Cauallierc ualentisfmo,& 
fi mofìrò fra gli altri congran gloria & uertùcb' 
egli (rafie dalla prefia della gente fuora del 




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HIST. DEL CAVUlllEV^ 
campo il ?oldano,pcrò che quando uiddero tata mol 
titudine di gente morta>irtutte le tende gittate per 
terra,et andari fe deliberomo con tutti quelli eh gli 
tram,che le potenti a del ritto, lofi/offerire non ptt > 
tero,& mai non fu fitto in Grecia battaglia tanto 
fanguindenta quanto fu quella. Finalmente il Sol 
dano,ir il gran Turco con tutti quelli eh: haueano 
prefero lauta del monte,&gli altri prejerola uia 
delpiano,& Tirante ftmpregliandò dietro con tut 
tì glifuoi,dandogli la caccia , amarrandone tanti 
quanti giungere ne poteam,non nt prendendo alai 
no à mercede,quelli che andorno per la montagna, 
tuttìfalui furono,ir quelli che prefetto la uia delpia 
twfurommortr,ir pregionati,&duròla caccia tre 
leghe,ir quelli che andauano alcaminpiucurtOtir 
arriuauano à un gran fiume che bauea nn ponte di le 
gno doue poteanopaffàre ficuramente. Quando il 
Soldanofu fafiatò con l fungente,irriddegliCbrt 
Ulani uenire correndo fece tagliare nel mago il p$ 
te,ir tifiti quelli che reHorno adietro che non po - 
teanopafiart furono prefi,ir quelli che hauean paf 
fato il ponte furono liberi,ben moHrò Tirante, quel 
giorno hauereuittorta degli uìttoriefi ,eglt & gli 
Jùoi figloriauano che quefia eraflatapiu opera diui 
na chehumana,ir Tirante era huomo di benigna 
natura,ir ingegnò. Quando gli ChriHiani arriuoro 
so al ponte gli trovarono prtfìo à quattro mila Tur 
tki,liquali non poterono poffare,:& alcuni paf ero¬ 
tto nuotando, ir molti annegati mifiume ne feri » 


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TIB^AT^TE IL BIACCO. ift 
row,ddibtrorono quelli Turchi di afeendere alto in 
magran montagna,che quiuì appreso era, &far(i 
forti,quando il Capitan Tirante cheueniua conia 
fifa geme per il piano uidde gli Turchi alti nclmon 
te,corfe uerfoforo,& deliberò di non combattergli 
tnad' a{Jedargli,& tutta la gente da piedi fece por 
re intorno al monte,&egli con tutti gliDuchi,Mar 
chefi,&gran Signori lì prejfo almonte fi attendò » 
però che moltaherba,& molti alberi gli erano. 

COME TIUMXTE LIBERO IL Or¬ 
ca di Macedonia dell affé dìo jlquale ufcì della cit 
tà,et predòtutto il campo nimico, qual non uol- 
fe participarne con Tirarne , & come uennero è 
frane parole infieme. 

Cap. XLIX. 

S Eguì che quando gli Cauallieri entrorom nel 
campo de Mori con le caualle ,gli Mori mijeró 
Uridi tanto mortali,quando cominciarono la batta- 
glia,che era cofa de grandissimo fpauento . Il Du¬ 
ca di Macedonia che in quella città era àffediato % 
quando fentì igridi tanto Jpauentofi fi amò con 
tutti gli altri, penfando che in quella boragli deae¬ 
ro la mortai battaglia,però che loro haueuano già 
perfo ogni Speranza dtfalute,penfando che foccorfo 
non gli potefie venir e,ma che gli coment(ie efier prc 
pf> cattila in potére degllinfideli,& ciaf cuna non 


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HIST. DEL CAVALllEE^ 
batteria dato cofa alcuna della aita /ita,che tanto f* 
Slimaua ogniuno in quel cafo la morte,quanto la tù 
ta,& vedendo loro continuare gli gran gridi,& che 
non gli dauano la battaglia,erano gli piu admirati 
buomini del mondo,quando il giorno apparje,&cbe 
ilfole fu levato alT oriente gli gridi ceflòronoper caet 
fa de Uà gente che fuggiva , & uiddero le bandiere 
dell' Imperatorefuor a di tutto il campo che andana 
no per il piano aUacaccia de Turchi,& dalle città 
chiamarono alcuni di queUi eh’erano Siati nel cam¬ 
poferiti ò altri per rubare, & gli fc ciotto accoflore 
prefio aUa città,& queUi gli recitarono che l’Im¬ 
peratore gli hauea mandato un Capitano , & gli 
dijjero la gentil prattica ch'egli hauea tenuto in po¬ 
tergli uincere. aUhora quando il Duca di Mace¬ 
donia feppe queflo , & uid de che non gli era alcu¬ 
no che de gli nemici fuffe, fe’l non era tanto ferita 
che non hauefle potuto fuggire , egli ufcì con 
tutta la fua gente , & tutto il campo ruba¬ 
rono , dove gli trouorono molto oro , molta 
argento , & molte gioie , robbe , & arme. 
Tronfi legge ntUe hifìorie de ternani, ve Tro¬ 
iani che campo tanto ricco come quello in co- 
fi poco {fbora fuffe vinto . Quando bebbero 
rubato ogni cofa > pofero la preda veda città 
Infoiandogli gente d’arme alla guardia d'efla cit- 
,td > acciò che nonlafciaflero entrare Tirante , 
■pe alcuno dejuoi , fegli uerùjfero , che molte 
Volte fi dice che non è male che 'non venga per be- 


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ti^t^te il bijì^co. 231 

ne . il popolo di quella città che era meipp di- 
Sìrutto fu molto ricco 3 quando bebbero poflo in 
fu uro tutto quello che haueuano rubatoci Duca di 
Maccdoniafece lama delle bandiere per il piano % 
& Bau a admirato con tutti gli [udì della moltituii 
ne de i corpi morti che trouauano * le guardie 
del campo di/fero al Capitano che gente d'arme 
ueniuano a gran pafio . Il Capitano Tiran¬ 
te fece montare à cauallo tutta lafua gente , 
ordinò lefue battaglie penjandò che gli nemici fifufi 
/ero rifatti da quei luoghi che pojkdeuano , ’ & 
gli rnnne allo incontro , & quando furono ap¬ 
preso fi conobbero . Tirante fi leuò il bacinetto 

delc apo , & diedelo al raga^jo , & per il fimile 
tutti gli altri Capitani fecero 3 quando furono prefi 
Jò al Duca 9 Tirante jmontò da cauallo , & 
uerfo lui andò tutto à piedi facendogli molto hono - 
re . Il Duca non fi mofie in cofà alcuna 3 Je 
non che glipoje la manfopra il capo & non gli 
farlo 3 di che tutti li altri il tennero à molto 
grande injolentia 3 &non fu alcuno che per lui 
uolefie fmontare da cauallo . Il ualentisfimo 
Tirante tornò Jopra il fuo cauallo 3 & molte 
mite lo pofe in parole , & quello fcarfamen - 
te uolea parlare 3 ma tutti gli altri Cauallie - 
ri , & gentil 1 buomini feciono grande hono- 
re a gli Duchi 3 & a Tirante 3 allhora fi 
tnefcolorno gli uittoriofi con gli vanti > & co- 
fi andorono fin xhe furono puffo alle ten- 


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VIST. DEL CAVALI IEK 

de. Tirante difie al Duca,Signorefelfufie inpiace- 
redi uottra Signoria de noterai alloggiare in quel¬ 
la prateria,douefon molti belli alberi,etfar tttipref 
Jo al fiume, lo farò mutare quelli in un altro luogo. 
I{iJpofe il Duca,no mi piace alloggiare prefio di uoh 
an^i me ne andarò in altro luogo ad alloggiare.Far 
lo potrete,difie Tirante,ma quello che io mdiceuo t 
lofaceuoper gentilezza,conojcendo,che noi Urne 
ritauate.il Duca noi uol/e afcoltare,ma uolfe le re¬ 
dine al fuo cauallo [eriga dir nullaad alcuno degli 
altri, et fi attendòfui fiume un miglio diJopra,quan 
do furono fmontatati da cauallo, Tirante tolfe tre 
Cauallllkri de[uoi,et mandagli al Duca, et quando 
da lui furono gli di fono, Signore quiui ci manda il 
noftro Capitan Tirante a uoftra Signoria,feuoiuor 
retti andare a de/inare con lui, et benché il [appio 
che uottra Signoria Ihabbia mtg liore, pur il troua 
rete piu pretto apparecchiato,che altro non ui bi[o- 
gnaràfarefe non prender l’acqua alle mani, et fede 
re a tauola per mangiare. 0 quanta fatica, difie il 
Duca di Macedonia,per nulla mi date,dicetegli che 
nongliuoglio andare, et uoltò lafebiena congrande 
oltraggio, et quellift riga dirgli piu cofa alcuna ujcir 
rono degli arbori la doueegli flaua, quando furono 
a cauallo per tornai fine,il Duca difie a lor, dicete a 
Tiranteihtfe egliuuvluenire adejìnare meco,thè 
fiu contento ne farò che di andare io con lui a d fi- 
tiare. S ignare difie Dioftbo con [degno ,fe in tutto il 
uottro campo non gli è fuoco acce/o che gli dateti 

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TTT^>rt{TK II Brusco.- t3J 

noia mangiare che fia apparecchiato, fenongli da¬ 
te magiare dagaUine,& bere da buoi?]{ì(pojè ilùtt 
cacon crudeltà.logli potrò dare gattine,caponi,per 
ìlici,& fagiani,gli Cauallieri noi mlfektpìuafcolta 
re,mafene tornorono. Come quelli furono partiti, 
dife un Caualliere, mi Signore non hauete intefott 
parlare di quel Caualliere che fe ne uayhami detto 
che uoi darete da difinare al fuo Capitano mangia¬ 
re da galline,& bere da buoi. Sapete uoi perche e- 
glt l’ha dettoci mangiare da gattine ò remala, & il 
bere di buedè acqua,per ttojfa di ma padre, dijfe il 
Duca,midìktegranucrità,&io nfythaucuo inte 
fo,queflififiì$ìieri fono moltofuperbi,&Jèiol’ha- 
uejli ìHtefòVhauerei fatto andare con le mani alca- 
po. Saputa la rifpofla Tironie non curòffi non di de- 
■ finare con tutti quelli Duchi, Marchefi, Conti, che 
gli erano,quando hebbero de/i nato, Tirante carni- 
cò con ducente caualli, & andò ad ma città che era 
lontana unalega che haueua nome Miralpe,laquale 
, eraallaripa del fiumequando gli Turchi che era- 
. no in quel luogo feppero che la battaglia era perfa, 
• fgombroronola città,che nonglireflòfenongliGre 
ci che erano natiuidi quel luogo,et la città era mol 
to beneauettouagliata di tutte le cofe, quando il Ca 
pitano arriuò lì, incontinente gli portorono le chia¬ 
tti detta città, & del casiello.il Capitano entrò den¬ 
tro, & fecegli commandamento, che dejfero a tutti 
quelli che uenijfero uettouaglie per gli loro danari, 
& coft fu fatto, eh quella città prouedeuaper taf 

GG 


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IflW- 


glia nato cbt jì.La terttjg^^^^^Kcunoche 
ofajfe tonte coJmIcum quel 

li del campoPentirono UtfséapffimBKKpQi che 
erano appiccaci ingra»^0^.ftpòjè ^tfana^rì- 
rantf era motto amato,0$&nuto,i&- approsfimati 
daft la Cottegli Turchi ehefirano afiediati, & noti 
bauèltaw intutto i l giorno cofa alcuna, uennero a 
patti,poi che uedeuano che non baueuano piu fiera» 
X*fenon di morir e, ò di eJJerprefi, in freme tutti (i 
acpordoreno ,<&raandòron<> a dire al Capitano che 
gli uolejfero òffecìtrare la loro'uiéa,&i membri,che 
renunciariano il titolo della loro libertà fottomettf 
dofi allafenùtitfua,Tir ante quando hebbe intefo la 
loro proferta in quel cafo uolfe ufare clementia , & 
non cruéeltà,&gli tolfe a mercede, &fecegli dare 
di mangiare, & tutte le faro neeefiità che gli bifo- 
guatano. La mattina delgiorno feguénte il Capita¬ 
nofta tirare una tenda moltogrinde,& molto bel 






TS^itiTE JL BIOTICO. 1J4 
la diaifa in due parti ,&alto nellafommità haueua 
u na campana,& quefta tenda no feruiua a cofa alca , 
naJe non per dirmej]à,& teme il configli», & fece 
la porre nel mezzo di ma prateria fra gli due cam 
pi, cioè del Duca di Macedonia,&del fuo,& uenu- 
ta l'bora che uolea dir lamejja) Tirate per fua mag 
gior honeftà mandò a dire al Duca feluoleuauenirc 
ad udirmela. il Duca congran fuperbia rijpoje in 
modo che gli altri gran Signori che u erano non furo 
' no molto contenti d'udirla,& Tirante hauea tanta 
humamtà in fe che il no facea opera tfi Capilano,ma 
comefefifefiato fottopofto a qual fi uoglia di quel 
li fignorijelfegli aUamejja, & alla tauola l’ultimo 
dituHfi*poneua. Finitala mejja tennero conftglio, 
&fu determinato che il Marchefe di fanGeorgio» 
& il Conte di *A.cquauma con due Laroni andaffero 
al Duca di Macedonia per Imbqfciatorhquando fu 
reno dinanzi a lui, il Marche/è di fan Georgiofece 
principio a tal parlare. Signor Duca > admiradone al 
cuna de mouimenti mjlribauere non douete,imperò 
che forno mandati qui alla uofira Ducal Signoria 
dopane del noftrouirtuojo Capitano » & di quelli 
DucbhMarcbefiyCt Coti, che’l ui piaccia uolercifar 
parte, co fi come la ragione diurna & humana uuole 
delteforo,& robbe,che nel campo degli noftripa¬ 
ttici nemici bauete occupato ,& non diffepiu . 0 
come fono piene di allegrezza le mie orecchie, dijfe 
il Duca » quando io fento parole di gente ignoran¬ 
tet che non bontà efficacia alcuna , & come po- 

GG * 


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HIS*T. DEL CUPULLIEZ 
tete uo't altri penjare,che io facefii tal cofit, ne man¬ 
co che gli confentifii, quando con tanto gran trauu- 
glio difudore,& di[angue delle noflre perfine, not¬ 
te & dì ejjircitandol'armi, conferuando quellogen 
til ordine di cauaUeria,adoperandofi ogni giorno co 
tra gli inimici della fede, ne dando fi agli diletti car 
noli,ne al dormire fra lenguoli p rofumati, chele no 
Sire perfine non fanno da buono, ne hanno odore di 
queflo,ma hanno odore di ferro acciaiato, & le no¬ 
flre mani non fono ufate di fonare arpa, ne miìru- 
mento, ma di tenire continouamente notte & gior¬ 
no la jpada a lato', & altre armi offenfìueb gli occhi 
noHri non ufano di ueder dame nelle camere,\, ne per 
le chiefe,gli nofìri piedi non ufano di dannare,ne att 
dare a filalo,ne a diporto, magli occhi mirano gli 
nemicagli piedi portano tuttoil corpo,& le batta¬ 
glie crudeli,congiuflo titolo ufcenio dallo affedio co 
me animofì Cauallieri babbiamofaputo guadagna¬ 
re,perche è tanto pocofenno in uoi altri diaddiman 
dare quello che non ui appartiene?dicete a quel uo- 
flro Capitano chelfaria bene a tornar nellafiuapro 
pria terra fi non che gli farò bere tanta acqua, che 
della metà ne batteria troppo. Hifpofe il Marche- 
fe,& dijje.lo non ho officio di trombetta,ne di *A- 
raldo, io credo fi uoigliel dicete,o gliel madate a di 
* re,che egli compirà pr blamente il defìderiouoflro, 
<Sr fra noi altri che fiamo tutti d'una terra, & (Cu¬ 
na Signoria già ne conofciamo, &pappiamo quel¬ 
lo che puofare,& quello cheual ciqfcuno. le uoftre 


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Tl^^T 1 IL Bl^^CO. ijj 

ctanciefino tante che io ha/lanche le orecchie di a- 
. fcoltare lepueritie uoilre,a uoiposfiamo dire Caual 
lierepoco apprezzato,& mentemuto, quali cofefi 
no quelle che uoi hauetefattoje non perdere batta¬ 
gliele per le udire pazzìe >&per colpa uottra in 
finiti cauallieri dajj>eron d oro,& altri huominiuir 
tuofi/enza numero fono flati morti, & appreggiona 
ti,& hauete rubato tutto il campo non fecondo il co 
fiume di Capitano, ne di huomo di ca/a Beale, ope¬ 
rando,ma fecondo il coftume di ladro, & di gran rii 
batore, & non come è pertinente alla dignità > & 
l'officio che fin qui hauete poffeduto. ilquale non do 
ueuaejfer conceffo fi non a perfine efperimentate in 
uertù,dellequali uoi alcuna non poftedete,che non fa 
petecbecofafia bonorcneuirtù,mafmulatione di 
arte che non ui uicne in cofa di bene per natura per 
hauer lafciata la Mae/là Beale che ui è molto odio- 
fa,& hauete prefo habito manco apprezzato difu- 
perbo,&tnalparlare,Benfo, diffe il Duca,che que- 
flepazzie che ui lafciate ujcire di bocca nonpro- 
cedono dami, ma dal Duca uoftrofratello, & dal 
noueUo Capkano.lo ue le comportarci per quefìajiol 
ta con patto che un’altra uolta uoi non le torniate a 
replicar e.Comportatile a uoi medcfimo,& a quelli 
che uoigouernate, diffe il Marcheje,& non le com¬ 
portate a me ne ad alcun altro, & io fon ben certo 
che'l Duca di Ter a, ne il C apitano noflro non hanno 
per coftume di mal parlare, che la gloria, & la fa¬ 
ma loro far sperpetua,& immortale quanto il man 

GG ì 


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ttlST. DEL CAVALI IEE 
do durerà, & loro hanno tenuto affé diati quelli che 
tà tenemmo affediatiuoi.Etperò tutti fono CauaUie 
ripieni dianimo,& diuertk,&diqueftonon uiuo 
gito più dire,fe non che mi diate final rijpoBadi fi > 
o no. Che infogna {pendere tante fuperflueparole 
in damo » diffe il Duca ? già ui ho detto che non mi 
piace, & non lo farei. "Poi che per buona uolort- 
tà fare non lo uolete ,diffe il Marchefe , sforma¬ 
tifaremo di mefcolargli la for^a,armateui, & po¬ 
netevi i n Ordine , che an?i una bora fta compiuta fa 
remo da uoi fe fare il pojjo. Montarono a cavallo 
gli imba[datori ,& tornati al campo, il Capitano, 
igran Signori tutti fi congregarono nella tenda del 
configlio, & qui il Marchefe di fan Geòrgia prefit¬ 
te a tutti lungamente recitò la rijpofht cbegliha- 
ueua fatto il Duca di Macedonia, & tutte le pa¬ 
role che eranofiate fra loro >& difle . Ognuno 
monti a cauallo che tale ingiuria come è quefta non 
dee cofipalfare . il Marchefe con gran prette^ 
la ufcì della tenda , & corfe per armar fi, & tut¬ 
ti gli altri dietro a lui. quando il Capitano uidde 
fimile fcornpiglio nel campo reffò con grande affati 
no, & face fare la grida incontinente fiotto pena dèi 
la morte, che alcuno non montaffe a cauallo,& an 
daua bora qua, bora la > & prendeua i Cauallicrì, 
& riteneuagli nelle tende con facramenti, & con 
prieghi, & confcdeltàpromejfa pregauagli Du¬ 
chi, & Mar che fi che non uolejferófare nouità tan¬ 
to grande, & fe loro cominciavano fimil queflio- 


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Tl\U\rE IL Bljtl^co: tìé 

Wy che gli Tur chi che erano prefi ueniriano con- 

■ tra loro , o qual dishonore tanto grande per noi aU 

■ tri che gli bauiamoii campo tanto appreffo, & noi 
chefiamo tutti una cofa fe uccidiamo. ^fpprefio 
cafligauaglì Cauallìcri con fauie parole > altri con 
parole leggieri , che non uolejfero ofcurare la Cattai 

. leria gloriofa con romori > & fedittioni , & quan¬ 
do arrecar fi non uoleuano, difciplina da Cauallie- 
te gli detta , & tanto fi affaticò Tirante » che mife 
ogni cofa ut ripojo. Dapoi andò dal Duca di Mar 
cedonia > & tremilo armato , & a cauallo con tut - 
-tiglifuoi >& tanto lo pregò che il fece defeendere. 
Tirante fene andò , & il Duca non con/èntì che al¬ 
cuno degli fuoifi difar mafie, neleuafie li felle de 
gli caualli y dapoi che il ramore fu paffuto , Tiran¬ 
te ordinò che andafiero fin la dout era flato lo af- 
fèdiOy & tanti corpi morti quanti loro trouaffero 
a tutti gli fpogliaffero le fopraueflc, & quelle fal- 
uajfero , dimandauangli alcuni Cauallieri per età 
le uoleua > & lui rifpofe che in alcuno tempo ferui- 
repotriano, quando la battaglia fifaceua, et gli Me 
■ri erano già uinti cheftggiuanoy & la gente gli da* 
itala caccia. 

gOME DIOFEBOy ET TIE^AT^ 

■ te mandorono un meffo allo Imperatore con 
nuoue della uhtoriariceuutifoprai Turchi. 

, Cip . L. 

CG 4 


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VIST. DEL CjrMILIEU. 

D lofebopensò nel preferite, & nel futuro, & 
per dar nome, & fama a Tir ante, fattofi 
preJJo a luigliaddimandò lo anello del Capitana¬ 
to,& Tirante fi leuò il guanto della mano, & traffe 
lo anello,& gliel diede, & Diofebo fi riterme un po 
cofe ben gli altri andauano correndo, & fece arre- 
ftare unfuo fcudiero che era huomo dimolta bontà » 
& di maggior fideltà, & dettegli lo anello, & di 
tutto quello che haueua a dire allo Imperatore, a 
Carmefina, &poi agli altri lo infiruffe. il fcudie¬ 
ro per compire il commandamento del fuo Signore 
uoltòil cauallo &ferillo detti /proni, & nanfe arr- 
reflò mai fin chefempre correndo prima che alcuno 
altro non fu nella città di Coftantinopoli,& dalle fi 
ueBre le donzelle il uiddero uenire ,& conobbero 
che era Tir amo,& correndo entrorono nella came¬ 
ra doue era la Trencipeffa, &gli difero. Signora , 
certo noi babbiamo nuoue de noflri CauaUìeri, che 
horauien Tiamo con molta gran f retta,ilqualpor- 
ta b del tutto buona,o del tutto mala moua,& que¬ 
llo ut dicemo,percbe iluien correndo. LaTrenci - 
pefa la feto di riccamare, & correndo andò al capo 
de Ila fiala,et quando uidde difmontare Tir amo dd 
cauallo tutto bagnato difudore, che da dofogU ca- 
deua come pioggia, gli dife, il mio buono amico, 
quale noueUe mi portate udii Signora molto buo¬ 
ne, difieTiramo , doue èilSignor Imperatore*be 
preho il uorria ueiere per addimandargli nuntia- 
tura, lo tela prometto da portegna & mia dife la 


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TtUJiWTt IL BIOTICO: tjy 
Trencipefta,&prefitto per la mano,lo condujjè alla 
camera dotiti Imperatore dormiua,&congran col 
fi batterono,& feciono aprire la porta. Thraniofc 
inginocchiò dinanzi all"Imperatore, &diffe, Sere- 
-'ttisftmo Signore portoui aUegrisfimenouelle,&per 
efie buona anunciatura a(petto,&iImperatoreglie 
' la promejJe.V tramo gli diede lo anello,& comincio 
*gli à recitare tutta la battaglia come era Hata, & 
come haueuano uinti i Turchi, che era Hata co/a di 
granmiracolo,il Capitano e Diofebo dado la caccia 
-Agli Turchi ama%£ando.& tagliando à pezzi gl* 
nemici detta fede Chriftidha,& della Eccelfà Mie 
Ha uofira mi hanno dato qutfio anetto che io portaj 
fé qui per la projpera,& buona fortuna che il noftro 
clementisfmo Signore Iddio ci ha dato in aiuto di 
■uofiraaltera.t\ifpofi /’ Imperatore,amico tufiail 
ben uenuto con le buone nuoue che mi hai portato , 
che appre/Jo atta gloria di Taradifo meglior nuoue 
non mi poteuanuenire di quelle,commandò l'Im¬ 
peratore che fonafiero tutte le campane della città» 
& che ogni huomo onda (le alla chiefa di Santa So- 
phia per render grafie al noHro Signore Omnpoten 
te Iddio, & atta frn facratùfma madre yergine 
Maria della gran uittoria,che haueuano ottenuto. 
Quando il popolo feppe tanta benedetta imua,& 

^ uedeuano lagrande allegrerà che l'Imperatore fa 
cena queHodì finì in allegrezza,& recuperò la eh 
tà gloria di Signoria,&• antichisfima libertàJIm¬ 
peratore donò di miniatura alfeudier due mila d» 


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HIST. BEL CjtrULLlElt 

tati,# lo ueflì tutto di Jet* ,# piagli donò un bel 
cornilo Siciliano,#- armì,#tutto quello (he li fu hi 
fogno.La Signora Imperatrice in qutleafo fi fràglia 
ma robbadiuelutonero foderata di martori efebei 
fini che haueua uefiita alla f refenda di tutti,#-glib 
la donò,# la Trendpeffagli donò unagrofia coten¬ 
na i' oro.il giornofeguente illlu firn fimo Imperato 
re fcrifie lettere al Capitano,# fece partire il feto- 
<litro . Tirante quando bebbe pacificata la gente 
del fuqcampo,quelgiornofepartì con mille # fai 
cento tatuili per recuperare molte uille, # caflellat 
xhe gli Turchi haueuano acquiflati,#gti recuperò- 
L'altro giomofiguente Henne imbafeiata del Solda 
no à Tirante di tre Imb afdatori,#perche il pon 
. te era rotto con una picciolo barca da pefiatorì paf 
forono il fiume,quando furono pafiati,l’uno di tpter ì 

f i che èra huomo dottisfimo in tutte le feientie, # ! 

tra di fingular confìglio,che il gran Turco lo teneua | 

in eftimatione da padre,#- nonfaceua cofa alcuna j 

fenga ilfuoconfiglio ,# in tutta la pagania non fi 
trouaua huomo di tanta fapientia, & di tanta eh- 
quentiaàlquale faceua tutte le cofe cpn grandisft- 
ma fonderottone,quello Moro era nominato oidi 
doglia,# per lafauietga fua glipuofero per/'òpra 
nome Salamone,tolfe una canna,# puojegti un fo¬ 
glio di carta,#lcuolla alta in fegno che addimanda 
ua ficure-^ga,# il Duca di Macedonia che uidde fa ' 

re quello attog li rifpofe anchora lui per il fumile » 

#uifto per gli imbafdatori il fognale artdoxom 

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tix^'K TE 11 tijL'HCo.' nS 

le tende del Duca di Macedonia penjandó ch'egli 
fitffe il Capitano,& diedero la lettera al Duca ,il 
' qualimmantìnete la leggette,&poi che thebbe lèt 
ta difie che a lui non ueniua,ma mandò a dire à Ti¬ 
rante come haueua Imbafciatori del Saldano, & 
che uenifìe alla tenda dotte fi diccua la meffa che 
glie li trouaria,& Tirante 'limando à dire alli Du¬ 
chi & gran Signori , & tutti infteme andorono con 
lui,quandofuronogiunti alla tenda fecondo che ilDu 
ca di Macedonia gli haueua mandato à dire,trouo- 
rono il Duca con gli Imbafciatori,& ini dal Capita 
no,& da tutti gli altri Signori molto bene riceuuti 
furono,& diedero la lettera del Soliano a Tiran¬ 
te,il qual in prefentia di ogniuno la fece leggere, & 
eraiel tenorjeguente. 


COME IL SO LDudTSfO 

mandò a domandar tregua a Tirante per fei me 
fi, & un prigioniero fratello di fua moglie,& 
quel che di ciò feguì. Cap. LI. 

A Bfnenioper lapermisftone druolonià di Id 
dio Onnipotente gran Soldano di Babilonia 
Signore di tre Signorie, ciò è dellTmperio Greco, 
del Santo tempio di Salomone della città di Gieru- 
lem,& del Santo tempio di Meca,Signore, et defen 
ditoreditutto il popolo Morefco , che è, et habita 
fitto il Cielo Cele fiale , mantenitore , et de fendi¬ 
toi dellafinta fetta et dotrina del noflrófanto 


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MI ST. DEL C^VjÌLL1E\ 
Profeta M acome tto, laqual dottrina., & fede da é 
quelli che perfettamente U tengono nella loro fine 
confilatione,& gloriafen^afine a maggior fiato», 
gloria uoftra,& per meriti di dignità noi fi amo pa 
Jjcitorì delle berbe,& beuitori delle acque al di/pet¬ 
todi tutta quanta la ChrìSlianità,q tegloriofo Tiri 
te il Bianco Capitano de Greci > & mantenitore del 
taChrìUianafede mandiamofalutejjonoregloria » 
& Rato di Caualliere. Vi notifichiamo che per con 
figlio & deliberano» del gran Turco , & di cinque 
Regi che quifonojòtto la miapoteJìà,& Signoria, 
fitddkh& fempre obedìcnt'tjon altri dieci che nella 
miapropria terrafino,fé tu dimandi àme pace fina, 
te òtreguaperfeimefi noialtri faremo la detta tre 
gua òpace difeimefiper la riuerentia dÌDioomtù~ 
potentefecondo lantiqua forma >& ne fia ferviti o> 
Dio omnipotcntecheci hacreati,&cbecigouerna , 
dar ai fede,& credito agltnofiri Imbafciatorì di tut 
to quello che ti diramo da parte nofira. Scrìtta nel 
neiìro campo delta plaga orientai à due dì della La 
na,& della natiuità deinoflr ofanto profeta Mac » 
metto,&letta la lettera Tirante difje àgllmbafcia 
tori che l’amò afciata loro efilicafiero,& l’uno di lo 
to che fi nominaua ^Addoglia Salomone fi levò, &■ 
fatta riuerentia con flit defimil parole efilicòiim- 
lafciata » Tqoialtri rapprefentadole perfine di quet 
ìmagnanimi,&glorio fi Signorifilgran Turco» & 
il Snidano fiamo mandati alla uirtuofa perfino tua 
TiranteU Bianco, Capitano deliamente Greca, cbc 


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TII{yfl{TX II BI^T^CO. sj* 
«m 2<i f«a uittoriofa matto bai vinto quel beneatm- 
turato campo che era abondante di gran gloria mon 
itatia,nelqual infinita ricchezza bai trottato,acqui~ 
(landò honoreper te,&per gUtuoUcofachelaguer 
ra uuole & conferite.appre/io alla gran mortalità 
ube delle genti hai fatto,bai appigionato un piccio¬ 
lo garzone cognato del noflro[oprano Signore , d 
gran Sóldano fratei carnale di fua mogliera,& mol 
ti altri uirtuofì Cattallieriper età daparte di fua al 
ta Signoria ti preghiamo che per arte di caualltrìa > 
- eJr di gentilezja,et per quella cdfache piu ami in 
quefto mottdofeb dotma,donxella,uedoua,ò marita 
.ta,etfe non bai compimento d’amore battuto con lei » 
in brcuigiorni ilposfibauere,&fiper cafo tuttofa 
more cheta haifufie in Dio Creatore,quando ufeirai 
di quefta vita prefinte fii collocatofra i fanti di Ta~ 
radifojcbé'l tipiacciaMolerei dar quello garzone di 
cui t'habbiam parlato,& fe per amor nonio vorrà 
far e,potigli nome di rifeofiafdimanda oro, ò argento 
étgiuilo prezzo,&farai fornito à volontà tua,etfe 
ce fine alfuoparlare,efilicatachefuCimbafciata,Tì 
tante in quefto modoglìrifiofe. La uirtùjeco dolore 
non porta,quando le cojefònfengafraude, inganno» 
ò maf operare, fono benfatte,et però la fin delle cofe 
future alla fortuna è rimeflà,et effindo incertappoco 
deve effir temuta,mala buona deliberottone di quel 
lab in man di ciafcunp,e quello merita laude.Io per 
quanto il miopoterep ejlende,de fiderò difarhonor 
ùlSolianoampreiudicandoa quel proserò et ben 


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VIST. DEL CJLVUlLLETi 
eucturato Signor mio 1 Imperatori perche tu m % 
hai pofio dinanzi tal pegno dicendo che per la cofa 
che piu amo in quefio modo fio ti debba dare un pri 
gionero ch’io ho,per riueretia di quella che io amo 
laquall degna,et merita di pgnoreggiare tutto il 
mondo,co fi della uoflra come della noflra terra, et 
tu miaddÌmandiunprigionero,etio con quello te 
ne concedo quaranta. ^All’altro capo dell'lmbafcia 
ta uoflra io me ne configliarò,et ti darò rijpofla. Ti 
rante fece uenir glifinifcalthi , et commandegli che 
andafiero con gl’lmbafciatori et che gli defiero qua 
rantauno prigionieri di quelli che loro eleggejj'ero » 
etuoleJJ'ero,et cofifu fatto, quando gl’ Imbafcmtori 
furon fitora della tenda dijjèun Cauallier Greco, il 
qualhaueanotitiadetti Turchi,etconoJceua quelli 
che eran d'honor,et quelli che be fi potranno rifcua. 
ter.Signor Capitano qui dinari à tutti quefli Sigm 
ri ui uoglio dire che ponete be mite a quello che ha 
uete detto àgl’lmbafciatori che gli hauete conceffo 
41. prigioniero,e ue ne fono di tali,chepono pagare 
f ufcire diprìgion uetkinque,òtreta mila ducati.Si 
che dategli alcun rimedio che fia di quelli altri che 
nohano da pagar,che afiaifarà a loro chefe ne codu 
cano quelprigìonero f ilqual fon uenuti. Tato è piu 
confolata lamia anima,diffe Tirante, che donatore 
non dee donare coje chefiano di bafia condìtione, 
ma donare cofe che appaiano alle genti efier di 
grande filma , et fiorifcbino in honore,&fa- 
ttfa, <*r io do quefio in nome mio» etfacculo per far 


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feruigio atta Madia deU’lmp. Tirante lafciò quél- ' 
le ragioni, & dri'^ò le parole a tutti i magnati che 
gii erano,facendo principio a un tei parlare, doloro 
fnfimì Signori miei,mila babbiamo la dimanda che 
ilS oliano,t ilTurco ci fanno.leggano le S.t'.quel 
lo che co figliate che facciamo, ejela tregua che ci di 
mandano rifatta in feruigio detta maefìà delTlmp. e . 
Jefaràbeneficie della%epublìca.llDucadi Macedo 
ma parli prima,& difie fimilparole.Signori molto 
egregij^jueflo negotiopiu à me fàlo,che a quanti uoi 
fece tocca,per effer iopiuprosfimo alt Imperiai coro 
na.Ondeb configlio,& uoglio che cofifì faccia,che 
gli diamolà tregua difei mefiche addimandano,& 
di più fepiu la uogliono,o fiaferuigio delTlmp.o no, 
Cjr fé per due otre anni la uogtiono,io ne farò conti 
t*,chein quefìo tempo ripofaremo, & potremo effe 
rimontarfecon preghi potremo indurre i nemici che 
tuta libera ne concedano, & di qui ne potremo trar 
alcun partito che farà buono. Tfon potèfopportor il 
Duca dTPera che piuparlaffe il Duca di Macedonia, 
perche fi uoleuano maleper caufa della Trencipeffa, 
che ciajcun prefumeua di hauerla per moglie,& dif- 
fe.La fortuna che è apparecchiatafempre perferuir 
à l quelli che la cercano,a chi in un modo,&a chi in 
un’altro,fecondo che glipiace.il piu delle Molte atti 
fuperbi è contraria ad ogni benè,peròthe ilfuperbo 
ito uuol batter pace, t per quefiofufcòcciata dal eie 
lo,e mólti {ignori ne fon uernti meno, euerrano,fem 
leifamofondamenti,perchefignótlmiei mi pare, e 


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'■ H 1 ST. DSL CjtVALLlZX 
cbeperferuigio della Maeflà del Signor Imperati. 
re,et per ripofo di tutto f Imperio,et di tuttala re¬ 
pub lic a,non gli doniamo dar pace ne tregua,poi che 
babbiamo vanto quella battaglia con lo aiuto del si 
gnor noHro Iddio,ne uinceremo molte altre, ma io 
itifottopongoperò alla correttione di quegli alti Si 
gnortfeil contrario configliaranno, molti furono di 
parere che fifacefie pace,ò tregua» ma la piu parte 
fu delparere del Duca di Tera.Horadifie Tirante» 
poi che tutti hauete parlatoci me tocca piu cbeàniu 
• no altroiperò che l’imperatore mioSignore m'ha da 
to il baftone del Capitaneato>et in quel cajo diede le 
lettere che l'Imperatore gli hauea dato per gli ma 
nifcalcbi del campo,et per il Conteilabile.et quan¬ 
do l'hebbero lette,Tir ante tornò adire.Io in luogo 
iella Maeflà del Signor l mperatore dico alle Signo 
rie uoflre,cbeà me nonpare per uia alcuna,che fia 
utile concedere tregua à qutfta malagetterottone » 
per il gran (frargimento di /angue che con ualorofo 
animo diCauaUieri di loro fatto habbiamo,addimao 
dan la pace»et la tregua di fei me fi, però che fra que 
fio lungo tempo fapete ben Signori, che affrettano 
le naui de Genoucfi lequali incejfantemente porta¬ 
no gente da piedi,et da cauallo»et in queHo tempo 
per la molta geteche per fa hannoiquefla terra di 
tanto grande efiercito riempiranno,che dipoi tutto 
il potere della ChriSlianità non farà fuffidente per 
cacciarglifpercbe hanno perfo la ffreran^aoddiman 
dono pace»à me nouukn lene ne fi faràfe io fare il 

potrò 

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TlH^JtTElLBlJtXCO' * 4 1 

potrò tritagli darò tante battaglietato flteffe ho} 
te,o che loro ufiiranno ditutto CImperio , o che fa¬ 
ranno pace finale.tornò a parlare il Duca di Aiace* 
doma, &iiffe, Tirante fe uoinon uoUte la tregua 
con la paccjo la mglio,& io la farò, & configliarò 
tutti quelli che configliar debbo,che mecoinftemeU 
faccino.Signor Duca,diffe Tir ante,non uogUatedif* 
ordinare quello che l'i mperatorc ha ordinato, & fe 
mi il farete jouìdaròtaldifdplim,che ui manderò 
prefo, & legato alla Maefiàdel Signore imperato? 
re,coJaehe mifarà digrande difpiacere, cheto non 
fouuenuto qui per.acquistare alcun bene, ma fola- 
mente per battere, & f érme la per/ona del Signor 
Imperatore dalquale ho rkemto molto piu bonari 
ch'io non merito. Et poi ch'io ho il carico, come a C* 
Maltiere reggere lo Meglio, & uoi Signore che batte¬ 
te tutte le uofìre terre perfe, effendo tanto utrtuefò 
Signore cerne mi fete,piu ut ualeria la morte uirtuq 
fa,che pouertàuergognofafe non guardate quel che 
dice quelfamofo filqfofo in ma EpìSìolachel fece, 
che qual fi uoglia C«Maltiere che fia, dee guardare 
tre cofe mqueSla mondo,thonorej betti, drlainta t 
per I honoreponerglii beta & la aita, per confer¬ 
ir quello tpet i beta che torre glie gli Morrà,porgli 
lauta por confinar quelli, &per restaurare la ui 
ta ponerui gli bonari, &gli berti. Et cofi Signor Du 
carni ci dotteresti inanimare tutti che facesfimole 
battaglie cefi uftiontarie,come neceffarie per potére 
una uotia recuperare la patrio ,& la ber editò uè- 

HH 


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f ha, & utà dalnoflro buon propofìto del benfare 
difuiare ci uolete.allbora il duca con gli occhi pieni 
£ acqua fi Icu'o, & ufcito della tenda Je ne andò al 
feto campo,& Tir ante con tutti gli altri alfito andò . 
Commandò Tirante che prejjòd'una gran fante di 
tnolta acqua frtfca chera all'un de lati del cam¬ 
po fuffc fatto uno apparato di drappi conmolte tau » 
le.Tirantefece federe gli Imbafciatoria una tamia, 
& gli frigi oneri che glibaueua dato a un'altra ta--, 
■noia piu baffo alla partefinilird', tuffigli Duchi,Si 
gttori baffo alla parte delira , & loro furono molto 
ben feruiti di gaUme*cwpenì,fagiamo rofh, & a lej 
Jò,& di molte altre Mutande, & dettai molto, fingu 
lari,gH Jmkafciatonprefero molta gran piacere nel 
ià uifiay& cerimàvià che Tirantefattua inferióre 
agli Duchi,& a femedemo,quandohebbero defitta 
to fecegli dare una bellisfima collagene di^wcara 
Con maluagia dì Candia . il tdarcbtfe difan Gior¬ 
gio addimandò quanta gente gli monetata di quella 
battaglia.nifpoferospoco piu, o meno di cinquanta 
mila fra morth&frefii de lì andoronotutti alla te. 
da del configlio,& Tirante mandò a dire al nucafe 
gltuoltua uenire per adire la riffiofla. llqual diffe 
thè non gli poteuaaùdarc. Congregati che furono 
tutti gli lmbafciatori& poBofilcntio Tirantefece 
principio afìmil rìjpofta. 

f^VEL CHE EJSVOSE TI^AT^ 

' te alti lmbafciat.ori .del Saldano > del Tur-, 

- eofoptadella tregua. . Capi Lll. 


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il ■ ’ v j 

A * CauMlìeri b daSofeguire ilnobil fine, & . 
U~\ l * ud * feti* gloriofé battaglie in fignale di, 
granimtù,& la gloria antica degli Greci fermai‘ 
tri è/cordata , ma la grandeT^a ddfuomme tanto. 
quanto durerà la memoria diTroiagiantaì no potrcL 
perire, & perche la Maeflà del Signor Imperatore 
Juccedemuertù & bontà di eaUaUeria a qua glori aj 
fi antichi Cauatiierì Greci meritaperlafuagran di 
fnita & humanita di fignóreggiare tutti gli Jiegi 
dell umuer/o mondo,&perche il SoldanoyCS il gran, 
Turco nontementi Dio,ne il biafitn o> della gente del 
modo,cffidè Chrifiiani come de Mori,effendo incor 
fi nelle pene di gentilezza,e cauatleriayuolendo pre 
iere & occupareconuiolentia il titolo , & dignità 
Imperiale,iomi cofido nel diurno aiuto,che Dioche 
è cono/citore di tutte le co/e mi daràuirtù,cbe dare 
morte al Soldino,& al Turco , & /ar-à mani fetta 
la uertta della loro gran malignità chehanno/atte 
alla Maestà del Signor Imperatore di hauerglitol 
tata maggior parte dello Imperio, & di affaticar - 
fitn deponerlo del tutto, che mi pare e/fere, cofadi 
molto gran crudeltà, & inhumanità,doue pregia* 
dicano,& ofcumno Cbonore , &/amalor.o. & per 
tutte quelle ,effe che io uiho detto , direte al Sol- 
dono, & aigran Turco y che io,per cefi dii mon - 
do al pre/ente non gli darei pace ne tregua ,/e già 
loro non gtttrafferò Ubalchfila inprefinfia di tut¬ 
ti gli buoni Canottieri,ckè di honore fintano, eh» 
/ra tempo di ffà biffi, loro con tutti gli altri Juoi 

UH » 


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' 1 


TtlST. DEL CJ.VJLIWE1^ . 
ufciranno fuori di tutto lo Imperio, et refiituiratmo 
tutte le terrebbe hanno occupato allo Imperatore, 
et non peti fate che io il dica per diffireggo delle Si¬ 
gnorie uoBretne per fr cele alcuna di fuperbia > ma 
per non perdere fololddio, per la buona giuBitin 
chehodaUamia parte,fapendo che in quelli fatti 
bauerò molti giudici,et pochi aiutatati, et fece fine 
alfuo parlare. Leuefii l'Jmbafciatoreaddoglia Sa 
lamone,et fece principio a tal riffioBa. 0 iniqua far —^ 
tuna,quanto proffiera uitnialnouello Capitano ja~ v 

tendagli ottenere trionfo di uittorìa della paffuta 
battaglia, con molta gloria, honore, et fantauirtuo- 
fa in gran danno del popolo Morefco,et della antica 
Signoria di quello, et per ingagliardire il tuo uirtuo 
fo animo Capitan Signore,tiuoglio mofirarethe tan 
to ti fon configliere, quanto inirmeoireducendoti a 
memoria quelle cofe che conf emano, et aumentano 
l honore, & la fama tua, la qual t’ha confenùto la 
.uolubil fortuna,moBrandoti in tutti i fatti tuoi ua- 
lentifiimo,& difereto Capitano, & di guardare di 
non perdere quello honore,& quella famagloriofà, 
chedeeefjère data a digniflimt Caudini che afono 
leiàrtà. Romani nel loro tempo furiano Bmicontcn 
ti di quella proffiera fortuna,che dipnfentchai otto 
mia,laqualfl moBraconfignal della tua gran uir- 
tà, chcfmenticata la grandetta, del tuo. nome,Mas 
fià Reale in te dimoBri,ne tìpenfar che addimandi 
pace [otto a minacele di battaglia ,che quando fa- 
rtnonlauorrai, affiatati quella al quuatodeé 


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fJt TlUstUTE 1LB1UV;€0' * 4 ? 

: aaun giorno della Luna , nel qual urna tanta moltìtu • 

dine digente morefca, c/>e la terra non la potrà fo- 
àè> Henere. ilfauio Salomone ^Addoglia uoltò la faccia 

riu>* uerjo il fiume nominato Trafimeno,& dìffe. Opa- 

i.t*3» tifico Trafimeno»ìo ueggo bora la tua fuperficìe 
ìz:d bianca, an%i che pafiino molti .dì farà tutta fan- 
*;ijt guinofa, le querele faranno grandifiime, & lapu - 

-àft èlica faina per tutto il mondo andarà ,& le la¬ 
vifi- mentatmi che fai Capitano uirtuofo del tuo Im- 

■#>t foratore > non ti douerefli ammirare dì cofa alca 

..Jo na ,che tanto come il J{egno è piu nobile > &piu 

‘fa eccellente , & potente , tanto ne hanno maggiore 

#1 tomàia gli uicìni che prejfo gli Hanno, & de fiderà- 

■a no di pofieder quello, & perqutflogli Grecifem 

t pre haueranno inimici piu crudeli * & battaglie 

[i mortali,& non è giufla cofacofi cometa dì, che 

fi per paura di te, ne de gli Greci,che tantiBfgi » 

,jii & gran Signori che gli fono, hauendo loro la mag 

( ir gior parte della Signoria dell’Imperio y& noialtri 

la minore nelle, loro terre fi trouafjero. Il meglio che 
$ tu puoi fare, & gli tuoi è, che ut confirmate con la 

fi Uoflra fede cofi come debbono fare i buoni ChriHia- 

$ ni, et tolfe licentia da tutti, & quando furono pref 

fi fo al fiume , Tirante mandò gran doni atutti gl’m 

bafdatori, & loro lo ringratiorono molto, & cofi 
ti fafsò tutta lagente con spicciola barca. , 

è 

> . 

, un \ 


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v ÌÙ'St.DEL CUrULLlEU, 

COME blQFEBO GIT" E‘ 1CO- 
Sìantinopotì,&preferito all'imperatore gra tuoi 
' mudine di prigioni, & come parlò atta Trenci- 
pcjjàyper parte di Tarante. 

Cap. L1II. 

T irante ordinò che quella notte Diofebo fi par 
tijfe con molta gente da piedi , & da cauattO 
coti tuttigliprigioneriper andare a CoSìantmopoli t 
arriuato Diofebo prejfo alla città tutto il popoloso 
fi buomini come donne gli ufcirono cotraper le lira 
icyperuederei pregioneri che conducala , quando 
furono neUagran piagna 1‘Imperatore era atte fi- 
ttelìre con tutte le dame. Tutti i prigioni Menim¬ 
elo legati con corde l’uno dietro l'altro ftrasfirumio 
per terra in fegnalediuittoria le bandiere del Sol- 
dano>& degli altri che toltegli haueuano . L'Im¬ 
peratore , & tutti gli altri conobbero Tirante effer 
flato uincitore, & tutti i Caualtieri furono eflaltati, 
& la uittorìa fu m oltoglorioja,& allegrai & Dio¬ 
febo donò liberamente all’Imperatore da parte di 
Tirante quattro mila & trecento prigioni yatcieche 
i Greci conojcefjèro lafua uirtà,&gran liberalità * 
tImperatore gli fece prendere,&poncrein buona 
guardia, dipoi Diofebo ajceje alto, & fece meren¬ 
da all’Imperatore,& alla Imperatrice,& alla Ec- 
celfa Trcncipefja , & a tutte l $ altre dame .poi 
lo Imperatore il fece dijàrmare lì dinanzi da luì & 


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YlK^*K TE 11 *44 

gli fece dare , accioche fi uefìtjfe , & non fi raffred¬ 
datiti unarobba di Siate rie carnata di oro & di per 
le lunga fitto iti terra, & dinanzi alla cathedra ftut 
federe il fece, & tutte lederne intorno a lui, &fe* 
cogli recitar e dal giorno che fi partirono, fino al 
giorno delfuo ritorno tu iti gli atti chefatti hautua 1 - 
Mo. Credere potete , che Diofebo non fi fiordo cofa 
thè fufictn honore,&laude di Tir anteJ.'allegrezza 
•che di atti tariti fingulari hebbe l’imperatore, non 
bifogna addimandare, che fi l'Imperatore ne era 
contento, molto piu ne era la Trencipeffa, & Dio* 
febo quella notte con tutti gli feruitori fuoi fu ben 
feruito di tutte lecofi necefiarie, & non comporto* 
tono che altri il feruifiero che donzelle, dapoi cena 
<TImperatore prefa la figliuola per mano , & Dio¬ 
febo la Imperatrice a braccio con tutte le damefe 
ne entrarono in una camera che par lui haueuano ap 
parecchiata, facendogli grandisfimo honoreogniu* 
tio, & Diofebo inginocchiato nella dura terra rin* 
gratiò molto lo Imperatore, & tutte le dame del 
grande honore che gli facevano, & dimorarono par 
landò fin alla mezza notte della guerra, & l’i mpe 
ratoregli addhnandò quello che 7 Capitano haueua 
in cuor di fare,& Diofebo gli difie> che certamen¬ 
te non poteva ejfir che in ogni maniera del mondo, 
che in brevi dì non hauefiero unaforte,& crudelbat 
taglia. L'Imperatore acciò che Diofebo potefie ripa 
fare » con tutte le damefe parti, & pon uolfè con* 
f 'mire che egli della cmerafipartific. il,giorno fi* 

flfi 4 


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M1ST. DEL C^VAMEl^ 

punte rImperatore contò i prigioni» & tolto dd 
fuo teforo quindeci ducati per ciafctmo gli diede a 
Diofebo,accioche gli deffc al Capitano. Quando la 
TrencipeJJa conobbe,che Diofebo era fuori di facen 
de,mandagli adire che ueniffc alla cameraJua, & 
I>iofebo non de fid eraua altra cofa,fe non di parlare 
conlei, & con Stefania dellaqual era molto ima- 
■morato,quando la Trencipejfa lo uidde, preilamen 
tegti. dijje,mio buonfratello, quali nocelle mi porta 
te uoi di quel uirtuofo Caualliere che unte fen^a ti¬ 
more alcuno, che con uerità potete credere che piu 
lo de fiderò uedere,che tutte le cofe del mondo, ma 
iojon ben certa che eglipenfa molto poco in me, & 
quello che a lui manca per naturalo concedo per a- 
more, ho dandomi luogo alla ragione comfierctc» 
che io dico gran ragioni, & uerità rilpofe Diofebo, 
& diffe.Leparole affabili, che la Cel/ituiineuojìra 
ha detto allegrariano un mondo,quelfamofo Caual¬ 
liereJe le hauejfe udite,la fua anima fino al nono Cie 
lo faria ejfaltata ,per che la fama del nome mitro 
in gratta beltà, uirlà, & dignità rifjdende fopratut- 
tele altre donggUe del mondo, & io non farei/Uffi¬ 
ciente a poter fatisfare in parole, ne in opere, che la 
Celfitudine mitragli ha offerto della fua nooilper 
fona,per il che burnite, & diuotamente per parte 
di queluertuofo Tirante ui ringratio,& per me 
ojfero a mitra *Altezga la mia per fona, lan ima , 
&tutto quello che io ho di ponere ad ogni pericolo 
feria Matita mitra, & promettevi con pura fé- 


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Tl^T^TE IL B1*A7^C0: * 4 * 

ifs? m ctfaalcuna di maino» mancare#ta la Mae- 
ftà uoHta mi ha fatto admirare che fuìte^a no» 
Hraba ragionato de incolpare dipoco amore quell» 
che tutto bpuro amore ,c he Tirante per natura non 
ha alcun mancamento^ne diamore,ne di honore,ne 
di copi chefufte in derogatone della Ecce [lentia uo 
flra,&felauoflra Celsitudine japefìegli affanni,et 
le grauispmc posponi che patijìcper uottro amore 
nonio incolptrcHi dicofa alcuna,anditi prendere - 
fiiin miglior computo,che ciajcunafera Ha armate 
finpafiara la nteiga notte,comefe hauefie ad entra 
re in battagliai tutti quelli del campo dormono» 
i r'tpofane>& egli ueglia,uelteggia,& cerca tut¬ 
to il campo,& molte uolte uien con la pioggia alle 
ftalici quando tiene alleJite tende dritto à me fe 
ne uiene,&preftamentemiparla diuoHra Ulte ^ 
?p,&fe piacere gliuoglió fare o feruire io gli do 
due bore diuita,nellequalf,ragionando hafempre uo 
ftra Maeflà prefente,&fifarà in fatto d'arme non 
inuocafanto alcuno, ma il nome di Carmepna,& io 
molte uolte gli dico,perche non inuoca col nome di 
Carme fina alcun’altro putto,accioche gli aiuti nel 
le battaglie,egli mi rijpondeche noi faria per cofa 
alcuna,che quello che a moltiprue, ad alcuno non 
ferue.La Trencìpefla prendea grandispmopiacere 
in quello che Diofchogli recitaua di Tirante, difie 
Stefania,poi che uoi altri batteteparlato, la mito 
uieneà me. Iouifupplico che mi uogliateudire,di 
temi Signora per uoHra nobilita , chi i quello che 


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VTST. BEL CUrULLlEU' 
merita d’efier degno di portare corona d'impero^ 
toreJe non Tirante?chi è quello che merita di effer 
uoftro rparito feno Tirattfuoi Signorahauete il be¬ 
ne nelle uoflre marnami miete prendere,tipo uer 
ri cbcuene petirete,eheftmpreamarefittene quel 
lo che ui ama,lofi bè cheT’irantc mnma uoftra^tl 
texga per gli ber»,ne per la dignità chimi hauete > 
ma fapete perche ui ama?per le uktùehe la uofirtt 
nobitperfònaposfiede, che 1 andate nei cercando me 
fchina Signora, in tutto U modo no trouarete Canai 
fiere che co quello pareggiare fi poffare uoftro padre 
nifi de fiderà altra cofa in queflo modo che di ucierui 
maritataqual potete uoi prendere chefia megli» 
re di queflo,giouane,diffefto,ualentisftmo iniarme 
liberale,anìmofo,[auto, &deftro in ogni cofa,piu ebe 
ciafcunaltro,iperche non mi fece Dio me figliuola 
dell’Imperatori,& che uoifufii Stefaniaio Cor 
me fina,io uieuficuro che cofa che fufie netta mia 
perfova non gli faria denegata, & segli me al^affe 
lamiauefta togli aliarci la mia tamifàa ch’egli 
noluederia,&Jo contentarci in gran parte,& fe uo 
{ira jtlteTga prende alcun forafikro, che fapete 
uoi jiluifarà uiuere con dolore;& feprìdete alcun 
di qitefia terra io parlerò cantra mio padre, il qual 
per maggior dignità dee efieruoiho marìto,quando 
Morrete gimeare egli uorrà ruffare, quando uvrretf 
flar,egliuorrà dbtmireffe predite il Duca diTereh 
nóèpertinete all’età ucftra.queflo è quello dieta f 
•ditela uoflraba bifogno>cbe uiJapp 'taguardar da. 


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TIUjAWE IL tloiliCO. aqf 

mal mi et tutto firnpio,et lo fappia defederà aurnt 
tar coficomfa,qutfto è quel che rifarà cercar tutti i 
catoni della camera,bora t camifcia,hora tutta igm 
da.La Trecipeffà ridea molto forte di quel che Stefa 
nia dicea.dijfeDiofebo,Signor<t Stefania ditemi pgé 
tìle%ja. uoflra una uerità.fe la S. Trtcipeffa toglief 
ferirate p marito f buona forte,uoflra merci chi tor 
ria ella,DiofebotSignor difieStcfania io uifaccio cer 
to chefe là buòna forte conciede che la S. Trtcipeffa 
fia moglie dì Tirate, io p dritta ragìoilfuopiu prosfi 
mo pareteprederò, fe p uicinità di parete l'ha ad ef- 
ferào fdrìtta ragiofarò aduque quello diffe Diofebo 
et maggiormete (chefono ubidisteà uoflra merce - 
de,cofì come Tirante èfiato della Maeflà di quella 
che tuttoil modo fìgnoreggia,p belle^xa,e dignità» 
inique fia di uoflra buona mercede di accettarmi p 
cameriero maggior della camera uoflra, et che mi 
baciateinfegnaldifede,àmenonfaria quefìa cofa 
ne diceuol,ne honefla,rifpofe Stefania, ch'io uifacef 
ft,ne ui cocedesfi cofa alcuna se%a comadameto del 
la mia fìgnora,laqual mi ha allenata fin dapueritia 
et maggiormSte t prcsetia dellaMaeflàfua.Diofebo 
fe inginocchiò, nella dura terra,et con le man giunte 
Jùpplicò allaTrencipcffa co fi dettatamente, <& bu- 
mùmente, come fe fuffe una fanta delTaradifo, 
che baciargli la lafciafie,&per molto che la fuppli- 
cafietallicetia no poti ottener,diffeStefunia,ò cuor 
indurato à crudeltfrgramai fi è u aiuto inclinar àpie 
tà p moltefupplicationi che fianfiate fatte allaMae 


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mrr.DEL cavalli 
ftàfua.Io non farò gitimeli allegra ne contenta fino i 
tanto eh’io non uegga con gli occhi miei quelgloriof» 
Tir ante.Mhì Diofebo fratello,difie la Trcncipejfa » 
bora diprefente non mi addimandate co/e tngiujle » 
chenopotreiii fouuertireiluirtuofohabitodel mi» 
cuore,& e fendo in quefie piaceueli ragioni l'impe 
rotore mandò per Diofebo,acciò che [i parti/fe » &• 
frefornente Jè ne tomajfe al campo. 

COME DEL GJlMTf 

Maeflro di Ppdigiunfé in CoHantinopoli, &ui- ■ 
fitol'Imperai or » & come infime con Diofebo 
giunfiro al campo, & pigliomouna gro/Ja òtti, 
che era inman de Turchi. Cap. LI III. 

V Ennero le guardie del mare , & difierò off 
Impxome cinque nauigrofie ueniuauo di Le 
nate,& l'Imperatore dubitando chenon fujierode 
Genouefi,detenne quella di Diofebo e nottafeiò par 
tir e,& fece porre molta gente nellefue nani, &ge 
tee che nel porto erano,quando le naui furono arri¬ 
vate, feppero come il Maeflro divedi le mandane 
congenti dìarme,ufit in terra il buon Triore di Jan 
Gioitami con molti Cauallieri dalla Croce bianca > 
& Diofebo che gli ajpettaua era nel porto alla ripe 
del monte con tutta la /ungente. quando fi uiddero 
fi conobbero,& Diofebo gli fece molto honore, & 
andorno infime al gran paleggo deW.Imperatore 
tlrlo ritrouorno a federe Jecondojlfuo SìatoJlpri» 
re di/an Giovanni,fatta Ut riueretiafve cefi confi» 


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TIHytTyTE IL BIOTICO. *47 

ciò a dire.Sereni*fimo Signore,per eommandame n 
to di quel Riunendo , & uertuofo Signore il gran 
Maeàro Hi Fgdi fiamo mandati qui /apendo come 
quelfamofo & magnanimo Cauatìiere » Tirante & 
Bianco era infemgio dimilra alta Maeflà, & Ca¬ 
pitano generale di tutto l'Imperio , & per caufa di 
queflojl mio Signorcil gran Maefiro, gli manda gt 
te da caualio >& da piedi in numero di due mila bue 
mini pagati per quindici mefi,co quali meglio LAl 
Ux/a uoHra poffa femre,piaccriamfapere in quid 
parte è. L'Imperatore bebbe gmndisfmo piacere 
della loro uenuta,abbracciò il "Priore, &di{je che lo 
to fuflèro i molto ben uenuti,& fece grande bortere 
m lui,& à tutti quelli che con luiuemuano,ringrar 
fiondo il gran Maefiro deUafua molta uirtà,&gl 
tilexga>&dargli fece molti buonialloggiamenti » 
& tutto queldi cui hebbero bifogno > per l'humana 
uita,quado /hebbero ripojato quattro giorni fi par 
tirono in compagnia di Diofebo,&feciorio la uia del 
campo. Sitando gli furono cinque leghe appreffo » 
feppero come Tirante era andato per prender una 
forte terra,&fentiano igran colpi delle bombarda 
quandoTiranteunagran parte del muro diruppato, 
/montò da caualio, & diede la battaglia,& accoflof 
fi tanto prefio al muro che un granir ano gli diede 
Jopra ilcapo cbediflejo ilpcfe interrai fuoi congra 
fatica delfofiolo traf[ero,& in quel punto arriuà 
il Triore,&Diofebo dinanzi alla città.I Turchi che 
dentro erano hebbero grande ftauentO i quando 


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- niST. BRL CUVULLìt\ 
mddero tanta gente, tutta la lorofperan%aperJcro 
«Jr Bjcardo quando bebbe dato recapito à Tirante 
tornò à dar la battaglia molto piu forte alla città» 
&pcr unta forzagli entrarono. I Turchi fuora di 
ogni fperangadi uittoriafurono coft al morire ar¬ 
denti che faceano morire molti ChriUiam che uit- 
torioft effer fi riputauano,&però il uoleuano far co 
nofcendo làuerità,& la pocagiullitia che nelle lo¬ 
ro man crudeli haueano.Onde entrati nella città ta 
ti Turchi quanti trouoronofenga pietà alcuna occi 
fero,tir cofipafiorono tutti per il timorofo coltello » 
il “Priore di Jatt Giouannifu anchora egli à tempo 
conia fita gente all'entrare della città , & perche 
hehbe parte della robba, quello fu fegnalper loro tt 
efier uittomfhandorno al letto ou'era Tifante, & 
qui quando il T f ioregU fu dinanzi confimil parole 
gli efplicòtutto quello che'l Maefi.ro gli mandano, à 
dire.Seguendo il collume di quelli che fino polli nel 
l'arte di cawllerìa non fono fenga grande ammira 
tione uedfdo lagloriofa fama che fi efilde per tutto 
ilmondOide{iugulari atti che uoi signore Tirante 
fate da Cauallier uirtuofo foccorrendo alti bifognofi 
& olii abbadonati,però che iluofiroglomfo collu¬ 
me è tale,che allipaurofi, quelli alle (ofepericolofe f 
reparatmedelloro honorè/ànoobbligati,non gli ò 
conceffo il uederequelle comeperejperientiafi di- 
moHra,che nell'ordine-di cauaUeria la douehmag 
gwrefipericolo,maggiore èl’bonore,&uollra mer 
cedefempre prende Ù maggiore per itolo perette» 


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TJ^XT.É IL HUyCO. • i4f 
re il maggiore bonore,uolendo imitare gli antiqui 
gleriofi Ciutallieri. La fama de quali giamai non pn 
tra perire,accioche iuertuofi atti uoSlriin fama gl» 
riofa degna <f immortai memoria rijj>lendano,& ha 
uendo driqu fio piena notitia quel Reuercndo & uir 
tuofo Signore,tigrati Maefiro dtRpdUefJ'endouimol 
to cbbligato,ebeper lagranuertù uoSlra & bontà 
nel tèmpo della fuagran necesfitàcon tutta la Reli¬ 
gione fua lofqccorresihmi mandarne come Capita 
nodi duemila biomini fra da piedi,&dacaùall*. 
con questi Cauallim delfuo ordine,& io loro uo 
giriamo ilare ad obedientia della Signoria uoflra di 
quanto et commandayete, & Tirante ringratiò il 
granMaeflro,&loro del nobilaiuto che gli condu - 
ceano,& diffelo con molta fatica ette nonpotea par 
lare pelgran dolore che hauea al capo, i medici uem 
nero,&tolfero capri de montoni,& in buon urino ben 
bollire gli fecero,con Sloppa gli ne poneuano fo- 
pra il capo,& la mattina figliente fì/entì molto be 
ne-Lafciorono Interra molto he prouifta della gete. 
iella città meiefma,pero che la Signoria deTtirchi 
gli era molto crudele e'dura,etje netornoronoolca 
fo,etper alcuni dì tutta lagentedel campo riposò. 

CHE GIFT^SE GR^A'KI SOCCORRO jtt 
campo de Turchi et quel chéfuccefie. Cap.LF. 

Q Fondo fu il quintodecimo giorni della 
Luna uennero gli Turchi cofi come gl '- 
fautori b.autuano detto ,&.orriuoro- 

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m fino al capo del ponte,l'un campo era dama par 
te del fiume >& l'altro dall’altra,&ilponte erarot 
to nel mejgo,& primieramente Henne ilfquadrone 
delgranTurce,dtlepul era Capitano il figÙuolo»pdr 
che egli anebora non era guarito della ferita del ca 
po,poi ueme il He d’Afia con lafua battaglia, ap- 
freflo Menata la battaglia del I{e d’Africa,dipoi me 
mina quella del He di Cappadocia,dietro allaquale 
nenia la battaglia del Hp d'Armenia, dipoi menata 
il He d'Egitto con la fua gran battaglia, il qual era 
ualentiifmo Caualliere,& di grande animo,grmol 
to deliro nell arme» & fratutti i Mori non gli eia 
CaualUere tanto fingulare,& che piu cefefaptffe nel 
la guerra di lui, apprejfo mutuano molte altre bat¬ 
taglie di molti altri gran Signori. Inaiato loro» era 
il figliuolo del Duca di Calabria il Duca de Melfi il 
Conte de Montinoil Conte de Cafertajl Conte Va 
lentinotil Conte di Burgieggajl Conte di Alacri, il 
Conte de Fondiil Conte di Aquino,il Conte di Mu 
ro,& molti altri Conti,et Baroni che fiancano pre¬ 
fiofioldo dalgraTurco,et dal Soldanotet ciafcun gior 
Ho glidauano me^go ducato per lancia, età quelli 
da piedi meggo fiorino,poi che tutti furono arma¬ 
ti contorno che haueuano ducento fcjfanta batta¬ 
glie. Quandofurono attendatifeciono porre le barn 
parde in ordine . Il dìfeguentetirorono tanto forte', 
et tantofbefifa, che Tirante fu sformato à mutare il 
campo alto in una montagna molto prefio al fiume» 
nella qual erano molte fonti di fina acqua, & gru» 

pr*- 


TU^iTiTS IL BliAJfCO. 249 
prateria, alla cui voltai rimici tir auano le bombar 
de infieme aggiunte, & per il fil chiaro , chefacejje 
ottenebravano la terrebbe pajfimanofeicento barn 
bardefragrande & picciole che conducano, fe ben 
ne haueuanoperfo molte nel campo quando furono 
rinti.Fedendo quelli di Tirante tanta geme Batta¬ 
no tuttifmarriti del gran numero di gente da caval¬ 
lo,& da piedi, molligli ne erano che cento leghe tu 
gì de lì Boti ejjir uorrebbono, altri glie rierano che 
faceanogran sformo,penfando come baueuano tanto 
buon Capitano, & che molto gii donava : però chei 
danari che da parte dell'imperatore gli diede Dio* 
febo degli prigioner’hdiedeadue Conti che gli ri~ 
par tiferò fra la gente, & egli non ne uolfe nulla,& 
quando gliel ricevano rifondeva, Ibonore fta mio* 

<*r l'utile fta ri uri altri, quado il Soldano ridde che 
vmpoteua poffare il fiume per dare la battaglia a 
ChriBiani con gran prefte^afece acconciare ilpon 
te. Quando Tirante ridde che'lponte fi accodava» 
andò con quattro a una lega lungi de lì donerà uno 
gran ponte tutto di pietra tagliata, & a ciafcuna 
parte del ditto ponte nel capo era un colle,& Jopra 
quello da ciafcun capo era un picchi cafiello, & qui 
do il Soldano hebbe acquiftato tutta quella terra ut 
ne aquelponte ,&giamaiil Caualliere Signore di 
quelle due Caft ella per molti doni che gli promettef 
fe, non uolfe ejfer dtjconofcente ne ingrato a Dio, ne 
alfuo Signore naturale,eh’era llmperator,amtj da 
quelle caBclla delpontefacea molta guerra alle rii - 


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ttlST. DEL CAVALLlUl^ 
le & città di Turchi , che per fi haueuano , & peri 
dinecefiità il Soldato fu sformato * far rifare quel 
ponte di legno,perche lafungentepaffar poteffe,per 
dare compimento allo acquilo deli Imperio. Quoti 
do Tirante fu al caflello parlò col CaualUere che ha 
ma nome Maluicino, et hauea un figliuolo molto di 
fpotto et ualentc, il padre tenta l’un camello,et il fi 
gliuolo tene a l’dtro,et hauea ciafcheduno trenta qa 
udii, et nellaguerra s'er ano fatti molto ricchi. Il 
figliuolo prefe grande et intrinftcaamicitia con Ti¬ 
rante che molto poco fi partiua da lui , et quello ha 
ueua nome Hippolito, et il padre,et ilfigliuolopre¬ 
garono molto Tirante (però che fapeuano che era 
tanto ualcntisfìmo Càualliere, et molto uirtuofo nel 
le arme,) che gli piaceffe dargli l’honort di caualle- 
ria,& Tirante ilfece di molto buona uolontà. Ti- 
rante hebbe legname che fece tagliare iti un bofco di 
molti dberii piufecchi che trouare puotero,& pre 
fero la mifura della largherà del fiume , & tolfero 
traui,&gli aggiunfero infieme l’un con l’altro chia 
nati con graffe chiatti,&gli feciono tanto lunghi che 
baflauano in pigliare la mifura della larghezza che 
haueuano prefa del fiume,&quellipofero nelfiume 
di fiotto dd ponte di pietra, O" di trauo in trauo 
chiavarono buonipe^gi di legno grosfi,&fopragli 
pexji di legno chiauorono tavole in maniera che 
dal’un capo fino all’dtro era coperto de tauole, co 
me è un ponte, & tutto impegolato con molta pe¬ 
gola , quando fu finito pofero um cathena a cUJat- 


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TUiAVTE IL BljtlfCO ajt> 
no capo,& era legato al ponte dipietray& lo coprì 
tono di rami uerdi facendogli apparecchiare tutte 
le cofè che gli erano neceffarie, quando i Turchi heb 
bero finito di rifareilpontey cominciarono a poffare 
le genti da piedi a poco a poco con tutte le bombar 
de cariche per dubbio de CbriHianiy che Jeuetùf- 
Jeropoteffero difendere il ponte y & le genti dapie- 
di de Turchi che erano paffute . Tiratiteuidde pof¬ 
fare Ingente de Turchiy & quelli del fuo campo fta 
unno moltofmarrhi , ma con lagran gagliardezza 
dìanimo ch'egligli daua erano alcuni molto conf¬ 
lati. Fecefonare le trombette che ognuno montaf¬ 
fé a cauatlo, & mutò ilfuo campo preffo al ponte di 
pietra, quando i Turchi uiddero leuare il campo di 
Tirante fi penfòrono che per paura fuggiffem & 
con maggiore animo loro paffauano . Quando il 
Soldano, & il gran Turco furono paffati con tut¬ 
to il loro efferato con le battaglie molto ben or¬ 
dinate Cuna dietro all’ altra, feciono lauta di Chrir 
fìiafùy qudndo Tirante gli uidde pafiòil ponte di 
pietray& attedofii lì al capo delponte. I Moriuedt 
doch’erapaffato dall’altra parte tornorno correndo 
al ponte di legno y & quando furono pafìatiyfecion la 
via lor all’incontro del fiume per trouarlo & dargli 
battagliala Tirante quando fe gli uedeua apprèffo 
leuauailcampOy& ternana dall altra parte,& que 
fio durò tre giorni. I Turchi tennero configlio di 
quello thè era da far e, & le uoci uennero per ordì* l 
ne al He dell’Egitto ) ilquak con animo gagliar¬ 
di % 


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msT. viL cjtruiLiE^ I 

iodahuonCauallier vedendo molte differentiechc I 

tra loro erano, fece principio atafparlare.Tei che I 

quelli che intendono il aero giudicio dette noftredif 
ferentie dr alterationi,h nafcoBo , potrete vedere 
che alla fine di uno incenuemtnte che noi dite,ne e- 
Jcono principili di molti altri,& quelle fa mamfeflo 

HparlarnoBrepernonfapere il meflier della guer¬ 
ra, & per dechiaraàone di queflo è bifogno ridur¬ 
re il preferite fatto,chela finedidue cofefeguirene 
pojja, efperimentate fé quello ui reujcirdper me^ 

«odi buona cognitione, & queflo per paura di non 
Bare Juergognati,& a qucBa fine pervenire potre¬ 
te fe noi Infoiatele colpeuoftre per pervenire a Uber 
tà,& honore,&ui porrò nelcamim di quel che do 
uomo fare.fe adunque con tanta poca vergogna vo¬ 
leteferrare i camini di liberta, &■ della Jperata vit— * 
tonache Jono aperti per qvelli che gli. fanne conofce } 

reio non mi contento i'honore,che con pericolo non 
fi guadagni,& per queBo ricetto datemi cento mi I 

la huomini, & io andarò da una parte del fiume,& : 

voi altri reBarete all' altraparte,& nel tempo che 
io gli combatter buoi altri alpiupreBo che potrete - 

mi darete foccorfo,& per queBaformapotrcmoba 
vere la vittoria che defideriamo,fe ben delle cofefu 
ture brimeffa alla fortuna . E fendo noi certi Sba¬ 
ttere molto piu gente di loro, poco dee effere temuta % 

la battaglià,ma la buona deliaeration di queBo fat¬ 
to fia netta mano di àafcum,& quello meritarà lato 
de. Tvttigtt Capitani & gran Signori laudarono 


T lHytìlTE IL ligneo. »5t 

la buona delibtration del %e d’Egitto, gr il Saldar 
no rifondendo diffe,tutte le cofe del mondoJenopiu 
in oppemone che in fatto, & il de fiderio mio non 
mi confente che io fia con uoi conforme, nel tifar di¬ 
ne delle uoHre parole disbonefie in dire,che con ceti 
tomUahuminigliuoletecombatterfendoloromol 
to meno:& però dal mio gagliardo animo finge una 
feran^a di gloriofa uittorìa della battaglia, pren¬ 
dete la meta della gente nofira,& io prenderò l’al¬ 
tra, & a quello che la forte toccar a che primiera¬ 
mente dia la battaglia durando quella fe taltrapar 
ie uorrà fare bontà non temendo i pericoli futuri 
^occorrendone,potremo hauere uera,gloria, & ho* 
nore,& feciono fine al parlamento, li Eegiprefero 
l'una parte con grande animo,& il Saldano tolfe 
Valtra,conlametàdelle genti , tir pafiòil ponte. 
Quando Tirante uidde quefio, et che in melalo 
battemmo, et che l'un'effèr cito era al dirimpetto del 
l'altro,etil fiume in mc‘zgpdiJfe,quefto è quello che 
io tanto de/iderauo.Leuò il campo ch'era dalla par¬ 
te delti F{egi, et fece portare tutte le tende, carriag 
gitft tutti Uragani nelle caiìella,et Tirante deten 
neiagente fua, tanto comepotè, acciò che uenijjè 
la notte, et anzi che’lfole hauejfe paffuto le colonne 
d’Hcrcole pafiòilponteuerfoquella parte dottefo- 
leua ilare prima , etfeceafcendere tutta la gente 
da piedi in uno mente forte che era al dritto del ca 
po del ponte, quando tutta la gente dapieiifu Jce- 
JàjfcccaJcenddre tutto le/quadre della gente d’or 

li 3 


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HI-fì*. DEL €Arj.LL111Ì 
me una dietro l’altra . llSoldano cbèeradaquel~ 
ia parteper dare nelle falde del monte la battagli* 
ridde che quafi tutta la gente fe ne era ajcefa Jaluo 
che quattro[quadre ..Corfe uerfo quella parte ér 
ferì in loro, & fuggire gli fece fino allajommità.del 
monte,& uccifero (ejfanta CkrifUanì t & Tirarne fi 
ritirò fèmpre combattendo , & era già la notte o- 
fcura. 1 Turchi difcefero a pie del monte pacan¬ 
do che l giorno feguentegliprenderiano tutti fen%a 
fare alcuna difefa t & cattiui nella loro ferragli ma 
dariàno,mail Soldano però non conferiti chetut- 
ta lagentefcendefie da cauallo per dubbioche gli 
Chrìttiani non gli affaltaffero > come haueuanofat¬ 
to l’altra uolta . Quando Tir ante fu afce/ò al mon¬ 
te tutti gli Cauallieri & gran Signori col maggio¬ 
re difeonforto del mondo ritrouò , parte andana di 
qua, parte dila, piangendo & gemendo conmol¬ 
to trillo, & addolorato diportamento, dicendo ci^ 
bora gli conuenia ejjere prefi & cattiui in poterà 
de infedeli, quando Tirante gli ridde flore coft, 
tutti gli congregò,& diffe loro lejeguenti parole. 0 
Cauallieri u’trtuoft come non hauete memoria della 
grande offe]a che fate primieramente a Dio , & poi 
all’ordine di Caualleria che fe fattiferrinenohaure 
Jli manco animo > &uei che douerettifare armo a 
gli altri non hauete vergogna di lamentarvi . Voi 
mottratedi rermntìare all’ordine di Caualleria & 
di ejfer vinti fen%a fare refittentia alcuna, la uo- 
ttra natura mi pare ejfere unita cdk habito dipi®- 


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Tl^^TE IL *ìjtì{C°' *5* 
to, & di foco animo , & faria minor male per uoi 
altri che off creali di volontà la uita perl’honore » 
thè fare tal cofe con tanto gran difordine , con tan¬ 
ta confufione > & uergogna come fate. Oh qua*** 
to battete nane leprefontioui de lle leggi Imperiali t 
che quello che ha ardire de mirare la faccia de gli 
ramici è fofflcitnte a uincere quelli>piamente ui uà 
gito dire cìr pregare fe /imiti preghiere pomo batte 
re luogo in uoi altri, che ui uogliate sformare di 
ben fare, & con l'aiuto del noflro Signore Dio, &■ 
della fua Jaeratisfima madre fanta Maria, fra tre ■ 
bore Signori degli nemici uoftri io ui farò,& le lati: 
dì) & la gloria della battaglia in uoi altri augumen- 
faranno. 

CHE IL DVCU DI MjtCEDO'IflU 
mandò un meffo all'Imperatore dicendogli come 
i Chrifliani erano flati uinti,& il gran duolo che 
intuttala corte fi fece. Cap. LV1. 

Q Vafi tutt i reflorno confittati delle parole del 
Capitano, fe nò il Duca di Macedonia,ilqual 
tman^che'l Capitano lafciaffe di combattere man 
dò un fuofeudiero be informato dìquelc’hauea à dir 
all'Imp. et quid'egli arrivò prejfo alla città diSan 
tOìlafciòilcauallo moflrandò ch’era fuggito dell'af 
fedio,etueniacÒtuttigl’occhi lagrimofi,et il popolo 
eh’in tal dijpofitióiluidde uenir tutto lo/eguhquado ' 
eglifu nel paiamo trouò molta gente) & dtfle oue b 





HI ST. DEL CAVALI TE * 

qui iifgratiato che fi fa dire Imperatore i afcefo 
«Ito nella gran loia, & con gran preBeiga andò -, 
tono a dire allo Imperatore come era ttenuto Al¬ 
bino feudiero del Duca di Macedonia , il quale 
con gran lamenti ueniua , & lo Imperatore ufcì 
con gran fretta della fua camera douc era la Im¬ 
peratrice, &fua figliuola. Quando Albino uidde 
l’imperatore fin terra cedere fìlafeiò, tracciando fi* 
& cauandofi i capelli del capo, fi batteua gli occhi 
fjr la faccia,& cefi fece il fuogran dolor e.Ter cer¬ 
to difie lo Imperatore quello feudiero dee portare 
molto mala nuoua fecondo che i fognali il mamfefia 
no. Io ti prego amico che non mi facci pht Bare in 
feqe, dimmi che male è queBo . il feudiero leuò le 
mani uerfo il cielo,& diJJe.La uertu porta con Je do 
lore delle cofi malfatte ,poi ci dijpone al ben fare t 
che ciafcheduno ì caufa de Jitoi malìje con buona et 
fcreta deltberatione non fa quello che’l dee,& è te¬ 
nuto di fare, & non fi dee dolere dei mali cbeglife 
gmno, che uoibauete voluto priuare dell’honore il 
uojìro Capitano &uaffallo,& darlo agliBranieri 
huomini di mala famafin cofa alcuna non conofcm- 
ti, che di vile condurne portano foderata la fopra- 
uefla. Oh Imperatore poi chejtoi flejjo haucte fat¬ 
to il male,ragione b,che ne portiate la pena, &fa- 
pete quel che farà, che in luogo diejfequie diranno 
per uoìil Salmodi malaiittione,però che bautte 
perfo mi Beffo,& tutti gli uoBruche bautte uoluto 
levare la fuccefiione dello imperid a qui fanttfò 


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v 



nn^TlTE IL SlU'H.CO: 

4 g*r llluflre Signor Duca di Macedonia ,perdarlai 
untale huomo foraSìiero,cheft ttefio,contutti quel 
li del campo haperfo,& è fuggito, che non fapemo 
alone ft Aitai merito ha laperfònadel quondam Im 
peratorSPer certo meglio ui/ara in quello poco tene 
poche la clementia de Iddio uilafàa tutto che anda 
fìi in parte eftranea facendopenitenti» &piangen 
do deglipeccati uoSlri,cbc difpre'zjare firajua,per 
i ttoHri demeriti.Tanta è la mortalitàde li Chrifiia 
ni, che non mi bafta Jenno ne fapere per poterlo rea 
taretche i Mori gli hanno aflediati in un pìcciol mon 
te dotte non hanno>ne pane,ne nino, ne acqua,peri 
cauallii&gia à quefla bora debbono cfjer morti,& 
io mi partì con molto dolore,& uoi quondam 1 mpe 
rotorereftateui col uoflro, Ofuenturato me,dif[e f- 
lmperatore,comemifallecitala miferabil fortuna 
ohe dietro à una allegrezza » uien previamente una 
gran tristezza,& dietro à un male molti ne fèguo- 
no-HorahoperJa tuttala mìajj/eranza,piu nonmi 
retta fe non ch’io uada priuo d’ogni bene per il mon 
do mendicando,& con quelle ftmili lamentationifi 
n’entrò nella camera,&gittosftlopra il letto factfio 
grade,& addolorato pianto,& dicendo,chemi ua~ 
le effer Signor,òfignoreggiar il Greco imperio ha - 
itendolo a perderebbe mi uagliono tanti beni difor 
furia come ioho douendo efier depoflo daquellihhe 
minale battere figliuola boneHa,&- buona, che nei t 
beni miei nonpojjaJuccedere?&per i mieigrapec ■- 
tati & colpa uedèrla cattiuainpotere £infedeli che 



HISY.DEL CjtVUlLlÉJ^ 
mi vale hàufte mogliera,dorme, & donzelle, che 
miferuano,& ttedermiferuo de Morii & le dome » 
CJr le donatile per loro ejjerfuergognate; quantofi 
ramo addoloratigli occhi miei che tal coja uedert 
potranno? Io credo che per gran dolore il cuor mia 
fiJpe^erà.La Treiictpefia fi accollò al padre per 
confi)lai-lo,che non era alcuno che lopotefie confila 
're.La fama della mala mouaper tutta la città fio 
fi>arfa,& tutta la gente ficea gran lamenti per già 
amici & parenti » chepenfauano ehefuffèro morti. 
Le querele delle madri erano manifettate per gli 
battimenti,&pianti, alienano gli occhiai cielo,& 
piangeuano la publica fortuna,cofi corneggia la cà 
tàfufieprefiper gli nemici. 

COME TII{^ÌÌ{TE M BBB.FCC I O 
il ponte,et dette un jcaccomattó alliTurchi,et co 
me Tir amoportola motta alllmp. di che ri beh 
begraie allegrezza. Cap. LFII. 

M M Tirante hautdo fatto animo àgli carni 
litri co lafua eshortatione rimafero ingra 
Jpcranga,confidandofi della gran prouidenga del 
Capitano. Lafciò buona guardia alto nel campo mol 
tobtìiwfitatoper lui & ben confortata la gente , 
eSr per le ffaite del monte che da alcun non fu 
« dijccfe. quandofu abboffo fitto uri arbore lafciò l’or 
me et concorrenti pasfi andòpreffo al camello del 
Signore di Maluicm » et cofi come del fegnal 


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TI^T^TE IL SI^ 7 {C 0 . 154 

refiati erano d’accordo, tol/è due pietre,una in eia- 
feummano & battendo l'una con l'altra [enti il Si 
gnore di Maluacino ilfegnale,& conobbe quello ef~ 
fer Tirante,& aperte le porte del ponte egli entrò, 

& trouò tutte le cofe necejfarie in ordine per quello 
ch’era il bifogno. "Primieramente fece prender mol 
to olio, &pece liquida in conche di legno, & pece 
greca,rafa di pino, & golfo uiuo, & altre cofe che 
hanno difpofitione d'ardere,et faregra fuoco, et tol 
je molta legna fecca, &/òpra a quello edificio chaue ' 
mfatto fare fi fece porre tir legare due corde lun¬ 
ghe unaaciafcuna catena ch’era al capo dell’edifi¬ 
cio, & duo huominientrarono in una picciola barca 
cheteneamlìperpefcare nel fiume, & ciafcunodi 
quelli portami}'una di quelle còrde in mano,et lega¬ 
to l'edificio andoronogiu a baffo f il corfo delfiume: 
et Tirante gli diffe che nongli poneffero fuoco fin che 
freffo al potè nonfuffèro, et andadogii^per il fiume, 
quado eran in luogo doue il fiume daua alcuna uolta 
che l’edificio no potea paffar p il trauerjò tirano, tun 
de capi,& lafciauan l’altro, e l’edificio andana di pu 
ta,et quado uoleuano eh’andaffe a trauerfo tenean le 
corde eguali,et allhoraportauan tutt'il fiume di lar 
ghegga.Quaioi Turchiuiderolefiamedifuocoan 
dar giu f il fiume per fi fi tenero, il Soldanjgòbrò il 
capo,et tuttigtaltri, et tato correndo quoto poterà 
fecionlauia delponte dilegno.il Saldano perche ha # 
ueua buono cauallo agggiunjcun poco prima che il 
fuoco arriuaffe di ponte, & pafiò con molti altri 


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Hirr.DXL cjr allieti 
dietro a lui,&/egli buoniini hauefiero fatto il com 
mandamento del Capitalo,che gli hauefiero pofto 
i fuoco piu tardi alcuno nonfe ne andana » che tutti 
fariano fiottò mortiòpvefi,& alpafiare che face¬ 
vano perii ponte molti Mori con gli caualli cafcor- 
no nell’acqua per la gran fretta che haueuano di 
pafiare dall'altra parte.il fuoco fu tato grande che 
in poco Jpatio tutto ilponte fu abbruciato , &pbt 
diuentidue mila perfine fra da piedi,& da canali* 
re fiorone che’tponte poffare nonpoterò,& reflogli 
il figliuolo del Duca di Calabriadi Duca £Undria 
il Duca di Melfi,il Conte di Burgie^a,il Conte di 
Mortorio,& molti altri Capitani che eranofmonta 
ti da cauaBo,&per lagran furia del fuoco, & pel 
‘ gran dubbie che haueuano de gli Chrifliani che non 
uenifiero àferire fipradiloro, tuttifuggiua.no che 
non s’afpettauam f uno Faltro.Quando Tirante mi 
de andare ilfuoco per il fiume correndo afeefe doue 
erano ifuoi,&congride allegrezza,&quafi tutti 
i cauaUoper uolet guadagnare della robba de girne 
miei gli trouòy& Tirantegiamai non uolfi conferai 
re,dicendo loro y noi non guadagnarono bora honore 
alcuno jna dimane haueremo l’honore et la robba , 
con tutto quefioil Capitano fece far e molto buona 
guardia quella notte dicendo che non poteua effer 
che tutta Ingente fuffepafiata,ma patria accadere 
, che per difieratione uenifiero àferirefopra notai - 
tri.Venuto il giorno chiaro,& il Solefiprailnòfiro 
erigete il Capitano,fece,fonare la trombetta, & * 


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TlHyt7{TE IL BIJIXCO. *jy 
gnihuomo moto a cauallo,#fecionoueniregli ra~ 
gaxjftftgli carriaggi,# aito per il mote andò tot 
ta la gente,# tornarono ad alloggiare A loro ejìerci 
te nel luogo del monte ione già thaueuano tenuto, 
# de lì uiddero Ingente ch'era reHata, # perche 
f alcun cauatliere fu detto al Capitano che difcen- 
deffealpiaHO&tchegti defila battaglia,rifrofeTira 
te,poi che la defiderata fine ottenuta battiamo, # 
battiamo buona ragione , # libertà di fare di loro 
quel che uo lemo,facciamolo co direttone che piu 
danno è a noi altri pdere un cauallier,che ceto à lo¬ 
ro. Onde io ui afferò che dimane in quefta bora patir 
ma andare ,# ut aire per meg^o loro *c he per alcun 
no ui farà fatto altro che honor.Diofebo che ttiddei 
Turchi ch'erario in grande affanno pensò abbonare 
e diletta di Tirante, toffegli di mano l’anello,et egli 
gli addimadò quello che ne uolea fare,diffeE)iofebo » 
uoglio mandare ‘PiramoalTlmperatorepefferpaf¬ 
futi tati giorni che di noi altri no bafaputa cafa alca 
na,l‘ Imperatar fi cofolara un pòco di quefta nuoua, 
et la Trecipeffa co le altre dame figloriarà della far 
ma carne è fiata fatto quefta cojajoui prega diffeTi 
rante,chegli madiate à dir che uenghtnole nani,et 
le galere con farina # uettouaglie,anche hahbia 
mo dibijogno.Tiramoptefe licetia#partisfi,et qua 
do fu giunto nella città di CoHantinopoli uidde tut - ■ 
te le geli cheflauono molto triHe,# addolorate,# . 
le dotte tutte lagrimofe,# entrò nel pala%go,et tro 
uà peggio,f che haueuano le facete tuttepÌHe,et ma 


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VIST. DEL CAV ALLIE\ 
cerate,e i ueflimcntiJbocciati. Tutti che le uedeua 
no nulla gli diceuano, e s egli cominciaua a parlare 
alcuno non gli riffondta. Onde pensò che la MaeBà 
dell'lmp.fuffie morto,# la Imperatrice,# la figlio 
la, pafiòpiu inangi nella granfiala,douc trouò alca 
ni huomìm che lo conoficeuano, e uiddegli Bar molto 
addolorati, & altri che erano inginocchiati facendo 
oratione,altri chepiangeuanomaladicendotuttala 
natura Francefie,accoBosfi a un di quelli che fi lami 
tauano,e con baffo noce gli addimandò le laMaefii 
deU'lmp.era morto ^& quale era la caufia di tato do 
lore che lermoflrauano,et quello ramaricatamente 
rifondendo difie.I traditori feguendo ilftil di canal 
feria,da Giuiermqua non fu fatto un tanto tradimf 
to,come i tuoi hanno fatto ,&fie non fiufie che pietà 
meluieta,io farei di te, & altro tale come tu,nonfit 
ammetterla parole alcune, accioche adogrtbuomo 
fuffemanifeflo lagran malignità else i tutù hanno 
fatto,leuamiti dinanzi fie non che io ti prometto per 
jfanti delparadifotche io ti farò faitar fuori per la fi 
neftra a baffo,et egli abbafiò il capo,epaflò mun al 
tra fiala,# conobbe il cameriere dell'imperatore,e 
ridendo andò uerjo lui,diffegli il cameriere, per l'e- 
Brema,e fuor di tempo letitia che tnoftri hauere,co 
me hai ardir di accoBartialla camera dell'Impera 
torci amico di fie Tir amo, non ti porre difconforto 
t alcuno, che io nonfio co fa alcuna di quello dolore,il- 
quale uoi tutti mofirate hauere, ma pregoti chi 
facci cheparlarpoffia col Sercnisfimo Imperatore, 


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Tl^AT^TE IL aj 6 

€Ìjc fé egli ba dolor alcuno,iogliel conuertirò infitto 
ma aUegrczzat&quello fernet piu dire cofa alcuna 
fe ne entrò nella camera della Imperatrice,doue era 
Vlmp.con la Trencipeffa,et tutte te donzelle con le 
finehreferrate facendo ciafcuna unlagrimofi pian 
to,diJfe il cameriero. Signore alla porta è uernto un 
di quelli gran traditori, che con quello reprouato ca 
uallter Tir ante il Bianco flauaàlquale ba nome Ti- 
ramo,& certamente dee effere fuggito della batta¬ 
glia colfio Signore,& dice cheuorria parlare alla 
Maeftà uoslra,difie lImp.dilli che'lfi ne uada con 
la mala uentura,& efca della terra mia,che fi io il 
trouo>& lui,&alcuni di quelli dijuopadronelifarò 
gittar già della piu alta torre che nel palazzo Jìa,e 
quando l'imp. dkeua queHeparole,pelòte come fi 
raddoppiauano i dolori nel cuore della Trencipeffa, 
che per molto male e danno che Tirante haueffefat 
to,non lo poteua del tutto {ménticare.Quando il ca 
merlerò bebbe tornata la rifpofla alfcudiero, Tira- 
mogli difle,per miafb io non me riandrò, cbe'l mio 
fignor Tirante,ne alcuno de fioi non fecero giamo! 
tradimento,ne faremo noi altri principiatori di fimi 
le malignita,&fe l Imp.'nonmol ch'io parli co l’al 
tc?gafia,dite aUa Signora Trecipefia,che efebi qui 
alla porta della camera,& togli dirò tal parole che 
ella nereftarà molto contenta.il cameriero fi sfor - 
%ò di tornarlo a dire allo Imperatore,&diffigli tut 
to quello che Tiramoglihaueua detto.^illhora ITI • 
lttjtrisfimo Imperatore divedila fignora Carmefina 


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BIST. BEL CAV ALLIETA 
fua figliuola che ujcijfe a parlar con lui, ma che non 

10 facefie entrar nella camera., quando la Trencipef 
fa fu ufi.ita fuori nella /ala con la facciamolto trifta, 
Tirante fi inginocchiò a fuoi piedii & bachili la ma 
no, & poi gli dijfe signora, l'anima mia è molto al 
ter aia della mutationgrande che io ueggo neUaMae 
Uà uoftra,& di tutti quelli del palazzo,&di tutta 

11 popolo della città, che non ne Rapendo io la confa, 
fià molto ammirato,& non ne bo trouato alcune di 
quanti io ne bo interrogato, che me l’babbiauoluto 
dir e,per che io mi reputavo afingular gratta, che uo 
Uro altezza me neuoglia dar piena notitia, & mo* 
obera re fio ammirato delle parole che per parte del 
lilluttrisfimo Signor Imperatore uofiropadre,il ca 
merierom ha detto,&feaUamaeSìà{ita non piace 
che quelfamofo cauallier Tirante Ubiamo tenghi il 
Capitaneato,# faccia fatti degiù di gloriola memo 
ria,dicamelo,che prettamente faremo filari di tutto 
f Imperio,& non patiremo tanti traudii, & perù, 
coli,ne bifognarà tanto affaticare le perfine nottre, 
perche Eccellenti!fimo Signora,udendo ribotta del 
lauottra Celfuudine, quella io riportare a quello 
per cui fon mandato.Vditeper la addolorata Tre% 
cipefia le parole di Tir amo, gli recitò tutto quello, 
che il/cudiero del Duca diMacedoniabauea detto. 
Quando Tir amo udì malitiatantogrande , fi diede 
delle mani al capo,# rifondendo diJfe.Eccellentif- 

* fima Signor afta prefo quello che tal nuoua ha por¬ 
tato,# tanto dolore hapofio neUuore della Mae*' 


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TIUsAT^TE il Bianco. 2J7 

fta del Signore Imperatore,® uoflra»® di tutta la 
città,® prendano me,& fi Tirante non è Siato um 
citore,® non ba fatto fuggire il Soldano, ® non ha 
abbracciato il ponte, ® non tiene affidiato preffò al 
fiume piu di muti mila huomini > uoglio che fia fat¬ 
to quarti della mìa perfino,® per meglior certe z** 
X? uedete qui il figlilo del capitaneate» ilquale m 9 ha 
dato Tirante. Orandola Trencipejfa udì tantaglo 
riofa nuoua con correntipafiì ® uolontà eftrema,en 
tro nella camera doue era Vi mperatore Juo padre » 
® nàtogli tutto quello che Tiramo glihauea det¬ 
tarlo afflitto Imperatore per [opra abondante alle - 
grerga cafio della cathedra {tramortito* fe dono uè 
nife gli medici che 9 lfeciono ritornare infua memo 
ria, ® fece entrare Tiramo,acciochegli faccffe rela 
tione della buona nuoua,® incontinente che 9 lfippe 
fece fonare tutte le campane della città*® andoro- 
no tutti alla chiefa maggiore doue re ferir ano laude » 
® gloria al noflro Signore onnipotente ® mifiri- 
cordiofo Iddio» ® dllafuafacratisfima madre uergi 
ne Maria della gran uitt orla che haueuàno ottenu¬ 
to Quando furono tornati al palalo la Maeflà 
dell Imperatore fece porre in una forte pregione il 
fcudierochel Duca di Macedonia hauea mandatoci 
Tbramoglifupplicò che congran prefle^a facejfe 
partire le naui con uettouaglieper fornire il capo • 
Ilgiornofiguente Tiramo fi partì con molte racco- # 
mandationi che fi ne portò al Capitano Tirante, ® 
smotti altri}® tornata la riJfoflatTirate reftò mol 


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VIST. DEL CJVJ.LL 1EK 

to admirato delle opere del Duca di Macedoni:,mM 
piu non curò,poi che la uerità era faputa. il giorno 
che Viramo fi partì per andare a Costantinopolii 
Turchi con ogmjperan^a perfa conobbero che dar 
la battaglia non era cofa fattibile per loro , cr che 
del male fi doueua eleggere il meno > & che ualeuM 
meglio che fi rendeffero per prigioni, & fu la forte 
che con loro rima/è quelfimo Moro Adduglia Sa¬ 
lomone che altre uolte era Bufo mandato dal Solda 
no per Imbafciatore a Tirante, Cr deliberarono di 
mandargli quello, ilqualepofio unatouagliaauna 
lancia, &gia era l'hora bajfa, & in fiato il giorno» 
paffuto, & in quel proprio giorno non haueano ma» 
giatofe non molto poco. Tirante che uidde ilfignale 
prettamente gli fece rifondere, addoglia Salomo¬ 
ne feapprosfimò al campo di Tirante & prefen- 
toifì dinanzi a lui,& congran riuerentia,& bumi- 
lità fece principio a fimil parole* 

CHE I TVl^CHl M^t7{D0K'K0 1M • 
bafciadore a Tirante, & fi diedero tutti prigm 
«. Cap. LYlll. 

I O ho grande admirationc magnammo Capitano 
per efjèr tu maeftro di tal meBieri come non hai 
prefo il Saldano, & tutti quelli che co lui erano,che 
t fe tu hauefìi ufato quello che la tua molta fauiegga 
ha per coftume di far e,errar e non poteui, & per e- 
fperientiafi dimefìra che tutte le oofe che hai minto 


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Jo «U effetto di quello ch'io uoglio dir«ueUMra 

b J l &'j#f»f™cconk^ 

damo fintefimefi alla tua eccelfa Signoria magna 

«imo-C apitati® farà in piacere fini 

venire in alcuna concordia , cioè che la tua clemen - 

km\edit g u*°* lla - d ° nare U uita ^ na dentro al 

Jlrrt - r T tthptr S lori °fi retatofirl 

et piacciati ufar la vertuofamente,fecondo che tu lei 

tra%? Ua £V a l UeliOChe ^ 
VrJ!f^r aU ^ anOafareJec0ndo che loro fono 
ilCapitanofice entrare il Moro imbafciatoreZt 

ÌTJ AC T mÌ * Uellich ' »™uTcon U« 

faghgrattofamente dare da mangiare , che terà 
nehaueuano gran bifogno. Dapoi il Capitano fc- 

SSSS‘£^ 

M rifalla in quella firma . Cidi Jt/Jl 
f M »W altri non habbiamo mai hauuto effercL 

Afe* 

confidenti# è polla nel fio gran valore,pn 

EX a 


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I 


WIS'T. DEL CjtVjtLLTZH, 
thè babbìamo caujadi efperimentare atti piu uertuo 
fi di Cauallieri, non dimenticando la offefa che h<tn 
nofatto al noHro lliuHrufiimo Imperatore > &per 
queHo con ucrità,aduocato della mia parte mi confi 
do nel diuino aiuto, an%i che pasfi molto, io darò al 
Soldato & agli altri con le mie mani condegna pe- 
na,&pumtione,baucnd o titolo digiuftitia,& acciò 
che conojcarioyche io non uoglio fare tutto quel ma¬ 
leyche iopotrei fon contento che portino tutte le ar¬ 
mi ojfcnfiuc & defenfiue in meigo di quellaprate 
rìay&loro mede fimi non tutti raccolti infieme,ma 
di cento in cento glie le portino, & i caualli ueniran 
no dapoi, & co fi Miglio che fifaccia . L’imbafiia- 
tare tolje licentia dal Capitano ,&fe ne ritornò,& 
fece compire tutto quello che il Signor Tirarne gli 
baueuagofymandato. quando tutte le armi furono 
pofie in mexgo della prateria fecondo il loro accor 
do, il Capitanofece uenire ciafcuno de pregioneri 
al campo, & dapoi tutti gli caualli, & gli Turchi 
fi riputorono Jómmagratiacbe non gli/accano mo 
rire, che anchera fi penfauano che ejfendo cattiui fi 
potriano rifcuotere & uenire in libertà . quando 
non hebbero ami, il Capitano gli fece uenire al pie 
del monte & gli fece dare da mangiare in grande 
abondantia , & le fuegenti da picdigliguardaua- 
no,& Tirante difeefe del monte & andò doue loro 
i erano,& tolfe tuttigli Duchi, Conti, & Cauallieri 
che erano CbriHiani, & fecegli afeeniere con lui al 
tonel campo, & fecegli porre . dentro inunagran 


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TIHjCHTE IL BIMT^CO. ij? 
tenda, et qmuifurono molto benfernitidi tutto quel 
lo che per l'humanamta battemmo bifoguo ,fe bene 
m molti non piaceua che il Capitano gli faceffe tan¬ 
to honore, perche non meritauano bene ne honoreal 
cuno, per ejfere uenutì in aiuto de gli Mori contro 
ChriHiani, & la gente di Tirante in facciaglielo 
diceva, & loroconojcendo il grande mancamento 
chefattohaueuano,ceJfauano di mangiar e, & in 
quella forma tenne Tirante gli prcgioni fino che le 
nani che portauovo le vettovagliefurono uenute. il 
Capitano non fi lafciaua partire daprejjo il Moro 
*Addoglia Salamoneper le buone, & uiue ragioni 
che egligli diceua,onde che tutti gli Duchi, & gran 
Signor i)fi leuorono da difinare, & pregorono il Ca¬ 
potano, che uolejfefar venire lì il gran Filojofo Md- 
daglia Salomone,&fecelo venire, quando fu ue - 
fiuto il Capitano Tirante lo pregò,cbtl dicejjè alcu¬ 
na cofa che per tutti fujfe utile. Come potrò io di¬ 
re nulla Signor Capitano fendo tribolato, difjeil 
granFilofofo Mddaglia, fen^apimo hauerglipen- 
fato ? Fatemi grafia di dami jfratio fino a dimane, 
ioglipenfarò quella notte, accioche io poffa con¬ 
tentar meglio le Signorie uofire. DiffeilDuca di 
TeraCidi egli non fi può fiere quello che tu di, bora 
che habbiamo de fatato habbiamo bijogno di un po¬ 
co di collatione . Tirante fece portare un drappo 
di ravgp in meogo di una prateria, et un banco im 
cui ilgran Filojofo Moro ftejfe in piedi. quando jld 
duglia Sciamone uidde che j non fi poteua efeufarc 

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<• HLST. DEt CJ.V Aititi^ 

. Voi che il Signore Capitano melcommunia* 
io gli darò configlio che ciafcmo di uoi altri il potrà 
figliare perfe,& afcefo che fu Jopra il banco fece 
principio a tal parlare. 

IE G HytTi COSE CHE DISSE LO 
■ imbafciator moro a Tirante# a tutti ifuou 
Cap. L1X. 

D lo i grande,Dio i grande,Dio è fopra tutte 
le cofe & quellofenga errore o fìttionealcu 
na debbe ejjèr amato,& temuto.Egregio Capitano, 
& Cauallierè inuincibìle,non ti admirare di me,pe 
tò che io ho fegnal di ChriHiano in buona parte di 
uoi altriyche mio padre fu Moro, & miamadre del 
la generatone uoiìra, & da quella parte procede 
che ta uiamo : magnanimo Capitano,già uedo alla 
fine che la fede > uince la infUclità, la libertà, l'~ 
auaritia,& la humilità lajuperbia, l'odio da luogo 
alla carità,& la dilpcratione allaJpcranga, &fot« 
to il male che ha fimiUtudine di uertìt tagliata i la 
perfeuerantia della falfità, & duraoftinationede 
contralianti alla intetione tua in mortai battaglia, 
& fra inuidia è gloria,& fra malignità buirtà,& 
perògratie fiano refe in quello a quello che è Si* 
gnore di uirtù,& Re di gloria, che al prefente è uhi 
Ca la parte d'ogni male, la parte totalmente buona 
ha trionfato » ben che frejfo uediamo il contrario r 
bornio uedo che lAltet^a della imperiale M*t* 


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. flà diffufa tutta in uecchiezfga ha ricuperato l’ho* 
mare, di cui era depofìa, &gli peccatori, & con- 
traflatori uedendo fi doler anno, & con ira crudele 
tnoftraranno l'intrinfeeo furore con fìringimento de 
loro denti per magrezza di uif era corruttione, & 
tu Capitano ualentisfimo & potente piu chiaro, & 
rifflendente & ripojato,che nelpaficto tempo tutti 
gli altri non fono flati,l'alto Imperatore nella Im¬ 
periai cathedra ritornare farai. Caccierai tutte le 
mgole ditriflezz?>& di pioggie di lagrime, & tot 
ta la Grecia ili ufircrai ,foggiogando con la tua gran 
uirtù la parte no/ira della Morcfca lingua,onde me 
rifarai di portare corona di He Ile,che parte farà re- 
ftituita all I mperio la pace che gli era toita,& agli 
popoli il defiato ripofo, per cui di te farà manifeìlo 
al mondo il tuo notorio ingegno. Secondo quel che 
hai fatto nel pafiàto,& tanto piu nel pn finte, però 
che è maggior laude ingiuftamente, & temperata- 
mete regger un regno,che fortumi ameteguadagna 
re et ài quiftar quello. Certo bora è tempo che tu rac 
cogli, et ripieghi infume tutte le uirtuofè forge del 
tuo cuore,et che ti preparia grandi,& infiniti nego- 
ctj fe in te i nulla di I\eal co fiume, che tutti gli tuoi 
pajfjàti trauaglifon nulla,riffe tto àgli molticheti re 
ftanoauenire . La tua gran gloria ricerca nell'effer 
tuo che con rettitudine fta la tua mano,già babbuini 
tufo quanto altamente, et gloriofamente hai com- • 
battuto contro alla fortuna,anebora che fia tanta ri 
terna piu piaciutile nell’ efferJuo> et piujoaue quafi 

KK 4 


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UIST.HZL CAVALLIE\ 
riveniente come elmo,o come coperta dorata, tu 
hai bora vinto laduerfa fortuna, guardati dalla prò 
ffera,cbe non ti uega afinrilimdine di guerra. Guer 
ra in alcun tempo non procede <£amore, et l'odio rio 
procede d’amore ne da cbarità. Amore procede da 
la gloria del cu )re mondano, et non ti penfare che 
benché habbia mutato arme ti fia piu benigno, e piu 
figliuolo, anzi tifar a bifogno che ti metti a ordine 
di murile arme, et non ti penfare battere manco af¬ 
fare,battendo lo inimico piu blando,et piufoaue,an - 
fia certo che la guerra è piu fallace, et d'inganm 
piena > quando la grandezza è dalla adulatione > et 
dalla affabilità combattuta nell’efiremo, che nella 
fortuna auerfa babbiam ritto quanto altamente ti 
fri portato in utilità della republica,borauederemo 
come ti comporterai nella plen itudine deIla fortuna 
projpera, che molti nelle tribolationUet luoghiftret 
tiglifedotto refittentiafenza caufat et molti che fu 
tono nella aduerfttàforti ,per lafortunaprofperafu 
tono rorinati. Annibale fu uincitore nella batta¬ 
glia di Carme, et poi che fi fu invernato a Caput* 

et con mangiare delicati cibi fidiletto di dormire 

ripofando in piaceuoli bagni per odo, et per luf- 
fitria fu rintonella battaglia da Marcello » et cofi 
laeftremità del freddo,et del ghiaccio del fiume 
Trebbia dòue prima haucua hamto rittoria inLom 
Cardia, fu estinta in Capua, per il calore de bagni, 
et altri diletti, et fouente è la pace piu perico - 
loft che mn è la guerra , che a molti ririuofi iJU- 


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TlUst^TE IL BI^UCO. tét 
t* noe ernie,non battendo aduerfario cantra ìl quale 
la uertù poteffero esercitare,laqual fi è per odo df 
ripofio aficoBa ò alle uolte del tutto perfa & debilita 
tatuando in luogo dello aduerfario,per il quale la 
virtù fi dimoBraua,#Je ingagliardiuajono fuccefi - 
ft le delitie,& in ulta non fi può hauer guerra piu 
grane che con glifuoi propri) cofiumi,& cuore,per 
che allhoragli ponno ejjèr manco tregue. Toi che la 
guerra è tutta dentro al muro, ciò è dentro all'huo- 
momedcfimo,& quefta guerra fianca già per con- 
fitetudine della battaglia,laquale venendo con man¬ 
tello di pace ha maggiore ardirebbe quando uien di 
bacinetto armata,#Inficiando moki e fiempi di gen 
te,pace, & tranquillità humiliògli Rimani non già 
maihumiliati,& rotti per battaglia,#- vincitori £ 
ogni gente,defecando che alcuno haficrittoper veder 
Sqpionebuomo riputato altamente Jbuono per tut¬ 
te ilfienato di Roma,cbcgli diletti di luffurìa erano 
per vincere gli Bimani,difiuo potere vietava la de- 
Sìruttione di Carthagine, benché lofaceffie fecondo 
che dice Floro,cantra la oppenione del fiapientisfimo 
vecchio Catone i acciochegli nomarti perfa la paura 
di Carthagine inimica loro,non commìaffieroà dar 
fi alle delitie,# al ripofio , & hauefie uoluto Iddio 
che’l configlio di Scipione fiuffie fiato fieguito,che me 
glio era che fiufìe re fiata la guerra de nomata con 
gli nemici loro, & con Carthagine,che con loro pr% 
prtjuiti),# diletti,eh e certamente inmeglioreeffe 
refiariano (lati gli fatti di noma, & fecondo che io 


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mST.DEL CtAVolLLIE^ 
tiglifatti di Hpma,& fecondo ch’io credo,hc,ueria~ 
no hauuto manco battaglie,# piu continue uittorie 
<*r fe miaddimandiper che qucflo,tirijpondo che io 
mipenfoche molti frano,& faranno^ quali pargié 
tempo di ripofa,& poi che’l Signore Iddio t’ha con 
dotto àprofferita di fortuna fappi efierea loro do 
contraria intent ione,dr dico à te,& à tutti gli gran 
-Signori,che uno dee e fere tifine detta uita>&dd tra 
maglio,& fempre dottiamo efier inguerra de nemici 
uìftbili & inwftbili,& uedi piu mangi quanto io 
mi difeordi dalla commune oppenione, che dico cho 
da qui innanziJentirai doppio trauagliopiu che nel 
paffuto,& te ne allegrerai. Giamai no tibflato bijè 
gno leuartt con tantagagliardegga, & ìarùmodee 
in tefopramontarefe fiefjo,che uenutofei àgli foprn 
ni combattimenti, & c o fi intenda tutto il mondo* 
quale & quantograndefeifiate in ciafcuna fortuna r 
ciò è profferii,ò. iiduerfa,& notufolam ente ,ma quel 
U chefegmno gli tuoi con figli.Tu hai Signore uec - 
chio & antiquo,ilqualelafortunahaueua battutoti 
terra,cìr sferrandolo l’haittua condotto in molti ca 
dimenti all’ut U egra del Hate hmano,moflrando- 
gliper qual grado è afeefo à quefla trionfante tutto 
ria,& con qualfìipere fi deeriformar,gia non fi dee 
sformare di afeendert piu alto , ma di recuperare 
per contento della dignità,in cui l’onnipotente & 
ómmenfo Iddio l’hapofto,& del feettrohtreditano 
che piu gli b alligato per debito di fangut, che per 
fuapropria uirtù,che la.Stgnwiandnfa l’bumojM 



TlHyniTE IL MAJiCO. ì6% 

10 difcopre,&gli h onori non mutano gli cojhtmhnà 

11 cuore,ma lo moHran'o^r à mostrarlo che Jappia 
effer Signore, che il primo ìper meriti, il fecondo 
per fortuna gli dimoflra, che egli honori 1‘onnipo¬ 
tente Iddio,& ami la Sua terra,feruigiuftitia,fetida 
laquale il ^egno,benchéfta ricco,& opulente non fi 
può conferuarejimpari che alcuno atto molante non ; 
può effer di lunga durata,& meglio & piu ftcuro i 
al Vrecipe efferamato che efier temuto,per coftumi 
non dtfiderarefe non buona anima, buon fenm, & 
buonpenfiero,ér che non a frettiJc non buona fama 
& non tema fe non dishonore,&penfi che quanto 
egli è piu alto piu chiaramente è uiHo,& manco fi 
può afeondtre quello che il fa,&quanto maggior po 
ttre ha,manco ha licentia di ufarlo in totale,fappia il 
Trencipe non deuere effer piu differente dal popolo 
per habito,& per co fiume, & fludij diSeparar fi in 
tutto dalle eHremitd per egual fratto, & feguendo 
la uirtà fintata nel meg^o allargafi dalla prodigali 
tà, & dilunghift dalla attornia,chela prima conju- 
ma le ricchezze,& la Seconda la gloria,& l'honor . 
Sia conferuatore,& amatore della fua fama pro¬ 
pria , & piu che'lfuo honore,& fta auaro di tem¬ 
po, guardando fi di non perderlo, fta largo di mone¬ 
ta,& habbia fempre nel cuore l’animòfa rifròfU 
del fauio Imperatore che diffe , non uoler l'o¬ 
ro , ma ftgnoreggiare quelli che’l posfiedo- * 
uo , piu uale hauere i uafìaìli ricchi,che la 
camera , ò il fifeo , & fappia che il Trend - 


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BIST. DEL CAVALLIETA 
fedì ricca Hegno non può efafer pouero,& babbi ih 
memoria le calamità, miftrie,&g li travagli chela 
mefcbina terra fifa bafaofferto in quefii tempi pajjk 
ti,&allbora fi reputi be auenturato,che ba compì w 
toilfitodefaiderio.Giuflificato Trencipe farà quella 
che baveri cacciato,dÌTnefiofi> dipartito per fua prò 
pria uirtù le nùferie cheper mancamento,ò inventi 
m d’altri far anno Hatepofale nella fatta terra,& ba¬ 
tterà rifiorato i dannijtparate leruine, formata la 
face,opprefa]'a ogni tirannia, & tornata la libertà 
peUafaua terra,&ponga fai nel cuore damar quelli 
che’l fignortggia,cbe amando crefce l’arme, & note 
può efaler^egnopiuperkolofoiò incerto,chefignoreg 
giare quelli che non uogliono.Giamai no efea del etto 
te al Trencipe la ftpal dottrina di Satuftio dicendo, 
che le genti damiate thefaori nofomiefenftone del 
regno,ma gli amici tali però che non fi ano sformati 
all’amore per armi,ne battuti per denari,maper be 
nefìcij,meriti,& fede.Il Trencipe dee uiuere co futi 
con concordia,che la concordia fa ere fiere, tir au¬ 
mentare le cofaè picciole,& per difacordia fi perdono 
& difiruggono le grandi,di cui hauiamo lo efafempio 
diMarco Agrippa,ilquale saffaticò molto per la 
dettaconcordia,per la quale far a à ciafcunfratello 
è compagno,ò amico,òbuon Signore,&apprefafo à 
Dio,& la aeriti fial’amicitia,la piu cara cofa, & 
c (huomo che una uolta bauera fatto degno della fua 
amicitia,nol cacci dalcun fuo configlio,&faiguendo 
il configlio di Senecajutte le fite''sofe confenfia ci 


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TI^AJ^TE IL EPATICO: aS; 
quello cbel fi conofce effer amico » ma primamente 
tonofca l'amico,perchefi po/fa fidare di luì,ma no » 
dee moltofìudiareperfaper conofcere l’amico dallo 
adulatore,&faatte nimico,piacendogli le uerelau- 
di,& i fìimoli,&petizioni diuirtù,abhorifca l'ad * 
lattone,co fi come ueneno.T^onfui leggero à prende 
re l'amic'ttia,ma poi tardo da che Cbatterà prefata 
lafci,&feposfibile 1 nonla lafcigiamai, &felafcia 
re glie la cenatene.non lo faccia con presieda » ma 
con difcretione apoco apoco,cefi come dice il prouer 
J?io.lfdruccia,& non flracci Vamicitia, habbiaper 
fermochefecondo cb’eglil amico de gli altri cofi 
gli altriglifaranuo amici , & non fi perfuada efier 
amato d.'alcuno ch'egli nonanù,chefuole eflereer- 
rore de grandi Signori, &deeguardareche tetto- 
tonta di cifcunfono molto libere, & non fopporta- 
no ilgiogo d'altrui fin cui quel medefimo non cono- 
fca.no. Amore nonpuò giamaiejfer sformato fe non 
per amore, & da quello biforcato quando in altri 
lo conofce,non prefùmi alcuna «fa di mal neUo an¬ 
tiquo amico,& non creda improuidamente,& fen- 
%a caufa,ìn alcuno non pigli di fe [affetto, non prefU 
(orecchiaad acculatoti ò à mal dicenti d’ahri,& fi 
loroperfeuerano con pertinacia reprendagli,& an- 
cboraglipunifcafe nanfe ne diftolgono.Varolaldel 
l’Imperatore,cheilTréncipe che gli adulatori > & 
maldicenti nonpunifce,comraafefleffoira fi accen * 
•de.Il grande jilefiandra benchéfuflegiouene , & 
moltopotente Signor,poco appre^aua uno occupi 


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H1ST. DEL CjtVjtLLlE *L 
tore,& con moltogronde, & buona fornai? fida » 
^a bene gli nefeguì,fecondo che doutua,cbe e fendo 
amalato,& dotando prender per buona medicina 
un bf nereggio a lui apparecchiato per Filippo fuo 
medico,rictuè lettere daTarmento ,ncllequali lo 
ammacfiraua che Filippo medico corrotto per mol¬ 
ti danari da Dario nemico fuo gii hauea promejjò 
che lo faria morbre^rcofi che figuardafe dallefue 
infidie,& dal fuo morteti beveraggioJe qual lettere 
lefle lAlcfìandro, etcelò,etdisfimulando tacquefiu 
che intrato il medico eglihebbe beuuto il beutragio, 
allhora uoltògli occhi al medico,& diedegli le lette 
redellaaccufationejaqualefefujjèHata nera, far 
di,tir inutilmente lo baucua fatto,ma utile t gli,fece 
&preflo,& bene,poi che la accufatione era fàlja » 
diffreyjò altamente i malparlanti^ meno per ta 
cere gli riprefe mostrando che haueuano mentito, ri 
cor dando fi di quello che l'imperatore Ottomano 
ferine à Tiberio diddo che tu fi douea incrudelire 
che alcuno parlaffe male di Ittiche a fai era che al¬ 
cuno nongli potèfe far male,& effenderin altro mo 
do piu auatitaggio hautria f huomo che Dio^dquale 
biche no fi posfi accoflare ingiuria ne offefa,pur mol 
te tolte le genti lo alloggiano di ingiuriar di parole ., 
jlTrecipe aduque imporlo efferati ipenfterì,& l' 
orecchie ì quello in cui nofolamete è lodata la patii 
e tia del dettogrode Imperatoria di Topeograde » 
<& JoL mie cittadino di spaiai del Re de Tarthitft 
di FiloSìrato tiranno àiMhénejào fi aggrotti il Tri 


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TI^T^TE IL BI^T^CO.' 2*4 
etpejè alcuni cercano difapere i fatti fecreti, & e- 
gli non ft curi{aper i fecreti d'altri, che da ualorojo 
cuor procede non curare di tal cofe,&il contrario b 
in ciafcunocheha poca confidanza. Viu innanzi fac 
ciati prencipe che/ia tale conte uorria ejjcr riputa¬ 
to alle genti, & allbora non uorria che i fuoi fatti, 
&fecreti.fusfino afcofli, ne piu fi guardata che gli 
uegga il {ito amico chel fuo nemico, ne eflìmarà piu 
la Jua deliberatione inconfiglio, chelteflimonio di 
quelli che malegli uogliono, & con tal confidanza 
face condurre Scipione le {pie de Cartbaginefi per lo 
efiercito de Romani, & con JimilemagnammitàGm 
Ito Cefare liberò Domitio, prejè un gran Caualliere 
di Tompeofuo nimico facendolo fuggire, zirlo d'u 
{prezzò) & nanfe ne curò, fe ben {apeua molti{uoi 
fegreti. Jlnchora hauendo una uolta trouato fcrittu 
re doue erano fegretidelli nemicifuoi, le abbracciò, 
tir nonuolfecheft leggefiero, & nonpenfiil Trend 
pe chefolamente alla uentura gli fta flatopoflo nel 
fao titolo Strenisfimo,o Clarisfimo, per tal che nel 
fuo animoprosftmo a Iddio,&piu alto di tutte le ua 
‘ ne peti foni non posft ajeendere alcun modo di dolo¬ 
re ,ne alcun pianto di triflezga, ne alcun gelo di ti 
more, ne fumo alcuno dentali deftderij,fappia che 
tira nelTrencipe è cofa brutta, e nominare folame 
te crudeltà nel Trencipe ècofa illecita &peccante, 
s & tanto peggio quanto ha fotto fe piu modi di ma 
cere che gli altri, & intenda efferucro ciò che dif- • 
fa Seneca nella Je fonda Tragedia , Ogni Ifrgno è 


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HIST. DSL CJ-VALLISS^ 
fétte maggior Segno,& coft leuata ogni ira &ptm 
ra ft renderà commune àfuoifudditi,& tutte quatt 
te che in loro ordinerà è perfe flejjo ordinato dalla 
mano del fuofuperiore,étoè Dio.Superbia > & inni- 
dia non habbia che non fono uhij de Vrencipi,ma di 
gente commune. Qual ragione ha ilTrencipe in ha 
uerJ'uperbia al qual Dio ha fatto tanto bene ,& è 
debitore di tanti gran doma Dio onnipotente , & 
fuo Creatore,& comepuò hauer midia quello che 
non uedefoprafe alcuno,&uede fcftejfofopratut- 
tit Intenda ilTrencipe chela ueritàgli dee efier loda 
ta di tutta fedet&à quello che dice falfità auuiene 
che l'huomo non crede la uerità,&grande uerità fi 
guafia conpoca falfità,&l’huomo che defidera che 
ognìunogli creda,prendafempre in cia/cun fuo par 
lare la uerità,cofì accostumando la fua lingua che 
non Jappia mentirebbe non può efier piu abbonane 
uolcofa nepiu pericolofa chei Trencipe bugiardo, 
fitto il quale la Sppublica del fuo tigno incerta & 
timida per le fue bugie hauerà a uaciUare.molto dee 
efier,fiabile,& ferma la par ola di quello , nelqual i 
firmata lafocietà,&la fioratila di tanto popolo,& 
giamai non dee mentire àgli altri quello alqualeh 
di necesfità(fefarefi può) che alcuno non mnta,& 
perche faria adulatore quello che non dee hauerpau 
ra,ne dee affettare di haueve cofa d’alt ri, le quali 
due cofe mi paiono propriamente fintili dellaadula 
' tione. Cmrdifianchora che non laudi fefiejfo , che 
con fatti debbe moftrare la Jua laude , & non co» 

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parole, non minacci adalcmo, ne s’incrudeU[ca,che 
non Ha bene al Trencipeperche folcolfguardo può 
jpauentare, et e fendo ripefatofi può utndicare, et 
anchoraperdonandopuo punir e,et è la piu nobile ut 
turach’effer pojfa.Guardi afeftejjo d’allegrar fi trop 
fo,et[opra modo guardando ì immortai occupalo* 
ni del reggimento delfuo Bpgno, etftmilmente nofi 
dee attriHàre fèlguarda i grandi honori,et la diui~ 
ria magnificentiache ha ìnfi.'lponfi nieghi ad alcu 
no, che Dio l'ha fatto nafcere non per fe/blamente» 
ma per la republica, etjappia che ogni bora fa gli 
fattiJuoi,e[uando egli aiuta ifinn [additi. Tempri il 
rigor della giufiitia con egualità, la crudeltà fia me 
Jcolata con clementiai nella prudentia fia allegre3 £- 
%a,nella celerità maturitàineUafecuregga auifamt 
to,nella temperanza babbiapiacere, nella allegrex, 
%a auttoritàtfelmangiare nutrimento,ne corniti te . 
peranga,nelparlarefoauità, nella reprenfione cari 
tà, nel configlio fede, nel giudicio libertà , nel rider 
tardità,nel federe maniera, etnell'andare graniti. 
Habbiajproniin remunerare fieno in punire,[enfia 
gli/uoi nemici,et gli firn cittadini[e lo meritano con 
faccia trifia, etper effempio del granTrencipe gli 
delitti de/iioi fudditi glifianocofi come ferite prò* 
prie, chenohfipomo guarire fe nonjpno tocche et 
curate,et fecondo che dice Tito Imo, punirgli deb 
be con gemiti et lagrime come eglitagliaffè gti/uoi # 
interiori,et póngafi nel cuore il Tnncipe che’Ideo 
t/fen fintile del tutto * Dio per mijerimdu , « ho, 

LL 


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BIST. DEL CUVjILLIE\ 
del tutto errarono gliFilofofi che dannarono là mi- 
fericoriìa. La magnanimità è propria uirtù delti 
Trencipi, ferrea laqual non fon degni i'hauer regno, 
ite nome di He, & fe l’humanità è nell’huomo co/a 
naturale,& non mtò.fe tu non l ami, che è fuori di. 
co fiumi,& ragione,& uitio, & però piu appartie¬ 
ne l'humamtà al Trencipe ,& al He, che ad altri » 
perche piu fono agli altri, & ba fra gli altri huo- 
mini il primo luogo, deehaucre callitàil Trencipe, 
laqual è belkgj^a in tutti li burnirà,ma nel Trencì-t 
■fe è {iugular ita dì bellezza Cofa non hpiu bella che 
il Trencipe eaSh>,nepiu brutta ebe'l Trencipe [uff» 
triofo.Gratitudine che è memoria defemgi,& de he 
nefiepf fogUono bauer gli brutti animali, & brutta 
cofa è fe manca agli buomini, laqual è ornamento,et 
bellegga di quelli,& aiutagli Trencipi, & l'ingra 
titudine fuol corropere li neruij& forge del Hegno, 
per modo che ciaf amebe cerca di fornir a quelli che 
/cordanogli pertùgi cerca di empire la profondità 
finga,fondo, dell'ingrato cuore di doni che perifeo - 
no, alla fine confefii il Trencipe che è pieno d honor 
faticofo,& di caricohonorato, & quello che diangi 
tra franco & libero, {oppia dapoi che fatto h Tren 
ripe , che egli ha prefoferuìtk traiiagliofa,follecita, 

<& honefla,fotta laquale è la libertà della irepublb 
ea, & dati innangi ha a tùuete'per effempio agli al 
K triiche per effempio degli ,& degli Trenàpi 
fi regganogli Hegni, & le cefo che fanno gli popoli 
fagfipna nfcire da gii cottimo ietti Signori ,*$•<(* 


w. X 


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TIRyt^T E IL Sljn^CO. 1*6 
reggitori. ilTrencipe non dee volere cofaprò-.': 
prìafe non ilfcettro,& la corona, & ciò che di quel 
laò,& però giti la fatate di tutti glifitoifudditi,glo 
riofa,ma difficile, & di moiti capi fimile alla/èr- 
pa di Hercole,allaq*ale najceuam molti capi per un 
tagliato. tìabbia il Trencipe acutezza debita con 
hgegm,& vergogna condecente all’età,e uirtualla 
jua progenie, & il fvo,flato Reale babbi Maeflà per 
tinente,dijj>mgiporpora t &pietrepreciofe, &di 
letti, non estimando tutte cofecbepaffa.no & fvggo 
nùvolamente guardi altamente le ccfe eterne, & di 
quelle cofe ammiri.Habbiaper Reai effercitioarme 
& cavalli, & gli ornamenti del Juopalalo > & 
nella pace* & nella guerra,&in ogni cofa fegua le 
arti & maniere de Romani, che fono feruare marne 
ve nella pace,perdonare agli fudditi, et deflrugge - 
re,et debilitare gliJuperbi ,alia fine fxppia la vita 
preferite effer tavoliere digran pericolo & trava¬ 
glio. J^on dee federe a giuoco ò parlare, neàripofb 
perniciofo,ne a vii diletto,ne altro dato per Dio agli 
buominiji non che con poco et breve meritoje apra 
il camino alla eternag£oria,et fama perpetuai co 
fi altra volta mofiri bavere deftderto de imparare 
con gran volere, legga et oda i nobilifattide gli an- 
tiqvi , et fta Jollecko, et fervente addimandatore» 
mn de beni temporali ,made gli effempi degli am 
tiqvi, ctprencipi IliuHri babbiam continouamentà # 
in memoria > ciò che quel Trencipe magnanimo ?y 
ultimo Trencipe rietino deftrttggifore deke «fi 


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H1ST. DEL CJIVULLIEJ^ 
Huìnùcbe » fece in quello t eflercìto Jòpra Scanora 
cbe appreffo fu effempio di militare dtfciptttia a tuoi 
ti Hpmani Trencipi, cbe cofi come quello cacciò del 
l*esercito ogni maniera de diletto di abomineuol Inf 
furia,& dua mila disboneSìe femine, cefi il tuo Tri 
cipe cacci di tutte le fue città ogni inSìrumento di 
luffuru» & correggagli coHumi delle genti che per . 
granpiacere.fi fònguaHe, & stroppiate, & fernet 
quefio non babbia Jperan^a non /blamente di unto- 
ria,ma di falute, & quello per esempio babbia del 
dettoTrencipe,& altre cofe,perlequali fi faccia co 
pho,& perfetto, eh" tanti nomi de buominifegnala- 
ti per uirtà,quanti egli trouerà effer fiati fattifap- 
piacbe a lui (tono dati per maefiri dettafiuauirtù,^r 
perfua guida alla gloria, & fpejfe uolte auiene, cbe 
tantogli nobil cuori sacc endono perejfempio quan 
to per doni, & tanto per parole, & fiatue poée in 
memoria detti antìquigranpiacere è quandol'Into¬ 
rno può farefe Slefio eguale a gli antiqui che finlo- 
dati, & betta imidiaè a quello che fiefìima di uir- 
tù, & non bifignaperdere tempo in acquistarla da 
gli altri antiqui,cbe e/fempio fingulare ,&cbeaL 
cune che non Stima l’bonorc ne ha paura di uergo- 
gnanonpuo operare ne uiucr e uirtuofamente » molte 
uolte uolerfi allontanare dal male giudee effere ri¬ 
putato buono quel che fi Studia in farebontà. kiol- 
v té coj'e ho detto, ma in utro poche fono rijpettoatta 
magnitudine de gli auditori, & piu fino ancboralt 
cofe die gli refidqoa dirti & Uimolte Egregio Co- 


rGoogle 


,T{ r E'IL Biotico.- iSj 

wi* pitano che finti, & fai che tutte le cofi fono a carico 

-.-ja» fiopra alle tue fintile, & però al grande amore non 

.:£* glii cofa difficile, & grane, fi non ejfir non amato., 

-jdi & queBo non puoi dir tu, che perìctue infinite uir 

..iti tu ti fai amare a tutto il mondo,& i tuoigiudicij,et 

■né configli confiruano lo amore di quelli che ti femo¬ 
ri no,& non fupiuaccetto Chiron ad .Achille, ne*t- 

. ; 3? chate ad Enea, ne Filottete ad Hercole, ne Lelio a 

;f» Scipione africano, che tu fii al tuo Imperatore, 

pi . Dunque da compimento a quel bene che hai princi¬ 

pi piato, che la Carità porta ogni trauaglio. jimorc 
yt uince ogni cofa, & fimilmente chi uuolparte dell'ho 

fi rioré ,& gloria, ragionò,che porti la fua par te de 

fi penfieri,& carichi. Le cofi grandi affai cottano,l'o* 

,t rofi catta del profondo della terra,le Specie fi porta 

:i no di lontano, l'incenfo fi raccoglie dagli arbori che 

fi fono irisabea,in Sidouiafe'pefianogli Murici, fa- 

fi uoriofiha ncW indie, &le perle nel mar Oceano,co 

fi gran difficultà fi hanno tutte le cofe grandi & pre* 

fi tiofe,& lamtù, che (opra tutte le cofi gradi è pre 

fi tiofisfima.Leggiermente non fi ottione buona fama, 

fi & è piu rivendente che l’oro, ilqual co gran fludio 

& fipurifica,& congran diligentia fi guarda,& fi ma 

fi tiene.Larqfàftafra lejfìne, la uirtùfralediffcul- 

fi ; tà.&fra le curefollecke la gloria, ifil raccoglie¬ 
vi. te della rofa patiffe il dito affanno<,& perìcolo,nel- 

, j ( la ubrià & gloria il cuòre dell'huotno. adunque t* 9 

fi M Cuore con pripcìpii glorio fi , che quando 

D (enfiarai hauerefinito^tllhora coriiinciarai, ejjerci- 

LL ì 


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H1ST. DEL CjtrjtLLIEU ; 
'tondo con buone cure del Trencipeet della rtpubli 
ca,et tffer citando con quelli farai di qua fortunata 
mente li fattifitoi,etl anima dapoi che farà partita 
'ialjito corpo piu leggiermente,et meglio Molar dalle, 
eternai cathedre fecondai'oppemon di Cicerone, et 
mi ilfaperemo, a Dioraccomando l honor della tua 
Signoria,et mitro. ■ 

CHE L'tMtiUSClUTO\ MOEP 11^ 
fieme comi Otti altri fur fatti liberi, et giurie 
uittouaglie al campo di Tirantegt come Tirana 
te mandò Diofebo con tutti i prigioni allTmpe^ 
ratore. Cap. LX, 

T Vtti igran Stgmri,chegti etano, uededo che 
tanto bene haueua parlato » et tanti configli 
buoni gli haueua dato che ciafcunoilpotea prende 
reperfe,d’uno accordo fileuorono, etfupplieonm 
al Capitano» che uolejfe fare aUunagratia alforno 
Jrloro. il Capitano che hauea Vanimoualorofo riffe 
dendo difje. Signori miei, moltagratiami riputare 
dalle Signorie mitre, che mi uogliate dire qualgra 
tia miete cb‘logli faccia, ch'io farò molto contento 
d'ubidirvi, et loro loringratùnrono molto della fiat 
gratiofa offerta,et tuttipenjòmo et hebberoperem 
tl/ifionecheilmaggiorc dono, che poteuaeffer era 
v la libertà, addimandorongli il Moro ^fddaglia con 
un figliuolo chauea prefo con lui» et Tirantefu mof 


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i 



TJ^XTE IL ì68 

to contento per amore de tanti gran Signorì,cbe gli 

10 addimandauano, et per compiacenza brogli det 
te la libertà,et a venti altri per amore loro, ilfavio 
s/iddaghafigittò a piediJuoi per uolirgliegli baiia- 
xe,ma iluabrofo S gnorenòlo uolfepatire,ansigli 
•diede La licetia,etfe ne ritornò al capo.Due dì dapoi 
memoro le nata cole uettouaglie,ct quando hebbt no 
fcaricato quello che portavano,il Capitano hebbe co 
figlio cogli Signori, et deliberemo di porre tutti gli 
prigioni ncllenaui , et mandargli all'Imperatore,et 
co fifu fatto, et fece comandammo al gran Conte ila 
bile eh'andafft fior Capitano , etfipartirno f andar 
al porto,et quMogUraccolftro nelle galee gli fecero 
ffogliar per veder quel che portavano,et trovarono » 
thefragioie, et danari, chaueanoguadagnati nella 
guerra,et delfoldo c battevano hamto cento ottanta 
mila ducati, che gli era tal prigion che fra girne, et 
danari valeva quello chel portava diece mila duca¬ 
ti,et mandorono tutti gli danari al Capitano,et egli 
incontinente fra quelli del campo gli fece ripartire, 

11 Cout efiabile fece far uela,et conproffrero vento in 
pochi dì al porto di Collantinopoli arrivò.Vlmpe- 
ratore,et tutte le dame erano alle fineflre dove ve* 
deuanoentrare le naui,il Contefiabile fece ufeire 
fuori i prigioni,et condurgli al palalo. Il Conte¬ 
fiabile afctje alto dove era lo Imperatore, e fatta¬ 
gli ritte i enfia,et fattogli le raccomandationi per par 
te del Capitano,gliprefentò tuttiiprigioni, il ma¬ 
gnammo Signore gli ricevi con grandisfimaalle- 

IL 4 


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VIST. DEL CUr^LLlElt 
grezza, battendo molto gran contento del Capita- 
tu» & pofli loro in buona guardia il fece entrare nel 
la camera,ou’era l'Imperatrice, & la TrencipeJJa» 
& (limandogli dell'effer del campo,come fireggeua 
no i fuoi Cauallieri,& il fuo Capitano come (laua,ee 
come fi portaua con tutta la gente. ilConteBabile 
dijfe. ijpn conjènte proserò Imperatore la uerità 
tjj'er tacciuta degli fingulari atti che ha operato 
opera ogni dìiluoBro ualorofo Capitano.Anchora 
che con parole finte , & fimulate nera fìmilitudine 
d’errore alla Macflà uollra depinto iniquamente 
babbuino, per ricetto della confufione d’alcuni de¬ 
trattori, uolendo far credere aliagente la fallace b» 
già,per i efficace uero, &perche fi)copra il uerodi 
tal cofa recitarò all’altezza uosìra che per confa di 
alcune contradìttionid-l campo uinto» &fconfitto 
de Tur chi.il Mar chefe difan Gcorgh confuo fratei 
lo il Duca di ¥era,& tutti gli altri leuati in arme fi 
pensòfeguire gran giornata cofi per hauete fatto la 
Mae fi à uofira rnouo Capitano » come per gli guada 
gru fatti per noi, & per hauerci loro liberati de tan¬ 
to male che apparecchiato ci era hauendo lo ro(par¬ 
to il(angue,&p otto in pericolo le per Jone,&le ui- 
te,& noi altri ne hauefiimo tutto il theforo,etle rob 
he. Ma Tirante come Capitano uirtuo(o pacificò tut 
toil campo,& uolfe che le fitoglie fufièro noflre,a no 
fira altezza conogni uerità dico Signore,c "babbi*- 
v mo il piu fingulare Capitano che fia flato, & credo 
che mai non farà nel mondo»& non penfi la Maefiì 


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T1WÌITE IL BIUXCO. i ggt 
UOÌlra,che Meffandro, Scipione,o Annibalefuffhro 
tanto difcreti,tanto fiutane con animo tanto gagliar 
di,ne tali Cauallierì come è quello,piu fa deltaguer 
ranche quanti huomimhabbìa uiSlo òudito nomina 
re.Ctuado tutti fi peftamo effer perfhallbora fumo 
lùncttori,la faticafuaìdigrade admiratione diffè 
l'Imperator,qual Ha fua prattica? difieil Coteftabi 
le.LaMaeilauoHrailtrouara il piu foUecito huo- 
mo del mondo,amatore, e*r defenditor del publico 
bentbBonfigliatore degli difconfigliati, amatore de 
glifi Hatirfiutatore de gli ammalati.Signorefealcu 
no è ferito alla fua teda il fa portare) & cefi il fa 
feruti di uiuande,& di medicine in grande abodan 
Ita,comefelfujfe il corpo d’uttre, egli medici mai 
nonfe ne partono,&iopenlo cheJe'l nofìro Signor 
Dio gli ha da far e bene,che quefta uertù n'ifoffici - 
ente.Dhemi ConteJiabHe,difie l'imperatore, qual 
recapito da nel capo,& che ordine ferba alle genti 
d'armiiSignor difieil ConteJlabile,io uelodirò,pri 
meramente quando uien la mattina egli fa porre 
la fella à dieci mila cauallifecondo a chi tocca la uol 
ta,& gli mille caualcano tuttiarmaticomefi do » 
ueflero,entrare in battaglia, con loro nonno mille 
huomini a piedi,&coftguardano tutto il campo den 
irò & di fuori,& qucBo dura fino a meggo dì ,gli 
altri caualcano fino alla notte ^ etnonpenjate chela 
fii deformare quelli che difinontano,ne cauare4e fel 0 . 
le agli caualli,amagli fa ilare fempre armati, ac¬ 
etichefe alcuncqfoglifoprauenifieche qniiìagente 


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- VTS T. DE L ClAVALLI 
fufiepiu prefio à cauallo che tutti ?,li altri,et quatto 
uic la notte raddoppiala guardia.Caualcuiio due mi 
la lan?e,&due milahuontini àpicdi, egli altri due 
mila ftano amatiy&gli tattaUi conlefiìle,& qui 
do uitn l'hora dimena notte fi neuanno alle loro 
fiatate,&gli akricaualcano.TSlepenfate Signor che 
il uofiro Capitano in tutta la notte dorma,egliincep* 
fantemete ua,et fia cole geli d’armifihtr^àdobora 
co qutfto,hor co quell’altm&in tutta la notte tato 
ìuga quato è,giamai ripojar ne domir ii uedrete,et 
molte uoìte to gli dico che’t uada à dormir,e io refi* 
srò infiuo luogo,f cofa alcuna nouuòl cofentir,èt qua 
ionie che glilil dì chiaro cheti Sole ìfopra ilnofiro 
Ornate fa fonar lameffa,&uegono tutti quelli Si 
gnori,che udir la iioglÌQno,nepcJàte cbe’lfia buonut* 
cerimoniefo,no signorie nonché bora meJjora alca 
altro pigliarà àbraccio,& fa porre tutti gli magna 
ti prima eh’egli in Un tato della teda fi p6ga,&coft 
ode la mefjà,co graie honor,che à tutti gli. Signori 
fa,&, quado la mefia è detta fi pogono tutti in confi 
gltoJet qui fannofe al capo uettouaglia maea, otto ; 
& incotinetefaproueder à tuttele cofeneceffiarie, 
del co figlio d’altra cofa che del Slat o del campo no fi 
parla,allhoratlCapitano fe ne ua alla fina teda ò alla 
prima chc’ltcoua,etJòpra un baco,& interra fopra 
una coperta da forna fi porrà à dormire, & doma* 
rà due ò tre bore al piu,& quandofi liena fonano le 
^ trombette,& alihora tutù gli magnati uengono a 

definar,&tuttifonfiruitimarauiglioJìitketeiivul 


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Tl^yt7{T I IL Bl jn^CO* iqo 

■te ttiua.de ,e buone,ne giamai fi fìede à tauolafin che 
•mfi ha magia»» la prima uiuaià.lo refio admirato 
■tome egli babbiail modo f tati magiatori,cbe àpiu 
di-qoopfone dà da magiar,et trenta fame che già- 
mai no fanno altroché andar et nenir co uettou^glit 
taponi,galline , e tati uccelli quoto hauer fentpuo, 
la fua fatica,e ilpoco dormir, fono cofe mirabili. Da 
poidifinar quado ha fatto celiatiti,legono altro cofi 
gliofeglifon uiUecafìeU: ,ò luoghi prefio de lì che fi 
tegano fgli Turchi,qualgete darmi gli ha bijogno 
fcoquifìargli et qual Capitano gli andar à,&fe Ufo 
gna codurgli bobarde,ò artigliarla,et predamele fe 
gli da ricapito.Io uifio dir Signor,che piu de fettata 
luoghi battiamo re cuperati. Molto buona praticafer 
ha U Capitano,&molto meglio che no faceuamo an 
■fiche egli cifuffè,quadoilDuca ci eraCapitano.che 
mi direte uoi,difie llmperator, deglifuoipareti co 
me fi portano nella gucrrafmolto be diffidi Cotefia- 
bile,quefia notte, & dimanefarà qui Diofibo coni 
gra signori,che prefi coduce,come,diffc l’Imperato 
re,anchoragli ne s opiutfanta Maria diffe il Cotefla 
bìl,egliUlDuca d’*Andria,ilDuca diMcìfi,il figlimi 
del Duca di Calabria,et molti altri che uego frigio 
mi,la letitia aumetò in quell’bora molto piu che non 
tra Hata.Del uoflro officio di gra CoteBabile,hau~ 
ni fatto ìpedimeto alcun diffe /’ Impaurino Signor » 
tifpofe ilCotefiabile,anfi incotinete che m’hebhe da* 
taunalettcraàì V. Maeflà mi difie eh io reggesfìil 
mìo officio cofi mlfuo capo,come in quello del dh~ 


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tìlST. DEL CAV jlLLlE\ 
ca,& uoleua che ilfuo Conte fiatile ch'egli conduce- 
uà fuffe mio luogotenente, che poi ch'era primo in 
tempo ragionerà ch'io fufie primo in officio, tutta 
quefia guerra Signor Sìa nel sfor%$,& gagliarde^ 
%adi firante.il difeguente Dtofebo entrò con ipre 
.glori per mezppo alla città,con molti trombetti , & 
tamburi ch'egli conducala. L'Imperatore, & il po¬ 
polo fiatarne a dm irati di tanta moltitudine di pri¬ 
gioni,quando furono nella pianga del palatimi 
peratore era ai una fineSlra,Diofebogli fece molte 
gran riuerentia bumiliandofi molto,&preSlatnen- 
te afcefealto nella camera,& baciogli la mano, & 
all'Imperatrice,& alla Trcnctptffa,quando hebbe. 
abbracciato tutte le dame,tornò all’imperatore,& 
diffegli.Tutto queSlo,& quante benedittioni, ame¬ 
re,& uolortàgli hauea impoflo Tirate gli apprefen 
tana,il eli menti sfimo Signore confacàa molto He 
ta lo riceuè.Dopai Diofebo gli dijfe. iofupplico Si¬ 
gnor alla Macflà uoSìra,cbe miuogliaporre in liber 
tà,che ben è prigione quello che prigioni haingmtr 
dia,perche cia/cun di quelli contende dijopraafcen 
dere col cuore à maggiore dignità che nobiltà non 
fopporta,fy per ciò uoglia l'^dlreqga. uoftra accet¬ 
targli per il gran pericolo chi tal condì tione feco rap 
porta,che legge h fatta per quelli che filofi honora- 
no che pofiano conferuare illoro proprio bonore,& 
v quando per quelli che intendono farà utSlo ch'io bob 
Ita refo il mio debito di fedeltà,& quello else all' 
intereffo tocca per leparti,atto & non grafie farà 


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TU^^AT^TE IL BIACCO: i-jt 
nominato. Onde acdocbe fi uegga il mio defi derio 
col uofiro concorde ricerco che dagli notai me ne Cut 
carta publica fatta, pche ne retti memoria nel tipo 
futuro.LaSignoraTrècipefia dell’Imp. Greco,la 
Egregia Stefania di Macedonia ,lauirtuofa Pedona 
riposata,la bella eloquenza di Tiacer di mia uita , 
efr la honefta projpera,&be aueturata S.Imperatiti 
ce facciano nero tefiimonio dime come bo refi il mio 
debito congliprigioni infieme,& ne fu leuatoatto. 
L'Imperatore riceuè i prigioni, & parlò molto con 
Diofebo domandandogli qual honor glifacea,&co 
me gli trattano ilfuo Capitano,et Diofebogli reciti 
laprattica che co lorohaueano fermta.Adhora l‘~ 

J mperator gli fece porre nelle piu forti torri che ha 
ueailpald'zzp.Quàdo Diofebouidde tempo di par 
lare con la Trencipejfa andò alla fiua cornera,et tro 
uolla con tutte le/ite dame, quando la Vrencipejfa 
il uidde,leuosfi del lettuccio,etgli andò incontro,et 
Diofebo pofe il ginocchio in terra,et lebafciòla ma 
no,etdifiè.quettobacio è di quello chela Celfitudi• 
neuottra ha codannato nella piu forte prigione che 
no fonquefti che qui ho codotto,et pche le dorelle 
fi accollarono non gli potè dir piu,per dubbio che ni 
Udificro quello che diria, ma prefilo per la mano fi 
ne andoronoàfedere à una finettra.LaVrencipefia 
chiamò Stefania,et Diofebo dijji. Sei mardiuentaf 
fi inchiottro, e l'arena carta io mtpenfo cbe’l no ba 
ttaria aferiuer tamor,la uolotà,le infinite raccoma^^ 
dationiyche quelprofiero et tàrtuofi Tirante man- 


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- JUST. DEL CjlVALLIEVI 
da alla Màelìàtioflra ì &perche tutte k cofe fono* 
conofomte per la fine,tatuai mollra quel che b da * > 
fcmo>& da primiero,& condanna fi condo le ope-. 
re,& non effondo il pericolo (Cantore maggior efc 
: non di peruenireà mortelo àgioria per premio de 
Cauallieri ualoroft: non doureSli tanto amare la uk 
U che non fatti ricor deuole dell'amore d'un tale,e*r 
tanto gagliardo Capitano, comel'^ilte^a uoflra, 
ha, il qual da quel dì che'l uiuiddeperfie la fua liber 
tày&io recitavo parte della jua illuminata uitajin 
per compararlo atti antiqui Cauallieri de molta fii 
inaine alti prefènti, ne ad alcun’altro. 7\(pn bgiuHa 
càfa che alcunofia degno degli meriti di tanto gran 
premio come è quello della Maelìàuoflra,&fece 
fine al Juo parlare. La fine delle parole di Diofebo 
furono principio alla Trencipefìa che con faccia af 
fabile diffe.Tergli miei defiderijpm àgli uoflri ma. 
nife SU con Infoia intentioneui mmfiifaluare , la 
quale b faputafolo da Dio,&gli giudicij de gli Imo 
mini fono nelle opere per lequaliui condannano tut 
tele donne di bonare,& per quello le cofe d’inhone 
ftecogitationifempre imperfette reilano ; chi il 
'mio Diofebo io farò à uoi altri data pentita Intuen¬ 
do uoi titolo de buom,& ueri ,& non mancando in 
efìecutionrdi mrilCaualtieri de cm fe ite può dir. per 
tutti quelli che intendono per tutto l'uniuerfo mòdo 
ingloria,&laude di uoi altri,& le rvccomadationi 
~<che mi dite io refio admirata,come mai carica tato 
-gradefopra le uoftreffalle habbiate potuto porta* 


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T.I^T^ra IL BIMl^CO. 4 7 i 
té,ma io lericeuo come uajfalla da un fuo Signor, 
lentie fumo raddoppiate, & una piu, & in quelle 
ragioni entrò l'Imperatore,& uedettdo che Ditfe w 
io eraàgran ragiomento conia figliuola dijje, per 
io fa di mio padre gentil cofa è alle donzelle qua n 
iole piace udir le cauallerìe, che i buoni fanno. : 

COME L'JMPSITATODI COSTMTq* 
tinopolidijgradò i prigioni Chri&iani dell'ordì* 
■ nedicaualleria,& che ti Duca d'Mndria morì 
• di dolore,^ Diofebo liberò damorte il fcudiero. 
del Duca di Macedonia. „ \ 

Cap. LXI. 


I 7<( quel mede fimo giorno lImp.dijfe àJud figli • 
uola,che ufiijfe della camera per andare alla gr3 
piatta del mercato, & cofì fu fatto , & Diofebù 

accompagnò ÌImpctator,&dapoitornò per accom 
fognarl’linperatrice,&la Vremipefia. Quando 
furono Julia pianga gli ridderò un gran catafalco , 
chel’Imperai or haueafattò fare,che tutto era co» 
pérto de drappi d'oro & di feto,poi che tutte leda~ 
mie furono pofteàfeier,fece federe tutti i maggiori 
‘iella città,& commattdò l'Imperatore, che con* 
iucejjèro tutti gli pregionérifacendogli tutti fedii. 

' \re in terrazzigli Mori corne i ChriBiam,& tuto¬ 
li fi poferoàjederefe non U Duca d'jLndria , 'i . 
qual difie * io fon accoUumaio di federe in feggiaT^ 
i%e4le t & bacanti uolefe trattarecomefàmu^cerf. 
j 


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H1ST. REE CJ.VUlllE\ 
to non farete, quando l'imperatore uiddelaquefli » 
ne fece uemre i mitùUrì della gìuflitia y & comando 
gliche coti le man legate &piedi il facefferojedere» 
tir cofifu fatto, quando furono tutti a federe,drpo 
fio filerà io nella gente, l Imperatore,fece pkblicar 
una ftntetUia ch'era deltenor Jèguente. Tfoi Fede¬ 
rico per la diurna gratta Imperatore dell Imperio 
Greco di Coftantinopoliftguendo la legge de i notiti 
gloriofianteceffori, a fin che la proferita Imperia¬ 
le fta conferuata nelfuo debitofiatocon ripofo deL 
l'Imperio Greco,& di tutta la Bgpublica, e perche 
fianoto,et manifesto a tutto il mondo, com&qpefìi 
. mal cauallìeri infidelisfimi Cbriftianibabbiam pre 
fofoldo dalli infideli,et con mano armata ftano ueme 
ti centra la ChriSlianitàper ef]alt are la fetta Maco 
mettica,eperdeflrugger la [anta feste cattolica, et 
hanno fatto tutto il poter loro in disfipar quella, 1 $ 
temendoIddio,ne l'honor di quello mondo,nelaper 
iitione dell'amata,et tome congran tradimento, et 
malignità fi ano uenuti nella nofira terra per Moler¬ 
ei deporre della'noflra Imperiai Signoria, camma 
li cauallierì impij ,etmàladetti dalla fanta madre 
Cbitfa,fono degni,et meritanogranpena,eidi effer 
iefgradati dell'arte di gentilezza, et dell'ordine di 
Caualleria, et firmo denaturati della nobil parti, 
et progenie da cui procedono,però chei Imroantecef 
fori fono flati nobili, et huominimtuofi di gran no 
- ,et fama,etefiendomorto in quelli I bernare di 
quello móndo,perla grande, emamfefta malignità 

die 


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r rs^t'tiTE il si^nqco. ' i 7 , 
cbcmmo ccmmcffò>&attendendo aUe cofe fiòpra* 
dette, & molte dicemmo,notifichiamo s denuncia* 
'tno^sronun riamoad agra huomo, getteralniente>& 

^aceiochealorofiapunitione^ ejjèmpioarh d 

: tradito 


tn>\ 

ri tmigtt vtwfltam chequi fon pwjentfùifr che gli 
fia fatto tuttaqueUa fidennkà che affai {trad i tori 
come fono quefli contro Dio, & al mondhìfi&ctMu 
ma Sfate.. Tuhliatta lafententìa ufeirnododiàCa 


- . - • » & èapkoni;& 

timperatore fiueftbcoft come loro^gti^ciono le 
uore datetraj.&qfcenderedlto nel catafalco dotte 


■ ctrcon- 

.. , , , , fi Accoftumudifare» 

fecondo che dijop ra nel principio idfbihoria, fi co 
'tiene, quando il pucad’vdndriàfiuiddefaztalpro 
*ejfò s & &fWahfmioperÌMh&pergli 
pmadepnurìe doghihomre diCattaUerìaprefeal 
teratum tanto.grande che lafelegkfcoppio>& mo* 
ri incantitìèhte, quando l'Imperatore il uiddemor- 



trìgoni appiccati con il capo ingiù conia Jententia 
jc rmam uafimo targane, & mundotii per tutta la 
cnmama. Qrìmdoil Tapa, &VImperatore del 


ini Caualtieri hebbero riccuu 
MAI 


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s. ' UtSTS-ù&L 

to thonore che meritmtano furotto tornati in prègio 
ne.L’ imperatore tifandola giuRitia^r no kauenda 
mifericordia di alcuno,fece condurre il /enduro del 
•Duca di Macedonia co groffa catena al colLo^ prò 
finte ogn’tmogli diede Jèntetiqdi morte,et ebe'lfuf 
fi appiccati} eoi c'upoin giu pelmoleoafarmo che gli 
banca. fkttopatin.Quandobiofebowdde lofeudie 
rot&udàiufiiittna cheglbaued dato dimorfe, 
come dc^duceanó per mudarla ad effcer«tionc,andiò 
fréffànietet^r ingìnocchiosfta piedi dell’Imperata 
« rei&fitpplicallo molto cbepcrfuagratiaaquelfcu* 
diere la morteperdonaffe* aedoebe le male genti nS 
baueffèroa dire che’l marma ptrbauertdetto mal 
delfio Capitano, & tlmperatorcon buoneparoleif 
deteneuaaeciochefra quel tempori faceffèromon* 
re. Quando laThrencipeffauiddechicùiofeboriopò 
teudimpetrare cofaalcuna fi lettò detta fediadir a* 
dò ad inghtoccbiàrfi apkdtddpadre# enfiente co 
DiofeboÌlfupplh<rrno,clyegli.to concedeff'e,& man 
co il uolfe confentire,uenne l'Imperatrice con tutte 
le don%elU,& tutte glifupplicorono,diffe ? impera 
torechi uidde giamai che finterìa ebefuffe data per 
ilgenerale conftglio fi riuocafitfgiamai noi feci, & 
bora noi fatò. La V reciptjjà gliprenieua le mani in 
feufa de bactarglHe, & tolfegli l’anello del dito che 
tgltnmlofetttl,& dìfiegli, laM. V. Signor non ha 
^ percoHume di uf are tanta crudeltà di far morir al 
omo con tantapena.lo nomai contento dettanepa 
mie diffi l’Imperatore, feco/ido quelle eh'egli midif 


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TIItWNTt IL Bulico. 274 
Je,ma pur figliuola mia mutategli uoi la morte ai 
ogni uoHra volontà . La Trencipefla diede Fa¬ 
nello a Diofebo, & quello molto correndo con un ca 
vallo andò al mercato doue la giuflitiaft focena-, & 
diede al Barigello l’anello,& Diofebo tolfe ilfcudie- 
ro che già era in fu lafcalaper dar la uolta,& il con 
dujfe alfuo alloggiammo,& partito Diofebo per an 
dare dpalaxjo, il fcudiero con granfr ettofi rian- ' 
dò al monafterio di S. Francefco, & fi fece frate,et 
lafciò liperkoli del mondo,&fipqfealfemgiodel 
noflro.S.ll dìfeguente dapoilafententia l’Impera¬ 
torefece pteder tutti i Turchi che non fi poteano ri 
fiuotere & mandogli a Vinegia, in Sicilia, a noma 
in Italia,& in altre parti a uendere & quelli che no 
fi poteano veder fi cabiauano in armi, in cauaUi,in 
nettouaglie, & in tutto quel di cut haueanhifogno. 
L’altro Duca fi rifcoffe per ottantamila ducati uene- 
tiani. Il figlimi del Duca di Labeia pagò 5 5 .nàia du 
coti stutti quelli chaìtean il modo fi rifcofjero, quelli 
chenonbauean di che pagare fiaccanofacrameto di 
he fermar lealmete^r li donavano arme,cornili, 

& foldo, & faceuagli andare al campo, quelli che 
nolmleuan farfaceanometterein,ferri, & fiaccati 
lavorar le terre della città, & dentro alpalaxgo,di 
che tuttofi nobilitò. Qmndo il ConteHabile & Dio 
feboshebbero a partire^'Imperatot tolfe tanto del 
tbeforo quanto conobbe chauea hauuto daUarifcof-—* 
fa dei pregioneri,&per loro al Capitano lo mandòi ^ 

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HIST. DEL CJVjlLL 1EK 

COME DIOFEBO \MGI0T{0 COTI 
laTrencipeffa,& con Stefania di Macedonia, et 
come Stefania fiaccasi» con O.hfebo,&la Tren 
cipeffa mandò a Tirante per Diofebo molto oro 
in dono. Cap. LX II. 

' "T.Ldì innanzi che fìpartiffero Diofebo pafe men- 
J te quando ITmperator fe ritir aria in camerajet 
egli andò allbora alia camera delia Trècipef}a,& la 
prima che trono fu Stefania, et hauedoglifatto riue 
ritta delginocchio,dijJè.GetildamaJa mia bonafor 
%e b fiata che la prima co cui mifon incontrato b uà 
firamercbjo ui refiarei molto obligato, & mi repu 
farei di fomma.gr atia che mi fefi't certo della bemuo 
letiauofira,etJi la dimada mia fuffeefaudità mi ter. 
rei però di bona ulturafe la fortuna nùfujjetdtofa 
Uoreuole che mi uolefti fàr degno, ch'io ui fusfi ilpin 
prosfimoJermtor,b1cb'io ne fia indegnome il meriti 
fecodo la gran bellezza,» dignità che lauiercb uo- 
fira posfieie.Ma pur amore b qllo chefaleuolotà, 
eguali,& l'indegno fa degno d'ejfer amato, pò ch'io 
rnnomfopratutte la ione del mÒdo,epej}eruoida 
Ma di tettografape , la fine della mia dimodano mi 
dee effer negata, et lafeiate da parte f uoflra uertù 
le- par ole che predetcpjcufa rui co la S. Trtàpeffa, 
tyud prldetein total defenfion uofira ejr feruiteui 
un poco delie mamdifiedldoquelle inuerfome infe 
gnaldiuittoria, acciocbe al meglior cofano iti man 


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T1 HjAHTE IL bm^co. iys 
à)mo,&haurete fatto buona elettion,&fel cantra 
rio fate cofa cbeiio è da prefitmer,riporterà la mer 
cede uoftra quella cofufio & uergogna di poco ama 
re che farete biafmata dalle donne d'hotiore & tutte 
ui daranno f pena che fiate digradata degni genti- 
lex^a,poiche no uolete fentire la taglia che d’amo 
refi ? riacquila , condannandoui che fiate bandita 
nell’lfiola de i pertfieri,dotte alcun giamai ripofio no 
trouò,& fe quello non mi baila che non mi uoglia- 
te prender a mercede, iopublicarònel iludio di ca 
uaUeriaatle done,et donzelle tutte le richiede che 
per la parte mia a uoilra Signoria ho fatto,et tutte 
le uoHre crudeltà,et impie rifpofte,che in una par¬ 
te mi condannate^ nell’altra mi datefenter.tia de 
Ulta, citandola mercè uoflra dinanzi alla illuHre 
Trencipefld, et quella fiagiudice, qual di noi, o di 
meaddimanda piugiuiìa caufa, et fece fine al fitto 
parlare."Poiche Cignorantia non è degna di perdo¬ 
no rijpofe Stefania,aprite gli occhi, che coja alcuna 
non ui efeufi, et uederete quello che le donne d’hono 
re pronuntiararmo cetra uoi,et in molto honor mio, 
et duo contrarij non potino Rare infime perla con¬ 
trarietà che in loro hanno, laqual dimanda per uoi 
a me fatta ui offende piu che non faria bifogno: et ri 
cerca emenda grande, per riparare alpaJ]ato,mag - 
giormcnteft li giudicij de quelli che intendono co- 
ttojceranno in uoi che diciate parole che contrai'ho^*^ 
fiore uoflró efclamano,ch’io ui ueggo tanto frettalo- 
fa di ribaucre lamsira libertà, et cofi come io credo 

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H1ST. DEL CAV ALLIEE^ 
ebei» altro nonpenjate , dubbio ho che non codiare 
in maggior error per reparar alli «offri errori in co 
nojcen^a de beni, & condurmi a Rendere la ue&e 
iella mia pura fede» a compire i voRri mancarne 
ti ingiufti: perciò io ui faccio certo inqveRa parte ., 
eh io nonvoglio faremracoliin refif citare un La- 
^ aro, come fece CbrìRo, & però non voglio che per 
quello ni difperate del mio poco amore » chefir* è, 
che uoi non diate wpotrt Ri penfarc che il maggior 
ben che in noi conofio è l'ignoranti* che dimoftrate 
battere. Et volendo Diofebofodisfare alle ragioni fo 
pradette venne il cameriero dell'Imperatore & dif 
fé a Diofibo che l'Imperatore taddmandava’, & 
Diofebo Jupplicò a Stefania, che lì lo uolefjè affetta 
re che egli tornarla al pia preflo che poteffe,lagen* 
til dama rijpofe che era molto contenta di affrettar¬ 
lo. Quando l’Imperatore iòide Diofebo dijfegli» 
che egti,& il Centeftabile riceue/ferogli danari dà 
li prtgioneri. DiJJè Diofebo , che era contento > da- 
poi pregò molto il gran ConteRabile che gli uolef- 
fe ricevere allegando ignorantia che non fapeua nu¬ 
merare. rImperatóregli commandò che innanzi dì 
fi partifiero. Diofebofé ne tornò alla camera, & 
trovò la Jiea Signora » che era rapita in gravi perù 
fieri, & graffiata,però che fapeua , che /’Imperato 
re noi dimandava fe nonperche egli fipartijfe,& 
Diofebo che in tal modo la uidde Rare a confortare ■ 
la cominciò moslr.indo che egli haueua maggior do 
Ime di leiper la fuapartita. Et effendo in quefiem 


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TX^T^T E ILBJUTiCth I7É 
Jbhticni entrò nella camera la Trencipefià che ue~ 
ma dalla torre del tbeforo in camifcia,& in faltletta, 
di damafcobianco coni capelli per le.(palle/parti f. 
Hgvan caldo che focena : quando ellauidde Dioftbo. 
fe neuolfe ritornare , & egli le fu tantopreffo^che- 
noti la lofciò partire, & miete chéto ui dica, dtjfe, 
laTrencipefla, iononfo grande eiìima che m i mi 
hiabbiateuiftain^uefiomodo , perche ui ho in com¬ 
puto di fratello, parlò Vincer di mia uita, gr dijjc f 
Signora tiorrvede uaflra \Alte%ga la faccia di Sta. 
faniachepare cbabbiafoffìato nel fuoco ì tatoiuer 
miglia, quanta la rofa di Maggio, & io ben credo* 
thè le mandi Dioftbo non fian fiatemolto ociofe ef 
fendo noi altri alto nella torre, ben lapoteuam 0 a-, 
frettare che uenifie, ch’ella fe ne &auaqu i con quel 
là cofa che piu amaidolore di cofta che ti uenga,che 
s'io hauefii innamorato fimilmente megiuocarei an. 
che io come uoi altre fate, ma ioJòn donna tanto di fi 
grattata, che io non ho cofa che ben mi uoglia. Dìo- 
febofignor. fapete chi io amo di tutto il mio cuore, 
iìr a cui io uoglio bene ? a Hippolito rogalo di Ti. 
rante,&fel fufie Cauall'me ,anchora iamarci piu > 
bora bui prometto difie Dioftbo che nella prima, 
battaglia che io mitruoui' egli hauerà tutto lobo- 
voredi caualleria,& Betterofchergando per buon 
fpatio. Dijjè la Vrencipe/fa, miete ch’io ui dicafra 
fello Diofebo, che quando io mi fono benuolta in 
tomo & che ho ben mirato per.tutti li canti del pa¬ 
lalo r & nonueggo Tirante che l cuore mi muo- 

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Ht'ST. 1>EL CuAV 

re,che s io lopotesft uedere la tuia anima reBaria 
confolata,macon queBo defiderio penfo che io mo'¬ 
mo, aitgìcb’jóiluegga, ma una cofa mi conforta» 
cbeanchorathe affannine patifia, non me ne duole 
poi ch’io amo Cauaìiier compiuto di tutte le uertit, 
& la partecbepiumi contenta hpereffer liberale >• 
come il gr an ConteBabileba dattot'ba móltogtm. 
Jpefa, coft h de Ili Signori che hanno?animo grande 
nel Jpender fecondo il Bato in cui fi mettono,nel qua : 
le deonoperfiuerare, & per'oth’ioueggo che Tira 
te in queBa terrà non ha berno heredità > non Morrei 
per cofa del moitdo che delfuo botare mancaffc, o di 
minuifè.Iógliuoglioeffercome padre,madre,Jbrel 
la,& figlmla,er come innamorata,& moglie, tir 
peròuoi il mafratello gli portaretemolte raccom- 
numdatmi,& nel meg^a di queti^inuolta che al¬ 
cuno noi uegga,&. ndfappia, rutila urica £orOi 
dcciocbeposfifendere al Juopiacere,& però io,& 
“Piacere dima ulta defcendiamodalla torre dape- 
jarlo,&potarlo ne facchi, et quando farà Chora del 
la cena farete uenire deliagente uoBra»&fe io non 
gli farò Stefana, o Piacer di miauita ut lo daran¬ 
no , & diretegli da parte mia che’lmn laici in cofa 
alcuna quello cheftadifuo botarti chel'honorefuo 
ho per mioproprio,& quando egli hauerà ff eftque 
Sii io gli ne darò piu, <&• nonconfentiròche tgli,ne 
i fitoi di cofa alcuna biJògnopatifcano,& fi iofapef- 
fi di poterlo nelfuo honore filando al filatoio mante - 
nirlo,certo io lo farcito colfangue della mia propria 


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TJ^T^TE 11 *77 

perfona lo potesfifublimar in alto , coft mi aiuti Dio 
quanto: di buona uolontà lofàrei,chel fin detto cofe 
future è rime fio alla fortuna^ dunben nafce un 
principio d’un’altro,& la condifien mia tira tutto 
, le cofe alfuofapere,&peròìohofatto che l’impero 
toro gliba dato titolo di Conte,& udite quel che già 
nùdiffè l’altro giorno la Fedoua ripojata,perche el 
lafeppe ch'io amauo Tiranteimi dijjè che gli facesfi 
gratin di dirgli il titolo che haueofutti i giorni della 
mia tata diquelmotto ch’ella midifiemi ricordar 0 
una mia zia ch’io baueuomi loffio per teHamento 
un Contato che fi nomina di fanto Jt ngelojo uoglio 
che Tirante l‘babbìa,& che fi nomini Tonte di fan 
to ^Angelo,al meno Jefenthranno,òfaperanno ch’io 
ami Tirantegrande efcufationefurala mia,che di¬ 
ranno ch’io amo un Conte,che la confidanza mia è 
pofla nelfuo udore, fedendo Diofebo dirla Tren- 
c ipeffa parole di tanto amore, re fio molto admira- 
\ to,&diffe,perilmioDio Signora,io no mifentoJuf 
ficientein ringraziare ne fatti fare à gli honori , & 
profferita che la Maefìàuoflr afa à Tirante ; ben 
che il meritare Juo ftagrande,& cbeperlefueuer* 
tu meriti maggior cofe che nonfon quefle. Ma per 
la grafia & molto amore chela Celsitudine uotìra 
l’ha detto,dee efferprefo in molto maggiore efìima 
che non è,cbe’l prouerbio dice che’l no dona chi ha» 
ma quello che ha per ufanza di donare » ch’io ueggo 
che le grafie fonatali fecondo doue procedono , & 
quello che la uófira dltezga potrà fruire farà pia 


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HI ST. DEL CUVjILL 1E\ 
che fortunato^ per quello ni addimando di gratitt, 
per parte di quel famo/ò caualliere, & dapoi per- 
quanti fi amo della fua parentela, di baciami le ma 
ni,& i piedi.Stefaniapcr la molta pasfiond'amore 
chehaueapiutenerenonfipuote chemnparlaffè,e 
difje. E non mi uietailpartire p r andarmene con 
Diefcboife non la uergogna, laqualvergogna proco 
de da diminutione dìgentilczpta, che (infama che. 
nel mio honore fareiìfra i buoni di alcuna,filmano» 
faria, pur che con licenza di uojlra Jiltezga il fa 
cesfi,& con ueritàne ha fatto uenire inuidia quella 
che hauetefatto per quel ualorojo fuo patrone Ti¬ 
ratiteli Bianco. adunque io debbo imitare laecceL 
lentia uojlra chefaccidonationedi tutto quello che 
io ho a DiofebOiChe qui iprejcnte, & leuosfi di da. 
pe era,&fe n entrò netta fua camera, & Jcriffe un 
bolettim,et Je’l pofe in petto, et tornò nàia came¬ 
ra dove era la Trencipefia, in quello j'patio che Sto 
fonia era afidata perJcriuere, Dio filo fupplicòmol 
to alla Trenciptjja che gli la lafciuffe baciare ,et la 
Trencipejfagiamai ve conjentire, ne concedere gliel 
uolfi ,et Diofebo gli tornò a dire. Signora.poi che le 
voìlre uolontàfono contrarie, ragioneuolmente dee 
feguire che fimili flavo (opere, et di quello vedete 
quel che fi dice, che quandauno non mole due non fi 
difcordano, cofi nepotria fuccedere a noi altri agra 
^golpa della figmria uojlra, fe già del parlare non vi 
mutate, fin qui uijon Boto feruitor ajfettiomto,che 
ft l’^iltezja uofira mi hauefie comprato perfebia 


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TI^T^TE IL B'IjtUCO. 27$ 
no non mi bauerefii piu potuto commandare come 
borafattuate,cqme andana io con gli occhiferra 
tinche fi ceto uite hauesficomeionon ne ho fi non 
ma,tutte cento Ihauereì pofte alla ventura filo per 
fare alla Maeflà uofira alcun firuigio per gran pe¬ 
ricolo che glifufiè,&la Celfitudine uofìra non m’ha 
voluto contentare il fpirito d’unpoco di frutto di li- 
bettàycercateui da qui innanzi altro fratello,& fir 
nitore che uifirua à fuafpdfa,& riopenfi piul’^dl- 
iezga uofira che giamai per parte fila io dica cofa 
edema à Tir ante,& non gli portare imbafiiata,ne 
danari,&fubtto ch’iofta ed campo io prenderò com 
biato da lui,& me ne tornato nella mia terta,& an 
eboram dorrete aleuta dì dell'afientia mia» & efietti 
do alla fine di quelle ragioni l’imperatore entrò nel 
la cornera,& difieà Diofebo perche non fidijpac- 
tiauadi metterfi in punto per partire itmazj dì. Si- 
gnore,difie Diofebo,io uengo dallo alloggiammo,& 

( tutti fiamo apparecchiatipe/r andare. L’Imperator 
‘ il trofie della camera, & codufielopafièggiando per 
ilpalazzp,egli óil C otettabile ricordadogli di quel 
lo che baueuano a fare.^ibi trifta me difie la Tren 
cipefia,quato fi è corucciato Diofebo. Iopenfi che 
non uorràfare cofa alcuna per me,bene è mala for¬ 
te la mta,cbé tutti quefii Fracefìfon mezzi defilerà 
ti.tu Stefania pregalop amor mio,che no fia cofiin 
crudelito.Belofarò,rilpofeStefania,parlò Tiacereyr- 
di mia aita# dtffi.be fete flrana Signora, ì tepo di * 

necesfitàtatogr 

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Me digHcrra>nofa$ cojeruari ara; 





H1ST. DEL CAVJ.IL1F\ 
tra de Canaìlieri che pongono gli beni, tir le perfom 
m defenftone diuofira t Alte^a>& di tutto Vlmpe 
tÌ0i&per un baciare ui,fate tanto pregare, & che- 
male è il baciare,che toro in Francia non ne fama 
piu Sìima che fe fi tocca fero la mano;& feuokfiera 
baciareuoilodouerefticonfentire, &anchorajè ui 
ponefero le mani di fiotto alle ueSliinqueSlo tempo 
di grannccesfità,& dapoi che fiate in tranquilla 
pace fate del uitio uertu,buona dorma,buona donna 
ingannatale al tempo della guerra fi richiedono 
armi,che itf tempo dtpace non gli bifogna balestre» 
gir a quefie ragioni non gli era Stepbania,ma laTrt 
cipefia andò alla camera dòue era, &pregollamol 
to cbe'lfaceffe uenire dicendo,io ho gran dubbio che 
il nonfe ne uadi co fi come ha detto, & fi eglife ne 
ua,nonfarà grande admirationè che Tirante per a- 
mor fino non lo fegua,& fe quel HÌrtuojofe ne andaf 
..fé,molti degli altri Je ne andariano -, & penfando 
guadagnare pi rderesfimo troppo. Volete far bene 
Signora,difieTiacer di mia uita, uadagli l\Alte^ 
c$a uoflra infcufa di uedcrc l’imperatore,& non gli 
madiate alcuno, & met tctilo in par ole,incontinen¬ 
te Viragli pejjarà. i a Trencipifa andò preSìamen 
te dotte era fuopadre,&trattogli àparlamento,qua 
do hebbero ben parlato infume,la Trencipefia pre - 
^ Je Diofebo per la mano, & pregollo molto che f non 

y^Sfuf] e piu adirato di cofa alcuna, Diofebo riffe fe, Si¬ 
gnora andando à buonafede in tutte le efferientie 
che fare fi panno l'^a Itc^xa uoftrq ha prenoto 

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TU^47{TS il Bia^CO. 
credeuo che mi doueHi accordare meco àfui uri pe 
ricoli per e/fer incerto chetai ccfe come quefiepiu 
fanno in contentatione diuifta, che in opera, alla 
Maefià mflra non è auenuto co fi come a firn "Pietro 
che fuggendo per non morire à Roma per la appari 
tionetornò conofiendó tifilo mancamento, mediante 
il uoler d’altri di due coje feguirà l'una>ò baciare , ò 
combiato,& ottenuta la mlontà mia potrete com-* 
mandare di megiufio,ò ingiunto.Se uergogna acqui 
Hatapermali attifufie honore, difie la Vrencìpef- , 
fatto farei la piu bene ammarata dorella del modo 
in cofentire quello che molti desiderano, & in con¬ 
trario fe lhonoreprocurafie uergogna > non farei di 
cofaalcunauergognata,chenonbabbiate uoluto a- 
fpettdre quello che tien la mia anima cattiua di quel 
le parole che tanto il uosìro honore chiamano ba¬ 
ciare baciar e. Finedola Trencipejjal’ultime parole 
Diofebo diede del ginocchio nella nuda terra,& ha 
ciolle la mano, poi acculato fi à Stefania , la bocca 
tre uolte le baciò."Parlò Stefania,& diJfe:poi epe co 
tatogrà cforgo è la richieda uoftra,&p comodami 
to della mia j,ignorato ui ho baciatolo uoglio cheÀ 
uolotà mia prediatepoffesfìone di me dalla cinta 
in/u,però,& Diofebo nofuinalcu modo ociojo,po- 
Jegli incotinentc le matti al petto toccandogli lema 
melle,& tutto quello chepoth&trouogli il Scritto» 
érpenfando che fufie lettera d’alcun altro innamo- 
rato reliò quafifenga memoriaalcuna,lcggete quel 
lo che trouarete quittiScritto, difiè Stefania, & 


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HIST. DEL CAVULLIE\ 
no fiate alienato,ne con tanto gran peti fieri, accio» 
che quelli che intendono nonpenfino che uifia tolto 
il uoìlrogiudicio,per ilquale ui codanate d'honore 
caufit dijofpetto. LaTrencipeffa tolfe il forato di ma 
noàDÌofebo,& loffi quello ilquale era deltenor Je 
guente.La efperientia ogni dì ci dimoHra quanto na 
tura le fue cofe fatuamente habbia ordinato per iglò 
riofi paffuti, bauendo ottenuto libertà di far di tuo 
quello ch'io uoglio, offiruata quella bonefià che fole 
• effer cocefìa à dorelle,ognUuedent,& faperà in qua 
fiofcritto,come io Stefania di Macedonia figliuola 
dell'l Uuflrisfimo Vrecipe Umberto Duca di Mace¬ 
donia di buona uolontà,& dicerta[delia no coflret 
ta,nesfor^ata,haucdo Dio dinari àgli occhi miei# 
i .S.Euangelij, co le mie mali corporalmete toccati 
prometto àuoi Diofebo di Mot'alto, & co parola di 
prcfente predoni f marito e [ignote,e uidono il mio 
corpo liberalmete,,l'ernia,fronde,ò ingano alcuno, & 
ui do in cofirmatio di matrimonio ilfopradetto Du¬ 
cato di Macedonia co tutte le ragioni à quello (tir 
neti,& piu uido iiooo. ducati uenetiam,&piu 
tre mila marche d’argento lauorato, gioie, & rob- 
be p la Mariìà del Signor Imperator con quelli del 
fuojacro configlio ritornate ottantatre mila ducati » 
dr pàlio ui do la miaperfona che ritorno affai piu, 
ér fe cotra di quello ueràffè mai,oche'l non mi fi 
poteffe approuare io uoglio eftereincorjain cajò di 
C fal[aria,& di mancatrice ito fede,o che no mi (offa 
allegrarcele aiutar d‘alcuna legge de noftri Impera 


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tllLUUTETL BljiTlCO. 280 
impaflati,&prejènth& anchoraà quelli di poma 
renuciado a quella legge cbefecequelgloriofolmpx 
tor Giulio Cefare,laqual ft marna legge dipiuua- 
lor,laqual è in fauor di dorelle, uedoue,& pupilli, 

&piu rehutioal dritto di cauaUer'ta,chenÒ fiaCaua 
liere alcuno che per me entri in campa, he donna 
che me neo fi ragionare, &accioche maggior fede 
gli fiadatoiogli pongo il mio proprio nomefatto, fi 
gnato col fangue della mia (fona. Quella Stefania 
no era figliuola di queftoDucafuo padre fu glorilo 
fPredpe,ua]£tisftmo Cauallier, molto ricco, & fra¬ 
tei cugino dellImpator, &• non hauèa Je non quella 
figliuola quado morì,&lqfciò f teliameto,che qua 
dofiuffe d’anni rqglifuffèdato ilDucato,la madre 
di quella refiò donnageneratrice,tutrice,&curatri 
€tjtutrke,& curatrice coll’Imperatore infìeme , 
‘queflaper hauer figliuoli tolfeil Conte i^ilbi per 
maritb,& quellofe intitolò Duca di Macedonia , 

■& quella donzella in queltempo 1 5 . anni compi -, 
tibaueua . Venendo la notte che tutti erano in or¬ 
dine per partir fi, Diàfebopiu contento che dir.non 
'fipotria,aUhora chela ‘Prencipeffàgl'hauea asfigna 
•Ma mandò per la moneta,& quando l’hebbe nel al 
loggiamento , nel Jpatio che la gente sarmaua 
egli tornò al palalo per prender licentia dall' 
imperatore , & da tutte Ipdame , & in jferiali 
tà da Stefania , la qual pregò che quando fa - / 

■ria afiente fi ricordafie di lui . . Uhi Diofe > 

di 


iho fignor mio,dille la bella Stefania, il ben 


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RÌST. DEL CUrULLIElt 
quefio mondo tutto Sìa infede&r non vedete mimi 
ftcro Euatigelioche dice. Benedetti Jaranno.quelli 
che non mi uederanno,& crederanno?uoi mi uede* 
te & non mi credete, habbiate quelloper certo, che 
piu parte haueteinme,che tutte lejierfonedel mtm 
do,& baciolla molte mite dinanzi alla Vrenàpeffa , 
tir Tiacer di mia tuta. A Uà partita furono jparfit 
molte lagrime infime mifie, che quefio è d coHu- 
medi quelli che ben fi vogliono, & inginocchiatofi 
baciò le manialla Trencipeffà da parte di Tirante» 
&fua. Quando eglifu al capo della fiala, Stefania 
li cor fi dietro, &lidijfi ,acciocbe vi ricordiate di 
me, donoui queSla catbettad'oro che io porto al cot-* 
lo. Signora,diffi Diofeboio ho tal pegno uofiro ,che 
fi mille borefujfero nel dì,ciafiuna bora per fila uo 
fira merci nella memoria baurei, &tornolla a h*+ 
dar un'altra mltà,& andò uerfo l’alloggiamento,et 


h alle due bore di notte lui & il CoftteSiahlefipar 
tirono. Hauendo primafupplicato ali Imperatore > 
che le notti,&galee uettouaglie al campo portafie - 
ro.jirriuati che furono di Tir ante, non fu poco il 
piacer che nhebbe della fuauemta, il ConteBabiU 
& Diofebo li denari ddli prigionieri al Capitano 
diedero,& egli fece uenhre i Conti che altre mite ha 
ueuano ripartiti denari,armi,& cauaUi>& ilfimile 
di quelli fecero. Quando fu finito di dijfenfiar e, Dio 
‘febo recitò a Tirante tutto quello ch'era fegiùto r & 
i danari cheportaua.Tirantedicofa alcuna non beb 

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TtT^jtTiTE IL BIOTICO.- 281 
he maggior confolatione quoto, hebbe del ferino che 
uidde di mano di Stefania > & il nome firitto colfito 
propriofangHe.Difle Diofebo > nonfapete come l'ha 
fatto fi legò foicteU dito con un filo , & il dito fi goti 
fòie con un agofìponfe,& ilfangue ufcì. Hortt dtffe 
Tirante bauremo.guadagnato una Signora apprefi. 
fa la tuia Signora, poiché Stefania.farà dalla parti 
itoHra.Dijfe DtofeboyUolete pefare quanto oro u’h* 
dato , & fu pefatOy & trouoronlo ccxl. libre dìpefb 
tutte in ducati,pium’ha dato diffe Diofebo » che fin 
alterami dijje r che la carica non era piu di clxxx* 
libreiCofi de gran Signori che hanno il core ualorojò 
thè damo piu che non promettono. 

CHE IL I^E. D'EGITTO S'ABBOCCO 
con Tirante ,ilquale gli fece molto accetto , Cr 
quel chefralorofiguì. Cap. LXIII . 

P oi che’l Conteflabile & Diofebo furono parti 
ti i Turchi erano molto difierati che due uol-r 
te irono flati rotti> & maladiceuano lafortuna che 
in tanto dolore polli gl’hauea,&trouorno per com 
puto che tra morti,et prefi piu di cento mila huonù 
ni limancauanoy & offendo in quelìaira tennero co 
figlio in qual forma potrcbbono dar morte a Tiran 
te. Onde fu deliberato che’l l\e d’Egitto gli la deffe » 
però che molto intendea del mtfilerò dettarmi,per- ■> 

ciò che erapiu delira che alcun deglialtri Mori, di / 

due felle buon caualcatore»amosftaUaujanip d'I- 

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idubri ipenacchifuri, ■& cauaUi abbordati Mntin 
taicapo de ChriflìanUetmadòm trobettaa Tiranto 
ilqual, quddo fu alla uia del fiume fece il filo figtude 
porfido una tonaglia in capod’umcmfhé’lporta-'. 
fia,&quelli del capo pquel medemogli rtffefero,et 
per ctimadameto di Tirate co lapkmla barcac'ht 
iiean di qua il pajjorno, quadofu dataria Tirate ad. 
dimadò faluocodotto p il He d'Egitto , etp duealtri 
colui. Tiratefu coteto di cocedergltlo,ildìfeguete il 
He ulne,et Tirate co tutti i Signoril’andarne a ria 
nere allaripq delftume,&fecegli molto honore,co 
mtes'appartemuaa l\e,ilquaiueniua armato,et cefi 
rìtrouò Tirate cottati ijuoi, il He portauauna ruta 
foprauefla tutta d'oro,& diperle. Tiranteportaua 
Ucamifciafaprìil’armLchelàfuàSignota libane* 
dato.Tirate fece ridurre aUaJuatedadue Mori di 
quelli ch'erluenuti col l{e,acciocbe mazzaflèro ce 
topaia fra caponi Agalline c’hauea,&feceglipre 
forare molto beda. di(ìuare,aroftOi&al*JJò, & di- 
uerfe uiuade chauean preparatofacedogli mito he 
Jèruir alla Ideale, et iui rèflòflmaldìfeguéte,eguat 
dò tutto il tapo,& l'ordine di quello, quando uiddt 
tatagete acaualloaddimadò pc he flotta a quel mor 
do,rifpofe Tirate. S.quelliflano mprtfefleggiam . 
Je noialtri bauesfimocofì fatto tu nohaureftirotto 
ilnoflro campo, & però la tua morte defidero,che 
, ingrani affannici hot pofti piagete che ci hai pi e- 
\ fà>& p quelli cheJon andati p il fiume,che no hanno 

ktauto fepoltura,0- perògiuflamàite fen%g adpùt* 


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r r^^TE I£ Bianco: * 28* 

(ione alcuna co tutto il cuore t'ho in gride odio, eh * 
gtM/fa co fai,ch'io non debba amare quel che mi per.; 
feguita d'odio capitale inrumor di fimil guerra,che 
diguerra a niun tepo mai amor nòprocedtt pche io 
notifico che per le mie mani hai a morire efiendola 
tua propria, natura di crudeltà ,'che dai morte a. 
quelli che nò la meritano, &pono dir tutti quelli a, 
quali il danno toccai che fei il piufueturato Cauallie. 
re nel piu alio & fublime grado dì crudeltà pieno, 
molto piu che dkwm fipotria. Tirante glirjffiofem 
fimil parole, le mmacciedi uofìra lingua mt pedono 
effer molto forti, & cofi debbono pajfare ptr gli. 
mali come per gli bcni,&- anchorapcr il flato co~ 
vuote,&però iofodisfarò con lamia tagliente jfiar 
da ponendo quelli c'hannofeguito la uofìra malaJet. 
ta i & non uoglio con uoi contendere di parole dif- 
honefle,maggiomenteejfèndo nella mia tenda . II. 

%e uolfèfodisfare alla rifpofìa, & Tiranteufctfuo 
ra della tenda > & il He fé ne tornò alftto campOi& 
Ugiornofeguente congregò il configlio di tutti igra 
Signori,Ducbi,Conti,& tutti i Cbrifliani, & fi può 
fero in me^pd’una prateria,&quando tuttifuro, 
no congregati il He dell'Egitto fece pr incipio a fi¬ 
mil parole, lo nonfon di tal metallo chefeguali 
cofùtme.di quelli che l'officio .della lingua dinamo 
gialle mani fi pongono, augi mi piace di comman , 
dare alle moni li atti, & rimettergli alla fortuna > ' 
proffiera & aduerfa > cofa che gli buon Cauallien, s 
ìmnoptt cojlumedifare,&l'honoredtUa monda, 

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r mìT.DEL C^F^tLUEX 
nagloria in loro reRa,& peròmagnanimi Signori, 
tu uoghofignificare , come laprattica che forbotto 
gli Chriftiani, èrttolto buona, ch ’ io ho uiHo genti 4 
piedit& 4 cangilo che fempre natta & dì il campo 
guari ano,&fcofa del modo,nbgli potremmo affai 
tare\ & rompie comelornoialtrihanfatto,dopai 
che quefio Capitano èuenuto tutta lagevtèin ordine 
■ hapofto.DifleilSoldanojil uòfiroparere quatagen 
te può effer quella da piedi) &da cauaùotSignoria 
pifo,dij]e il l{e,che quelli da piedi t,o errinone a qua 
r&tacinquemila,& quelli da cornilo potino effer die 
ci mUa^etnongli agiugono. „Anchora lorfonpochi > 
ma il grado ordine c bota di prefittefirbanoyèmol 
to buono,che befa la Signoriauofira,&tutti quelli 
che qui fono,che quado il Duca di Macedonia era Ca 
fitàno per il mal • ordine che ilponeua,& per no in-, 
tèndere la guerra fempre erakinto,&mialtri uin 
àtoruetfe quefio diauol d buottìo riofuffe uenuto del 
la Franciagiafarefiimo dentro al palalo di Co(lan 
tinopoli,& dellaJua chie/it che tato è bella già haue: 
resftmo fatto una mof chea, l’Imperatore morto ha~ 
ueresftmofua mogliera,& fua figliuola con tutte le 
altre donzelle infieme con loro alle Signorie uoflre 
fchiaue /ariano ,&hora noi potremo fare fi quella 
Capitano molto urne, uenendo all’effetto £ quel 
che dir uoglio, egli non è posfibile che noi altri ilpof 
occidere & impregionarefe non in quefio mo 
\ do, perche egli non nenia con noi a battaglia ferrea 

Jùogrande onora aggio,per la pojfan^a che noi aU 


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Tinture il vijtwsQ' *9? 

tri maggiore di ha habbiamo>& fe uoi ludoteche io 
il richieda dalla mia per fona allafua battagfia.atut 
to tranfito,egkc arimofisfimo CauaUiere,tirnonfa 
rà con meno .che la battaglianon aceettiytir quan^ 
<dootterrà che fi combatter emo»& noi aHrt.conor 
ficcete cheio habbiail megliore laféatimefinire 
4abattaglia,cb’io l'occiderò , & feil cafofuffe ch’e- 
glipiudi vtepotefie^ tirategli da lungi un peggo 
eonxtibit&tonfaette fi che egli mumin tutti i ma 
di del mondo» conquanti conìuineuerramo. Tutr 
tìlorobcbberoper buono quello cheti Sf haueu* 
detto yfimtoilcanfiglio il l{e dell’Egitto fine entro 
nellafua tenda » cfc incominciò a orditure una létr 
ter a. il Sotdawrbaueuaun ferttàore Hqmlefino da 
frinii anni allenato fi haueuacb’era fiatò Cbriftia- 
no i & notino dtlk città di Famagòiìa, che è in Ci-, 
frì tti? fuprefoifiniare dà unafufìa de Mori, & 
feriapoca età tir primo c'hauea il fecero diuentar 
Moro t & egli qkando fu nella etàperfettahauenr 
do naturai cognttionechela legge C hrjfliana era me 
gliore della Macometùca fetta alla buona parte di 
tornate deliberò , tirmxptefia formaad efiecutione 
iapuofe. il Mero fi mife molto ben in ordine di bel 
fe annetti? ungianetto molto buono , tir fece la uia 
delponte di Tiètradpuefiaua il Signore di Aialuici 
rio , tir quando glifttprefio quafia untrare dìbaie- 
firapofèlatonaca ckcportano alcapodrilàlancia» . 
iti? fecefignal diaddimandare ficureiga>&.quelli 
del cafiello che ridderò ch’era filo asficaranàolo ri 

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ftgnalnfpofero*qutindo il Moro gtifuprejfgjmbéfr 
itjlrieroche non hauea uiHo cofa aliunadellafiacr 
te’Zga cbe'i Signor di Maluicineglibaueafatto,gU 
tirò danpaffatore, & gliferiticauaUo. OSignore 
difl'e il MerOytanta poca fede {aratri uà altri chef» 
pralaftcttrtdme &ìl mio cauaUoama%%areuidir 
giacque molto al signore diMaUnàne, &fecdo 
fmontare,& il cauaUogli medicarono, & promefpt 
di dargliene uno mgliorefe queflomarim. il Mora 
difje come egliueniua- per farli Cbriìliano » & cbt 
mrriafarUr molto col gran Capitano, euoleuaje 
gli era ìnpiacerercbe il f nife effefglifigliogjp,cbeJà 
il parlarne coniai lo auifariadimoltecojè che gli re* 
fidtariahoin grande hornre i&ntUe dellafiiapen^ 
fona . l^efìorónod accordochéilgiornofeguenteglq 

ritornafjé e Ufignòre di Mduicino. mondana a pre 
gare Tirante che li ueniffe . ti Moro molto conte#* 
toalcamporitornò>& moHrò ilfito cauaUo al Sol* 
dawh&'a gli marefcalcbijaceioche U guarijJero,& 
il Saldano gli addimandò donde aemua » cl eome 
il cauaUogli era iìato ferite, il Moro rifpondett* 
dodiffè:Signore,perche il merincrefceua Ìlare qu'te 
me nc andaiuerfoil ponte t&làftngranpeggo In# 
gi uiddi un ChriHiàno a cauaUo , io andai atlauatk 
ta ficaie- & jeglimi affrettò ) quando gli fui prefi# 
■mtiròi’unpaffatóre, & io toòcài ilgianettofar* 
*Ks^téde gttfproni,& lo aggiunti* & di incontroif 
v gìttai-pet terra, & con gran prevegga fmont# 

-per targhlautta,^. egli inginocchiato mi addivi# 
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TT\,A^(TE IL BIjtT^CO. ’ 184 
“do perdono, la mia propria naturapiu al perdona 
re cbe ad altracojàè inclinata t et in moltogrande 
Kuùàtia.fiamorimalìi , mi kapromeflò [opra alia 
fedefuadt auifarmi di tutto quello che nel campo, 
■de Chrilìiani fi farà. 0 che buona motta hquefla 
per medifieilSoldano , che io pofiafaper qualche 
fi fa nel campo de Cbriftianii Io ti priego che dima 
mein ógni modo tu gli uogli ritornare, et intenderai 
tjuel che tmgliimofqre, fe afpettarantto la battaglia • 
afe dentwdadqèittà di Cofìantinopolìfe ne onda* 
tarmo , etegliglipromefie di fare quanto glibaue* 
Aa detto:. il giorno feguente lo follecttò che per 
parlare al faoantico al caHello riternafie, quando 
al Moro parue hora di partire tolfeun cauallo de. 
tneglioriche fi Soldano haueua, et fece la uta dei 
fontei etfaltoilfm fignale entri nel caflello, et da 
tutti con moltohonore fu riceuuto ,et non pafiò mol¬ 
to che ui fu Tiranteiet fece molto honoral Signore 
di Malidcinoi, et a Juo figliuolo, dapei entrarono 
in una camera dotte era la Signora di Maluieinet 
che parlata col Moro > quando T irante hebbe ab* 
bracciata la Signora fece bornie àlMoro > et egli 
%li dtfie , che per eonofcere cm naturale ragioni la 
aeriti delia fède per far fi Chrifiiamera uenuta, et. 
fupplicaualo che fufie di fua mercede di accettarlo 
far fermerei et fìgnificoalla ftgnoria uofiraco-, 
me homo determinate per oonjìglio, che dimette# _ 
0 l’altro, itera lettera di battaglia uifia mandata^ 
maguardatiue Signor eaheàn -alcun >cafo del mo/Ay 

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HIST.DELCUrULLJZyj 
denoti accettiatelabat taglia, percbenoniàpotrà èf 
fer utile, mudi gran danno nellaperfonavottra, & 
di/tutti quelli checonmi faranno. Tktartedeihuon 
auijo molto lo ringratiò, dicendo che eracontento dò 
accettarlo per nmicoaffettionato, andatoti alla cine 
fadoue co» molta dcuotioneil fantobàttefmorice* 
vete,et uolfe che Tirante, etti figliuolo del Signo* 
ire diMaluicino » ella Signoralo tene fero alfacr» 
fontc,et Cipri di' Totem» nome gli pófiro. Quarta 
do lo hebberòbatteggiato difie . Signore * io ho ri* 
cenato pergratiadd rtottro Signore Iddio il fan* 
to hattefìmo ,et per uero Cfmttiano mi tengo, et 
in qutflajanta fede uoglio uiuere,etmorìre. Seia 
Signoria uoHra mole che io refli qui per fantina di ■ 
molta buona adontalo farò*, fe miete ch'io ritorni 
ài campo,et ui auifi ciafcuno giorno di tutto quello* 
che fi farà, iojonapparecchiato in tutto dijeruire 
la Signoria uottra > etfoppiate di certo, che non è al 
curro in tutto il nottro campo che meglio dime fap 
pia, et lo intenda, però che tutti gli configli nella 
tenda del gran Soldano fi tengono, etefkndo-um 
di quelli del tonftglio ogni cofapofio fapere , 
Ihoragli donò di mancia una cathena diorò che al 
dolio haueua, et ti figliuolo del Signore di Mal* 
ideino gli donò quaranta ducati, et la Signora gli 
donò uno diamante di valuta ditànticinque duca * 
et quando egU gli hebbe nella potetti fuar a c - 
V cOmtnandò ogni cofa alla Signora di Malkicino, 
ohe gli li ferbafie , & Turante pregò.moltolm 


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TlHyn{Tir IL BIU 7 {C 0 . 189 

cfeeTe ne ternane al campo, che quantopotéjjifo- 

uente auifafieil Signore di Malmeno di tutto quello 
che gli Turchi haueuano in cmtdif'are,che egliglie, 
lo anfora nel juocampo.Cipridi Paterno riJpoJè,Si 
gnor moda mercè ùoftra non paifidime male fon, 
no,ne dubiti, che per la fede che io Jon Cbriftiano * 
io farò coft leale comefe tuttofi tempo della mùtui, 
tomi hauefii nutritojbenche io cognofcache no bob 
biate troppo ragione di fidami di me pereffereiaftn 
to Morojnanelloamemre comfceretein me quan¬ 
tofarà la fermerà, nello amore che io ui porto,an- 
chora Signor Capitano Jupptico alla Signoria uoflra 
mi facciate gratiafè hauete cofettod'fomaforte » 
me ne uogliate dare,perche io ne poffafar dono al 
Soldini,fonale difimfi cofe è molto-gran mangia¬ 
tore,& con quella Jcufà andare,^ uenire io potrò'» 
che mal alcuno di me non penfitramo,diffè il Signor , 
di Mqluicinoàoue ne potrò dare,<&fatto portare lì 
dottori,& confetti fece fare collationeà ogni uno » 
unafcatoLi degli dattari & confetti à Cipri donò. 
Quando fu dinanzi al Saldano gli addimandò nuo~ 
vede gli ChriHiani,& egli rijpofe che’IJuo amico li 
èffe che no haueano uoglia di partir fi de lì fin che 
la uofira fignoriàde qui non muti il campo,# barn 
pti dato. Signore quelli dattari et confetti- il Soldor 
no bebbegrandissimo piacere di quello che gli haue 
ua portato*# molte uolte gliel facea anfore, & 
egli di tutto quello che fapea fi Signore di Maluicl* y 
uoauijaua,# quello andaua à Tiranteòglieltyan* 


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' "* HTST.'DE’L CjtrXLLlETt 

danai dire,&[imiti auifi al capitanomolto piace* 
Éo.(p<t[io Cipri di "Paterno fece congiuratone di re t 
bellione dira il Saldano. il fe deli Egito quando 
hebbe ordinato la lettera di battagliatolfe un trom. 
betta,& ghia diede,& cornandogli che la portaffè 
à Tirate Capitano de Greci.Jaqual era del tener fk r 
quente. 

i '' ' ' . , t 

CHE IL gfi D’EGITTO MudT^DO U 
* disfidar Tirinte,& quel thefopratal disfida da' 
quelli di Tirante fu ragionato, 

t ■ ■ ‘ .. ■. .■/ 

Cap, L XIIII. ■ * 


* 

V 


A Gernanarper lapromisfione,&isolanti dé- 
*j[f\ l’onnipotente Iddio I{e dello Egitto, & tùtt' 
citare di tre \egi in battaglia corporale,& ciafcuip 


per !'e,ciò è il He dt Segga, il He di Bragia , & ih 
furibondo He di Tremifcen , i te Tirante il Bumà 


co Capitano de Greci,lafciando ogni lunghegga db 


parole, a ciò che chiara efpirkntià fin nero teHmo-ì 
tuo fra te & me,atonale la fortuna fari fauoreuolc 


che piu pòsftbauere modo di gloriarfi del danno, 
disbonore dell’altro.Sopraalie armi tue' babbo di 
Songt Ila portare ti ho uiito>& fecóndoHfighale di 
Iti innamorato ejjere diro diri, & perche io pòffa cB 
pire un noto che io feci dinanzi alta niia Signorini 
metto il dett o uoto alla caja del mitro faVto T réfe 


ia ddacornettoJLa doueHJttoglorio!ó fotpogactyio 


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TTl^^i'^T'E' II BTJtT^CO.' 1%6 
■&i*tMecca,di richiedere di battaglia à tutto tronfi 
tp Eg ò figliuolo di queUo,ò il maggiore Capitano 
jrfe Gbriftiani}& quello perfarferuigio alla donnei 
HadicHÌfono,&accioche iofialiberodelnùo uoto^ 

'io te richiedo,# fe Irauerai ardire di venirgli, di oc 
' ciderth# vinto per mancatore,# mentitore di ft 
*de nel Steccato làfciarti,# prouarò la mia ulta pu* . 

•blicdmente con le mie manti# tuuirtuofomenteuo 
'gUil tuo honor difendere '# perche la donzella M 
yCtùicrfouoìm maggjorgrado di bellezza, & ditàr 
tàt& di progenie accompagnata ebe non h la tnasji 
■4m capo come à tanto alla,fua Eccdfo Signorìa io 
'ttfondaròper dono,#Jet tuo animo potrifopporta- 
: *edibere queHo calice deUabattaglia, farà molti 
contento che la tuapérfòna alla mia fi habbia à pur 
jgipQ#però confirmandoÀutua buona fede impte 
H<tca[o,&nòn bauendo •opimo diporti a combatter 
wevdctoùo forò sformato dt uemrèda unoaltro ca- 
fot Io no» ardifeo dire quel foauenteuole motto tan 
ìtergognófo per quelli che amano ilfuo honore,# 
ogpi Cauallierefe ne deeguardare,accicche non re- 
l (li ip oppenione delle genti,delli Signori ', # delie 
-don%eUe,diminuendodel tuo honore,#fama,sfo>y 
tiatóiofondi dirlo. Etquefhè che con gran. mali? 
'grati,# (per piu proprio parlare) tradimentohat 
aff^òatodue uolte.il nofhro campo, con tanta infa- 
mfa delitto honor,qua fi inreparabile,# perqueftp 
dalhmìagra ragià forge una jperaja detenuta & y 
deftderata&quefto dirà àfriche, atto criminal tip 


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- BIST. DSL CUVJLLLJSI^ 
nenafchije vedere tu hard irai che Dioomipetem 
tenori permetterà che eccefib di tanta bruttezza 
tome i quefto nel mondo refii impunito J o la mia ri 
tNtHafòHenendòlakerìtàcombatterò tecoàcor- 
poà corpo r à piedi & à cauallo, feconde ckepcr 
tuo auantaggiouorraì eltpgereditianziàgiùdice co 
petente,per tantegiornate., fin che rondimi refii 
mortOtfcciecbeatiuSjgnoradicuifonoposfi fardo 
mdel tuo capo,&fe dUprefente rijpondere minor 
rd, dando, ò facendo dare'la tua rifjwfla à Egitto 
trombetta miojo l l hauerò per ricevuta, ilqUai hfuf 
fidente per accordaràj&tondùrre la mitra .batta 
glia d fitte ch’io defidero '..'fiata nel noSko Campo 
deUaplagaorientaléHpfimièrodìdiluna,&. qui 
pongo il nome mio.Quando Tirantebebbe uiéiola 
lettera,& quantoìnquettafe contentila congregò 
tuttiiCauallieri delcampo,& pregoUi chefc&ift- 
gliafieroquel che'Idem un fare,&fel fariariflnfla 
dlalettera,&figli rifi>'ondcria,qud tbemapttnde * 
tia,&feTaccettartela battaglia ò no.Tarlòprimif 
roti Duca di Macedonia,& dijjè,à me pare che par 
le medtfime rimerijpnvdere gli debbiate,cbefecdn 
■do che canta il capellona gli dehbe rijponderifidùh. 
-roìquefia lettera condetmiue capi. 11 primo è de da 
donzella,il fecondo} del cajoditradimeto. y“tnedo 
-al primo,egli è innamorato dèlia figliuola detgrqn 
* 'TurtOi& dice fi che èformofa donzelle,il padre gU 
V ha preme fio dargliela per moglie quandola gùèriut 

/àrdfimta ) uedete uotje nella nofya terraumàtefifi 


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iqTE 11 3 S 7 

di gran Rotolerò che egli dice nella lettera 
fica donzella dì gran progeme, che non entrafliim 
b attagliale tutta iagiufluia dalla parte uofira non 
battefti,perde il rnftro Signore Iddio nelle battaglie 
grantHÌracoiidmofiraSignore,diJ]eTirante,neB* 
mia terra io amano una uedoua , onde dire io non 
potrei efiere dotrzeUa,& iol’amano per matrimo- 
odo y&ftmilmente perfoche ella annotarne, & mi 
donò quella camifcia,&dapoi ch’io mi partì dafua 
Signoriajn quantifatti d’arme mifòntrouatoàof 
ho Jempreportata.nijpofe iiDuca di Ter a, al parer 
mio nongli baila tutto quello che battete detto, que 
flaò ftgUuola del gran Carie jlqmlefei egi hafot 
#« difetegli ì piu che 1\e,&non è tanto grande come 
& il SoUanojmah Signor di molte terre , & Regina 
t& ilgranCaromanì èfuouafidlo,&fapete quefl» 
Caramaxà quanta terra fìgnoreggiaipiu che non è 
tuttala Francia, & tuttalaSpagna alta & bajla, 
& ue Iodico,perche andando in Gierufàlem, dapoi 
mofio dadiuotioneandata Santo Giacobodi Gali- 
tiadtpajfai per tutta la Spagna.Ondeiofon di pa 
rere/teriache la uoiìra querelafuffepiugiufta, che 
fantaflicaflenello intelletto uoilro diejfereimutm 
rato della Trennipejja Signora noftra,allhora la tun¬ 
dra querela faria giu$la ì & buona,& in quella par 
tt 1’auangarefli in dignità,&in tutte le cofe,& que 
ilo mdo io per conftglio,perche credo chequeilaSi 
giurano ha pari nel mondo.lo no uorreidijjè Tiran 
ttcbe’lsignor Imperator qualche fumetto caricojò 


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* * HIST. DEI CAVALtlEJ ^ 

! di me pcnja/fi,difie il Duca di Sinopoli, (jtudgne** 

'tttifga potrà prender l'Imperatore di quello che fi 
.. fagiuÙamevte,&fetida inganno dinfamia i loft* 

>benché eglino batterà piacere ,pofto cafo chela, 
rnaeflàfua ne pìgliaflepiactre,dtj]e Tirante, come- 
faremo della Signora Trencipefia, che per ejferc tot 
forafliero>& di bafla conditione Jengatitolo almr 
no,ne potrebbe pigliar molefiia,&/degno? Hjfpojt 
il Duca di Cajfandria,eg li non è donna ne dorrgel- 
! ' la che non fi reputi a gran gloria di efìer amata da 

1 grandi & dà piccioli,& quella Signora è di tanto 

! ’ granjemo,che conofceràilgran%elo perda fifa, 

■<*r fe ne glorierà. Cbi potrà mutar quell’ordine che 
"Dio ha priìo nelle cofe , dii)e il Duca di Montefa» 
i tot egli non è cofa nuova d’un He efier e innamorato 

duna abietta dongella,&per contrario una gran 
1{eina d’unpoverogentiluomo,ferri# battere rifltet 
to a padre a a madre,dra ipiu della fua progenie* 
& quella hagratia con honrilà compiuta, & non, 
piglierà /degno,o noia di cojache facciati , ne dieta 
te.Dì/feilMarchcfe di S.Geòrgie, Signor Capitano 
voi moflrate che la ignorantia i urilra guida , egli 
fisa fra ualorofi cavallini,che per amore fi è fatto 
molti fatti d'arme ^ebe fattigli hanno per amor di 
! ; 'donzelle,che rijplendono nel mondo di glorioja fa 

j 1 ma,&in (furila gentil signora balata dignità, &, 

; Signoria & chiJmentica il pa/fatojmcnticafimo 

j y defimo. Difie il Marchefe di Ferrara, e non ìeofi 

'bel mondo che fio piu inpiacer alla donnei, quanto 


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T 1 %XXT E'I L BIAT^COr 1*3 
'&l*amore dellhuomo, & però nonle trareftiil pie 
■de della pianella,che gli potrcfiifar male,perche ha 
■inJè Eccelletia,&uertù>&riprenderà piacerebbe 
Moi il facciate,tutti fiamo figliuoli di adorno, & dà 
-Sua.Diffe il Matcbefedi'Ptfcaxa,egli è il aero che 
\alcumfisno ujciti de figliuoli lorb che fono uenuti ì 
A anatrigli rifon uenuti àfduatio,&però lecodola 
-tredea^a mìa dico che fel noRro Capitano è uincitq 
are colnomedella'Prencipefia,farà degli faluati,& 
.« poflo cajo che ancbora che la man gli ponejfe da baf 
jò fotta alle ueRi,no trariajeno Amor & Honorem 
■dicutua ueflita.T irate fece portar tutte quefle Mo¬ 
latati,& uoti infermo al Jecretario, perchefujfero 
• madatiinfieme con la lettera allo Jmperator,accii~ 
-chefemalealcuno nefuffedetto,fuffe datala colpa 
■ àgli altri,&non a lui,& battuto il configlio fe ne an 
dò alla tendajua > & fece rifpoRa alla lettera che 
glibaueua mandata il I\e deli Egitto,laquale fu del 
tenorefeguente. 

Qf EL CHE VISTOSE TllfAVTE AÙ- 
lalettera di disfida deire d'Egitto. Cap.LXK. 

N Vlla importa la proprietà del uero,fe copre 
der fi può la nera cognitio,et cofimil parole 
-fesaiofifar creder il faljo la manifefia ueritàft fiso 
■pre,eper quefio io Tirantt il.Bianco Capitano dell’ 
‘ìmp.di CoRatiiiopoli uincitore,&deRruggnor del 
dogetep 4 gqna di quel famofo & gjra falda di,Rubi 


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mST. DEL CjiyjrLUE\ 
leni a,& ancbora del Signor dell* Torchi a» a te J\e 
dell’Egitto Ogni fico come per il tuo trombetta una 
tua lettera ho ricerutto , nellaquai mi dia bauermi 
uì fio portar /opra l'armi habitodi dongclla,dr ap - 
fioche posfi compire un noto che hai fatto, di bat¬ 
taglia a tutto tran feto mi richiedi , e che la donzella 
di cui fei innamorato è piu uirtuofa , & piu bella di 
quella che io amo. Trimieramete io dico al noto che 
vai fattoiche hai poflo il tuo honore, & la tua fama 
inferuitàidr meglio faria fiato che bauefli fatto ho 
to di fiore dieci amùneUacafa della Mecca,perfar 
emenda de tuoi peccatiti quali a Iddio*!?al mondo 
abominabili Jono,& a tutto tuniuerfo, & certo t 
manifeflo che la donzella di cui io minominofirui 
torti almondo non ha paritcofi in belletta » come 
in dignitài& eccellete ia, & uirtuofapiuche ciafcu 
nò altra,di progenie,gratia,& fapere^eccede qua» 
te ne fono per l'uniuttfo. Egli fifa come tu ami la fi 
gliuola del gran Turco, & io quella delTiUufbrisft- 
mo Imperatore, la tua è mora, la mia è Chrìfikna, 
tatuai allafcifina,la mìa alla Chrifma,&da ogni 
.uno farà la miagiudicataper migliore, & à mag¬ 
gior dignità che la tua,ùqual non è degna di slac¬ 
ciar laj carpa del piede aJua ecceUentia,&iicithe 
il mio capo come m'haurai muto, alla donzella di 
cuifei,in dono manderai. Ioti rifpondo,chealpre- 
fente nongli conjento , cbcuhuere tc drglituoine 
cesfità grande tengo, & poflo cafo checofi feffe co 
me dickt al preferite nqn dee barn luogo, ntdettf 

fere 


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TlHyiWTli IL Btjl'XCO. ti 9 
fere di gran prezzo,eflendod’hnomo uinto. Maio 
promesfi alla Matjlà della Signora Trencipcffa,cbe 
venendo io in uifìa di uoialtri , di macere quattro 
battaglie, & la quinta appreggionare un Bp,&d 
darlo dinanxj alla Maejlàjita, et co lo armato brae 
ciò fargli della mia fjiada dono,come quello che fa¬ 
rà dhuomo uincitore. & non è dorma ne donzella 
che douejjefar efìima di fe,però che di cofa morta, 

& uinta prefentefai, & io non lo faccio Je non di 
Uincitore. lenendo all'effetto di quel chediruoglio, 
tu di che con malignità,& tradimento il uofiro cam 
po dué mite hojconfittolo dico che l’imperatore di 
Romafece ma legge dicendo che qual fi uoglia chi 
nominale un'altro traditor, che gli rijpondejfe che’l 
mentina, & quefloper rijpofta ti dò,peto che la tua 
bocca ha bandeggiato la verità,accioche fia uifìa in 
tutto la colpa del tuo mal parlare,che quel ch’io hi 
fatto è flato giu fornente, & rettamente conofciu- 
toper Cauallieri che intendono ,& da quelli che di 
arme formo, & ancora le dorme d’horror lo diranno , 
fe nefuffero addimandate, ch’io non ho fatto tradi¬ 
ménto alcuno,anzi bofeguito quel gentil fìile,& co 
fiume che in fimil fatti di guerra l'ordine di caual- 
leria ricerca, & sio fon piu atto , & piudefìrodi 
turi altri, qual infamia netl’bonore & fama mia mi 
può effer attribuita} s io hauesfi fatto alcuna obliga 
ti otte di par ola,o perfritto, la mia dimanda in tal 
(ajò batterebbe luogo,per che io Tirante il Bianco in ^ 
nome del noflro Signore iddio, & della fua facratff 

0 0 


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HffT.DEL CJtVjLlUTL\. 
finta madi e Offendendo la mia rettitudine, l bone** 
re,& la f cuna,accetto la tua richieda a tutto tronfi 
to pei h (acuità che a me ricbieflo per ragione del— 
l'armi l data,e amboni per te a me i coccQaào eleg 
go, cr uogliofare la battaglia a cannilo evocante de 
f enfine ciajcuno a Holontafua,& tale comefibaper 
ujan%a di portare in guerra Jcnza falfo magifterio^ 
l arme offe tifine,nna lonza di lunghezza di quinde- 
ei palmi , & digroffer^a allauolontàduiajcuno, il 
ferro di lunghezza di quattro dita, accioche non fi 
poffa rompere, jpada de cinque palmi dal pomo fino 
olla puntando da una mano,daga di trepalmi & 
mezgp j cauallt abbordati,o di cuoio,o di magliafe 
tondo che a ciafeun meglio parerete filtra diaccia' 
ioyfenzp fj>ada,ne»ltro magiderio,ftlla da guerra» 
ton Staffe slegate."Poi che fiamo d'accordo della bat 
taglia,Meniamo algiudice,qualfarà detto giudice ri» 
petente, il tuo l{e a cui tufei obbligato di fedeltà,et 
tofi io fon al mio,tu fei Moro,& io Chrifiiano,cbifet 
fà qutfio giudice competente i fe imi dire andiamo 
per il mondo a cercare giudice, quello potrefli beo 
far tu, ma io non, che nonpotreilafciareilgouemo 
di tanti Duchi, Marchefi, & Conti, iqualijònofotto 
al mio Capitanerò, & io fon Cauallierc che non mi 
contento d'arme douebùeffecutione dubbiofa,ft 
tmi dire il Soldano ci asficurerà, dicoti che chi non 
hafede non può dar fede, chi mi farà ficurosio te 
V trinco in (leccato che della per fona tua a uolontà 
mia io pofla dijforre, òche alle mk tende ritwup> 

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T IHUWTE IL Bionico. 2p» 
te mi f off a ?fe dici di uetiire qui nel campo noHro, 
noi fare, che quel ch’io non uoglioper me , non uo~ 
gito anchoraper te , hauendo tu di me il de fiderio 
tuo , còiti farà ficuro da miei parenti, & amici 
efje al campo tuo ritornili maio ti darò rimedio,& 
auifo,in culti tuo difio compirtpotrai, noto è ad o. 
griuno che offendo mi altri con tutta la poffan^a uo 
ftra,& tenedoaffediato l'illuilrisfimo Duca di Ma 
cedonia, a ritrouare ui uerni, fjr uifeonfisfi, & la 
gloria ,& l’honore di tanti Regi coronati otterihda- 
poi uoi altri mi uerùHi a ritrovare,& ui uinfi, & fe 
ci fuggir tutti quelli checonfuperbia & uanagloria 
di tre Regi, & eia firn perfe in battaglia campale ' 
uincitore,uincitori fi nominano, adunque la ragion 
ttuoky& ricerca,che io uenghi a ritrouareuoi altri » 
poi che la uolta a me tocca,& prometto a Dio, & 
alla Signora de cui fono, & aWhonore di caualleria 
che a uentigiorni di Mgofto, quattro giorni iman- 
lì, ò quattro giorni dapoi con tutto il maggior potè 
re ch'iopotròfaroper damila battagliale lauorre 
te dinanzi al uofìro campanella plaga or letale mi 
ritrouarò, & allbora il tuo ih fio compirepotrai, & 
non mi bauuù da dir che con tradimento, o maligni 
tà l’habbia fattotome la lettra maculata di uil pa¬ 
role contiene, aìlequalinon mi curo rifondere» 
cheteco di viltà contendere non voglio, & nella 
tua gloria ti lafcio, onde perche fiamHo da bora 
innanzi da donne, da donzelle, & da CauaUieri di y 
howrc il mio divarico,laprejente per Egitto tram 


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JJIST. DEL CjÌFjìLLIEI l 
letta tuo, partita per B. C.fcrìtta di mia mano, 

figillata col figlilo delle mie armi ti mando. Data 
nel campo nominato Trafi meno a cinque d'^igojìo. 

QJFEL CHE DISSE IL DFCA DI 
Macedonia a Tirate & quel che nefeguiL 
Cap. LXFI. 

Q Fondo Tirante bebbe fatta la lettera la mo 
flrò a tutti i Signori : & quelli concordi dif 
fono che Haua bene.Tirante fece uemre iltrombet- 
ia»& dettegli la lettera, & una giornea tutta d'ar 
gentaria,& ducento ducati gli donò dicendo. Io ti 
priego mi uogli feruire diparole,uogli dire al Signo 
re,&gran Soliano che dia licentia a quello Hf di 
armi,che teco uerràdi parlare dinanzi a luiy&e- 
gli lo accettò,& conducilo in nome delfuo Signore w 
Quando furono nel campo granfella da ogniunogli 
fu fatta > & il Kg d'armi dijfe al Soliano, cbeuolea 
parlare confua Signoria inprefentia di tutti i l{egi, 
& altri Signori,che nelfuo campo erano, il Solia¬ 
mo preflamente fece fonare una trombetta,^ tut¬ 
ti i Signorina doue egli era fi congregorono,quando 
furono congregati il Soldano di/Jè al He farmi fio¬ 
ra puoi liberamente dire tutto quello che’l tuo Si- 
gnore t’ha commandato, il l\e fami udita la paro 
la del Soldano a dire incominciò. "Per me ut notifica 
. eSt intima il Capitano dell’Imperio Greco,raprejèn 
tónte la Maefià dell'Imperatore, acciochefappiate. 


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TlultHTE IL Bianco. 2pi 
laprattica dell'armi,ch'ìdataaEpgi, & Impera- 
tor^& a noi fimili come il gentil fili di li'armi,per 
le Jue ragioni, & pertinenti ricerca , che battendo 
ttoi con gli figgi che qui prefenti fono due battaglie 
perfe,& petjè le bandiere,uoi,ne alcuno de i ucflri , 
bandiera alcuna portare non potete, flendardopote 
■ teportare,ma nonbandiera,& queflo ui richiedo ( 
erte di caualleria, & perfide, & rettitudine d'ar¬ 
mi. Etfefareteal cifrario,cofi come uincitore a uoi 
tome a aiuti tuttigli rimedii ufarà,chc ui farà dipin 
gerein uno targonc con tutta la Signoria chebauc- 
te,& per tutto ilfuo campo, & dapoi per tutte le 
tittà, ch’eglipotràacodadicauallouifaràflrcsft- 
tutre, accioche in talbiafmo & infamia uoi con 
tutti i ucflri non incorriate, ui ricerca, che dinanzi 
• a me il debbiate fare. Maladi tta fia,diffc il Solda¬ 

to, chi tal cofa truouò, & io fon contento poi che il 
fiil d'armi il ricerca, & previamente le Jue bandie¬ 
re ,& tutte quelle deJuoi feccpitgare,& congliflè 
dardi refloronoydapoi fi uoltò ucrfo il fie dell Egit¬ 
to,& diJfegli.Signore,il nofìro Capitano ha fatto ri 
, fiiofla alla tua lettera,& dice ehe'l ti prego gli uo- 
gli mandare a dire il giorno della battaglia qual fo 
prauefla portar ai, accioche nella pnfia deliagen¬ 
te conofcereti poJfa,dr ucnirpofiaa combatter te- 
co. mimico, difie il Sp dell'Egitto , tu gli dirai da 
parte mia,eh’io bareiriceuutogran piacere, ch'e¬ 
gli & io a corpo a corpo hauesfimo combattutola - 
poi che a lui non piace difender fi da gli enormi cf 

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JUST. DEL CjtrALLlZH, 
fi che egli he fatto,& che ioglihoinrpoSio, ancho- 
ra per fupplire alla dimanda [uà fe ben queHa bat¬ 
taglia per lui,&per mejarà ciuile, ch‘io Morrei che 
lafufiecriminale, accioche con laueritànenfcifii, 
gl i dirai ch'io por tarò una giubba di creme fino, la- 
quale è Ilota della mrtmfisfma Signora, «/ietti » 
fonfernitore, & in capo porterò tm'Mquila tutta di 
oro, & fopra tequila un pkciolo pennoncello ba - 
nero,nclqualfarà depinta quella Eccellentisfima Si 
gnora,cheio te ho detto ,&feio il potrò ritrouare 
in parte alcuna,òfeióil potrò uedere ,gli farò con¬ 
fidare tutto quello che nella mia lettera fi contie¬ 
ne » o con le mie mani l’occiderò. Il^ed’amia 
Tirantefuo Capitano fi ritornò, & diligentemen¬ 
te di tutto quello che gli baueuano detto relationc 
gli fece, jlllbora li Turchi affrettando la batta¬ 
gliali campo molto ben ordinarono. Il giorno te¬ 
gnente il Duca di Macedonia hauendoinmdia del¬ 
la gloria di Tirante propo/e dinanzi a tutti dirgli 
filmile parole. Terò che non uiuete in legge di Ca- 
uallieri Tirante, & non feruate fedeltà aLcuna,do- 
ucreHi prendere la fede che tengono i Mori, a qua¬ 
li quatto manca la ragione per approuare illoro 
male, quelloconla ffrada in mano con grande er¬ 
rore difèndono. Voi miete dare battaglia atan¬ 
to gran numero di Turchi, che fono nella plaga 
Orientale, i quali Jariano Efficienti a difender fi 
V da tutto limonio congregato infime, uditi m- 

iete fingere Capitano uirtmfo» mafie mi fate coi* 


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* T1W*{TE IL BIOTICO. 19% 
to di effer tenuto per quello in fama,oin honorem 
f*r reputato per huomo aulente, falfe , & colora¬ 
te pr attiche non gli battano, & però interrogate 
la confcientia uoììra che ben fa la uerità,cheper 
quellapotrete effere certificato delmifcrabile fiata 
uofiro in cui pojlofete , & poi cheamore di uita » 
<*r paura dì morte tanto la ragione & l'intelletto 
niacciecca, che ut toglie in tutto & per tutto la 
cognittone del gran mancamento , che miete fare di 
dare battaglia ai Turchi, coft comebauete det¬ 
to , laqual per cofa alcuna non ut farà concefja , che 
a uno giuoco che tira l’affo, le uite noHre porre uo- 
kte, moflrando ben che poco ui (tanto cojiate a far 
ci nutrire ,& mi uolete dare battaglia uolonta* 
ria, laquale alprefente non è di necefiità ,^rfe la 
per demo tutti fi amo morti, & deflrutti, etauol 
non importerà cofa alcuna il damo di tutti noial¬ 
tri, che per noi il mondo è grande, et non ui man¬ 
cherà doueposfìateuiuer e reggendo una fquadr/t 
difaccomanni, ma triHi noi altri, che fiamo na- 
tiuidi quella terra, et quèllichegli hamo moglie- 
rè , et figliuoli, et che habbiartio a porre tutto il 
fatto nofiroinma.no d'unforaftiero non conofciu- 
to, ditemi, c’bauete trattato col Soldano e con gli al 
tri fingendo de fiderio di combattere a tutto tranfi- 
to col He dell’Egitto',tutto quello c’hauete fatto noti 
ife non per legarci et uendercia Turchi ? dite che 
prezzo ne hauete bauuto?farete uoi ilfecondo Giu- , 

4* che uendè Gitfu Chrifioper trenta denarihofi ci 

00 4 


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HI ST. DEL CjlVJlL LI 
venderete noialtri,ditefete uoiquelfamojo buoni* 
di Caìm,cbcUbelfuo fratello uccife tfete uei quel 
uirtmfo Cauallierefigliuolo deludi Cipri,che con 
la propria madre giacque , & del camello abbuffo 
il fuo padre gittòi farete mi per uentura Macbareo 
cheprejè la [orella Carnee , & per forcala mio, 
&fe ne fuggì all’effercito decimici, &tradìper 
denariilfuo naturai Signore,et tutto ilfuo campol 
o Tirante aprite gli occhi che tutti noi altri fiamo 
fuegliath et molto ben quel che uoifete comfciamo, 

' onchora eonofeeremo molto ben le uoflrc/iugula¬ 
ti Croniche, perche , et per quelli atti tanto disho- 
neftiui Jete partito della uofira propria patria, et 
piu non hauete ardire a quella di tornare, et per¬ 
che bautte uoi battuto gloria di confederarti con i 
noilri nemici capitali,liquali per naturaci fecondo 
la legge Chrifiiana da noi altri alienare gli debbi* 
tuo, et mi hauete fatto lega , et concordila con laro, 
et nonfapete mi fecondo c’hauete detto nella lette-, 
ra che mandaci al fedeli’Egitto, chi non ha fede- 
non può dar fede?come ri potremo fidare di mi,che 
di far uerfo noi altri fimil malignità hauete com- 
melfo,che tutti ti teneuamo in luogo di fratello jet 
tuttiflauamo ad Ordination uoflra,et poi che’l se fa 
puta la graie malignità per mi comejfa trattatati 
perpetrata con gride infedeltà contra alle per/one^ 
nofirc,etal Greco Imperio,condegna cofa faria falli 
ypo/lo in olio bollente,che ted premio la reprouata f- 
jkna mitra merita, thè io non fo al pùtido Cbru, 


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TIB^A^TE IL BI ^7{C0. tqf 
Stiano qualfiuoglia che fia t c'hauefie fatto maligni 
ta fintile a quella c he uoi hauete tentato , le pietre 
contra uoi kuare fi douriano,& quanto piu gli htto- 
rttini c' hanno intelletto,& perche crediamo tutti,et 
fen^ajottilita nella Chrifliana Ugge,per la qual il 
paradifio,et lagloria iacquista,etgli inuefligatori 
con fiottile ingegno cadono in dabbio,etpoffiedono 2* 
inferno,cofi come uoifaretext non uoglio che quefia 
resti in oppeniondeHegenti per dirui come tal reg 
pimento di Capitanato per rettitudine,ne per rag» 
nefienga confientimentomio,& di tutti gli nìtriche 
erano fiotto di me t et alJeruigio mio non douete ba¬ 
ttere ,et però non uoglio che da qui imtamfi putì* 
habbiate.Ter le parole che il Duca dijfiefiuperfiegui 
rcungranficandolo,cbe tutta la gente fi armò , et e- 
vano con tarmi in mano et molti erano montati a 
cauallo comefie hauejfiero a entrare in battaglia , per 
che a molta gente era in piacere, che uitio naturale 
h de gli buomini di rallegrar fi di nouella Signoria . 
Tirante molto aggrauato delpaTgo parlare del D» 
ca i n quella formagli rijpoje. Se credete per efier 
antique le trifte opere uoHre chefilano fuor a della 
memoria delle genti, ò ebefengafar commendadel 
uoflro maluiuere fiate habilitato,male credete,e 
perche io ho toUrato fiudir alcuna parte de «offri 
gloriofiatti,& dirapprefientarui la leggiereggadi 
quelli,afiai chiaramente fi dimoHra ch'io ut ho co¬ 
portato lecojeche ciafeungiorno di me uibo Infida . 
to dir, et co miogran dijfriacer dirò il meno ch'io fm 


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HIST. DEL Cjr^LLlEK 
tre tanto per non mi imbrattare la bocca* quanta 
per alcuni r tipetti, cheefefiere leggierdi lingua ut 
conofccte,& in quello che à me farà alcune coje ti 
memoria riducendo,come io non fui quello che t** 
gliai le correggete del bacinetto a quel gloriofo "Preti 
cipe figliuolo delf Imperatore,ne gli diedi al primo 
colpo fui capo di cuigli fu for^apafiaredi quefla ut 
ta ne ITaltra,& non fon io fiato quello che fiotto alla 
mia bandiera babbia fatto morir ptu Duchi* Mar* 
che fi S onti,Baroni,infimtiCauallieri, & genti da 
piedi,che in tutto l’Imperio non fonrimaBi, & pe¬ 
róni nominano perditore di battaglie,che per difet 
te,& colpa uoBra*pur una battaglia fòla non bone 
te uinto,& nulla hauete efìimato ChonormBro * ti 
qual è la piu cbara cofa che i Cauallierihabbtano • 
lo non fon quello cheti Contato d .Albino babbi per 
fio,neil Ducato di Macedonia che non è uoftro.Ha- 
ueteperfula città di Cappadocia con tutta la prò- 
uincia,laqual è maggiore di tutto il Greco Imperiot 
tir s'hautfiifenno non dourtBi uiuere in habito dica 
ualliere,& fé penfate che i Greciui tengbinoperfa 
dele alla patria, fate male ad haueretal penfierofe 
fapefti in qual conto ni hanno, fe ben non hanno ar¬ 
dire di dxYuelo,nmofio il timor c’bauerefòleuate * il 
cuor uoftroà far tradimenti domeflici fii riuolto , 
laggebde inoflripaffati,ihe'chi maleuuoleudir pri 
mitramele ti dee dir,&fe il peccatofu/fe mercede , 
*<&nofacesfi akrimeti moli fila dsignòrl mperator* 

■ i Mia Signora I mperatrice,et alla uirtuofit Predeefi- 


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TIHy£ 7 {TE IL BlMWjCO. *94 
/à net piu puro [angue che nel corpo bàbbiate le tri* 
ni mi bagntrùjnaiobo confidanza in Dio che le 
dome,cbe per cauja^ofirafonfatte uedoue » & gli 
buomini che fon morti che dinanzi à Dio chiamano 
giuHitia,d i noi mi uendicararmo, dicendo ch’io uo- 
leuo uemlere l'esercito mitro perprezzo di mone - 
ta. QueSìa è una gra malignità,la quaifecondo che 
uoi far efliyCO fi penfate degli attrito non uoglio dir 
f tutina lafdanti nella uoRra[alfa oppemone, con - 
portandomi d’una cefa y ch'io parlo con uerità,&fa¬ 
rò creduto,& noi entrate con la faifità y & conia 
Malignità,che dafei conoJciuta,& ubidita. Il Se 
Xre torio udendo tutte quefie ragioni le pofi injcrit >* 
tOtperportarlefeco.il giorno Jeguente che fi mica 
partireHCapitano e fendo nell a tenda dotteJe dicea 
iamejfa ingenerale i tutti,cofi difie. EgregUmagni 
lUujl.Signori,già p qwfto no reflerà che rii 
ritenga ad effetto lapromejfa ch'io ho fatto »& per 
taprotefia che a me dalla MaeHà del Signor Impe 
rotore è fiata cocefia,tntti uìpriego che alla giorno 
ta fiate apparecchiati f dar la bataglia,riJpofe Udu 
ca di Macedonia . Tirate piu ficuroui fariaporuì à 
dormir che ape far nelle pazzie che uoi fate,che cer 
to io no gli andarò,ne alòi de miei,& penfo che tut 
ti li altri cofi fiarano come io farò,e nofarà alci che 
di rutila ut ubidifca,che'l uoflro regimato no fa p noi 
altri,et no è da admirarfenoui uolemo ubidir cbe’l 
gufto uoflro [eco amaritudine porta, & per rimo• , 
ucrui fogni errorin fui fiate molto>ui dico urial > 

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H1S T» Dt- L l %/*-r t/t t* m* i c* m\, 

traudita cbefe haueflifiecificato come il reggimi 
fo ui fu conceffo,& ch’io e gli altrìglifusfimo flati 
addimandati coii ogni egualitàri preferite ladimatr 
dauoflrahaueria luogo,ma nonurfitevoluto coten 
far diqueftogran carico,b colpa uoflraper ilprocef 
fofàttofrauoh&me,ilqmlbme^%p cbe difiopr? 
intatto lacolpauoflra piu in quello come atgporatr 
te»tbe come a benconfiglìatoper mi. Onde rimetti 
jlcafo della noflra differentia à i Cauallieri , che di 
taf mefUeriinfendonOi&fe noi fate , con quanta 
vergogna noflra le mie proferte verificate bauerete 
«Jr le prtfetie che di quifortirono,perche vergogna 
& ira finOj& faranno qfiaì vendetta e contentatiti 
ne del fiorito mio.lfifiojè Tirante,e non mi b concef-~ 
fopiateggiare in tempo di battaglia,&lemie matti 
fono affaticate nelTaltre cofe di magior necessita, al 
l'benor che àfeiruire per punteggiare aweJìanatM 
le,'quando ben non conftgliasfimc fltfio y bauendn 
ben configliatogli altri,& non fi è giamai uifio bua 
no di cafa noflra c’habbia concefio diporre ilfuo bn 
fior in difiuta,& io con l’aiuto di Dio louoglio con? 
fervore tanto come in me fio del reggimento mio * 
che in fino allbora mi h flato concefio,non uipenjatc 
cbegranletitia ne babbi riceuuto,cbealprincipiono 
tercai,& non procurai cbe’lmifufie dato>&fe per 
alcunifon flati fatti guadagni & prederò non ho di 
mandato.Mailmio fiirito leale in quel cambiofent 
pre ha battutofatiche,trattagli,&anfietà continue^ 
• acetiche gli Duchi,& Trencipifitto ilgouermm 


Tl^T^TE IL ÉIU^CO: 395 
pan ilotijani,& ficuri,& mipenjo nel reggimento 
uno dinohauer mancato ò fallito in coj'a alcuna per 
inganno ò negligentia di cui posfi hauere riprenfio» 
ne,mas'il conjevtimento uoHro non glifi* addima 0 
alato nella elettionecbedi me fece ùtMaeftàdélsi 
gnor 1 mperatore,non ue ne doucte marauigliare , 
perche altbora nonerauate con lafua alta MaeHà, 
tir acàocbe alcuno nonfi penfi che dital reggimene 
todofia mólto cupido, che un’altro fia eletto mi pia 
Ce,nella cui elei tiene fempre io farò apparecchiato t 
tir dite che l’effercito uoHro fenga uoHro configlio 
Monpuo dar battagliaci forila che'l dtpermeaf 
(ignoto fia a uifia degli nemiche fé alcuno difitogra 
dofegtàre non miuorrà,io congtì miei che mancar 
non mipotranno,&con quelli che per me fon uem 
ti ddgran Maefìro di Rodi coficome ho offerto gli 
MÌarò,&con l’aiuto di Dio,& di loro farò uincito 
te è Duca,fepaurabauertte di uedere fimil batta- 
gliafa quale àgli odiofifaragran jpauento, & mag 
gior terrore,reftareteui nel campo con i piccioli ra 
gaggi,& con tutti queUichefin fatti inutili, & 
flroppiati delle perfoneloro, e co fi fi partirono qud 
dì. Il giornofeqnenteilCapitano ufeendo da meffa le 
trombette fece fonare, & tutti gli gran Signori li 
erano.il Capitano dijfe.Molto Illuftri,Egregij, & 
Magnifici Signori,le Signorie uoHre,che con me il 
Carico infìeme portano,hauendo per commandame 
to della MaeHà del Signor Imperator tenuto quefio 
teggimmojnel qual con mumerabU franagli, & 


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BIST, nei €jlVjlLUei^ 

ti giorni Infoiato , cercando buone tue con tutti $ 
mie i pt nfuri,& sforzo fitto il mio goueroo^r Ca 
f itati i ato,JC cieche confalute Kefir afkfti retti , <jr 
i orapà che al Duca di Mactdomapiace cb’iolo Ut 
fii&ptr coij'olatiene t.iia poi chefiatm'tn quefìa 
partetauri da glinemici noHri,gh'.ftacofa è, che i 
fatti di molti tu uno folo lajciare non fi debbano, g* 
cofi rifiuto dee prendere parte dtlcarìco delreg- 
gimcntoàlqual tanto tappo bofopportato con molti 
trattagli^ continue anfittari fernet che alcuno utili 
me ne fila (lato attribuito,ma faceuoperferuire al¬ 
la Mafia del Signor Imperatore. Onde facciamo 
eltttione d‘alcun altro che piu di me dijj>ofiafia,et 
non peti fino le Signorie uofirc che iofacci mutatione 
alcuna,ne che me ne tenghiper aggrottato,an?i per 
Jtruire alla Maeflà del Signor Imperatore in con* 
pagaia uoBrauoglio murre,&morirc,& qual fi no 
glia de uoi altri,mi potrà bquere come per fratello% 
& Jeper manco mi matte farò apparecchiato ad 
obedim,& tanto come la guerra duri,ilfcrufèo del 
detto Signore non lafciarò. 7{o lafeiòpiu parlare il 
Morchie di San Geòrgia,,non potendo comportare 
d'udire talparole, fe non che fenica comàtarfi congli 
altri fece princìpio à untaiparlare. Ter il mio Dio 
Capitano non ui mancarò incoja che d’bonore fia » 
attendete la promeffa che bautte fatta al re d'Egit¬ 
to che io uerrò con uoì,& quando nongUpotesfi ut 
nire armato uerrò in camijcia, & cofi entrarò nel* 
la battaglia,^ faccio noto folcane à fan Geotgk 

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ti^x te il biotico. . 196 

chefe alcuno accettali Capitaneato finga ejprejjò 
commandamento della MaeflàdelSignor Impera- 
tor,che con le mie proprie mani lo farò morire. Ti¬ 
rante è noHro Capitano iato à noialtri dal Signor 
Imperatore , checofiil debbiamo ubidire, come 
lafua propria perfino. DiJfeilDuca diVera, com¬ 
mandate à noi altri quel che miete che noi faccia¬ 
mo f e dicete che occidiamoil Duca di Macedonia , 
date il carico à me*& uederete in quanto ilfarà fot 
to.Chifora quello chetai Capitaneato debba accet¬ 
tar e,dijfe il Duca di Smopoli ch'io con la mia fpada 
laqualgiamainonperdona,quando l'ho ignuda in 
mano,noi àmia dal capo fino alla cintura. Bifiofi 
il Duca di Caflandria,io ui faccio certo tutti in ge¬ 
nerale^ ciafcuno per fe che fe dama differentU 
monete,nefate altre cofefe non quelle chefiamo ob¬ 
bligati per commandamento deUo Imperatofe & 
udirò qud fi uoglià Duca,Mar chefe,ò Conte che di 
ràche Tirante lafci HCapitaneato, & lo accet¬ 
terà, che io con lemiemanf gli torrò la aita . 

Io non ho parlato, dijje il Duca di Montefinto » 
però che per ilgiuiicio del mal parlare del Duca 
di Macedonia affai chiaramente ha dimoHrato co¬ 
mi egli ha confejfato dibauere mancato della fede 
fua,ne gli enormi caft ch'egli hapoflo nelThonore , 
&fama del nolìro Capitano Tirante . Leuosfi in 
alto un Marchtfe di fan Marco, & afcefo fipra 
un banco trofìe la fpada , &diffe,chi metterà à 
forte altri partiti, uenga innanzi ch'io il com- 


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H 1 ST. DII CUV^LLIE^ 
batterò inpnfentia d’ogni Uno à tutto tranfitOy che 
Tirante non fia ncflro Capitano giulìo,buono>& ue 
ro>& non ha fatto cofa alcuna di tutto quello che 
il Duca di Macedonia gli ha imporlo ,an^è fiata 
una gran malignità laqual ingiuftamenteg li è fiata 
impofta,& fehora ronfi ne fa il uerogiudiciò,mo 
Areranno che nell’altro mondo fi determinarà que 
fia caufa. il Marchefi di Ferrara in alto gridando 
difie.Io uoglio che ogni uno oda & fippia, che quan 
do il Duca di Macedomaperfi [ultima battagliale 
donnei le donzelle ne Uà gran piazza della cittì 
diCoflantinopoligridavanoàgran gridi » dauci 
quel tmorofi Duca di Macedonia perditore di bat 
taglie,Jpargitore dtljangue di CauaUierh&gentile 
buomini ùreciìdoue b quel confujo,& uil Cauallie 
re ; togliamoli la ulta poi ch'egli la luce de gli occhi 
noHri,& le cofi che noi altri amavamo piu in que* 
fio moudo ci ha tolto.Diceanofecondo che eia finn i 
sformato di dire al nemko ì &piangevano, perche il 
corpo uoHro non era portato morto nel cqdiletto in 
quelluogodouelorogridauano>& quella era lavo 
ftrabonoretàfipoltura,& facendolo cofi reftareflì 
vino & con honoreuole fama,che bora tduendo fife 
piu che morto t & tutto quello ui è figuito perlaleg 
gerenza dtluoflro mal parlare. Cominciò à dire 
il Conte d’jlcquauiua : dechiarata la caufa per 
entello che bnoftro naturai Signor exolfuofuro con 
figlio ha dato a Tirante il CapitaneatOy & governo 
s di tutto ITmperiOiCbe ui mone uoi Duca di Mac* 

do* 


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TJ^y/^TE IL BIOTICO. 1*7 
doma a perturbare il noBro Capitano,& porre noi 
tutti quantiche quifìamo in dmifione,pe>fi uerando 
nella uoftra uergognofa perfidia ? La fin dvUaqual 
è per noi molto poco temuta,& io non mi ni poffb 
tanto accoBare dandoui deWijJer mio,come uoifiig 
gite la uoftraejji catione della ragione . Folen- 
do quello che dato non ni ì,& nella uirtù uoBraui 
feteJcaldatOy& fe confi derate la fin di quella,cono- 
fcerete il/uo nafiimento Je h degli Cauallieri che te 
mte per configheri uofiri non gli dee effer dato fede 
per quello che uijon fatti nemici per lo reggimen¬ 
to che perfo hanno,che non è buono teEimomo con¬ 
tea il padre il capitai nemico,poi che da lui ha ham 
to cofa contraria,& non uenire in errore di un tal 
Capitano come noi habbiamo , perche egli ni dori 
faluatione della rettitudine che ha,per ben che non 
gli fi a tenuto . QueBoeccede Hettore,queBob 
eonqu/latore dellafama,fi>argitore delfangue hor- 
ribile,gli paffuti pergloricjafama uiuono, e i tónti 
per trauagliofa uita muoiono,&fi alcunouorràdi¬ 
re il contrario,io il farò confi fare lafua gran mali 
gmtà,che'DÌo nonpermetterà che’l cafo tanto enor 
me,che il Duca dì Macedonia ba leuato al noBroCa 
pitanojl quale è giuBo , buono ,& uero,reBi nel 
mondo tmpUnko&ccioche auoi fia punitìone » & 
«gli altri e fiempio tacque . {{rfpofeil Du¬ 

ca di Macedonia dri^ando le parole al Marche » 
Je di fan Geòrgie . Se io ui ufaròqueBo tito- 
Ic di Camlliere in tutto ,& per tutto auofirictn • 

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BIST. DEL CAVALLIE\ 
Contrario,fiate ben certo che per quello non fi igne 
ra quello che ui è debitamente piu proprio nome , 
angifiio dico cofa che preiudichi nell'bonore uo- 
Uro,quelli che udiranno, & intenderanno che fi- 
mil parole io non ho per coflume > mi per lo uollro 
difordinato mancamento tal che filo del parla¬ 
re le orecchie de gli intendenti, & delle donne di 
botare fi ne offendanoci quale non confente a mal 
mio grado, che in quello cafi la lingua fi limiti » non 
truouo ragione alcuna per cui debba effe re finenti- 
tato da uoi,&mi douerelli cambiare per Tira »- 
te,conparole,conaffettane dimollrate,& noi mi 
dite,& moHrateche mi battete tanto conilrettOt& 
Joggiogato chenondirò le finte>& fraudolenti ma- 
litie uollre,& doue fino bora le innumerabili pro- 
meffe, {pergiuri, & facramenti > che uoiconfalfità 
& disfimulatione piena d’inganno battete ragiona¬ 
to ? ma non ne ho ammiratane , poi che ueggo che. 
gliè cofa naturale che l figliuoloJia tale come il pa- 
dre,per le malitie che m'hauetefattOiche i uofirima 
li atti fin tanto notori) tra Cauallieri ,& donne di 
honorci& infiecialità nella nofira città de Collan 
tinopoliyche lafciate tutte le altre cofi » neili giuo¬ 
chi felle ne fanno un fihergo ,q:tando fi ricorda 

no delle malignità che bauete fatto ,& io muffi 
da pietà degli affanni che mi date non mi curo 
Udire lauoftrariprouata natura» ma ungilo che 
fappia che di maggiore utile ui faria il tacere . 

^ O Duchi» Mar che fi» & Conti > dìffe il conte Tle- 

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TI\MWTE IL Bl^tyCO: 198 
gaman,poi chel Duca di Macedonia égià fuor a del 
la tenda per nobilita uoSìra uditemi, & non voglia 
te condennare alcuno fen^a udirlo,& date eredita 
<tlla relatione mia,perche mi pare che determiniate 
di uolerdare la battaglia,quello che uoi non dovere 
SU fare, ma uolete conia uoSlra importunità mo- 
flrarlo piu animofofopra una cofa morta, che defide 
r.ofo di Capitaneato con bonorcycbe al Duca appar¬ 
tiene^ no» ad altri, fe quelmal nome tanto diffbr 
me,& abominabile è in Jpecialità olii canottierijl 
quale uoi Tirarne de fiderate udire buonamente ut 
potesfi dire già Jària Slatto fatto, ma non voglio co 
Jpecie alcuna difitperbia perdere Dio Signor soffra 
& la giuftitia,che il Signor Duca di Macedonia ha» 
laquale è dalla parte fua, di tantogran caricom 
comportabilefariafuor a la uertà uoSlra, lajciando 
uoiilCapitaneato,poichefapetehauere molti che 
ui guardano,penfate ne fatti liquali fon quelli che ui 
hanno -ad accufare,o ajcufare, & la gloria non Sla 
ttelfapparentia delle parole, ma né Ila effecutione 
del ben fare.Toi cheuiddero che'l Signor Ducale n’ 
era andato, Tir ante non uolfe confentire che alcune 
piu paHaJfeiUefaceJfe conto delle ragioni, che'l Con 
tebaueua dettole non che ciaf uno fe ne tornò alJuo 
attoggiamento,per por fi tutti in ordinerei ilgiorm 
affigliato alla battaglia. 


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H 1 ST, DEL CJ.VULUE\ 

CH E F 1 LIVVÙ FIGLIFOL DEL 
I{e di Francia,& f\e di Sicilia,mandò un belfoe 
corfo a Tirantecome ilfecretarioprefentò le 
lettere all’Imperatore da parte delJuo capitano^ 
& quel che Imperatore fopra ci» terminale . 
Cap. LX FII. 

F Haquefietempo l’Eccellenti fimo Imperato 
re,che afpettaua con ineSlimabile de fiderio di 
Japer mone Sei campo uidde uenire fette nani a ue~ 
la,quando furono arriuatefcppe'come ueniuano di 
Sicilia,& portavano quattro mila huomini d'armi 
tir molti cauallijiquali mandaua il tutouo1{c iti Si¬ 
cilia,& ne fu caufa quello Show io recitari ; il 
He di Siciliafecondo chegiadifopra i flato detto » 
haueua il figliuolo maggiorein Francia che bauea 
per moglie una figliuola del He,&P er e f^ re 
molto dif reto,& uirtuofo,il fuocero noto lo lafciaua 
partire della fua Corte per ilgrandisfimo amore,^ 
affettione grande che gli portaua,fegm che egli fi in 
fermò,&morì . Quando il Hp di Sicilia firn pa¬ 
drefeppe la fua morte ne hebbe grandisfìmo dolo- 
feti altro figliuolo che fi era fatto fratóne» uolfe In¬ 
foiare la religione per efier1{e t dapoilamorte delpa 
ire . il He prefe tanta alter atipie di quello per¬ 
che il figliuolo noi uolea ubidir che diede del ca- 
x po al letto,et tenendofi per morto ordinò della firn 
•*uima»& del regno» ejrnclfuo testamento Ufóì 


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Tl HJl^TÈ IL BljìT{CO. *99 
bercde la figliuola moglie di Filippo. Quando Fi¬ 
lippo fi uidde Re hauuto in memoria il bene# l'hono 
re che Tir ante gli bauea fatto, deliberò di poffare 
colmeggiar poter che hautfie in aiuto di Tirante, 
& per la Ffina/ua moglie,# per tutti quelli del 
Bggnofu fapplicato tbe quello anno non gli an¬ 
dane,perche la Hf ina era gravida, # egli veden¬ 
do il gran contrailo che glifacevano,,fuforcato dì 
refiare,ma mandò in fuo luogo per Capitano il Du¬ 
ca di Me sfina con cinque mila huominifra da pie¬ 
di ,& da cavallo,# la Brina per la cognitione, che 
baueuabauutadi Tirante gli ne mandò due mila» 
# ne fece capitano il Signor della Tantalanea . 
firmati che furono in Coflantimpoli fmontorono 
in terra,& il primiero bttcmo che trouorono fu il 
Secretorio che dal campo veniva,# portava lette 
re del Bp d'Egitto, # di Tirante , # i configli de 
i Signori ,#la volontà , # uoto di ciafcuno di 
quelli che baueua parlato in favore di Tirante,ha- 
ueuafatto d’ogni cofa un proctjjò per mofirarloal- 
1‘imperatore,# innanzi che arriuasfitm al pala 
?0 il Duca di Mesftna li diffè.Caualliere Je Iddio ut 
conceda,# ut la/ci compire quello ehe'l uofiió evo 
re nel mondo drfiderà,ditemi doue è quel fiamofo 
Caualliere pien d'egni uertà Tirante il Bianco Capi 
tana delti Greci,in qual città è l'babitaticne fua $ 
Signor mio,diJfe ilfecretario,la Signoria uoilra trO 
uarà quello fiamtfo Caualliere che addhnandate in 
fampOfCh'egli non ha luogojuMa, o città per hahi— 

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JIIST.DEL CJ.VJ.tlì'Ef^ 
tatione,& bora l’holafciato che baie fine tenie pa¬ 
rate dinanzi atti Turchi preffo al fiume nominato 
Trafmeno. Che fi fa nellafina corte,diJJe il Signor 
ditta Tantalanea,fonkuomini difola 7 go,& di pia 
ter e?Sifimta Maria diffidi Secretorio,primiera^ 
mente alla porta dellafitta tenda trouarete Ctow 
tòt che ciaficun contenta,aficendendo un grado quali 
fono buoni,o trifti conofice,& Ja di quelli che dee t 
Intornofare buon mercato,& con fimo,& dificret- 
tionefiagiudicare,& queBa i la cofia che piuualein 
ciaficuno che babbi Capitanato legale,& fòpra tut 
ti iouea regnare,& giamaiperprieghi,per mime 
eie,o per danari non fi corrompe,anchora ha urial- 
trabontà,che'l dona ciòch’egliha, & fra le gem 
loYipartifte,& non eBima cofia alcuna che per fie 
pòsfibauere . Quel non è detto liberale che uudl 
donare molti beni hauendo prima rifletto di poter 
neaffiaipiurihauere,& iiquefiifie ne trottano mol 
ti,etperò io dico che quello è liberale,che‘l non wto 
le guardare in cofia alcuna,ne penjare in cofia che'io 
nando ne posfi trarrelafuBantia propria,& qutn- 
do non ha cofia da donare a quelli che gli addiman- 
dano,congran preftezgafijpoglia tutto quello di 
thè è uefhto.Quando lo amico dellafiuapropriaper 
fona ha hifogno liberamente gli concede che glipof 
facommandare,etfar,etordinare,in malc,o in be¬ 
ne di quella, a tutte le uogliefiue , effe di altra co- 
fa noi puòferuir la buona uolontà non gli manca, et 
• di quello ch’io tu dicoper tutto il mondo fi parla , 


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Tl^llTE IL BMliCO. fon 
& Je addimandate di nobiltà,d'ardimento,&digen 
tilexja nel fecclo non ba pare,& fra mi altri chia- 
Tornente è maniftflo>& per i jperientia le gran vit¬ 
torie che ba battuto ,& ha cu fcun giorno lontra i 
Turchino dimoflrano,& è molto allegro con gli a- 
tnicifìuoi,dandogli diletti confonatori,dan , %ano , & 
fra dome ballano,& a tutte le genti è molto affati 
le,di cuore fortisfimo,che di cofa alcuna non teme , 
nelle fue tende alcuni lottano ,dcunifaltano,&giuo 
tatto alcuni a tauole,altri a fi. accodiamo fi fa pag* 
T(o,alcun di granfenno,alcun parla digue\ra, aleu¬ 
ta clamore,alcuni fonano lauti,altri arpa,altri meg, 
•gpuiole.altri flauti,& cantano a tre, & a quattro 
noci,per arte di mufica, noni alcuno che a piacere 
posfi penfare che lì non fi troui col noflro Capitano » 
ilquale honora meglio Dio che huomo che babbitt 
giatnai uiflo d'alcuna rottone, & fi mille baroni 
infume dinanzi gli uengono tutti glifo honor are in 
modo cb'ogniun da lui contento fi parte . Honora 
molto i/ùoi,&piu lagtnte foratura. Due baro- 
tti di^flemagtia di quelli channo poti flà di elegger 
l imperatorepochigiornifanno che furono quiui,& 
quado [epanimo di/fero che huomo di tata affabili 
tà no baucarigiatnaiuifto.il Secretorio tolto cobia 
io da lor,tt afictjò alto nel palalo trouò l’Impera 
tòr che era alla fin del deftnare,&quando lo uidde 
nhebbegra piacer,& domadogli prefìamete come 
tiara il capo,feglimacauano uettouaglie,ò altra co 
fafil Secretorio diferetamente riffofe.signor,al pr* 

TV 4 


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tìJST. DEL CjlVjn tlFH, 
finte il mangiare rum gli mancattuagli manta amé 
re,&honore,et tacque che piu non dijje . L'Un * 
foratore fece congran prefitta Iruar le tauole, et 
il Secretorio Itjcritture che portaua per ordine gli 
diede » la prima fu la lettera deire cC Egitto , Ite 
feconda ilconfigliodegli baroni,et allhora fiuolti 
ucrfo la figliuola , et dijjè , Carme fina i miei caual- 
Iteriuogliono dire Tirante effere uojìro innamora- 
lo>rt ella di uergngna tale come una rofa diuemei 
et per bron {patio opprefla da thnorofa utrgogna ri 
mafe che rifondere non potè, poi ricuperato l'a¬ 
nimo difle,signore>per tanto come Tirante farà 
uincitoreben fon conti ntacchi i uirtuofi Cauallicri 
dicano chelfia mio innamorato per e fiere egli co-- 
Maltiere di tanta uertù>et animo , uiruitere di bat¬ 
tagliele atterra leforxp de i Rrgt Tur chi,et i'Jót 
f ili inganni del Duca di Macedonia non teme. Ma 
non conferita la Maefìà uoftra di dar fede alle leg¬ 
gieri et fraudolenti parole di quelli che uogliono ca 
lunniarc . lo l amo domeflicamente,cofì come io 
faccio gli altri.lo Iho perfodiuìflattt aonme gli firn 
inchinata • il miopenfieroditatcofa molto ère- 
tnoto>& fe l'M.lte\ga uoflra signore ha fintimen- 
to di talcofa nonne nedoueteasf curareygrnon mi 
douete incolpare finga fi pere prima la uerita,& f 
dubbiofo errore la figliuola condannare non douere 
Sìiychetanto uama,che Mmore ha per coiiutne 
di mneer la paura, ma DiogiuHo alla carità mia/ut 
. benpromfioàlnùo petto p'm freddo che ghiaccio 


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II BliAKCÒ. . 

idiurfluto, che IcMctflà uoflra à tal còjè di JWeX 
biadar ftde.'bìpn figliuola mia charisfima, difie Ut 
Matita dell’i tufi ret or ti th’l non fi dice à quella 
intentione,leggete qui,<& Mietetele no lotta,&uo 
ti de i Cauallkrì ,quando la SignoraTrenciptjJa beh 
be lettogli fitto fi ir ito fi posò,& uoltafiuerjo Stefa- 
9Ùa,difije,von tipenfire che nellaperfona mia mifuf 
fie rimaflo fangue^chel mio penfiuro fu che'l mitro 
fattofufife flato dtfcoperto.,il dianolo è tanto fiottile 
(he ci ha fiotto dare i danari à Tirante,<pqueUo chi 
egli fa fare difcopre.il mio peccato che è efbaueeè 
jbccorfo Tirante ti peccato meritorio, fcke idi thè 
veteb& dee efijire tolto atiafinetperche fi fa.Tfion¬ 
do atto di eltmofmatdiffeStefani»,Signoreit quello 
thef jlkerja uofira ha fatto è atto di uertù, però 
thè ogni uno dee [occorrere alla perfona che gli uuot 
bene,&le cofe debbono tfifieregiudicate fecondo la. 
buona intentione à che fi fanno,che uoi non amate il 
Vtrtkofo Tirantefe non per lecito matrimonio,& io 
bea conobbi la ellrema pattfone che all'anima di 
OolìrOjllte%ja habeua rubata lafiapientia ntlprin 
tipio,quando la Matfla del Signor Imperatore tto- 
firo padre uidiffie,cheti ualorofo Tirante amauate* 
dr effendoin quelle ragionici Baroni Siciliani entro 
tono,s^r gran rhterentiaal Serenisfimo Imperatore 
feciono,& egli gli riceuette con faccia molto affabi 
iofacendogli grandisfmo homre,& la caufa della 
loro uenutagli recitorono,& le Ettore della pace » 
dpconfederatione antiqua drprtfeHtcgli diedero , # 


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U 1 ST. DEL CAV ALLIETA 

JaMaefìà del Signore Imperatore gli accettò , & 
aonfirmò tutto quello che loro uolfero ,& gli lafcii 
parlare con la Signora Imperatrice ,& con la Stgno 
va "Prenciptflafua figliuola Carmefina,& common 
io che g'ifufiero dati molto belli alloggiamenti > tir 
tutto quello di cuihaueuano bifogno. L’Ilìuftrìsfimo 
Imperator fe ne entrò nel cofiglioi& gli Canali ieri 
rmqferóiuttiadmirati della eflrema bellezza, & 
dello eloquentisfimo parlare della Signora "Prenci- 
peffa.Il Signore della Tantalaneafece principio à fi 
mil parole. 

CHE IL SIGTiòI^ DELLA TAT^- 
talaneamfitòla Trencipeffa t & come 1 'Impera* 
ter andò al campo , & la Vrenópeffa Carme fina 
armata condufie le genti della Égina di Sicilia à 
Tirante,& quel che fra loro pafiò. 

Cap. LXVIII. 

C ataramente Signora per manifejta effierien* 
tia fidimofìrache natura no potria più alta 
mente operar di quel che ha fatto nella gran fingo - 
larità della bellezza chela Maeflà uoflra posfied r, 
(he per quella uengohora à notitia quanta è laglo~ 
ria che gli ben auìturatifanti in contemplare la di 
uina afientia nelparadifofentono,fecondo che bferii 
to nella faarafcrittura.Onde dice il Salmifia drh £• 
35 »mdo la fua ragione à Giefu Crifìo.Signore à quello 
• t bei dinanzi àgli occhi tuoi mille anni fonotcéfi co 


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TlUoi'HTE IL ÈiaT^CO. 30% 

Pie il giorno di hieri che bpaffato,per il mioIddioSi 
gnor a io fon ben certo che fe tutti i giorni della aita 
mia,quelli che fono pafiati,&quelli che hanno à uè 
nireiofusft dinanzi alla Eccelfa Maeflà uoflratofi 
come bora fono,non mi correria iltempo,& non co 
fi come dice il Salmista il giorno di hieri che bpafla 
to'che troppo è lungotempo, ma l’hora che bora è 
prefentcyche co fi come à quelli che fono in pena 
poco tempo gli pare chefia molto, cofì a quello che 
è in piacere non corre tempo,come fa bora àme,& 
di quel che di qui mi fora partire poca fia la uita, 
& la falute , &poca fia la bontà & la uertù, & 
per il mondo uagando uadi,chegiamai nonperuen- 
ghi àporto faiutifero, nel noSbo Hsgno fu dechia¬ 
rata la gran beltà che nella Maeflà ucflra fi ritro¬ 
tta,& come per gli ueftri uertuoft atti, la militare 
difciplina laqual eraperfa, rifatta haueuate ,&a 
me pare che laprefentia della C elfitudine uoflra in 
graparte auazj quello che in laudeJua hauea udito, 
accompagnata d'infinita gratin,&moltofopere,che 
nel mondo b tanta Infama della Signoria uoflra, 
che Dea ui potete far nominare, imposfibile à me 
faria poter recitare la gran fingularità che nell ’ 
altezza uoflra hoconofiiuto , & filo per ba- 
uerui ui fìa per ben auenturato mi tengo . & in 
quelpunto lo IlluSlrisfimo Signore Imperato¬ 
re nella camera entrò , & la Signora Tren- 
cipeffa non gli potò rifondere ne fatisfare à 
quello che hauea detto » iImperatore rimafi » 


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HlfT. DII CAVALLI^ 

/fu loro parla ndo dellaguerra,& di molte altre C4 
fé. Quando al duca di Mesfma porne bora di ani* 
re aU\alloggiamento tolfe licetia dall lmperator & 
dalle dame,& arriuati allo alloggiamento la cena 
Molto ben apparata trouorono,laquale il SignorIm 
peratore fatto far gli banca, quando partiti furono 
Vi mperatore difie à tutti quelli che con lui erano. 

Il aneti noi altri giamai udito din,è bene te già mai 
letto nelle Croniche che àCapitanoche ad altri fer 
ua,parenti ò amicigente in aiutofno mandafjtro i £ 
eofa di grande admir ottone,&per quellofono io 4 
Tirante molto obligato, che diete mila huomini 4 
fiefa loro per fuo amore mijerucno, quelli che bora 
fono uemti,& quelli che il gran Maefiro di Fgdi 
mandò,&però ho deliberatoper pacificar il Duca 
di Macedonia, & il nofiro Capitano di andare io al 
capo che altramente un di lorofe uccideriano, & ef 
fendo già uenuti dueuolteà qutfto,guardar fi dee 
dalla ter^a.Ma fe io pojfo hauer il Duca di A 4 acedo 
nia nelle mani io li prometto per la corona ch'io por 
to di fargli leuare il capo dalle jpalle.Dapoi lolmpc 
rator commadò a tutti i fuoi che fi pone fiero in ordi¬ 
ne per partire.Come Signoridifie la Imperatrice^* 
Maeflà uofira uuole andar con tantapocagente^dif 
fe il Signor lmperatore,Hor non fono qutfii Baroni 
diSicilia thè meco utrrdnoituttiif ruttori dello Im ^ 
peratore àgran fretta inpunto fi pofro. La notte 
feguente effóndo la Trencipefia in letto dormendo» 

• Stefania gH utme,&Juegliolla dìcedogUMgnoraf 


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TJllUTiTE IL 

imparata che dinanzi àgli occhi miei hauwo Dio 
febo che mi dicemmo mia aita Stefania quanto face 
Tno Tirate & io grà Hima della uenuta ttoflra, che 
folper la uertà della uoftra uifia la battaglia deTur 
chi per uinta teniamo,perche Signora fagliatami 
fon uenuta qui per dir all’Jdltegga itofira cheJè noi 
uolttefn breue i ckftr't nofiri contentare potresftmè 
& potresftnto dir fiora ha fine l'affentia,poi che in 
prefeniia,econuerità,& conofceranno per e/peri-* 
entià quanto è grande il mitro amor, che ftamo an 
Hat e a lorppoi che loro ànoinònpoftom uenir. di fi 
fé la Trencipefla,dammi la camifcia, & piu non itti 
dire,& con granprefleg^afu ueilìia;^ acconciai 
& fe he andò alla camera della Aìaeiìà deU'Impej 
tatar che anchora non era leuato,&gli difie. Clemì 
infimo Signor,paurofe fono tutte le divelle udedtt 
tiominarguerie,&magjgótfriétefatto d'àrmfper^ 
che io dimando di gratta alla Mae[làuo(ìra che non’, 
ntiuoglia denegar una gratta chegli adémanderbf 
laqual per due ragioni mi dee èffer conceda. Lapri 
ina h chela lUuJlrisfinfa SigrioriaUcfira non dee aw 
Aaì id' parte alcuna fen%a me^haucndo rìfpetto afta 
età uòftrà, & non hauendo alcuno che piu amori 1 
dime ni porti,che fela Maestà ùoitra s'infermaffe 
Utpótes(ijeruir>&Stare al capo del letto , che fa' 
(&jùanofco meglio la qualità mitra che alcuna altra 
fOrfana . Lafeconda è cheper difcorfo di naturati 
ehi primierdmente nnfceprimièramente dee morii. 1 
refe bene alcuna mica il contrario fiuede,& tane? ~ 


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H1ST. DEL CAV ALLÌE\ 


CH E FILITVO FIGLirOL DEL 
He di Franc'u,& He di Sicilia,mandòun beljòe 
corfo a Tirante,^ cerne ilfecretarieprefentò le 
lettere all'Imperatore da parte del fin capitano^ 
& quel che Imperatore fopra ciò terminale . 
Cap. LXVll. 

F l\aqneftotempo CEccellentisfimo Imperata 
re,che affrettata con ineilmahile de fiderio di 
Japer nuoue del campo uidde Mentre fette nani a ue~ 
la .quando furono arriuatefeppecome uenìuano di 
Sicilia,&portammo quattro mila huomini d'armi 
tr molti caualli.liquali mandauail nuomì{e di Si¬ 
cilia,& ne fu caufa quello c’hora io recitarò ; il 
He di Siciliafecondo che già di (òpra h flato detto » 
banana il figliuolo maggiore in Francia che hauea 
per moglie una figlinola del tfóre egli 

molto difreto,& uirtuofò,il fitocero non lo lafciaua 
partire della fua Corte per itgrandisfmo amor e,& 
offettione grande che gii portaua.figin che egli fi in 
fermo,&morì . Quando il Hpdi Sicilia fico pa¬ 
drefeppe la fua morte ne hebbe granditfimo dolo- 
reti altro figliuolo che fi tra fatto fràténen uolfe la- 
feiare la religione per efier^dapoila morte delpa 
dre . Il Heprefe tanta alterattorte di queHo per¬ 
che il figliuolo noi uolea ubidir che diede del ca- 
% po al letto,et tenendofìper morto ordinò della fua 
ammattiti regno» & nel fuo teUamento lafàò 

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TI^AT^TE IL *» 4 

g/j rifpofe, che per cofa alcuna non gli andari < 
cfa/c /<( i/ D«c« (fi Macedonia ,òil luogo do 

memori fuo figliuolo di dolore finiria i Juoi ultimi 
giorni. LaVrencipefia mandò pei tutti gli orefici 
éellacittà che erano habili a quello che ella uole- 
tta,& fi fece fare un corfàlettola metàd’oro 
la metà £argentOyet fmìlmente gli bracciali , et 
ptanti dilamina molto fittile, et alla parte destra 
venuta Lor>o,et alla parte fimfira l’argento} et pi* 
fi fece fareper il capo una celatamolto picciolatut 
ta d'argentOyet/opra alla celata una corona molto 
ricca eh'ella houeaper co fiume di portare fipofe, et 
/applicò à fuo padre chegli lajciafle la gente della 
Bigina di Sicilia mandata à Tirante . Il giorno 
che fi partirono la Vrencipeffa fi ueft't una gonna 
carica di tremolanti d'oro,et fi fece armare dell’tur. 
refi che fi haueafattofare,&caualcòfopra ungrato 
eauallo tutto leardo,& con una bacchetta ta matto 
andana capitaneggiando la fua gente , & con 
duceua in fua compagnia feffanta donzelle le pi» 
belle.&piu galanti di tutta la corte, & fece Stefa 
ma gran Conteftabile,0 Sfiandrafigliuola del D» 
ca di Vera hauea l'officio di mamfcalco, Contefina 
afona l’officio di Barigelmaggiore,Viacerdi mia ut 
ttlportaua ilfiendardo della iiuifà dipinta dell’her 
ha che fi nomina Amore,con quel motto che dieta. 
Ma non a me,Alìjea portaua lagran bandiera. La 
Vedotta rìpofata portinaia maggiore d Ila camera 
iella Signora Vrtocipefìa^ciaflma delle oltre di 


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MST. DEL CJlVsALLIEÌ^ 
gtUe ilfuo ufficio haueua,& cofi andarono fin chefir 
rono alle tende dotte Tirante folcita alloggiaste., 
nonglitrouorono buono d armi che fonofaffé , ma 
gente inutile,/s ingaggi che per commandamen¬ 
to del Capitano gli erano rimafii . Tirante il de « 
timononogiorno del mtfe, atihora di megga notte 
fi partì l'imperatore aìlhora della nonagli 

arriuòyiTurchi notte,&g orno iìauanocontinue- 
mente guardando il campo de Cbrifliani,quanto be 
ne potè nano uedere,& Tirante pafiò la notte il pon 
te,& già un giorno innanzi che paffaffe hauea man 
dato a pigliare ipaftori,& lofpie>acciocbe non fuf- 
fe fcopertOi& molti ne prefero , & quando bebbt 
paffato ilponte,afcefe una buona megga lega, alla 
fuperiort parte del fiume afcefe a man delira , 

& due leghe di fopra dal campo de Turchi fi atten 
dò una mattina all'alba in meggo dima Halle che fi 
nominaua Spinofa,& ciafcuno portò biada,& unta 
deperloro,& peri cornili per un giorno. Quando 
f Imperatore fi fu attendato nelle tende del campo 
mandò per il Signore di Maluicino,che ueniffea pale 
lare con luiegli tanto prefto comeiljèppe , andò 
a far riuerentia all’Imperatore » & nàtogli tutto 
l'effer di Tirantei uirtuofi atti che ogni giorno 
faceua, & la Trencipcffa prendea fingularisfim» 
piacere in udire le laudi di Tirante . il Signor dà 
MaluicinofupplicòaU’lmperator che fufjè di Jua 
mercede di andare ad alloggiare alfuo cafttUo > che 
fi furia moltaficure>& cefi fece » tutti f baroni 

Siciliani 


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T l\jntTE IL B1UVC0.\^ 
Siciliani fi attendono prejfo al fiume, il Signòte di 
Maluicmo tolfeuno de fuoi, & quanto piu potè/*» 
fittamente il mandò a ualle Spinofa per ausare il 
Capitano,come 11 mperatore con fua figliuola & co 
i Baroni di Sicilia era uenuto. Tirante il tenne Jegre 
tisfimo fino al giorno fegucnte accioche alcuno non 
fipartiffe confi uja di andare a uedere 1‘imperato - 
re, & nel uolfe dire fe no» a Diofebo ingranfe- 
creto . Quando fu lima iti mexga notte po - 
co piu ò meno, ogn'uno montò a a cornilo, quelli da 
piedi fe porre primamente con Diofebo per Capita 
no con quattrocento lanje , & i calmili tutti abbor¬ 
dati. Tirante pregò Diofebo con quel piu amore che 
potè che rcflaffi dietro a un ptjgp di monte che gli 
era una lega apprcffo il campo de nemicittper qua 
te cofef’ufftro al mondo,egli con ifuoi nonufcijfe,an 
chora che uedefje che fuffe per fa la battaglia ,&ut 
éefjecbelouccideffero, egli, ne ifuoi l'andajferoai 
atutarctonchora non contento di queftogli diede gin 
tomento, che non fi moueria fin che nonglielman• 
daffe adire. Diofebo reBò,comeho detto, & Tir rat 


te con tutta laltra gente fengahauergli alcuno da 
piedi,nc ragajgo,fe non Hippoltio, che quel giorno 
aera fatto buomo d’armi, & baueariceuuto l’hono 
mre dicaualleria, arriuò a un tratto dibombardaap 
preffo al campo, nonalfoffo,o al {leccato che fatto 
haueano, ma quafi al trauerjà in luogo che era pia¬ 
tto fenga palancato,o alcuna altra cofa, & quando 
■quelli del campo Jentsrono le guardie, mandorvm~~' 


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tlST. DEL CMVALLIEF^ 
gracidi, & tuttala notte eranoflati a cauallobr 
jjcifi tte mila huomini per dubbiadi non effcrrotr 
t 'hcome furono la prima uolta , & Tirante non osò 
ferire tul campo per la ^ran moltitudine-di gente 
che gli era,&tutti i Mori fi mifero in punto,et quel 
li che fi trouorno a cauallo uennero in uifla de i Chri 
fliani. Ciajcunaparìe ordinò lefuefquadre,& Tira 
te ordinà le fue in quefto modo, tutti i caualìi fece 
difendere in fella al paro, inmodo che non pajjauu 
piu il capo dell'uno che de l'altro > & tutti erano in 
grande ordine eccetto il Duca di Macedonia,che ed 
liprieghi del Capitano mai obedire nonuolfe,leban 
diere dell'imperatore erano nel me%£p,&il Duca 
di Sinopoli haueua l’uno capo dell’ala,& il Duca di 
Tera hauea Coltro.il Capitano era bora all’un capo 
bora alTaltro,pregando,Jupplicado,e ammaeftrado 
la gente,che ogn'uno fiejjè in ordine, chefeloroilfa 
cenano egli conio aiuto del noflro Signore Dio quel 
giorno gli faria uincitori,& m quelfratto che gli ne 
mici ordinarono le battaglie. Tirante fece allajue 
gente fimil orati one. 

CHE TIHytT^TE FECE BEL « 

la or ottone a ifuta, inanimandoli alla gran bat¬ 
taglia .& quel che in efiafeguì. Cap. LXIX* 

I O non mi contento di honore, che conpericolo 
non fi guadagna,& dalla noSba rettitudine > dr 
ragione una freran^a uerace forge o CauaUieride- 


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T U^T^TE IL SJ^il^CO. 306 

gnì d'honore. Fenato h il giorno per me tonto defi 
derato,neiquale di tutti li nimici uoSìri boner ernie 
vittoria ottenente , per laquale ciafcuno che haue- 
rà perfa la hereditàfuà potrà ricuperarla, & ogni 
uno dee de fiderare la gloria, che difimili atti fi ot¬ 
tiene , & i pericoli che con paura fa affrettano non 
debbono efjère tenuti in computodicofa alcuna, 
vdncbowpermeglio manifestare alle uofirema- 
gnificentie quello che nello intelletto mi occorre, 
quanto mal fece la ignoranza di Dario, che per ba¬ 
vere mal ordine nella battaglia tutta la fungente, 
&la propria perfona perfe, & gli altri pel petto 
d’inuidia tutti perduti furono. Lafclamoflore que¬ 
llo che bora ci conuiene che con gagliardo animo di 
ualorofi Cambimi facciamo fatto d‘armi, & an¬ 
diamo a porre il camino della falute noHra, & jup 
plico a quellich’iodebho [applicare,(ragli altri co 
me a fratelli, che fiate uakntisfimi, & con animo 
uirtuofa uogliate combattere, &fiauiin memoria 
la eterna mifiricordia, (rpojfanga di quello che i 
vincitore di battaglie, & honere, & gloria, & an- 
choralibertà acquiHarete,& feuincemo Magni¬ 
fici Signori tutto lo Imperio farà noHro,città,tutte. 


caftellafaranno fatto la Signoria noHra, & fa la 
dijgratiata fortuna confante che noi altri fuggiamo, 
tutte quefle coft al contrario uenirano,fatui in me¬ 
moria la libertà mia ottenuta di poter uinceregli 
umici detta fede. Eglino non hanno molta cura 
4el combattere noftro ,per la pojfangaehebatmT 

SA * 


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4 Jf/ST.ÒEL CjtrjtlLlEU. 

noi airi per la patria,per l a libertà , & ancora per 
le proprie uite combattiamo, lo ut ricordo dellapri 
ita uirtit,& dellajèconda per noi altri ottenuta , no 
temiate uirtuofi Cauallieri la moltitudine de tùmi- 
ci,che cofa certa i che ipochiponno uincere i molti* 
che quanto piu fono , piu hanno da fare in potergli 
ordinare>che il buòn ordine è quello che uince le hot 
taglie tenendofi al reggimento del Capitano. *4- 
dunqueSignori mieiuoichefentite d’honoreàouirt 
cordo che con quelli mede fimi due uoltehabbiamo 
combattuto , non penfate che bora fiano piu ualen- 
ti > hauendo poca memoria della triHa morte dei 
fuoij& del gran fiargimento delfangue,come la uir 
tildi uoi altri ha fatto nelle perfine loro* penfate 
con quanto dolore » & mijeria demo Ilare , &per 
tutte le cofe che ioni ho detto a nói altri contiene 
darla battaglia,fegia non fi conuertiffe in pace 
quandofaremo requiritori >& uincitori della bat¬ 
taglia batteremo la ricchezza , & tutte le armi fa¬ 
ranno uoflre*& quando darete U battaglia fate 
che fia con grande ardimento > che loro fino poSU 
ingrandisfimo pericolo *& non barn» murò tanto 
forte quanto è la uirtù uoilra, & non dubiti alcu¬ 
no della uittoria,&fe per auenturagli timorofi hd' 
■ tteranno uoglia di fuggire guardinfi quello che fa¬ 
ranno , che piu gli uale perdere la uita che uolgere 
la faccia in fuga con difordine ferrea uendetta * che 
fareteprefi, & tagliati a peggi come pecore * & 
fé combatteremo uirilmente, & con gagliardo ani- 


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ri il Bi^riéx 

me, cerne debitamente iebbe fare ciaftu*o Imm 
Cauallìere, dolorefa & fanguinolentc untore U- 
fdaremo a loro, volgete la faccia uerfo quelcafUL. 
io, dotte è quel profitto, & utrtuofo CauaUiere té 
Maeflà delle Illufirisfinto Signore Imperatore,com x 
laSeremfiima Trenciptffa figliuola fua, & le altre 
donzelle che la battaglia mireranno,{tuoi aman¬ 
ti che bene amate,qual gloria ui fard vincere iman 
Zf alle dame » & innanzi alla Maeftà del Sereni- 
fimo Imperatore ? & baciargli la mano come um- 
€Ìtori,& quale infamia Jàrà per ueì altri, fe andare 
te mum^i all’altezza fua uinti, & fuggitila ? chi 
Jara quello che dinanzi a tal signore, {f a tante da 
me babbia ardimento d'moUrarfó La terra innan¬ 
zi copragl'occbi mki,& le fieri beSUe la carne mia 
mangino,che mancamento in me tantogrande ueg- 
gagiamai,& nonpotèpiu dire,percbe ttidde i Tue 
ehi che uigorofamente alla battaglia fi trono appa¬ 
recchiati. 

IU HOj^ET^DM E ST^tFE^TE- 
uole battaglia che fufra Cbriiliani ,eMori,& 
quelcbenefeguì. Cap. IXX. 

'A T jHoilSoldanocheiChrilìiamhaueuanoor 
V dinota la battaglia ordinò incontinente il 
fuo tmtum erabile ejfercito, & fece ponete tuttala 
gente d’armi in ordine a quello modo. Tatti quel- 
liete fottanano lande,lancioni ) & picche, rotelle 

SIA ì 


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IJ.'ST. DEL CJVALLIE\ 
targhotmbracciature,#targom,#ftmil cofi,fe* 
cer( >èantìguarda, dietro gli ueniuanogli baliBrie- 
ri& arcieri, dapoi quegli benquindecipasfìdaloit 
tana ueniuanogli CbriBiani chejòldohaueuanopre 
fi dal? rati Turco con i cornili molto ben abborda - 
ti, & con gran pennacchi}# ultimi dì tutti uen 'ma- 
noi Turchi con piu di quattrocènto bombarde ca¬ 
riche , quando tutte le battaglie furono inordine , H 
He d'Egitto mandò a dire a Tirante per un trombet 
ta che lo ringratiaua della promejja che gli haueua 
nfferuata, & cheegli lo ucciderla, o lo pigliarla 
prigione in quel giorno,# farla fare una imagi- 
ne tutta dioro, # quando baueffiroprefa la cit- 
tàdi Coflantinopoli lafaria porreJopra la porta,# 
che preflamentegli fariafentire di che amaritudi¬ 
ne lafua lanciafapeua. Tirante gli rifpofe che e- 
gli era contento che glie la factffeJenthre >percbc il 
portano tatto %uccaro,che amaritudine aùunanon 
guBaria, ma che non perdonarla in dargli la bat¬ 
taglia ,& che in quel giorno il fio dolorofo f angue 
faria Jparfo,# Tirante tomo a pregare, amtnae - 
Sirare, & confutare le fuegenti cbeteneflero il cuor 
fermo , # porte da parte tutta la paura corner- 
tèndo l'animo loro in gran fperanga di ottemre uit-i 
toria. I Turchi fiancarono una bombarda, la-' 
qual pafiò tanto alto che alcuno non toccò. Ti- 
ranceportaua una piemia alga legata albracdn 
con un cordon di fifa, # in mano haueua una pic¬ 
chia bandiera t con laqualefece il fanale ,J lùn- 

l 


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TIHyf^TE IL BI^-^CÒv ?0 S 
ta di "Pera che’l uidde & baueua il cap o dea*U irai 
tò tutta la gente fino al mezZP doue erano /cV^ 
iiere uolgendo le J'palle uerjo gli nemici a mar, 
ra di circolo rotondo jempre con ordine a pafj 
pajjò ,&Caltro capo dell'ala doue era il Duca di 
Sinopoli girò per quello medefimo ordine. allhora 
tennero la faccia uerfo il monte doue era Dioftlo » 

& le frolle uerfo gli nemici, & cmincwrono a cor 
fere di galoppo t & fempre ht belloordine chenon 
pafaua piu il capo d’uno cauallo che dell altro. 1 
Turchi quando cofì andare gli uiddero cominciaro¬ 
no a gridare con gran gridi ,gia fuggono ,gia fig¬ 
gono , di quelli da piedi parte gittorono le lande 4 
terra, parte le rotelle, taxgom > & imbracciatu¬ 
re, altri le picche, altriìe baleHr e per correre die¬ 
tro gli rumici ChrìStiani, di quelli da cauallo, eli 
foteuacorrere piupenfaua guadagnare ,et quelli 
cbebaueuamgli caualli abbardatigittauano Ubar 

de,acciochevndaJferopiukggieri,etTirantehor 

bora fi uolgeua , et uedeua uenire tutta la gen¬ 
te l’uno dietro all’altro fernet ordine, & sbaxrat¬ 
tuti,,et per quello égli non fi curaua di cofani - 
■ cuna Je non di andare correndo, et in ordine, et 
anelli che haueuano buoni caualli fino a dargli dd- 
Jte lande ne fianchi aggiungeuano, quando lo Im- 
y/ foratore che era neUa torre uidde uenire Ingente 
fuggendo ben fi pensò che la battaglia perfafuffe,ct 
tutta quella notte le donzelle non s’erano froglia- 
tc,facendo priegbi con gran diuotione, etfupptican _ 


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f, r. DEL CAVALLIt\ 

io ah aore battaglie » & allafuafacratff- 

* h Jr *adre » che alli Chrifiiari littoria concedere, 
Aindo Tirante ridde che in tutto la gente da pie 
/ii rcftaua adietro,& che già batteva paffuto il tuo-, 

’ io doue era Diofebo » allboraalgò la bandiera che 
portava» & ogniuno fi affermò » & eufemia[qua¬ 
dra fi tirò da parte per Jfe»allontanandoft l'una dal¬ 
lialtra uno tratto di pietra. 1 Turchi quando rid¬ 
derò ebe gli nimici t'erano qffermati,per ingannati 
fi tennero » Tirante ordinò che il Duca, di Vera fe- 
rifie primieramente » ilquale con grande ardire fi 
fife in melode gli rimici uirtuofmente com¬ 
battendo. Quanioil Capitano ridde che gli rimi¬ 
ci drriuauano,& fi rinforzavano di gente fece ferve 
lafquadradel Marchefe di San Oeorgiofito fratelo 
lo, dapoi quella del Duca di SinopoliJjora una[qua 
ira » bora un'altra , & facemmo tanta mortalità 
digente,cbe eracofa di grande ammiratioue .Qua 
do Tirante ridde che quafi la metà delle fue genti 
era entrata nel fatto d'armi , & fempre andavano 
guadagnando campo» & ridde nellapreflàdella gt 
te il He di Cappadocia che'l veniva ocàdendo,flr de 
Struggendo molti Chriftiani » lo conobbe al cimiero 
ohe portaua,Uqual era uno leone tutto d’oro comma 
picchia bandiera,tolfe unagroffalacia»&uerfo /#l\x 
andare fi lafciò, & quando il Uefè’l ridde venire d 
tra non lo fuggì, augi di molto buon grado lo affet¬ 
tò» & tanto fu grande lo incontro, che loro due fi. 
AMerOf che con gli cavalli infime per terra 


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TlUst^TE IL BlUTiCO. ^ 
éorono,leuati ciajcun ualentisfìmamente sfu * 
noleff>ade,&fì affrontarono,dando fi gran colpi t 
ma tanto era la moltitudine della gente che aiutay 
idi'uno & all'altroché combattere non pòteuano\ 
mai Turchifecionogran sfiordo,& al dijpettode I 
ChriHiani il He à cauallo rtmifiero.Tkamo fi pofe di 
nan^i al t{e , accioche Tirante à cauallo rimontar 
potéfiè i & tanto lo tenne ftretto combattendo fi m- 
pe che la fiquadra del Conte Tlegaman ferì nel fiat-, 
to darmi,laqualpafiòin quella parte doueera ilC4 
pitano,& lo aiutarono » cheti montò a cauallo in 
groppa del Signore di ^tgramante, & quello della 
calca deliagente il truffe,&percbe molti cauaUi an 
dottano per il campo che batteuano per fi i loro Si¬ 
gnori ne pre/èro uno & al Capitano il diedero, & 
egli prettamente ritornò nella gran hattagl ia,& ci 
la picchia *4%ga cheportaua legata al braccio la 
éoue feruta ben poteua dir che il colpo che gli daua 
era mortale,che in terra prendeua il fitto alloggia -• 
mento*? egli à pericolo dellafiua perfiona conpo- 
teredaltri focena la battagliatitiuinceua era uin 
ritore alla patria, & per fie molto honore, & gloria 
acquiHaua.il Capitano commadò che tutte le /qua 
ire parte à man defira,&parte alla finillra nel fot- 
fu d'armiferijfiero,&tuttiuenneroàferire altra- 
uerfio,allhora fi uedeuano bacinetti andar per terra» 
eSf Cauallieri dall'una parte,& l'altra morti, & fie 
riti che era cofa di grande aàmrratione à uedere. 
Tinnite tornò à ferire» fora era in un luogo , fo- 





*f. DEL CjlV ^LL1E\ 

-, spoltro,& non combatteua in uno fòla pòrte» 

\ ;.n molte,& f occorreva la doue era il bifogno.il 
ffd’Egittoperjk* buona uentura uidde Tirante 
ne molti ualorofamente cembatteua,&ufà un po 
y (0 della battaglia,& il He di Cappadocia, &il Rp 
' , d'spòrica con lui infteme ufdrono. il He d‘Egitto 
gli pregò che lafciajfero tutti gli altri,& non curaf 
fero fe non dieecidere Tirante, & accordati à que 
Ho tornarono alla battaglia,& Tirante combattedo 
il Duca di Macedonia gli Henne alle jfalle dalla par 
te di dietro,&con lajpada gli tirò una fioccata , 
& diedegli di folto dal bacinetto,& tutta la ponto 
gli cacciò nel collo,&quefto uiddero HippoUto,& 
Tiramo,liquali con gran gridi griderono,oDuca tra 
dhore,perche uuoi con tradimento uccidere uno de 
tuoni Cauallitri del mondo lei fede diedero ài 

lui. Ciafcuno degli tre Hegibamuano tolto una la 
tia in mano,& tato feciono, & tanto s affaticarono 
che ueneroda Tirate,& tutti t reJe drizzarono uer 
fo lui,marnipotrro incontrare altriche'lRg d'Egit 
to,& il He di Cappadocia,l incontro fu tantogratt . 
de che egli & il tanello in terra cader ano, & il co-, 
uallo haueafette ferite,érti Hf d'*4 phrica incontrò 
il Duca diMacedoma,ilqual iobatteaprejfo*TirÌ 
te e colpo tato grade inmegzp al petto gli diede cb^. 
la lacia dall'altra parte gli pafiòy&fù lancia morta 
le cbtipagò dellefue malignità,quadoTirante fu a 
terra molto btbbe da far inpoterfi leuar, pcbe il ca 
uaMo c bancafotto nellegàbe eraferitoamq co tutta 


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Tl^TiTE IL BljTbi 
queftotatogra sformo fece dife ch’egli » 
uò, et cafcogli la bauieracbe por tana al l 
che egli fu incitrato co una delle lacie, et 
cotrò nel/palazzo ftniflroietfe nofUffèro fiate* 
fideli armi à quella mlta egli era morto,quanio & 

<£Egitto il utdde t terra incoùriete uolfefmetar,qiu 
do eglihebbe la gabtf ìpra l’ardo dellaf ’.Ua,uene > 
Signor i‘\Agramoteì et incontrollo in me^go della 
cofcia epaffoglila da banda à banda,& egli che /enti 
grandìsfmo dolore della ferita cafcò in terra à fuo 
mal grado. Quado Tirante iluiddecofidifiefointer 
ra uerfo lui corfe,ma mai «6 lo puote aggiungeresti 
ta era la calca della g ete^uado il i{e fi fu leuato tol 
fe una latta chetrouòin terra, et àpoco àpocofimi 
fefra la gente,et accoftosfitato à Tirante che gli ti 
rò una punta con la lancia,et perche (gli no haueua 
fa bauieragli diede nel mczgp della guada, et rup* 
pegli quattro denti mafceUarUche perjè moltofan - 
gue,ma egli fempre cibatteua,che $ quello rio reftò 
mai,et Hippolito che’l uidde àpiedi,et in tal punto, 
fi affrettò tato ch’egli peruéne a lui,e co quella mag 
gior preficgga ciré puote da cauallofmotò,e diffegln 
Signor mio io tà priego f Dio che ajcediate qui,etTi 
rune còbatteua uerfo il capo dell’ala,che àpoco àpo 
fio andauafuggedo dalla preffa della gente, etafcefo 
Tirate diffi à Hippolito,et tu che farai, rifpofe egli, 
Signor faluate la fjona uofira,che anchora che mi ut 
diano p amor dellaSignoria uofira io hauerò la mia 
unric p be meritata. Tirate temè alla battaglia cer 


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SToTL CAVALLIZH' 
trottare ilred'Egitto,# egli per iota* 
KHta era ufcito della battaglia, quàtftdo Ti 
Ót/e che noi poteua trottare centra gli altri 
'ìicmtnte combattè,# uccidendogli,dapoi bu 
/•jpatio che combatteva per la battagliaJe incora 
// o col I{e di CappadociajlUe che’l uiddegli andò . 
iìl’incontro,# co la Jpadagli tirò alla man delV 
jga, & fertilo un poco, # Tirante fegli accoflò, & 
tanto che gli diede con l'atrafopra il capo che gli a* 
macco il bacinetto,# tramortito il fece àterraca ■ 
dere,fubito Tirante [montò,# tagliogli le correg- 
gie del bacinetto,# allhora atrutòun Caualliercbe 
con alta #pietcfa voce gridò.Signor, digratia non . 
vogliate decidere il I{e,che egli è mortalmente feri 
to,# poi che egli è coft inauerato,#umto per la uo 
Bra benignità dategliunpoco di(patio di tuta, che 
affai battete,che fia muto, dijfe Tirante, quale è la 
ragione che ti moue,che tu ti uogli efiercitare ingra 
tìe di pietà uerfo quello noflro publico nimico, che 
con tanta crudeltà,# con confidan^ajòlà dellafua 
virtù,# delleJue armi ha fatto il fuo potere f dar¬ 
mi la morteìOndegiuflacoJà è che’lftapunitojècon 
do che egli uoleua fare di noi altri,e non è bora tem 
po d’altro che di crudeltà, che la nofira vittoria 1 
nella fola pctentia della nofira uirtù,#nou ne i 
riti della virtù della miapotentia,#per quefio 
traffe il bacinetto,# tagliogli il cape fa lancia diTi 
tante la quale era tutta vermiglia # gocciolante 
itlfangue degli burnivi che baueuamertofra le al 


.C'.OlH’Ic 



Tl^TlTE IL E1U\ 

•tre era ben cono/ciuf a,& Interra copt 
mortifera tutta tinta,# vermiglia del -, 
gue che già s’era /parto. Tirante tornò à ca. 
do i Turchi mddero il t{e tanto ualentisfim 
in gran moltitudine gli vennero ado/fo, &, 

* molto gran sformo per poterlo occidere, & fel¬ 
lamente ferito,#- abbattuto da cavallo,# Tira 
nonfmarrito dettacaduta , ne timorofo dette feru 
congran preHe^a fi levòt& à piedi fi cacciò nell* 
folta dettamente gagliardamente combattendo , & 
con l’aiuto de i fuoi tornò a montare à cavallo, qvc- 
Sla fi* moltoforte,etafjnra battaglia , et quanto fe 
magiare,tanto fu piu chiara la gloriafua, # conti 
nuandofcmpre la battaglia,era quafi horadiuejpe 
ro,& Diofebomaladiceua Tirante cke in quel luo¬ 
go lo haveapoStor&diceva,egit vuolfempre per fe 
tutti gli bonari,# ad alcuno non ne malfar parte» 
comejeio nonfusfi buono per nulla,qui mha lafcia 
tOiperilmioDiodeWhonor anch’io lamia parte uo 
glio,andiamo dijfeàgttJuoi,et non temiamogli futu 
ri pericoli,et in me%go dettagenteferiamo,et detto 
queflo del luogo doue erano occulti ufctrono, et con 
grande ardimento ne gli nemici cominciormo à feri 
rf,quando i Turchi che fi penfauam che piu non gli 
JPjuJfedauenir alcuna[quadra, mddero tanta gente 
ufcire,et venirgli incontro molto fi Jmarrhrono. Il 
gran Saldano fe ne ujcì un poco fuori della battaglia 
et era ferito,ma non molto,et dijje àgli fuoi, io ueg 
govenire la nofiragenteàmeno,et delibero an^i ha 

> 

* - * * __ jgle- 



^DEL CjrjLLl-El^ 

£ cbe fuggire, quando Tirante utile il 
fa Jua gente con i flendardi piegati ufci 
:o darmi,corfeuerfò quella parte et glie 
;,et uccidendo molta gente à dare la caccia 
, inciò . Durò quefla battaglia dalla mattina 
~'Har del Sole fino à tre bore doppo il mcxgt ** 
Montata era la moltitudine della morifma,cbe i 
nriHiani eran fianchi d'uccidere tati Mori ,etfu 
quel giorno ftngulare, et di tanta gratta da fegnare 
colrubeo lapillo, che durò la caccia col [caliamen¬ 
to della uittoria tre leghe fèmpre jeguendo,et ucci¬ 
dendo Turchi.Di queflo cafoTbrante poteua effer 
ietto l{e di battaglia,etCaualliere imùncibile, cbe 
come la projpera fortuna bauea per ceBume di fa¬ 
vorire i Turchi contra i CbrìBiani,la diurna proni- 
dential'baueafatta uoltareper aumentar e la glo¬ 
ria di Tir ante,et Bone hi dalla uccifione l’bar a era 
già tarda,quando il Capitano con la piu parte delle 
genti arriuò à una città laqualfoleua ejjér delMar- 
chefedifan Georgio, di cui egli bauea il nome di 
Marche/è,tt egli bancaperfi tuttofi Marchionato, 
e quella città era Bota donata al re d'Egitto, ilqual 
fempre molto ben promfla,e fornita la tenea,dubita 
•dofi di quel che poi gli interueme, cbe nella propri^ 
terra egli fu fatto prigione,et uilmente morfe, cornea, 
nellafeguente parte jnudifttfamenteragmaretMt ' 
et contiaiuto di Iddio imporremo fine a quefla pri¬ 
ma parte, apparecchiandofi di narrare le granpaf- 
fiomibeludorofo Ttrautefofferfe per la Trend- 


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TlHytHTX IL Fìl 

. pefla Carmefina,ct ella di lui^et ah* 
ture,come nelprogrejjò dellagrandi^ 
glorieremo. \ 

FIT^E DELLA V BJ M A V 
- • •, della Hiftoria di T ir ante il Biaru o 









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